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biancospino · 9 days
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La nota positiva di questa giornata è aver visto volare fra i rami di un giovane albero una splendida ghiandaia
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biancospino · 10 days
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Non ci sono più immagini… ho smesso di scrivere
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biancospino · 1 month
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Parlarti: è questo che sento il bisogno di fare - solo così le paure scivoleranno via dalle mie spalle - ho bisogno di parlarti
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biancospino · 2 months
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Franz Kafka, from a letter to Felice Bauer featured in "Letters to Felice,"
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biancospino · 2 months
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biancospino · 2 months
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Vorrei scriverti ma la verità è che sono senza parole: mi rifugio nella virtualità di un foglio mal riposto pur di sentire il mio cuore parlare. Sono completamente persa nei dettagli che ti compongono - frammento per frammento - non riesco a smettere d’amare, con lententezza e placida dolcezza, ogni tuo dettaglio. Le paure avvolgono la mia gola, mi stringono e si smorfiano sulle mie dita: ti chiedo perdono. Pacatamente ti sto lasciando entrare, ho aperto le porte dei miei sotterranei, nella speranza che per la prima volta possano prendere luce. Ti chiedo conferme e banali rassicurazioni, perché so che niente di ciò che viene narrato da quelle voci inique è reale: eppure… il cuor mio s’espande di terrore.
Ma hai promesso di amarmi per il mio prodigioso compiersi delle metamorfosi. Non abbattere questi miei alberi, amore mio. Che m’amerai e t’amerò con la lentezza dei bruchi e - insieme - impareremo un giorno, ad ali nutrite, a danzare.
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biancospino · 3 months
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"Poems are not written...", Andrey Voznesensky (translated by metamorphesque)
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biancospino · 3 months
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oggi tremo di nervosismo: mi sento un po' triste. so che è solo colpa dei miei ormoni, ma vorrei davvero essere posata in un angolo e guardarmi appassire
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biancospino · 3 months
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Non so come fai, ma riesci a rendere tutte le mie paure fragili. Sento con te il sapore delle metamorfosi, docili crisalidi che schiudono alla sera nei nostri cuori - crack crack - scricchiolano fra le nostre mani. Quando mi sfiori, quando ti sfioro, posso vedere i boccioli aprirsi - i germogli svegliarsi - tutto sfuma nel colore dell’oro - il caldo raggio dell’astrazione che porti fra i tuoi capelli d’arancio. Posso sentire il profumo degli agrumi- dei pistilli e dei pollini - quando mi sei accanto e respiro: accresci i miei polmoni e ritorna il soffio vitale. Sei la sillaba aperta di ogni mia narrazione, l’inchiostro chiaro di cui s’abbevera la mia gola scoperta. Non ci sono catene a legare i miei polsi - solo i muschi dei boschi, i licheni vivaci, il sapore dolce dell’acqua: sono completamente immersa nella tua aiuola e non faccio altro che crescere qui, alla dolce carezza d’ogni tuo raggio. Sei driade del sole, musa, amore e spiraglio, la chiave d’ogni mia porta: la favola bella porta il tuo nome e mi infonde coraggio. Non conosco dubbio - ingenua creatura - posso essere il passero che poggia sul nido dei tuoi seni e li - finalmente - riposare lieta da ogni fatica, da ogni affanno.
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biancospino · 3 months
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Posso scorgere un varco: mentre gli oggetti parlano a me intorno. Sento elemosinare un canto dal profondo d’una stanza - nell’angolo remoto d’un corridoio: vagheggia qualche parola nella sua ridondanza. Lo sfumato ricordo dell’aria - un cinguettio, un cicaleccio, lo sbattere rapido d’un’ala, la brezza leggera d’un’onda che s’infrange dolce sulla mia guancia - mi desta da una rarefatta realtà. L’occhio si rovescia, la palpebra si chiude, la pupilla s’apre e l’iride calpesta al passo inquieto dell’emozione. Mi osservo svenare sulle foglie, lentamente ogni capillare avvolge ogni parete: come se fossi d’erba e polvere mi espando con l’altezza d’una cattedrale. Di questa mia umana presunzione non resta che la mediocrità: una cellula vuota, l’atomo silente che mi compone in questa effimera mortalità. Sento spingere i pugni sul freddo vetro d’una crisalide, ma non si spezza alla mia deformazione questa bolla che mi cinge: le dita s’incurvano, la bocca si squarcia, il mio ventre s’è aperto e lunghe zampe sorreggono le mie ciglia cadenti, lacrimano i petali di fredda rugiada: è ancora candido inverno, non c’è linfa a nutrire le mie spalle. Le antenne picchiettano - vibrano - fra le pareti smorte e sento ruggire la vita al di fuori delle mie porte. Un abbraccio sereno di malinconia sussurra l’attesa per la nuova stagione: pazienta anima vermiglia. Sottile è il crepitare della lirica al perire lento dell’umano linguaggio.
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biancospino · 4 months
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Nikos Kazantzakis, from “Report to Greco”, tr. by P. A. Bien
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biancospino · 4 months
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Voglio solo tornare a Bologna: riportatemi lì.
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biancospino · 4 months
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Alexander Blok, from The Twelve & Other Poems; "I Sense Your Coming,"
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biancospino · 4 months
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Forse se non parlo di te a nessuno, se ti custodisco come un fragilissimo segreto, niente di tutto questo è destinato a spezzarsi, frantumarsi negli scricchiolii sotto i miei passi. Se riuscissi a mantenerti in bilico - fra realtà e fantasia - nel limbo eterno del non-vero, forse un giorno riuscirò a sfiorarti una mano, un lembo di pelle e sentirne il calore penetrarmi nello sterno: ricordarmi che vuol dire essere viva
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biancospino · 4 months
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Lo devo ammettere: la verità è che mi spaventi. Sento sussurrarmi una dolce energia che irrompe e si diffonde a me intorno: tace la poesia se il pensiero su di te sposto. E sento solo la serena tranquillità d’una anguilla. Ho paura di addentrarmi nel fitto bosco delle tue risa.
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biancospino · 4 months
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Mi domando perché siete solo degli schemi davanti ai miei occhi - oh padri - perché il mio sguardo è disilluso e non si incanta? Ben poco riesce ormai a sfiorarmi, a procurarmi anche solo un pavido tremore. L’inettitudine accerchia i miei polsi, m’incatena all’ozio notturno. E non riesco a far altro che lamentare un debole cicaleccio. Lo sento così profondo questo abisso, questa immensa voragine che s’amplifica nel petto e mi urla: sei così banale, bambina mia. Che sono il discorso indiretto, un intermezzo, un canto interrotto: non so più cosa fare. Se solo mi sfiorassi la pelle sapresti, quanto è facile con me sognare. Ma sono solo il fantasma d’un suono onirico, sono: orfica creatura. E tutto ciò che posso fare è sostarti accanto, poggiarmi leggera sulla tua spalla come se fossi una mosca che riposa dal suo chiassoso ronzare. Mi sento rivestita d’un terribile esoscheletro e guarda, osserva come sono lunghe queste mie zampe, così stanche le mie ali, non faccio altro che sbattere sui vetri alla sera. Che non c’è nido per le mie palpebre dove riposare. Sono ridotta a un castello impenetrabile di diamante: intangibile, non mi puoi spezzare. Ma toccami, sono così fredda… illuminami ancora - solo - un’ultima volta… che la campana risuona una mesta melondia e - ad ogni rintocco - il respiro sempre più quieto se ne va. Il mio battito cede, all’ennesimo passo d’automa. Ormai, sono l’ennesimo ingranaggio di questa macchina. La verga spezzata - abbandonata - su un verde campo pascolato.
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biancospino · 4 months
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Fatico a scrivere - immersa nella poesia - ho le dita legate a frammenti di voci - quei sereni canti che un tempo lodavano l’estate - ma si protende la mia lingua alla tua luce - che tiro su queste deboli ossa - mi rammento come se fossi una carcassa - e sono debole: vogliosa di bruciare - Se solo sapessi - quale dolcezza riempie questi miei campi - e fili f’erba - sapresti che con me si potrebbe solo sognare
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