I don't know why, but everytime we have to go somewhere as a family, I never know of it. Do I have some attention issues? Am I just never there? I don't know.
Today we had to go to my grandfather's house, and then to the cemetery. Given that I had planned to stay at home and study, I was upset (I still am). So I said I wouldn’t have gone, they would have gone without me.
But my father insisted, and insisted, and I started to yell that I wouldn’t have come, that he had to exit my bedroom.
But he insisted and insisted, and he remained in my bedroom, watching me study maths and listen to Skálmöld with headphones on (because I didn't want to hear all the thing he was saying in the meantime). At the end I yelled a bit more, told him that I didn't know we had to go outside today, that I have a cold, a scratchy throught and my ear hurts, and that I also have to study.
At the end, after a last round of guilt-tripping (also talking about my dead grandmother), he exited my room.
I feel exhausted and my already small will to live is basically gone. Fuck people.
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Floria Augusta - Una tomba che piange - Floria Augusta - A tomb crying da Annalisa Giuseppetti
Tramite Flickr:
Cimitero del Verano - Roma Il cimitero comunale monumentale Campo Verano, noto popolarmente come Verano, è un cimitero di Roma; situato nel quartiere Tiburtino, adiacente alla basilica di San Lorenzo fuori le mura, deve il nome "Verano" all'antico campo dei Verani, gens senatoria ai tempi della repubblica romana.
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Grabmal auf dem Michaelis- und Stephansfriedhof in Zeitz.
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È dalle 4 di pomeriggio che bevo e fumo, e non è stata una grandissima idea venire adesso qua al cimitero, a parlare con qualcuno che non mi può sentire, ma provarci comunque...
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Chini sull'abisso
Chini sull’abisso
Chini sull’abisso, increduli e vivi
cerchiamo voci senza ritorno
in stanze vuote, colme d’infinito
dove latita il senso, persa è la chiave
del nostro essere qui, non più figli
se non di Dio.
Si aggrappa a un chiaro lascito
a una fede nella presenza a venire
quel che sopravvive in noi,
ai ricordi sparpagliati nella mente
agli oggetti che pungono il cuore
a una vaga volontà di andare oltre
di…
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Ho sempre avuto un amore per i cimiteri.
Emanano una strana magia, un misto di tristezza e solennità che mi fa sentire al sicuro.
I cimiteri monumentali, sono carichi di storie, pieni di attimi di vissuto che sfortunatamente sono stati in parte dimenticati.
Ho girovagato.
Ho cercato di immaginarmi l’amore che stava dietro ad ogni lapide.
La cura con cui, nel secolo scorso, venivano creare delle opere d’arte, che sarebbero state viste dai pochi, ma che celebravano la vita di queste persone, forse amate, forse usate come vetrina per ostentare una ricchezza terrena, che con l’amore non ha niente a che fare.
Imponenti statue, una forte presenza, una cura dei dettagli ormai dimenticata.
Tetri sotterranei che racchiudono opere d’arte celate agli occhi di tutti.
Com’è che abbiamo perso anche questo culto?
Come abbiamo potuto far perdere importanza anche a questa forma d’arte?
Si.
Non che ad un morto possa interessare di avere la lapide più bella del cimitero…
Ma.
Io ci vedo racchiuso un messaggio per il futuro, per chi ci passerà davanti nei secoli avvenire…
Una dichiarazione di vita. Un urlo di dolore che risuonando nell’anima ti sta dicendo: “Ciao, io ci sono stato, questa è il mio ricordo, il lascito dei miei anni su questo pianeta, per te.”
Così tu, passandoci davanti, osservando la cura e i particolari con cui sono stati scolpiti questi metalli e marmi, vedrai il passato, sospeso nel tempo per l’eternità.
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