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#malvagità
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Creano problemi per la gioia di vederti soffrire.
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serenamatroia · 7 months
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illsadboy · 2 years
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Viviamo al massimo, continuiamo a massacrare, uccidere, prendere. La vita è un peccato costante la vita è cattiva in se stessa, so che sono “malvagio” come tutti voi. Ma almeno ne sono consapevole, siamo esseri autodistruttivi.
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cattivisinasce · 2 days
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Se gli uomini fossero così cattivi come si dipingono, sarebbe facile regolarsi. Invece sono peggio. Alessandro Morandotti.
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ginogirolimoni · 1 month
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“La maggior parte degli uomini è malvagia”, (Diogene Laerzio, Cap. V, 87) ho faticato moltissimo, dalla terza liceo in poi ad accettare questa massima del mio preferito fra i sette savi della Grecia antica.
Com’era possibile che chi asseriva che l’infelice è colui che mal sopporta l’infelicità, che il peggio morbo dell’anima è il desiderio dell’impossibile e l’essere immemore dei mali altrui e che la cosa più difficile per l’uomo fosse il sopportare con dignità i rovesci della fortuna.
Ma riflessioni letterarie, sociali, politiche, storiche, culturali e l’esperienza personale e professionale mi hanno portato alla fine a dare ragione a Biante di Priene.
La civiltà è una patina appena che copre la ruggine e il ruggito della belva feroce che siamo, ma non intendo dare tutta la colpa della nostra malvagità alla nostra animalità: l’animale non attaccato, sazio e non insidiato nel suo rango non diventa aggressivo, l’aggressività come piacere è tipica dell’uomo, solo l’uomo può godere nel fare del male a qualcuno e si sente addirittura un piccolo dio se si arroga il potere di concedere o spegnere la vita di un suo simile.
Gettate un’anima candida in una guerra efferata e senza esclusione di colpi, soggetto in ogni istante al terrore di essere ucciso o mutilato, o barbaramente dilaniato a distanza e a sorpresa dal nemico, e lo trasformerete in breve tempo nel più feroce assassino, distruttore, stupratore e sadico torturatore.
Date un grado, un ruolo, una divisa, il potere e delle armi ad un impiegato qualunque, pure vegano, mettetelo in un lager restrittivo dove sono rinchiuse migliaia di persone con le accuse più assurde (tipo: sono ebrei), e ne farete un carnefice di rara e macabra efficienza.
Le persone più cattive sono attratte dalle armi e dal potere, le persone più cattive tendono a diventare capi (spesso con ogni mezzo), politici, militari o ecclesiastici (nulla di meglio di una giustificazione divina per l’esercizio della loro cattiveria).
Se questa cattiveria è unita ad intelligenza ne verrà fuori un genio del crimine, un Cesare Borgia, un Napoleone; se è unita a stupidità ne verrà fuori un’orda che pratica lo stupro di gruppo seriale o che esercita violenze e torture in situazioni in cui possiede un potere e potendo contare sulla complicità o sull’omertà dei colleghi. 
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erik595 · 2 years
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Spesso chi ci aiuta non lo fa per altruismo, ma solo per ottenere ciò che vuole, a qualsiasi costo. Ivan Maffei . . . . . #ivanmaffeiquotes #ivanmaffeifrasi #frase #frasi #frasedelgiorno #frasitumblr #citazioni #aforismi #quote #quotes #quoteoftheday #quotesoftheday #altruismo #ipocrisia #ipocriti #falsità #malvagità #societamalata #società #umani #umanità #esseriumani #razzaumana (at Benevento, Italy) https://www.instagram.com/p/CeF97IFAg5C/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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theophagie-remade · 2 years
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HxH italian dub putting an end to the "Netero says malice" vs "Netero says evolution" dispute by having him say both things
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ambrenoir · 7 months
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« La gente non è cattiva, mia cara. È idiota, il che è ben diverso. La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione. »
Carlos Ruiz Zafón, “L’ombra del vento”
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solosepensi · 1 day
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La gente non è cattiva, mia cara. È idiota, il che è ben diverso. La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione.
Carlos Ruiz Zafón - L’ombra del vento
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vividiste · 3 months
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Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
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Quanta inutile cattiveria 😡
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mccek · 10 months
Note
La tua canzone 20kg ha un riferimento alla tua ex o mi sbaglio Mattia ?!
Assolutamente sì.
La prima strofa è dedicata a lei.
Non sono entrato nei dettagli chiaramente, da quel momento in cui ha preferito sostituirmi con un’altra persona senza nemmeno parlarmene, abbassando lo sguardo, sono andato a trovarla per raccontarle della depressione, ricordo ancora i 3 gradi che c’erano fuori e non mi ha fatto nemmeno di salire in casa, difatti poi dopo quel giorno ho preso di tutto e di più, fra virus e altro...io ero lì, ma non mi ascoltava, facciamo in fretta disse.
Io i mesi seguenti le ho scritto un album di 15 canzoni, sono sicuro che un giorno le leggerà, e forse, capirà.
Te l’ho buttata lì, in breve, sono sicuro che ad altri, maschi o femmine che siano, avranno passato quel momento.
Scrivere mi ha salvato, ma non dimenticherò mai la malvagità che hanno dentro le persone.
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cattivisinasce · 2 days
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Scoprire nel più profondo di sé un principio malvagio che non è abbastanza forte da manifestarsi agli occhi di tutti né abbastanza debole da tenersi tranquillo, qualcosa come un demone insonne, ossessionato da tutto il male di cui ha sognato, da tutte le atrocità che non ha perpetrato... Emil Cioran.
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occhietti · 3 months
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TESTIMONI
Salvi per caso
LILIANA SEGRE, La memoria rende liberi
Da anni, ogni volta che mi sento chiedere: "Come è potuto accadere tutto questo?", rispondo con una sola parola, sempre la stessa. Indifferenza. Tutto comincia da quella parola. Gli orrori di ieri, di oggi e di domani fioriscono all'ombra di quella parola. Per questo ho voluto che fosse scritta nell'atrio del Memoriale della Shoah di Milano, quel binario 21 della Stazione Centrale da cui partirono tanti treni diretti ai campi di sterminio, incluso il mio.
PRIMO LEVI, Se questo è un uomo
Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, all'alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare.
HANNAH ARENDT, La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme
Adolf Eichmann andò alla forca con gran dignità. Aveva chiesto una bottiglia di vino rosso e ne aveva bevuto metà. […] Era completamente padrone di sé, anzi qualcosa di più: era completamente se stesso. Nulla lo dimostra meglio della grottesca insulsaggine delle sue ultime parole. […] Era come se in quegli ultimi minuti egli ricapitolasse la lezione che quel suo lungo viaggio nella malvagità umana ci aveva insegnato – la lezione della spaventosa, indicibile e inimmaginabile banalità del male.
Il guaio del caso Eichmann era che di uomini come lui ce n'erano tanti e che questi tanti non erano né perversi né sadici, bensì erano, e sono tuttora, terribilmente normali. Dal punto di vista delle nostre istituzioni giuridiche e dei nostri canoni etici, questa normalità è più spaventosa di tutte le atrocità messe insieme, poiché implica – come già fu detto e ripetuto a Norimberga dagli imputati e dai loro patroni – che questo nuovo tipo di criminale, realmente hostis generis humani, commette i suoi crimini in circostanze che quasi gli impediscono di accorgersi o di sentire che agisce male.
ELIE WIESEL, La notte
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i mei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Ormai non mi interessavo ad altro che alla mia scodella quotidiana di zuppa, al mio pezzo di pane raffermo. Il pane, la zuppa: tutta la mia vita. Ero un corpo. Forse ancora meno: uno stomaco affamato. Soltanto lo stomaco sentiva il tempo passare.
ETTY HILLESUM, Diario 1941-1943
Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.
BRUNO BETTELHEIM, Sopravvivere
La nostra esperienza nei campi di concentramento non ci ha insegnato che la vita non ha senso, che il mondo dei vivi è un grande bordello, che bisognerebbe vivere secondo le primordiali esigenze del corpo, ignorando le creazioni della cultura. La nostra esperienza ci ha insegnato che per disgraziato che sia il mondo in cui viviamo, la differenza che esiste tra di esso e il mondo dei campi di concentramento è grande come quella tra la notte e il giorno, tra l'inferno e il paradiso, tra la morte e la vita.
PRIMO LEVI, I sommersi e i salvati
Definirlo "nevrosi" [quello stato di perenne disagio del prigioniero] è riduttivo e ridicolo. Forse sarebbe più giusto riconoscervi un'angoscia atavica, quella di cui si sente l'eco nel secondo versetto della Genesi: l'angoscia inscritta in ognuno del "tòhu vavòhu", dell'universo deserto e vuoto, schiacciato sotto lo spirito di Dio, ma da cui lo spirito dell'uomo è assente: non ancora nato o già spento".
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rpallavicini · 1 year
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Meno due
Fabio Fazio lascia la Rai e passa a Warner Bros. Discovery – Tv – ANSA A ruota anche la Litizzetto Questa è un’ottima notizia, due abominevoli sinistri in meno a vomitare malvagità dalle emittenti che siamo costretti manu militari a finanziare con le nostre tasse. Ed eviterò accuratamente di guardare i canali donde trasmettono codesti due sinistri figuri. L’unica cosa saggia da fare sarebbe…
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