Tumgik
#pallidi
designmiss · 8 years
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A Cortina arriva la Starlight Room https://www.design-miss.com/cortina-arriva-la-starlight-room/ Una stanza di vetro sotto il cielo delle #Dolomiti
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lostaff · 5 months
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Saluti, amici gremlin e gremlin amici.
Quest'anno abbiamo deciso di riproporre un grande classico per divertirci un po' durante il periodo più spettrale: un fantasma e il suo amico scheletro (da noi affettuosamente soprannominati Hewie e Bones, ma puoi chiamarli come vuoi).
A questo punto, tutto ciò che devi fare è scegliere un personaggio, o, ovviamente, crearne uno per questa sfida. Non siamo il tuo capo: comandi tu!
Una volta scelto il personaggio, dai un'occhiata alle istruzioni seguenti e prepara un piano usando la tecnica che preferisci. Fai alcuni schizzi, scrivi una scheda del personaggio e, in generale, emozionati un po'.
Nell'ultima settimana di ottobre (lunedì 23-venerdì 27), daremo le seguenti istruzioni per "vestire" quotidianamente il tuo amico prescelto:
Lunedì 23: Il miglior cattivo di sempre
Martedì 24: Barbie o Ken (o semplicemente Allan)
Mercoledì 25: Pirati!
Giovedì 26: Costumi da palcoscenico musicale
Venerdì 27: Mutaforma
Usa il tag #cursed costumes (così com'è in inglese) per avere la possibilità di prendere parte alla nostra scheda dashboard della parata di Halloween o in un post di Tumblr del martedì del 31 ottobre (ricordati di usare le opzioni del tuo reblog se il tuo Hewie o Bones preferisce ballare al buio).
Allora dai, unisciti a noi. Crea qualche fronzolo spaventoso, vistoso, diabolico o decisamente divertente. Entra se ne hai il coraggio e unisciti a noi per organizzare un simpatico e amichevole ballo in maschera di pallidi amici che balleranno sulla dash.
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iviaggisulcomo · 8 months
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Essere pallidi e sfidare il sole (pt. 1)
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ilfascinodelvago · 25 days
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Forse per questo i sogni sono cosi pallidi e bianchi E rimbalzano stanchi tra le antenne lesse delle varie tv E ci ritornano in casa portati da signori eleganti Cessi che parlano, tutti quanti che applaudono, non ne vogliamo più Ma se questo mondo è un mondo di cartone Allora per essere felici basterebbe un niente Magari una canzone, o chi lo sa Se no sarebbe il caso di provare a chiudere gli occhi Ma poi quando hai chiuso gli occhi, chissà cosa sarà
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sottileincanto · 3 months
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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schizografia · 3 months
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L’astrazione lirica è un procedimento diverso. Abbiamo visto come essa si definisca attraverso il rapporto della luce con il bianco, ma come anche l’ombra vi conservi un ruolo importante, sebbene assai differente dal ruolo che occupa nell’espressionismo. Il fatto è che l’espressionismo sviluppa un principio di opposizione, di conflitto o di lotta: lotta dello spirito con le tenebre. Invece, per i sostenitori dell’astrazione lirica, l’atto dello spirito non è lotta, ma un’alternativa, un fondamentale «aut-aut». L’ombra, di conseguenza, non è piú un prolungamento all’infinito, o un’inversione che ha luogo al limite. Non prolunga piú all’infinito uno stato di cose, ma esprimerà un’alternativa tra lo stesso stato di cose e la possibilità, la virtualità che lo supera. Cosí Jacques Tourneur rompe con la tradizione gotica del film dell’orrore; i suoi spazi pallidi e luminosi, le sue notti su fondo chiaro ne fanno un rappresentante dell’astrazione lirica. Nella piscina del Bacio della pantera, assistiamo all’attacco solo attraverso le ombre proiettate sul muro bianco: si tratta della donna diventata leopardo (congiunzione virtuale), oppure soltanto del leopardo che è fuggito (connessione reale)?
Gilles Deleuze
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ritorneremonoi · 9 months
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ce l'avrò per sempre con chi ha deciso che non era più di moda l'essere pallidi e in carne
potrei essere kendall jenner e inveceee
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nitroglycerin-a · 4 months
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Al momento non ho voglia di fare niente, sto aspettando, come un condannato che deve marciare al patibolo, madido di sudore, inerme, impotente; un verme quasi. Ecco lui sono io, sto aspettando che quest’anno finisca, aspetto la decisione di V, mi preparo psicologicamente a lasciare la mia casa, le uniche mura che mi hanno accolto sempre con splendore, prendo tempo perché so che ho tremante in mano il curriculum da sganciare alla qualunque perché (i soldi) con l’amaro in bocca a vedere i miei fogli per giorni pallidi ed impolverati, eppure non ho voglia di disegnare nemmeno adesso, che non faccio niente, che è stato tutto un pratico fallimento. A casa non ho futuro, siamo rimasti solo io e la nebbia (e la mia famiglia), non ho futuro se non me ne creo un altro diverso da quello che avrei voluto per me; eppure non c’è altra scelta, non sono più felice, soddisfatta per nessuna cosa, mangiare ultimante è l’unica cosa che mi illumina gli occhi , sono nelle mani di un altro solo perché sono scivolata giù dalle mie e non so riprendermi, ho bisogno di una mano amica che mi dica, puoi stare qui, io ti voglio vicino, vivi
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autolesionistra · 1 year
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Cogli occhi spenti, con le guancie cave, Pallidi, in atto addolorato e grave, Sorreggendo le donne affrante e smorte, Ascendono la nave Come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra Tutto quel che possiede su la terra, Altri un misero involto, altri un patito Bimbo, che gli s’afferra Al collo, dalle immense acque atterrito.
Salgono in lunga fila, umili e muti, E sopra i volti appar bruni e sparuti Umido ancora il desolato affanno Degli estremi saluti Dati ai monti che più non rivedranno.
Salgono, e ognuno la pupilla mesta Sulla ricca e gentil Genova arresta, Intento in atto di stupor profondo, Come sopra una festa Fisserebbe lo sguardo un moribondo.
Ammonticchiati là come giumenti Sulla gelida prua morsa dai venti, Migrano a terre inospiti e lontane; Laceri e macilenti, Varcano i mari per cercar del pane.
Traditi da un mercante menzognero, Vanno, oggetto di scherno allo straniero, Bestie da soma, dispregiati iloti, Carne da cimitero, Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.
Vanno, ignari di tutto, ove li porta La fame, in terre ove altra gente è morta; Come il pezzente cieco o vagabondo Erra di porta in porta, Essi così vanno di mondo in mondo.
Vanno coi figli come un gran tesoro Celando in petto una moneta d’oro, Frutto segreto d’infiniti stenti, E le donne con loro, Istupidite martiri piangenti.
Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora Il suol che li rifiuta amano ancora; L’amano ancora il maledetto suolo Che i figli suoi divora, Dove sudano mille e campa un solo.
E li han nel core in quei solenni istanti I bei clivi di allegre acque sonanti, E le chiesette candide, e i pacati Laghi cinti di piante, E i villaggi tranquilli ove son nati!
E ognuno forse sprigionando un grido, Se lo potesse, tornerebbe al lido; Tornerebbe a morir sopra i nativi Monti, nel triste nido Dove piangono i suoi vecchi malvivi.
Addio, poveri vecchi! In men d’un anno Rosi dalla miseria e dall’affanno, Forse morrete là senza compianto, E i figli nol sapranno, E andrete ignudi e soli al camposanto.
Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora Dai muti clivi che il tramonto indora La man levate i figli a benedire.... Benediteli ancora: Tutti vanno a soffrir, molti a morire.
Ecco il naviglio maestoso e lento Salpa, Genova gira, alita il vento, Sul vago lido si distende un velo, E il drappello sgomento Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia. Chi nell’involto suo china la faccia, Chi versando un’amara onda dagli occhi La sua compagna abbraccia, Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
E il naviglio s’affretta, e il giorno muore, E un suon di pianti e d’urli di dolore Vagamente confuso al suon dell’onda Viene a morir nel core De la folla che guarda da la sponda.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente! Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente, V’allieti il sole il misero viaggio; Addio, povera gente, Datevi pace e fatevi coraggio.
Stringete il nodo dei fraterni affetti. Riparate dal freddo i fanciulletti, Dividetevi i cenci, i soldi, il pane, Sfidate uniti e stretti L’imperversar de le sciagure umane.
E Iddio vi faccia rivarcar quei mari, E tornare ai villaggi umili e cari, E ritrovare ancor de le deserte Case sui limitari I vostri vecchi con le braccia aperte.
Edmondo De Amicis - “Gli emigranti” dal 1882 con furore
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alliwanttoseeismgg · 21 days
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Che cosa è la mia vita senza amore?
[…] Ecco l'incauto volgo accusa amore Che non è reo, ma 'l fato Ed i codardi ingegni, onde t'avvenne Svegliar la dolce fiamma in basso core. Voi testimoni invoco, Spirti gentili: in voi, dite, per fiato Avverso è spento il foco? Dite, di voi pur uno È che non desse a le ferite il petto Per lo suo caro amor? Tu 'l vedi o solo Raggio del viver mio diserto e bruno, Tu 'l vedi, amor, che s'io Prendo mai cor, s'a non volgare affetto La mente innalzo, è tuo valor non mio. Che se da me ti storni, E se l'aura tua pura avvivatrice Cade o santa beltà, perchè non rompo Questi pallidi giorni. Perchè di propria man questo infelice Carco non pongo in terra? E in tanto mar di colpe e di sciaure Qual altr'aita estimo Avere a l'empia guerra, Se non la vostra infino al sommo passo? Altri amor biasmi, io no che se nel primo Fiorir del tempo giovanil, non sono Appien di viver lasso M'avveggio ben che di suo nume è dono.
(Da Nello strazio di una giovane fatta trucidare col suo portato dal corruttore per mano ed arte di un chirurgo)
(Dagli appunti preparatori) Ora il volgo accusa amore. No lo giuro, è colpa di anime scelerate, che non hanno ombra di sensibilità. Dunque finisce l'amore col diletto? No. Non è colpa di amore. Voi chiamo in testimonio… Amore, la più cara cosa del mondo, per lui morremmo, per le nostre amate, non che trucidarle per noi. E che cosa è la mia vita senza amore? Se tu non mi consoli, amore, del tuo riso, come posso io sopportar la vita, tanta malvagità, noia, ec. e se mi lasci, se tu mi sei tolto, perchè non ispengo io queste membra, perchè non le do alla morte?
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Sulla terra
Non ho mai sperato
diventar stella nel miraggio celeste.
Non ho sperato,
come un’anima eletta,
accompagnare angeli silenziosi.
Non mi sono mai separata dalla terra,
non ho mai incontrato una stella.
Sono in piedi, sulla terra.
Il mio corpo: uno stelo d’erba
che, per esistere, succhia
il sole, il vento, l’acqua.
Con i miei desideri,
con il mio dolore,
io sono sulla terra:
voglio l’elogio delle stelle
voglio le carezze del vento.
Guardo dalla mia finestra.
Non sono che l’eco di una canzone:
io non sono eterna.
Di una canzone, cerco solo l’eco,
nel grido di un desiderio
più puro del silenzio del dolore.
Io non cerco il nido
in un corpo steso come la rugiada
sul giaggiolo del mio corpo.
Sul muro della mia vita,
uomini, viandanti,
hanno tracciato ricordi
col nero carbone dell’amore:
un cuore trafitto da una freccia,
una candela rovesciata,
punti pallidi e silenziosi
sulle lettere della follia.
Tutte le labbra
che sfiorarono le mie labbra
hanno creato nella mia notte,
una stella,
che si posava sul fiume dei ricordi.
Perché dovrei invidiare le stelle ?
Questa è la mia canzone,
Non ci fu mai niente, prima.
Forough Farrokhzad, Un’altra nascita, 1963 - Traduzione di Gina Labriola
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employee210 · 1 year
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LIST OF HADEAN SPECIES HERE
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lunamarish · 5 months
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La follia
Una foglia cadde dal platano, un fruscio scosse il cuore del cipresso, sei tu che mi chiami.
Occhi invisibili succhiellano l’ombra, s’infiggono in me come chiodi in un muro, sei tu che mi guardi.
Mani invisibili le spalle mi toccano, verso l’acque dormenti del pozzo mi attirano, sei tu che mi vuoi.
Su su dalle vertebre diacce con pallidi taciti brividi la follia sale al cervello, sei tu che mi penetri.
Più non sfiorano i piedi la terra, più non pesa il corpo nell’aria, via lo porta l’oscura vertigine, sei tu che mi travolgi, sei tu.
Ada Negri
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mucillo · 1 year
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"Gli Emigranti" Edmondo De Amicis
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Cogli occhi spenti, con le guance cave,
Pallidi, in atto addolorato e grave,
Sorreggendo le donne affrante e smorte,
Ascendono la nave
Come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra
Tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito
Bimbo, che gli s’afferra
Al collo, dalle immense acque atterrito.
Salgono in lunga fila, umili e muti,
E sopra i volti appar bruni e sparuti
Umido ancora il desolato affanno
Degli estremi saluti
Dati ai monti che più non rivedranno.
Salgono, e ognuno la pupilla mesta
Sulla ricca e gentil Genova arresta,
Intento in atto di stupor profondo,
Come sopra una festa
Fisserebbe lo sguardo un moribondo.
Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.
Traditi da un mercante menzognero,
Vanno, oggetto di scherno allo straniero,
Bestie da soma, dispregiati iloti,
Carne da cimitero,
Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.
Vanno, ignari di tutto, ove li porta
La fame, in terre ove altra gente è morta;
Come il pezzente cieco o vagabondo
Erra di porta in porta,
Essi così vanno di mondo in mondo.
Vanno coi figli come un gran tesoro
Celando in petto una moneta d’oro,
Frutto segreto d’infiniti stonti,
E le donne con loro,
Istupidite martiri piangenti.
Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
Il suol che li rifiuta amano ancora;
L’amano ancora il maledetto suolo
Che i figli suoi divora,
Dove sudano mille e campa un solo.
E li han nel core in quei solenni istanti
I bei clivi di allegre acque sonanti,
E le chiesette candide, e i pacati
Laghi cinti di piante,
E i villaggi tranquilli ove son nati!
E ognuno forse sprigionando un grido,
Se lo potesse, tornerebbe al lido;
Tornerebbe a morir sopra i nativi
Monti, nel triste nido
Dove piangono i suoi vecchi malvivi.
Addio, poveri vecchi! In men d’un anno
Rosi dalla miseria e dall’affanno,
Forse morrete là senza compianto,
E i figli nol sapranno,
E andrete ignudi e soli al camposanto.
Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora
Dai muti clivi che il tramonto indora
La man levate i figli a benedire….
Benediteli ancora:
Tutti vanno a soffrir, molti a morire.
Ecco il naviglio maestoso e lento
Salpa, Genova gira, alita il vento.
Sul vago lido si distende un velo,
E il drappello sgomento
Solleva un grido desolato al cielo.
Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
Chi versando un’amara onda dagli occhi
La sua compagna abbraccia,
Chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
E il naviglio s’affretta, e il giorno muore,
E un suon di pianti e d’urli di dolore
Vagamente confuso al suon dell’onda
Viene a morir nel core
De la folla che guarda da la sponda.
Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
V’allieti il sole il misero viaggio;
Addio, povera gente,
Datevi pace e fatevi coraggio.
Stringete il nodo dei fraterni affetti.
Riparate dal freddo i fanciulletti ,
Dividetevi i cenci, i soldi, il pane,
Sfidate uniti e stretti
L’imperversar de le sciagure umane.
E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,
E tornare ai villaggi umili e cari,
E ritrovare ancor de le deserte
Case sui limitari
I vostri vecchi con le braccia aperte.
Scritta nel 1882
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turuin · 5 months
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Il buio è più denso stasera, fuori dalla finestra. Le poche finestre illuminate sembrano non essere neppure in grado di scalfirlo, se non con dei pallidi aloni vagamente aranciati. E' tutto talmente tanto scuro che i fari, in lontananza, puntati su chissà cosa, sembrano delle piccole fiammelle che non tremolano, perfettamente immobili. L'oscurità ha un suono: quello ovattato di un respiro regolare sotto a un pesante piumone.
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abr · 10 months
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Ho rivisto "2012", ieri.
Uno degli ultimi film complottisti Hollywood Dems' made, prima di riconvertirsi all'abbronzatura di antichi eroi ed eroine troppo pallidi.
E' in sostanza catastrofismo in salsa Maya: la crosta terrestre "disloca" provocando terremoti e maremoti globali, ma solo per un mesetto poi si calmerà. Gli Espherti sanno da qualche anno (la scenza non mente) ma lo dicono solo a chi li paga: i Governi. Come ricompensa, molti di loro verranno lasciati morire, mentre altri vengono ammazzati prima che rivelino tutto.
I Governi del Mondo delocalizzano in Cina la costruzione segreta di una serie di Arche (con gli espliciti complimenti finali: "bravi cinesi, non credevamo fosse possibile costruirle in così poco tempo") per salvare animali, opere d'arte libri. E anche 400.000 persone, ufficialmente i "migliori" selezionati da biologi e genetisti, nella realtà si tratta di family & friends dei politicanti al potere, compresa Queen Betty coi suoi corgi. Una delle Arche è riservata a "private donors", riccastri che han saputo per le loro vie traverse confidenziali e han comperato biglietto da 1 miliardo di dollari a cranio, without whom l'intero progetto non sarebbe stato finanziariamente sostenibile (ah che skifo il Kapistalishmo, però è l'unico sistema che realizza quel che serve, anche in Cina).
Alla fine arriva il giorno previsto dai Maye e dagli Eshperti , solo un po' prima e un po' più viulentemente (ah 'sta natura poco scentifica). Ovviamente la storia è incentrato sulle mille peripezie di un ammerecano medio determinato e sveglio che salva sé e famiglia: messaggio individuale individualista di speranza che Hollywood è ancora costretta a dare per via del botteghino, nonostante sia tutta socialismo; ma a noi non interessa, sottolineiamo solo alcuni aspetti sociopolitici di mentalità.
Primo: il complottista isolato che sembra uno scemo, è l'unico che unisce i puntini e ha ragione. Dar retta al pazzo complottista è ciò che salva l'ammerecano medio: messaggio decisamente pre-Trumpiano ma una volta i Dems. stigmatizzavano giustamente Cia Fbi Deep State e mainstream media, poi han deciso che si faceva prima a diventare i loro rappresentanti e brandire i Fact Checkers per zittire i complottisti, accusandoli di essere al soldo di Putin.
Secondo: è chiaro e condiviso che salvare l'Elite mondiale é una operazione odiosa, peggio del nazismo che perlomeno puntava sulla razza superiore; mentre il cinico conservatore giustifica la cosa in modo banale (la vita è nammerda, il fine giustifica i mezzi), la reazione dei "buoni democratici" è indignata ma rimane petizione di principio, poi si mettono tutti disciplinati in coda per il proprio salvamento, paghi del fatto di sentirsi intellighentsjia indispensabile per l'Umanità futura. I soliti ipocriti: mi devono spiegare come un geologo possa esser più "indispensabile" di un idraulico, di una levatrice o di un muratore quando c'è da rifare una vita.
Il Dems. in regia tenta di inscenare un pentimento e redenzione di codesti "buoni": funge da agnello che toglie i peccati del mondo dems., il vecchio simil Obama Presidente Usa. Costui non s'imbarca, decidendo di condividere la sorte delle masse, anzi rivelando la catastrofe incombente in tv a reti unificate. Too little too late: se n'è stato zitto e collaborativo per almeno due anni e cede solo all'evidenza della catastrofe in corso, a giochi fatti e senza rivelare che c'è chi si salverà, tra cui sua figlia. A pentirsi così son buoni tutti (quelli anziani). Altra ipocrisia tipicamente Dems.
Ah, c'è poi un altro tentativo di contentino livoroso Dems per le masse: l'Arca per i miliardari muniti biglietto risulta danneggiata e non può salpare. Scene di panico e vittime, i miliardari son rimasti piedi: anche i ricchi piangano. Alla fine dopo acceso dibattito "i buoni" decidono di aprire le porte delle Arche loro e stringersi un po': fa da simbolo involontario dell'alleanza tra sinistre globaliste e finanza.
Sintesi finale: praticamente tutti i film d'azione da quarant'anni a questa parte, a partire dal capostipite James Bond, riguardano complotti e fregature del governo contro i cittadini; questo non fa eccezione. Voglio dire, eran DECENNI che ci stavano preparando culturalmente all'inganno, alle bugie, al "fate come vi diciamo e andrà tutto bene". Lo facevano i "buoni" fino a quando non diventarono loro stessi il Potere che gestisce la cospirazione menzognera ipocrita; sia come sia uno dice, più che dircelo, uomo avvisato mezzo salvato ... invece non è servito a nulla.
O meglio, è servito documentare in anticipo come avvengono le catastrofi: sulla pelle della gente, mentre "qualcuno" si salva - attenzone, non sono né tutti gli scenzati né tutti quelli "coi soldi": piangono pure loro, nonostante abbian dato ...
Meditate gente, meditate.
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