Tumgik
alexandrawanderer · 4 years
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Caro Diario
mi chiedo come io possa essere più sfigata di così. 
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alexandrawanderer · 4 years
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La prima volta dallo psicologo
Attacchi d’ansia, sporadici e ormai lontani istinti suicidi, immaturità emotiva, difficoltà ad affrontare i problemi, incapacità di coping in situazioni stressanti, isolamento, litigi evitati, amicizie allontanate, muri alzati, angoscia, senso di costrizione, energia risucchiata, solitudine, incomprensione, sogni, sogni e ancora sogni e visioni di me stessa felice e libera da ogni giudizio, libera di essere quello che sono, libera di essere diversa come voglio, di essere strana. E così di non esserlo più.
Be’ come prima volta non è male.
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alexandrawanderer · 4 years
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DonDo
Un volto amico, 
una mano ferma, 
uno sguardo diretto come un faro nella notte, 
un sorriso sincero,
un cuore attento,
una voce profonda, borbottante, avvolgente, 
un’ironia pulita come lo zampillo di un allegro ruscello, 
un abbraccio materno, 
parole pungenti, alternative, nuove e antiche,
visioni di bellezza e di futuro lucente, 
tenerezza di un padre, 
profumo di incenso, 
freschezza di montagna e di mura antiche,
luce,
luce di giorni estivi correndo sui prati, 
grida di ragazzi felici,
tremanti domande, valori importanti e storie immortali
sogni d’immensità e paure terrene, 
canti spensierati e voci tuonanti, 
tutte sgorganti da un cuore di uomo, da un cuore di padre, da un cuore di prete, da un cuore di figlio. Da un cuore che ora dimora nel cuore più grande di tutti. Nel cuore da cui tutto è sgorgato.
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alexandrawanderer · 4 years
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Un libro di una vita semplice - brevi note dalle colline
Esperienze spiacevoli è meglio dimenticarle se non si vuole diventare dei vecchi cinici. Ma mi è stato ricordato un evento di recente, leggendo un libro di memorie del giornalista veterano Vinod Metha. 
Una mia storia che ha portato nella rivista Debonair (di cui è stato editore negli anni 70) aveva offeso gli esempi di moralità. Il risultato fu un’accusa criminale e mi sono trovato sotto arresto. 
Nessuno sotto arresto si gode l’esperienza. I mandati sono letture errate, tranne che nelle storie poliziesche. Quindi, uno scrittore di modesta prosa e versi leggeri, come la prende? Un esaurimento nervoso non sarebbe una sorpresa, anzi sarebbe probabile. Ma sono stato salvato da una rondine. 
Ero lì, seduto su una scomoda panchina nella veranda della stazione di polizia, in attesa di un paio di amici che avrebbero pagato la cauzione, quando ho notato le rondini volare dentro e fuori dalla veranda, occupate a costruire un nido nelle grondaie del vecchio edificio. Niente di strano. Le rondini amano le vecchie stazioni di polizia. Ma proprio perché era così comune, così banale, mi ha dato coraggio. 
La parola giusta è rassicurazione. Questo è ciò di cui tutti abbiamo bisogno quando ci sentiamo stretti all’angolo, un po’ di rassicurazione. Come un volto amichevole, familiare. O l’assonnato brusio di un commento di cricket di sottofondo. O qualcuno che fischia allegro in un tetro corridoio. Qualcosa che ci faccia sapere che anche quando le cose sembrano sfuggire di mano per un po’, il resto del mondo sta ancora andando avanti normalmente. E per me, niente poteva essere più rassicurante della vista di diverse rondini - tutte ignare dei terrori della polizia- occupate nei loro affari. 
Affari di sempre. Questo è quello che rassicura. Mi ha straordinariamente tirato su il morale, guardare quei piccoli uccellini. 
Poi, un ufficiale si avvicinò, mi portò nel suo ufficio, e mi chiese di compilare un modulo. Gli dissi, “Hai notato che le rondini stanno facendo il nido nella veranda?” Mi guardò assente. Non aveva notato le rondini. Cos’erano le rondini, poi? Ovviamente ero un pazzo- un candidato per un manicomio e non per la galera. 
Ma sapevo allora, guardando quello sguardo assente sul suo viso, che ero all’altezza della situazione- che stavo avendo a che are con un essere umano la cui condizione era peggiore della mia, perché lui non sarebbe mai stato capace di trovare rassicurazione così velocemente o così facilmente. 
RUSKIN BOND, traduzione personale di un racconto tratto da A Book of Simple Living - Brief Notes from the Hills
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alexandrawanderer · 4 years
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Ansia
Che cos’è l’ansia?
E’ quella sensazione di stare sull’attenti, o meglio ancora sul chivalà. La sensazione di stare in punta di piedi, i muscoli tesi, la mente sospesa. La percezione di un’ombra malvagia alle spalle, in agguato ma mai in azione. La vista di un baratro sotto i propri piedi, un’abisso oscuro in cui precipitare. La consapevolezza della propria fragilità, della propria debolezza e la mancanza di speranza. L’accettazione disperata della sconfitta di un combattimento che deve ancora avvenire. La sensazione di essere soli e disconnessi da chiunque ci sia attorno, la convinzione che la guerra sia da affrontare da soli. L’incapacità di creare legami che infondano sicurezza, che siano scudo e spada. Il disorientamento, questo è l’ansia. Il disamore, questo è l’ansia. La solitudine, questo è l’ansia. L’isolamento, questo è l’ansia. Questo è l’ansia. Tutto questo è l’ansia. 
@alexandrawanderer 
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alexandrawanderer · 4 years
Conversation
Io: Quanto mi sento sola, vorrei avere qualche amico e qualcuno da amare...
Sempre io: Oddio ma cosa vuole questo? Non dovrò mica aprirmi con lui?! Vorrei essere sola...
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alexandrawanderer · 4 years
Audio
“There is a swelling storm And I'm caught up in the middle of it all And it takes control Of the person that I thought I was,,  
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alexandrawanderer · 4 years
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Sei un vincente
La paura immobilizza come il gelo con l’acqua. L’ansia corrode come l’acido la plastica. Il dolore isola come il mare i continenti. E non c’è via di uscita. Solo il buio. Solo il freddo. Solo la sconfitta. Fino a che non ti ricordi che respiri. Sì respiri. Quindi continua a farlo. Prendi un bel respiro. Tutto quello che ti sta accadendo va al di fuori e al di sopra di ciò che puoi comandare e controllare. Fai un bel respiro. Pensa che neanche questo puoi controllarlo. La vita è persino più forte della tua volontà. E meno male. Ma almeno renditene conto. Sei vivo. Respiri. La tua vita sta combattendo per te. Ti sta dando un po’ di spazio di recupero prima di ricominciare. Lo so che sei in preda al panico e non sai più come si cammina, quale piede si mette prima. Lo so che vorresti chiudere gli occhi e sperare che quando li riapri tutti i tuoi problemi siano scomparsi e risolti.  Ma ti dico una cosa: c’è una via di uscita. E solo che sei troppo abbattuto da questo dolore per vederla. Ma se mi ascolti, anche solo per un minuto, scoprirai come avere la forza per combattere. La chiave di svolta è questa: prendi quel dannato telefono e scrivi cinque messaggi, almeno cinque ma se vuoi anche di più. Scrivi a qualsiasi persona, scrivi alle ultime persone con cui hai parlato anche se non le conosci bene. Scrivi una frase semplice. Io per esempio ho scritto “Puoi pregare per me che sto passando un brutto periodo?” ma potresti anche scrivere “Sto male” o “Lo sai che sto passando un brutto periodo?”. 
E’ stato un passo difficile da compiere per me perché mi piace soffrire in silenzio, non amo sbandierare i miei problemi anzi di solito li ignoro. Ma se sei arrivato ad un punto come me in cui persino per un temerario come te, non sai più come gestire tutto quello che ti sta capitando. Fai così: respira e scrivi a qualcuno. Anche se non ti rispondono, sentirai che parte del peso se ne è andato perché sei riuscito a chiedere aiuto. Certo se qualcuno ti risponde, ancora meglio. In ogni caso, puoi deciderti di spingerti ancora più in là. Puoi decidere di chiamare o se sei più sociopatico o asociale, scrivere un altro messaggio o mandare un audio e sfogarti come se pensassi ad alta voce. Parla, parla, spiega, formula frasi, formula pensieri, costruisci la trama del tuo malessere e ti giuro, uscirai rinforzato. Qualunque cosa accada, cambierà tutto. Ti sembrerà di essere rinato, quando al di fuori non è cambiato niente. Respira, scrivi e parla. Sii padrone della tua vita. 
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alexandrawanderer · 4 years
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Sapete cos’è la rabbia?
Io sì, so bene cos'è.
Ma forse non l’ho compresa così bene quanto vorrei. 
E’ una compagna frequente, perenne direi. 
Ho sentito dire da uno psichiatra che la rabbia non è da rifiutare, ignorare, condannare. Secondo lui la rabbia è una compagna da riconoscere e accogliere nelle proprie vite. Secondo lui a questa rabbia bisogna darci persino un volto, un corpo, dei vestiti. Una storia. 
La mia rabbia è una regina celtica, come Baudicca. Una guerriera, una violenta, una saggia, un’amante della vita, una protettrice, una sovrana, una giusta, una leale, persino una vulnerabile. 
E’ qualche giorno che è ritornata più insistente. Non le ho ancora chiesto perché. Ed è forse il motivo per cui non la sto gestendo nei migliori dei modi. Insultare chi vuoi bene, litigare, aggrapparsi a dei piccoli torti, non perdonare, non sapere più sorridere ad un volto amico... questo va oltre la rabbia. 
Quindi Baudicca, ti prego, sediamoci, prima che ignorarti oltre possa portare altri danni. 
Ci sono diversi motivi che forse hanno richiamato a me la tua presenza. Il primo è la tensione che mi porta vivere con dei vicini poco affidabili e cattivi, nell’attesa che da un momento all’altro possano dire e fare qualcosa di male, a me e alla mia famiglia. E forse sei tornata per rassicurarmi, per farmi capire che non mi abbandonerai mai in balia di arroganti e violenti e ladri e falsi. La tua spada mi da coraggio e il tuo scudo, mi infonde sicurezza. Il secondo motivo è la terribile sensazione di abbandono che provo. Ho ventitré anni dannazione, la sindrome del bambino abbandonato deve persistere ancora a lungo? Io non sono stata abbandonata fisicamente dai miei genitori, ma spesso durante la mia vita, ho ricevuto dei piccoli abbandoni psicologici che mi hanno ferito profondamente ma allora come ora non voglio incolpare i miei genitori come una stupida adolescente in crisi che non ha capito come va il mondo. Io so che i miei genitori mi vogliono bene. E so che io non rendo loro facile volermi bene. Ma è bastato per una volta ancora non sentirmi ascoltata e compresa da mia madre, per scatenare in me un domino di emozioni che mi hanno portato qui, seduta davanti a te. Tu sei venuta a darmi forza e a rassicurarmi che sì siamo soli, ma anche il più socievole e simpatico uomo sulla terra, se chiude gli occhi per un istante si rende conto di quella sconvolgente verità che siamo soli. Ed è per questo che ci uniamo in gruppi. Forse sei venuta per dirmi che una regina non è regina di nessuno ma di un popolo ed è giunto il momento per me di trovare il mio. Il terzo motivo è l’università e la mia sempreverde mancanza di fiducia in me stessa e nelle mie capacità. Il tirocinio imminente ha sollevato l’ansia da prestazione insieme alla paura di non essere preparata abbastanza per affrontare le sfide che mi si presenteranno. E tu, Baudicca, quando fiuti la paura sei come uno squalo con il sangue. Ti ringrazio, so che sei venuta a darmi forza, a ricordarmi del mio lato combattivo, quello che non si arrende, che difende con le grinfie quello che ama, e soprattutto se stessa. Perchè in fondo, diciamocelo tra noi: io amo me stessa. Io mi voglio proteggere, io mi voglio bene. Io voglio cose grandi per me. Io voglio avere successo. Io voglio essere felice. Io voglio vincere.E tu sei ritornata per spiegarmi come fare. In ultimo, so cosa ti ha spinto a ricomparire. Dovunque ti fossi nascosta dall’ultima volta che ci siamo incontrate ti è giunto all’orecchio che mi ero smarrita. Di nuovo. Cavolo, perdo spesso la bussola. Non so riconoscere le stelle in cielo e trovare la strada è così arduo per me. Tu questo non puoi permettermelo, lo so bene. Perchè tu per prima cosa, sei una condottiera e guidi il tuo popolo in battaglia. Sono felice che tu sia qui con me perchè ho bisogno ancora una volta che tu mi indichi la strada da percorrere, che mi rassicuri che i sentieri che ho intrapreso siano quelli giusti, che le lande che ho scelto per le mie battaglie mi portino ricchezza e prosperità e gioia. E a ricordarmi che quello per cui combatto è buono, eterno e valido. Ma forse c’è ancora un’altra ragione per cui sei ritornata. Forse l’hai scoperto solo dopo avermi vista. E io l’ho scoperto guardandoti in volto. Perchè ciò che sei veramente, profondamente, regina dei celti, guerriera valorosa, condottiera del popolo libero, è essere donna, come me. Hai visto che non sono più capace di amare e sai bene che non è una colpa quanto più una povertà. Quindi come tu, mia rabbia puoi aiutarmi in questo? Puoi procurarmi l’amore con la forza, con la guerra, con la vittoria? O forse puoi insegnarmi a combattere per amore della terra che si protegge, della propria famiglia, della propria vita. Non sapevo che l’amore fosse così legato alla rabbia. Ma forse è questo il punto. Spesso sono stata codarda perché non ho mai amato abbastanza. 
Ti prego Baudicca, insegnami ad amare. 
La mia casa, la mia famiglia, la mia vita. 
@alexandrawanderer
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alexandrawanderer · 4 years
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La Regina degli Asociali
Oggi volevo scappare di casa. Mi chiedo se a ventitré anni si può ancora desiderare questo. Una cosa del genere la puoi pensare a tredici, quattordici anni ma a ventitré ... è troppo. Soffro sicuramente di qualche problema che ha a che fare con la sovrastimolazione, quando c’è troppo rumore, troppi che parlano, troppe cose che accadono senza che io le possa controllare, vado in tilt. Quindi a volte lascio semplicemente che le cose accadano, le lascio scorrere come acqua di fiume di cui io divento il letto. E come fare un grande respiro e indirizzare la tensione. Anche se a volte più che a indirizzarla mi sembra di reprimerla. Mentre altre volte esplodo o peggio implodo ed è in quel momento che i pensieri più oscuri si formano e danno vita a piani e strategie di liberazione. Questa pandemia non ha fatto altro che assecondare la mia pigrizia, la mia asocialità, la mia staticità. Credo di essere stata l’unica ad essersi goduta questa quarantena, forse insieme a tutti i miei isolati e distanti sconosciuti compagni asociali. Ma persino io, la regina degli asociali, sono arrivata ad essere stufa del lockdown, perché mette in stallo la mia vita, quello che sogno, quello che deve accadere. Perché in fondo i miei sogni sono qualcosa di poco concreto e nebuloso, mentre le uniche volte che avviene un cambiamento nella mia vita è perché mi casca addosso dal cielo, mi viene consegnata tra le mani, ci inciampo sopra, ci sbatto contro. Sono asfissiata da quanta passività ho fatto entrare nella mia vita. E so che mi mancherà nel momento in cui dovrò fare delle scelte e tremerò per la paura di non essere all’altezza e delle conseguenze. Più di una volta però sono stata sorpresa dalle mie capacità e dalla mia abilità ad apprendere anche se i miei successi sembrano ricordi lontani o persino inventati. La vita però deve andare avanti e io non posso più fermarla.  
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alexandrawanderer · 4 years
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Tuo padre è morto
Una portata fredda. 
Così mi è stata servita una notizia. Senza preparazione, senza introduzione. 
Come una lama gelida di un coltello affilato che sfiora gentilmente la pelle, così leggero da non fare male, così tagliente da sanguinare. 
La notizia della morte di tuo padre non ha fatto altro che squarciare di lato una ferita che c’era già. Una ferita diversa era, con una storia diversa, con lacrime, sofferenza, eventi diversi. L’unica cosa che accomuna queste due ferite sei tu. Anzi siete voi. Perché in questa storia non siamo mai stati io e te. Una volta forse. Una volta per me. Finché non è arrivata lei a scardinare le mie illusioni da ragazza insicura e a spostarmi di lato facendosi spazio per stare al calore del tuo sole. Le ho lasciato il posto. Non ho mai combattuto, nè per te, nè per nessun altro. Sapevo di non avere nessuna chance di vincere. Ho sempre pensato che qualcuno avrebbe combattuto per me un giorno ma sto ancora aspettando. Meglio così, non sono ancora capace a stare vicino alle persone. E sono sicura che lei è stata per te ciò che io non avrei mai voluto essere. Ho intrapreso un altro viaggio che ancora reputo più importante di ogni altra cosa, ma è un viaggio che mi divide inesorabilmente dagli altri. Il viaggio alla scoperta di me stessa. Alla costruzione di me stessa. Ho costruito, montato i pezzi, scoperto nuove tessere da aggiungere ma lo sento, nel profondo del mio cuore che non sono finita. Mi sento come un uccellino che non ha ancora mai volato e si trova sul lastrico con la mamma dietro. Guarda l’orizzonte e sogna ciò che vedrà ma sente le ali deboli e il legame con la madre troppo forte. Pensa che cadrà. Sa che cadrà. E quell'uccellino non vuole morire, non ancora. 
Tutto questo per dire che non so come comportarmi. Non so cosa devo dire, devo fare. Cosa pensi tu di me e cosa ti aspetti che io faccia. Cosa si aspetta lei che faccia e cosa vorrebbe che facessi. Probabilmente non sono neanche lontanamente passata nella tua anticamera del cervello ma sai com’é :sono un’egoista. Ma chi mi credo di essere?! Verrò al funerale, sarò in parte e magari non ti saluterò neanche ma sarò lì e mi sforzerò di soffrire con te anche se è la cosa che odio di più al mondo, soffrire, sentire le emozioni, qualsiasi esse siano. Io odio le emozioni e odio il pensiero di dover piangere ed essere sommersa da quella tristezza, da quella rabbia, da quella disperazione. E non essere l’amica sulla cui spalla vorresti piangere ma solo il fantasma di un sogno estivo. 
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alexandrawanderer · 4 years
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Mia madre è la luna
La prima ora di un lunedì di quarantena, nel mio letto, col buio alle finestre, ancora si svolge un combattimento dentro di me. Da una parte della landa variegata che è la mia anima si è schierato un esercito il cui araldo è l’autenticità, la vera bellezza, quella naturale. Dal lato opposto dei soldati si vogliono scontrare per il desiderio di essere accettata, di essere considerata bella secondo gli standard che la società moderna stabilisce. Non è la prima volta che si incontrano, che si scontrano, che si abbattono. L’esercito della bellezza naturale è più forte, ha vinto più battaglie ed è saldo nella bontà dei suoi principi. Ma l’esercito del riconoscimento, dell’accettazione, dell’ammirazione è duro a morire. Non cessa di ripresentarsi una volta riprese le forze per reclamare un diritto che in alcuni momenti sembra essere indispensabile. 
Quanti combattimenti come questi dovrò ancora affrontare nella vita? 
Prevalerà mai un esercito sull'altro dandomi infine pace?
O sono condannata ad avere come madre la luna, e cambiare come lei continuamente? Mutare, riempirmi, svuotarmi, sparire. 
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alexandrawanderer · 5 years
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alexandrawanderer · 5 years
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Elena Shumilova
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alexandrawanderer · 5 years
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alexandrawanderer · 5 years
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Countryside life
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