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amnesicmnemosyne · 3 years
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Heaven is so overrated.
(presso Piazzale Michelangelo) https://www.instagram.com/p/CRRT2tHMJza/?utm_medium=tumblr
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Leggendo il nuovo numero ti sembra di tornare ai primi anni di università 🥰 https://www.instagram.com/p/CQOFyN9MNTQ/?utm_medium=tumblr
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amnesicmnemosyne · 3 years
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amnesicmnemosyne · 3 years
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amnesicmnemosyne · 3 years
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Obsessed...
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Boredom.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Dusk magic.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Tra Barocco e contemporaneità
Quello presentato oggi è un pezzo che si distingue per il virtuosismo dimostrato dal suo autore. Si tratta del Reliquiario di San Casimiro, conservato nella basilica di San Lorenzo a Firenze, e commissionato dal Granduca Cosimo III a Massimiliano Soldani Benzi. Sicuramente, l’elemento dell’opera che maggiormente colpisce gli osservatori è la capacità dell’artista di realizzare in argento una composizione straordinariamente dettagliata e caratterizzata dalla presenza di un cestino intrecciato, contenente l’osso del santo, e dei piccoli gigli dal realismo stupefacente. Il reliquiario è datato 1687-1688, perciò rappresenta il saggio di una maestria piuttosto precoce, considerando il breve lasso di tempo trascorso dal rientro dello scultore da Parigi, dove si è recato per un viaggio formativo.
La composizione è chiaramente stata pensata per produrre un effetto scenografico atto a stupire l’osservatore e questo può essere visto come un elemento che il Soldani trae dal suo soggiorno romano, precedente a quello parigino, durante il quale studia presso l’Accademia granducale e durante il quale ha modo di osservare i capolavori barocchi. Proprio quest’ultimo aspetto rappresenta uno dei motivi fondamentali per i quali Cosimo III decide di inviare i più promettenti artisti toscani nell’Urbe: lo Stato mediceo, infatti, assimilerà le nuove istanze dettate da Bernini e Borromini con una certa cautela e, soprattutto, per merito dei Granduchi; perciò Cosimo III sviluppa questo progetto per incoraggiare tale tendenza.
Tornando all’analisi dell’opera, si può affermare che la realizzazione di tutti questi piccoli elementi floreali non è un mero esercizio di bravura ma rappresenta un aspetto tratto proprio dallo studio del Bernini e all’espediente del coinvolgimento dell’osservatore da lui molto curato. I fiori sarebbero un rimando alla credenza secondo la quale le reliquie emanassero, in particolari occasioni, un intenso profumo, perciò i gigli (che sono anche uno degli attributi del Santo al quale è dedicato l’oggetto), conosciuti per il forte aroma che emanano, richiamerebbero nel fedele quella sensazione, inducendolo a ricreare nella propria mente l’esperienza olfattiva. Tutto ciò fa pensare a come il Barocco sia stato un importante antecedente per l’opera d’arte “totale” e multisensoriale sviluppata in età contemporanea.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Virtuosismo rinascimentale.
Carlo Crivelli, Santa Maria Maddalena, 1485-90 ca., Amsterdam, Rijksmuseum.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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The rhythm of the clouds.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Wanderlust 08/2018 🧭
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Quella che vi sto per raccontare è una storia inusuale, che parla di un frate, virtuoso pittore tutt’oggi indicato come uno dei capisaldi dell’arte rinascimentale, il quale si innamorò di una monaca, sua musa, con la quale fuggì e visse “nel peccato”. Sto parlando di Fra’ Filippo Lippi e di Lucrezia Buti, i quali generarono un grande scandalo con la loro storia d’amore anticonvenzionale.
Nato a Firenze attorno al 1406, in una famiglia molto umile, il Giovane Filippo venne affidato ai frati del Convento del Carmine. Qui, dopo aver preso i voti (rimasto orfano di entrambi i genitori, venne praticamente costretto dalle circostanze), assiste alla realizzazione degli affreschi di Masaccio e Masolino nella Cappella Brancacci (1424-1428), un’esperienza che segna il momento in cui scopre la sua vocazione artistica.
Il Vasari descrive il suo fervente amore per le donne attraverso un aneddoto: Cosimo de’ Medici, detto il Vecchio, avendogli commissionato un’opera in casa sua, fu costretto a rinchiuderlo perché non si distraesse dal suo compito; nonostante le precauzioni prese, il pittore riuscì a fuggire calandosi dalla finestra usando le lenzuola del letto.
L’incontro con Lucrezia avviene ipoteticamente negli anni ’50 del XV secolo, quando realizza la Madonna della Cintola per il monastero di Santa Margherita a Prato. Vasari racconta che, rimasto affascinato dalla ragazza, il frate decise di riproporne le fattezze nella detta opera. Successivamente i due fuggirono insieme durante la processione per l’ostensione della Cintola e quando il padre di Lucrezia tentò di riaverla indietro, lei rimase con Filippo.
La coppia ebbe due figli: Filippino (nato nel 1457), divenuto anch’egli pittore, e Alessandra (nata nel 1465). Già da questi eventi si può capire come l’artista avesse un carattere decisamente anticonformista ma un’ulteriore conferma si ha quando Cosimo de’ Medici, prendendo a cuore la questione, riuscì ad ottenere una dispensa papale perché i due potessero sposarsi ma egli si rifiutò di farlo, pur continuando a vivere con la compagna.
La donna è divenuta celebre per aver fatto da modella per la famossissima Madonna col Bambino, detta la Lippina, mentre la figura di Gesù, o quella dell’Angelo che lo regge,  sarebbe stata realizzata da uno studio dal vero del figlio.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Il "Patto di famiglia" di Anna Maria Luisa de' Medici
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Parliamo di Anna Maria Luisa de’ Medici, nata a Firenze l’11 agosto 1667 da Cosimo III Granduca di Toscana e Margherita d’Orléans (cugina di Luigi XIV di Francia). Cresciuta sotto le cure della nonna, la devotissima Vittoria della Rovere, e influenzata dal padre, il quale la idolatrava, ella dimostrò di aver ereditato l’amore per le materie religiose oltre che una personalità ferma ed autorevole. Per lei vennero vagliati vari possibili pretendenti ma, a causa della posizione di sostanziale sottomissione del Granducato nei confronti della Francia e dell’Austria, si giunge ad un matrimonio con Giovanni Guglielmo Elettore del Palatinato, celebrato per procura il 23 aprile 1691, quando la sposa aveva ben 24 anni, un’età relativamente avanzata per l’epoca e che può rendere l’idea di quanto tempo sia stato speso per trovare un marito che non fosse troppo “scomodo” per i progetti politici delle grandi monarchie europee.
A questa altezza cronologica il Palatinato è un centro di particolare importanza nel quadro diplomatico europeo e questo grazie a un’oculata politica matrimoniale che porta a formare legami con l’Imperatore, il Portogallo e la Spagna. Dal punto di vista culturale, Düsseldorf, divenuta il principale polo culturale del suo stato (celebre è la Pinacoteca dove raccoglie la sua collezione di opere di Rubens poi passate a Monaco). In questo senso, pur rimanendo infruttuoso dal punto di vista della successione, si può parlare di un matrimonio piuttosto armonioso: entrambi, infatti, sono amanti dell’arte ed essendo Anna Maria Luisa discendente di una famiglia famosa per il suo mecenatismo, mette in contatto il consorte con alcuni dei più importanti artisti toscani del suo tempo. Tra i regali di maggiore interesse inviato dal Gran Principe Ferdinando, fratello dell’Elettrice, al cognato vi è la serie delle Quattro stagioni del Soldani Benzi, quattro bassorilievi a tema mitologico destinati ad essere esposti tra le pitture della sua collezione.
Nel 1716 rimane vedova, perciò a causa delle pressioni del nuovo Elettore, Carlo Filippo, se ne torna a Firenze. Qui ritrova il padre, sempre più preoccupato dai problemi di successione della casata: il Gran Principe Ferdinando è morto nel 1713, mentre Gian Gastone si dimostra incapace di dare una discendenza alla famiglia. Nel 1723, quando il suddetto fratello sale al trono, Anna Maria Luisa si ritira a Villa La Quiete, passata dal 1650 in mano alle Montalve (un ordine laico dedito all’istruzione delle ragazze di buona famiglia), nella quale le Granduchesse di Toscana usano ritirarsi, e qui porta numerose opere prima disposte nei suoi appartamenti di Palazzo Pitti. Il 9 luglio 1737 Gian Gastone de’ Medici muore e il Granducato passa in mano ai Lorena, perciò, con una straordinaria lungimiranza, Anna Maria Luisa stipula il “Patto di Famiglia”, con il quale si dichiarano inamovibili le opere d’arte, mobili, rarità, ecc. che dovevano servire “per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri”. Quindi, non solo le collezioni dovevano servire allo studio, ma anche ad attirare i visitatori stranieri che dal XVII cominciano a visitare, in numero sempre crescente, l’Italia.
La modernità di questo provvedimento rimane ancora oggi inarrivabile. In un momento in cui i musei rimangono chiusi a causa di una disastrosa pandemia, mentre si specula sulla riapertura dei negozi per gli acquisti natalizi (soluzione controproducente dal punto di vista della protezione della salute pubblica e inutile per la ripresa economica), forse dovremmo prendere esempio da tali personalità.
Immagine: Antonio Franchi, Ritratto di Anna Maria Luisa de' Medici, 1690-1691, olio su tela, Firenze, Palazzo Pitti
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amnesicmnemosyne · 3 years
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Il “reliquiario” di Lucrezia Borgia
Sapevi che all’Ambrosiana è conservato un reliquiario con i capelli della celeberrima Lucrezia Borgia? La ciocca è qui documentata dalla fine del XVII secolo, quando viene rinvenuta insieme alle lettere della duchessa di Ferrara indirizzate a Pietro. Il contenitore dov’è conservata, ovviamente, non è un vero e proprio reliquiario, o  lo è solo in senso lato, in quanto per definizione dovrebbe contenere i resti materiali di un Santo ma, per fine e aspetto, l’oggetto potrebbe essere associato a tale tipologia. Nonostante non si tratti di spoglie sacre,  la ciocca diviene oggetto di un particolare tipo di pellegrinaggio: il mistero che avvolge questo personaggio attira schiere di curiosi affascinati da una delle figure più controverse della storia rinascimentale; tra questi si contano Lord Byron, Gustave Flaubert e Gabriele D’Annunzio. È proprio questo “culto” che porta alla realizzazione di una teca che ne permetta un’esposizione consona.  La popolarità dell’oggetto è legata al fascino di una donna, indicata come una delle più belle del suo tempo: se dalla madre prende l’avvenenza e la capigliatura dorata, dal padre eredita un mento leggermente “sfuggente” che non ne altera la graziosa figura; Niccolò Cagnolo di Parma scrive che ha un viso allungato, un bel naso, gli occhi di un colore non ben definito, una bocca piuttosto larga con denti bianchi, il collo lungo e delle belle proporzioni. Oltre  che per la sua bellezza, Lucrezia si distingue per il portamento elegante e per la sua raffinatezza, data anche dalla formazione di stampo umanistico. Nota è la sua passione per la poesia (non a caso diventa musa e corrispondente del Bembo) che la porterà a dare nuovo vigore al panorama letterario ferrarese dopo il suo matrimonio con Alfonso I d’Este. Tuttavia il motivo per il quale diviene oggetto di pettegolezzo è la sua reputazione. Già il fatto di essere figlia di un Cardinale, poi divenuto Pontefice, era uno stigma (non che fosse una cosa inusuale) ma a far nascere il morboso interesse nei suoi confronti è l’accusa di incesto lanciata dal suo ex marito, Giovanni Sforza. Ormai considerata come la calunnia nata dall’orgoglio ferito di un uomo (il quale, nonostante “la macchia” della moglie, continuava a chiedere che le fosse concesso di tornare a Pesaro) questa, unita alla fama di Alessandro VI e Cesare Borgia, ha generato un grande interesse che ha portato a varie speculazioni su quale fosse la verità. Fiumi di inchiostro sono stati versati in merito e, nonostante oggi la figura di Lucrezia Borgia sia stata in buona parte riabilitata, non manca chi sostiene che tutto questo abbia un fondo di verità. Che sia così o meno, forse la parte più intrigante di tutta questa storia è proprio il fatto che non sapremo mai come stavano veramente le cose. Immagini: 1. Alfredo Ravasco, Teca con capelli di Lucrezia Borgia, 1926-1928 ca., Milano, Pinacoteca Ambrosiana. 2. Bartolomeo Veneto, Ritratto di Lucrezia Borgia in veste di Flora, 1512-1520, dipinto su tavola, Francoforte, Städelsches Kunstinstitut und Stadtische Galerie.
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amnesicmnemosyne · 3 years
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We'll return to walk these places, breathing the eternity of every still moment.
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amnesicmnemosyne · 4 years
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Do you know this church? 🙃
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