Tumgik
Massima di Delo: la cosa più bella è la giustizia /la cosa più buona è la salute/ma la cosa per natura più piacevole è raggiungere ciò che si desidera.
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i fianchi, e la cremagliera delle vertebre culminare sopra la piega dove si congiungono le pagine del libro socchiuso delle cosce la cui pelle, mai esposta ai raggi del sole, è un sorbetto perfetto che scivola sotto la lingua, quando la mia mano si attarda a scendere la china lanuginosa del polpaccio prima di giocherellare nei solchi paralleli dell’interno del ginocchio, mi viene voglia di spegnere di nuovo la luce, di precisare queste visioni sotto le coperte, di ritrovare con l’immaginazione le nuvole di Tubinga di più di vent’anni fa, così propizie all’esplorazione della femminilità: oggi solo la prospettiva di dovermi abituare alla presenza di un corpo, e di un altro che deve abituarsi al mio, mi sfinisce in anticipo – un’immensa pigrizia, un’indolenza prossima alla disperazione;
Enard, Mathias. Bussola (Italian Edition) (posizioni nel Kindle 2640-2645). Edizioni e/o. Edizione del Kindle.
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: ‘poiché le nostre scelte sono inevitabili o fortuite, noi non siamo responsabili per esse’ - our choices are necessary or casual, so we are not responsible for them. 
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Tumblr media
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Street raises an objection to quasi-realism that has a clear affinity with Egan’s. Quasi-realists, Street observes, seek to vindicate their right to say the things realists say. In particular they seek to vindicate their right to speak of mind independent normative truths. Both Blackburn and Gibbard have urged that the quasi-realist can do this.11 Killing children for fun is wrong whether or not I think so. In saying that, I simply express, on this quasi-realist view, a disapproving attitude of mine to killing children for fun that applies not just in the present circumstances where I hold that attitude but to others where I do not. 
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Reason as logic, or reason as motive, or reason as a way of life? They  don't have to give me a reason. I can write my own damn                                 reason. And that is better than the half-baked tolerance that comes from no longer caring. (George Smiley)
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How to Write a Crap Philosophy Essay
 A Brief Guide for Students
 Always begin your essay along these lines: “Since the very dawn of time the problem of free will has been considered by many of the greatest and deepest thinkers in history.”
 Always end your essay along these lines: “So it can be seen from the above arguments that there are many different points of view about the free will problem.”
 Whenever in any doubt as to what to say about X, say, apropos of nothing in particular and without explanation, that X is extremely subjective.
 When that gets boring, try saying that X is all very relative. Never say what it is relative to.
 Use language with as little precision as possible. Engage heavily in malapropism and category mistakes. Refer to claims as “arguments” and to arguments as “claims”. Frequently describe sentences as “valid” and arguments as “true”. Use the word “logical” to mean plausible or true. Use “infer” when you mean “imply”. Never use the expression “begging the question” with its correct meaning but use it incorrectly as often as possible.
 “Argument” is perhaps the most important word in philosophy. So why not impress the marker by spelling it with two “e”s?
 Get into the habit of inserting words like “so” and “therefore” between sentences that are entirely irrelevant to one another. This, all by itself, will bring into being a mutual relevance that previously did not exist.
 Be careful always assiduously to avoid answering the question asked. There are so many other more interesting things for you to discuss.
 The three “i”s can always be depended on: intrinsic, inherent, innate. These sound like the sort of words you get in properly philosophical writing, do they not? So liberally scatter them throughout anything you write while being careful not to inform yourself what they actually mean.
 Put “quotation marks” round words “entirely” at random.
 Be completely defeated by apostrophes. Systematically confuse “its” and “it’s”.
 At some point in every essay, treat the marker to a brief Dr McCoy style sermon about the dangers of being too “logical” when trying to think about the existence of God/moral obligation/free will/the theory of knowledge/any subject matter whatever. To reinforce the point it always helps to point out how once again how very subjective the subject matter in question is.
 Avoid clarity at all costs. Remember: nothing that is clear can possibly be really deep. If as a result the marker gives you a third that just shows that your wisdom is going straight over his/her head.
 (Don’t, whatever you do, heed the words of Peter Medawar: “No one who has something original or important to say will willingly run the risk of being misunderstood; people who write obscurely are either unskilled in writing or up to mischief.” – What a silly man!)
 Remember. Paragraphs are for sissies. So are headings.
 Only little people use examples. Avoid them strenuously. If you must insist on using some, be sure to do so with studied irrelevance.
ffff
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Dal diario del 2017
Anche l'anno scorso scrissi qualcosa sul viaggio. Oggi sarò perentorio: viaggiare.
Be', viaggiare è come leggere romanzi: ti dà visuali sul mondo diverse, ma non ti insegna a pensare. è pieno di gente ottusa che legge romanzi, è pieno di idioti che viaggiano.
Non sono classista, semplicemente non viaggio.
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A cosa serve la filosofia? Non lo sappiamo, però è vero che è in crisi. Nessuna teoria filosofica è certamente vera, ogni teoria matematica – chiusa nel suo linguaggio – è tale. La filosofia non la applichi, o almeno: inizi ad applicarla quando una nuova scienza, morbida o dura, è fondata. Esauriremo anche la logica, ma prima dovremo esaurire il capitale artistico racchiuso tra le teorie, nella cosiddetta storia delle idee: la storia e l’intellettualismo, sembra che noi italiani non sappiamo fare altro che rifiutare di far filosofia. L’anno scorso amavo la filosofia perché ti insegnava a pensare. Ora non la amo, perché ti insegna a pensare troppo, fino a spogliarla di senso. È bello quando, prima di spogliare di senso lei, spogli di senso te stesso. La filosofia mi ha dato qualcosa in cui credere, quando non credevo che nulla fosse più da fare: ora ho rivalutato tutto ciò che di altro c’è di produttivo. 
I revaluated everything else that produces something. That’s a problem, because I can be fascinated when someone talk to me about continuum mechanics. It triggers me, how they start moving, through reflection, from point A to point B, while I annihilate point A, and the fine-grain of the discourse is to reveal that we don’t have conclusive reasons to use our intelligence, but instrumental ones to live better.
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A volte mi convinco di non essermi ancora tagliato le vene per un motivo molto simile al piacere matematico di defecare dopo il caffè. Credo che sia una passione diffusa, la mia, e credo che molte persone continuino a vivere per lo stesso motivo.
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Da un punto di vista filosofico - è l’attacco migliore per non chiedersi perché vada adottato un punto di vista filosofico, della cui ricchezza forse fatico ancora a contentarmi. Fatico a dare valore a questo tipo di attività, che pure è quella che più mi aggrada. 
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Sei un uomo che cammina a piedi nudi al buio, reggendo tra le mani un vassoio pieno di uova in bilico — le tue idee. Un fosso, un serpente o una roccia appuntita… tutto è in ascolto, tutti aspettano che ti ferisca, e che le uova cadano e si rompano. 
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Non capivo perché mi dovesse lasciare sulle spine. Era come se mi facesse assaggiare un dolce buonissimo, per poi nasconderlo alla mia vista. Era un metodo subdolo, il suo. Ma a quanto pare, nella sua ottica, necessario. Comunque, pensavo, mi resta un che da pensare. Da piccino temevo che un mare di angeli mi guardasse dal cielo: che ci fosse un televisore e che loro guardassero la mia vita da lì, facendo commenti e deridendomi un po’. Avevo una gran paura che mi vedessero nudo, o che sentissero i miei pensieri in generale, quelli più torbidi. Quest’idea, nel retro-cranio, aveva un che di roboante; pareva che un elicottero, una grossa macchina da presa a nastro prestasse occhi e orecchi ad ogni mia mossa, ed io sentissi. Poi, superata la vergogna, mi dicevo: mi spiace non poter dare agli angeli qualcosa da vedere. Vorrei proprio che ci fosse una storia nella mia storia. A questo orientavo il pensiero, così proclive nel cercar di generare compiacimento in qualcuno, anche fossero angeli. Il me-bambino avrebbe guardato con occhi lucidi una storia che prendeva vita. Una sconosciuta che mi conosceva, che sapeva di me, come un ladro che ti entra in casa e scruta le foto appese ai muri, immaginandosi storie, personalità. Mi resta un che da pensare, concludevo. Riempie la mia giornata e la mia mente, il quesito, e non smette di farmi compagnia: non ci sono più occhi da soddisfare ­— in cielo — ed io, in questo cinismo, sento molto più nuda e dura la solitudine; un manto di terra che mi seppellisce, rendendomi invisibile ad altri occhi più terrestri. 
(dal diario, 2016)
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Gerusalemme era sommersa da traduttori, pellegrini, ermeneuti e visionari, in mezzo a tutto il dispiegamento di paccottiglia in vendita, scialli, icone, oli santi e alimentari, croci di legno d’ulivo, gioielli più o meno sacri, immagini religiose o profane, e il canto che saliva verso il cielo sempre limpido era un’atroce dissonanza in cui le polifonie si mescolavano alle cantilene, le monodie liturgiche alle lire pagane dei soldati. A Gerusalemme era uno spettacolo vedere i piedi di quella folla e la varietà delle sue calzature: sandali cristici, con o senza calzini, caligae, scarponi di pelle, ciabatte di plastica, infradito, mocassini con i tacchi consumati;
L’Europa ha scalzato l’Antichità da sotto i siriani, gli iracheni e gli egiziani; le nostre gloriose nazioni, forti del monopolio della scienza e dell’archeologia, si sono appropriate dell’universale e con questo saccheggio hanno privato le popolazioni colonizzate di un passato che viene quindi sovente percepito come allogeno: la grande disinvoltura con cui gli ottusi demolitori islamisti adoperano i bulldozer nelle città antiche deriva anche dal fatto che a una profonda ignoranza e stupidità costoro uniscono la sensazione più o meno diffusa che quel patrimonio sia una strana emanazione retroattiva della potenza straniera.
Da Enard, Bussole
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