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chez-mimich · 3 hours
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Milano, 25 aprile 2024
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chez-mimich · 5 hours
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Telemeloni potrà anche non dire nulla, ma evidentemente sull’antifascismo hanno un problema. Saluti da Milano e Buon 25 aprile (e non a tutti)!
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chez-mimich · 23 hours
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Questa non è un’opera di arte contemporanea, questa è la carta del pane che durante la guerra e anche poco dopo, serviva a razionarlo. W la Liberazione! W il 25 aprile!
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chez-mimich · 1 day
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chez-mimich · 2 days
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CATTIVERIE A DOMICILIO
Nel 1922, una scapestrata irlandese che vive a Littlehampton piccola città sulla costa britannica, viene fatta oggetto di feroci maldicenze a causa di una serie di deliranti e feroci lettere anonime ricevute in gran quantità da una appassita zitella della cittadina. Naturalmente alla fine, dinnanzi al tribunale, l’autrice delle missive non risulterà essere l’indiziata dalla vita libertina, ma la vittima delle stesse. La regista Thea Sharrock poteva dircelo prima così risparmiavamo i soldi del biglietto del cinema. Da dimenticare, anzi già dimenticato…
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chez-mimich · 3 days
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FUORISALONE 2024: MATERIA NATURA (parte I)
Nel 1976, in una lezione che tenne a noi studenti del liceo artistico di Novara, Bruno Munari ci disse che sarebbe stato opportuno assegnare un compasso d’oro (il più prestigioso premio di design che si assegna in Italia) ad ignoti, per la genialità e la bellezza di alcun semplici oggetti della vita quotidiana. Tra gli oggetti che Munari elencò c’era il fiasco. Perché il fiasco era così geniale e conseguentemente, (ma solo conseguentemente), bello? Perché era un oggetto “logico”, di un materia semplice (e memorizzate il termine “materia”) che si adattava alla natura (e memorizzate “natura”). Il fiasco di vetro, assumeva la forma naturale dalla soffiatura del vetro che uscendo dalla cannula dove il vetraio soffiava si allargava nella forma di una grande goccia. Questo faceva sì che il vetro si assottigliasse, ma rimanesse dello stesso spessore in tutte le parti. Un’altra materia, molto semplice e di derivazione diretta dalla natura, la paglia andavano a completare l’oggetto. Grazie alla paglia il fiasco stava in piedi e le gocce di vino, che eventualmente potevano colare dal collo del fiasco, sarebbero stata assorbite dalla paglia: facile da impugnare, sicuro (la paglia protegge il vetro dagli urti), poco costoso e, quindi, per le concezioni del design delle origini, bello. Il titolo del “Fuorisalone” 2024, colossale manifestazione collaterale alla Fiera del mobile di Milano, era quest’anno “Materia Natura”, temo però, anzi ne sono sicuro, che il senso delle parole di Bruno Munari sia un po’ andato perduto. La manifestazione milanese, nel corso degli anni, è diventata qualcosa di gigantesco, con molti eventi e installazioni, anzi moltissimi, quasi direi troppi, e spesso, anche superflui o comunque la cui attinenza col design e col tema dato è pari a zero. (continua)
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chez-mimich · 3 days
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FUORISALONE 2024: MATERIA NATURA (parte II)
(Segue) Quest’anno, vista la assoluta impossibilità di visitare, non dico tutto, ma nemmeno la decima parte di quanto esposto, ho optato per una zona in cui il “Fuorisalone” nacque un po’ di anni fa, ovvero Via Tortona. Lo scorso anno mi ero dedicato al collettivo “Alcova” e al solita percorso Statale-Brera, un po’ troppo “mainstream” per i miei gusti. Se questa volta qualche pregevole spunto e variazione sul tema “Materia-Natura” l’ho trovato, è giusto dire che, anche qui, nel quartiere “alternativo” e “creativo” per antonomasia, materia e natura spesso sono solo dei pretesti, anzi, nemmeno quello, e i designer (ammesso che si tratti ancora di designer) si fanno bellamente gli affari loro che consistono principalmente in un esercizio del commercio dei propri prodotti, siano esse piastrelle o essenze di profumi, sigarette elettroniche o maglioncini. Insomma ho l’impressione che al “Fuorisalone” ormai il design è un convitato di pietra e che i veri protagonisti delle manifestazioni siano il marketing, le installazioni, gli eventi e magari anche un po’ gli aperitivi (anzi “apericena” come amano chiamarli i milanesi fighetti). Niente di male per carità, ma devo ammettere che questa manifestazione, svuotata del suo vero significato, mi piace sempre meno. Tra le migliaia di insignificanti banalità che ho visto, come in ogni regola, ho trovato delle eccezioni, anzi devo dire che di eccezioni ve ne erano più d’una. Nella mia zona di pertinenza, il BASE è certamente una garanzia, centro culturale e collettivo creativo che ha sede presso l’ex Ansaldo accanto al MUDEC il Museo delle Culture. E’ in questa gigantesca pancia di balena che ci si riconcilia un po’ la manifestazione, poiché è qui che vengono mostrati oggetti e creazioni che più si avvicinano a quel concetto di design così rivoluzionario che Bruno Munari e tanti altri designer italiani andavano propugnando, in quel periodo, così fertile per le arti visive e applicate. Di grande interesse per esempio è “Design accross the Borders in time of global crisis” presentato dall’Università di Firenze e dal DIDA (Dipartimento di architettura) con una serie di studi e di realizzazioni di oggetti e sistemi coerenti col concetto di “sviluppo sostenibile” del quale tutti ormai parlano e pochi realizzano. Altrettanto degno di attenzione “Biowooddesign” progetto slovacco di utilizzo responsabile del legno e di alcuni suoi derivati. Spostandosi di poche centinaia di metri, molto interessante lo spazio di “Opificio 31” con qualche bella intuizione, ma poco di assolutamente originale. Qualche atelier di grande fascino come lo studio di Paola Navone, dove l’art director Corina Jucan ha allestito una parete di 5.000 oggetti disposti nel suo caratteristico stile pittorico che vanno a formare una gigantesca parete di colore sfumato e fatta di vasi in ceramica e vetro della metà del secolo, libri antichi , bottiglie di seltzer e e molti altri oggetti unici. Lo spazio funziona sia come negozio che come installazione vivente in continua evoluzione: gli oggetti vengono sostituiti e spostati per tutta la durata dell'evento in collaborazione con l’atelier “All’Origine” di Imola. Naturalmente questo punto di vista sul “Fuorisalone” è assolutamente parziale e prende in considerazione solo una piccola parte della colossale manifestazione milanese e sarebbe del resto praticamente impossibile render conto di tutti gli oltre milletrecento appuntamenti e spazi espositivi. Per chi se lo fosse perso e volesse approfondire lo può fare sulla pagine ufficiale della manifestazione.
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chez-mimich · 5 days
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Se dovessi dire che il Fuorisalone è una manifestazione che mi soddisfa completamente direi una bugia. C’è sempre qualcosa di irrisolto in questa colossale kermesse, fatta di troppe cose e troppo diverse tra loro, dove il “design” sembra a volte essere il convitato di pietra della manifestazione. Troppe installazioni puramente commerciali, troppe banalità fatte passare per trovate d’ingegno, troppa voglia di stupore. Ma ci sono luoghi (e persone) che non tradiscono mai, come i collettivi e i creativi che espongono al BASE (ex Ansaldo) a due passi dal MUDEC. È qui (ma certamente anche altrove) tra questi apparentemente stravaganti creatori che la tematica del Fuorisalone 2024 cioè “Materia Natura” trova la sua miglior coniugazione. Creatività vera, realizzata con pochi mezzi e tanto genio, nel tentativo spesso riuscito di creare senza diventare ostili per l’ambiente.
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chez-mimich · 5 days
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“Materia Natura”. Fuorisalone Milano, aprile 2024
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chez-mimich · 7 days
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chez-mimich · 7 days
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È indubbiamente una bella foto, ma non vorrei che l’estetica vincesse sull’etica. Questa donna non è una modella e la bambina non è un accessorio. Guardiamola, apprezziamola ma ricordiamoci cosa c’è dietro.
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chez-mimich · 7 days
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Eccolo il mio primo “Meridiano”, datato marzo 1981, quarantatré anni fa… Costava 15.000 lire e per acquistarlo risparmiai quei pochi soldi che mio padre mi dava per mesi e mesi. Potrà sembrare impossibile, ma conserva intatto il suo profumo. Lo lessi in poche settimane e per i restanti quaranta e più anni l’ho guardato incastonato nello scaffale della ribaltina. Anzi forse è lui che ha guardato e guarda me…
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chez-mimich · 7 days
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chez-mimich · 8 days
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METAFISICA CONCRETA (parte I)
Si potrebbe cominciare dalla fine di questo poderoso e favoloso volume di Massimo Cacciari (Adelphi 2024) per cercare di ricostruire le intenzioni del grande filosofo che nelle oltre quattrocento pagine di disamina dipana una imbrigliatissima matassa come quella della metafisica nella storia del pensiero. La metafisica sembra indispensabile per ricercare quel senso dei diversi saperi e per mostrare la possibilità che il ‘logòs’ di ciascuno possa essere ‘philia’ del comunicare e ‘co-scienza’ che il divino è il colloquio. Tutto apparentemente abbastanza semplice, ma partire dai risultati fa perdere tutto il profondissimo argomentare dell’autore che è quanto di più soddisfacente per chi sa apprezzare le conseguenzialità del pensiero pur nella loro complessità concettuale e linguistica. Si era partiti quattrocento pagine prima con una citazione (non del tutto inaspettata) dall’evangelista Giovanni: “Nos adoramus quod scimus” ovvero “Noi adoriamo ciò che sappiamo”. Ma per far questo Cacciari intraprende una ricostruzione concettuale dell’essente, cioè di chi esperisce il mondo o meglio di chi si trova ad esperire ‘L’esserci’ per usare una terminologia heideggeriana. L’essente non è mortale, questo uno degli assunti dai quali Cacciari procede affermando che mortali sono coloro che credono mortale l’essente. L’immortalità dell’essente (che possiamo chiamare anche ‘’anima’, ‘spirito’ o magari ‘coscienza’), si realizza nella trasformazione, cioè nell’abbondonare un abito per indossarne un altro. L'origine della interrogazione dell'essente sul suo vivere ed agire (e del suo morire fisico), nasce secondo Cacciari dal "thauma" ovvero, nell'accezione greca (e aristotelica) dallo stupore panico. Ma la critica di Cacciari ad un concetto di scienza autoreferente, si manifesta subito; si legge infatti nel testo che "credere di possedere la cosa quando non si posseggono che i termini con i quali la rappresentiamo" sposando così, parzialmente, le convinnzioni kantiane e le fondamentali intuizioni su realtà fenomenica e nuomenica. Ma, naturalmente, la riflessione non si ferma qui, anzi Kant è la base di partenza per arrivare ad una complessa argomentazione filologico-filosofica sull'essenza dell'essente e sul "Tutto" che necessariamente (anche sulla scorta della filosofia di Leibnitz) non può non contenere che il "Possibile" e "l'Impossibile", finitezza ideale dello stesso possibile (pena la contraddittorietà del concetto stesso di ‘Possibile’). Scrive infatti Cacciari: "L'essenza dell'essente consiste nel suo congiungersi al Tutto; mortali sono coloro che credono mortale l'essente, che non sanno distaccarsi dall'apparenza" (pagina 55). E' pertanto evidente che l'intelletto è mosso dal suo oggetto, ovvero l'intellegibile. Una pericolosa illusione ottica nella concezione di questa elaborazione teorica potrebbe essere costituita dal "Tempo" (che consuma il tutto come avrebbe detto Michelangelo). Ma l vita della "Causa" (ovvero il fine ultimo a cui tendono tutte le cose nelle loro mutevoli forme), avendo nel Tempo un limite invalicabile, va concepita come pensiero, eterna ora della "perfetta coincidenza tra pensiero e pensato”, meravigliosa condizione che la vita reale può davvero realizzare allorché il pensiero giunge a intuire l'intelleggibile eterno". Sono qui più che evidenti echi del pensiero di Pascal e della sua non troppo paludata "canna pensante”. Certo è che non occorre ricorrere ad “esoterismi particolari” al di fuori della rivoluzione scientifica ma, come scrive Cacciari “per comprendere se al suo stesso interno si possano individuare critiche epistemologicamente consistenti del paradigma che finirà per dominarla” (pagina 104). Insomma la scienza e il sapere scientifico senza il riferimento a ciò che l’autore designa come “Ente absolute infinitum” potrebbe generarsi come conoscenza indipendente, nessuna “Res” infatti può essere considerata come contenente in sé integralmente la ragione del suo esistere. Non esita Cacciari a chiamare la ‘Sostanza’ autogenerata con il nome Dio. (continua)
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chez-mimich · 8 days
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METAFISICA CONCRETA (parte II)
(segue) Nessuna sostanza avrebbe in sé il fondamento del proprio apparire come sostiene lo stesso Spinoza. È evidente che il problema non è quello della sua esistenza, ma della necessità che il “Fondo” che la “Sostanza”, benché possa essere coniugata e nominata con vari termini, riporti sempre alla metafisica, in base alla quale, analogamente ai principi razionali, la nostra mente, sola tra tutti i viventi, elabora una scienza della natura che trascende la dimensione meramente empirica. Però la metafisica è sempre chiamata a giustificarsi di fronte al tribunale della scienza in uno scambio di ruoli: “non più il metafisico contiene nel suo ambito lo scientifico, ma è quest’ultimo che assume il potere di concedere diritto di cittadinanza al primo, ovviamente a condizione che anche questa sappia legittimarsi in quanto scienza” (pagina 164). Il conoscere non può essere sola ‘empiria’ e neppure soltanto osservazione-comprensione sulla base di forme a-priori. E su questo Cacciari appare categorico: “La scienza deve iniziare da una estetica trascendentale, dalla costituzione originaria del nostro Dasein. Ma un oggetto potrebbe essere pensato, mai potremmo formarcene un concetto se non disponessimo della capacità di riceverlo e di rappresentarlo” (pagina 176). Il “philosophein” sembra dover rispondere all’aut-aut tra il rigore della dimostrazione scientifica e l’intrascendibile angoscia dell’esserci. Un altro caposaldo del complesso ragionamento cacciariano è certamente quello che potremmo riassumere come l’ambito del possibile (confine che la scienza non può permettersi di superare ma nemmeno di comprendere a fondo senza l’aiuto della metafisica). L'indicibile, insomma è definito solo dal limite dell'osservabile-misurabile. Cacciari in questo ragionamento fa ricorso anche alle parole di Hanna Arendt che definisce ‘reale’ come il tutto compreso l'infinitamente improbabile. Il mondo reale è tutto ciò che accade e non qualcosa di ‘contenuto in potenza’ in una sua origine. Il tema dell'essente non può eludere il tema della morte: "Chiamo morte soltanto la vita che non vedo" confermando così l’assoluta convinzione del ruolo fondamentale della metafisica e aggiunge "Da dove verrebbe una sola molecola del mio corpo se non fosse sempre esistita?" (pagina 294), ed è la mente che dispone della facoltà di impedire o ritardare l'inevitabile collasso del corpo che la contiene e il testo lo dice chiaramente (e poeticamente): "Il corpo dei fotoni, come ogni altro, deve decadere, ma la sua decadenza è riassorbita nella stessa Energia che li ha prodotti..." (pagina 324). Del resto lo stesso Heidegger affermava che "l'esserci incontra la propria morte come l'estrema possibilità d se stesso". E la casistica dei sostenitori di una "metafisica concreta" si estende anche molti altri pensatori fino ad arrivare ad Emanuele Severino (di cui nella stessa collana Adelphi fu pubblicato nel 2007 l'incommensurabile "Oltrepassare”). Il sapere certo (‘epistéme’) quello sul quale si basano i paradigmi delle scienze esatte, anzi quelli creati appunto dalle scienze esatte, non riescono a dar conto di quell’Uno o meglio quello ’s-fondo’ come lo chiama Cacciari, che altro non è che la conoscenza trascendente non raggiungibile nemmeno attraverso la conoscenza intuitiva (‘noesis’ per usare il termine greco). La via maestra per arrivare a questa conoscenza fondamentale e fondante è quella metafisica. La conclusione della disamina cacciariana è perentoria e condivisibile: “L’esperienza dello ‘scientifico’ è un cammino di approssimazione che non esclude affatto precisione ed esattezza. La vera metafisica è essenzialmente solidale con questo cammino; essa non fa che interrogarlo sulla sua ragion d’essere, sulla sua origine, sulla sua destinazione. Da tale interrogazione possono sorgere, e sono sorte, intuizioni e scoperte determinanti nello sviluppo degli stessi saperi particolari…” Un volume sul quale vale la pena soffermarsi per metodo, profondità ed erudizione. Una prova di lettura molto impegnativa ma che come per la letteratura “radice amaras, fructus dulcis”
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chez-mimich · 11 days
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“Chiara Camoni. Chiamare a raduno. Sorelle. Falene e fiammelle. Ossa di leonesse, pietre e serpentesse.” Pirelli Hangar Bicocca Milano, aprile 2024.
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chez-mimich · 12 days
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Nari Ward: “Ground Break” all’Hangar…
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