Tumgik
clacclo · 4 hours
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clacclo · 15 hours
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Il 25 Aprile in una immagine.
Da allora, nei ruoli, nei gesti e negli intenti non è cambiato nulla.
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clacclo · 15 hours
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Alla fine si ama il proprio desiderio e non l'oggetto desiderato.
Friedrich Nietzsche, da Al di la del bene e del male
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clacclo · 15 hours
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Post muto.
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clacclo · 15 hours
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La gente non è cattiva, mia cara. È idiota, il che è ben diverso. La malvagità presuppone un certo spessore morale, forza di volontà e intelligenza. L’idiota invece non si sofferma a ragionare, obbedisce all’istinto, come un animale nella stalla, convinto di agire in nome del bene e di avere sempre ragione.
Carlos Ruiz Zafón - L’ombra del vento
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clacclo · 19 hours
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“A Roma, dopo la guerra, facevo il contabile in una casa cinematografica: la Rank Film. Non ero riuscito a inserirmi nell’industria edilizia e una cugina m’aveva trovato quel posto alla Rank. Qui lavoravo, o fingevo di lavorare, con cinque donne: in una stanza tappezzata con i ritratti di attori come James Mason, Patricia Neal, Margaret Lockwood, Phyllis Calvert. Forse influenzato da ciò, lasciavo che le cinque donne sgobbassero per me e passavo le giornate leggendo ad alta voce libri di poesie. Leggevo bene. Un giorno, la signora della stanza accanto mi disse: «Ho un cognato che recita all’università, vuole che gli parli di lei?». «Magari, risposi». Guadagnavo 28mila lire al mese che se ne andavano in medicine per mio padre ammalato. Mai un cinematografo, mai uno svago, tutt’al più un po’ di biliardo. Mi iscrissi all’università, facoltà di Economia e commercio, per frequentare l’Accademia d’arte drammatica. Mi piacque. Recitai due anni mentre gli amici del quartiere mi prendevano in giro: «Ecché, se’ diventato frocio?».
Poi Luchino Visconti mi vide, per caso, e mi mandò a chiamare: gli serviva un giovane e pensava di scritturarmi. Dissi: «Quanto?». Rispose: «2.500 al giorno». «75mila al mese, Gesù!». Lasciai subito la Rank e per mesi non confessai nulla a mia madre: ogni mattina continuavo a uscire alle otto e a dire che andavo in ufficio. Mi ci volle coraggio per confessare la verità. Lei la prese bene ma sussurrò: «Figlio mio, durerà?». Lo ripete ancora: «Figlio mio, stacci attento. Con tutti i camerieri che hai, con quel che costa la vita. Un buon impiego sarebbe stato meglio». È convinta che, se fossi entrato alle Ferrovie dello Stato, ora sarei capostazione e avrei i biglietti gratis per la famiglia.
Io ho avuto tanta fortuna, solo fortuna. La fortuna che a Visconti servisse un giovanotto rozzo come me. La fortuna che la sua compagnia fosse la più importante e allineasse attori come Ruggero Ruggeri, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Vittorio Gassman. La fortuna che Gassman se ne andasse e io prendessi il suo posto. La fortuna che mi offrissero il cinema, infine, grazie a questo nasino che detesto. Ma il successo di un attore non è quasi mai legato a ragioni nobili e serie. A me si addice la battuta che c’è in un film di Federico Fellini: «Ho troppe qualità per essere un dilettante e non ne ho abbastanza per essere un professionista»."
Marcello Mastroianni
Marcello in 8½ di Fellini
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clacclo · 19 hours
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Mi sono suicidato, il mestiere di vivere non copiatelo da me.
Cesare Pavese
@clacclo
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clacclo · 1 day
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Red Desert (1964), dir. Michelangelo Antonioni
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clacclo · 1 day
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Una delle cose più sagge, vere e profonde che abbia mai letto su un social. 👏👏👏
devi capire che non sei il il tuo volto, né i tuoi arti, né i tuoi genitali, che non sei i tuoi pensieri, né i tuoi gusti, né le tue ossessioni, né i tuoi desideri. devi capire che non sei né il tuo corpo né ciò che comunemente chiami “mente”. sei una parte della tua mente, lo spazio percettivo. non sei ciò che percepisci attraverso lo spazio percettivo. sei la vista, non ciò che è visto. sei il soggetto dei pensieri, dei gusti, delle ossessioni, dei desideri; sei il soggetto del tuo volto, dei tuoi arti, dei tuoi genitali, dei tuoi pensieri. tu hai un corpo nello stesso modo in cui hai il desiderio di una birra. sono oggetti che possiedi e da cui sei posseduto. il mondo ti appartiene e tu appartieni al mondo. ma non sei il mondo. non sei nessun oggetto del mondo. l’intimità che vivi con il tuo corpo è la stessa che io vivo con la tastiera del mio computer. la tastiera è il mio corpo? la mia mente? è parte di me? no, è un oggetto del mondo con il quale sono intimo. e così sono le mie mani: sono oggetti con i quali sono intimo. e così sono le strutture che governano la mia mente: sono oggetti con i quali sono intimo. sono oggetti attraverso i quali soddisfo le mie esigenze, i miei desideri, i miei godimenti. la bocca mi serve per mangiare, il naso per respirare, gli occhi per vedere, il culo per cagare, il pene per scopare. niente del mio corpo mi definisce. io sono dall’altra parte. il mio corpo è un oggetto del mondo quanto la tastiera del computer, i mobili della cucina, gli autubus che si fermano a 50 metri da casa mia, la Stazione Internazionale che orbita attorno al nostro pianeta. sono oggetti. con alcuni di essi sono intimo, con altri no. ma nessuno di loro fa parte di me, né io faccio parte di loro. io sono un soggetto. tu sei un soggetto. noi abbiamo una mente percettiva (il conscio) ed una extrapercettiva (l’inconscio). ciò che ci mettiamo dentro non fa parte di noi, sta dentro di noi. anche quelli sono oggetti. le ossessioni, le compulsioni, le allucinazioni, tutte le nevrosi e tutte le psicosi, ogni forma di sintomo: fanno parte di me, ma non sono me. gli oggetti nella mia testa e gli oggetti che mi circondano (come il mio corpo) sono intimi, costituiscono la mia intimità ma non sono me. essi ci dicono com’è il nostro ego. ma eccoci arrivati. l’ego non è parte di me, non è parte di te. l’ego è una immagine, e in quanto tale il suo posto è in mezzo alle altre immagini. non c’è niente di male chi sceglie di coltivare il proprio ego come si coltiva il proprio giardino, finché ci si accorge che il luogo dei giardini è davanti alla villetta, in mezzo al giardino di sinistra e al giardino di destra: ha uno spazio (che mi appartiene e a cui io appartengo) ma non è niente di me. l’ego, in questo senso, non esiste. io sono dall’altra parte. faccio passare, faccio entrare, faccio uscire. muovo e sono mosso. ma non sono niente. nessuno di noi è niente, oltre ad essere sostanza godente. se scavi abbastanza in fondo puoi accorgerti che tutto sommato noi siamo soltanto godimento. che l’unica cosa che ci compone, l’unica cosa che non puoi raschiare via da te è il tuo godimento. e dimmi, perché mai dovresti odiare il tuo godimento?
puoi odiare i tuoi sintomi, ma ti conviene? o ti conviene imparare ad amarli? puoi odiare il tuo corpo, ma ti conviene? o ti conviene imparare ad amarlo? così come io amo i miei oggetti. potrei odiarli, ma perché? e in fondo, cosa hanno fatto di male? come mi hanno fatto del male? tranne nel caso delle malattie autoimmuni, sia mentali sia fisiche, perché mai dovremmo prendercela con i nostri oggetti? essi sono lì, pronti a rispondere alla tua voce, immediati, senza compromessi. sono così presenti che ti riesce persino di confonderti con essi. pensa a quanto si donano completamente a te. si lasciano odiare, se tu vuoi odiare. ma non odiare. gli oggetti sono belli, e tu sei una sostanza godente, dell’odio non te ne fai niente, se non godimento, che però non va da nessuna parte.
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clacclo · 2 days
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Ma come etimo discusso, ma quale "cavare"!
Ca-fone, cioè con la fune: era il modo dei cittadini di chiamare quelli delle campagne perché si reggevano i pantaloni con la fune, appunto, anziché con la cinta.
Similmente, "burini" erano i pastori che facevano il burro.
La Ciociaria e, di conseguenza, i ciociari, invece, prendono il nome dai calzari (le ciocie) che venivano usati dalle popolazioni del Basso Lazio e della Campania.
Ho il sospetto non fondato che siamo tutte parole di origine romanesca.
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la parola del giorno è:
Cafone
Ignazio Silone, le parole
ca-fó-ne
SIGNIFICATO Contadino; persona rozza, villana
ETIMOLOGIA etimo discusso, forse da cavare.
«Si è comportato da cafone, non lo chiamerò mai più.»
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clacclo · 2 days
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La force de la tyrannie médiatique ne repose pas sur le contrôle d’un homme ou d’un groupe sur tous mais sur l’autocontrôle des uns sur les autres.
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clacclo · 2 days
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clacclo · 3 days
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Messaggi subliminali.
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clacclo · 3 days
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Le paure dell’uomo, le sue insicurezze e la sua rabbia nei confronti di un mondo opinabile sono gli argomenti fondanti di “Fear Of The Dark”.
Be Quick or Be Dead condanna i numerosi scandali politici legati al mercato azionario verificatisi in quel periodo; Afraid to Shoot Strangers tratta la paura di partire per la guerra; Fear Is The Key, scritta poco dopo la morte di Freddie Mercury, è il contributo dei Maiden al tema dell'aids... infine la title-track, manifesto del disco e testimonianza lucidissima dell’immortale paura dell’uomo per il buio.
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Festeggiando il trentennale di “Fear Of The Dark” ci si accorge che le tematiche su cui è incentrato sono ancora attualissime: il nono album degli Iron Maiden condanna ogni tipo di anticonformismo e ingiustizia sociale ed è uno spirito guida da tenere vicino ancora oggi.
Fonte - Impatto Sonoro
🤘🎶🔥
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clacclo · 3 days
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In genere sono io, alto 1,90 m, ad essere quella persona eppure, all'ultimo concerto, mi sono ritrovato dietro ad uno più grande di me che mi copriva tutto!
Karma bastardo.
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clacclo · 3 days
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E guardo il mondo da un oblò...
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clacclo · 3 days
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Winter Is coming!
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