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kilroysac · 3 years
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Ormai per Sam stava diventando una preziosa abitudine quella di girare per casa con il suo lupetto in braccio o fissato nella portantina. Alex sembrava amare il suo essere a stretto contatto con il calore del padre e, molto spesso, lo induceva ad un pacifico sonno che l'hacker gli invidiava. Gli invidiava anche il suo essere così innocente e riuscire a dormire senza troppi preoccupazioni, anche se doveva ammettere un netto miglioramento nel ciclo veglia sonno e, soprattutto, gli incubi sembravano infestargli meno la mente una volta che si era confidato con la moglie. Senza neanche accorgersene, si ritrovò di fronte al piano, si sedette allo sgabello e cominciò a suonare. Da principio si trattava di poche deboli note, poi il suo istinto e la sua memoria lo riportarono ad un brano che, a pensarci bene, aveva una grande importanza per lui. Nella sua mente iperattiva, le pareti della casa di New York si dissolsero e vennero sostituite da quelle oxfordiane in cui Elizabeth lo aveva ospitato per quel famoso concerto dei Cinematic Orchestra. E quell'accidentale sfiorarsi delle dita... la sua lince non lo aveva mai saputo ma l'aveva osservata a lungo, temendo di aver rovinato qualcosa. Temendo di essersi giocato l'unica finestra per capire i sentimenti della pianista. Era già innamorato, allora, ma nella sua mente e nel suo cuore era spaventato, sebbene lui avesse dissimulato il tutto sotto una coltre di affabilità e apparente sicurezza. Elizabeth aveva cominciato a essere speciale per lui da... non avrebbe saputo stabilire quando con precisione anche se ne aveva visto tutti i segnali. Sorrise quando si accorse che il piccolo si era addormentato e, con un gesto molto lieve, gli baciò il capino. Rimase a fissare la tastiera perso nei suoi pensieri, una volta finito il brano...
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kilroysac · 3 years
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Boston Chapman house flashback 1988
Spesso e volentieri Sam si estraniava dal mondo, inforcando le cuffie nelle orecchie e alzando il volume. Lo faceva spesso, soprattutto quando sua madre e suo padre litigavano. La motivazione? Naturalmente al grande Brian Chapman non andava che il suo pupillo, la creatura su cui aveva concentrato tutte le sue illusioni di grandezza riflessa, gli sfuggisse dalle mani. Molto spesso il padre aveva palesato la sua delusione e la sua frustrazione sul piccolo definendolo un fallimento, un piagnone, un debole. Samuel aveva imparato ben presto a non farsi vedere piangere dal grande neurochirurgo, consapevole com'era che sarebbe stato oggetto di derisione o, peggio ancora, di mortificazione. Il piccolo Sam aveva dovuto farsi le ossa ben presto per sfuggire agli strali dell'unico uomo adulto della famiglia eppure, a volte, qualcosa sembrava non riuscire ad evitarla, per quanto lui disperatamente tentasse. La madre invece con lui era gentile, generosa. Il suo sguardo non era meno che dolce e tenera nei suoi confronti. Lo trattava come se fosse l'unica sua vera fonte di felicità e Sam vi si affidava senza riserve. Avrebbe smosso il mondo per vederla felice, per evitare che i suoi genitori litigassero, a causa sua. Eppure la madre non gli aveva mai fatto pesare nulla e, soprattutto, lo amava di un amore incondizionato. Quando Samuel rincasava da scuola, lei non mancava mai di chiedergli com'era andata la giornata ma, cosa che trovava sorprendente più di tutte, lei sapeva leggere nel suo cuore. Sua madre sapeva sempre se c'era qualcosa che lo turbava. Perché il padre non poteva essere come lei? Perché non lo amava? Era colpa sua? C'era qualcosa di sbagliato in lui? Forse doveva essere meno intelligente o non lo era abbastanza? Forse aveva ragione, forse era una mammoletta e doveva diventare più duro, meno sensibile. Qualunque cosa facesse, Sam non si sentiva abbastanza per suo padre. Il piccolo si sentiva invisibile e, molto spesso, questo aveva infestato le sue notti con incubi terribili. E, come sempre, era sua madre a correre da lui, a rassicurarlo, a fargli capire che era solo un sogno e nessuno gli avrebbe mai fatto del male. In realtà Samuel aveva più paura di ciò che vedeva e sentiva durante il giorno, aveva cominciato a comprendere che la bella famiglia tanto decantata dal padre era solo una bugia. Avrebbe voluto urlare per la rabbia ma sapeva perfettamente che sarebbe stato inutile. E allora riprendeva a isolarsi, a tentare di studiare. In fondo era la sola cosa che gli riusciva davvero bene...
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kilroysac · 4 years
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Estratto Role [ Oxford 08 Settembre 2018 - King's Cottage] Elizabeth * Avevo deciso di non avvisare i miei genitori riguardo il mio arrivo ad Oxford e quindi volevo festeggiare il mio compleanno con Samuel, nel nostro cottage scelto con cura durante le nostre vacanze a Los Angeles. Quindi decisi di avvisarli che saremo andati a trovarli nel weekend; mio fratello, tanto per cambiare era stato chiamato in missione e quindi chissà per quanto tempo sarebbe mancato da casa. L'unica cosa che mi rodeva era non essere riuscita a fargli conoscere per bene Samuel eppure non hai mai approfittato del mio invito. Quel sabato eravamo stati invitati a pranzo, un pranzo che mia madre aveva impostato già dalla mattina lo sapevo e già immaginavo la sua reazione e quella di mio padre quando avrebbero saputo della notizia che aspettano da una vita. Cercavo di mascherare a Samuel la mia agitazione, cercando di dedicarmi a lui rassicurandolo perché lui avrebbe dovuto affrontare mio padre come da tradizione e potevo immaginare che potesse essere una situazione un po' frustrante. Poco prima di uscire dalla macchina che avevamo prontamente noleggiato al nostro arrivo In Inghilterra, lo guardo e gli stringo la mano* Everything will be fine Wolf… Samuel Ridacchiò divertito. "In genere non sarei così nervoso miss ma ci tengo davvero tanto che i tuoi genitori, soprattutto tuo padre, sentano esattamente quello che sento io. Ossia che è la cosa giusta. Elizabeth Se ti consola...sono sicura che mia madre abbia già fatto una lista mentale a chi dirlo in tutta Oxford quindi..non penso che il responso sarà negativo..* lo rassicuro mantenendo un tono ironico* Samuel Alexander Chapman Le rivolge uno sguardo incredulo. "Siamo a questi punti? Non prendertela è che non sono abituato a... una famiglia così. Da una parte è bello miss, dall'altra... mi sarebbe venuta voglia di fuggire. Sto scherzando ma mica tanto." Elizabeth * Ridacchia nel vedere la sua reazione* Già...ora capisci perchè non sono una figlia provetta che va a trovare i genitori ogni volta? Su questo non preoccuparti...saprò come tenere a bada mia madre, sa che sono riservata su questo genere di cose...quindi stai pure tranquillo. Sei..pronto? Fai un bel respiro my love.. Samuel I'm ready as I can ever be. Elizabeth * Annuisce appena e sgancia la cintura del sedile per poi aprire lo sportello ed uscire dalla vettura; aveva appena piovuto quella mattina e a quell'ora il sole era alto in cielo e si sentiva nell'aria l'umidità della pioggia fresca caduta sul prato sempre ben curato del cottage di quella casa. Attende Samuel e gli prende la mano affiancandosi* Samuel I love you. Nel caso non avessi occasione di dirtelo dopo. *Si avvicinano alla porta di casa e Sam bussa piano attendendo che qualcuno aprisse loro. Un ultimo sguardo sfuggevole verso Liz e sorrise dolce.* Elizabeth * Lo guarda e gli rivolge un sorriso rassicurante mentre attendono che sua madre apri la porta* I love you too my wolf.. * Dopo qualche istante ad aprire la porta si presenta mio padre e d'istinto gli sorrido e lo abbraccio piano, dopo aver fatto due passi dentro la casa* - Welcome back Lizzie..* mi sussurra all'orecchio, prima di lasciarmi andare e dare l'attenzione a Samuel * Bentornato Samuel, è un piacere riaverti qui.. [....] Samuel Samuel sorride alla menzione di quella serata indimenticabile in cui le aveva chiesto di sposarla. "Ok, mi sa che è meglio che racconto tutto dall'inizio. Elizabeth non è una persona con cui è facile organizzare una sorpresa. E' molto intuitiva, quasi quanto me. Per cui ho dovuto fare una telefonata a un vecchio amico di Los Angeles per organizzare una cena particolare. Inoltre ho anche fatto un giro per cercare un regalo speciale. Ammetto di essere abbastanza agitato nel raccontare questa cosa. In breve..." le rivolse uno sguardo pieno d'amore. "ecco... ho combinato tutto questo semplicemente per farle una domanda molto importante per la nostra coppia. Forse la domanda con la d maiuscola. Le ho chiesto se... se voleva sposarmi..." l'aveva detto con un filo di voce da tanta era la tensione che aveva addosso. Elizabeth * Ammiro il coraggio con cui Samuel racconta quella serata e sorrido tra me mentre di sottecchi osservo le espressioni dei miei genitori; mia madre era inquieta in modo positivo e mio padre aveva un espressione indecifrabile ma un lieve sorriso sulle labbra al sentire le ultime parole del ragazzo.* ...E ho accettato di essere sua moglie..* aggiungo con un nodo alla gola mordendomi appena il labbro mentre mia madre dopo aver urlato brevemente con le mani alle labbra si alza sulla sedia e mi abbraccia* Lizzie, my dear...è una bellissima notizia...* Mio padre invece, per quanto potessi vederlo si alza e si avvicina a Samuel allungando una mano* Se era il mio permesso che volevi chiedere...Well, te l'ho dato fin dalla prima volta che sei entrato in questa casa Mr. Chapman. Samuel Sam cominciò a respirare nuovamente quando sentì quelle parole. "In effetti si, era la cosa che temevo di più, che lei non fosse d'accordo. Elizabeth è una donna fortunata per la famiglia che ha. Grazie." Viene travolta dall'abbraccio della madre di Elizabeth felice per la notizia. Sorride divertito o forse era la tensione di cui si era finalmente liberato. Elizabeth * Mio padre allunga un sorriso e sospira piano* Non nego che tu sia fortunato Samuel ad avere l'onore di avere al tuo fianco mia figlia ma sei riuscito a ridarle il sorriso e lo vedo nei suoi occhi, nel suo essere che tu le stai facendo del bene. Ne ha bisogno...davvero tanto bisogno anche se non te lo dirà mai...Per questo te ne sono grato,immensamente...* gli sussurra piano queste ultime parole,in modo che io non le possa sentire mentre gli stringe la mano con vigore. Mia madre dopo avermi abbracciato mi prende la mano, per vedere l'anello curiosa e sospiro piano * See, I will not be alone forever mum...* la rassicuro dandole modo di guardare per poi ritrarre la mano. * E avete già deciso la data, e dove e..* mia madre comincia a farneticare e io scuoto la testa* No, dobbiamo ancora decidere tutto...appena torneremo a New York ci penseremo* Samuel Sam ascolta le parole del padre facendo un lieve cenno di assenso, senza aggiungere altro. "No, ancora niente date, né luogo. Vogliamo valutare tutte le possibilità." In realtà lui sentiva che forse sarebbe stato meglio sposarsi in un luogo diverso da New York. Da quando era diventato scaramantico? Non lo sapeva. E poi Elizabeth era così felice di essere lì a Oxford. Chissà...
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kilroysac · 4 years
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#literaryloungedistanceweek Wolf's lair 27.09.20 flashback Soundtrack Penguin Café Midnight Sun https://youtu.be/RS3x6l-LuIA
Alexander è inquieto stasera. Forse sente qualcosa nell'aria, una tensione che non so da dove provenga. I neonati sono così ricettivi ed è una cosa che devo imparare di nuovo, nonostante mi reputi un lupo sensibile. Non piange, non si lamenta, è solo forse troppo attivo e dovrebbe dormire a quest'ora. Con un lieve sorriso penso che forse il suono del piano potrebbe rasserenarlo e indurlo al sonno. Decido di prendere il marsupio a fascia, stringendolo a dovere per non rischiare di far cadere il mio lupacchiotto, e mi dirigo verso il piano. "Lo sai piccolo mio, ti abituerai a sentire suonare il piano da me o da tua mamma e spero che diventerà un suono gradito, che ti ricondurrà spiritualmente a casa ogni volta che ne avrai bisogno. Anche quando ti troverai mille miglia lontano da qui. Perché accadrà prima o poi crescendo. E' in fondo una legge di natura: noi genitori vi cresciamo ma dobbiamo anche essere pronti a vedervi lasciare il nido. Ora però è presto per questo, in fondo sei appena arrivato qui e, immagino, le tue priorità siano quelle di capire come funziona, che cosa è questo mondo e cosa ha a che fare con te. Noi genitori saremo la tua costante per un sacco di tempo, te lo prometto." Sam si siede al piano e comincia a suonare alcune note di un brano, stando attento al suo piccolino, alle reazioni che ha sulla musica. Sta cercando di trasmettere tutto il suo amore e la dolcezza che sta provando in quel momento. Teme di aver scelto un brano poco rilassante ma suo figlio lo sorprende, addormentandosi dopo le prime note. Forse era stato contagiato dalla pace interiore che provava, come se fosse nato per quel momento. Gli sarebbe piaciuto tanto che il suo io adolescente potesse vederlo, vedere dov'era arrivato. Lui che per molto tempo si era definito un completo disastro ora invece era padre e stava crescendo quella piccola vita. Una vita che chiedeva solo amore, come Alex gli stava dimostrano. Continuò a suonare, sfiorando dolcemente la testa del suo cucciolo. Ripensò anche a tutte le volte in cui si era sentito distante psicologicamente da casa, tutte le volte in cui ha pensato di non averne una. All'esterno Samuel appare come un uomo sicuro di sé, e per certi versi questo è anche vero, ma dentro ci sono tutte le cicatrici della sua vita. Le distanze fisiche ma soprattutto mentali... quest'ultime gli hanno pesato molto di più e, ancora oggi, non ha armi né mezzi per colmarle, quando accade. Il brano finisce e lui posa delicatamente le mani sulla tastiera. Alexander si è addormentato finalmente ma non ha il coraggio di muoversi da lì. Si gode il silenzio, interrotto solo dal respiro e dal battito del cuore di suo figlio. Fenrir lo guarda con espressione curiosa, cercando di capire cosa passi nell'animo del fratello più grande. Sam scuote la testa leggermente. "Va tutto bene, ora." sussurra.
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kilroysac · 4 years
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Haddon Hall Bakewell 20.09.19 Snow Lynx and Wolf wedding Soundtrack Patrick Watson Sit Down Beside Me https://youtu.be/ESrVzHTZl54 Immagine centrale a colori by Eleanor D. Mills Mentre attendeva all'altare l'arrivo di Elizabeth, che non vedeva da mercoledì pomeriggio, molti pensieri si erano affacciati alla sua mente. La sua famiglia era lì con lui. Ne avevano passate tante in quell'anno ma la solidità non era mai venuta meno. Fino all'ultimo momento aveva temuto un'intervento da parte di Brian Chapman ma sapeva di poter contare su William, quel fratello che quattro anni fa non sapeva che esistesse ma che tanto aveva fatto per lui. Tanti pensieri, tutti belli. Finalmente si sentiva amato come non lo era stato mai. Merito era anche di quella donna che stava per diventare sua moglie. Chissà se si doveva aspettare un leggero ritardo, se doveva temere che lei ci ripensasse... "Oh shut up." disse basso quasi un ringhio da lupo. Sentì la mano di suo fratello sulla spalla. "La tua mente ti sta proprio torturando, soldato." Fece un lungo sorriso e annuì ma non aggiunse altro. Erano tutti lì. Tutte le persone che davvero contavano per lui e questo lo riempiva di gioia. Con la coda dell'occhio fece un lieve saluto alla fotografa e sicuramente lei avrebbe intuito quanto fosse teso. Felice ma teso. E poi all'improvviso sentì le prime note della canzone che avevano scelto. Era il momento che avevano tanto atteso. Finalmente la cerimonia stava prendendo forma e lui si stava sposando per la seconda volta. Il suo cuore stava scoppiando per la gioia. Quando la vide sgranò gli occhi. "Lords of Kobol, è bellissima" esclamò. Il suo sguardo incantato a fissarla mentre avanzava accompagnata dal padre. 𝑺𝒊𝒕 𝒅𝒐𝒘𝒏 𝒃𝒆𝒔𝒊𝒅𝒆 𝒎𝒆 𝒂𝒏𝒅 𝒔𝒕𝒂𝒚 𝒂𝒘𝒉𝒊𝒍𝒆 𝑳𝒆𝒕 𝒐𝒖𝒓 𝒉𝒆𝒂𝒓𝒕𝒔 𝒅𝒐 𝒕𝒉𝒆𝒊𝒓 𝒑𝒂𝒓𝒕 𝑾𝒊𝒕𝒉 𝒘𝒊𝒏𝒆 𝒂𝒏𝒅 𝒘𝒐𝒓𝒅𝒔 𝒕𝒐 𝒎𝒆𝒆𝒕 𝒕𝒉𝒆 𝒉𝒐𝒖𝒓𝒔 𝑺𝒐 𝒕𝒉𝒆 𝒅𝒂𝒚 𝒏𝒆𝒗𝒆𝒓 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒕𝒔  Elizabeth: * Quando resta sola con suo padre, nel piccolo cottage prima di uscire dalla porta si lascia andare ad un profondo sospiro; si sa, la figlia è sempre più legata al padre in genere e in questo caso Elizabeth non era un eccezione.* " Sei pronta Lizzie? * le chiede quindi, con un sussurro tenero e un braccio offerto come appoggio per il tragitto. La pianista annuisce, incerta, con la paura dell'ignoto che suo padre conosce e per il quale le bacia dolcemente la testa con un sorriso* " My dear..hai affrontato molto di peggio e non devi aver paura di essere felice..questo sarà un giorno che ricorderai per tutta la vita..". A quelle parole, Elizabeth allunga un sorriso e inspira profondamente prima di uscire dal cottage e intraprendere il viottolo che portava alla sala adibita per la cerimonia; quella stradina, in mezzo alla natura le infondeva una sorta di calma, in quel momento apparente, ma che l'aiutava a sentirsi a casa. In fondo era la sua terra quella, non poteva non sentirsi un estranea. Sorride a questo pensiero e guarda piano dove mette i piedi; lo strascico è lungo e un ragazzino è stato appositamente incaricato nel non farlo toccare a terra fino all'entrata all'edificio. Attraversano quindi la corte, in religioso silenzioso ma la presa di suo padre è forte e rassicurante e solo in quel momento capisce il significato di averlo al suo fianco in quegli istanti che precedono l'arrivo in sala. Un magnifico significato che la fa sorridere ancora. Varcano la soglia della tenuta e, la prima porta a destra era la sala dove Samuel la stava aspettando ed è qui che si ferma; sente il cuore batterle forte, quasi in gola, lo stomaco chiuso e il fiato mozzato quindi socchiude le labbra..non deve farsi prendere dal panico. Suo padre la stringe ancora e le sussurra* " Quando sei pronta...andiamo..".I pensieri nella testa di Elizabeth sono indecifrabili, persino per lei e non vuole prestare attenzioni a quelle mille voci quindi annuisce piano, senza distogliere lo sguardo davanti a se e piano, oltrepassa l'arcata in trifoglio fatta appositamente per la cerimonia.Lo vede, rivolto verso di lei a guardarla e automaticamente sorride, mordendosi piano il labbro mentre avanza e non riesce..a percepire la presenza degli invitati che sono attorno a lei; dovrebbe andare più piano ma..inconsciamente il suo passo è quasi affrettato. * S: Sam dovette reprimere un sorriso divertito vedendola affrettare il passo verso l'altare. Per un impercettibile istante aveva temuto che cadesse, a causa del lungo strascico che non facilitava di certo i movimenti nonostante la sua costante e perenne eleganza che quell'abito rendeva ancora più evidente. Se, quando l'aveva conosciuta, aveva pensato che volasse sui tacchi ora, con quell'abito sembrava di vederla muoversi su una nuvola. Mancava l'aureola e le ali, e avrebbe potuto dire di vedere un angelo avvicinarsi a lui. Il suo istinto protettivo, però, l'aveva quasi spinto a correrle incontro per evitare il peggio. La sua mente razionale gli disse che la sua paura era immotivata e gli diede ragione quando se la vide accanto a sé. Le mani tremarono leggermente quando le sfilo il velo. La cerimonia ebbe inizio ma lui fece fatica a tenersi cosciente. La sua mente era fissa su Elizabeth, sulla felicità che stava provando. Rifletteva anche sulle parole che l'officiante stava pronunciando che per lui erano vere e sacrosante. Era convinto che quello che stava accadendo ora era scritto nel suo codice e niente e nessuno avrebbe potuto impedirlo. Si riscosse dai quei pensieri quando sentì chiedere gli anelli per pronunciare la promessa ma lui aveva in serbo una piccola sorpresa. Con arte da attore consumato chiese a Will se aveva gli anelli e lui gli resse il gioco, spalancando gli occhi, dicendo che erano rimasti nel suo alloggio. Si era messo d'accordo con suo fratello e sua madre per farle portare dal suo cucciolone Fenrir che era stato vestito o, meglio, aveva messo un papillon con dentro le loro fedi. Un piccolo fischietto si sentì risuonare e nel pieno silenzio risuonò il zampettare festoso del suo lupo che si avvicinò al suo alpha. "Che bel fiocchettino... oh ma guarda. Erano qui gli anelli. Bravo cucciolone!" La sala scoppiò in una fragorosa risata e la cerimonia poté continuare. Nuovamente le mani di Sam tremarono per l'emozione. ""Ho sempre affermato che la musica mi ha salvato la vita e ho sempre inteso seriamente queste parole, anche quando le persone non potevano comprendere davvero o pensavano che fossi esagerato. Quando..." fece una pausa perché la sua voce si era incrinata per l'emozione. "Quando mi hai incontrato la prima volta io stavo affidando alla musica il mio dolore e il mio essere un uomo con il cuore spezzato. E ho avuto la fortuna di essere visto da qualcuno che aveva la sensibilità per apprezzare. La musica è diventata la colonna sonora del nostro scambio di mail e, infine della nostra storia. The book of love has music in it, in fact that's where come from. * e dicendo quella citazione del brano fatto da Peter Gabriel le fa un cenno di intesa da uomo innamorato e continua: "Abbiamo costruito pagine importanti di quel libro finora ma quel che scriveremo dopo oggi... sarà meraviglioso. E voglio leggerlo insieme a te. Ti amo e..." ha gli occhi lucidi ora, scuote la testa per essere meno emotivo. "Passerò il resto della mia vita a renderti la donna più felice del mondo, a trattarti esattamente come meriti, e sai che io mantengo le mie promesse. Sempre." Trattenne ancora per un po' la mano di lei nella sua. Elizabeth: *Man mano che si avvicinava al suo futuro sposo, poteva mettere a fuoco con maggior precisione la sua innata eleganze che spesso e volentieri nasconde dietro ad un abbigliamento casual che, non valorizzano questo suo lato. E' meraviglioso in quel completo scuro, lo ha sempre dichiarato apertamente e l'ha sempre affascinata; quel giorno, quella sensazione è più forte, tanto da lasciarla quasi senza fiato. Non distoglie lo sguardo dal suo futuro sposo, che è visibilmente emozionato, forse più di lei e, nel momento in cui suo padre si ferma per lasciarla andare si gira a guardarlo e socchiude gli occhi quando riceve quel bacio sulla guancia. " Ti voglio bene Elizabeth..sei in mani sicure, fidati di tuo padre" le sussurra prima di farle fare quei passi che l'avrebbero "simbolicamente" separata da quel legame familiare e affettivo. La pianista, annuisce piano forse inconsciamente aveva bisogno di quella rassicurazione ulteriore e, inspirando a pieni polmoni muove quegli ultimi passi verso Samuel. Gli si affianca e con un sorriso che nasconde la tensione pronuncia un flebile " Hey you…" dopo aver provato un ulteriore pressione al petto, quando lentamente le aveva sollevato il velo per guardarla meglio negli occhi. Durante la cerimonia cerca la sua mano da stringere per tutto il tempo mentre ascolta le parole dell'uomo che li avrebbe uniti legalmente, per sempre; parla di percorso insieme, di difficoltà da superare, di crescita interiore, di compro messi…un percorso che hanno già iniziato qualche anno fa, di sottecchi guarda Samuel, il suo essere perso nei pensieri come immaginava e il suo riscuotersi per tornare con i piedi a terra nel momento in cui dovevano scambiarsi gli anelli. Si morde il labbro per trattenere una risata, era il solito con la testa fra le nuvole anche quel giorno…Non immaginava di certo che, nel momento successivo avrebbe provato una sorta di panico, un imprevisto che avrebbe rovinato la perfezione del momento; sgrana gli occhi senza dire nulla mettendosi una mano sulla fronte e, pronta a dire la sua quando un leggero fischio risuona nella sala e, appare dall'entrata Fenrir, il lupo di Samuel con un papillon al posto del collare con qualcosa di legato o ricamato sopra, che si dirige verso di loro. - Samuel…? - si deve bloccare quando, vede perfettamente le loro fedi agganciate al papillon del lupo e trattiene una risata, lasciandosi andare invece ad un sospiro di immenso sollievo, scuotendo appena la testa. Nel guardarlo ora negli occhi, mentre le prende la mano per pronunciare quelle parole, si perde…per l'ennesima volta in quell'amore che sprigiona in tutti i modi nei suoi confronti; mantiene un sorriso emozionato, talvolta si morde le labbra come a volerlo trattenere per la grande emozione mentre la fede scivola senza indugio nel suo anulare sinistro, nonostante tremasse anche la sua mano, leggermente. Alla sua volta, si china piano, per prendere l'anello destinato a Samuel e, si ferma guardandola per qualche secondo prima di prendere la sua di mano sinistra e, con un piccola risata nervosa lo fissa prima di aprire il suo cuore* - Eravamo due anime ferite, chi dalle troppe delusioni, chi dalle perdite importanti. La musica ci ha unito, è vero…e forse in quel momento ci siamo riconosciuti e senza nessuna pretesa, ci siamo avvicinati l'un altro sempre di più. Tu…con la tua immensa pazienza, con il tuo cuore grande, con il tuo affetto, la tua comprensione, il tuo rispetto e le tue parole..sei riuscito a trovare la chiave giusta per poter entrare dentro il mio di cuore, ferito profondamente e chiuso a tempo indeterminato, deciso a restare chiuso. Ci sei riuscito e ancora oggi non riesco a trovare una spiegazione logica se non qualcosa di inspiegabile chiamato amore che ha fatto sì che oggi, nonostante le difficoltà, le distanze, le incomprensioni…siamo qui. E io sono qui e ci sarò per sempre per te per renderti felice per tutto il nostro percorso insieme..i'm yours and i'll always be. I love you Samuel Alexander Chapman - * le ultime parole, quasi fossero intime le pronuncia piano senza distogliere lo sguardo dal suo mentre infila la fede nel dito del suo ora, sposo. S: Sorride compiaciuto per il leggero panico che aveva letto nel volto di sua moglie, ormai poteva a pieno titolo chiamarla così, quando aveva finto lo smarrimento delle fedi. La sorpresa non poteva riuscire meglio. Dovette però mordersi le labbra quando lei pronunciò la sua promessa e mimò un "I love you too." Quando l'officiante pronunciò quelle antipatiche parole "se c'è qualcuno che è contrario a questa unione che parli ora o taccia per sempre." Sam rivolse uno sguardo verso i partecipanti alle nozze con fare truce, temendo il peggio. Will o meglio il suo servizio di sicurezza era stato impeccabile. Gli aveva promesso che non ci sarebbero stati intrusi spiacevoli e così era stato. Ormai non si preoccupava più di dover ricambiare, no. Lui era parte della sua famiglia e, come tale, avrebbe potuto domandargli qualsiasi cosa e Sam avrebbe fatto in modo da farglielo arrivare senza nessuna protesta. Tirò comunque un sospiro di sollievo quando vide che nessuno si era fatto avanti. Ora mancavano solo le fatidiche parole. Lui si girò di nuovo verso il sacerdote che disse: "Con i poteri conferitomi io ora vi dichiaro marito e moglie. Ora può rilassarsi e baciare la sposa." La frase aveva suscitato l'ilarità di tutti, compresa la sua. Non si fece attendere per quanto riguarda il bacio. Prese con estrema dolcezza tra le mani il volto di Elizabeth e la baciò cercando di farle arrivare tutto quello che aveva provato fino a quel momento. Al diavolo per una volta potevano fare uno strappo alla riservatezza.... Elizabeth: * La reazione di Samuel, a quelle parole la preoccupano leggermente; sapeva e si vedeva che era teso..forse poteva anche aspettarselo visto la sua mania di avere tutto sottocontrollo che, potesse esserci una minima possibilità di un imprevisto; chi poteva mai, rovinare la loro unione? La sua ex, suo padre? Maybe...i suoi fantasmi del passato e forse Elizabeth, poteva aspettarsi quest'apprensione da parte sua. Quando nessuna intrusione da parte dei presenti, osa ostacolare la loro unione Samuel dopo essersi guardato attorno automaticamente si rilassa e quel respiro che inconsciamente la pianista aveva trattenuto per lui lo lascia scivolare dalle sue labbra, sentendo un moto di istantanea felicità. Quella felicità che traspare dal sorriso pieno di Elizabeth quando vengono proclamati marito e moglie, finalmente. Si volta a guardaro, ora visibilmente più rilassata e si avvicina di un passo quasi a facilitargli il compito; non vedeva l'ora di baciarlo, non aspettava altro. Si alza piano sulla punta dei piedi quindi e accoglie quel bacio senza remore che ricambia con fervore, circondando un braccio alle spalle del marito per stare più vicina. In quel momento gli invitati erano spariti, c'erano solo loro due e la loro unione perfetta.*
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kilroysac · 4 years
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𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝟏𝟗𝟖𝟗 𝐅𝐥𝐚𝐬𝐡𝐛𝐚𝐜𝐤 Soundtrack: Prayers for rain - The Cure https://youtu.be/DtQOlErK2bI
𝘠𝘰𝘶 𝘴𝘵𝘪𝘧𝘭𝘦 𝘮𝘦 𝘐𝘯𝘧𝘦𝘤𝘵𝘪𝘰𝘶𝘴 𝘴𝘦𝘯𝘴𝘦 𝘰𝘧 𝘏𝘰𝘱𝘦𝘭𝘦𝘴𝘴𝘯𝘦𝘴𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘱𝘳𝘢𝘺𝘦𝘳𝘴 𝘧𝘰𝘳 𝘳𝘢𝘪𝘯 𝘐 𝘴𝘶𝘧𝘧𝘰𝘤𝘢𝘵𝘦 𝘐 𝘣𝘳𝘦𝘢𝘵𝘩𝘦 𝘪𝘯 𝘥𝘪𝘳𝘵 𝘈𝘯𝘥 𝘯𝘰𝘸𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘩𝘪𝘯𝘦𝘴 𝘣𝘶𝘵 𝘥𝘦𝘴𝘰𝘭𝘢𝘵𝘦 𝘈𝘯𝘥 𝘥𝘳𝘢𝘣 𝘵𝘩𝘦 𝘩𝘰𝘶𝘳𝘴 𝘢𝘭𝘭 𝘴𝘱𝘦𝘯𝘵 𝘰𝘯 𝘬𝘪𝘭𝘭𝘪𝘯𝘨 𝘵𝘪𝘮𝘦 𝘈𝘨𝘢𝘪𝘯 𝘢𝘭𝘭 𝘸𝘢𝘪𝘵𝘪𝘯𝘨 𝘧𝘰𝘳 𝘵𝘩𝘦 𝘳𝘢𝘪𝘯
Samuel Chapman era sempre stato un'incognita tanto per i suoi compagni di classe quanto per gli insegnanti. Se eri una di quelle persone che si limitavano a notare l'apparenza, ti imbattevi nella sua particolare versione di studente modello ma anche di ragazzino capace di creare scompiglio e procurarsi occasioni di sollievo, con battute divertenti e molto altro ancora. Intelligente. I suoi occhi blu riflettevano un'anima ricettiva ma, allo stesso tempo silenziosa, riservata. Sam era fin troppo attento a celare dentro di sé i propri demoni interiori, derivati da una famiglia felice solo in apparenza. Una recita agli occhi di chi doveva credere nel grande Brian Chapman, medico competente e padre fallimentare. Il primo giorno di scuola per Sam era una prassi da compiere come tante altre. Era uscito da casa sotto un cielo plumbeo che sembrava voler far rovesciare giù tanta acqua da allagare le strade sporche di Boston. Tutto però era davvero sospeso, come se qualcosa, o qualcuno, stesse ponendo una virtuale diga. Sam inforcò le cuffie e azionò il walkman e cominciò a macinare i metri che separavano casa dalla scuola. Un falso mito quello di non riuscire ad ascoltare sia il traffico, sia la musica, lui ne era perfettamente in grado, abituato com'era da anni. Alle orecchie risuonò un brano dei Cure che rifletteva il suo animo tormentato. Ecco cosa si perdeva chi non riusciva a decifrare quel complicato puzzle chiamato Samuel Chapman. Le note gli erano così familiari, tanto che le sue labbra si muovevano istintivamente nel mimare il testo. Non amava la sua voce tanto meno farsi sentire cantare dagli altri. Dovette fermarsi per un breve istante, per non rischiare di essere investito, anche se sarebbe stato così semplice lasciarsi andare, partire dal mondo senza che nessuno... forse solo la madre lo avrebbe fatto ... nessuno si sarebbe accorto della sua assenza. Alza gli occhi verso il cielo, le nuvole sono sempre più nere, probabilmente al ritorno si sarebbe bagnato come un pulcino. Non importa, non era importante. Sentire la pioggia su di sé lo avrebbe fatto sentire vivo per una volta. Arriva nei pressi dell'edificio scolastico e qualcuno lo saluta, riconoscendolo da lontano. Sam preme il tasto stop nel walkman e tira via le cuffie. E' tempo di immergersi nuovamente in un altro anno e non sa quello che gli porterà. Dentro di sé continua a pregare perché piova.
𝘠𝘰𝘶 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘯𝘨𝘭𝘦 𝘮𝘦, 𝘦𝘯𝘵𝘢𝘯𝘨𝘭𝘦 𝘮𝘦 𝘐𝘯 𝘩𝘰𝘱𝘦𝘭𝘦𝘴𝘴𝘯𝘦𝘴𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘱𝘳𝘢𝘺𝘦𝘳𝘴 𝘧𝘰𝘳 𝘳𝘢𝘪𝘯...
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kilroysac · 4 years
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New York, Brookdale Hospital. Non erano neanche passate 24 ore dalla nascita di Alexander ma era troppo eccitato e non riusciva a calmarsi e passare da casa. Inoltre la sua famiglia era ancora tutta lì e, dentro di se, non aveva poi così tanta voglia di tornare a casa. Anche se era contro ogni logica. In fondo Alexander era accudito dalle infermiere e Elizabeth, finalmente, si stava prendendo il meritato riposo, dopo il parto. A parte questioni di... pubblica relazione, avrebbe potuto tranquillamente tornare a casa considerato il fatto che non c'era molto che lui potesse fare. Non voleva, semplicemente. Trovò un angolino in disparte, tirò fuori il suo smartphone e cominciò a digitare. Letter to the future 01.09.20 𝘋𝘦𝘢𝘳 𝘈𝘭𝘦𝘹. 𝘐𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘱𝘢𝘱𝘢̀ 𝘯𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘦 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘪𝘯𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘵𝘶 𝘴𝘪𝘢 𝘯𝘢𝘵𝘰. 𝘛𝘪 𝘩𝘰 𝘨𝘪𝘢̀ 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘭𝘦 𝘣𝘳𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢, 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘮𝘮𝘢, 𝘦 𝘩𝘰 𝘱𝘰𝘵𝘶𝘵𝘰 𝘷𝘦𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘪 𝘵𝘶𝘰𝘪 𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘣𝘭𝘶 𝘦 𝘭𝘢 𝘣𝘰𝘤𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘢𝘱𝘳𝘪𝘷𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘣𝘢𝘥𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰. 𝘚𝘦𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘱𝘪𝘤𝘤𝘰𝘭𝘰 𝘦 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘳𝘪 𝘤𝘰𝘴𝘪̀ 𝘧𝘳𝘢𝘨𝘪𝘭𝘦. 𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘦̀ 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘯𝘴𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘦 𝘢 𝘵𝘰𝘳𝘯𝘢𝘳𝘦 𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘢, 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘵𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘴𝘪 𝘦 𝘳𝘪𝘱𝘰𝘴𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘰𝘱𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘢 𝘯𝘰𝘵𝘵𝘦. 𝘔𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘰𝘭𝘦𝘷𝘰 𝘱𝘢𝘳𝘭𝘢𝘳𝘵𝘪. 𝘕𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘯𝘦𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘭 𝘵𝘶𝘰 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘰 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘦 𝘨𝘪𝘢̀ 𝘮𝘪 𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘷𝘰 𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪, 𝘥𝘪 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘰, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘦 𝘵𝘶 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘪 𝘢𝘯𝘤𝘰𝘳𝘢 𝘯𝘦𝘭 𝘨𝘳𝘦𝘮𝘣𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘢𝘮𝘮𝘢. 𝘍𝘰𝘳𝘴𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦̀ 𝘭'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘭𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘶𝘴𝘤𝘪𝘳𝘰̀ 𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́, 𝘯𝘦𝘭 𝘧𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰, 𝘴𝘢𝘳𝘰̀ 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘨𝘯𝘢𝘵𝘰 𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘯𝘦𝘭 𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘮𝘰𝘥𝘪 𝘦 𝘮𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘰𝘭𝘢 𝘭'𝘪𝘥𝘦𝘢 𝘥𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘴𝘰𝘭𝘰 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰. 𝘚𝘰 𝘤𝘩𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘦𝘳𝘢𝘪, 𝘶𝘯𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘮𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘢𝘪 - 𝘦 𝘮𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘢𝘪 - 𝘴𝘢𝘳𝘢̀: 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘪 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘢 𝘢 𝘧𝘪𝘥𝘢𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘨𝘪𝘶𝘴𝘵𝘦? 𝘐𝘯 𝘳𝘦𝘢𝘭𝘵𝘢̀ 𝘴𝘢𝘳𝘢̀ 𝘭𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢 𝘦 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘦𝘴𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘱𝘰𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦. 𝘛𝘶𝘰 𝘱𝘢𝘥𝘳𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘩𝘢 𝘮𝘢𝘪 𝘢𝘱𝘱𝘳𝘦𝘴𝘰 𝘥𝘦𝘭 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘭'𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘪. 𝘊𝘳𝘦𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘦𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘤𝘩𝘪𝘢𝘮𝘰, 𝘯𝘰𝘯 𝘮𝘪 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘳𝘦 𝘦, 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘱𝘦𝘨𝘨𝘪𝘰, 𝘴𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘮𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘶𝘥𝘰𝘯𝘰, 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘱𝘢𝘳𝘪𝘳𝘦 𝘱𝘪𝘢𝘯 𝘱𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘥𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘷𝘪𝘵𝘢. 𝘘𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘷𝘶𝘰𝘭 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘪 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘳𝘢, 𝘢𝘯𝘻𝘪. 𝘗𝘦𝘳𝘰̀ 𝘴𝘢𝘪 𝘢 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘦 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘥𝘰𝘯𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘤𝘦𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪𝘻𝘪𝘢, 𝘰 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰. 𝘚𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘵𝘢𝘯𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦, 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘦𝘳𝘢𝘪, 𝘪𝘮𝘱𝘢𝘳𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘢 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘦𝘭 𝘵𝘪𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘦𝘲𝘶𝘪𝘭𝘪𝘣𝘳𝘪𝘰 𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘩𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦. 𝘗𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́, 𝘯𝘰𝘯𝘰𝘴𝘵𝘢𝘯𝘵𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘪 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘯𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘨𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘳 𝘥𝘦𝘧𝘪𝘯𝘪𝘳𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪, 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘵𝘪 𝘶𝘴𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘵𝘪 𝘷𝘶𝘰𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘦 𝘵𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘦𝘴𝘢𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘦𝘪. 𝘚𝘱𝘦𝘳𝘰 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘵𝘶 𝘴𝘪𝘢 𝘪𝘭 𝘵𝘪𝘱𝘰 𝘥𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘳𝘪𝘦𝘴𝘤𝘢 𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘥𝘪𝘱𝘦𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘥𝘢𝘨𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘪 𝘮𝘢, 𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰, 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘦 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘱𝘳𝘪𝘮𝘦𝘳𝘦 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘪𝘭 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘰𝘳𝘵𝘢𝘯𝘵𝘪, 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘦𝘪 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘷𝘪𝘵𝘢. 𝘜𝘯𝘢 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘦𝘳𝘤𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘧𝘢 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘳𝘦, 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘰𝘭𝘵𝘪𝘷𝘢 𝘭𝘦 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪𝘻𝘪𝘦. 𝘗𝘦𝘳𝘤𝘩𝘦́, 𝘦𝘧𝘧𝘦𝘵𝘵𝘪𝘷𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, 𝘭𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘪𝘻𝘪𝘦 𝘷𝘢𝘯𝘯𝘰 𝘤𝘰𝘭𝘵𝘪𝘷𝘢𝘵𝘦 𝘦 𝘪𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘰𝘯𝘰 𝘮𝘰𝘭𝘵𝘰 𝘣𝘳𝘢𝘷𝘰 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰. 𝘗𝘶𝘳 𝘯𝘰𝘯 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘷𝘦𝘤𝘤𝘩𝘪𝘰, 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘰 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘪𝘢 𝘦𝘵𝘢̀ 𝘦̀ 𝘥𝘪𝘧𝘧𝘪𝘤𝘪𝘭𝘦 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘢𝘳𝘢𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘦 𝘮𝘰𝘥𝘰 𝘥𝘪 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦. 𝘜𝘯 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢: 𝘴𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘶𝘯𝘰 𝘵𝘪 𝘧𝘢 𝘴𝘰𝘧𝘧𝘳𝘪𝘳𝘦, 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘦 𝘦̀ 𝘶𝘯 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘰 𝘢 𝘤𝘶𝘪 𝘵𝘪𝘦𝘯𝘪, 𝘥𝘪𝘨𝘭𝘪𝘦𝘭𝘰. 𝘏𝘰 𝘧𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘵𝘳𝘰𝘱𝘱𝘰 𝘴𝘱𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘭'𝘦𝘳𝘳𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘵𝘢𝘤𝘦𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯 𝘳𝘢𝘱𝘱𝘰𝘳𝘵𝘰 𝘴𝘪 𝘦̀ 𝘨𝘶𝘢𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰. 𝘗𝘦𝘳 𝘭𝘰 𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘴𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘦̀ 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦 𝘳𝘦𝘤𝘶𝘱𝘦𝘳𝘢𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘵𝘪 𝘮𝘢𝘤𝘦𝘳𝘦𝘳𝘢𝘪 𝘯𝘦𝘭 𝘥𝘶𝘣𝘣𝘪𝘰 ��𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘳𝘦𝘴𝘵𝘪 𝘱𝘰𝘵𝘶𝘵𝘰 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘰 𝘥𝘪𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘳𝘪𝘮𝘦𝘥𝘪𝘢𝘳𝘦. 𝘊'𝘦̀ 𝘶𝘯𝘢 𝘵𝘦𝘤𝘯𝘪𝘤𝘢 𝘨𝘪𝘢𝘱𝘱𝘰𝘯𝘦𝘴𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘶𝘪 𝘴𝘪 𝘳𝘪𝘱𝘢𝘳𝘢𝘯𝘰, 𝘦 𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘴𝘪𝘴𝘤𝘰𝘯𝘰, 𝘨𝘭𝘪 𝘰𝘨𝘨𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘳𝘪𝘦𝘮𝘱𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘦 𝘤𝘳𝘦𝘱𝘦 𝘥𝘪 𝘰𝘳𝘰. 𝘗𝘦𝘳𝘰̀, 𝘴𝘧𝘰𝘳𝘵𝘶𝘯𝘢𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘯𝘰𝘪, 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘶𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢. 𝘊𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘴𝘪 𝘦̀ 𝘳𝘰𝘵𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘦𝘭𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦, 𝘤𝘪𝘰̀ 𝘤𝘩𝘦 𝘦̀ 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰, 𝘦̀ 𝘢𝘯𝘥𝘢𝘵𝘰. 𝘔𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘱𝘦𝘳𝘥𝘪𝘵𝘢, 𝘤'𝘦̀ 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘭𝘢 𝘱𝘰𝘴𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘪 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘯𝘶𝘰𝘷𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘪 𝘦, 𝘮𝘢𝘨𝘢𝘳𝘪, 𝘪𝘭 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰 𝘱𝘶𝘰̀ 𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘦 𝘦𝘴𝘢𝘵𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪𝘭 𝘨𝘳𝘢𝘯𝘥𝘦 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘰 𝘰 𝘢𝘮𝘪𝘤𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘥𝘰𝘷𝘦𝘷𝘪 𝘪𝘯𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘳𝘦. 𝘛𝘪𝘦𝘯𝘪𝘵𝘪 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘢𝘱𝘦𝘳𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰, 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘶𝘴𝘪𝘰𝘯𝘪 𝘥𝘪 𝘤𝘩𝘪𝘶𝘥𝘦𝘳𝘵𝘪. 𝘕𝘰𝘯 𝘴𝘢𝘪 𝘮𝘢𝘪 𝘤𝘩𝘪 𝘱𝘶𝘰̀ 𝘢𝘳𝘳𝘪𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘵𝘶𝘢 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘥𝘢. 𝘏𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘴𝘰 𝘥𝘢 𝘪𝘯𝘴𝘦𝘨𝘯𝘢𝘳𝘦, 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘶 𝘵𝘦 𝘴𝘵𝘦𝘴𝘴𝘰. 𝘐 𝘭𝘰𝘷𝘦 𝘺𝘰𝘶, 𝘈𝘭𝘦𝘹𝘢𝘯𝘥𝘦𝘳 𝘓𝘪𝘢𝘮 𝘊𝘩𝘢𝘱𝘮𝘢𝘯. 𝘠𝘰𝘶𝘳 𝘧𝘢𝘵𝘩𝘦𝘳. Con gesti sicuri, Sam salvò lo scritto e si appuntò mentalmente di trascrivere il tutto sul diario. Ripose nella tasca lo smartphone e si stiracchiò la schiena incrociando le braccia in alto ad altezza della nuca. Era stanco e felice allo stesso tempo. 
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kilroysac · 4 years
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Animals have more fun
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Quattro anni fa la mia ex moglie Joanne e io siamo entrati in uno shelter. In realtà era parecchio che si parlava di adottare un cane e il mio desiderio era di avere a che fare con una razza che fosse più possibile vicina al lupo. Lei se ne viene dicendo che era appena nata una cucciolata di cane lupo cecoslovacco e che potevamo dare un'occhiata, senza per forza dover procedere all'adozione. Giusto per avere informazioni per poter scegliere meglio. Chi mi conosce sa che sono il classico tipo di uomo che ama le informazioni, più ne ha e più può fare la propria scelta con cura, senza il timore di aver fatto passi non oculati. Ci siamo recati in questo rifugio per animali e abbiamo visto la cucciolata. La madre di Fenrir era meravigliosa e c'erano un sacco di piccole pallotte di pelo, una più tenera dell'altra. All'improvviso una di loro si stacca dalla madre e viene spedito verso di me. Spedito per quanto si possa dirlo di un esserino che aveva appena imparato a camminare! Non ho potuto fare a meno di chiedere i documenti per l'adozione, non potevo certo ignorare che lui mi avesse scelto come suo fratello maggiore. Da allora lui è sempre stata la mia ombra, dove vado io, lui è con me. Mi piange il cuore quando non posso portarlo, quando viaggio ma cerco sempre un modo per far si che questo accada il meno possibile. Se non fosse stato per lui, credo che mi sarei lasciato andare dopo il divorzio. Lui mi ha aiutato ad uscire ogni mattina, anche se l'unica cosa che volessi fare era chiudermi in me stesso. So già da ora che sarà un fratello perfetto per Alex, che lo proteggerà e lo amerà, senza fargli del male. Fenrir è il mio fratello lupo, e ogni volta che lo vedo saltellare o correre a perdifiato, mi ricorda quanto è semplice essere felici. A volte lo invidio. Un anno prima Jo e io avevamo adottato una micia burmese di nome Yuki che però ora ha deciso di essere la padrona di mia madre. Gliel'ho affidata in un momento difficile perché pensavo potesse risollevarle l'umore e, soprattutto, perché con il lavoro che faccio mi è difficile occuparmi di un gatto come si deve. So che con mia madre sta bene, è accudita nel migliore dei modi e posso sempre andarla a trovare di tanto in tanto. Ma c'è un altro motivo per cui ho deciso di tenere Fenrir e non Yuki: temo di essere più capace a gestire i lupi che i felini...
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kilroysac · 4 years
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Tears in rain
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Nella sfortuna sono stato fortunato. Mia madre mi ha cresciuto come uomo sensibile. Il che vuol dire che non ho paura di mostrare la mia parte fragile, che se qualcosa mi porta a commuovermi - che sia un brano musicale, un film o una situazione personale - non ho problemi ad esprimere i miei sentimenti. Ci sono ancora dei lati su cui sto ancora lavorando, non perché penso che siano sbagliati, anzi. Comprendo però che non tutti apprezzano certe mie dimostrazioni, quindi cerco di mitigarle. Per molto tempo sono stato "limitato" in un certo senso. Non ero abbastanza uomo perché avevo bisogno di sfogare il dolore anche piangendo. Questo è uno dei più grossi tabù del mondo maschile. Mai farti vedere in lacrime, mai mostrare che hai bisogno di aiuto. Sono diventato bravo a chiudermi in me stesso quando le cose non vanno bene. Sapete però cosa c'è? Anche le persone forti, a volte, hanno bisogno di sfogarsi e di avere una mano sulla spalla, di avere dei confidenti, qualcuno che ti da conforto in momenti difficili. E qui c'è un altro lato mio personale che cerco di smussare: la diffidenza. Spero di poter insegnare ad Alexander che non c'è niente di male a essere se stessi, ad esprimere la propria fragilità ma anche a scegliere accuratamente con chi farlo. Vorrei che imparasse che non c'è niente di male a piangere quando si soffre davvero, anche se si è uomini. Vorrei insegnargli a comprendere che il mondo è pieno di occasioni, di belle persone che aspettano solo di trovare qualcuno sufficientemente sensibile da vedere davvero. Spero che non cresca diffidente e riservato e chiuso al mondo come sua madre. Spero che impari a discernere quali sono le persone di cui fidarsi senza per forza doversi chiudere al mondo. Sarò pronto ad asciugare le sue lacrime e ad ascoltare il dolore per le delusioni che verranno. Spero che non incontri mai sulla sua strada qualcuno che tenterà di farlo sentire sbagliato e di tarpargli le ali. E se sarà una creatura gentile e buona, come penso che possa essere, gli insegnerò che il mondo lo vede come una debolezza ma, in realtà, è una grande forza. Forse la più grande di tutte. 
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kilroysac · 4 years
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Propriocezione
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New York flashback 2015 #literaryloungebodyweek
𝐿𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜𝑐𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 (𝑛𝑜𝑡𝑎 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑐𝑖𝑛𝑒𝑠𝑡𝑒𝑠𝑖𝑎) 𝑒̀ 𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑝𝑎𝑐𝑖𝑡𝑎̀ 𝑑𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑐𝑒𝑝𝑖𝑟𝑒 𝑒 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑜𝑠𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑐𝑜𝑟𝑝𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑒 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖 𝑚𝑢𝑠𝑐𝑜𝑙𝑖, 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑖𝑙 𝑠𝑢𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑎. 𝐷𝑒𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝐶ℎ𝑎𝑟𝑙𝑒𝑠 𝑆𝑐𝑜𝑡𝑡 𝑆ℎ𝑒𝑟𝑟𝑖𝑛𝑔𝑡𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑡𝑎 𝑢𝑛 𝑠𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑜 𝑖𝑛 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑒̀ 𝑟𝑒𝑔𝑜𝑙𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑠𝑝𝑒𝑐𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑐𝑒𝑟𝑣𝑒𝑙𝑙𝑜. 𝐿𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜𝑐𝑒𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑎𝑠𝑠𝑢𝑚𝑒 𝑢𝑛'𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑓𝑜𝑛𝑑𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑛𝑒𝑙 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑚𝑒𝑐𝑐𝑎𝑛𝑖𝑠𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑟𝑜𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑜𝑣𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑡𝑟𝑎𝑚𝑖𝑡𝑒 𝑖 𝑛𝑒𝑢𝑟𝑜𝑛𝑖 𝑑𝑖 𝑓𝑒𝑒𝑑𝑏𝑎𝑐𝑘 𝑠𝑒𝑛𝑠𝑜𝑟𝑖𝑎𝑙𝑒, 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑢𝑖 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑢𝑡𝑖𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑎 𝑒𝑓𝑓𝑖𝑐𝑎𝑐𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑛 𝑓𝑖𝑠𝑖𝑜𝑡𝑒𝑟𝑎𝑝𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑐𝑢𝑝𝑒𝑟𝑜 𝑒𝑑 𝑖𝑛 𝑎𝑙𝑙𝑒𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑠𝑝𝑜𝑟𝑡𝑖𝑣𝑖.
Se c'è una cosa che non manca, come paziente in un ospedale, è il tempo. A parte le sessioni di fisioterapia, quelle di psicoterapia - che detesto - cibo e medicine, non resta molto altro da fare. E se c'è una cosa che la mia mente iperattiva odia con tutto il cuore è l'inattività. Per mia fortuna mi sono imbattuto in una biblioteca particolarmente fornita e non solo dei classici libri romantici, che non sono proprio il mio genere. Ho trovato dei testi interessanti di Oliver Sacks. In uno di questi mi sono imbattuto in questa definizione che mi ha affascinato e portato a fare alcune riflessioni. Mi ha recato sollievo capire che non sono folle, che è vero che in un incidente si può perdere la cognizione del proprio corpo. Di certo questo essere sulla sedia a rotelle non sono io. Ogni volta che mi tolgono le bende per le medicazioni, chiedo che mi venga portato uno specchio. Ho bisogno di vedermi, di vedere le cicatrici, come se stessi disegnando una mappa di questo nuovo corpo che non conosco. So che le infermiere non sono d'accordo, che non dovrei avere percezione di quanto è stato grave il mio incidente ma non sono mai stato bravo a far finta che nulla esistesse. Se devo ritornare a una parvenza di normalità, qualunque cosa significa... questo fa parte del cammino a cui sono destinato. Ho rafforzato i muscoli delle braccia, immagino che sia per non permettere agli altri di muovere la sedia al posto mio. Solo da poco mi hanno dato una sedia automatica, forse perché temono che mi stanchi troppo con le sedute di fisioterapia. In realtà è proprio in quei momenti che ritorno a vivere. La sensazione del pavimento sotto i piedi, il dolore sulla spina dorsale, la fatica di porre semplicemente un passo dopo l'altro... sto combattendo come un leone e, finalmente, vengo aiutato in questo. Ho trovato il modo di corrompere il fisioterapista che lavora con me, grazie alle mie doti di informatico, ma ha anche il mio grande rispetto. So che se lui dice fermiamoci, dobbiamo farlo, anche se questo mi rende un uomo frustrato. Intanto studio, leggo tutti i libri di psicologia a cui posso accedere. L'unica cosa che mi manca è avere una postazione tutta mia. Mi sento isolato dal mondo. Arriva qualche notizia ma filtrata attraverso la tv, quel poco che posso vederla. Sono più occupato a plasmare il mio corpo e a farlo tornare quello di un tempo. Anzi, ambisco a farlo diventare migliore. Avrò bisogno anche di saper come difendermi se qualcuno tenterà di nuovo di uccidermi...
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kilroysac · 4 years
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A sign of forgiveness
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« I'm looking for a sign of forgiveness. (cut) A specific one, a white tulip. » Una delle cose più difficile da fare nella vita è dare il perdono. Non sono una persona molto incline nel fare questo. Per molto tempo ho vagato sulla Terra cercando, appunto, un segno che mi indicasse che potevo smettere di massacrarmi. Se non potevo perdonare certe persone della mia vita, potevo però farlo con me stesso. Il segno è arrivato esattamente quattro anni fa e mi ha completamente spiazzato. Elizabeth e io eravamo... non si poteva neanche dire che eravamo amici, seriamente. Eravamo due persone che si stavano conoscendo, finalmente, alla vecchia maniera. Niente schermo tra noi due, niente e-mail. Complice una biblioteca degna del suo nome e il mio desiderio di portarla in un luogo che ha visto una pagina felice della mia esistenza con mia madre. Me la vedo con quel tulipano e... devo essere sincero, credo che sia stata la prima crepa, quella da cui poi è entrata davvero la luce. Ho sempre avuto la tendenza di essere troppo duro con me stesso, troppo esigente. Forse... no. Per molto tempo ho avuto nella mente la voce di mio padre che tuonava quanto io fossi un fallimento ed avevo questa spinta interiore a pretendere da me nientemeno che la perfezione. Quel tulipano nelle mani di Elizabeth è stato il segnale che cercavo, il segno di cui avevo bisogno da tempo ma non era mai arrivato. Probabilmente prima non era il momento giusto. Ancora adesso ho la tendenza a essere il peggior giudice di me stesso ma, quando succede, la mia mente ritorna a quel giorno e a quel tulipano bianco. E trovo pace. Io ti perdono Samuel Chapman. Sei umano, hai sbagliato tanto ma alcune cose non sono accadute per colpa tua. It wasn't your fault if your dad wasn't capable of love. I forgive you for having lost the path for a moment, only to find it again a few years after. I forgive you and I love you, my dear wolf. 
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kilroysac · 4 years
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Sit down beside me
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| Soundtrack Patrick Watson Sit down beside me https://youtu.be/xcMg2xHSfSY
C'è un motivo per cui metto questo brano. No, non mi sono confuso con la tag della scorsa settimana ma, come ho già detto, la musica permea ogni momento della mia storia personale. E questo brano sancisce uno dei momenti più importanti: il mio secondo matrimonio con Elizabeth. A dir la verità è questo artista in generale ad essere speciale per noi. Ci sono un paio di altri brani che sono parte del dna della nostra storia d'amore. "A men like you" e "Sunday" sono altri brani per esempio. Quest'ultima con il suo "see you on sunday"... mi emoziona ogni volta che lo sento. C'è una lezione che ho imparato duramente nella mia esistenza: ci sono persone incapaci di amare e persone che invece lo sanno molto bene. Io sono una di queste ultime ma prima di capire e, soprattutto, di accettare il fatto che lo fossi ho avuto diversi incidenti di percorso. Non sono un uomo innocente, ho spezzato dei cuori per quanto mi dispiaccia dirlo. A mia volta ho sofferto anche io. Alcune persone sono sparite nel nulla. Con il senno di poi mi dico che, forse... I wasn't the one for them. Ho anche vissuto una relazione abusiva con una donna per cui non ero mai abbastanza. Non ero abbastanza uomo, non ero abbastanza forte. Peccato che io stessi facendo i conti da solo con una sindrome da stress post trauma - non ho mai avuto molta stima della categoria degli psichiatri e degli psicologi per cui tentavo di curarmi da solo. Ancora ora non so se ho fatto bene o meno. Quella relazione mi ha lasciato addosso due cose: la prima, la promessa a me stesso che non sarei mai cambiato per nessuno e per nessun motivo al mondo. La seconda è che mi ha reso chiaro chi volessi ad accompagnarmi. Forse avrei dovuto evitarmi il primo matrimonio, considerato il fatto che ben presto ho compreso che Joanne volesse più un burattino che un uomo accanto a sé. Spero che lo abbia trovato alla fine, posso dire solo questo. Subito dopo il divorzio ho pensato che non fossi il tipo adatto a stare in una relazione fissa, volevo chiudere il cuore definitivamente. Ovviamente l'universo non è stato d'accordo e ha mandato sulla mia strada Elizabeth. E come dice questo brano di Patrick Watson: ci siamo idealmente seduti l'uno accanto all'altra e abbiamo messo a nudo la nostra anima, semplicemente essendo noi stessi. E' stato tutto naturale tra noi e, ben presto, mi sono ritrovato invischiato nella sua rete senza neanche sapere come. E quella notte del 31 dicembre del 2016 alla fine ho deciso che non potevo tenermi tutto dentro, che dovevo sapere cosa lei provasse. Ero pronto anche a un rifiuto, anche se speravo ardentemente di no. Il resto è stata una storia che abbiamo costruito anno dopo anno, un tassello dopo l'altro. Ci sono stati momenti di attrito, momenti di disaccordo - la mia lince è una creatura molto più riservata di me e non lo pensavo possibile - ma alla fine della giornata ci ritroviamo sempre seduti l'uno accanto all'altro. Non chiedo altro dalla vita che questo.
𝑆𝑖𝑡 𝑑𝑜𝑤𝑛 𝑏𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒 𝑚𝑒 𝑎𝑛𝑑 𝑠𝑡𝑎𝑦 𝑎𝑤ℎ𝑖𝑙𝑒 '𝑇𝑖𝑙 𝑡ℎ𝑒 𝑛𝑖𝑔ℎ𝑡 𝑟𝑢𝑛𝑠 𝑎𝑤𝑎𝑦 '𝑇𝑖𝑙 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑜𝑟𝑛𝑖𝑛𝑔 𝑟𝑖𝑠𝑒𝑠 𝑎𝑠 𝑤𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑡 𝑜𝑢𝑟 𝑤𝑎𝑦𝑠 '𝑇𝑖𝑙 𝑡ℎ𝑒 𝑒𝑛𝑑 𝑜𝑓 𝑜𝑢𝑟 𝑑𝑎𝑦𝑠
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kilroysac · 4 years
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A dance called life
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Soundtrack: Oskar Schuster - Fjarlægur https://youtu.be/eFqy56mmAhc La musica è una delle mie più grandi passioni. Sto ascoltando a ripetizione questo brano per capire se riesco a ricavare qualcosa da poter riprodurre al piano. Ha un incedere elegante e malinconico, un po' come sono anche io a volte. La musica ha fatto parte della mia vita sin dall'inizio. Molto spesso mi ha salvato dal baratro ed è grazie a lei che ho incontrato mia moglie. Una notte a Berlino, un pianoforte, un uomo distrutto che aveva bisogno di tirare fuori il proprio dolore in uno dei modi meno distruttivi che conosceva: la musica appunto. Una spettatrice inattesa che non solo sembrava apprezzare ciò che ho eseguito ma... Elizabeth non l'ha mai saputo ma quella sera è stata, per me, il primo dei tanti passi che ho percorso per ritornare alla luce, per riprendere a essere normale e vivere, non più avere un'esistenza da supporto vitale. E poi le e-mail. Ogni volta che ne mandavo una, la chiudevo con un brano che esprimeva il mio stato d'animo. Le sceglievo con molta cura, perché era il mio cuore e la mia anima che parlavano con quei pezzi e non mi sono mai sentito così nudo come allora. Ancora adesso, ripercorrendo quei giorni, mi chiedo come ho fatto a non accorgermi che pian piano mi stavo già innamorando di lei, del suo desiderio di bellezza, della sua essenza. Immagino che fosse una di quelle cose che solo la musica era capace di schiudere o, forse, ero un lupo troppo spaventato dall'idea di soffrire di nuovo. In 31 canzoni Nick Hornby racconta di suo figlio e del fatto che, pur non avendo molte parole al suo arco, ne ha trovata una per la musica. Sono qui che penso a mio figlio, alla mia famiglia e non potrei essere più felice di così. E spero che Alexander possa ereditare dai propri genitori la passione per la musica. Noi ce la metteremo tutta per trasmetterla, lo stiamo già facendo anche se non è ancora nato. Per molto tempo mi sono sentito come un pattinatore in bilico sul ghiaccio della vita ma la musica, questa grande compagna, non mi ha mollato un secondo. 𝐷𝑎𝑛𝑧𝑎𝑟𝑒. 𝐶𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑢𝑎𝑟𝑒 𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎𝑟𝑒, 𝑓𝑖𝑛𝑐ℎ𝑒́ 𝑐𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑎̀ 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎. (...) 𝐷𝑒𝑣𝑖 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎𝑟𝑒. 𝐷𝑎𝑛𝑧𝑎𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑟𝑡𝑖. 𝑁𝑜𝑛 𝑑𝑒𝑣𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑑𝑒𝑟𝑡𝑖 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ . (...) 𝐼𝑙 𝑠𝑖𝑔𝑛𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑖𝑚𝑝𝑜𝑟𝑡𝑎. (...) 𝐴𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑓𝑎𝑖 𝑝𝑢𝑜̀ 𝑠𝑒𝑚𝑏𝑟𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑠𝑡𝑢𝑝𝑖𝑑𝑜, 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑒𝑛𝑠𝑎𝑟𝑐𝑖. 𝑈𝑛 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜, 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑢𝑎 𝑎 𝑑𝑎𝑛𝑧𝑎𝑟𝑒. (...) 𝑃𝑒𝑟 𝑐𝑒𝑟𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑡𝑟𝑜𝑝𝑝𝑜 𝑡𝑎𝑟𝑑𝑖. 𝐹𝑎𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑢𝑜 𝑚𝑒𝑔𝑙𝑖𝑜. 𝑁𝑜𝑛 𝑑𝑒𝑣𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎." 𝑀𝑢𝑟𝑎𝑘𝑎𝑚𝑖 𝐻𝑎𝑟𝑢𝑘𝑖 𝐷𝑎𝑛𝑐𝑒 𝐷𝑎𝑛𝑐𝑒 𝐷𝑎𝑛𝑐𝑒 Non ho mai smesso di danzare... 
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kilroysac · 4 years
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Pink Floyd Time #literaryloungechangeweek. 𝑇𝑖𝑐𝑘𝑖𝑛𝑔 𝑎𝑤𝑎𝑦 𝑡ℎ𝑒 𝑚𝑜𝑚𝑒𝑛𝑡𝑠 𝑡ℎ𝑎𝑡 𝑚𝑎𝑘𝑒 𝑢𝑝 𝑎 𝑑𝑢𝑙𝑙 𝑑𝑎𝑦 𝐹𝑟𝑖𝑡𝑡𝑒𝑟 𝑎𝑛𝑑 𝑤𝑎𝑠𝑡𝑒 𝑡ℎ𝑒 ℎ𝑜𝑢𝑟𝑠 𝑖𝑛 𝑎𝑛 𝑜𝑓𝑓ℎ𝑎𝑛𝑑 𝑤𝑎𝑦. L'incessante ticchettio delle ore che scandiscono a intervallo regolare la giornata. E' una mattina come le altre, con impegni quasi identici anche se Sam è conscio del fatto che non esiste una programmazione uguale all'altra. Solleva la testa a fissare l'orologio da cui proviene il ticchettio. E' questo il problema di una mente iperattiva come la sua: il chiacchiericcio non cessa un momento. Non può fare a meno di pensare che adesso è una persona molto diversa da quando era ragazzino. 𝑌𝑜𝑢 𝑎𝑟𝑒 𝑦𝑜𝑢𝑛𝑔 𝑎𝑛𝑑 𝑙𝑖𝑓𝑒 𝑖𝑠 𝑙𝑜𝑛𝑔 𝑎𝑛𝑑 𝑡ℎ𝑒𝑟𝑒 𝑖𝑠 𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑡𝑜 𝑘𝑖𝑙𝑙 𝑡𝑜𝑑𝑎𝑦. 𝐴𝑛𝑑 𝑡ℎ𝑒𝑛 𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑎𝑦 𝑦𝑜𝑢 𝑓𝑖𝑛𝑑 𝑡𝑒𝑛 𝑦𝑒𝑎𝑟𝑠 ℎ𝑎𝑣𝑒 𝑔𝑜𝑡 𝑏𝑒ℎ𝑖𝑛𝑑 𝑦𝑜𝑢. 𝑁𝑜 𝑜𝑛𝑒 𝑡𝑜𝑙𝑑 𝑦𝑜𝑢 𝑤ℎ𝑒𝑛 𝑡𝑜 𝑟𝑢𝑛, 𝑦𝑜𝑢 𝑚𝑖𝑠𝑠𝑒𝑑 𝑡ℎ𝑒 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑔 𝑔𝑢𝑛 Adesso Samuel è un uomo sposato, con un nuovo figlio in arrivo. E' molto più centrato, la sua mente iperattiva è stata messa al servizio di pensieri positivi, di un lavoro che gli fa guadagnare il suo pane quotidiano. Bonus. Ciò che svolge è anche la sua passione. Le voci nella mente che lo bollavano come fallito hanno cessato di arrivare e hanno lasciato il posto alla consapevolezza di essere amato e di amare. Non tutti possono dire la stessa cosa, tutto sommato. Il giovane Samuel esiste ancora, da qualche parte. E' ancora lì per ricordargli com'era e cosa è diventato. Esiste ancora, nell'animo, per fargli capire che alla fine è un sopravvissuto che ha imparato a vivere davvero. 𝑇ℎ𝑒 𝑠𝑢𝑛 𝑖𝑠 𝑡ℎ𝑒 𝑠𝑎𝑚𝑒 𝑖𝑛 𝑎 𝑟𝑒𝑙𝑎𝑡𝑖𝑣𝑒 𝑤𝑎𝑦 𝑏𝑢𝑡 𝑦𝑜𝑢'𝑟𝑒 𝑜𝑙𝑑𝑒𝑟... 42 anni di vita, di lotte, di cadute, di risurrezioni, in un certo senso. Samuel fissa l'orologio che continua incessante con il suo ticchettio e fa un lieve sorriso. E' un pezzo di antiquariato, un simbolo della grande contraddizione che è sempre stato. Un informatico che ricorre a qualcosa di analogico per scandire le ore. Intreccia le mani dietro la testa e fissa il suo riflesso sul monitor. Nella sua mente compaiono lievi visioni di come era da ragazzino e li confronta con ciò che vede ora. Lo sguardo è più sereno ora, meno tormentato e non deve ringraziare altri che se stesso per questo. 𝑇ℎ𝑒 𝑡𝑖𝑚𝑒 𝑖𝑠 𝑔𝑜𝑛𝑒, 𝑡ℎ𝑒 𝑠𝑜𝑛𝑔 𝑖𝑠 𝑜𝑣𝑒𝑟, 𝑇ℎ𝑜𝑢𝑔ℎ𝑡 𝐼'𝑑 𝑠𝑜𝑚𝑒𝑡ℎ𝑖𝑛𝑔 𝑚𝑜𝑟𝑒 𝑡𝑜 𝑠𝑎𝑦. Sam si distoglie da quelle riflessioni. Il ticchettio dell'orologio viene rimpiazzato da quello del mouse e delle dita che scorrono sulla tastiera. La mente ritorna al suo lavoro, alla sua passione, al suo talento. Ecco cosa è davvero cambiato in lui: ora è davvero consapevole di se stesso e del suo posto nel mondo. 
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kilroysac · 4 years
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#literaryloungehealthweek
Ci sono cose nella mia vita che ho vissuto e da cui non posso dire di esserne uscito indenne. La mia passata tossicodipendenza è una di queste, come anche l'incidente accaduto 5 anni fa. Circolano dentro di me, come le piccole infezioni nel sangue, e l'unica cosa che posso fare è vivere. Perché se sono arrivato fino a qui, un motivo c'è. Il motivo principale è che la mia missione su questa Terra non è ancora finita. Sono tante le cose che devo fare, che devo vivere. La prima cosa che ho percepito subito dopo essermi ripulito è fame. Una fame di vita, di esperienze, di percezioni. Ecco perché sono diventato incauto. Non mi sono dato tregua. Ho dovuto coprire con un tatuaggio la voglia di felce spezzata dalle cicatrici, il segno distintivo di appartenenza al clan Alexander, la stessa voglia che mi ha fatto scoprire il legame con William. Da tutto questo ho imparato molte cose, una su tutte: non dare nulla per scontato. Quando impari da bambino a camminare, pensi che lo farai per sempre, che è una conoscenza assodata. Niente di più errato. E' qualcosa che ti può essere tolto nel giro di pochi istanti e per i motivi più imprevedibili del mondo. Ricominciare da capo è arduo. Pochi hanno la minima idea di quanto sia doloroso rimettersi in piedi dopo un incidente. I muscoli fanno presto a perdere tonicità dopo che non li usi per diverso tempo. La spina dorsale sembra non riuscire a gestire il nuovo assetto. Le vertigini, le cadute, l'umiliazione cocente. Urlare la propria rabbia, combattere contro se stessi e un corpo che non ne vuole sapere di rispondere ai tuoi ordini. Trovare la giusta coordinazione, un passo dopo l'altro e accorgersi che, se ci pensi troppo, non riesci ad avanzare. E' un salto nel buio, preso dal dubbio se il prossimo movimento ti porterà ad avanzare o a perdere l'equilibrio. E poi osservare come un falco tutte le bende che vengono cambiate, nella speranza che ci sia un miglioramento, che l'incubo sia passato e tu possa tornare quello di un tempo. Ecco perché corro tutte le mattine con il mio amato Fenrir. Ho bisogno di sapere che quell'incubo di 5 anni fa è finito, sapere che riesco di nuovo a camminare correttamente, a correre. Avere la consapevolezza, nuovamente, che il corpo risponde ai miei comandi...
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kilroysac · 4 years
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Boston flashback 1986
"Mamma, mamma, guarda che ho cosa ho trovato! Sei bella in questa foto." Amelia Alexander sorrise verso il figlio. "Era un bel momento, in effetti." "Anche se hai gli occhi tristi. Quando cresco voglio vederti sorridere per davvero, anche con gli occhi." "Andiamo a dormire, Sammy boy, è tardi." "Me la racconti una favola?" "Certo piccolo mio, quale preferisci?" "Il brutto anatroccolo!!" "Ancora quella storia?" "Ti prego mamma, è la mia preferita. Ti prego..." Amelia sorrise, fece un lieve cenno di assenso e disse: "Stenditi bene, che ti rimbocco le coperte e possiamo cominciare." Poco dopo sentì la voce di sua madre esordire...
𝐸𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑎, 𝑒𝑟𝑎 𝑒𝑠𝑡𝑎𝑡𝑒! 𝐼𝑙 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑔𝑖𝑎𝑙𝑙𝑜, 𝑙'𝑎𝑣𝑒𝑛𝑎 𝑒𝑟𝑎 𝑣𝑒𝑟𝑑𝑒 𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑖𝑒𝑛𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑜 𝑎𝑚𝑚𝑢𝑐𝑐ℎ𝑖𝑎𝑡𝑜 𝑛𝑒𝑖 𝑝𝑟𝑎𝑡𝑖; 𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑐𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑣𝑎 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑒 𝑠𝑢𝑒 𝑠𝑙𝑎𝑛𝑐𝑖𝑎𝑡𝑒 𝑧𝑎𝑚𝑝𝑒 𝑟𝑜𝑠𝑎 𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑙𝑎𝑣𝑎 𝑒𝑔𝑖𝑧𝑖𝑎𝑛𝑜, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑞𝑢𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑙𝑖𝑛𝑔𝑢𝑎 𝑑𝑎 𝑠𝑢𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒. 𝐼𝑛𝑡𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑎𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑖 𝑒 𝑎𝑙 𝑝𝑟𝑎𝑡𝑖 𝑐'𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖 𝑏𝑜𝑠𝑐ℎ𝑖, 𝑒 𝑖𝑛 𝑚𝑒𝑧𝑧𝑜 𝑎𝑙 𝑏𝑜𝑠𝑐ℎ𝑖 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑙𝑎𝑔ℎ𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖; 𝑒𝑟𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑎𝑚𝑝𝑎𝑔𝑛𝑎! 𝐸𝑠𝑝𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑒 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑣𝑎 𝑢𝑛 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑚𝑎𝑛𝑖𝑒𝑟𝑜 𝑐𝑖𝑟𝑐𝑜𝑛𝑑𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑎 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑜𝑛𝑑𝑖 𝑐𝑎𝑛𝑎𝑙𝑖, 𝑒 𝑡𝑟𝑎 𝑖𝑙 𝑚𝑢𝑟𝑜 𝑒 𝑙'𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎 𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑔𝑟𝑜𝑠𝑠𝑒 𝑓𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑓𝑎𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜, 𝑒 𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑎𝑙𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑖 𝑏𝑎𝑚𝑏𝑖𝑛𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑑𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑙𝑙'𝑜𝑚𝑏𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑖.
Il piccolo Sam stava ad ascoltare attento. La prima volta che gliel'aveva raccontata, aveva chiesto mille cose ma adesso era più grande e le sapeva. Ormai stava solo ad ascoltare e a godersi della voce della madre. Non gliel'aveva mai detto ma per lui era come un balsamo. Attendeva tutto il giorno per quel momento solo tra loro.
𝑄𝑢𝑒𝑙 𝑙𝑢𝑜𝑔𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑠𝑒𝑙𝑣𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑢𝑛 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑜𝑛𝑑𝑜 𝑏𝑜𝑠𝑐𝑜; 𝑙𝑖̀ 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑣𝑎 𝑢𝑛'𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑐𝑜𝑙 𝑠𝑢𝑜 𝑛𝑖𝑑𝑜. 𝐷𝑜𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑜𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖, 𝑚𝑎 𝑜𝑟𝑚𝑎𝑖 𝑒𝑟𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑠𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑛𝑐𝑎, 𝑠𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑐𝑖 𝑣𝑜𝑙𝑒𝑣𝑎 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑠𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑛𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑐𝑒𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑞𝑢𝑎𝑠𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑖𝑡𝑒. 𝐿𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑒 𝑝𝑟𝑒𝑓𝑒𝑟𝑖𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑛𝑢𝑜𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑢𝑛𝑔𝑜 𝑖 𝑐𝑎𝑛𝑎𝑙𝑖 𝑝𝑖𝑢𝑡𝑡𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑟𝑖𝑠𝑎𝑙𝑖𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑣𝑎 𝑒 𝑠𝑒𝑑𝑒𝑟𝑠𝑖 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑓𝑜𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑓𝑎𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜 𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑒𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑒𝑖. 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎, 𝑙𝑒 𝑢𝑜𝑣𝑎 𝑠𝑐𝑟𝑖𝑐𝑐ℎ𝑖𝑜𝑙𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜. «𝑃𝑖𝑝, 𝑝𝑖𝑝» 𝑠𝑖 𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖̀, 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑟𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑢𝑜𝑣𝑎 𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑡𝑖 𝑣𝑖𝑣𝑖 𝑒 𝑠𝑝𝑜𝑟𝑔𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑓𝑢𝑜𝑟𝑖 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑠𝑡𝑜𝑙𝑖𝑛𝑎. «𝑄𝑢𝑎, 𝑞𝑢𝑎!» 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑙'𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎, 𝑒 𝑠𝑢𝑏𝑖𝑡𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑠𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑧𝑧𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜, 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑑𝑎 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑠𝑜𝑡𝑡𝑜 𝑙𝑒 𝑣𝑒𝑟𝑑𝑖 𝑓𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒; 𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑙𝑎𝑠𝑐𝑖𝑜̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑔𝑢𝑎𝑟𝑑𝑎𝑠𝑠𝑒𝑟𝑜, 𝑝𝑒𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑖𝑙 𝑣𝑒𝑟𝑑𝑒 𝑓𝑎 𝑏𝑒𝑛𝑒 𝑎𝑔𝑙𝑖 𝑜𝑐𝑐ℎ𝑖. «𝐶𝑜𝑚'𝑒̀ 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜!» 𝑒𝑠𝑐𝑙𝑎𝑚𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖, 𝑎𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑖𝑛𝑓𝑎𝑡𝑡𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑠𝑝𝑎𝑧𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑛𝑒𝑙𝑙'𝑢𝑜𝑣𝑜. «𝐶𝑟𝑒𝑑𝑒𝑡𝑒 𝑓𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑠𝑖𝑎 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜?» 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑎𝑑𝑟𝑒. «𝑆𝑖 𝑠𝑡𝑒𝑛𝑑𝑒 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜, 𝑜𝑙𝑡𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑔𝑖𝑎𝑟𝑑𝑖𝑛𝑜, 𝑓𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑙 𝑝𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑠𝑡𝑜𝑟𝑒; 𝑚𝑎 𝑓𝑖𝑛 𝑙𝑎̀ 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎. 𝐶𝑖 𝑠𝑖𝑒𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖, 𝑣𝑒𝑟𝑜?» 𝑒 𝑖𝑛𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑠𝑖 𝑎𝑙𝑧𝑜̀. «𝑁𝑜, 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖𝑒𝑡𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖. 𝐿'𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑒̀ 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑞𝑢𝑖. 𝑄𝑢𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑐𝑖 𝑣𝑜𝑟𝑟𝑎̀? 𝑂𝑟𝑚𝑎𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑞𝑢𝑎𝑠𝑖 𝑠𝑡𝑢𝑓𝑎» 𝑒 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑚𝑖𝑠𝑒 𝑎 𝑐𝑜𝑣𝑎𝑟𝑒. «𝐴𝑙𝑙𝑜𝑟𝑎, 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑣𝑎?» 𝑐ℎ𝑖𝑒𝑠𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑎 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑔𝑖𝑢𝑛𝑡𝑎 𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑒 𝑣𝑖𝑠𝑖𝑡𝑎. «𝐶𝑖 𝑣𝑢𝑜𝑙𝑒 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑡𝑒𝑚𝑝𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡'𝑢𝑛𝑖𝑐𝑜 𝑢𝑜𝑣𝑜!» 𝑟𝑖𝑠𝑝𝑜𝑠𝑒 𝑙'𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑣𝑎𝑣𝑎. «𝑁𝑜𝑛 𝑣𝑢𝑜𝑙𝑒 𝑟𝑜𝑚𝑝𝑒𝑟𝑠𝑖. 𝑀𝑎 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑠𝑡𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖! 𝑆𝑜𝑛𝑜 𝑖 𝑝𝑖𝑢̀ 𝑑𝑒𝑙𝑖𝑧𝑖𝑜𝑠𝑖 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑜𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑜 𝑎𝑏𝑏𝑖𝑎 𝑚𝑎𝑖 𝑣𝑖𝑠𝑡𝑜 𝑎𝑠𝑠𝑜𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎𝑛𝑜 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑎𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒, 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑏𝑟𝑖𝑐𝑐𝑜𝑛𝑒, 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑣𝑖𝑒𝑛𝑒 𝑛𝑒𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒 𝑎 𝑡𝑟𝑜𝑣𝑎𝑟𝑚𝑖.» «𝐹𝑎𝑚𝑚𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙'𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑣𝑢𝑜𝑙𝑒 𝑟𝑜𝑚𝑝𝑒𝑟𝑒!» 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑎. «𝑃𝑢𝑜̀ 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑎! 𝐴𝑛𝑐ℎ'𝑖𝑜 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑡𝑎 𝑖𝑛𝑔𝑎𝑛𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑜𝑙𝑡𝑎, 𝑒 ℎ𝑜 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑖 𝑔𝑢𝑎𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎 𝑖𝑛𝑐𝑟𝑒𝑑𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎. 𝑁𝑜𝑛 𝑟𝑖𝑢𝑠𝑐𝑖𝑖 𝑎 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑖 𝑢𝑠𝑐𝑖𝑟𝑒. 𝑆𝑐ℎ𝑖𝑎𝑚𝑎𝑧𝑧𝑎𝑖 𝑒 𝑏𝑒𝑐𝑐𝑎𝑖, 𝑚𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖̀ 𝑎 𝑛𝑢𝑙𝑙𝑎. 𝐹𝑎𝑚𝑚𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑙'𝑢𝑜𝑣𝑜. 𝑆𝑖̀, 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑎. 𝐿𝑎𝑠𝑐𝑖𝑎𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎 𝑝𝑖𝑢𝑡𝑡𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑎 𝑛𝑢𝑜𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑡𝑢𝑜𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖.» «𝐴𝑑𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑙𝑜 𝑐𝑜𝑣𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑢𝑛 𝑝𝑜'; 𝑙'ℎ𝑜 𝑐𝑜𝑣𝑎𝑡𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑎 𝑙𝑢𝑛𝑔𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑙𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑢𝑛 𝑝𝑜'!» «𝐹𝑎𝑖 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑣𝑢𝑜𝑖!» 𝑐𝑜𝑚𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜̀ 𝑙𝑎 𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑎 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑛𝑑𝑜𝑠𝑒𝑛𝑒. 𝐹𝑖𝑛𝑎𝑙𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑞𝑢𝑒𝑙 𝑔𝑟𝑜𝑠𝑠𝑜 𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑠𝑖 𝑟𝑢𝑝𝑝𝑒. «𝑃𝑖𝑝, 𝑝𝑖𝑝» 𝑒𝑠𝑐𝑙𝑎𝑚𝑜̀ 𝑖𝑙 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑒 𝑢𝑠𝑐𝑖̀: 𝑒𝑟𝑎 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑒 𝑏𝑟𝑢𝑡𝑡𝑜. 𝐿'𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑙𝑜 𝑜𝑠𝑠𝑒𝑟𝑣𝑜̀. «𝐸̀ 𝑢𝑛 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑜𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑒𝑠𝑎𝑔𝑒𝑟𝑎𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑔𝑟𝑜𝑠𝑠𝑜!» 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒. «𝑁𝑒𝑠𝑠𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑒̀ 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑙𝑢𝑖! 𝑃𝑢𝑟𝑐ℎ𝑒́ 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖𝑎 𝑢𝑛 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑡𝑎𝑐𝑐ℎ𝑖𝑛𝑎! 𝐵𝑒𝑛𝑒, 𝑙𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑝𝑟𝑖𝑟𝑒𝑚𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑠𝑡𝑜. 𝐷𝑒𝑣𝑒 𝑒𝑛𝑡𝑟𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑙𝑜 𝑎 𝑐𝑎𝑙𝑐𝑖!» 𝐼𝑙 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑒𝑟𝑎 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑎𝑡𝑎 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑖𝑠𝑠𝑖𝑚𝑎; 𝑖𝑙 𝑠𝑜𝑙𝑒 𝑠𝑝𝑙𝑒𝑛𝑑𝑒𝑣𝑎 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑒 𝑣𝑒𝑟𝑑𝑖 𝑓𝑜𝑔𝑙𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑓𝑎𝑟𝑎𝑐𝑐𝑖𝑜. 𝑀𝑎𝑚𝑚𝑎 𝑎𝑛𝑎𝑡𝑟𝑎 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑜̀ 𝑐𝑜𝑛 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑙𝑎 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎 𝑎𝑙 𝑐𝑎𝑛𝑎𝑙𝑒. 𝑆𝑝𝑙𝑎𝑠ℎ! 𝑠𝑖 𝑏𝑢𝑡𝑡𝑜̀ 𝑖𝑛 𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎; «𝑞𝑢𝑎, 𝑞𝑢𝑎!» 𝑑𝑖𝑠𝑠𝑒, 𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑖 𝑠𝑖 𝑡𝑢𝑓𝑓𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜. 𝐿'𝑎𝑐𝑞𝑢𝑎 𝑐𝑜𝑝𝑟𝑖̀ 𝑙𝑒 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑡𝑒𝑠𝑡𝑜𝑙𝑖𝑛𝑒, 𝑚𝑎 𝑠𝑢𝑏𝑖𝑡𝑜 𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑎 𝑔𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑒 𝑔𝑎𝑙𝑙𝑒𝑔𝑔𝑖𝑎𝑟𝑜𝑛𝑜 𝑏𝑒𝑎𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒; 𝑙𝑒 𝑧𝑎𝑚𝑝𝑒 𝑠𝑖 𝑚𝑢𝑜𝑣𝑒𝑣𝑎𝑛𝑜 𝑑𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑒 𝑒 𝑐'𝑒𝑟𝑎𝑛𝑜 𝑝𝑟𝑜𝑝𝑟𝑖𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑏𝑟𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑒 𝑔𝑟𝑖𝑔𝑖𝑜 𝑛𝑢𝑜𝑡𝑎𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑙𝑜𝑟𝑜.
Sam cercava disperatamente di tenersi sveglio per sentire finire la storia ma il sonno lo stava ghermendo senza pietà. La madre se ne accorse ma continuò a raccontare con voce sempre più dolce. In realtà il piccolo conosceva la favola a memoria tanto che, scivolando nel mondo dei sogni, fece in tempo a borbottare: "Spero di diventare anche io uno splendido cigno da grande..."
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kilroysac · 4 years
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Los Angeles flashback 2014 Soundtrack Nine inch Nails Zero Sum https://youtu.be/Euu9Ty-5NZA 𝘚𝘩𝘢𝘮𝘦 𝘰𝘯 𝘶𝘴 𝘋𝘰𝘰𝘮𝘦𝘥 𝘧𝘳𝘰𝘮 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘵 𝘔𝘢𝘺 𝘎𝘰𝘥 𝘩𝘢𝘷𝘦 𝘮𝘦𝘳𝘤𝘺 𝘰𝘯 𝘰𝘶𝘳 𝘥𝘪𝘳𝘵𝘺 𝘭𝘪𝘵𝘵𝘭𝘦 𝘩𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘚𝘩𝘢𝘮𝘦 𝘰𝘯 𝘶𝘴 𝘍𝘰𝘳 𝘢𝘭𝘭 𝘸𝘦'𝘷𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘦 𝘈𝘯𝘥 𝘢𝘭𝘭 𝘸𝘦 𝘦𝘷𝘦𝘳 𝘸𝘦𝘳𝘦 𝘑𝘶𝘴𝘵 𝘻𝘦𝘳𝘰𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘯𝘦𝘴 Avrò molti difetti ma su una cosa sono certo: sono un tipo paziente. Soprattutto per quanto riguarda la programmazione e l'informatica. Non si contano più le notti che ho passato insonne alla ricerca di un indizio, un pulcioso dettaglio che mi portasse alla soluzione di un caso o, per essere più precisi, che potesse aiutare i miei colleghi sul campo a risolverlo. I film e le serie tv non ci prestano la dovuta giustizia. Siamo coloro i quali fanno il lavoro più sporco. Chi credete davvero spenda il proprio tempo a tirare giù siti contenenti materiale pedopornografico? Siamo noi della cybercrime, i nerd che stanno dietro alla scrivania e che a volte si vede arrivare il materiale peggiore o che è costretto, a volte, a fingersi un bambino per poter fermare un predatore online. Molte volte mi sono addormentato sulla tastiera perché stanco. Stanco di tutta la merda con cui devo fare i conti giornalmente, stanco per non trovare il bandolo della matassa di qualcosa che ci sta sfuggedo tra le dita. Stanco di vedere solo il lato peggiore, la feccia dell'umanità. Cosa ci sto a fare qui io? Non è la mia missione, ci sono solo perché ho fatto un errore e mi sono sentito il più potente degli dei dell'informatica. Non sono nessuno, sono solo un piccolo ingranaggio che sta perdendo il filo e non riesce ad amalgamarsi agli altri. Troppe volte sono finito sotto osservazione perché... I was too much. I'm always too much for them. Ho bisogno di una pausa, ho bisogno di ritrovare un senso in quello che faccio. Siamo solo un agglomerato di zero e uno nella speciale programmazione di un creatore che, probabilmente, si sta divertendo sadicamente nell'osservare a che punto infimo siano arrivate certe sue creature. Guardo ancora una volta il monitor, i miei superiori guardano con disprezzo la mia tenuta, indegna ai loro occhi per un agente FBI. Non sono mai portato per i protocolli e le questioni inutili. Non è mai stato il mio talento, quello che so, tutto quello che sono: un uomo chew conosce il linguaggio macchina come se fossi nato con questo in corpo. Come se il linguaggio umamno fosse semplicemente una seconda lingua. Perché sono ancora qui? Guardo il monitor mentre un segnale acustico mi indica che ha trovato qualcosa. Back to my battlefield, chasing the bad guy, saving lives. That's not enough for me, not anymore. I need a break from all this shit. "Chapman, trovato qualcosa?" una voce imperiosa risuona nella stanza. Gli mostro il risultato con gesti annoiati ma il mio superiore sembra essere soddisfatto. "Buon lavoro, ora ce ne occupiamo noi. Vada a farsi una vera dormita, ne ha bisogno." Il mio sguardo è stanco, porta i segni delle notti insonni, non tento nemmeno di nasconderlo. Annuisco con un lieve cenno della testa e sussurro: "Non mandate a puttane il mio lavoro." ma il mio superiore sembra neanche accorgersene. Prendo la giacca ed esco da lì. Un rivolo d'aria sembra giocare con i miei capelli e il mio umore tetro, cercando di sollevarlo, di farmi ritrovare un briciolo di gioia, invano... 𝘚𝘩𝘢𝘮𝘦 𝘰𝘯 𝘶𝘴 𝘋𝘰𝘰𝘮𝘦𝘥 𝘧𝘳𝘰𝘮 𝘵𝘩𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘳𝘵 𝘔𝘢𝘺 𝘎𝘰𝘥 𝘩𝘢𝘷𝘦 𝘮𝘦𝘳𝘤𝘺 𝘰𝘯 𝘰𝘶𝘳 𝘥𝘪𝘳𝘵𝘺 𝘭𝘪𝘵𝘵𝘭𝘦 𝘩𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘚𝘩𝘢𝘮𝘦 𝘰𝘯 𝘶𝘴 𝘍𝘰𝘳 𝘢𝘭𝘭 𝘸𝘦'𝘷𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘦 𝘈𝘯𝘥 𝘢𝘭𝘭 𝘸𝘦 𝘦𝘷𝘦𝘳 𝘸𝘦𝘳𝘦 𝘑𝘶𝘴𝘵 𝘻𝘦𝘳𝘰𝘴 𝘢𝘯𝘥 𝘰𝘯𝘦𝘴 
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