I gigli bianchi
Mentre un uomo e una donna fanno
un giardino tra loro come
un letto di stelle, qui
fanno passare la sera d’estate
e la sera diventa
fredda del loro terrore: potrebbe
finire, sarebbe capace
di devastazione. Tutto, tutto
può perdersi, nell’aria odorosa
le strette colonne
che salgono inutilmente e, di là,
un ribollente mare di papaveri –
Taci, mio amato. Non mi importa
quante estati vivo per tornare:
questa sola ci ha dato l’eternità.
Ho sentito le tue mani
seppellirmi per liberare il suo splendore.
Louise Glück • Image from https://darksafari.tumblr.com/
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The cats will know
Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu.
Risponderai parole
viso di primavera,
farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi piú non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.
• Cesare Pavese •
da “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, Einaudi, Torino, 1951
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Ho sbagliato a parlare con te
dovevo parlare con la vita
le nostre ragioni, scambiate
bruciano nel bosco.
Marta Biuso
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Anche quando dormiamo
vegliamo l’uno sull’altro
E questo amore più greve
del frutto maturo di un lago
Senza riso e senza pianto
dura da sempre
Un giorno dopo l’altro
una notte dopo di noi
Paul Eluard • Photo by Irving Penn / Flowers Serie
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La tua lingua,
la tua saggia lingua che la mia pelle inventa,
la tua lingua di fuoco che mi incendia,
la tua lingua che crea l’istante della follia,
il delirio del tuo corpo innamorato,
la tua lingua, frusta sacra, dolce brace,
invocazione d’incendi che mi strappa da me,
che mi trasforma,
la tua lingua di carne senza pudori,
la tua lingua di dono che mi chiede tutto,
la tua lingua assai mia,
la tua lingua bella che elettrizza le mie labbra,
che fa tuo il mio corpo da te purificato,
la tua lingua che mi esplora e mi scopre,
la tua splendida lingua che pure sa dire che mi ama.
Darío Jaramillo Agudelo • Photo by Marius Sperlich
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Portami con te
Portami con te nel mattino vivace
le reni rotte l'occhio sveglio appoggiato
al tuo fianco di donna che cammina
come fa l'amore,
sono gli ultimi giorni dell'inverno
a bagnarci le mani e i camini
fumano più del necessario in una
stagione così tiepida,
ma lascia che vadano in malora
economia e sobrietà,
si consumino le scorte
della città e della nazione
se il cielo offuscandosi, e poi
schiarendo per un sole più forte,
ci saremo trovati
là dove vita e morte hanno una sosta,
sfavilla il mezzogiorno, lamiera
che è azzurra ormai
senza residui e sopra
calmi uccelli camminano non volano.
• Attilio Bertolucci •
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La sera si fa sera,
Tu non avrai compagni.
Ed allora verrà
La faina da te
Per metterti paura.
Ma non prender paura,
Prendila per sorella.
La faina conosce
E l’ordine dei fiumi
E i fondali dei guadi
E ti farà passare
Senza che tu t’anneghi
E poi ti condurrà
Fino alle fonti fredde
Perché tu ti rinfreschi
Dai polsi fino ai gomiti
Dei brividi di morte.
Anche comparirà
Davanti a te il lupo
Per metterti paura.
Ma non prender paura
Prendilo per fratello.
Perché il lupo conosce
E l’ordine dei boschi
E il senso dei sentieri
E t’accompagnerà
Per la via più leggera
Verso un alto giardino
Dove la luce è quieta.
Il tuo posto è laggiù
Dove vivere è bello
Dov’è il campo di dalie
La collina dei giuochi.
E laggiù c’è il tuo cuore.
Franco Fortini • da Foglio di Via - Photo Unknow
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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Eugenio Montale • da Xenia II, 1967
Photo by Man Ray
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Vieniqui Adessodormi
dopo:
e tu parli in punta di piedi
felice di far parte
del buio
le labbra che si afflosciano
preludio alla stanchezza.
Vieniqui Adessodormi
perché domattina
quando un poliziotto
travestito da sole
striscerà furtivo nella stanza
e tua madre
travestita da uccelli
chiamerà dagli alberi
indosserai un abito di colpa
scarpe dai tacchi altizzosi rotti
e senza prendere il caffè
scapperai
a casa
di corsa.
Roger McGough • Antologia Giovani poeti Inglesi, Einaudi Torino 1979
Photo by Jean-François Jonvelle
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A dirli questi mesi sembra agevole
con il margine di rischio necessario
a chiamare la vita col suo nome:
primavera invocata tempestiva
fu tempesta, e in vista della terra
il naufragio balordo; giugno vissi
per rassegnarmi a perderti; è di luglio
la più cupa speranza di riuscire
a fare della morte un'abitudine.
Elio Pagliarani • da: Inventario privato
Gli Amanti senza volto by Jarek Puczel
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UNA SERA COME TANTE
Una sera come tante, e nuovamente
noi qui, chissà per quanto ancora, al nostro
settimo piano, dopo i soliti urli
i bambini si sono addormentati,
e dorme anche il cucciolo i cui escrementi
un’altra volta nello studio abbiamo trovati.
Lo batti col giornale, i suoi guaiti commenti.
Una sera come tante, e i miei proponimenti
intatti, in apparenza, come anni
or sono, anzi più chiari, più concreti:
scrivere versi cristiani in cui si mostri
che mi distrusse ragazzo l’educazione dei preti;
due ore almeno ogni giorno per me;
basta con la bontà, qualche volta mentire.
Una sera come tante (quante ne resta a morire
di sere come questa?) e non tentato da nulla,
dico dal sonno, dalla voglia di bere,
o dall’angoscia futile che mi prendeva alle spalle,
né dalle mie impiegatizie frustrazioni:
mi ridomando, vorrei sapere,
se un giorno sarò meno stanco, se illusioni
siano le antiche speranze della salvezza;
o se nel mio corpo vile io soffra naturalmente
la sorte di ogni altro, non volgare
letteratura ma vita che si piega nel suo vertice,
senza né più virtù né giovinezza.
Potremmo avere domani una vita più semplice?
Ha un fine il nostro subire il presente?
Ma che si viva o si muoia è indifferente,
se private persone senza storia
siamo, lettori di giornali, spettatori
televisivi, utenti di servizi:
dovremmo essere in molti, sbagliare in molti,
in compagnia di molti sommare i nostri vizi,
non questa grigia innocenza che inermi ci tiene
qui, dove il male è facile e inarrivabile il bene.
È nostalgia di un futuro che mi estenua,
ma poi d’un sorriso si appaga o di un come-se-fosse!
Da quanti anni non vedo un fiume in piena?
Da quanto in questa viltà ci assicura
la nostra disciplina senza percosse?
Da quanto ha nome bontà la paura?
Una sera come tante, ed è la mia vecchia impostura
che dice: domani, domani… pur sapendo
che il nostro domani era già ieri da sempre.
La verità chiedeva assai più semplici tempre.
Ride il tranquillo despota che lo sa:
mi numera fra i suoi lungo la strada che scendo.
C’è più onore in tradire che in essere fedeli a metà.
Giovanni Giudici • da “La Vita in Versi”
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Come potrei trattenerla in me,
la mia anima, che la tua non sfiori;
come levarla oltre te, all'infinito?
Potessi nasconderla in un angolo
sperduto nelle tenebre;
un estraneo rifugio silenzioso
che non seguiti a vibrare
se vibra il tuo profondo.
Ma tutto quello che ci tocca, te
e me insieme
ci tende come un arco
che da due corde un suono solo rende
Su quale strumento siamo tesi,
e quale grande musicista ci tiene nella mano?
O dolce canto.
Rainer Maria Rilke • Photo by Hugo Comte • Model Malgosia Bela
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Le grandi notti d'estate
che nulla muove oltre il chiaro
filtro dei baci, il tuo volto
un sogno nelle mie mani.
Lontana come i tuoi occhi
tu sei venuta dal mare
dal vento che pare l’anima.
E baci perdutamente
sino a che l'arida bocca
come la notte è dischiusa
portata via dal suo soffio.
Tu vivi allora, tu vivi
il sogno ch'esisti è vero.
Da quanto t'ho cercata.
Ti stringo per dirti che i sogni
son belli come il tuo volto,
lontani come i tuoi occhi.
E il bacio che cerco è l'anima.
Alfonso Gatto • Photo by Man Ray
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Dammi mille baci e poi cento,
poi altri mille e poi altri cento,
e poi ininterrottamente ancora
altri mille e altri cento ancora.
Infine, quando ne avremo sommate le molte migliaia,
altereremo i conti o per non tirare il bilancio
o perché qualche maligno
non ci possa lanciare il malocchio,
quando sappia l’ammontare dei baci.
Catullo • Photo Unknow
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È già l’una passata.
A quest’ora tu sarai a letto.
Come un fiume d’argento
traversa la notte
la Via Lattea.
Io non ho fretta
e non ti voglio svegliare
con speciali messaggi.
Come si dice,
l’incidente è chiuso.
Il battello dell’amore
s’è infranto contro la vita circostante.
Tu ed io
siamo pari.
Non vale la pena di citare
le offese
i dolori
e i torti reciproci.
Guarda com’è pacifico il mondo.
La notte
ha imposto al cielo
un tributo stellato.
È in ore come questa
che si sorge
e si parla ai secoli,
alla storia,
alla creazione.
Vladimir Majakovskij • Photo by William Klein
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Non temo il futuro
che da solo si spiana.
È il presente
reclamante la custodia
ammalato della pena del passato
ad invocare cieco il nutrimento.
Che la custodia sia
la sordità dell’angelo,
ala nerissima,
la piuma intinta nella notte
a conficcarsi nel triangolo
trasparente della scapola
come spina velenosa
nella carne.
Vittorio Lingiardi • “La confusione è precisa in amore”
Photo by Greg Kadel • Model Anouck Lepere
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A ricordarci chi siamo
stanno barriere pareti silenzio:
per attutire l’amore
Come i complici fingono
tra loro di non conoscersi
noi ci passiamo accanto
con spasimo e senza gioia
Ci trasciniamo come corpi
mutilati, storpi: adeguati
ad un mondo diviso
Lalla Romano • Photo Unknow
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