"Quando giunse il momento di separarsi, per l'ennesima volta, e ancora, nessuno dei due si era abituato a queste stroncature violente del loro divenire insieme, Thomas infilò, di nascosto, un biglietto nella tasca di Leo. Lo ritrovó solamente il giorno dopo, a Milano. Diceva: "Sto ascoltando la nostra canzone, mentre ti stai preparando, nell'altra stanza e ogni tanto mi raggiungi, mi guardi e mi chiedi cosa possa mai ascoltare di così commovente in cuffia. Io non ti sento, ma ti capisco. Tutto è così forte che faccio fatica a ordinare le parole, una dietro l'altra. Ieri sera, tornando a casa, non avevo paura né di separarmi né di andare avanti, né di fermarmi a pensarti. Sentivo solo una forza che mi sospingeva in avanti, come un surf sull'onda dell'oceano.
Volevo farmi esplorare, di nuovo guidarti e poi cambiare rotta, perché anche tu provassi le vertigini del mio eterno mal di mare.
Spero di esserci riuscito. Ora devi partire. Mi sembra tutto circondato da un mantello di indifferenza. I miei sensi sono concentrati a preservare il tuo ricordo e il suono della tua voce. Ti sto interiorizzando. È un processo che richiederà qualche ora e dal quale mi riavrò soltanto quando sarai un puntino indecifrabile contenuto in un altro puntino, lontanissimo nel cielo di Berlino."
Pier Vittorio Tondelli, Camere separate
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"Il filo che li legava non si era spezzato, ma Hélène non sapeva come ritesserlo. Così ha condensato le sue storie, le ha pigiate dentro una borsa sempre più piccola. E gli ha raccontato della loro intimità. Quella che si erano costruiti nella loro stanza[...] Gli ha raccontato del loro incontro in chiesa, delle prove del vestito di flanella blu, del gabbiano e del loro non matrimonio.
Una sera, invece di dargli la buonanotte, ha mandato giù un bicchierino di Suze per infondersi coraggio e l'ha preso per mano. Poi l'ha portato nella sala del bistrot, ormai chiuso da un pezzo. Prima di accendere una candela e di posarla sul bancone, gli ha detto di essere andata con altri uomini durante la sua assenza. Gitani, giostrai, commessi viaggiatori. Gente che non potesse lasciare traccia del proprio passaggio. Glielo ha raccontato senza vergogna né rammarico. Non era una confessione. Non aspettava nessun perdono da parte sua. Lui non ha provato gelosia, né odio. Non si è sentito ferito nell'orgoglio. Anche lui - così si è detto - era diventato il commesso viaggiatore di Hélène. Un uomo di passaggio in mezzo ad altri. Uno straniero che era tornato a casa sua.
Lei si è sciolta i capelli, e tutto d'un tratto era nuda. Solo la candela la vestiva di luce. Il seno e il ventre soffice danzavano sotto la fiamma. Le sue anche erano larghe, le cosce muscolose. Era candida, lattea, e aveva la pelle d'oca.[...]
Lui non era uno di passaggio, uno tra tanti altri. Era stato il suo uomo. Il primo. [...]
Quando ha provato a toccarla, lei glielo ha impedito con un gesto della mano. Così ha continuato a guardarla, a lungo.
Come per impararla di nuovo.
Lucien era in preda al desiderio. Avrebbe voluto leccarla ovunque, ripulirla da tutti gli altri uomini, lavarle via di dosso il tempo trascorso, il silenzio, l'assenza, l'abbandono, l'oblio. E, più lui ammirava la sua bellezza, più gli occhi di Hélène brillavano. Poi si è girata, mostrandogli il collo, la schiena, le reni, il sedere. E lui ha ripreso a sperare. [...]
Hélène ha rivisto il cielo negli occhi di Lucien, come una breve schiarita. Mentre girava su se stessa, gli ha raccontato di come lui l'accarezzasse e la tenesse stretta tra le braccia, di quali parti del suo corpo gli piacesse toccare, del modo in cui lei s'inarcava, delle sue mani sul suo sesso, di come fossero inscindibili la lettura e l'amore.
E dell'estate del '36.
Poi si è rivestita e lo ha rimandato alla sera dopo.
Stessa ora."
Valérie Perrin, Il quaderno dell'amore perduto
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“I wish I was the pedal brake that you depended on
I wish I was the verb 'to trust' and never let you down
I wish I was a radio song, the one that you turned up.”
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"Le persone si dividono in due tipi, pensava: quelle che non vuoi toccare perché hai paura che si spezzino e quelle che non vuoi toccare perché hai paura che ti spezzino."
Bob Waksberg, Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata
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“Una voce in testa mi dice
"È solo una scusa per non essere felice"
Non è la voglia che non ho avuto
Non è il passato che ho dimenticato
Non è quel viaggio che mi ha cambiato [...]
Lascia stare per sempre il giudizio degli altri
Non è l'amore a farci a pezzi
Non è il dolore a scrivere versi
Non è la voglia di farmi male
Non è la voglia di farmi male
Lasciati abbracciare forte
Lasciami le ombre, il dolore, la notte
Lascia che ti dorma accanto quando viene buio
Mentre parli nel sonno e io urlo da solo
Sei una ferita aperta dentro cui viaggiare [...]
Salvami dai mostri, dal mondo
Salvami da quello che voglio
Il male profondo
Dalla morale, dall'obbedienza
Dalla normalità fatta sentenza
Dalla vergogna, dall'efficienza
La sicurezza, la sufficienza.”
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“She'll lie and steal and cheat
And beg you from her knees
Make you thinks she means it this time
She'll tear a hole in you, the one you can't repair [...]
It's better to feel pain, than nothing at all
The opposite of love's indifference.”
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[Di inutili scuse e di una pioggia di parole che non lava la memoria.]
Lettera del non amore
Ci ho messo tanto. Forse troppo. Giorni. Anzi settimane. Come se volessi ripagarti del ritardo. Dell’essere arrivato ancora una volta fuori tempo. Non volevo dare corpo alle tue parole. Mi ripetevo che fin quando non le avrei lette sarebbero rimaste segni impersonali e vuoti su un foglio bianco. Le avrei fatte svanire come erano svanite le mie emozioni per te. Nel nulla.
“Si capisco che vuoi ripulirti la coscienza ma non funziona così. Io non funziono così”, mi ripetevo. “Cosa avevi intenzione di fare? Riempirmi di scuse e di altre bugie?“
Perché?
Io non volevo farti trovare posto. Neanche dalla parte del torto. Sapevo che, una volta lette, quelle parole si sarebbero depositate violentemente dentro. Nel silenzio della tua assenza. Accese per errore in un pasticcio distorto di bianchi e neri. E da lì in poi, sarebbero rimaste in piedi a fissarmi. Prive di senso. Fuori dalla cornice. Come te.
Tutto è mosso dalla volontà, dicono. Io volevo rimanere ferma. Lontano da te. Distinguere i confini di ciò che ero da quello che non ero più.
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“È la vita che accade
È la cura del tempo [...]
Non è una sfida
Non è una rivalsa Non è la finzione di essere meglio
Non è la vittoria l'applauso del mondo
di ciò che succede il senso profondo
È il filo di un aquilone
un equilibrio sottile
non è cosa, ma è come
È una questione di stile
non è di molti né pochi
ma solo di alcuni
È una conquista, una necessità
Non è per missione
ma nemmeno per gioco
Non è "che t'importa?"
Non è "tanto è uguale"
Non è invecchiare cambiando canale
Non è un dovere dovere invecchiare.”
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"In realtà non avevamo i sentimenti che dicevamo di avere finché non riuscivamo ad esprimerli;io, per lo meno; enunciarli era inventarli e possederli. Montavamo la nostra estraneità e la nostra inesperienza in una spuma che somigliava all'amore, e non avevamo il coraggio di giocarci troppo a lungo, di parlarne troppo, per timore che si afflosciasse e finisse in niente."
Philip Roth, Goodbye Columbus
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“Un giorno capirai
Che non c'era niente da cambiare
Non c'era niente da rifare
Bastava solo aver pazienza
Ed aspettare che le cose che ogni cosa
Si aggiustasse da sé
Quel giorno capirai
Che la passione ha una scadenza
E che è soltanto una scemenza
Cercare il cielo in una stanza
Ma ti piacciono le favole, lo so
È più forte di te
E dei tuoi alibi di ferro
Arrugginiti dalle lacrime di questo stronzo innamorato di te
Che ha scritto pure una canzone
Forse nutrendo l'illusione
Che nei tuoi occhi ci sia quello che non c'è
Ma è solo un attimo, come dire
Un errore di distrazione
Di questo cuore sempre attento
A non fare un passo falso
A non esser mai convinto di niente
È solo un attimo, lo giuro
Una lieve indecisione
Di questo cuore di buffone
Servo di un solo padrone
Un padrone mai contento di niente
Mai contento di...”
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“E bisognerebbe dirselo
che non vale la pena litigare
con chi si ama più di noi stessi.
A volte la vita è una continua guerra a colpi di rabbia.
E piuttosto che perdere chi si ama
dovremmo avere il coraggio
e la forza di accettare
i nostri fallimenti e le nostre sconfitte.
Perché quelle, non vanno mai attribuite a nessuno se non a noi stessi.
Accettarsi vuol dire anche accettare gli altri.
Chiedersi scusa vuol dire anche
aver fiducia nelle scuse degli altri.
Vorrei imparare a fallire,
Perché nella vita, non esiste vittoria
che non sia passata da una sconfitta.”
Ho scelto di scegliermi, Matteo Pirro
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"Anche oggi il mio cuore è morto più volte, ma ogni volta ha ripreso a vivere. Io dico addio di minuto in minuto e mi libero da ogni esteriorità. Recido le funi che mi tengono ancora legata, imbarco tutto quel che mi serve per intraprendere il viaggio. Ora sono seduta sulla sponda di un canale silenzioso, le gambe penzolanti dal muro di pietra, e mi chiedo se il mio cuore non diventerà così sfinito e consunto da non poter più volare liberamente come un uccello."
Lettere, Etty Hillesum
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“Non ero pronta a vederti, ma nel dirlo, anzi nello scriverlo, già mi rendo conto in qualche modo di mentirti. In realtà era da molto tempo che non desideravo altro, soltanto che non osavo confessarmi o piuttosto non osavo sperare che la vita mi offrisse una nuova occasione di vederti. So che non avrei alcun diritto di dirlo perché mi sono comportata malissimo con te. Se mi hai cancellato dalla tua mente hai fatto benissimo, se provi rancore nei miei confronti, non posso far altro che capirlo. Sono scomparsa dalla tua vita senza neppure uno straccio di giustificazione. Con il senno di poi, posso dirti che mi trovavo a vivere in un tale stato di confusione da non essere consapevole delle mie azioni. Quando un animale ha paura, cosa fa? Se è abbastanza forte attacca, altrimenti fugge. O si finge morto. Non potevo far finta di essere morta perché dentro lo ero già da tempo. Per questo sono fuggita. Mi sentivo in trappola. Volevi da me cose che non ero in grado di darti. Avevo paura di capire troppo tardi che quel passo che mi chiedevi era stato un passo sbagliato. Molti legami forse naufragano per questo, perché, nell’onda del sentimento, si viene catturati da un entusiasmo che nulla ha a che fare con la realtà. Se fossimo caduti entrambi in quella trappola, cosa avremmo fatto? Saremmo finiti a prenderci a morsi come i topi rinchiusi in una gabbia troppo stretta. Dapprima sarebbero stati morsi gentili, morsi di avvertimento ma poi, con il tempo, saremmo arrivati a divorarci e io ti amavo troppo per trascinarti in una vita che non meritavi. E poi c’era un altro spettro nella mia vita. Sentivo che stavi diventando troppo importante per me e i rapporti importanti mi facevano - e mi fanno - ancora paura. Finché sei solo, basti a te stesso, ma quando un’altra persona entra nella tua vita e la conquista palmo a palmo, cosa puoi fare? Se la persona a un tratto cambia idea e ti abbandona o muore, cosa puoi fare della parte di te che rimane vuota? Se ho scritto questa lettera è solo per chiederti perdono. Tu non hai nessuna colpa, nessuna responsabilità nella fine della nostra storia. Il peso della perdita graverà per sempre sulle mie spalle. [...] Mi è servito per capire che non è possibile creare paradisi in terra. Non so se questa lettera arriverà tra le tue mani. In caso arrivasse, se la leggerai, finirà forse strappata o galleggerà per un po’ nelle torbide acque del porto. Rivederti mi ha scossa, tante cose mi si sono mosse dentro e non ho potuto fare a meno di scriverti. Perdonami anche per questo.
P.S. Spero che alla fine tu abbia trovato una persona più degna di te.”
Una grande storia d’amore, Susanna Tamaro
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“Tuttavia un particolare della tua risposta mi ha turbato. Quello che Andreas ha tradotto: «To love without permitting one love to become an handicap». In italiano: «Amare senza permettere a un amore di diventare un ostacolo». Ho creduto di capire che dicevi questo a me, non agli altri.
Ebbene: io non sono e non sarò mai un ostacolo, un handicap. Io so che esistono cose ancora più grandi dell’amore di una persona o dell’amore per una persona.
Ad esempio, un sogno. Ad esempio, una lotta. Ad esempio, un’idea.
Ciao a sabato. Al massimo, domenica. E, se posso, prima [...] Aspettami. Io ti ho aspettato tanto.“
Oriana Fallaci ad Alekos Panagulis
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“Mi piacerebbe incontrarti dove ci eravamo lasciati l’ultima volta, con la consapevolezza che nessuno dei due potrà far finta di niente. Mi piacerebbe incontrarti dove cresce ancora l’erba, in tutti quegli spazi che in questi mesi ho riappreso ad abitare. Mi piacerebbe imparare a darci un nuovo nome, con la consapevolezza che è impossibile far finta che in tutti questi mesi non sia successo niente. Mi piacerebbe aiutarti ad immaginare un possibile futuro, certo di non poter scegliere migliore compagna di avventure. Mi piacerebbe tatuarci poesie d’amore, per non lasciar morire una poetica rara e inarrivabile. Mi piacerebbe pensarti con un sorriso, anche se non credo di dover aspettare un’altra pandemia per realizzare questo desiderio.”
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“E non c’è niente
a parte noi
a parte i sogni rotti e quelli che non vuoi
e fermati qui, e resta così
prima che il tempo porti via ogni cosa.”
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“But we run our course, we pretended we’re okay
Now if we jump together at least we can swim
Far away from the wreck we made
[...]
I want to raise your spirits
I want to see you smile but
Know that means I’ll have to leave
Know that means I’ll have to leave
Lately, I’ve been, I’ve been thinking
I want you to be happier, I want you to be happier.”
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