Spring, ca. 1890 - by Aleksey Savrasov (1830 - 1897), Russian
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Aleksey Savrasov: Cemiterio rural ao luar (1887)
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Little House in the province. Spring - Aleksey Savrasov
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more 1 hour master studies from the environment design course! I’m finally finished with this assignment :)
originals are by, from top: https://www.castlesandmanorhouses.com/, Studio Ghibli, Julian Onderdonk, Ivan Shishkin, Aleksey Savrasov
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Aleksey Savrasov (Russian, 1830 - 1897)
..Il vecchio, ampio giardino che si stendeva dietro alla casa, affacciandosi sul villaggio per poi sperdersi nei campi, coperto di vegetazione e inselvatichito, sembrava da solo illuminare quest'ampio borgo, ed esso solo era del tutto pittoresco nella sua suggestiva desolazione. Simili a nuvole verdi e a cupole irregolari di foglie palpitanti posavano sull'orizzonte celeste le cime aggrovigliate degli alberi cresciuti in perfetta libertà. Il candido tronco di una colossale betulla, privo di chioma, schiantato da una bufera o da un temporale, si levava da questa macchia verde e si librava tondo nell'aria, come una dritta e lucente colonna di marmo; la frattura sghemba, appuntita, con la quale culminava in alto invece del capitello, risaltava scura su quel niveo candore, come un berretto o un uccello nero. Il luppolo, che in basso soffocava i cespugli di sambuco, di sorbo e di nocciolo selvatico, e che poi correva lungo la sommità di tutto lo steccato, alla fine risaliva verso l'alto e avviluppava fino a metà la betulla spaccata. Raggiunto quel punto, da lì si calava verso il basso e cominciava ad agganciare le cime di altri alberi, o penzolava nell'aria, arricciando ad anelli i suoi uncini sottili, prensili, che ciondolavano lievi nell'aria. A tratti il verde folto degli alberi, rischiarato dal sole, si diradava un poco e mostrava l'oscura profondità che s'apriva tra di essi, spalancandosi come fauci scure; tutto era avvolto nell'ombra, e s'intravedevano appena una stradina stretta che fuggiva via, delle balaustre in rovina, un chioschetto traballante, un tronco di salice cavo e decrepito, una caragana canuta, che lasciava sporgere da dietro il salice le sue setole fitte, foglie e frasche rinsecchite incredibilmente folte, intrecciate e aggrovigliate tra loro, e, infine, un giovane ramo d'acero, che tendeva da un lato le sue zampe-foglie verdi, sotto una delle quali era penetrato, Dio sa come, il sole, tramutandolo improvvisamente in qualcosa di diafano e incandescente, che riluceva splendido in quella fitta oscurità. Da un lato, proprio in fondo al giardino, alcuni tremoli ad alto fusto, che sovrastavano tutte le altre piante, reggevano enormi nidi di corvi sulle loro sommità trepidanti. Alcune di esse avevano i rami rotti ma non completamente staccati, che pendevano insieme alle foglie secche. Insomma, tutto era così bello, d'una bellezza che né la natura né l'arte sanno inventare, ma che si realizza soltanto quando esse si uniscono, quando sui lavoro dell'uomo, affastellato spesso senza scopo, passa il bulino della natura, che alleggerisce le masse pesanti, annienta l'eccesso di simmetria e i miseri difetti attraverso i quali si rivela il progetto, mal dissimulato, nudo, e che conferisce un prodigioso calore a tutto quel che era stato creato nel gelo di una purezza e di un ordine regolati..
Nikolaj Gogol', Le anime morte, 1842
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