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#Emma Abeba
carmenvicinanza · 3 years
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Agitu Ideo Gudeta
https://www.unadonnalgiorno.it/agitu-ideo-gudeta/
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Agitu Ideo Gudeta era una pastora etiope che in Trentino portava avanti un sogno e la sfida quotidiana per realizzarlo.
Viveva in armonia con la natura, aveva recuperato dall’estinzione la capra Mochena e fondato un’azienda La capra felice che produceva formaggi.
Era nata a Addis Abeba il 1 gennaio nel 1978, a 18 anni era andata a vivere a Trento dove aveva studiato sociologia. Il padre, professore, aveva trasferito la famiglia negli Stati Uniti quando la situazione politica era diventata oppressiva. Ma lei, dopo gli studi in Italia, era tornata volontariamente in Etiopia, dove abitava con la nonna, per portare il suo contributo alla lotta contro il land grabbing, l’accaparramento delle terre da parte di multinazionali a danno degli agricoltori locali. Fenomeno che, purtroppo, coinvolge molti paesi africani.
Nel 2010, però, era stata costretta a fuggire perché il governo locale minacciava di arrestarla. Tornata in Trentino aveva avviato un’attività che era anche la sua passione: l’allevamento delle capre.
Aveva recuperato un terreno in abbandono perallevare un gregge di capre Mochene, altrimenti destinate all’estinzione. Produceva formaggi con metodi tradizionali e sostenibili.Agitu Ideo era un’imprenditrice diventata simbolo dell’empowerment di una donna di origine straniera.Negli ultimi anni era diventata molto popolare perché la sua storia di riscatto era stata ripresa da giornali e televisioni di molti paesi.Nel 2017 la senatrice Emma Bonino l’aveva voluta al suo fianco in un’iniziativa di sensibilizzazione sul ruolo delle donne immigrate e rifugiate in Italia.Aveva ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno, premiata da Slow Food per la residenza casearia, nel 2019 era stata finalista del Premio Luisa Minazzi, come ambientalista dell’anno. Nel 2020 Legambiente le aveva assegnato la “bandiera verde” simbolo di lavoro per la sostenibilità nei territori delle Alpi trentine.Nel 2018 aveva denunciato l’aggressione razzista e sessista da parte di un vicino, poi arrestato.
Agitu Ideo Gudeta ha continuato tenacemente a fronteggiare le sfide personali in un territorio che la considerava straniera e nell’agricoltura, che pone tante difficoltà, come, ad esempio, il rischio che gli orsi le dilaniassero il gregge.
Il suo impegno costante è stato quello di proporre un modello di azienda agricola biologica sostenibile che potesse funzionare da stimolo e incoraggiamento per coloro che desiderano realizzare nuove modalità di vita, lavoro e convivenza.
Il suo gregge, inizialmente composto da 15 animali, è arrivato a contare più di 180 capre di razza pezzata mòchena e camosciata delle Alpi. Grazie alla passione e alle conoscenze apprese dai pastori al fianco dei quali lottava, allevava personalmente le capre e trasformava il formaggio con metodi tradizionali. Formaggi, yogurt, uova, ma anche ortaggi e cosmetici bio: negli anni, La Capra Felice era diventata un marchio noto.
Agitu Ideo Gudeta era consapevole dell’eccezionalità del suo percorso e non perdeva l’occasione per raccontare la sua storia.
La sua vita è stata violentemente interrotta il 29 dicembre 2020.
Il responsabile dell’omicidio, reo confesso, è Adams Suleimani, 32 anni, ghanese, collaboratore dell’azienda agricola che agli inquirenti ha parlato di uno stipendio non corrisposto. L’ha uccisa colpendola ferocemente con un martello alla testa, dall’autopsia non risulta sia stata abusata, come si era pensato in una prima indagine visto che le erano stati strappati gli abiti di dosso, ma l’assassino, ha confessato di aver eiaculato dopo averla lasciata agonizzante a terra.
Agitu Ideo Gudeta era una donna indipendente che aveva costruito attorno a sé una rete di amicizie e persone che la sostenevano. Non aveva paura di niente e la sua mente era in continuo movimento. Malgrado le difficoltà imposte dal Covid, aveva grandi progetti per il futuro: aveva comprato un edificio dismesso dietro la sua abitazione per poter realizzare un agriturismo bio per la primavera successiva, che non è riuscita a vedere.
Ci ha lasciato un grande esempio, la sua determinazione, il rammarico di aver perso troppo presto e in maniera così brutale una donna che voleva soltanto vivere una vita con dignità, nel rispetto della natura e degli animali.
Con la sua morte molte persone della valle si sono rese disponibili per curare le sue capre e portare avanti il suo progetto. Tra queste c’è stata Beatrice Zott, una giovane che lavorava nell’azienda della sua famiglia e che l’aveva già aiutata varie volte nel pascolo. Dopo qualche tempo, però, le capre le sono  state tolte per per mancanza di fondi economici e sono state affidate a altri allevatori locali.
La nostra speranza è che il sogno di Agitu Ideo Gudeta non morirà con lei.
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livingwomen · 6 years
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Testo Masha Mottes, foto Lucia Semprebon
Incontriamo per la prima volta Agitu Ideo Gudeta in una domenica piovosa di febbraio.
Il periodo coincide con quello dei parti delle “sue capre” che per lei non rappresentano solamente una fonte di sostentamento, ma il fulcro della sua vita e della sua storia, da sempre.
L’incontro quindi è necessariamente breve, ma intenso quanto basta per capire quanto amore, entusiasmo e passione animano questa donna, che ci accoglie con il calore e un sorriso che illumina lei e tutto ciò che la circonda.
Già dalle prime parole che ci scambiamo percepiamo positività, determinazione e tanto, tanto coraggio.
Di lì a poco Agitu ci deve lasciare perché è arrivato il momento del parto e letteralmente lei corre dalle sue capre.
Entusiasta come una madre (e un padre) la sera ci manda una foto di due gemelline.
*** *** ***
L’Azienda di Agitu, “La capra felice” (e direi che nome non fu più indovinato vista la vita che conducono questi animali), realizza prodotti biologici, vende a chilometro zero e non effettua dunque spedizioni per quanto riguarda gli alimenti. Agi ci spiega che questo non sempre viene capito dalle persone a causa anche della mala abitudine, che ormai ci ha inculcato il sistema, di trovare qualsiasi prodotto ad ogni distanza ed a ogni stagione; ma per lei questi valori fanno parte della sua filosofia di vita e di conseguenza di quella della sua azienda.
Ha dato un nome a tutte le sue 130 caprette, le quali rispettano un ciclo di produzione naturale, ovvero ad ottobre smettono di lattare e vanno in asciutta. Quando poi non sono più in grado di farlo a causa dell’età, vengono regalate come animali da compagnia anziché venire mandate al macello.
“Il consumatore è abituato a reperire le merci tutto l’anno sui banconi degli ipermercati e questo non rispetta i ritmi della natura. Per avere sempre i prodotti occorre intervenire sugli animali con gli ormoni e in questo modo una capra a 3 anni può essere già arrivata alla fine della sua vita produttiva.”
Le capre sono animali poliesteri: al cambio della luce scattano gli ormoni e, quindi, Agi introduce il maschio per la riproduzione. Naturalmente questo vuole dire sospendere la produzione di latte, yogurt e formaggi che riprende in primavera.
Per chi vuole vendere tutto l’anno è possibile “imbrogliare” il corso della natura, mettendo gli animali al buio e intervenire sul ciclo usando una spugna con degli ormoni.
“Le capre sono animali intelligenti, si riesce ad interagire con loro, le distinguo per nome e conosco il loro carattere. Quando andiamo al pascolo cerco di lasciarle libere, si muovono perpendicolari evitando la salita e sembra incredibile ma quando sono le 17.00 una di loro si gira, trova la strada e andiamo a casa. Le tiene a bada il mio cane: …. non uso le campanelle, sono troppo sensibili al suono, pensate voi di dovervi muovere con un campanello nelle orecchie tutto il giorno …“
Agitu inizia il suo progetto in Trentino in Val di Gresta, lavorando in un bar mezza giornata e passando l’altra mezza a gestire, da sola, 15 capre: giornate piene che prevedono la mungitura alle 4 del mattino e alla sera.
Ci dice:
“Il Trentino mi piace, sono una montanara. Adis Abeba e’ a 2338 mt dal mare, qui ho trovato la mia seconda casa, quando vedo queste montagne mi si apre il cuore”
(e a sentirla parlare così il cuore si apre anche a noi).
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*** *** ***
Ad inizio giugno torniamo da lei e nel frattempo nella sua vita e nella sua azienda sono successe molte cose.
E’ stata raggiunta dalla stampa (interviste su La Stampa e Internazionale) e tv. Pif la riprende mentre svolge la sua attività e finisce su Raitre nella trasmissione “Caro Marziano”.
Agitu nel suo sito ha tutta la rassegna stampa di questi anni, dedicati a far crescere il suo sogno. Ci spiega che la puntata della trasmissione “Mela Verde” del 2015 che si è occupata della sua azienda viene riproposta tutte le estati e ogni volta registra il massimo degli ascolti.
Prosegue a raccontare che è stata ospite di Emma Bonino. A Roma è intervenuta nell’ambito dell’incontro dal titolo “Donne anche noi. Storie di fuga e riscatto” per celebrare l’8 marzo dando spazio alle storie di chi ha lottato per affermarsi nel nostro Paese e chi ancora lotta.
Cominciamo da qui: Agitu ci racconta di questa esperienza, del treno preso in giornata per Roma. Al suo arrivo la attendono una marea di giornalisti, il ministro degli Esteri, insomma, non proprio ciò che aveva immaginato.
Tant’è che ci confessa: “per un attimo ho pensato: oh oh qualcosa mi sfugge adesso scappo” e ci travolge con la sua risata. Prosegue:
“Preso coraggio mi sono resa conto dell’opportunità: la conferenza era in diretta ed io ho approfittato per portare fuori la mia Africa, il tema del land grabbing (letteralmente: «accaparramento della terra» – accaparramento delle terre da parte delle multinazionali a scapito dei contadini locali) che mi ha portato lontano dalla mia casa, l’Etiopia, a causa della mia presa di posizione contro questa situazione. In Africa ho lavorato a diversi progetti con i pastori nomadi nell’ottica di creare un’agricoltura sostenibile di auto sostentamento.”
“Sono stata un’attivista nel mio Paese, cominciando le prime manifestazioni nel 2005; in 5 anni di lotta, all’interno di un gruppo formato da 27 persone, abbiamo creato una bella rete. Ma negli anni portare avanti una politica che contrasta il Governo si è fatto sempre più duro. Nel 2010 mi sono dovuta allontanare dal mio Paese; delle persone che formavano il nostro gruppo siamo sopravvissuti in 3: io e due giornalisti australiani.”
Ci racconta come l’uso scriteriato di pesticidi e insetticidi da parte delle multinazionali abbia moltiplicato i casi tumorali, di malformazioni e aborti in un Paese come l’Etiopia, dove non esiste nessun genere di assistenza sanitaria.
Il governo dell’Etiopia nasconde situazioni assurde da anni: i profughi tenuti prigionieri in Somalia e Sud Sudan, le proteste a fuoco contro manifestazioni disarmate di civili universitari e agricoltori, le torture, l’oscurazione della rete internet.
Agitu ha lo status di rifugiata nel nostro Paese dovuto alla persecuzione del Governo nei suoi confronti.
“La mia, come quella di molte altre persone nella mia posizione, non è una storia di fuga desiderata e nel mio intervento durante la premiazione, approfittando della diretta, ho sollevato il punto per cui la collaborazione del governo italiano (ma non solo) con quello Etiope siano causa alla base della migrazione.
Ho parlato a ruota libera cercando di rendere il quadro il più ampio possibile, perché è guardando in questo modo le cose che possiamo interpretare la realtà di questi flussi migratori, non certo attenendoci al populismo che spesso ritroviamo nei canali che dovrebbero occuparsi di informazione“.
Il cosiddetto land grabbing è in sostanza un modo economico e remunerativo di accedere a nuove risorse naturali e di produrre cibo per alcuni Stati poveri di terre coltivabili, quali l’Arabia Saudita, o quelli densamente popolati come il Giappone o la Cina, che da tempo hanno cominciato a comprare ed affittare terreni all’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale di cibo.
Tutto questo ha conseguenze pesantissime, soprattutto in Paesi come l’Africa, dove i governi consentono che gli abitanti delle terre cedute o spesso espropriate vengano costretti ad andarsene, se necessario con la forza. Lasciano abitazioni, campi e pascoli oppure vengono reinsediati in zone periferiche, prive di servizi e con infrastrutture inadatte alla vita civile. Possono considerarsi fortunati quindi gli africani che vengono assunti come braccianti e operai dalle imprese straniere, quando queste non favoriscono manodopera proveniente dal loro paese piuttosto che quella locale.
Si crea un circolo vizioso per cui non solo i Governi Africani non investono nel proprio Paese creando infrastrutture e indotto, ma collaborano alla distruzione dell’ autosostentamento di gran parte ei lori cittadini e della società stessa.
L’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch e il Movimento di solidarietà per una nuova Etiopia sostengono, ad esempio, che tra il 2008 e il 2011 il governo di Addis Abeba ha affittato per periodi di 20, 30 o 99 anni già 3,5 milioni di ettari di foreste.
Un tema molto complesso, che non riguarda soltanto il fatto di destinare vaste estensioni di terra coltivabile a raccolti per l’esportazione, invece che a generi alimentari necessari e al mercato interno, ma implica anche che non ci siano ricavi convenienti utilizzati sul territorio.
Inoltre questa politica in Africa, un Paese colpito da scarsità stagionale e in certi casi permanente di generi alimentari di base, contribuisce a far lievitare i prezzi dei prodotti, avendo ripercussioni pesantissime sulle carestie che colpiscono gli abitanti.
*** *** ***
Questo è il contesto che ha portato Agitu nuovamente qui in Italia. “Nuovamente” perché lei aveva già frequentato l’Università qui: prima a Roma, a 18 anni con una borsa di Studio, e poi in Trentino, dove ha deciso di tornare quando ha dovuto lasciare il suo Paese.
Il lavoro che Agi sta svolgendo qui in Trentino ha a che vedere con competenze sue e dei suoi avi (famiglia di pastori nomadi). Il suo lavoro di recupero e utilizzo di terreni abbandonati è in sostanza l’esatto contrario rispetto a ciò che combatteva in Africa, ovvero la privazione del diritto di lavorare la terra da parte dello Stato nei confronti dei cittadini.
Come percepisci la diffidenza nei confronti del diverso e come e’ stato il tuo impatto di donna nel mondo agricolo locale?
“Devi tirare fuori unghie denti per guadagnare il rispetto. Una volta che hai dimostrato di essere una persona veramente tosta, insieme al rispetto arriva anche il riconoscimento del tuo lavoro.”
Come hai costruito le tue competenze rispetto alla produzione dei formaggi?
“Le ho potute ampliare e rafforzare anche attraverso la rete dei Woofer (solitamente produttori certificati biologici). Avevo interesse verso la produzione di formaggi francesi e sono stata in Francia. Attraverso questo canale la collaborazione si attua in forma di scambio di lavoro, ma anche di insegnamento e di competenze. oltre a divulgare e condividere la quotidianità del lavoro in fattoria.”
Anche Agitu appartiene a questa rete e nel suo sito si trovano le informazioni in proposito.
L’apertura della sua azienda si concretizza anche attraverso alcuni progetti di stage con l’Istituto Agrario di San Michele che le permettono di accogliere in azienda gli studenti. Parliamo della dispersione scolastica e a questo proposito ci dice che ragazzi in apparenza poco dotati secondo gli standard della didattica, dopo due settimane non solo conoscono i nomi delle capre, ma anche le parentele.
Ci sono giornate aperte al pubblico in cui e’ possibile andare al pascolo con le sue capre e con Buba Car, un ragazzo del Gambia rifugiato in Trentino, che una volta terminato il suo percorso è stato scelto e introdotto in azienda da Agitu e da qualche mese lavora con lei.
Vengono anche organizzate giornate in cui i bambini arrivano in visita per fare il formaggio.
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Agi è un vulcano di idee e mette a disposizione le sue competenze e la sua esperienza in altri progetti dedicati ai rifugiati: è stata invitata a Riace, dove ha potuto avere uno scambio con il Sindaco su quella che potrebbe essere un’idea aziendale da sviluppare lì.
Potete trovare i prodotti di Agitu ai mercati agricoli di Trento, Rovereto, Pergine, Bolzano, alla Biocesta del Gusto e nei Gruppi di acquisto solidale.
Chiudiamo l’intervista ad ottobre e ci sono ancora novità: Agitu ha appena realizzato una linea di creme a base di latte di capra non pastorizzato un procedimento in cui sta facendo da pioniera e che sviluppa una sorta di acido ialuronico naturale.
Sarà presente ai mercatini di Natale di Levico Terme con questa linea e lo street food, una novità introdotta recentemente, un’occasione per assaggiare la sua tosella e lo yogurt di capra.
Ci congediamo con un ultimo incontro, in un pomeriggio di ottobre passato al pascolo con le capre felici: un’esperienza di affetto e tenerezza con questi animali, e incredibilmente rilassante. Grazie Agitu!
Alcuni diritti riservati
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                                                                                                                                                                                                                                                    +++++++++
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elplacerde · 7 years
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Otro año más, la ceremonia de los Globos de Oro, ha tenido momentos memorables, pero en general no ha sido el disparate de otros años, quizás porque el presentador, Jimmy Fallon, no ha tenido el protagonismo que si tuvieron en otras ediciones, Tina Fey, Amy Poehler o Ricky Gervais, caracterizados por el gag continuo y el sarcasmo más afilado. Una de sus grandes frases de la noche fue: "¿Qué pasaría si Joffrey no hubiera muerto en ‘Juego de Tronos’? Lo sabremos en 12 días", refiriéndose a Donald Trump.
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En esta ocasión, los premios han tenido un protagonista absoluto: ‘La La Land’, el musical de Damien Chazelle, ha ganado siete premios (mejor película, director, guión, actor, actriz, canción y banda sonora), convirtiéndose en la película más premiada en la historia de estos galardones.
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Así de contentos posaban Emma Stone y Ryan Gosling con sus premios.
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En el apartado de drama, la cosa ha estado más repartida: ‘Moonlight’ se ha llevado un único premio, pero el más importante en los que competía (mejor película), y ‘Manchester frente al mar’, otra de las grandes favoritas, solo se ha llevado el de mejor actor para Cassey Affleck.
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La película que ha dado la campanada ha sido ‘Elle’ de Paul Verhoeven que consiguió el premio a la mejor película extranjera y el premio a la mejor actriz para una emocionadísima Isabelle Huppert. Su compleja y atrevida interpretación ha tenido recompensa y le ha abierto el camino de posibilidades para los Oscar. Bravo.
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En la categoría de actores secundarios, Viola Davis, se afianza como favorita a los Oscar por ‘Fences’ y Aaron Taylor Johnson, sorprendió con su merecido e inesperado premio por ‘Animales Nocturnos.
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En el apartado de series, digamos que la cosa ha estado más revuelta, y la tendencia ha sido premiar lo diferente, lo nuevo y apostar por lo que nadie se esperaba.
Mejor serie dramática para ‘The Crown’, y mejor actriz para su protagonista, Claire Foy, dejando fuera a ‘Stranger Things’, Winona Ryder o ‘Juego de Tronos’. En el apartado de comedia ha destacado ‘Atlanta’, que se ha llevado el premio a la mejor serie y al mejor actor para Donald Glover. 
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Con respecto a las miniseries, ‘American Crime Story. The People vs. OJ. Simpson’, se llevó el premio a la mejor del año, y Sarah Paulson el de mejor actriz. Los tres premios restantes a los que optaba, fueron para ‘The Night Manager’ que vio como sus tres protagonistas (Tom Hiddleston, Hugh Laurie y Olivia Colman) se iban con premio a casa. Se ve que a la asociación de la prensa de Hollywood, le gustan las series británicas. 
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Billy Bob Thornton y Tracee Ellis Ross (hija de Diana Ross) se alzaron con los premios a mejores actores, en categorías de drama y comedia, por dos series muy poco conocidas en nuestro país, ‘Goliath’ y ‘Black-ish’, respectivamente.
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Por lo demás la gala nos dejó otros momentos para el recuerdo que os recopilamos aquí:
- El maravilloso número musical con el que comenzó la gala y que incluyó numerosos cameos  y parodias (Jon Nieve de ‘Juego de Tronos’ resucitando, o Barb de ‘Stranger Things’ emergiendo de la piscina como Esther Williams). Carcajadas.
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- El momento más explosivo de la gala, la aparición de las actrices, Priyanka Chopra y Sofía Vergara.
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- Julia Louis Dreyfus, convertida en improvisada dj de la noche.
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- Las bromas constantes sobre el parecido entre Ryan Gosling y Ryan Reynolds (rescatamos esta foto de los premios Critics Choice de este año para contrastar).
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- La aparición de Goldie Hawn (71 años) y Amy Schumer (36 años) y sus bromas sobre la edad. “En nuestra nueva película hacemos de madre e hija. Yo soy la hija”, dijo Schumer.
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- Dos universos de cómic, Marvel y DC, unidos en un mismo plano. Chris Hemsworth (Thor) & Gal Gadot (Wonder Woman), embarazada.
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- La elegancia de Evan Rachel Wood, nominada como mejor actriz por la serie ‘Westworld’, luciendo smoking en la alfombra roja.
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- El momento tierno, la diferencia de altura entre los actores Dev Patel y el joven Sunny Pawar, que dan vida al mismo personaje, en ‘Lion’.
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- Los besos de la noche: el de las actrices Sarah Paulson y Amanda Peet, en la alfombra roja, y el de los actores Ryan Reynolds y Andrew Garfield, durante la gala. Fuera tabús.
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- Los niños de ‘Stranger Things’, dándolo todo en la alfombra roja.
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- El momento más cómico de la noche: los actores, Kristen Wiig y Steve Carell, bromeando sus peinados parecidos, y sobre las películas de animación que les habían traumatizado cuando eran niños.
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- Y para finalizar, el impresionante discurso de Meryl Streep, que recibía el premio honorífico a toda su carrera, criticando el inminente gobierno Trump, sin nombrarlo en ningún momento y recordando emocionada a la actriz, Carrie Fisher. Aquí lo tenéis traducido.
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"Gracias a la prensa extranjera de Hollywood. Todos los que estamos aquí pertenecemos a varios de los sectores más vilipendiados del mundo, piensen en ello: Hollywood, extranjeros y la prensa. ¿Pero quiénes somos nosotros? ¿Qué es Hollywood? Gente de un montón de sitios. Yo nací y fui educada en los colegios públicos de Nueva Jersey, Viola nació en Carolina del Sur; Sarah Paulson nació en Florida, criada por una mujer soltera; Sarah Jessica es una de 7 u 8 de una familia de Ohio; Amy Adams nació en Vicenza, Italia, y Natalie Portman nació en Jeruslalén, donde se dan certificados de nacimiento. Y la bella Ruth Negga nació en Addis Abeba en Etiopia, fue criada en Irlanda; Ryan Gosling como casi toda la gente simpática nació en Canadá, y Dev Patel nació en Kenia, fue criado en Londres y está aquí por interpretar a un indio criado en Tanzania. Hollywood está lleno de forasteros y si los echas a todos no tendrás nada que ver salvo fútbol y artes marciales que no son arte.
El único trabajo de un actor es representar las vidas de personas diferentes y haceros sentir lo que se siente. Ha habido muchas interpretaciones potentes este año. Trabajos que nos han dejado sin aliento. Pero este año ha habido una que me ha impresionado. Y no porque fuera buena, no había nada de bueno en ella, pero fue efectiva e hizo su trabajo. Hizo que todo su público se riera. Fue ese momento, en el que la persona que luchaba por sentarse en el asiento más respetado del país imitó a un reportero discapacitado, alguien a quien superaba en privilegio, poder y en la capacidad de defenderse. Me rompió el corazón cuando lo vi y aún no me lo puedo sacar de la cabeza. No era una película, era la vida real. Y ese instinto de humillar cuando además lo ejemplifica alguien con una plataforma pública, con ese poder, se filtra a todos los ámbitos, le da permiso a otras personas a hacer lo mismo. La falta de respeto invita a la falta de respeto, la violencia invita a la violencia. Cuando los poderosos utilizan su poder para acosar a otros, todos perdemos.
Y esto me lleva a la prensa, necesitamos a la prensa, que saque a la luz todas las humillaciones. Por eso los fundadores consagraron la prensa y sus libertades en nuestra constitución. Por eso pido a todos aquí que apoyemos a nuestros periodistas, ellos nos van a necesitar a nosotros para salvaguardar la verdad.
Una cosa más. Un día, que estaba en plató quejándome por trabajar después de la cena o más horas de las que esperábamos o algo así, Tommy Lee Jones me dijo: ¿No te parece que es un privilegio el ser actor? Sí, lo es, y todos nosotros nos lo tenemos que recordar y la responsabilidad que tenemos en términos de empatía. Tenemos que estar muy orgullosos del Hollywood que representamos aquí esta noche. Como mi queridísima amiga, la princesa Leia, me dijo una vez: coge tu corazón roto y transfórmalo en arte".
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livingwomen · 6 years
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Testo Masha Mottes, foto Lucia Semprebon
Incontriamo per la prima volta Agitu Ideo Gudeta in una domenica piovosa di febbraio.
Il periodo coincide con quello dei parti delle “sue capre” che per lei non rappresentano solamente una fonte di sostentamento, ma il fulcro della sua vita e della sua storia, da sempre.
L’incontro quindi è necessariamente breve, ma intenso quanto basta per capire quanto amore, entusiasmo e passione animano questa donna, che ci accoglie con il calore e un sorriso che illumina lei e tutto ciò che la circonda.
Già dalle prime parole che ci scambiamo percepiamo positività, determinazione e tanto, tanto coraggio.
Di lì a poco Agitu ci deve lasciare perché è arrivato il momento del parto e letteralmente lei corre dalle sue capre.
Entusiasta come una madre (e un padre) la sera ci manda una foto di due gemelline.
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L’Azienda di Agitu, “La capra felice” (e direi che nome non fu più indovinato vista la vita che conducono questi animali), realizza prodotti biologici, vende a chilometro zero e non effettua dunque spedizioni per quanto riguarda gli alimenti. Agi ci spiega che questo non sempre viene capito dalle persone a causa anche della mala abitudine, che ormai ci ha inculcato il sistema, di trovare qualsiasi prodotto ad ogni distanza ed a ogni stagione; ma per lei questi valori fanno parte della sua filosofia di vita e di conseguenza di quella della sua azienda.
Ha dato un nome a tutte le sue 130 caprette, le quali rispettano un ciclo di produzione naturale, ovvero ad ottobre smettono di lattare e vanno in asciutta. Quando poi non sono più in grado di farlo a causa dell’età, vengono regalate come animali da compagnia anziché venire mandate al macello.
“Il consumatore è abituato a reperire le merci tutto l’anno sui banconi degli ipermercati e questo non rispetta i ritmi della natura. Per avere sempre i prodotti occorre intervenire sugli animali con gli ormoni e in questo modo una capra a 3 anni può essere già arrivata alla fine della sua vita produttiva.”
Le capre sono animali poliesteri: al cambio della luce scattano gli ormoni e, quindi, Agi introduce il maschio per la riproduzione. Naturalmente questo vuole dire sospendere la produzione di latte, yogurt e formaggi che riprende in primavera.
Per chi vuole vendere tutto l’anno è possibile “imbrogliare” il corso della natura, mettendo gli animali al buio e intervenire sul ciclo usando una spugna con degli ormoni.
“Le capre sono animali intelligenti, si riesce ad interagire con loro, le distinguo per nome e conosco il loro carattere. Quando andiamo al pascolo cerco di lasciarle libere, si muovono perpendicolari evitando la salita e sembra incredibile ma quando sono le 17.00 una di loro si gira, trova la strada e andiamo a casa. Le tiene a bada il mio cane: …. non uso le campanelle, sono troppo sensibili al suono, pensate voi di dovervi muovere con un campanello nelle orecchie tutto il giorno …“
Agitu inizia il suo progetto in Trentino in Val di Gresta, lavorando in un bar mezza giornata e passando l’altra mezza a gestire, da sola, 15 capre: giornate piene che prevedono la mungitura alle 4 del mattino e alla sera.
Ci dice:
“Il Trentino mi piace, sono una montanara. Adis Abeba e’ a 2338 mt dal mare, qui ho trovato la mia seconda casa, quando vedo queste montagne mi si apre il cuore”
(e a sentirla parlare così il cuore si apre anche a noi).
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Ad inizio giugno torniamo da lei e nel frattempo nella sua vita e nella sua azienda sono successe molte cose.
E’ stata raggiunta dalla stampa (interviste su La Stampa e Internazionale) e tv. Pif la riprende mentre svolge la sua attività e finisce su Raitre nella trasmissione “Caro Marziano”.
Agitu nel suo sito ha tutta la rassegna stampa di questi anni, dedicati a far crescere il suo sogno. Ci spiega che la puntata della trasmissione “Mela Verde” del 2015 che si è occupata della sua azienda viene riproposta tutte le estati e ogni volta registra il massimo degli ascolti.
Prosegue a raccontare che è stata ospite di Emma Bonino. A Roma è intervenuta nell’ambito dell’incontro dal titolo “Donne anche noi. Storie di fuga e riscatto” per celebrare l’8 marzo dando spazio alle storie di chi ha lottato per affermarsi nel nostro Paese e chi ancora lotta.
Cominciamo da qui: Agitu ci racconta di questa esperienza, del treno preso in giornata per Roma. Al suo arrivo la attendono una marea di giornalisti, il ministro degli Esteri, insomma, non proprio ciò che aveva immaginato.
Tant’è che ci confessa: “per un attimo ho pensato: oh oh qualcosa mi sfugge adesso scappo” e ci travolge con la sua risata. Prosegue:
“Preso coraggio mi sono resa conto dell’opportunità: la conferenza era in diretta ed io ho approfittato per portare fuori la mia Africa, il tema del land grabbing (letteralmente: «accaparramento della terra» – accaparramento delle terre da parte delle multinazionali a scapito dei contadini locali) che mi ha portato lontano dalla mia casa, l’Etiopia, a causa della mia presa di posizione contro questa situazione. In Africa ho lavorato a diversi progetti con i pastori nomadi nell’ottica di creare un’agricoltura sostenibile di auto sostentamento.”
“Sono stata un’attivista nel mio Paese, cominciando le prime manifestazioni nel 2005; in 5 anni di lotta, all’interno di un gruppo formato da 27 persone, abbiamo creato una bella rete. Ma negli anni portare avanti una politica che contrasta il Governo si è fatto sempre più duro. Nel 2010 mi sono dovuta allontanare dal mio Paese; delle persone che formavano il nostro gruppo siamo sopravvissuti in 3: io e due giornalisti australiani.”
Ci racconta come l’uso scriteriato di pesticidi e insetticidi da parte delle multinazionali abbia moltiplicato i casi tumorali, di malformazioni e aborti in un Paese come l’Etiopia, dove non esiste nessun genere di assistenza sanitaria.
Il governo dell’Etiopia nasconde situazioni assurde da anni: i profughi tenuti prigionieri in Somalia e Sud Sudan, le proteste a fuoco contro manifestazioni disarmate di civili universitari e agricoltori, le torture, l’oscurazione della rete internet.
Agitu ha lo status di rifugiata nel nostro Paese dovuto alla persecuzione del Governo nei suoi confronti.
“La mia, come quella di molte altre persone nella mia posizione, non è una storia di fuga desiderata e nel mio intervento durante la premiazione, approfittando della diretta, ho sollevato il punto per cui la collaborazione del governo italiano (ma non solo) con quello Etiope siano causa alla base della migrazione.
Ho parlato a ruota libera cercando di rendere il quadro il più ampio possibile, perché è guardando in questo modo le cose che possiamo interpretare la realtà di questi flussi migratori, non certo attenendoci al populismo che spesso ritroviamo nei canali che dovrebbero occuparsi di informazione“.
Il cosiddetto land grabbing è in sostanza un modo economico e remunerativo di accedere a nuove risorse naturali e di produrre cibo per alcuni Stati poveri di terre coltivabili, quali l’Arabia Saudita, o quelli densamente popolati come il Giappone o la Cina, che da tempo hanno cominciato a comprare ed affittare terreni all’estero per soddisfare il fabbisogno nazionale di cibo.
Tutto questo ha conseguenze pesantissime, soprattutto in Paesi come l’Africa, dove i governi consentono che gli abitanti delle terre cedute o spesso espropriate vengano costretti ad andarsene, se necessario con la forza. Lasciano abitazioni, campi e pascoli oppure vengono reinsediati in zone periferiche, prive di servizi e con infrastrutture inadatte alla vita civile. Possono considerarsi fortunati quindi gli africani che vengono assunti come braccianti e operai dalle imprese straniere, quando queste non favoriscono manodopera proveniente dal loro paese piuttosto che quella locale.
Si crea un circolo vizioso per cui non solo i Governi Africani non investono nel proprio Paese creando infrastrutture e indotto, ma collaborano alla distruzione dell’ autosostentamento di gran parte ei lori cittadini e della società stessa.
L’organizzazione non governativa internazionale Human Rights Watch e il Movimento di solidarietà per una nuova Etiopia sostengono, ad esempio, che tra il 2008 e il 2011 il governo di Addis Abeba ha affittato per periodi di 20, 30 o 99 anni già 3,5 milioni di ettari di foreste.
Un tema molto complesso, che non riguarda soltanto il fatto di destinare vaste estensioni di terra coltivabile a raccolti per l’esportazione, invece che a generi alimentari necessari e al mercato interno, ma implica anche che non ci siano ricavi convenienti utilizzati sul territorio.
Inoltre questa politica in Africa, un Paese colpito da scarsità stagionale e in certi casi permanente di generi alimentari di base, contribuisce a far lievitare i prezzi dei prodotti, avendo ripercussioni pesantissime sulle carestie che colpiscono gli abitanti.
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Questo è il contesto che ha portato Agitu nuovamente qui in Italia. “Nuovamente” perché lei aveva già frequentato l’Università qui: prima a Roma, a 18 anni con una borsa di Studio, e poi in Trentino, dove ha deciso di tornare quando ha dovuto lasciare il suo Paese.
Il lavoro che Agi sta svolgendo qui in Trentino ha a che vedere con competenze sue e dei suoi avi (famiglia di pastori nomadi). Il suo lavoro di recupero e utilizzo di terreni abbandonati è in sostanza l’esatto contrario rispetto a ciò che combatteva in Africa, ovvero la privazione del diritto di lavorare la terra da parte dello Stato nei confronti dei cittadini.
Come percepisci la diffidenza nei confronti del diverso e come e’ stato il tuo impatto di donna nel mondo agricolo locale?
“Devi tirare fuori unghie denti per guadagnare il rispetto. Una volta che hai dimostrato di essere una persona veramente tosta, insieme al rispetto arriva anche il riconoscimento del tuo lavoro.”
Come hai costruito le tue competenze rispetto alla produzione dei formaggi?
“Le ho potute ampliare e rafforzare anche attraverso la rete dei Woofer (solitamente produttori certificati biologici). Avevo interesse verso la produzione di formaggi francesi e sono stata in Francia. Attraverso questo canale la collaborazione si attua in forma di scambio di lavoro, ma anche di insegnamento e di competenze. oltre a divulgare e condividere la quotidianità del lavoro in fattoria.”
Anche Agitu appartiene a questa rete e nel suo sito si trovano le informazioni in proposito.
L’apertura della sua azienda si concretizza anche attraverso alcuni progetti di stage con l’Istituto Agrario di San Michele che le permettono di accogliere in azienda gli studenti. Parliamo della dispersione scolastica e a questo proposito ci dice che ragazzi in apparenza poco dotati secondo gli standard della didattica, dopo due settimane non solo conoscono i nomi delle capre, ma anche le parentele.
Ci sono giornate aperte al pubblico in cui e’ possibile andare al pascolo con le sue capre e con Buba Car, un ragazzo del Gambia rifugiato in Trentino, che una volta terminato il suo percorso è stato scelto e introdotto in azienda da Agitu e da qualche mese lavora con lei.
Vengono anche organizzate giornate in cui i bambini arrivano in visita per fare il formaggio.
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Agi è un vulcano di idee e mette a disposizione le sue competenze e la sua esperienza in altri progetti dedicati ai rifugiati: è stata invitata a Riace, dove ha potuto avere uno scambio con il Sindaco su quella che potrebbe essere un’idea aziendale da sviluppare lì.
Potete trovare i prodotti di Agitu ai mercati agricoli di Trento, Rovereto, Pergine, Bolzano, alla Biocesta del Gusto e nei Gruppi di acquisto solidale.
Chiudiamo l’intervista ad ottobre e ci sono ancora novità: Agitu ha appena realizzato una linea di creme a base di latte di capra non pastorizzato un procedimento in cui sta facendo da pioniera e che sviluppa una sorta di acido ialuronico naturale.
Sarà presente ai mercatini di Natale di Levico Terme con questa linea e lo street food, una novità introdotta recentemente, un’occasione per assaggiare la sua tosella e lo yogurt di capra.
Ci congediamo con un ultimo incontro, in un pomeriggio di ottobre passato al pascolo con le capre felici: un’esperienza di affetto e tenerezza con questi animali, e incredibilmente rilassante. Grazie Agitu!
Alcuni diritti riservati
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