LES MIS LETTERS IN ADAPTATION - Hindrances, LM 1.7.5 ( I miserabili 1964)
“Monsieur,” said the woman, “my boy tells me that you wish to hire a cabriolet.”
These simple words uttered by an old woman led by a child made the perspiration trickle down his limbs. He thought that he beheld the hand which had relaxed its grasp reappear in the darkness behind him, ready to seize him once more.
He answered:—
“Yes, my good woman; I am in search of a cabriolet which I can hire.”
And he hastened to add:—
“But there is none in the place.”
“Certainly there is,” said the old woman.
“Where?” interpolated the wheelwright.
“At my house,” replied the old woman.
He shuddered. The fatal hand had grasped him again.
4 settembre … ricordiamo …
#semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2021: Franco Graziosi, attore italiano. Sposato con Esperia, sorella di Virna Lisi. (n.1929)
2018: Christopher Lawford, Christopher Kennedy Lawford, attore statunitense. Era il primogenito di Peter e Patricia Kennedy Lawford. (n. 1955)
2017: Gastone Moschin, Gastone Domenico Moschin, attore italiano. (n. 1929)
2014: Joan Rivers, Joan Alexandra Molinsky, attrice e comica statunitense. (n.…
Jean-Louis Trintignant in The Conformist (Bernardo Bertolucci, 1970)
Cast: Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Gastone Moschin, Dominique Sanda, Enzo Tarascio, Fasco Giachetti, José Quaglio, Pierre Clémenti. Screenplay: Bernardo Bertolucci, based on a novel by Alberto Moravia. Cinematography: Vittorio Storaro. Production design: Ferdinando Scarfiotti. Film editing: Franco Arcalli. Music: Georges Delerue.
Of all the hyphenated Jeans, Jean-Louis Trintignant seems to me the most interesting. He doesn't have the lawless sex appeal of Jean-Paul Belmondo, and he didn't grow up on screen in Truffaut films like Jean-Pierre Léaud, but his career has been marked by exceptional performances of characters under great internal pressure. From the young husband cuckolded by Brigitte Bardot in And God Created Woman ... (Roger Vadim, 1956) and the mousy law student in whom Vittorio Gassman tries to instill some joie de vivre in Il Sorpasso (Dino Risi, 1962), through the dogged but eventually frustrated investigator in Z (Costa-Gavras, 1969) and the Catholic intellectual who spends a chaste night with a beautiful woman in My Night at Maud's (Eric Rohmer, 1969), to the guilt-ridden retired judge in Three Colors: Red (Krzysztof Kieslowski, 1994) and the duty-bound caregiver to an aged wife in Amour (Michael Haneke, 2012), Trintignant compiled more than 60 years of great performances. His most popular film, A Man and a Woman (Claude Lelouch, 1966), is probably his least characteristic role: a romantic lead as a race-car driver, opposite Anouk Aimée. His role in The Conformist, one of his best performances, is more typical: the severely repressed Fascist spy, Marcello Clerici, who is sent to assassinate his old anti-Fascist professor (Enzo Tarascio). Marcello's desire to be "normal" is rooted in his consciousness of having been born to wealth but to parents who have abused it to the point of decadence, with the result that he becomes a Fascist and marries a beautiful but vulgar bourgeoise (Stefania Sandrelli). Bertolucci's screenplay places a heavier emphasis on Marcello's repression of homosexual desire than does its source, a novel by Alberto Moravia. In both novel and film, the young Marcello is nearly raped by the chauffeur, Lino (Pierre Clémenti), whom Marcello shoots and then flees. But in the film, Lino survives to be discovered by Marcello years later on the streets the night of Mussolini's fall. Marcello, whose conformity does an about-face, sics the mob on Lino by pointing him out as a Fascist, and in the last scene we see him in the company of a young male prostitute. This equating of gayness with corruption is offensive and trite, but very much of its era. Even the sumptuous production -- cinematography by Vittorio Storaro, design by Ferdinando Scarfiotti, music by Georges Delerue -- doesn't overwhelm the presence of Trintignant's intensely repressed Marcello, with his stiff, abrupt movements and his tightly controlled stance and walk. If The Conformist is a great film, much of its greatness comes from Trintignant's performance.
Amici Miei
Fra i film girati a Firenze non poteva mancare Amici Miei, (scritto con due maiuscole), un caposaldo dei film divertenti ma soprattutto un condensato di satira fiorentina mescolata a malcelata malinconia.
Amici Miei è un film del 1975 diretto da Mario Monicelli, gli attori principali sono Ugo Tognazzi che interpreta il Conte Mascetti, Philippe Noiret nella parte del giornalista della Nazione il Perozzi , Gastone Moschin calato nelle vesti dell'architetto Melandri, Adolfo Celi prorompente medico chirurgo Prof. Dott. Sassaroli, Duilio Del Prete nel ruolo del guascone Necchi.
Gli attori di contorno, anche se è davvero riduttivo definirli cosi, sono Bernard Blier che interpreta il pensionato delle poste Righi , Silvia Dionisio nell'indimenticabile Titti, Milena Vukotic nella parte della moglie del Mascetti (Alice, secca e rifinita come il suo nome), Olga Karlatos nella parte di Donatella, moglie del Sassaroli e poi "ceduta in blocco al Melandri", Franca Tamantini moglie del Necchi, Angela Goodwin disperata e acida moglie del Perozzi, Edda Ferronao che interpreta anche lei la moglie del Sassaroli, Maurizio Scattorin intransigente figliolo del Perozzi, Marisa Traversi una delle amanti del Perozzi, Mario Scarpetta il vigile col dito che stuzzica.
Capisco che la presentazione di protagonisti e coprotagonisti è lunga, ma sinceramente alcune figure, anche se secondarie, sono talmente centrate nel loro ruolo da non poterle non citare. Un Righi biascicante e con "l'occhio cattivo" è una figura che di secondario non ha nulla, anzi, "secondo me gli è zucchero" e come non evidenziare il volto di pietra della moglie del Perozzi alla sua morte.
La trama del film è presto detta, un gruppo di amici scanzonati si ritrovano in scherzi e zingarate in giro per Firenze e la Toscana. Detto cosi sembrerebbe banale, ma Monicelli è stato un artista ad interpretare il pensiero di Pietro Germi. Germi era il vero artefice della realizzazione del film, morto in corso di sceneggiatura ha raccolto il suo lavoro Monicelli.
Appare inutile descrivere i singoli episodi che si snodano nel film, occorre vedere il film e affrontarlo calandosi nell'animo fiorentino; questo vi permetterà di comprendere ciò che alberga dentro il fiorentino, la sua irriverenza, il menefreghismo, l'arte di non prendere niente sul serio e allo stesso tempo il legame profondo con la bellezza della vita e della profondità dell'amicizia.
Giuro che ho difficoltà a esternare il sentimento che mi lega a questo film, vi cito due aneddoti, personali, estratti dalla mia memoria.
Il primo riguarda un giovane Jak che passava, ogni anno, una 15ina al mare con i nonni, presso Fiumetto. Ogni anno, puntualmente, in cartellone veniva ri-messo Amici Miei ed ogni hanno, puntualmente, mio nonno, da solo, andava a vederlo. Un anno incuriosito dalla tradizione gli chiesi se potevo accompagnarlo. Mio nonno mi guardò, (poi ho capito quello sguardo) e fece cenno di si, quella sera si è aperto un mondo.
Il secondo riguarda l'uscita del secondo atto di Amici Miei. Tutta la famiglia era in sala a vedere il film e subito all'inizio, al cimitero, ci fu la frase "Guarda che bel vedovo". Mio padre cominciò a ridere, un riso sguaiato che non gli apparteneva, aveva le lacrime agli occhi immaginando che cosa sarebbe accaduto.
Questi due ricordi mi legano a questi film oltre il film stesso e se mi dovessero costringere a vedere per sempre un film e il suo secondo atto sceglierei questi.
LA ORCA, film "maledetto" del 1976, diretto da Eriprando Visconti, nipote del più noto Luchino, ambientato e girato a Pavia, quando la nostra città in quei decenni era una piccola "Hollywood di provincia", che vide grandi attori e registi aggirarsi per le strade del centro storico e paraggi. Fra le tante pellicole, molte di ambientazioni milanesi, MA girate a Pavia, per ricostruire scenografie caratteristiche o storiche, come "L'Albero degli Zoccoli" di Ermanno Olmi, vincitore della Palma d'Oro al Festival di Cannes, anno 1978 (sequenze in corso Cavour e piazza Botta). Non dimentichiamo Dario Argento e il suo "Le Cinque Giornate", né il romantico "Fantasma d'Amore" di Dino Risi con Marcello Mastroianni e Romy Schneider. Tornando a LA ORCA, con tre giovanissimi Michele Placido, Flavio Bucci e Vittorio Mezzogiorno, opera sesta del Visconti Jr., che immortala la città di Pavia in numerose sequenze, riconoscibilissimi la stazione ferroviaria (interno e piazzale esterno), Piazza della Vittoria, Piazza del Duomo, Corso Garibaldi, Borgo Basso e poi l'immancabile scena al Ponte della Becca - vero e proprio "must" cinematografico in quegli anni (come non citare il duello finale fra il commissario Tomas Ravelli (Thomas Milian) e il capo della banda dei marsigliesi (Gastone Moschin) nell'epico duello de "Squadra Volante" di due anni prima?) - LA ORCA riprende quella sordida Pavia degli anni Settanta, la rende ancora più "poliziottesca" e inquietante dei film di Stelvio Massi ("Mark il poliziotto", "Cinque donne per l'assassino"), più intrisa di lotta politica, più impregnata di sangue, violenza e suspence, dove la delinquenza delle cosiddette "batterie" è di casa, anzi di sotto casa, perché appena esci da uno dei tanti palazzi di via San Giovanni in Borgo e sei figlia di una ricca famiglia borghese pavese vieni sequestrata da tre pochi di buono (nefasta anticipazione a quello che succederà poi, negli anni a venire, a un pavese vero e in carne e ossa come Cesare Casella, tanto da fare uno storico esempio di caso mediatico televisivo). In un claustrofobico casolare nelle campagne pavesi si svolge il resto del film: ruoli che si ribaltano, scene disturbanti fra sequestrante e sequestrata, atmosfere claustrofobiche da clima horror, eros onirico e reale, e un finale da pugno nello stomaco. Dopo la sua uscita nei cinematografi italiani fu la pellicola a essere sequestrata dal Tribunale di Roma per scene di stupro estremamente spinte. Soltanto nel 2006 il film fu rimesso in circolazione tramite trasposizione in DVD. Costato appena 40 milioni di lire, il capolavoro di Visconti incassò più di un miliardo al botteghino finché fu libero di circolare. Fu il maggior successo commerciale del regista, tanto che lo spinse un anno più tardi a dirigere un sequel ("Oedipus Orca"), anch'esso in gran parte girato e ambientato a Pavia (con Miguel Bosè e ancora la protagonista del primo, Rena Niehaus, nel ruolo principale). Senza nulla togliere a capisaldi come "Il Cappotto" di Alberto Lattuada, a "I sogni nel cassetto" di Renato Castellani o a "Paura e amore" di Margherethe Von Trotta, opere classiche girate in riva al Ticino, LA ORCA resta ancora oggi un capolavoro della "Cinematografia alla Pavese", una chicca da vedere e rivedere, per capire com'erano le città di provincia, tipo Pavia, durante i difficili e duri anni di piombo. Assolutissimamente consigliato. DVD ordinabile in edicola, film guardabile in streaming su Prime Video. Cult-movie di nicchia, per pochi, ma senza eguali nel suo genere. LA ORCA (Italia, 1976, drammatico/poliziottesco, 90') di Eriprando Visconti. Con Michele Placido, Rena Niehaus, Vittorio Mezzogiorno, Flavio Bucci.
Figlio di Poseidone e di Libia e fratello di Belo[2][3], sposò Telefassa[2] (che Igino chiama Argiope[4]) che lo rese padre di Cadmo, Cilice, Fenice ed una sola figlia, Europa[2].
Tra i figli, Pausania aggiunge Taso[5].
Mitologia
Sua figlia Europa era bellissima, Zeus volle possederla e per questo si celò sotto le sembianze di un toro e la rapì.
Agenore inviò i suoi figli nella sua ricerca[2][5] dicendogli di non tornare senza di lei. Nel corso delle loro peregrinazioni, questi figli fondarono città ovunque e così Fenice divenne il capostipite dei fenici, Cilice quello dei cilici, Cadmo si stabilì in Beozia costruendo Cadmea, la rocca di Tebe. Nessuno di loro però trovò Europa[2].
La stirpe
La grande guerra è una commedia drammatica del 1959 diretta da Mario Monicelli, prodotta da Dino De Laurentiis e interpretata da Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Mario Monicelli, Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni
Produttore Dino De Laurentiis
Fotografia Leonida Barboni, Roberto Gerardi, Giuseppe Rotunno, Giuseppe Serrandi
Montaggio Adriana Novelli
Effetti speciali Gatti, Serse Urbisaglia
Musiche Nino Rota
Scenografia Mario Garbuglia
Costumi Danilo Donati
Trucco Romolo De Martino, Rino Carboni
Interpreti e personaggi
Alberto Sordi: Oreste Jacovacci
Vittorio Gassman: Giovanni Busacca
Silvana Mangano: Costantina
Romolo Valli: tenente Gallina
Folco Lulli: Giuseppe Bordin
Bernard Blier: capitano Castelli
Vittorio Sanipoli: maggiore Segre
Nicola Arigliano: Giardino
Geronimo Meynier: portaordini
Mario Valdemarin: sottotenente Loquenzi
Elsa Vazzoler: moglie di Bordin
Tiberio Murgia: Rosario Nicotra
Livio Lorenzon: sergente Battiferri
Ferruccio Amendola: De Concini
Gianni Baghino: un soldato
Carlo D'Angelo: capitano Ferri
Achille Compagnoni: cappellano
Luigi Fainelli: Giacomazzi
Marcello Giorda: il generale
Tiberio Mitri: Mandich
Gérard Herter: capitano austriaco
Guido Celano: maggiore italiano
Leandro Punturi: bambino
Mario Feliciani
Mario Mazza
Mario Colli
Mario Frera
Gian Luigi Polidoro: attendente del capitano austriaco
Edda Ferronao
Doppiatori originali
Nino Dal Fabbro: capitano Castelli
Mario Colli: cappellano
Turi Ferro: Rosario Nicotra
Riccardo Cucciolla: Giardino
Gastone Moschin: sergente Battiferri