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#La Comitiva
izzy-ikigai · 7 months
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It's so funny to me, that Erlend Øye, who is part of The Whitest Boy Alive, started the song "For the time being" released under his own name, with the main theme of The Whitest Boy Alive's "Island" while Erlend starts the sound out by singing "it's all I can do"
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latszengem · 8 months
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nazars · 10 months
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"Matrimonio di Ruggiero" を YouTube で見る
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Good summer vibes!
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sonicziggy · 2 years
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"Bravo Marco" by Erlend Øye, La Comitiva https://ift.tt/8ShGiNX
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tempestainmare · 2 years
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mondomoderno · 3 months
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🏛️ Este hermosísimo y decó portal de cementerio se encuentra en el centro-norte de la provincia de Buenos Aires, en la localidad de 25 de Mayo.
🔍 Hace años que busco información sobre su arquitecto, León Tumiati, y hasta el momento sé que nació en Ferrara, Italia, probablemente en 1895. Estudió y egresó como arquitecto en Bologna, llegando a CABA en 1929.
🏠 Para 1930 Tumiati realizó dos proyectos en Villa María que no se construyeron, pero en cambio, en CABA, en la esquina de Álvarez Thomas y Virrey Loreto construyó una vivienda colectiva con locales comerciales que aún muestra su firma.
🗓️ Volvamos al portal del cementerio de 25 de Mayo. Se inauguró el 31 de octubre de 1937 y ese día contó con la asistencia del gobernador Manuel Fresco, su esposa, su comitiva y el obispo de Azul.
😇 Dos ángeles en oración nos reciben y también una frase en el centro del portal: “Non omnis moriar" que significa “No moriré del todo” y es una cita del poeta Horacio. Una frase que va de la mano del sentimiento de armonía que transmite el arbolado del ingreso. Tumiati contó con la asistencia del escultor P.J. Ferrari y el constructor L. Ferraris. El frente sorprende por su art decó más cercano al de los cines de la época que a los portales monumentales e imponentes de Francisco Salamone.
🏰 Dentro del cementerio encontramos una capilla con una cruz decó, una oficina administrativa, numerosas bóvedas art decó, sepulcros antiguos y una galería de nichos. Al final de la calle principal, la que supo ser la morgue.
📜 También se hallan al menos dos bóvedas diseñadas por Tumiati junto a Ferrari, (8y9) también autor de las esculturas del frente del cine Teatro Premier en CABA.
📘 En 1944, Tumiati publicó un libro llamado Pensamientos sobre la arquitectura con ilustraciones de proyectos arquitectónicos de aires futuristas mezcladas con reflexiones propias(10).
💬 Frente a la capilla una frase nos recibe o nos despide: «Tú que ciego en el placer/cierras del alma los ojos/contempla en estos despojos/lo que eres lo que haz de ser/ven a este sitio a aprender/del hombre la duración/que en esta triste mansión/de desengaño y consejo/cada sepulcro es espejo/cada epitafio lección.»
📷2024
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mondosalamone · 2 months
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🏛️En el partido de Alberti, Salamone construyó el palacio municipal, el portal del parque municipal, remodeló la plaza Arias, realizó un depósito en el cementerio y una escuela.
🗓️ Las obras se inauguraron en 1938, con la presencia del Gobernador Fresco y su comitiva. Además, la de Alberti es la primera municipalidad bonaerense que FS construye en esquina.
⛲La fuente de la Plaza es muy similar a la de Laprida aunque difieren en que la albertina posee un mástil con la bandera argentina y también en la forma del remate.
🏫 La actual Escuela Secundaria “Pablo Pizzurno” está emplazada donde antiguamente se encontraba la Municipalidad. Luego de la restauración que realizó Salamone, funcionó un Club Social hasta que finalmente terminó siendo utilizada con el fin que hoy la conocemos.
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a-tarassia · 10 months
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luglio col bene che ti voglio
Luglio per me è un brutto mese. Di solito luglio è quel mese in cui cedo alle tristezze, qualunque esse siano al momento. Fa caldo, io soffro moltissimo di pressione bassa e circolazione, inizia a farmi male il corpo, gambe soprattutto e arriva quel languore interiore che immagino sia dovuto ad alcuni transiti stagionali introspettivi che mi fanno vivere le cose che accadono con più dramma, nervosismo e frustrazione. Adesso, vista forse anche la stanchezza, la sensazione è più di pre depressione che tristezza, sono giù di tono, demotivata, indolente. Tutto quello che accade non mi va bene, faccio cose che in altri momenti mi avrebbero riempito di energie e contentezza, mentre adesso preferirei starmene sul divano a scollare tiktok, è nettuno che s’è messo di traverso, sicuro, ma anche che luglio mi ammazza l’anima. Io, però, che mi conosco e conosco la depressione, cerco di spingere la notte più in là forzandomi in attività che so che normalmente mi tirerebbero su di morale, quindi vado in giro, in bici, faccio sport, mangio frutta, metto lavatrici, guardo bellissimi panorami e faccio bagni rinfrescanti dove posso. Circa un paio di settimane fa ero seduta a bordo piscina, era una di quelle domeniche in città in cui avresti mille cose da fare, ma non hai voglia e allora decidi di buttarti in piscina e fare la gara di scivoli, io e luca lo facciamo, proviamo varie posizioni sugli scivoli per vedere quale è più veloce in base alle diverse variabili fisiche. Ero seduta a bordo piscina e mi sono resa conto dopo di aver avuto un momento di dissociazione perché guardavo l’acqua, quel blu tipico delle piscine cittadine, con le tipiche ondine in superficie della gente che si muove e pensavo a quando a luglio era estate davvero, l’estate della gente di mare negli anni ‘90, di quel periodo in cui non hai niente da fare e noi degli anni ’80 eravamo ancora comitive densissime di ragazzi figli di famiglie numerose, minimo due figli di età vicina, a volte tre, al sud anche quattro. La mia comitiva eravamo tipo 40 persone d’estate, ragazzi che vivevamo lì, altri che venivano dal nord e restavano per tipo due mesi chè i genitori lavoravano e loro venivano dai nonni, dagli zii, nessuno o pochi facevano le vacanze all’estero, i voli low cost non esistevano ancora e le famiglie erano troppo numerose, coppie senza figli ve n’erano poche e allora le vacanze estive duravano mesi interi e avevi tempo di farti l’abitudine e la vita diventava diversa per un tempo che all’epoca era lunghissimo. Arrivava l’estate, le mie spiagge venivano invase, arrivava quel tipo che ti piaceva che era cambiato e c’era il fratello più piccolo che intanto era cresciuto, ma anche la cugina nell’arco dell’anno trascorso s’era fatta una ragazza e quindi una concorrente in più o forse alla fine della stagione anche un’amica, tutto poteva succedere. Noi bramavamo quelli che arrivavano, loro desideravano noi che eravamo esotici e abbronzati già a maggio, noi restavamo a vivere anche l’inverno del mare grigio e solitario e loro ci invidiavano, loro se ne andavano nelle città con i cinema e noi li invidiavamo. Mia cugina veniva che era fidanzata col solito di sempre e dopo due giorni lo mollava dalla cabina telefonica per poi riprenderselo a settembre. I giri in motorino, il gregge di ombrelloni, le partite a beach volley fino le nove, i nostri genitori che sanno che siamo al mare, tanto telefonini non ce n’erano e quindi dovevi vivere a fidarti per forza. Le prima canne sotto ai ponti della ferrovia, la ferrovia che passava direttamente  sopra la spiaggia. Il mettersi d’accordo giorno per giorno su dove vedersi e fare la conta di chi manca. Chi scende per primo fa lo squillo a casa. Il primo bacio dietro casa di zia che faceva un caldo torrido e dovevamo rubarle la legna per il falò, tu che mi vomiti addosso durante il falò. Prendiamo il pedalò tanto lo so che poi i maschi giocano a tirarci giù e noi urliamo come se non sapessimo nuotare, tanto chi ti crede sei nato qui, nuotare è la seconda cosa che hai imparato dopo camminare. Le partite a biliardino. I bagni di notte.
Poi man mano le giornate si accorciano, i primi temporali estivi, arrivano i giorni delle partenze, qualcuno parte presto, nemmeno metà agosto, altri tirano fino poco prima dell’inizio delle scuole, conti i giorni che mancano, inizi a fare i ritrovi per i saluti, domani parte Tommaso, giovedì parte Silvia e Roberta e Carmelo quando vanno? Inizia quel treno di malinconia di un pezzo di vita che finisce, quando vivi in un posto di mare ti abitui a dare la scadenza a qualcosa fin da piccolo. Devi fare i conti con questa cosa che la spensieratezza esiste, ma cambia, ritorna e poi cambia, impari a salutare e riabituarti. Riabituarti è doloroso, io lo soffro ancora. Noi avevamo un rituale per decretare la fine dell’estate, appena anche l’ultimo turista era andato via facevamo una pigiama part a casa di uno di noi, ci ritrovavamo una notte intera a raccontarci le cose e rivivere dei momenti e piangere e confessare i segreti, Poi finisce davvero le case si svuotano e sembrano abbandonate, ti riabitui alla vita lenta del mare d’inverno, ricominci con i tuoi ritmi, il gruppo dei soliti, le giornate più corte e le tue intimità e di nuovo quando arriva l’estate con un’onda violenta trascina via quello che conosci e pulisce tutto, ti porta novità e tu devi ripartire, ancora. Tutto questo è finito, il gregge di ombrelloni sulla spiaggia non c’è più e le estati sono sempre più corte. Le cose continuano a finire e ricominciare.
La malinconia della vita di mare è dentro di me, luglio mi uccide, per me è un mese di resa dei conti, finisce una vita e ne inizia un’altra, nel disegno del mio calendario interiore è un punto di rottura prima di agosto, che si trova da solo, come un’anomalia, mese senza spazio né tempo, luglio invece è traguardo prima del nuovo inizio.
Mese di depressione e speranza. Certe volte voglio buttarmi dal balcone, certe volte me ne vado al mare.
Così.
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ilpianistasultetto · 1 year
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Da quando c'e' questo governo al potere, gira un verbo solo: "Non iscrivete i vostri figli al liceo. Una scuola che non forma al lavoro".. Nei miei anni di liceo avevo il mio gruppetto di amicizie strette. Sette, forse otto compagni di classe. Il Grillo e il Citolo sono diventati medici; il Cirmi, un architetto. La Pat e la Luigina, dette 30kg per quanto erano magre, due docenti di medie superiori, una di lettere e storia e l'altra di fisica. Il Gibbone invece si e' comprata una licenza taxi e fa il tassista. Io, un fiscalista. Sono convinto che dando retta a certi politici di "dubbie capacita'" a quest'ora la mia comitiva si sarebbe trovata a zappar la terra. Mi viene da dire una sola cosa 🖕🖕🖕 @ilpianistasultetto
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jartitameteneis · 4 months
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Todas las fuentes clásicas coinciden en que existió un encuentro entre las Amazonas y Alejandro Magno. Las Amazonas fue un pueblo de mujeres guerreras, cuya deidad principal era Diana, y su mito fundacional el dios olímpico Ares. Habían consolidado una sociedad matriarcal, en las inmediaciones del sur del mar Caspio, en Asia.
El historiador Quinto Curcio Ruffo menciona que el macedonio fue visitado por la reina amazona... Talestris, escoltada por una comitiva de 300 guerreras, cuyo fin fue... proponerle engendrar hijos con Alejandro, para lograr herederas de estirpe guerrera y noble. Plutarco cita al menos 5 fuentes que comprueban este acontecimiento, con leves diferencias. En los escritos de Pseudo Calístenes, las cartas que Alejandro envió a Aristóteles como intermedio y este a la vuelta; recalcó...«la belleza de esas mujeres y su gran fortaleza física». Curcio Ruffo cuenta que Alejandro ante tal propuesta «no opuso demasiada resistencia». Permanecieron encerrados 13 días y trece noches.
Es sabido que Alejandro promovía la fusión de culturas y etnias a través de uniones y matrimonios mixtos, manteniendo la idea de abolir toda diferencia entre conquistadores y conquistados. Este tipo de eventos y ritos místicos-sexuales aparentemente eran comunes en la Antigüedad, como narró Calístenes, y que puso en duda la paternidad de Filipo, la unión de su madre Olimpia con Nectanebo -rey egipcio y supuesto padre biológico- para engendrar un hijo que liberaría ambos reinos.
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latszengem · 10 months
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haiku--di--aliantis · 4 months
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"Ho bisogno di qualcuno che veda il fuoco nei miei occhi e abbia voglia di averci a che fare."
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Non è facile. "L'inferno sono gli altri" (J. P. Sartre) ma nonostante tutto non ne possiamo fare a meno. Ci definiscono. Ci apprezzano. Ci umiliano. Ci fanno sperare. Ci amano. Si fanno amare: a volte ti fanno impazzire. Ma vivere è ridefinirsi di continuo. È scorgere il bello anche nella sofferenza e indovinare la sottile malinconia di ciascuno nelle risa sguaiate di una comitiva di amici.
Aliantis
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Sally (Fiorella Mannoia)
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belladecasa · 1 year
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Il fidanzato della mia coinquilina mi ha raccontato che l'altra sera un suo amico che conosco, e con cui mi trovo qualche volta a uscire in comitiva, gli ha chiesto chi tra me e le mie amiche fosse fidanzata, poi mi ha detto che secondo lui questo ragazzo si sente un po' solo. Per carità, nulla di personale contro di lui che è anche molto educato e gentile però questa totale mancanza di selettività che riscontro in buona parte del genere maschile mi scoraggia. Non conto le volte in cui lo stesso ragazzo ci abbia provato con me e poi con le mie amiche nel caso in cui io non ci stessi, o viceversa, e credo che sia un'esperienza comunissima a tutte le ragazze. Tutto ciò mi avvilisce, mi fa incazzare e mi spinge a non fidarmi più di nessuno perché ho sempre la paranoia di essere una tra tante, che è capitata, ma se ci fosse stata un'altra sarebbe stato uguale e questo per me è inconcepibile dato che io mi rapporto sia in amore che in amicizia che sessualmente in maniera identitaria, non scenderei mai a compromessi solo per colmare la mia solitudine o la mia libido e l'idea di non ricevere lo stesso trattamento mi deprime fortissimo
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isadomna · 1 year
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Berenguela de Barcelona
She was a very beautiful and extremely graceful young girl who loved chastity and truth and all God-fearing people.
Berenguela was the daughter of Ramon Berenguer III, Count of Barcelona and his third wife Dolça I de Gévaudaun, Countess of Provence. Although her date of birth is unknown, the sources place it between 1108 and 1116. It is known that Berenguela had a good relationship with her older sister, María de Osona, who was the daughter of the first marriage of her father with María Rodríguez, the daughter of El Cid Campeador.
In 1128 Berenguela married Alfonso VII, King of León, Castile and Galicia. She becoming the first queen of the newly reigning dynasty of the House of Ivrea. In 1135, Alfonso VII was crowned “Emperor of Spain” (Imperator totius Hispaniae) in the Cathedral of León. The imperial couple had seven children, of whom Sancho III was King of Castile and Fernando II King of León. The daughters, Constanza and Sancha, became Queens consorts of France and Navarre.
Historians who have dedicated to studying her life consider that Berenguela de Barcelona was one of the characters who deserves a privileged position in the history of Spain. She actively participated in political life and was patroness of the arts. She accompanied her husband in the battles, stopped the uprising in Asturias and heroically resisted the besieged of Toledo by the Muslims. She also introduced a taste for Provencal troubadours to the kingdom, supported writers who narrated the exploits of El Cid and encouraged pilgrimages to Santiago de Compostela, where she was buried in 1149.
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Berenguela nació en el prestigioso y rico condado de Barcelona como hija del conde Ramón Berenguer III y de su segunda esposa Dulce de Provenza. La joven barcelonesa destacó por su inteligencia y gran belleza, llegando su fama hasta la corte del rey Alfonso VII de Léon, Castilla y Galicia, hijo de la legendaria reina Urraca. Al parecer fue un noble, Armengol de Urgel, quien le facilitó los trámites para entrar en contacto con los condes de Barcelona. El rey de León tenía poco más de veinte años y no estaba casado, ni siquiera había ninguna candidatura seria para un matrimonio, que tarde o temprano tendría que celebrarse.
Una vez prometida al rey Alfonso VII, Berenguela de Barcelona emprendió un largo viaje. Desde Barcelona hasta la corte de su futuro marido, debía cruzar los dominios del rey aragonés Alfonso el Batallador, quien estaba en disputa con Castilla por cuestiones territoriales y fronterizas. Para evitarlo, Berenguela y su comitiva tuvieron que hacer parte del viaje por el sur de Francia, llegar hasta el Golfo de Vizcaya y fletar unas barcazas que, bordeando la costa cantábrica, les permitieran desembarcar en un puerto controlado por los leoneses.
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A finales de 1128 o enero de 1129, los prometidos contraían matrimonio en la villa de Saldaña. Con motivo de las celebraciones de los esponsales, que duraron varios días, se dice que tuvo lugar la primera corrida de toros celebrada en la Península. La pareja imperial tuvo siete hijos, destacándose Sancho III de Castilla y Fernando II de León. La joven reina forjó una gran amistad con su cuñada la infanta Sancha Raimúndez, llegando a ser ambas las principales consejeras de Alfonso VII. Berenguela participó en la política de forma activa, fue la principal responsable de apagar la rebelión del conde de Asturias Gonzalo Peláez y acompañó a su esposo a la guerra en muchas ocasiones, participando así de sus victorias.
En 1135 tuvo lugar la coronación de Alfonso VII como Imperator totius Hispaniae en la catedral de León, gran parte de los nobles presentes en el acto habían llegado gracias a los contactos de la reina y su familia; así su hermano Ramón Berenguer IV, Armengol de Urgel, el conde Alfonso Jordán de Tolosa, el de Montpellier, el duque de Gascuña, el de Foix y otros grandes señores del Sur de Francia. A ella, entonces, cupo el gran honor de ser la Emperatriz consorte de Hispania.
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Nos dice la crónica de Alfonso VII que en 1139 la reina Berenguela fue la responsable de una heroica resistencia en Toledo. Habiendo partido su marido al sitio del castillo de Aurelia, encargó a su esposa la defensa de la ciudad. Pero la campaña se alargó demasiado y Toledo fue sitiada por las tropas musulmanas. Berenguela reunió un pequeño ejército, pero, consciente de su inferioridad, decidió intentar una jugada diplomática para tratar de evitar la lucha. Indignada por la destrucción de la torre de San Servando, cercana a la ciudad, Berenguela envió un mensajero con una carta al campo enemigo que decía lo siguiente:
"¿No conocéis que es mengua de caballeros y capitanes esforzados acometer a una mujer indefensa cuando tan cerca os espera el emperador? Si quereis pelear id a Aurelia y allí podréis acreditar que sois valientes, como aquí dejar demostrado que sois hombres de honor si os retiráis".
La reina Berenguela apareció además sentada sobre un trono real en una de las torres, rodeada de sus doncellas, que cantaban con tímpanos, cítaras, címbalos y salterios. Los musulmanes quedaron impresionados por la nobleza de la reina y levantaron inmediatamente el cerco, marchando a luchar contra Alfonso. Cuando el alcaide de Toledo, Nuño Alfonso, entró victorioso en la ciudad portando las cabezas de los emires de Sevilla y Córdoba, las mandó colgar de las torres del alcázar, pero la reina se apiadó, ordenando que las embalsamaran y enviaran a sus viudas en cofres de oro. Una torre en Toledo (la Torre de la Reina) recuerda la gesta de la reina Berenguela.
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Berenguela es recordada como una prudente reina que sacrificó sus sentimientos dando prioridad a los intereses de la corona. Cuando de las infidelidades de su esposo con la noble asturiana Gontrodo Pérez nació una hija, doña Urraca, la reina perdonó a su esposo y quiso ganárselo mediante el cariño. Aún más, cuando Urraca casó con el rey de Navarra García el Restaurador, la reina Berenguela se encargó de preparar los esponsales con gran pompa y asistió, dando gran realce a la ceremonia. Mujer culta, Berenguela fue una gran mecenas y amante de las artes, a ella se debe el impulso de la poesía provenzal en el reino, apoyó a escritores que narraban las hazañas del Cid y fomentó el peregrinaje a Santiago de Compostela, donde fue enterrada. Su muerte fue muy lamentada, tanto que, según los historiadores de la época, el año 1149 fue usado en los documentos como punto de partida para fechar los acontecimientos, bajo la fórmula "año en que falleció la señora emperatriz".
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ltlredhood · 4 months
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Raise your eyes – POV
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Montada em seu cavalo, a pequena comitiva seguia a xerife pelas estradas silenciosas de Tão Tão Distante para longe dos olhos da capital. Dentre todos, o distinto capuz vermelho a destacava no grupo, um abraço quente contra os ventos frios que, diziam, insistiam para que voltassem – Mas Chapeuzinho era teimosa, mãos firmes nas rédeas e queixo erguido, escopeta atravessada no ombro lembrando a todos (inclusive a ela) que tinha decidido por lutar daquela vez.
Para sua consternação, a situação não era boa. A cada vila que encontravam pelo caminho, um policial a menos e uma reclamação a mais. Postos de segurança abandonados e não datados, policiais que não cumpriam com seu dever e respostas evasivas quando indagados o porquê, porque insistiam em proteger um rei que não descia seus olhos aos próprios súditos. Red fazia questão de suportar em silêncio as duras críticas daqueles que tinham a realidade em seu dia a dia, uma que ela mesmo havia demorado a aceitar que existia. Isso, porém, não diminuía a raiva que sentia ao pensar na origem de todos aqueles problemas.
Quanto mais longe, mais boatos surgiam: saques a vilas, a presença frequente de cavaleiros e visitas esparsas de figuras distintas da corte de Rumpelstiltskin às fronteiras. Junto com o mapa que tinha em mãos, boatos de que ninguém conseguia ultrapassar os limites do reino, de armadilhas mágicas e até mesmo ameaças dos guardas mantinham os moradores afastados dessa região. A sensação de que estava prestes a descobrir algo que não deveria incomodava a xerife, que via sua comitiva aumentar com mais voluntários dispostos a integrar a força policial do reino.
Por dias, não conseguiu pregar os olhos, tamanha era a velocidade de seus pensamentos, dentes roendo as unhas já curtas tentando resolver um quebra cabeça sozinha. O ápice de sua jornada foi ser proibida de seguir caminho por um grupo da cavalaria real, que mesmo à par de sua patente de autoridade policial, fecharam a estrada que levaria a fronteira leste de Tão Distante. Red deu o primeiro passo para trás antes que uma batalha se desenrolasse, seus olhos no que jurou ser uma espécie de barreira mágica, mas com a distância e as árvores não poderia ter plena certeza do que viu. Não queria ter certeza, a possibilidade aterradora demais para suportar. Tinham um desafio maior do que imaginava pela frente.
Sua cabeça doía, seus dedos começavam a doer pelo frio e estômago se revirava ao pensar no que a esperava ao voltar para a capital e nem mesmo o capuz vermelho sobre seus ombros conseguia consolá-la. Red tinha medo, mas o dever, a justiça e a presença de seus amigos a faziam impulsionar o cavalo mais rápido pela estrada, no que pressentia ser o último ano vivido em paz do reino.
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𝓗𝓲𝓼𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪
YASUKE. El africano samurái
En el Japón del siglo XVI, un africano alcanzó el estatus de samurái y mano derecha de un importantísimo señor feudal. Su historia ha sido ahora reinterpretada por la plataforma Netflix en una serie animada de seis episodios cargada de fantasía. Pero ¿cuál fue la verdadera historia de Yasuke?
En 1579, la expedición del misionero jesuita italiano Alessandro Valignano (1539-1606) desembarca en las costas de Japón tras haber pasado por China y la India. A su llegada, Valignano quiso mostrar sus respetos al daimio (gran señor) Oda Nobunaga (1534-1582).
Oda fue uno de los señores feudales más importantes de la historia nipona, recordado por protagonizar algunas de las campañas militares más despiadadas y sanguinarias en su camino por unificar el país.
Se cuenta que sentía una enorme fascinación por la cultura y las costumbres occidentales; en una época en la que los japoneses eran reticentes a los contactos con los extranjeros, favoreció el libre comercio. Su gusto por la modernidad le hizo adoptar maneras de la cultura europea y tolerar la presencia de misioneros católicos, lo que desató las iras de otros señores más tradicionalistas.
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Oda Nobunaga
Cuando la comitiva de Valignano llegó a Kioto, capital del Imperio, el guardaespaldas africano del misionero dejó pasmada a la población, que nunca antes había visto a una persona de color. El hombre, cuyo punto de origen sigue siendo una incógnita, desconcertó, igualmente, a Nobunaga, que, atónito, lo obligó a bañarse delante de él para cerciorarse de que ese era su tono de piel real.
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Para mostrar su buena voluntad, los jesuitas, cuenta Ôta, regalaron al africano a Oda Nobunaga, quien lo tomó a su servicio y le puso el nombre de Yasuke. Su envergadura y condiciones físicas fueron también motivo de asombro, puesto que medía 1,88 m, cuando la media japonesa era de poco más de 1,50 m.
Debido a su fuerza atlética y a sus aptitudes como luchador, en poco más de un año fue nombrado samurái. Su relación con el daimio fue siempre muy estrecha, hasta el punto de convertirse en la mano derecha de Oda, que incluso le concedía el honor de comer en su misma mesa con su familia.
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