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#Luca Tozzi
lamilanomagazine · 5 months
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Il pollo romagnolo diventa Slow Food, salgono a 19 i prodotti dell'Emilia-Romagna certificati dall'Associazione internazionale.
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Il pollo romagnolo diventa Slow Food, salgono a 19 i prodotti dell'Emilia-Romagna certificati dall'Associazione internazionale. Cresce il numero dei prodotti Slow Food in Emilia-Romagna, frutto della collaborazione tra la Regione e l'associazione internazionale con l'inconfondibile chiocciolina rossa, impegnata da anni nell'educazione al gusto e nella difesa della biodiversità. Il pollo romagnolo, antica razza autoctona, dopo aver rischiato l'estinzione, sarà il 19esimo presìdio dell'Emilia-Romagna, un passo ulteriore nella collaborazione tra Regione e Slow Food, con cui è stato di recente rinnovato fino al 2025 il Protocollo d'intesa per la realizzazione di iniziative che valorizzano il patrimonio rurale ed enogastronomico regionale. Il nuovo Presìdio è stato presentato oggi a Bologna dall'assessore regionale all'Agricoltura, Alessio Mammi, assieme a Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia. All'incontro con i giornalisti erano presenti rappresentanti Slow Food regionale, allevatori ed esperti, tra cui Lia Cortesi, responsabile Presìdi Slow Food Emilia-Romagna; Alessio Zanon, veterinario esperto in biodiversità e presidente di Rare; Davide Montanari, consigliere Associazione razze e varietà autoctone romagnole; Stefano Tozzi, allevatore; Luca Giannini, manager di FedEx, il partner di Slow Food Italia grazie al quale è stato realizzato il Presidio. "Il sostegno ai Presìdi Slow Food- ha detto Mammi -, capaci di creare cultura e identità, porta avanti un progetto che coinvolge le comunità locali e persegue obiettivi come salvare la biodiversità, tutelare gli ecosistemi e le risorse naturali, tutelare la salute dei consumatori e promuovere filiere eque dal punto di vista sociale. Da qui la scelta di investire risorse in contributi e investimenti per la tutela della biodiversità nell'ambito del Piano di sviluppo rurale promosso da Regione attraverso i finanziamenti europei e il sostegno ai Presidi Slow Food del nostro territorio". "I 19 Presìdi dell'Emilia-Romagna- prosegue Mammi- sono una ricchezza qualitativamente ineguagliabile, preservata da chi ogni giorno si impegna per ridare il giusto valore all'alimentazione, rispettando chi produce cibo sano e un'armonia che le istituzioni devono difendere e promuovere sempre". L'assessore ha poi ricordato le strategie regionali per sostenere l'economia e l'inclusione sociale nelle aree rurali e di montagna, attraverso i Gruppi di azione locale (Gal) per i quali sono disponibili 58 milioni di euro nello Sviluppo rurale 2023-27, per favorire lo sviluppo delle imprese delle aree più marginali, l'occupazione di giovani e donne, la tutela dell'ambiente e le specificità turistiche e culturali delle aree rurali dell'Emilia-Romagna. E ancora biodiversità, investimenti produttivi, mitigazione dei cambiamenti climatici, agriturismo e reti commerciali. "Il Presidio del pollo romagnolo- dice Raffaella Ponzio, responsabile Presìdi Slow Food Italia- è nato per sostenere un gruppo di allevatori che da anni, per passione, conservano biodiversità. Mettono a disposizione dei loro animali spazi erbosi all'aperto, attendono il tempo necessario perché crescano secondo ritmi naturali, forniscono un'alimentazione basata su granaglie per lo più locali e soprattutto, allevano con rispetto. Questi pochi allevatori rappresentano una piccola, virtuosa, economia locale. Vogliamo aiutarle tutte, ogni volta che possiamo, anche grazie al lavoro che fanno le nostre reti Slow Food locali. Ci ricordano che il cibo non è una commodity, che gli animali che alleviamo non sono mezzi di produzione, che la qualità del cibo è legata a una relazione, viva e autentica, con la natura". "La tutela del pollo di razza romagnola- dichiara Davide Montanari, consigliere Associazione Razze e Varietà Autoctone Romagnole e referente dei produttori del Presidio Slow Food del Pollo Romagnolo- è importante per la conservazione della biodiversità zootecnica. Si tratta infatti di una razza rustica, a lento accrescimento con una spiccata propensione al pascolo e a trasformare sottoprodotti dell'agricoltura; sia per la produzione di carni e uova a guscio bianco di ottima qualità. Le carni sapide e consistenti si adattano a cotture lente, mentre l'uovo ha un tuorlo che costituisce un terzo del peso complessivo". "Siamo veramente soddisfatti di questo risultato- afferma Lia Cortesi, responsabile dei Presìdi Slow Food dell'Emilia-Romagna- che arricchisce il panorama regionale dei Presìdi e testimonia il lavoro costante che la rete Slow Food dell'Emilia-Romagna fa sul territorio: la ricerca di razze animali e varietà vegetali che ogni giorno rischiamo di perdere. Per salvarla è necessario cibarsene quotidianamente, nel caso del nostro pollo mangiando meno carne ma di maggiore qualità, e usare le sue uova per le nostre squisite paste ripiene". IL POLLO ROMAGNOLO Abituato a razzolare in grandi spazi, in grado di volare anche sugli alberi, così da difendersi da solo da volpi, faine e altri predatori, il pollo romagnolo fino al dopoguerra è stato una presenza fissa nelle aie contadine. Una razza mantenuta e selezionata soprattutto dalle donne che mandavano avanti fattorie e famiglie contadine, le mitiche azdore, a cui spettava la cura dell'aia e la vendita delle uova. E proprio perché su questa attività si fondava una parte importante delle entrate della famiglia contadina, le donne sapevano quali erano le galline ovaiole migliori e quali far riprodurre. Questa gallina variopinta è uscita di scena con l'avvento dell'agricoltura industriale, perché poco adatta all'allevamento intensivo e di taglia piccola. L'ultimo allevamento è stato trovato nel ravennate nel 1997 e a quel punto gli allevatori custodi dell'Arvar, l'associazione razze e varietà autoctone romagnole e nazionali, assieme all'università di Parma, ne hanno selezionato le uova, i pulcini hanno ricominciato a circolare ed è cresciuto l'interesse fra allevatori custodi. Oggi in Romagna ci sono poco più di duemila polli romagnoli che razzolano liberamente all'aria aperta, numeri lontani dagli allevamenti intensivi, ma che possono essere intercettati da chi cerca una ristorazione di qualità. Il pollo romagnolo è una razza locale allevata diffusamente, fino alla metà del secolo scorso, in tutta la Romagna. La sua presenza nelle aie è già citata alla fine dell’Ottocento. Risulta che nel 1930 la razza fu protagonista a una mostra avicola al Crystal Palace di Londra. Con il passare del tempo, del pollo Romagnolo si persero progressivamente le tracce, sostituito con razze ritenute più redditizie e idonee all’allevamento moderno intensivo. Solo pochi esemplari continuarono a essere allevati in piccoli allevamenti familiari per autoconsumo e amatoriali. A salvare il pollo romagnolo da una probabile estinzione sarebbe stato un allevatore di Ravenna che li aveva reperiti molti anni prima da Savorelli, noto allevatore fra i più attivi nella moltiplicazione e vendita della razza. Questo affezionato allevatore, alla fine degli anni ’90, mise a disposizione dell’Università di Parma (Facoltà di Medicina Veterinaria) una cinquantina di esemplari, per avviare un programma di conservazione e ripopolamento. Decisamente rustico, il pollo Romagnolo necessita di ampi spazi per razzolare e procurarsi il cibo e, per questo, deve essere allevato all’aperto. Per difendersi dai predatori vola spesso sui rami più alti degli alberi, dove trascorre la notte in attesa dell’alba. La sua livrea è decisamente variopinta; sono comuni il mantello grigio argentato detto tecnicamente “argento fiocchi neri”, il rosso dorato “oro fiocchi neri”, il bianco, il perniciato, il barrato e molti altri. L’ossatura è sottile e leggera, la cresta è medio grande, dritta nel gallo e piegata nella gallina in deposizione, di colore rosso intenso. I bargigli sono sviluppati, gli orecchioni di forma ovale, da bianco bluastro a crema. Un aspetto che lo caratterizza sono le zampe (tarsi) di colore molto variabile, ma solitamente da grigio piombo a verde salice. È un animale di taglia media: il maschio raggiunge i 2,5-3 chilogrammi e la femmina 2-2,8 chilogrammi in circa 6/8 mesi. Come tutte le razze autoctone, è a duplice attitudine: del pollo si mangia la carne, consistente, sapida e saporita, mentre la femmina ben alimentata e stabulata produce da 150 a 250 uova con la qualità eccellente dei tuorli che sono proporzionatamente molto grandi, ottimi per la sfoglia. Caratteristiche Il peso leggero e l’accrescimento lento, la spiccata rusticità sono caratteristiche che mal si conciliano con le esigenze degli allevamenti industriali, dove il peso medio delle razze commerciali da carne (2,8/3 kg) viene raggiunto in circa 50 giorni da polli ben lontani dalla maturità fisiologica. Solo la tenacia e la pazienza di pochi allevatori hanno salvato il pollo Romagnolo dall’estinzione, ed è grazie al lavoro fatto all’interno dell’Associazione Razze e Varietà Autoctone Romagnole (ARVAR), che si è mantenuta l’ottima rusticità della razza e la si è salvaguardata da possibili incroci che ne avrebbero inquinato il genoma. Il Presidio nasce per dare ulteriore spinta agli sforzi degli allevatori, cercando alleanze con i cuochi affinché la ristorazione e il pubblico possa riscoprire un pollo per troppi anni dimenticato. Area di produzione: tutto il territorio romagnolo Stagionalità: le carni e le uova sono reperibili tutto l’anno salvo nel periodo di riposo riproduttivo (durante la muta). I produttori Gli allevatori del Presidio aderiscono all’Arvar (Associazione razze e varietà autoctone romagnole): - Cà Bantone di Stefano Tozzi, Via Bantone Mercato Saraceno (Fc) Cell 335 7048580, [email protected] http://www.gustandomagazine.it/il-pollo-degli-antichi/ Alleva polli e galline ovaiole - Semiselvatica di Giovanni Spagnoli Valsellustra, 7 Imola (Fc) Cell 340 370 6518 Alleva galline ovaiole [email protected] https://www.facebook.com/Semiselvatica/ - Fattoria Romagnola di Andrea Gentilini Via Lola, civico di fianco al 4 Imola (Fc) Cell 338 2054693 [email protected] http://www.fattoriaromagnola.it/ Alleva polli e galline ovaiole Il Presidio, oltre agli allevatori professionali, include gli allevatori amatoriali di pollo romagnolo aderenti all’Arvar ed è sostenuto da FedEx. I PRESÌDI SLOW FOOD IN EMILIA-ROMAGNA In Emilia-Romagna si trovano 19 presìdi Slow Food e le istituzioni sono a fianco dei produttori nell’opera di custodia delle produzioni tradizionali che rischiano di scomparire. Il lavoro comune valorizza i territori, recuperando antichi mestieri e tecniche di lavorazione e vengono salvate dall’estinzione razze autoctone o varietà di ortaggi e frutta. I progetti di tutela della biodiversità di Slow Food comprendono animali come il Pollo romagnolo, la razza Bovina Romagnola, la razza suina Mora Romagnola, la Vacca Bianca Modenese e la Pecora cornigliese, salumi come la Mariola, il Culatello di Zibello, la spalla cruda, i Salumi Rosa tradizionali e la Mortadella classica, formaggi come il Raviggiolo dell’Appennino Tosco, vegetali come la Moretta di Vignola, la Pera Cocomerina e Pera Nobile, la Pesca dal buco Incavato, gli Antichi Meloni Reggiani e il carciofo Violetto di San Luca e ancora l’Anguilla marinata di Comacchio e il Sale marino artigianale di Cervia. I Presìdi coinvolgono comunità di piccoli produttori disponibili a collaborare e decidere insieme regole di produzione e forme di promozione del prodotto. Slow Food accompagna i produttori, organizzando momenti di formazione e scambi di esperienze, valorizza i prodotti e grazie alla sua rete, mette in contatto i produttori con i consumatori. I loro obiettivi sono riconducibili a tre livelli: • socioculturale: migliorare il ruolo sociale dei produttori, rafforzare la loro capacità organizzativa, la loro identità culturale e la loro autostima; valorizzare il territorio di produzione; • ambientale: salvaguardare la biodiversità, migliorare la sostenibilità delle produzioni; • economico: migliorare la remunerazione dei produttori, sviluppare un indotto locale, aumentare l’occupazione, promuovere filiere corte.    ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 8 months
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Festival della Comunicazione 2023 a Camogli
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Dall’intelligenza artificiale alle frontiere della ricerca, Camogli per il Festival della Comunicazione 2023 mette al centro scienza e innovazione. da giovedì 7 a domenica 10 settembre, con un tema fondamentale come la memoria,  quella straordinaria attitudine della mente, del corpo e dello spirito che è uno strumento indispensabile per costruire l’identità delle persone e dei popoli.  La quattro giorni diretta da Danco Singer e Rosangela Bonsignorio raccoglie l’eccellenza della ricerca italiana, con un programma dedicato all’innovazione messo a punto in collaborazione con Università di Genova (UniGe), Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova, partner del Festival che porteranno a Camogli grandi personalità del panorama italiano. Tra gli incontri più attesi c’è quello con Sahra Talamo, che ha lavorato dieci anni al Max Planck Institute con il premio Nobel Svante Pääbo e dirige a Bologna un laboratorio specializzato in datazioni al carbonio-14 e Guido Barbujani, genetista dell’università di Ferrara, prosegue anche in questa edizione gli incontri del filone pluriennale Homo sapiens trattando di sostituzioni etniche e di che cosa significhi essere una specie migrante. Da non perdere è la lectio di Nello Cristianini, professore di intelligenza artificiale all’università di Bath, incentrata sul convivere con le macchine intelligenti”in un momento storico in cui è diventato possibile delegare a questi sitemi automatizzati anche i processi decisionali, mentre il direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova Giorgio Metta sarà in dialogo con il poeta Guido Catalano a proposito di come il campo umanistico e quello tecnico-scientifico stiano convergendo attraverso le più recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale. Anche Maurizio Ferraris discuterà su come la memoria sia naturale e quanto invece artificiale, con riflessioni che suonano ancora più fondamentali nell’epoca di ChatGPT. Il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi racconterà le storie sconosciute di un mare quasi scomparso e,  in dialogo con la professoressa di fisica e climatologia all’università di Torino Elisa Palazzi, affronterà il tema dei falsari del clima. Dario Bressanini racconterà il manuale di autodifesa alimentare, Silvia Ferrara e Giorgio Vallortigara dialogheranno sul tema dei simboli e il ruolo che hanno avuto nell’evoluzione umana, Alberto Diaspro si concentrerà sul microscopio artificiale, mentre Licia Troisi e Luca Perri dialogheranno tra scienza e fantascienza, e l'eredità di Margherita Hack per la divulgazione scientifica sarà il cuore della discussione tra Caterina Boccato, Federico Taddia e Walter Riva. L’Università di Genova e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare declineranno e approfondiranno con una serie di incontri ad hoc il tema del Festival 2023 nelle diverse accezioni che possono fare riferimento alla tecnologia e all’intelligenza artificiale, alle scienze della Terra, alle arti e ai saperi, con particolare attenzione alle sperimentazioni legate all’Open Science e alla condivisione degli avanzamenti scientifici nei confronti del pubblico. Innovazione, tecnologia e scienza saranno protagoniste anche delle attività intorno al festival, con escursioni e laboratori dedicati, come il laboratorio Elettronica in passeggiata in collaborazione con il DITEN, Dipartimento di Ingegneria Navale, Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni dell’Università di Genova, che indagherà le innovazioni dell’elettronica moderna dove la sinergia tra l’uomo e la macchina è sempre più imprescindibile. Esperti del settore, autori di prestigiose ricerche scientifiche e giovani studenti appassionati guideranno alla scoperta dei nuovi traguardi dell’Intelligenza Artificiale e il programma di trekking includerà poi uno dei più bei itinerari della zona sul sentiero delle Bocche-Falciara, con il racconto dedicato a Margherita Hack, in una passeggiata lunga 100 anni dove Federico Taddia, con l’ex direttore del Parco di Portofino Alberto Girani , accompagnerà grandi e piccini in un emozionante e coinvolgente viaggio. Read the full article
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ilbasketlivornese · 9 months
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MERCATO DI B: LA LL 1947 HA PRESENTATO TOZZI E BUCA
Mercato di #SerieB: la #LibertasLivorno1947 ha presentato Tozzi e Buca #Livorno #ilbasketlivorneselive #basketmercato
(foto di Massimo Landi) Gli amaranto hanno presentato i due nuovi acquisti La Libertas Livorno 1947 ha presentato i due nuovi acquisti Luca Tozzi e Dorin Buca, a stampa e tifosi nel pomeriggio di ieri presso la palestra EvoOne del centro commerciale “Parco del Levante” di Livorno. Entrambi i giocatori, che sono stati accolti da numerosi tifosi, si sono dichiarati felici della scelta fatta di…
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micro961 · 1 year
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Il Barone Lamberto - Zenit
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Il singolo che anticipa il nuovo album dell’artista modenese
Il cantautore italo/somalo torna sul tema del conflitto interiore attingendo dalla sua esperienza di vita e professionale  a contatto con gli adolescenti
«Zenit è un brano votato alla spensieratezza e alla joie de vivre, decisamente in controtendenza con quella che è la mia natura piuttosto ombrosa e pessimista. Negli ultimi tempi qualcosa in me è cambiato ed ho deciso di provare a fare musica per “curarmi”, per riuscire a conquistare una certa leggerezza e serenità» Il Barone Lamberto
La musica come cura, dunque, seguendo l’esempio di tanti celebri autori che hanno fatto della positività la loro arma e il loro scudo, in un momento in cui si avverte la necessità di una nuova energia per esprimersi. Una catarsi. Il brano è composto interamente dal suo autore, che ne ha suonato piano e diamonica. Al mix e al master Dario “Daddario” Casillo, tecnico del suono già al lavoro con Samuele Bersani, Umberto Tozzi, Stadio, Eugenio Finardi, oltre che con tantissimi artisti della scena reggae italiana e internazionale come Lion D, Raphael Jun Sun, Brusco e G Mac.
Etichetta: autoproduzione 
Release album: Primavera 2023 
 Il Barone Lamberto è Kheyre Yusuf Abukar Issak, cantautore italo/somalo di Modena che è stato pianista di Cisco (ex Modena City Ramblers). La sua proposta fonde Folk, Rap, Trap, Rock e Indie. Cambia diverse formazioni nel corso degli anni ed entra in contatto con professionisti sempre più di frequente: da Luca Rossi degli Ustmamò con cui registra ed arrangia alcuni brani a Little Paul Venturi, con cui condivide la passione per il blues delle origini, mantenendo costante la ricerca di un sound personale che non lo vincoli ai confini di un genere così come il più importante fra i suoi maestri virtuali, Beck Hansen in arte BECK. Nel 2009 il nome di Kheyre arriva alle orecchie di Stefano “Cisco” Bellotti che lo vuole come pianista per il suo tour. Questa é la prima vera esperienza professionale e gli dà modo di toccare con mano quelle realtà che fino a quel momento aveva solo immaginato. Il tour di Cisco copre in effetti tutta l’Italia, la Sardegna toccando anche la Germania e l’Ungheria. Ne esce addirittura un doppio album Cisco dal Vivo volume 1 & 2. Ma anche durante il tour, Kheyre, non smette di dedicarsi ai suoi brani originali e nel 2010 abbandona la band di Cisco per cercare la sua strada. Nel 2017 vince il Festival Internazionale Bascherdeis di Vernasca. Nel 2018 pubblica il video del brano “Giostrai” che ottiene molti consensi sia in termini di critica che di pubblico e partecipa al contest Deejay On Stage 2018 sul prestigioso palco di Radio Deejay a Riccione. Ha aperto i concerti di artisti come Vallanzaska, Punkreas, Speaker Cenzou, Willie Peyote, Ghemon, Mondo Marcio e Tedua. Ad agosto 2019 partecipa al Festival Balla coi Cinghiali insieme ad artisti come Shandon, Dutch Nazari e Fast Animals And Slow Kids. Lo stesso anno esce anche il primo album dal titolo “Prima”, un disco totalmente autoprodotto, arrangiato e registrato dallo stesso Kheyre. Ad Aprile 2020, durante il lockdown, esce “volumeuno”, Ep in cui la cassa dritta la fa da padrone fondendosi con sonorità elettropop, rock e trap. In “volumedue”, uscito a luglio 2020, le ispirazioni sono prevalentemente Rap/Trap ma sempre ibridate con una vena cantautorale ironica ed autoironica. Un Ep che tratteggia il carattere graffiante del suo autore ed esplora le nuove sonorità con un occhio attento e critico. Segue un altro Ep dal titolo “Sì” che consta di soli due brani ed è la celebrazione di un momento molto importante nella vita del cantautore, ovvero il suo matrimonio. Nel 2022 riceve una menzione speciale al Festival Inedito Colline di Torino e vince il Contest Arezzo Wave 2022 come miglior artista emergente italiano. Attualmente fa parte del Rooster di “Make a Dream”, agenzia di booking umbra. È proprio nell'esperienza del live che trova la sua dimensione più autentica. Il 27 febbraio 2023 pubblica “Ho fatto pace”, seguito a marzo da “Zenit”, primi singoli del nuovo progetto discografico la cui pubblicazione è prevista in primavera.
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latribune · 1 year
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rideretremando · 2 years
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Qualche consiglio di lettura di ALBERTO SAIBENE:
Cari tutti,
qualche consiglio di lettura per restare a lungo al fresco.
Buona estate,
Alberto
ROMANZI ITALIANI
Vincenzo Latronico, Le perfezioni (Bompiani). Tom e Anna sono una
coppia di giovani italiani impiegati nelle nuove professioni
‘digitali’ che si trasferiscono a Berlino per vivere nel cuore del
presente. Sul calco de Le cose di Georges Perec, un romanzo breve
molto ben congegnato, specchio di una generazione che si perde nei
riflessi dei social e non distingue tra reale e artificiale.
Nadia Terranova, Trema la notte (Einaudi). Sullo sfondo del terremoto
di Messina, le vicende parallele del dodicenne Nicola e della giovane
Barbara, personaggi che la storia sottrae al loro destino. La forza
del destino è appunto il motore di un intenso romanzo storico “in
miniatura” di una delle nostre migliori scrittrici.
Matteo Melchiorre, Il Duca (Einaudi). L’ultimo erede di una famiglia
nobile sceglie di vivere nella casa di campagna sul limitare del bosco
dovendo affrontare le trappole della vita di una piccola comunità.
Dopo una serie di saggi molto promettenti, Melchiorre, storico di
professione, scrive un romanzo con una voce nuova e distinta che,
rinnovando un antico canovaccio, risulta un perfetto punto di fusione
tra natura e cultura.
I PIACENTINI
Goffredo Fofi, raggiunti gli 85 anni, è instancabile come sempre. Sono
nato scemo, morirò cretino (Minimun Fax), a cura di Emiliano Morreale,
raccoglie i suoi scritti su cinema, letteratura, politica e società (e
altro ancora) tra il 1956 al 2021, a cui si aggiunge Caro agli dèi
(E/O), una raccolta di profili di amici morti troppo presto.
Piergiorgio Bellocchio, Diario del Novecento (Il Saggiatore), a cura
di Gianni D’Amo. Da una posizione defilata l’intellettuale piacentino
vede tramontare le speranze del Novecento e, con estrema lucidità,
registra l’arrivo di un’epoca di plastica. Uno zibaldone destinato a
diventare un classico sull’identità italiana.
SORELLE
Wanda Rotelli Tarpino, Lo spettacolo dell’asta (Officina Libraria). Il
primo libro italiano che ripercorre, a livello internazionale, la
storia delle aste di opere d’arte dalla fine del Settecento al
presente, scritto da chi ha lavorato per oltre 35 anni in quel mondo.
Antonella Tarpino, Il libro della memoria (Il Saggiatore).
Un’indagine, attraverso esempi tratti dalla letteratura di tutti i
tempi, tra dimore, stanze e oggetti divenuti deposito della nostra
memoria. Un libro che completa le riflessioni della nostra massima
storica su questi temi.
NOTIZIE DA NAPOLI
Luca Rossomando, Le fragili alleanze.Militanti politici e classi
popolari a Napoli (1962-1976). Un rigoroso saggio storico su una
stagione di trasformazioni sociali della città partenopea, in buona
parte costruito su una raccolta di testimonianze tra chi partecipò
alle speranze di quegli anni. Un libro che restituisce il sapore di
un’epoca pubblicato da Napoli Monitor.
Giovanna Silva- Lucia Tozzi. Napoli. Contro il panorama (Nottetempo).
Mentre Lucia Tozzi ricostruisce la vicenda urbanistica cittadina dal
dopoguerra al presente, Giovanna Silva fotografa una Napoli fuori da
ogni cliché. Un’opera stimolante per riflettere sul futuro di una
città che andrebbe prima di tutta manutenuta.
VIAGGI IN EUROPA
Francesco M. Cataluccio, Non c’è nessuna Itaca. Viaggio in Lituania
(Humboldtbooks). La repubblica baltica è un Paese piccolo ma con una
forte tradizione culturale, nonché dotato di una lingua propria.
Appena prima della guerra russo-ucraina un profondo conoscitore
dell’Europa orientale vi è ritornato compiendo un reportage narrativo
in luoghi che non frequentava dai tempi dell’URSS.
Karel Čapek, Viaggio al Nord (Iperborea). Appena prima della Seconda
guerra mondiale il grande scrittore ceco attraversa la Scandinavia per
un viaggio a Capo Nord osservando e disegnando quello che ha davanti a
sé. Un libretto delizioso di un fuoriclasse della letteratura
mondiale.
BIOGRAFIE
Peter-André Alt, Sigmund Freud. Il medico dell’inconscio (Hoepli). Una
nuova biografia di uno grandi pensatori che, insieme a Darwin e Marx,
hanno dato una forma al nostro tempo. L’autore, un critico letterario,
iscrive la parabola di un uomo che ha inventato una disciplina nella
cornice del proprio tempo.
Victoria De Grazia, Il fascista perfetto (Einaudi). La storica
americana ricostruisce in modo dettagliato e appassionante la parabola
esistenziale di Attilio Teruzzi, gerarca di seconda linea, offrendo
una sintomatologia perfetta dell’eterno fascismo italico.
E poi naturalmente ci sarebbe da leggere Stalingrado di Vasilji
Grossman (Adelphi). Speriamo di farlo prima che la guerra finisca.
Ancora buone vacanze
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philopec · 2 years
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Storie di straordinaria fonia
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Rammaricarsi di non esserci stati. È quello che raccomanda l'immenso Renato Zero nella prefazione a questo libro di memorie di Rodolfo "Foffo" Bianchi, storico produttore discografico e ingegnere del suono. In effetti il rammarico è più che giustificato. Foffo ci racconta la sua vita artistica, dai suoi debutti musicali nella banda di Figline Valdarno (il paese in provincia di Firenze che gli ha dato i natali) fino alla sua ultraventennale attività di fonico nei concerti di Elio e le Storie Tese. In mezzo la Storia della musica italiana, quella con la S maiuscola. Dopo l'attività musicale con i Players e la partecipazione al Festival di Sanremo del 1969 come corista per Riccardo del Turco, nei gloriosi anni passati alla RCA di Via Tiburtina a Roma Foffo Bianchi ha contribuito alla realizzazione di grandi album della scena prog romana e internazionale, ha contribuito alla nascita della carriera solistica dell'ex Pooh Riccardo Fogli, è stato lo scopritore di tre mostri sacri della canzone italiana quali Renato Zero, Rino Gaetano e Anna Oxa, ha prodotto grandi album di Lucio Dalla e Patty Pravo. Dopo aver lasciato la RCA per seguire Claudio Baglioni alla CBS, ha poi seguito in tournée Gianni Morandi, Mimmo Locasciulli, Enrico Ruggeri, Ron, Pino Daniele, Ligabue, Adriano Celentano e ancora Lucio Dalla; ha prodotto o contribuito alla realizzazione di album di Mango, Banco del Mutuo Soccorso, Locasciulli, Luca Carboni, Ron, Gianna Nannini, Nicola Arigliano, Umberto Tozzi; e infine ha curato più di vent'anni di concerti di Elio e le Storie Tese. Un lungo (e incompleto) elenco che davvero, a molti di noi, fa rimpiangere di non essere nati dieci, venti, trent'anni prima, di non essere stati testimoni di una stagione di grande musica, fatta dapprima con mezzi eroici e, a lungo andare, con una tecnologia sempre più raffinata, vera e propria frusta con la quale Foffo Bianchi ha "domato i suoni" (per rubare una felice espressione di Faso, bassista degli Elii) e ci ha consegnato album storici, pietre miliari della nostra storia musicale. Una storia che è piacevole e divertente, a seconda della data di nascita del singolo lettore, ripassare o studiare, per non scordarla mai. Questo testo di memorie, raccolto e ordinato con grande maestria da Francesca Gaudenzi (scrittrice e autrice televisiva) e Duccio Pasqua (giornalista musicale e conduttore radiofonico per Rai Radio 1) è davvero il mezzo giusto per eternare quei momenti; e magari, dopo averlo letto, per correre a metter su uno qualsiasi dei meravigliosi dischi che hanno visto Foffo produttore, musicista, realizzatore.
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eventinews24 · 2 years
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UMBERTO TOZZI: “GLORIA FOREVER” Tour 2022
UMBERTO TOZZI: “GLORIA FOREVER” Tour 2022
Umberto Tozzi live_ph Luca Brunetti Un 2022 all’insegna della musica di UMBERTO TOZZI “GLORIA FOREVER” 3 NUOVE DATE LIVE QUEST’ESTATE! “GLORIA FOREVER”, il progetto di UMBERTO TOZZI che, nell’anno del 70° compleanno dell’artista, celebra la musica e la carriera di uno dei più grandi cantautori del panorama musicale italiano, si arricchisce di 3 nuove date live quest’estate. Queste le prime…
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titopresi · 3 years
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Jazz and Jazz da Tito Presi Tramite Flickr: Tito Presi, Luca Tozzi, Gian Paolo Bertone
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mostlymonk · 7 years
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Misterioso
Luca Tozzi – guitar Mauro Verrone – tenor sax Costanza Cruilla – bass Alex de Martino – drums
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mayolfederico · 3 years
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trenta ottobre
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Mario Tozzi, Solitudine
  Due ragni
Da quando? se da giorni e giorni, mesi ormai, mentre riposo li osservo e scordo e non senza stupore riscopro: ombre d’acheni, più piccoli di mezza formichetta smarrita nell’acquaio: sempre lì, lontano quanto basta dalla lampada che ha bruciato l’incauto calabrone, diàfani a furia di guardarli, quasi trascoloranti in rosa: chi sa mai se lo sanno d’es…
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danewsea · 2 years
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daSurfers
by Lucas Tozzi
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ilbasketlivornese · 10 months
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MERCATO DI B: PRIMO NUOVO ARRIVO IN CASA LL 1947
Mercato di #SerieB: primo nuovo arrivo in casa #LibertasLivorno1947 #Livorno #ilbasketlivorneselive #basketmercato
(fonte immagine: pagine social Libertas Livorno 1947) Si tratta di Luca Tozzi, lo scorso anno a San Miniato Primo nuovo arrivo in casa Libertas Livorno 1947. Si tratta di Luca Tozzi che ha passato le ultime 4 stagioni con la maglia dell’Etrusca Basket San Miniato. Ad annunciarlo la società amaranto sui propri canali social. Ecco quanto pubblicato: La Libertas Livorno 1947 è lieta di…
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corallorosso · 3 years
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La televisione di regime si riconosce anche dalle notizie in campo ambientale Il numero di questo mese di Millennium, il mensile d’inchiesta de Il Fatto Quotidiano diretto da Peter Gomez, è dedicato alla stampa in Italia, alla censura e all’autocensura. Chi ama l’ambiente come me avrebbe molto da dire al riguardo, specie per quanto riguarda l’informazione della televisione di regime che rimane pur sempre la più seguita dalla gente. Potremmo cominciare con l’osservare come le notizie che riguardano l’ambiente (ovviamente negative) nei notiziari non solo non siano mai riportate in apertura, ma siano fornite solo a margine, quasi che fossero effetti collaterali. Ma per essere riportate debbono avere comunque una portata catastrofica altrimenti è il silenzio. Cioè debbono bruciare almeno ventimila ettari in Sardegna o deve esserci un uragano sulla costa atlantica degli Usa. In questo periodo l’Asia Centrale sta affrontando una siccità senza precedenti, il Lago Balkash si sta ritirando velocemente ma chissenefrega. Del resto, non è significativo che una delle voci più documentate e ascoltate in campo scientifico, Luca Mercalli, sia stato estromesso tempo fa dalla trasmissione buonista per eccellenza, quella di Fabio Fazio? Ma il buonismo, appunto, ci permette di toccare un altro argomento dell’informazione ambientale, che è la messa in onda di una trasmissione come Geo&Geo. In questa trasmissione tutto è a chilometri zero, l’economia è circolare, e se ti mostrano le cave di marmo delle Apuane, è solo per celebrare l’antico mestiere del cavatore, non già per mostrare uno dei disastri ambientali più evidenti del Paese. Con Geo&Geo gli animi vengono anestetizzati, quasi che tutta l’agricoltura sia estensiva e biologica, che non esistano gli allevamenti intensivi e il taglio delle foreste. Lo spettatore non si deve agitare “va tutto bene” come diceva il Romano Prodi di Corrado Guzzanti. E comunque non diamo credito a quei menagramo di ambientalisti, dobbiamo sapere che ci sarà pur sempre la scienza a salvarci, ed allora ecco l’inossidabile baconiano Piero Angela o il meno estremista Mario Tozzi (il Covid si combatte con il vaccino, guai a parlare del nostro stile di vita). All’inizio parlavo di “regime”. Non è forse un regime questo che tende con l’informazione ad anestetizzare le coscienze? Che non ti dice del disastro militare di Capo Teulada? Che ti dice che le grandi opere creeranno lavoro, ma non che esse sono perfettamente inutili e gli stessi soldi potrebbero andare alla cura del territorio, alla scuola ed alla sanità pubbliche? Questo non è il migliore dei mondi possibili, tutt’altro. E preoccupiamoci, e molto, per i nostri figli. Fabio Balocco
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calmabeach · 4 years
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Waves. Somewhere in Cádiz, Southern Spain.
Lucas Tozzy artist and graphic designer settled in Tarifa, Spain.
Stay Rad Here
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firewalker · 4 years
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Ho comprato il nuovo album di Marco Masini
ed ecco cosa ne penso, canzone per canzone. L’album contiene quattro pezzi nuovi e una quindicina (anzi, proprio quindici) pezzi vecchi cantati in duetto con un altro cantante. La sensazione è che alcuni, soprattutto uomini, rendano la canzone scialba, altri invece diano un plus che vale la pena ascoltare. Ovviamente io sono solo un fan, non sono un critico musicale e soprattutto ho le mie preferenze in tema di cantanti e canzoni, quindi quanto dirò è solo e soltanto il mio punto di vista, il punto di vista di uno qualunque su internet. Inoltre io sono questo “ma se non avevi capito che “la mia preghiera” era una preghiera!” (cit. @simotiva). Ma andiamo con ordine.
Il confronto. Pezzo portato a Sanremo, musicalmente non il massimo e in certi punti zoppicante nel testo, ma è Masini come è sempre stato negli ultimi tempi. Abbastanza rappresentativo, nella media. Diciamo che si fa ascoltare.
La parte chiara. Già meglio. Una canzone a suo modo motivante, che spinge a trovare soluzioni ai problemi, parlando di un rapporto tra lui e lei difficile, per il quale si deve lottare.
Non è così. Sono indeciso se questa sia, tra le nuove canzoni, quella più bella o la seconda più bella. Mi piace tantissimo quando canta queste canzoni lente e romantiche, tristi e a tratti consolatorie.
Disperato (feat. Eros Ramazzotti). Discreto duetto, non mi piace Eros, non ci posso fare niente. “Quando seeeeei, iiin agguatooonnnn, come me, senza te, quando seeeei disperatoooonnnn”. Eddai, su...
Ci vorrebbe il mare (feat. Giuliano Sangiorgi). Primo capolavoro del disco. Sangiorgi in questa canzone è perfetto, l’effetto della sua voce su questa canzone è quanto di più azzeccato ci possa essere. 
Cenerentola innamorata (feat. Ermal Meta). Non amo molto questa canzone in generale, Ermal Meta ce la mette tutta ma non riesce a risaltare.
Perché lo fai (feat. Umberto Tozzi). La storia di Tozzi e Masini è ricca di duetti, hanno fatto anche un disco insieme in cui si scambiano le canzoni. Tozzi è uno di quelli che consegna la giusta intensità alla canzone, senza ammosciarla. Buona e piacevole da ascoltare (per quanto sia piacevole ascoltare una canzone che parla di una ragazza tossicodipendente, ovviamente, per quanto bellissima)
Ti vorrei (feat. Ambra Angiolini). Madonna quanto sa di anni ‘90 questa canzone. La musica arrangiata su uno stile dance, la voce di Ambra, il testo non proprio moderno... un tuffo nel passato. E ci sta tutto.
Vaffanculo (feat. Luca Carboni). Ecco, Carboni ammoscia la canzone. Vaffanculo è aggressiva, è una canzone che tira pugni allo stomaco di chi l’ascolta, ti viene voglia di cantarla a squarciagola. Con Luca Carboni diventa una nenia. No grazie.
T’innamorerai (feat. Francesco Renga). Mah... Renga è bravo, per carità, ma non riesce a dare l’atmosfera giusta alla canzone, secondo me. Piacevole da ascoltare, ma non colpisce.
Bella stronza (feat. Modà). Anche questa, ammosciata. In questa canzone lui è inca**ato nero con una ragazza, non riesce a credere che l’abbia lasciato per un altro, guardando indietro a tutto quello che era stato tra loro. L’apporto dei Modà alla canzone consiste nello spegnere e appiattire tutta l’emozione che c’è dietro la canzone. Peccato.
Principessa (feat. Nek). Anche questa, molto più tranquilla dell’originale, ma stavolta non è un danno. Nek addolcisce una canzone che in originale è molto aggressiva, forse anche troppo considerando il tema. A mio parere, ci sta da dio.
Lasciaminonmilasciare (feat. Gigi D’Alessio). Mio dio. La canzone originale è forse una delle migliori mai scritte da Marco, è straziante, è una coltellata al cuore. Quando ho sentito D’Alessio cantare, alla fine della canzone “lassame nun me lassà...” mi volevo strappare le orecchie e i capelli, riempire le prime con i secondi e gettare via il tutto per non sentire più nulla nella mia vita, per la paura di doverlo sentire di nuovo.
L’uomo volante (feat. Jovanotti). Altro colpo di genio, altro capolavoro del disco. La canzone che ha vinto Sanremo nel 2004 rivisitata da Jovanotti, che ha cambiato e aggiunto parti di testo. Bellissima, vale da sola tutto il disco.
Io ti volevo (feat. Annalisa). Commovente. Adoro Annalisa. Duetto fantastico. Ho pianto.
Che giorno è (feat. Bianca Atzei). Ci sta. Non conosco Bianca Atzei ma questa canzone è nelle sue corde, mi piace molto il suo duetto con Marco.
Spostato di un secondo (feat. Giusy Ferreri). Boh? L’apporto di Giusy Ferreri è quasi nullo. Ho faticato a capire quando cantava lei.
Tu non esisti (feat. Fabrizio Moro). Bel duetto, Fabrizio Moro canta più o meno con lo stesso stile del Marco Masini di quest’ultimo periodo, perciò è adattissimo a cantare le sue canzoni. Come Umberto Tozzi, rispetta la canzone.
Fra la pace e l’inferno (feat. Rita Bellanza). Non conosco Rita Bellanza, qui canta con Marco la quarta canzone inedita di questo disco. Ed è questa l’altra nuova canzone che contende il primato a Non è così. Un duetto perfetto, una canzone romantica e tranquilla. Uno spettacolo.
Ecco, questo è quanto. Cercherò di dimenticare la sofferenza di Lasciaminonmilasciare e di concentrarmi sulle altre canzoni. Buona serata.
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