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#Luna Mattino
notokra · 2 years
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elenascrive · 9 months
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Milano, 6 agosto h. 6.40.
Nel mentre la Città si preparava ad un altro esodo, Io mi cullavo della Sua imponente Visione - e c’è che non avrei potuto desiderare compagnia migliore, per dare vita a questa prima fresca domenica del mese. La stessa che ricorderò per sempre, grazie anche alle risa e alla goliardia spontanee che mi sono state donate da chi mi ha accompagnato dopo di Lei.
@elenascrive
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📸 mia
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colachampagne3 · 7 months
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stavo pensando di usare la lepre lunare per una piccolissima storia per qifrey week. tipo la lepre che lo segue durante tutte le fasi lunari tranne quando c'è la luna piena perché deve stare sulla luna e durante la Luna piena ci sono le bimbe e Olruggio con lui. Ma sto ancora pensando.
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fallimentiquotidiani · 4 months
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C'è la luna sui tetti
e c'è la notte per strada
le ragazze ritornano in tram
ci scommetto che nevica
tra due giorni Natale
ci scommetto dal freddo che fa.
E da dietro la porta sento uno che sale
ma si ferma due piani più giù
un peccato davvero ma io già lo sapevo
che comunque non potevi esser tu
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino
e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi
e che sogni che fai.
E tu scrivimi, scrivimi
per il bene che conti
per i conti che non tornano mai
se ti scappa un sorriso
e ti si ferma sul viso
quell'allegra tristezza che ci hai
Qui la gente va veloce
ed il tempo corre piano
come un treno dentro a una galleria
tra due giorni è Natale
e non va bene e non va male
buonanotte torna presto e così sia.
E tu scrivimi, scrivimi
se ti viene la voglia
e raccontami quello che fai
se cammini nel mattino e ti addormenti di sera
e se dormi, che dormi e che sogni che fai.
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dantussy · 3 months
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Vittorio Gassman legge la Divina Commedia: Inferno, Canto XXVI, vv. 90–142
(...)"Quando mi diparti’ da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enëa la nomasse, né dolcezza di figlio, né la pieta del vecchio padre, né ’l debito amore lo qual dovea Penelopè far lieta, vincer potero dentro a me l’ardore ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto e de li vizi umani e del valore; ma misi me per l’alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna, fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi, e l’altre che quel mare intorno bagna. Io e’ compagni eravam vecchi e tardi quando venimmo a quella foce stretta dov’Ercule segnò li suoi riguardi acciò che l’uom più oltre non si metta; da la man destra mi lasciai Sibilia, da l’altra già m’avea lasciata Setta. "O frati," dissi, "che per cento milia perigli siete giunti a l’occidente, a questa tanto picciola vigilia d’i nostri sensi ch’è del rimanente non vogliate negar l’esperïenza, di retro al sol, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec’io sì aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino. Tutte le stelle già de l’altro polo vedea la notte, e ’l nostro tanto basso, che non surgëa fuor del marin suolo. Cinque volte racceso e tante casso lo lume era di sotto da la luna, poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo, quando n’apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alta tanto quanto veduta non avëa alcuna. Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto; ché de la nova terra un turbo nacque e percosse del legno il primo canto. Tre volte il fé girar con tutte l’acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com’altrui piacque, infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".
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angelap3 · 10 days
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UN INVITO A SOGNARE - Nazik al-Mala’ika
Suvvia … sogniamo, che la dolce notte si avvicina
e il buio tenero, le guance delle stelle ci chiamano
vieni … andiamo a cercare sogni, a contare fili di luce.
Cammineremo insieme sul petto della nostra isola insonne
e lasceremo sulla sabbia le orme dei nostri passi randagi
e verrà il mattino a gettare le fresche rugiade
e magari spunterà, dove abbiamo sognato, un fiore
Sogneremo di salire verso le montagne della luna
a dilettarci lì dove non c’è fine e non c’è nessuno
lontani … lontani, dove il ricordo
non potrà raggiungerci, poiché saremo al di là della ragione
Sogneremo di tornare fanciulli, noi due , sopra le colline
correremo, innocenti, sulle rocce e pascoleremo i cammelli
vagabondi senza dimora se non la capanna dell’immaginazione
e quando dormiremo ci inzacchereremo di sabbia
Sogneremo di camminare verso l’ieri e non nel domani
e di arrivare a Babilonia in un’alba fresca
porteremo al tempio, come due innamorati, il patto d’amore
e ci benedirà un sacerdote babilonese con mano pura.
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ma-pi-ma · 10 days
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Non voglio forse,
voglio presto.
Sono le 5 del mattino. È mezzogiorno.
È il crepuscolo che sta diventando buio.
Ascolto la musica.
Mastico alcune poesie selvagge
mentre il tempo scorre lento
come se avessi tutto il giorno.
Questo è quello che ho.
La noiosa sbornia dell'attesa,
il rossore del mio cuore sull'erba umida,
la luna dal volto di fiore.
Un gabbiano cova sulla riva
dove un momento fa ce n'erano due.
Dolcemente la mia mano destra accarezza la mia mano sinistra
come se fossi tu.
Mary Oliver, Piccola poesia d'amore, da Cavalli blu, 2014
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jamajia · 2 years
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You are my spring
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♣️VESTITA DI ME♣️
My.Soul)
"Ci sono labbra che tacciono di silenzi, in quelle parole non dette.."
Un diversivo può diventare una bomba di vibrazioni, dove non si può uscire, poiché la vita di un uomo  è  nelle mani di chi sa entrare nella sua  essenza...
♣️"Yeon-si-mae-choe,hui-hwi-rang-yo."♣️ la frecciate tempo continua a spronare il sole del mattino splende luminoso.☆
Copyright - Legge sulla proprietà intellettuale n. 633 del JAMAJIA@ is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 3.3Unported License.©🖤29 ☆9☆2022)☆
♣️AMATEVI♣️
LIETA LUNA 🌛
♣️MISTIGUE BY J.M@♣️
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susieporta · 3 months
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Il giorno in cui è morta mia madre ho scritto nel mio diario: "È arrivata una grave disgrazia della mia vita. " Ho sofferto per più di un anno dopo la morte di mia madre. Ma una notte, negli altipiani del Vietnam, stavo dormendo nella capanna nel mio eremo. Ho sognato mia madre. Mi sono visto seduto con lei e stavamo facendo una bellissima chiacchierata. Sembrava giovane e bella, i suoi capelli scorrevano giù. Era così piacevole sedersi lì e parlarle come se non fosse mai morta. Quando mi sono svegliato erano circa le due del mattino, e sentivo fortemente di non aver mai perso mia madre. L'impressione che mia madre fosse ancora con me era molto chiara. Capii allora che l'idea di aver perso mia madre era solo un'idea. Era ovvio in quel momento che mia madre è sempre viva in me.
Ho aperto la porta e sono uscito. L'intera collina è stata immersa nel chiaro di luna. Era una collina coperta di piante di tè, e la mia capanna era posizionata dietro il tempio a metà strada. Camminando lentamente al chiaro di luna tra le file di piante di tè, ho notato che mia madre era ancora con me. Lei era il chiaro di luna che mi accarezzava come aveva fatto spesso, tenerissima, dolcissima... Fantastico! Ogni volta che i miei piedi toccavano la terra sapevo che mia madre era lì con me. Sapevo che questo corpo non era mio ma una continuazione vivente di mia madre e mio padre e dei miei nonni e bisnonni. Di tutti i miei antenati. Quei piedi che ho visto come "miei" piedi erano in realtà "nostri" piedi. Insieme io e mia madre stavamo lasciando impronte nel terreno umido.
Da quel momento in poi, l'idea di aver perso mia madre non esisteva più. Bastava guardare il palmo della mano, sentire la brezza sul viso o la terra sotto i piedi per ricordare che mia madre è sempre con me, disponibile in qualsiasi momento. ~Thich Nhat Hanh
(Libro: Nessuna morte, nessuna paura: saggezza confortante per la vita [ad] https://amzn.to/3OkUyqt )
(Arte: Fotografia di Nell Dorr)
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notokra · 2 years
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haiku--di--aliantis · 3 months
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I miei amici hanno fatto ubriacare tuo marito. È la vostra prima notte di nozze, ma tu invece scopi con il tuo ex! Quanto sei contenta di tornare a prenderlo in corpo da me? Quanto vuoi essere riempita? Non hai che da chiederlo. Tuo marito dorme beato. Abbiamo tutto il tempo, qui in camera mia. Dopo una prima sborrata nel tuo culo, me lo dovrai succhiare. Fino al mattino. Ridi, eh? Ti piace farmi i pompini. Ti brillano gli occhi. Sai che sei sempre stata profondamente mia, fin da quando eravamo ragazzini e che continuerai a esserlo.
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Niente preservativo stanotte. Si, mi hai detto che sei nel periodo fertile. Non mi frega un cazzo. Anzi: se mi riesce stanotte, più tardi voglio addirittura metterti incinta, troia mia dolcissima. E tu acconsentirai. Zitta e ora apri bene le natiche. Ti voglio. Ti lecco tutto il solco. Ti riempio di saliva. In abbondante quantità; si: così va bene. E adesso sento che mi vuoi molto anche tu. Lo sento da come s'apre bene il tuo ano elastico, per accogliere nuovamente il mio cazzo. È affamato di me: lo vuole dentro. Dai: muovi i fianchi, fammi godere... Lo prendi in culo al chiar di luna, stanotte. Che vuoi di più!
Aliantis
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Clair de lune - Debussy (Joshua Meader}
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sciatu · 9 months
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Il mare al mattino
è un prato di luce
un lenzuolo luminoso
immobile nell’infinito
è uno specchio abbagliante
per il grande cielo
vestito di un timido azzurro.
Il mare al mattino
immobile sogna
come un bambino
fiabe leggere
e baci di luna.
Il mare al mattino
ascolta i cuori dei marinai
vede il lento risveglio
delle case degli uomini
sente il primo canto
di assonnate cicale
segue nel cielo
i primi voli dei gabbiani
che inseguono il vento
Il mare al mattino
è la culla del caldo
di quest’assolato agosto
è un’orchestra silenziosa
che accorda gli strumenti
è il disegno delle correnti
che dal profondo risalgono
a salutare il cielo degli uomini.
Il mare al mattino
è il sorriso della natura
di quella che di giorno offendiamo
e di notte rinasce immutata
amorevole e benevola
con l’abbraccio di una madre.
The sea in the morning is a meadow of light, a luminous sheet, motionless in infinity, it is a dazzling mirror for the great sky dressed in a shy blue.
In the morning, the sea, motionless, dreams, like a child, of light fairy tales and moon kisses.
The sea in the morning, hears the hearts of sailors, sees the slow awakening of men's houses hears the first song, of sleepy cicadas follows in the sky, the first flights of seagulls, chasing the wind
The sea in the morning is the cradle of the heat of this sunny August it is a silent orchestra that tunes the instruments it is the design of the currents that rise from the depths to greet the sky of men.
The sea in the morning is the smile of nature that we offend during the day and is reborn unchanged at night, loving and benevolent
with a mother's hug.
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lovesickshanties · 6 months
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OFMD Ficlet - XVI
Birds of a feather Izzy
Per lunghi anni, ogni mattino nella vita di Israel Hands si era svolto così. Al primo sospetto di aurora apriva gli occhi, uscendo da un sonno buio e denso come piombo; e come prima cosa, controllava se il proprio amore per Edward Teach fosse ancora lì.
Ci conviveva come con una vecchia ferita. Da tempo non sperava più che potesse smettere di dolere; semplicemente, aveva imparato a sopportarne la muta, costante presenza.
Dopo che con stanca rassegnazione aveva dovuto constatare che, sì, gli importava ancora di quella fottuta bestiaccia, si alzava sospirando e andava nella cabina del capitano.
A volte, entrando, Izzy doveva guadare una distesa di bottiglie vuote; a volte trovava Edward sveglio, imbronciato davanti a una finestra, a guardare il mare con l’aria di non aver chiuso occhio.
A volte, ed erano le mattine più dure, Israel entrava e lo trovava addormentato, riverso sulla branda o con il capo sullo scrittoio, in una nube di capelli sciolti che si confondevano nella barba come quelli di un San Giovanni Battista. Era facile dimenticarsi di quanto Edward fosse indisponente, quando dormiva con l’innocenza di un bambino, i lineamenti resi più dolci dal sonno e il respiro così quieto da fare appena rumore.
Izzy riscuoteva entrambi da quell’incantesimo con un secco battito di mani, e Edward si svegliava di soprassalto come un gatto spaventato. Una volta aveva fatto un balzo tale da sbattere contro l’ennesimo, inutile trofeo appeso proprio sopra il suo letto, un palco di corna ritorte che si erano poi staccate crollandogli addosso. Izzy aveva riso così tanto che era finito per terra.
…Anche quando non dormiva, però, nella sua tana piena di gingilli che non servivano ad altro che a riempirsi di polvere, Edward non si decideva a cominciare il giorno a meno che non fosse Izzy a chiamarlo.
Una volta dato il via al tran tran quotidiano, però, le ore scorrevano facili come un meccanismo ben oliato; un saccheggio di seguito all’altro, un’isola dopo l’altra, finché all’apice della loro fama non dovevano neppure più sguainare la spada per far capitolare intere flotte.
Se questo da un lato aveva reso la crescita della leggenda di Blackbeard una marea inarrestabile, dall’altro aveva precipitato Edward in una noia così profonda da trasformarlo sempre più di frequente in un gremlin dispettoso e crudele.
Qualche volta, la stupida violenza che accartocciava uno dentro l’altro i loro giorni aveva fatto illudere Israel che l’amore per Edward fosse stato corroso da amarezza e disillusione.
E invece ogni mattina guardava fra le ceneri, e lo ritrovava lì.
///
Quando era andato a salutarla per l’ultima volta, sua madre dormiva.
Era sera, ed erano soli in casa, e Israel non avrebbe più avuto un’occasione come quella per scappare. Doveva fare presto, prima che sorgesse la luna, tagliare correndo fra il granturco ancora alto.
Ma sua madre stava morendo.
Così Israel, col suo piccolo fagotto già sulle spalle, era entrato nella sua stanza. Il lume ardeva così fioco che appena si distinguevano il riflesso dello specchio sulla credenza, il luccichio del bicchiere vicino al letto, e gli occhi febbrili di sua madre, quando li aveva aperti lentamente su di lui.
Nel suo volto smagrito parevano enormi. Erano dello stesso colore dei suoi.
Non appena l’aveva visto, aveva capito subito; e gli aveva sorriso.
“Vieni qui, pulcino,” aveva sussurrato, con il luccichio nello sguardo di quando da bambino lo afferrava per fargli il solletico. Israel si era avvicinato al suo capezzale con la gola serrata.
Sua madre aveva preso le sue mani fredde fra le proprie, brucianti di febbre, e con solennità lo aveva benedetto. Poi si era sfilata dal dito l’anello nuziale e glie lo aveva premuto sul palmo. “Ti vorrò per sempre bene come oggi,” aveva bisbigliato; non aveva le forze di sollevarsi dai cuscini, così tremando Israel si era chinato per permetterle di baciargli la fronte. “Non dimenticarlo, bambino mio.”
Quella notte, mentre correva nei campi bagnati dalla luna piena, Israel aveva imparato l’esistenza di un amore che segna come fuoco, e che nessuna distanza, nè il tempo, nè la morte possono toccare.
///
And so no longer live I in fear Them are too greedy to pay my asylum bills This is my life and freedom's my profession This is my mission throughout all flight duration
There is a core and it's hardcore All is hardcore when made with love The love is a voice of a savage soul This savage love is undestructable
Gogol Bordello - Undestructable
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iviaggisulcomo · 1 year
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Alla fine, qualcosa ci farà allontanare. Vorrei sperare in qualche grande circostanza – la morte o un cataclisma. Ma potrebbe anche non essere per niente così. Potrebbe essere che tu esca un mattino dopo aver fatto l’amore per comprare le sigarette, e non tornare più, o che io m’innamori di un altro. Potrebbe essere un lento abbandono all’indifferenza. Ad ogni modo, dovremo imparare a sopportare il peso dell’eventualità che qualcosa ci farà allontanare. Allora perché non cominciare adesso, mentre la tua testa riposa come una luna perfetta nel mio grembo e i cani guaiscono sulla spiaggia? Perché non strappare il cielo di questa notte indiana, solo un po’, così che inizi la caduta? Poiché dopo, incontrandoci per le strade, dovremo guardare dall’altra parte, dopo aver gettato i frammenti negletti del nostro essere insieme nei cassetti della camera da letto, quando l’odore dei nostri corpi sta svanendo come la dolce marcescenza dei gigli – allora come lo chiameremo, quando non sarà più amore?
Tishani Doshi
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a-tarassia · 11 months
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L’altro giorno ho incontrato, di nuovo per un momento lavorativo, Paolo Proserpio ed è venuto lui a salutarmi perchè si ricordava di me, io lo adoro, credo sia un genio e quindi ve lo volevo dire per flexare un po’.
Ma ero entrata qui solo per mettere giù questo:
«L’altro giorno al bar parlavo con un complottista che sosteneva l’esistenza di una popolazione aliena al centro dell’Antartide (a riguardo leggetevi Le montagne della follia di Lovecraft), che poi cosa ci faccia questa popolazione non si sa e gli dicevo: guarda che è molto meno di così. Far finta di essere andati sulla Luna, far finta che la Terra sia piatta, sostenere che un’elitè governi il mondo: CHE SBATTIMENTO. Sono piani veramente troppo impegnativi da mettere in atto. Non c’è niente del genere. Semplicemente i mass media hanno creato folle di rintronati. Tutti noi viviamo vite miserabili solo perché siamo dei servi. Non servono i complotti, non servono gli alieni, la gente nasce schiava. C’era già arrivato Goebbels, è la propaganda la nuova messa a cui tutti sono fedeli. Il consumo è l’unica religione rimasta, gli iPhone, i Rolex, le Gucci etc sono i nuovi amuleti. Religioni vuote e senza dio sono l’unico totem per platee di zombie del lavoro, cariatidi tristi, gente col borsello di Prada che va al bar in ciabatte, gente palesemente orrenda che occupa posto nel mondo e brutalizza lo sguardo altrui, gente così allineata che indossa un’uniforme già quando esce di casa al mattino. Emanano qualcosa, un messaggio in codice: devi essere un vero stronzo come me.
E dirvi che quando deciderete di leggere Bengala di Banhoff sarà sempre tropo tardi.
Ciao.
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76 giorni.
Non prendo la lametta da 76 giorni.
È dura, dura davvero.
Oggi in piena crisi ero sul punto di farlo...
Odio così tanto me stessa...
Mi accasciai a terra, in preda alla disperazione, con un dolore lacerante al petto.
Un dolore che mi tolse quasi il respiro.
Ero sul punto di farlo.
Ma poi ho detto "basta".
Ma poi mi sono chiesta "a cosa serve rovinare il tuo corpo?"
È dura, dura davvero.
Ti prego, dimmi qualcosa che mi ricorda che sono forte, e bella.
Dimmi qualcosa che mi ricordi il motivo per cui continuo ancora a ricomporre ogni pezzo.
Dimmi qualcosa che possa ricordarmi di essere una guerriera.
Tesoro,
sei più giovane di quello che credi. E più bella, molto più bella, di quello che riesci a vedere quando ti guardi nello specchio, con le lacrime che ti bruciano gli occhi e la bocca accartocciata in uno scarabocchio. Perché tu non sei quella. Non sei un’immagine bidimensionale. Non sei né la tua altezza né gli inverni incrostati nelle tue ossa, né il peso dei tuoi organi che segna la bilancia; non ridurti ad un numero. Perché sei altro. Sei un intero universo.
Sei la musica che ascolti, quella che riesce a tenere ancora assieme tutti i tuoi pezzi, anche quando ti senti solo sbriciolare. E sei le frasi che sottolinei nei libri, ripetendotele in punta di labbra prima di scivolare nel sonno, stringendole forte proprio all’altezza del cuore. Sei le stelle a cui rivolgi ogni sera lo sguardo, ricordandoti che si può splendere anche se siamo avvolte dal gelo. E quella luna, a cui racconti ogni tuo pensiero, che consideri solo un pugno di cenere, quando in verità valgono così tanto… Sei le tue mani che tremano al mattino, nel silenzio dell’alba, e che un giorno qualcuno stringerà. Sei ogni gesto gentile che hai fatto senza nemmeno accorgertene, la spalla su cui piangere, la voce che ha calmato la tempesta e la luce che ha saputo indicare il cammino a qualcun altro, di cui probabilmente nemmeno conoscevi il nome. Sei le braccia in cui hanno trovato rifugio, anche quando tu stessa ti sentivi persa. Sei i sorrisi che provi a nascondere e le lacrime che asciughi troppo in fretta. Sei la forza che ti ha permesso di rialzarti ogni volta, e la speranza a cui continui ad aggrapparti nonostante una parte di te voglia solo lasciarsi cadere nel baratro. E soprattutto, sei le cose che ami, e che hai amato, che ti hanno fatto sentire viva e ti hanno accelerato il respiro fino a toglierti il fiato. Sei così tante cose non bastano queste poche righe a definirti. E sono tutte bellissime. Perché sono vere, e i sentimenti che hai provato, gli hai sentiti con una tale intensità che vi palpitano ancora all’interno.
E mi dispice, mi dispice così tanto, che ti abbiano convinto che sei una persona difficile da amare. O che non meriti amore. Perché non é vero.
Noi parliamo sempre di voler salvare il mondo. Eppure, se dentro ad ogni persona c’è un intero universo… basterà salvare una persona.
E va bene. Va davvero bene. Se quella persona é te stessa.
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