Tumgik
#Mondo onirico
smokingago · 8 months
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#giornatamondialedellorgasmo
Ed inizialmente fu cauto nell'avvolgerla, nel girare all'insù uno dei palmi per stringerle le dita, mentre il braccio libero andava a circondarle i fianchi, così che lei usasse il proprio per fare altrettanto con le sue spalle. Temeva di vederla andare via, se avesse forzato la mano fin da subito, era già successo in un mondo onirico diverso da quello. Ben presto però, la calma fu sostituita dal torrido bisogno di passione, mentre la mutaforma trovava maggiore comodità nel sedersi a cavalcioni su di lui, e le mani del re divenivano più esigenti nel loro carezzare, nel loro trovare, nel loro travolgere. Diverse scie di baci persero il dolce oblio della sua bocca per curarsi di altri luoghi a lungo agognati, il cui sapore era rimasto segreto sino a quel momento. E la musica tra loro divenne un eco di sospiri trattenuti, di sussulti, di parole che non avevano bisogno di essere pronunciate. Unico fastidio? I vestiti che entrambi portavano ancora addosso. Eppure al medesimo tempo, l'attrito creatosi tra i loro corpi danzanti l'uno contro l'altro, forse proprio per la presenza di quella costrizione di stoffe, stava già portando il Principe delle Tenebre alla perdizione. Perdizione... perché proprio in quel momento la sentiva così prepotente? E se fosse entrato qualcuno? Non gli importava, anzi, la possibilità di essere scoperti rendeva solo più sapido di spezie quell'incontro, quel peccato capitale cui non si sarebbe sottratto. Peccato capitale. Perdizione. Asmosdeus... che ci fosse lui dietro i sacrifici di New Orleans? Sesso e sangue da sempre erano legati indissolubilmente per i demoni. Ma perché poi perdersi in quel pensiero proprio in quel momento? Era forse impazzito? Ophelia finalmente gli si stava concedendo... per un attimo il mondo poteva aspettare. Anche perché a quel punto le impazienti dita del re erano giunte a raccogliere l'eccitazione della donna, proprio dove esse aveva origine. Non si stupì di sentire il sapore umido di un fiore sbocciato, di saperla pronta ad accogliere quanto da lì a poco sarebbe avvenuto.
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Disegno: Milo Manara
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susieporta · 3 months
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Per chi mi ha chiesto delle mie sensazioni sul film “Perfect Days”.
La solitudine è un fardello che pochi possono permettersi di sopportare. C’è chi, come Hirayama, la fa accomodare in casa e le offre la poltrona migliore. Hirayama è un uomo all’apparenza semplice, se usiamo il metro di misura del ruolo che rappresenta in società. Pulisce i bagni pubblici. Ma lo fa con una grazia e una dedizione tali da portarci - arrivati già a metà film - a volergli dire grazie. Indugia sui rubinetti, strofina e lucida, usa pure uno specchietto modello dentista, per controllare i bordi interni dei water che non riesce a vedere. Tutto è armonia in lui, gentilezza, cura. Osserva il mondo in silenzio. E parla poco, Hirayama, non spreca parole. Sa quanto possano rivelarsi inutili quando al loro posto gli occhi riescono a esprimere i pensieri più profondi. Per rendere leggere le sue traversate metropolitane ascolta musica. Superba musica, a dire il vero. Non mancano Nina Simone, Van Morrison, Lou Reed, Patty Smith... Gli altri personaggi nello sfondo, ovattato e quasi onirico, sembrano a servizio di un unico obiettivo, esaltare la bellezza dell’abitudinarietà, abiurata invece dagli assetati di emozioni sempre più estreme. Ma Hirayama non ha paura di misurarsi con i soliti rituali giornalieri: sveglia all’alba, igiene personale, infilarsi la tuta da lavoro, caffè al distributore (un’unica volta ne prenderà due insieme), salire sul furgone carico dei prodotti per pulire i bagni e via al lavoro. Ritorno a casa, bicicletta, bagni pubblici per una pausa relax, doccia, pub e ritorno a casa. I ritmi sono gli stessi in un’armonica sequenza che allo spettatore all’inizio potrebbe apparire asfittica. È solo a fine pellicola che messi tutti insieme i momenti di Hirayama si riveleranno nello stupore della loro profondità, compresi gli alberi che fotografa quando è in pausa, gli occhi di una ragazza timida che pranza su una panchina vicino alla sua, i “da uno a dieci” del giovane collega Takashi, le frasi della libraia che accompagnano le vendite, dando valore a ogni libro che cede ai clienti (e sempre acquisti in offerta per Hirayama, seppure siano capolavori senza tempo. Ah, quanto ci piace incontrare librai così appassionati), la lampada che non illumina mai abbastanza, ma serve…
Nel silenzio che accompagna la pellicola per buona parte dello svolgimento, ognuno avrà modo di ripensare alle “cose della propria vita”. Compresi certi flashback che non vorremmo riportare a galla. Tuttavia, anche questi, in Perfect Days, ci riconciliano con la parte di noi destinata a restare in bianco e nero (tale e quale al film).
Andatelo a vedere, con la stessa voglia di scartare un cioccolatino al rum: dolce, breve, ma potrebbe dare alla testa, e solo nel bene.
P. S.
Gli autori citati nel film sono: William Faulkner, Aya Kōda, Patricia Highsmith.
Catena Fiorello Galeano
#perfectdays #wimwenders #film #kôjiyakusho
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mewscarrafone · 3 months
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 39
E dopo due mesi di assenza ospedaliera, tornano i miei rewatch. Vi erano mancati?
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Mi piace che in questo episodio Pai e Taruto siano più rabbiosi del solito. Si vede che mentre le eroine hanno la loro bella serie di vittorie, agli alieni inizia a pesare la ripetuta sconfitta.
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Se Pai e Taruto sono più rabbiosi Kisshu inizia a capottare psicologicamente proprio. Bello il suo monologo/flashback, che illustra il contrasto tra il voler fare il bene della propria gente e quella che ormai è un'ossessione verso Ichigo.
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Eccallà, la famosa scena che ha fatto tanto incazzare i fan della ichisaya.
Credo di aver visto almeno due o tre persone criticare il fatto che Masaya si dichiari già interessato a Ichigo, che va a cozzare contro lo schifo generalizzato che il personaggio prova verso l'umanità e che cambia proprio man mano che conosce la ragazza.
Personalmente, devo dire che sono d'accordo. Credo che la mia versione preferita sia quella di New, che fa un misto delle due cose: Masaya parte con una vaga fascinazione per l'atteggiamento spontaneo di Ichigo (in contrasto con il suo, sempre studiato per farlo apparire come un 'bravo ragazzo') ma l'interesse vero e proprio, e poi l'amore, si sviluppano man mano che i due passano del tempo insieme e hanno veri momenti di dialogo e confronto.
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Certo che 'sto Chimero sta facendo un buon lavoro nell'imitare la personalità di Ichigo. O quantomeno, non ha l'interpretazione trasparente che si vede di solito in queste trame in anime per un pubblico giovane, è comprensibile che le altre ragazze siano rimaste fregate.
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Quando crei una 'trasposizione in un mondo onirico/inconscio', puoi creare mille avventure in un mondo illogico, fare una profonda esplorazione della mente del personaggio tramite un mondo ricco di simboli ...
Oppure puoi creare un campo sterminato e un attacco a base di cuscini.
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- Cosa si prova a far soffrire le tue amiche?
Qualcuno che ha dovuto lasciare un suo amico a morire dovrebbe saperne qualcosa. Seriamente, adoro questo piccolo arco narrativo in cui una ferita non viene dimenticata in due episodi, ha conseguenze serie sia per chi la subisce che per chi gli sta intorno.
E una sottile dimostrazione che Pai non è completamente freddo, vuole bene ai suoi compagni di missione; semplicemente deve dare la priorità alla stessa.
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- La uccido io!
Procede a svegliarla e perdere tempo a pretendere che vada con lui. Dopodiché sviene. Vabbè, del resto è sempre stato chiaro che la coerenza quando Ichigo è coinvolta fosse uno dei punti di forza di Kisshu.
Scherzi a parte, facendo il rewatch ho il sospetto che questo anime abbia posto le fondamenta per il mio debole per i personaggi che crollano mentalmente a un certo punto della storia. Pai e Taruto hanno ragione: una scenetta patetica, l'imbarazzo di seconda mano è forte (per non parlare della moralità di minacciare una ragazza di ammazzarla se non si mette con lui), ma mi riesce difficile non provare una certa pena per Kisshu.
Bella la scena finale con Retasu che nota che gli alieni possano provare emozioni ... non fosse stato per il fatto che gli alieni si sono dimostrati molto emotivi (fatta forse eccezione per Pai) fin dai primi incontri, e soprattutto che non sia la prima volta che viene fuori il fatto che loro stiano combattendo per le loro famiglie e amici. Questo anime ha dei bei momenti toccanti, ma spesso non riesce a creare una connessione tra loro.
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myandale31 · 5 months
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Una breve dedica a tutti gli amici e a tutte le amiche dello Scorpione come me, che, in questo mese, vedono accendersi e spegnersi le proprie candeline.
Apprezzabile sarà indugiare sopra l’aspetto onirico che emerge dalle righe sottostanti: un mondo impalpabile, fatto di immagini, di forze carsiche trasformative, di volute consegne al buio del silenzio, di potenti correnti amniotico-sotterranee, di profondi tuffi nelle segrete della psiche, di irredimibili traiettorie culminanti in una transeunte 𝘥𝘢𝘮𝘯𝘢𝘵𝘪𝘰 𝘮𝘦𝘮𝘰𝘳𝘪𝘢𝘦.
«[…] Con lo Scorpione tutto torna all’informale, all’indefinito, così come le foglie, impeccabili geometrie regolate in un disegno stupendo, cadono ingiallite nel fango e si fanno poltiglia. Pensiamo al conturbante e attraente mistero del bruco, del baco da seta, capace di racchiudersi nell’oscurità, nel silenzio, nell’immobilità assoluta del bozzolo, con l’unico scopo di evolversi in crisalide e sognare la potente e maestosa farfalla che diventerà.
La potenza di Scorpione risiede esattamente nel suo dramma oscurantista: l’abbandono voluto (e necessario) di un mondo cogitabile, apollineamente comprensibile, dionisiacamente assaporabile e sensorialmente sperimentabile è il prezzo richiesto e imposto dalla dominanza della Casa VIII, tassa da pagare per piombare nei bui anfratti della perdizione, della morte, e per poter poi risorgere alla nuova vita che verrà.
Lo scorpione, dovete saperlo, è il solo animale che davanti a un pericolo estremo sia capace di procurarsi spontaneamente la morte, pungendosi con il proprio dardo velenoso.
Nichilismo? Morbosità? Annullamento libidico perverso del
principio vitale?
Nulla di tutto ciò.
presto vi svelerò l’arcano… rimanete sintonizzati».
[tratto da 𝘈𝘥 𝘈𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘓𝘰𝘨𝘰𝘴, Emanuele Cangini, Cesena, Stilgraf editrice.
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pianetatschai · 1 year
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Ho finito Elianto ed Educazione siberiana.
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Praticamente due libri che più opposti non si può. Ma Elianto era necessario per poter resistere fino alla fine di Educazione siberiana che secondo me è in parte causa della reazione allergica che ho avuto in questi giorni.
Da una parte abbiamo un viaggio onirico, delicato, divertente, dall'altra una becera apologia dell'etica criminale, del machismo, di una decantata superiorità morale di certi criminali rispetto ad altri contornato da un bel po' di razzismo. E non fatevi ingannare, può sembrare in prima battuta che l'autore sia critico della "criminalità siberiana" e del loro stile di vita, ma l'unica cosa che rimpiange è la fine di un certo stile di vita (secondo lui più puro, più umile, ma de che??) perché contaminato dall'occidente.
Un italiano che non sia stato completamente sordo e cieco a quello che normalmente succede sul tema della criminalità organizzata sente subito la puzza di stronzate quali "onore e onestà criminale". Quello che viene scambiato per forza di carattere è in realtà pochezza d'animo, miseria, disagio. Per quanto mi riguarda gente che crea niente e lascia niente a questo mondo. E se lo esalti o pensi ci sia qualcosa di salvabile sei un complice. Mi ero trattenuta dall'indagare prima della fine del libro sull'autore che ovviamente si è rivelato la merda che è. Non credo proseguirò la lettura di Lilin, mi lascia troppo amaro e poi mi sembra quasi di dar seguito a questa narrazione epica di gentaglia, ne più ne meno come i nostri mafiosi.
E invece grazie Stefano, Elianto è stato un bel viaggio e mi ha sostenuto.
Ora sono pronta per V13.
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occhietti · 1 year
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Mi sono a poco a poco lasciato scivolare
in un mondo onirico, fatato.
La mia vera vita è quella dell’immaginario.
Esistono cose note e ignote.
Tra queste vi sono delle porte.
Ricordatevi di chiudere bene quelle porte
dietro di voi perché quell’universo
potrebbe sparire in una corrente d'aria.
- Hugo Pratt
Dipinto di Janine Delaporte
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vefa321 · 2 years
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Alba...
L'alba che rapisce come una ladra o una regina, qual dire sì voglia definirla, detta legge, regna sovrana, dittatrice di tempi nuovi, tempi migliori da sperare.
Eppure il rumore diverso, antico e modernità di un recente passato strappa al silenzio un sussulto...
Un vecchio telefono che suona, si perde nella memoria di un sogno mai fatto, di un tempo mai speso, di un'ora ancora troppo piccola per contare i raggi di sole, solo così giovane come uno spicchio di luna crescente.
Il mondo si ricorda, onirico momento di un tempo atteso come uno scatto alla risposta, come l'alba che spodesta la notte e zittisce le stelle mentre risuonano le prime gesta, gli ultimi sbadigli.
Eccoci... Il giorno ci chiama.
J.D
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dildomentale · 1 year
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Sogno
Sara sognava, o forse no. Un attimo era sveglia, tutta accaldata, le mutandine bagnate come la sua fichetta, l'attimo dopo era in quel cinema semi deserto, dove un film porno scorreva sullo schermo.
Sentiva quella mano fra le gambe e le sensazioni che provava la costrinsero ad aprirle e a lasciare che lui la toccasse Ancor più intimamente.
Avvertiva chiaramente la presenza di quelle dita dentro che la frugavano e sentiva l'eccitazione crescere a dismisura. Aveva voglia di godere, di provare un orgasmo che la saziasse definitivamente.
Lui probabilmente aveva poteri telepatici, perché si inginocchiò davanti a lei e tuffò il viso tra le sue cosce spalancate. Con la lingua le fece provare quello che poco prima le aveva fatto provare con le dita.
E fu mentre lui la leccava così sapientemente che l'altro le fu alle spalle e la fece sussultare per la sorpresa. Sorpresa alla quale reagì lasciandosi toccare le tette.
La mano dell'altro le denudò i seni e poi glieli strinse, forte come le piaceva, quasi a farle male. E quel dolore desiderato e cercato aumentarono ulteriormente la sua eccitazione.
Venne gridando di un addolorato piacere, con due maschi che la toccavano nelle parti del suo corpo più sensibili. Per un attimo uscì dal sogno e nel buio provò parte di quel piacere sognato.
Poi fu di nuovo nel buio del cinema in compagna dei suoi due amanti. Quello che prima l'aveva leccata, ora le teneva sollevate le gambe mentre le infilava il cazzo nella fica.
L'altro dietro di lei aveva sfoderato un bellissimo uccello che le porse alle labbra. Sara lo accolse in bocca come accolse quello in fica, aprendosi e godendo quella doppia penetrazione.
Il sogno continuò ed esplose in una doppia schizzata di sborra che bevve e trattenne dentro di sé. Succhiò avida quel seme salato mentre la sua fica si era riempita di sperma caldo e denso.
Fu la sborra a decretare la fine del sogno. A Sara non piaceva quel sapore acre anche se non disdegnava di sentire il calore sulla pelle, specie sul culo o sulle tette. Ma non nel sogno.
Nei sogni la gustava senza problemi, specie se nello stesso momento ne riceveva altro nella fica. Nei sogni era diversa. Era quella che avrebbe voluto essere e non era.
Una splendida, grandissima troia. Nel buio spostò l'elastico delle mutandine e infilò la mano in quel calore bagnato. Quell'orgasmo onirico non era mai sufficiente però.
La lasciava sempre con una voglia parzialmente insoddisfatta. Le sue dita ripresero ad accarezzare la sua fichetta fradicia, mentre cercava di ricordare i particolari del sogno per eccitarsi.
Non ci mise molto ed ebbe il piacere che cercava. Si riaddormentò in una pozza di sudore e succo di femmina. Voleva tornare a sognare e stavolta aveva una precisa voglia.
Pochi istanti prima di riaddormentarsi proiettò il suo film mentale preferito che solitamente la induceva a sognare in maniera pornissima.
Vide sé stessa carponi con un maschio che la prendeva da dietro. Nel film lui le penetrava il culo in maniera tenera ma decisa. Proprio come le piaceva. Sentiva le sue dita affondarle nella carne tenera delle natiche.
Proprio come sentiva quel cazzo che la stava sfondando dolcemente. E sapeva di essere ormai tornata nel mondo dei suoi sogni porno preferiti.
Ed era pronta a godere ancora.
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emz26 · 1 year
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Nannina
“Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale”, questa poesia ritorna costantemente nella mia vita ed in questi anni di social lo fa ancora di più, è sfruttata fino all’inverosimile, pubblicata, ripostata, taggata e twittata in continuazione, è inflazionata e abusata, ma incredibilmente non perde la sua forza, ogni volta che la incontro è come una goccia d’acqua che cade dentro il mio lago interiore creando delle onde che rimbalzano sulla costa , si intrecciano e sovrappongono, ipnotizzano gli occhi ed in questo viaggio onirico formano un volto, quello di mia nonna, Nannina, con lei sotto braccio ho sceso veramente un milione di scale e non perché i suoi occhi fossero obnubilati ma per le sue gambe, il suo corpo era consunto dalla guerra, dai genitori persi troppo presto, dalla fatica di crescere le sorelle più piccole quando tutto intorno era solo fame e freddo, le gambe le tremavano per la scomparsa prematura di un figlio, e anche il tempo non era stato clemente con le sue ossa, la fine le aveva riservato l’osteoporosi, “n’se famo mancà gnente no”, Nannina, mai Anna, sempre e solo Nannina, aveva una rigidità impostagli dai patimenti, dalle valigie sempre troppo pesanti, ma dentro di lei, lì si nascondeva una bontà straripante, desiderava voler bene alla gente, Nannina, e io, io ero il nipote fortunato, quello più piccolo e nato dalla figlia femmina, ero privilegiato, il poterle tenere il braccio mi aveva regalato qualcosa, una ragazza mi disse “odio tua nonna, è lei che ti ha dato la dolcezza che mi tiene legata a te”, perché odiarla quando puoi godertela?
Nannina era la seconda ragazza più bella del paese, questo raccontavano gli anziani di Fiano e questo le disse anche mio nonno, “allora vai dalla prima” tosta la nonnina (rinunciare ad un buon partito), “ma per me sei la più bella” e lei si sciolse al baffetto conquistadores del nonno (se ti chiami Ovidio qualche freccia al tuo arco devi pur averla), Nonna Nannina, così la chiamavamo noi nipoti, sentite come suona? Nonna Nannina, suona come una lallazione, come una glossolalia, come una formula magica, come quelle delle maghette della nostra infanzia, pimpulo pampolo palim pa pu, puff e la magia è fatta, Nonnanannina, puff e la magia è fatta, lei aveva una sua formula magica personale, semplicissima ed efficace, diceva sempre “basta che ve volete bene”, “basta che ve volete bene” tutto qui, semplice e disarmate, basta volersi bene e tutto andrà a posto, è roba da far cadere le braccia, “basta che ve volete bene”, è come dopo una lunga salita spossante vedere aprirsi agli occhi l’immenso panorama di una valle, lascia senza fiato.
Nannina in quelle lunghe discese mi ha regalato degli occhi strani, una sensibilità diversa, forse sfasata, diroccata, ma è sempre stato chiaro per me che l’importante fosse invisibile agli occhi, gli ultimi giorni della sua vita li ha passati sofferente in un letto, le veniva somministrata della morfina per lenire i dolori, alternava stati di veglia e sonno ,e lì, lì mi ha regalato la sua ultima magia, stavo vivendo un periodo orribile, uno di quelli dove hai perso il filo ed hai paura a toccare la matassa informe che è la tua vita, era il suo ultimo giorno, trovai la forza di avvicinarmi al suo orecchio e sussurrarle “ti voglio bene” mi rispose “grazie ni’ ”, grazie ni’, nino, ninetto, bambino, ero tornato ad essere il nipote piccolo, ero tornato bambino e lì avvenne l’incantesimo, anzi il DIS-incantesino, mi sbloccò dal torpore, ruppe la brocca che conteneva tutte le mie lacrime, esplosi in un pianto liberatorio, sbloccò il meccanismo che si era inceppato, mi rimise in moto, e quindi, quindi grazie a chi ci DIS-incanta, a chi ci sblocca e chi ci regala occhi nuovi, alle Nannine del mondo.
P.S.
Nannina aveva i capelli rossi, e le rosse fanno sempre un gran casino, spesso, senza far rumore.
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ladyswartzrot · 1 year
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Oggi faremo un viaggio onirico pieno di ambigutà e mal di pancia.
Teatro grottesco di Thomas Ligotti è una raccolta di racconti guidata da un sottile filo conduttore della filosofia dell'autore. Thomas Ligotti é l'erede spirituale di H.P. Lovecraft e Edgar Allan Poe il cui orrore, però, si manifesta in un contesto urbano e suburbano. Cittadine strane e inquetanti nonostante la loro apparente normalità fanno da sfondo e da antagonista nelle storie di questo libro che con un ironia sottile mette in mostra i problemi della società contemporanea.
Le storie che mi hanno colpito di più sono:
A favore dell'azione punitiva;
Il nostro supervisore temporaneo;
I luna park alle stazioni di rifornimento;
Il villino.
La lettura richiede impegno e attenzione ma regala emozioni forti e spunti di riflessione.
Ecco  alcune citazioni che ritengo degne di nota:
"Sono giunto persino a credere che il mondo stesso, per sua stessa natura, sia insopportabile. A deviare è soltanto il modo in cui ciascuno di noi  reagisce a questo fatto" (A favore dell'azione punitiva)
"Il mondo è strapieno di fatalità banali. Trovati un posto tranquillo e aspetta che sia una di esse a portarli via." (I luna park alle stazioni di rifornimento)
"Che cosa significa essere vivi se non corteggiare ogni attimo il disastro e la sofferenza?" (I luna park alle stazioni di rifornimento)
Questo libro è consigliatissimo a coloro che cercano spiegazioni e riflessioni sull'umanità nella forma di racconti da interpretare e fare propri.
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rideretremando · 1 year
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Nel mondo onirico noi vediamo passato, presente e futuro sono insieme. Dentro l'immagine vediamo un processo temporale. Nella veglia, invece, li separiamo. Se pensiamo al Talmud, la continua interpretazione non è altro che una lettura costante di quel sogno che è la Bibbia. Il simbolo è collaborativo: bisogna partecipare. La comunicazione logica è normativa: la accetti e basta.
Giulio Busi
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fashionbooksmilano · 1 year
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Hiro
Designed by Mary Shanahan and Gregory Wakabayashi Afterword by Mark Holborn  
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 1999, 144 pagine,   37 ill. a colori, 33 in b/n,   25 x 32,5 cm, Cartonato, ISBN   9788882151416  
euro 40,00
email if you want to buy :[email protected]
Un mondo che conosciamo ma che, al contempo, appare ai nostri occhi come qualcosa di completamente diverso è quello in cui ci proietta la fotografia di Hiro. Giunto sin da ragazzo in America dal Giappone, Hiro si afferma come fotografo lavorando per Richard Avedon, imponendosi per la particolare prospettiva da cui guarda la realtà, "come se la retina umana fosse stata sostituita da quella di un insetto o di un uccello predatore". Con i lavori di Hiro siamo proiettati in un mondo onirico, fatto di tecnologia, spazio, natura e volti umani, colti nella quotidianità, che diventa eccezionale perché osservata da un punto di vista inconsueto, particolare. "Se guardi attraverso la macchina fotografica e vedi qualcosa che hai già visto, non aprire l'otturatore dell'obiettivo". Queste parole di Brodovitch corrispondono esattamente alla ricerca di Hiro, ben rappresentata dalle fotografie che compongono questo volume. Realtà conosciute, ma osservate con un nuovo occhio si affacciano in queste pagine, che si concludono con una serie di bianco e neri scattati nell'ultimo decennio aventi per soggetto parti anatomiche di infanti: di fronte al millennio che si chiude, lo sguardo indagatore dell'artista si sofferma sulla nuova umanità che si affaccia alla vita e comincia una nuova storia.  
25/01/23
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lu2211 · 2 years
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Alle volte ti sogno.
Nei miei sogni non è mai esistita quell'ultima parola che ha sancito la fine della nostra relazione fraterna.
Alle volte ti sogno. Parliamo.
Chissà se anche tu sogni me...
E se il sogno non sia poi così diverso dalla realtà.
A volte i sogni, i pensieri, le fantasie e le ossessioni sembrano così reali da non farci distinguere il mondo onirico da quello tangibile.
Alle volte sogno.
Altre volte ho incubi. Ad occhi aperti e ad occhi spenti.
Ho incubi e vorrei spegnermi. O vorrei vivere.
E alle volte non so quale delle due cose richieda più coraggio.
Chetura.
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forgottenbones · 1 year
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E così se n'è andato anche Pio. Mi dispiace molto. Ce ne sono pochi come lui, soprattutto fra i suoi colleghi, che invece sembra usino questo mestiere come gradino per qualcos'altro, tipo pubblicare romanzetti tristi e fare il gigione nel loro programma tv.
Lo ricordo per come ha raccontato Fukushima, ovviamente. Ma come molti altri miei coetanei, me lo ricordo prima di tutto per la sua partecipazione a Turisti per Caso, delle puntate molto importanti per me, che di certo hanno consolidato il mio interesse per un Paese che sembrava lontanissimo. Sembrava raccontassero di Kaguya-hime che vive sulla luna. Un viaggio comico e surreale, a tratti quasi onirico e che non ha assecondato troppo quei cliché che purtroppo ancora oggi codificano la nostra comunicazione riguardo al Giappone.
Nel corso degli anni, quando succedeva qualcosa in quella regione del mondo, mi veniva naturale chiedermi: "Chissà cosa dice Pio, in proposito". E adesso non potrò farlo più.
È stata una voce importante, spesso controcorrente e molto umana ed è così che lo ricorderò.
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accovacciarsibene · 1 year
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certe canzoni dei Verdena mi fanno sentire come in un mondo onirico in cui tutto è ancora possibile
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Notte Gotica ad Anagni con Divagazioni su Edgar Allan Poe. Halloween si tinge di arte.
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Notte Gotica, divagazioni su Edgar Allan Poe. Ad Halloween si celebra l'arte nella suggestiva cornice di Casa Barnekow - Anagni.
Sabato 5 novembre, ore 21. Una sfida multiculturale che vuole mostrare la bellezza della convivenza delle culture. Lo spettacolo di respiro gotico, tesse relazioni tra teatro, letteratura, musica, arte, astronomia. Un’atmosfera unica ed originale nata dall’incontro di artisti ed appassionati. Featuring: Cesare Buccitti, Simona Carnevale, Franco Leone, Lucilla Leone, Giorgio Michelangeli, Marco Rivera, in collaborazione con Velia Viti.
Tutto questo ed altro è “Notte gotica — divagazioni su E. A. Poe.” A Comune Di Anagni, l’appuntamento culturale è con Casa Barnekow (Anagni CittàInArte), in via Vittorio Emanuele II, 97. La serata è dedicata alla scrittore del brivido Edgar Allan Poe, pioniere letterario americano e maestro del genere gotico del XIX secolo, in riferimento anche al periodo di Halloween che, nel nostro paese ha assunto un significato diverso da quello prettamente commerciale attribuitogli negli USA.
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immagine di Casa Barnekow - Anagni CittàInArte
Nata da un’idea di Lucilla Leone, esperta in comunicazione, e Franco Leone, astrofisico e divulgatore scientifico, entrambi appassionati di letteratura gotica e dei racconti di Poe in particolare, e con la collaborazione della regista Velia Viti.
Questa serata, crocevia di visioni, pensieri, suoni, suggestioni, vuole da una parte indagare le storie, i personaggi e le ambientazioni del narratore americano sia da un punto di vista letterario che scientifico, e dall’altra tradurre quelle suggestioni che derivano dalla lettura dei suoi testi in immagini (pittoriche e performative) e sonorità.
Il tutto accompagnato dalle musiche originali, create per questa occasione, del compositore Cesare Buccitti.
Il risultato sarà una visione multipla allo stesso tempo artistica e scientifica, razionale e sensoriale, del mondo onirico ed intellettuale di Poe.
Prenotazioni (consigliata) sabato 5 novembre alle ore 21.
⏩ Info e prenotazioni +3288350889 ⏩ [email protected]
For the English version, click on ⏩ Gothic Night in Anagni — Edgar Allan Poe guest at Barnekow House
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Esaltare l'arte per dare colore alla realtà:
'I confini del nostro mondo sono i limiti del nostro linguaggio.'
Aforisma in Giochi di Parole di Rosanna Marani #tidolamiaparola
⏩ The Board Behind
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