Tumgik
#Siamo Creatrici
Il malessere dell'esistenza mortale
Una delle mie prose ermetiche che finisce con una richiesta all'angelo del mio segno. Che tanto mi dà e a cui tanto sono devoto e al suo servizio.
Sforzarsi di fare qualcosa, l'impegno del cervello, sono cose che purificano, sanano la nostra mente e la nostra persona.
La cura di sé è fondamentale, il senso di pulizia, di onestà con sé stessi, la nobile urgenza di esserlo anche con gli altri.
Ma come avere a che fare con il senso di autodistruzione, di sabotaggio che la mente attua per necessità? Per me è come una nube nera che pervade ogni angolo della mia mente, facendomi comportare spesso in modo sbagliato, facendomi fare scelte sbagliate.
Io vorrei nascondermi per sempre, vorrei piangere da solo in un locus amenus. Piangere perché non credo che possano esistere i sentimenti puri in un corpo mortale. Che se esistono sono solo una pallida imitazione dei sentimenti celesti creatrici dell'universo: l'etere arriva nelle nostre menti e nei nostri corpi in modo distorto, discontinuo e soprattutto non conciliabile con le esigenze della vita: il soldo, il potere e le necessità generate dalle basse emozioni: egoismo, invidia, avarizia, cupidigia e odio.
Queste basse emozioni servono nella vita mortale, sono necessarie purtroppo più di quelle superiori. Anche se talvolta siamo noi a essere dominati da queste e non il contrario, questo perché la mente soffre, appunto, per il senso di autodistruzione, per una questione di inadattabilità dell'anima nel corpo fisico.
Io cerco di non servirmene, di queste basse emozioni, sebbene Manakel ogni notte mi fa vedere, in sogno, le cose negative e la sofferenza che comporta il loro non utilizzo.
Non ne sono capace, sono un anima buona, veramente buona. Che Dio mi protegga dai demoni negli umani e mi aiuti a emergere dall'oscurità e a dominare i miei, che sono molti.
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ellebori · 5 months
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La maggior parte delle mie scelte di vita si basa sull'essere donna in un mondo in cui non mi hanno mai fatto sentire vicina a una donna. Tra i banchi di scuola, nei libri, in televisione, a casa, le donne erano muse ispiratrici e mai creatrici, l'incarnazione della "tentazione" nata dalla costola di un uomo che vive in funzione dell'uomo, madre senza possibilità di scelta e mai autodeterminata, anche quando era una divinità era soggiogata al potere immenso del dio, anche quando era poeta era un'eccezione, era una velina, un oggetto di scena per far trastullare gli uomini che la guardavano, un corpo svuotato che vive per eccitare l'uomo, era un'isterica nei libri di psicanalisi, era la moglie del re o del compositore o del pittore o del poeta. Se una donna dedicava una vita a studi scientifici non esisteva nei libri, i colleghi uomini prendevano il nobel al suo posto. Se voleva scegliere per sé, se voleva lavorare, doveva il più possibile mimetizzarsi tra gli uomini perché era l'unico modo di essere presa sul serio. Doveva il più possibile allontanarsi dalla sua frivola femminilità, doveva essere cazzuta, come se l'utero di una donna non fosse abbastanza forte. Sono cresciuta leggendo una storia fatta di uomini, guardando film diretti da uomini, leggendo libri scritti da uomini, dei geni. E le donne? Gli facevano da accompagnatrici, da madri, da sorelle, da mogli. Ditemi se in questo sistema possono crescere delle donne e degli uomini che non si definiscano in base al loro genere. Ditemi se una bambina può sentirsi al pari di un bambino, se nei libri non ci sono altro che uomini. Ditemi se non deve crescere con una rabbia nel petto che la divori per le sue sorelle antenate relegate ai margini della società, private del loro intelletto, soffocate nelle loro case. Ditemi perché ancora non si è fatto un lavoro di ricostruzione, ditemi perché ancora tutto viene narrato al maschile, diteci perché in occidente solo il 30% di politici nei governi con sistemi cameri è donna e nei paesi orientali la media è sotto il 20%. Diteci perché per una donna il suo genere condiziona ogni fottuto aspetto della sua vita, mentre un uomo, semplicemente, VIVE. Un uomo vive il suo corpo. Lo vive a pieno, lo vive come suo e di nessun altro, lo vive liberamente e lo vive come soggetto. Una donna vive il suo corpo come oggetto, lo porta come una zavorra che la società gli fa pesare ad ogni sguardo indesiderato, ad ogni commento non richiesto, a ogni giudizio fuori luogo di un medico uomo o medico obiettore, a ogni visita in cui i suoi dolori vengono minimizzati. Una donna vive il suo corpo come oggetto del desiderio degli altri e non come soggetto nel desiderio verso gli altri. Il corpo di una donna non è mai solo un corpo. È un cumulo di cicatrici che siamo stanche di vedere, così come siamo stanche di scalare dieci gradini e aggirare ostacoli per fare lo stesso cammino che un uomo fa in tre passi.
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danzameccanica · 10 years
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Ci sono poche band al mondo ad aver creato un genere, ad essere diventati punti cardinali e, nella maggior parte dei casi, esserlo rimasti. Nel black metal si dice dei Darkthrone, degli Emperor, di Burzum... In un certo senso tutte quelle band che hanno rilasciato il primo album fra il 91 e il 93 sono seminali, uniche nel loro genere, padrone e creatrici del proprio suono e del proprio prodotto, uniche artefici del proprio cambiamento (e del cambiamento sugli altri). La particolarità e l’unicità della scena norvegese è stata davvero unica ma, c’è un’altra importantissima strada fondata da una band svedese, che ha formato e raccolto centinaia di adepti creando uno stile unico che verrà poi emulato fino ai giorni nostri: gli svedesi Dissection. I talentuosi germi di questa band si sentivano benissimo già dal demo Into Infinite Obscurity, del 1991. Il sound che emergeva dal demo era un death metal malsano, complesso, ma che non disdegnava un certo apparato melodico. Jon Nödtveidt era in contatto con Euronymous fin dai primissimi concerti dei Mayhem in Svezia e avrebbero dovuto rilasciare il debut con la cult Deathlike Silence Productions ma le vicende di cui tutti siamo a conoscenza hanno cambiato le carte in tavola.  Nödtveidt e Palmdahl erano originari di Strömstad (questa vicinanza li mise da subito in contatto anche con Metalion della Slayer magazine) e questo ha fatto sì che le loro sonorità ed influenze fossero molto vicine agli At the Gates e ai Grotesque: ossia alle sonorità più aperte, heavy, talvolta folk, piuttosto che a quelle più compresse e dirette di Stoccolma. La prova più calzante e aliena, per una band del genere a quell’epoca, è la conclusiva traccia acustica del demo: pura chitarra classica, che emana quel qualcosa di tradizionale e di atmosferico; che, non si sa come mai, ma si incastra alla perfezione anche in mezzo a quella violenza appena sentita. Stessa questione per la prima versione di “Feathers Fell” del demo del 1992. Ultima nota: non credo esistano altre band ad aver proposto due demo-tape con un livello così alto, nei quali si sentono chiaramente tutte le intenzioni della band e l’impronta che concretamente stava realizzando già dai primi vagiti in sala prove.
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E lo stile dei Dissection di The Somberlain non fa altro che affinare davvero la tecnica e mettere a fuoco ogni singolo elemento all’interno del loro songwriting. L’accordatura delle chitarre diventa standard, la batteria diventa sempre più precisa e potente; Ole Öhman è uno dei batteristi più variegati e complessi della scena death-black: pur costruendo le sue due colonne portanti fatte di blast-beat blackmetal e tupa-tupa-tupa deathmetal, riesce a dare una dinamica incredibile alla fine di ogni riff.
I Dissection compongono i loro riff come una qualsiasi band death metal svedese ma su un’accordatura standard, prediligendo tonalità più alte e con un massiccio uso del tremolo, tirando fuori un’atmosfera più occulta, notturna e mistica a discapito del classico marciume svedese. Le influenze sono le stesse dei primissimi Marduk, il mondo di scorrere fra le corde è quello dei Mayhem e dei Thorns ma con meno dose di dissonanza; ci sono tantissime influenze heavy metal, i quali riff si fondono perfettamente con quelli black metal, eliminando quasi del tutto i riff in palm-mute. Tutto questo ha creato quello che è considerato lo “swedish black metal”. Un brano come “The Somberlain” è emblematico per il suo essere progressive, per avere tre-quattro chitarre che si intrecciano e, allo stesso tempo, per realizzare un prodotto oscuro e complesso senza tirare in ballo l’epica o il melodramma ma con un dinamismo e una freschezza davvero unici (ancora oggi, dopo vent’anni di ascolti, quando la batteria passa da battere a levare al minuto 02:00). Se analizziamo queste sonorità i Dissection si pongono nell’anello di congiunzione di diverse catene dal quale partono: gli At the Gates che tengono un passo più sul death metal; i Marduk che spingono più sull’acceleratore e sulla violenza di Those of the Unlight; i Katatonia sono invece con un piede più sul doom mentre altri act europei come Samael o Rotting Christ hanno ancora un loro modo di unire thrash, death e black. In questo momento nessuno suona come i Dissection, nessuno fa i cambi di tempo e di atmosfera come si sentono in “A Land Forlorn”; nessuno ha mai partorito l’idea dei primi riff di “Frozen”… Oppure se si prende in esame il primo riff di “Heaven’s Damnation”, in passato si faceva accordato in basso, in classico stile Unleashed o Entombed; ora con l’uso del tremolo emerge come se lo facessero gli Immortal o gli Emperor ma con la produzione e la ricerca sonora tutta votata alle chitarre. “Crimson Towers” e “Feathers Fell” si uniscono al trio acustico comprendente anche la già citata “Into Infinite Obscurity”, per l’occasione risuonata e ripulita Due band che avrebbero potuto competere con i Dissection sono i Necrophobic e gli Unanimated, ma nel 1993 godevano purtroppo di un’imparagonabile produzione, ancora troppo grezza pur con delle ottime idee ma che però, ahimè, non hanno fatto centro come quelle di Jon & co.  Forse se si volesse trovare il pelo nell’uovo di questo disco, se proprio si volesse trovare un neo quello sarebbe la durata dei brani che tendono ad una lunghezza, anch’essa, fuori dagli schemi dell’epoca; c’è anche da dire che il minutaggio non proprio compatto emerge proprio per il numero di parti atmosferiche che sfumano naturalmente verso sezioni più violente. Non voglio dire che i Dissection siano gli Opeth della situazione ma quasi… anzi, riascoltando Morningrise diverse volte emergono i ricordi e le influenze di The Somberlain. 
Ad ogni modo la quadratura del cerchio verrà fuori con il successivo impeccabile Storm of the Light’s Bane ma questa è un’altra storia. L’eredità dei Dissection è davvero sconfinata, basti pensare ai vari Dawn, Sacramentum, Naglfar, Vinterland, Noctes, Mörk Gryning, Setherial, Lord Belial, Decameron fino ad arrivare ai più recenti Dark Fortress, Stortregn, The Spirit o Thulcandra... In generale la maggior parte del catalogo No Fashion Records ha creato una sua identità attorno al dissection-sound e solo rarissime formazioni svedesi (come ad esempio i Dark Funeral o i Belphegor) hanno sviluppato un’altra identità, sicuramente connessa ai Dissection o ai Marduk ma che guardava in un’altra direzione. A mio avviso c’è solo un altro album che può davvero competere con The Somberlain e col successivo Storm of the Light’s Bane ed il suo nome è Ancient God of Evil degli Unanimated ma anche questa è un’altra storia.
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paulettejosatelier · 4 years
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‪Resonance.
8x10" Acrylic Ink and Acrylic gouache on Arches 300 grs paper.
My contribution to the zine under the name: SIAMO CREATRICI. Non siamo muse, Siamo creatrici that will publishthe work of women illustrators from Mexico and Italy in a magazine made by women and for women.‬
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viaggiatricepigra · 4 years
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Aggiorniamo un po' le letture fatte 😁 Sono in ballo con tre libri che voglio finire entro lunedì. Speriamo 🤞 . . Intanto siamo vicinissimi alla fine del ciclo de "La Meteora" 😍 . Una lettura strana, molto veloce, ricca di azione mista a spiegazioni... Tanti nodi vengono al pettine, per il povero Dylan. Sono curiosissima riguardo il prossimo volume 😍 . . Una lettura che fa parte della #UBBReadathon (seguite l'hashtag e andate nei profili delle creatrici per scoprire di più. Ma in fretta! Il tempo sta per scadere 😉) . . #OggiSposi #fumetto #comics #DylanDog #horror #novel #TizianoScalvi #SergioBonelliEditore #leggereovunque #profumodilibri #voglioleggereditutto #semprelibri #leggeresempre #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #viaggiatricepigra
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lunetta-fairy · 5 years
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Ohayoo readers 🌹, come ogni domenica è giunto il momento della rubrica "un mare di manga e comics" ideato da me e dalla dolcissima @excuse_my_charisma_x ❤️ Ricordo che chiunque voglia partecipare al tag è ben accetto, basta condividere ogni domenica manga/comics, citare noi creatrici e ovviamente aggiungere l'hashtag #unmaredimangaecomics 😘//: Oggi, da grande amante di fairy tail (al quale dedicherò un post più avanti), ci tengo a consigliarvi uno degli spin-off della saga usciti proprio questo mese: ❇️Fairy Tail side stories ❇️ Come possiamo notare dalla copertina, la storia è incentrata sulle avventure di Sting e Rogue, i nostri amati "draghi gemelli, nel periodo post" gran palio della magia" (non scenderò nei dettagli per evitare di fare spoiler a coloro che ancora non conoscono ft) . In questa nuova storia impareremo a conoscere meglio i membri della gilda di Sabertooth che, a mio parere, avevano proprio bisogno di alcuni volumi a loro dedicati, proprio perché si tratta di personaggi forti e interessanti ai quali ci siamo inevitabilmente affezionati ❤️. Ps: ve ne parlerò in modo più dettagliato in un post sul blog a breve 😘 Cosa ne pensate? Darete una possibilità a questa nuova avventura a tema fairy tail? 😘 #manga #shoujo #shonen #shonenmanga #fairytail #hiromashima #sabertooth #sting #rogue #fairytailsidestories #fairytailgaiden #fairytailgaidenkengaminosouryuu #fairytailtwindragons #FAIRYTAIL外伝 #mangarecommendation #mangaotaku #mangaoftheday #mangalover #mangagram #istamanga https://www.instagram.com/p/BxYA9_3HJ6L/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=mz983k278aaf
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residancexl · 5 years
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Conversazione con Francesca Foscarini e Cosimo Lopaco
Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco raccontano l’origine di PUNK. Kill me please durante la residenza al Teatro Lavatoio di Santarcangelo. 
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[ph. Ilaria Foroni]
Mi raccontate, a partire dal titolo PUNK. Kill me please, come nasce questo nuovo progetto artistico? L’impulso iniziale nasce dalla voglia di mettere in scena energia pura, esplosiva, irrefrenabile attraverso un linguaggio e un uso del corpo pazzo, sregolato, sopra le righe. Da qui l’attenzione al punk-rock – storicamente un momento in cui la forza vitale del rock and roll si liberava di codici e schematismi – e al mondo culturale che si veniva a formare attorno a quella scena musicale. Il titolo rimanda da un lato alla tendenza autodistruttiva, nichilista dei primi esponenti del punk-rock britannico, Sex Pistols in primis, dall’altra alla relazione provocatoria, sfrontata, passionale con il pubblico e la società nel suo insieme.
Qual è l’immaginario che sta nutrendo questo nuovo lavoro? Gli elementi distintivi del punk-rock ci hanno guidato nella sperimentazione, sia riguardo alla creazione in sé, sia nel modo di stare sul palco e di pensare allo spettatore. Dal punk mutuiamo l’uso di una tecnica essenziale e spartana, la tendenza all’indipendenza e all’autonomia (i gruppi musicali spesso si autoproducevano in aperto conflitto con le case discografiche), e la voglia di trasmettere messaggi politici in modo anticonvenzionale, diretto, senza censure né ipocrisie. Da qui l’idea di avere un giradischi in scena, che permetterà una gestione autonoma della musica, e di utilizzare strumenti semplici e di uso quotidiano, come due coperte di lana tartan o il nastro carta, per inventare mondi e creare suggestioni. Inoltre, essendo un duo, c’è l’idea della relazione,  che inevitabilmente ci ha portato ad avvicinarci alla coppia storica del punk, Sid Vicious e Nancy Spugen. Da quella storia prendiamo ispirazione per creare il carattere della relazione, immaginandola in scena ora nello spazio intimo di un’alcova fatta di due coperte e un giradischi, ora sul palcoscenico di un club underground della periferia londinese (o di un teatro borghese) in cui gli strumenti della band, tutta al femminile, sono due coperte di lana grezza e dei rotoli di nastro carta.
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[ph. Ilaria Foroni]
Il punk, usato già da Shakespeare per indicare gruppi marginali della società, ha rappresentato per un certo periodo un’intera generazione volta all’autodistruzione, una cultura nichilista che si è creata negli abissi più bui di alcuni artisti. Poi la subcultura è stata trasfigurata dal mainstream in moda: il leader dei Sex Pistol dice «Il punk e i Sex Pistols erano la rivoluzione, un pugno in faccia all’ammuffita società inglese, ma è durato troppo poco. Poi ha vinto il marketing, tutto il fenomeno punk si è trasformato in una farsa modaiola». Come si traduce tutto questo nella scrittura coreografica e nel percorso di creazione? Quello della commercializzazione del punk è un aspetto che ci interessa meno. Sempre, quando ci sono movimenti e tendenze culturali potenti, il sistema fa di tutto per appropriarsene e farne un uso utilitaristico. Gli aspetti modaioli, a cui fai riferimento, sono da un lato il segno, come residuo estetico, di questa potenza, dall’altro rappresentano le contromisure che il sistema mette in atto quando si sente in pericolo. Qui si aprirebbe un capitolo a parte sulla relazione tra controcultura giovanile e rivoluzione, ma la cosa ci porterebbe un po’ troppo lontano. Ad ogni modo nel titolo del lavoro c’è già l’idea di una rivoluzione che ha la consapevolezza e il coraggio di esporsi apertamente, e di essere destinata alla sua stessa fine. Kill me please!
A che punto della ricerca coreografica per PUNK. Kill me please si inserisce questa residenza a Santarcangelo e come si è sviluppato il lavoro nelle precedenti residenze a Bassano prima e a Padova poi? A Bassano c’è stato il primo incontro con Valentina Dal Mas. È stato il momento per condividere con lei le nostre idee sul lavoro, lavorando sul materiale che avevamo già trovato, scritto, e lavorando ulteriormente sull’improvvisazione, trovando altre cose interessanti. Questa prima bozza di lavoro, della durata di 12 minuti, è stata selezionata per l’International Duet Choreography Competition che si terrà dal 27 al 29 giugno al Teatro Schouwburg di Rotterdam. A Padova abbiamo continuato l’esplorazione usando anche musiche non prettamente legate al punk e continuando a lavorare sulle potenzialità creatrici degli elementi di scena: coperte e nastro carta.  Qui a Santarcangelo infine abbiamo creato nuovi quadri, più surreali e ironici, e abbiamo esplorato ulteriormente il tema del legame e della dipendenza. Siamo comunque solo all’inizio – il debutto è previsto fra un anno. Essenzialità e trasformazione sono, per ora, le linee guida del nostro lavoro.
Resistenza. Relazione con la comunità. Rivoluzione. Parto da questi tre concetti chiave che mi sembrano indicativi del vostro percorso artistico per chiedervi che cos’è per voi la danza … Francesca – È il mio modo di esistere e di resistere. Cosimo – La danza è come la poesia, può essere tutto e può essere niente.
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[ph. Ilaria Foroni]
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strichinina · 5 years
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Siamo sistemi interattivi Forza creativa ed Emergenze Siamo più della somma delle parti La qualità non quantificabile L'Euforia del positivo Il tessuto da spiegare Il risultato sottratto alla causalità Generato dal caos di interazioni tossiche Necessità donata all'armonia L'ordine dinamico dalla dissipazione Siamo equifinalità Scelte trapassate e ostili Creatrici di direzioni convergenti Scintille di sguardi E percorsi intersecati verso un'unica meta: La nostra. Elementi in moto Legami reticolari Siamo anelli retroattivi Necessari alla sopravvivenza Dove qui si disperde calore La chiusura del cerchio ristabilisce Forza vitale Dove io mi spengo Tu mi riaccendi Non direzioni lineari Da un passato distruttivo a noi Genesi rovesciata Siamo legate l'una all'altra E nell'una e nell'altra Plasmiamo il nostro orizzonte Siamo perfetta autopoiesi Che conduce il proprio destino Il resto è semplificazione Riduzione dell'amore In particelle elementari Nozione sezionata e infine Svuotata di verità profonda
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paoloferrario · 2 years
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"Diabolik siamo noi !": le sorelle Angela e Luciana Giussani sono le creatrici del mitico ladro in tuta nera .... articolo di Luigi Locatelli
“Diabolik siamo noi !”: le sorelle Angela e Luciana Giussani sono le creatrici del mitico ladro in tuta nera …. articolo di Luigi Locatelli
vedi anche: https://www.unadonnalgiorno.it/angela-e-luciana-giussani-le-creatrici-di-diabolik/
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cesareborgiasblog · 3 years
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Sogni
Sogni di me nelle notti stellate senza tempo. Impavidi rastrelli mietono premurosi la terra; noi siamo scintille creatrici del tutto. Signori del Cosmo senza età che viaggiano lungo mari agitati e caotiche tempeste. Vibriamo ad unisono e danzando distruggiamo, creiamo fili sottili nell'amore. Io che sono Prometeo e tu la mia regina indiscussa chiedo ai fulmini e alle fiamme di illuminare di immenso la notte.
agosto 2021
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🔹Resero gloria a Dio... 🔹 🔹Come la creazione forma la gloria muta di Dio e nel creare l’uomo fu un gioco d’azzardo, ma fallito, cui si dovette rifare.🔹 La povera anima mia nuotava nel mare interminabile del Volere Divino ed il mio sempre amabile Gesù faceva vedere in atto tutta la creazione. Che ordine, che armonia, quante svariate bellezze! Ogni cosa aveva il suggello di un amore increato che correva verso le creature, che scendendo nel fondo d’ogni cuore gridavano nel loro muto linguaggio: “Ama, ama colui che tanto ti ama”. Io provavo un dolce incanto nel vedere la creazione tutta; il loro[1] mutismo amoroso più che voce potente feriva il mio povero cuore, tanto che mi sentivo venir meno, ed il mio dolce Gesù, sostenendomi nelle sue braccia, mi ha detto: “Figlia mia, tutta la creazione dice: ‘Gloria, adorazione verso il nostro Creatore, amore verso le creature’. Sicché la creazione è una gloria, un’adorazione muta per noi, perché non le fu concessa nessuna libertà [né di crescere] né di decrescere; l’uscimmo fuori di noi, ma la restammo[2] cioè dentro della nostra Volontà a decantare, sebbene muta, la nostra potenza, bellezza, magnificenza e gloria; sicché siamo noi stessi che ci decantiamo la nostra potenza, la nostra gloria, l’infinito amor nostro, potenza, bontà, armonia e bellezza. La creazione nulla ci dà da per se stessa, sebbene essendo essa lo sbocco di tutto il nostro Essere Divino serve di specchio all’uomo come guardare e conoscere il suo Creatore, e gli dà lezione sublime di ordine, d’armonie, di santità e di amore. Si può dire che lo stesso Creatore, atteggiandosi a maestro divino dà tante lezioni per quante cose creò, dalla più grande alla più piccola opera che uscì dalle sue mani creatrici. Non fu così nel creare l’uomo. Il nostro amore fu tanto per lui, che sorpassò tutto l’amore che avemmo nella creazione. Perciò lo dotammo di ragione, di memoria e di volontà e mettendo la nostra Volontà come al banco nella sua, [perché] la moltiplicasse, la centuplicasse, non per noi che non avevamo bisogno, ma per suo bene, affinché non restasse come le altre cose create mute ed in quel punto come noi le uscimmo... #DivinaVolontà #LuisaPiccarreta https://www.instagram.com/p/CCIV5E9jL2-/?igshid=lyhz9bgl1099
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loladarlingclothing · 4 years
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Noi facciamo quello che ci pare..come abbiamo sempre fatto d’altronde. Non faremo ciò che si vende o quello che chiede il “mercato”. Noi non siamo una industria, siamo creatrici di oggetti comunicativi contemporanei. Li volete ancora chiamare vestiti?! Beh se vi piace fatelo. Per noi non sono vestiti. Sono le nostre parole, sono la nostra immagine, sono il nostro discorso. Sono le nostre crea_ture. Sono noi stesse. www.loladarling.com #comunicazione #comunication #contemporary #contemporaryart #controcorrente #no #art #artattack #parole #words #vestiti #clothes #clothing #sustainableliving #ethicallymade #couture #italy https://www.instagram.com/p/B90C21Lqvrz/?igshid=fix71mjlbeh0
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rosalbarts · 7 years
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[ENG] HELLO EVERYONE! I apologize for disappearing for so long BUT it was for a good reason!!!
At last I open the online orders for the sketchbook about “INSTRUMENTA” I had been working on during the last months.
First of all, what’s INSTRUMENTA? It’s a series of fantasy novels written by four hands, my co-writer and I are also the illustrators of the project. In this sketchbook we introduce the plot and the characters, with the purpose of publishing the first novel probably by the end of 2017. (We’re also building a page dedicated to the project, more about this topic in my next updates!)
The sketchbook is a 60 pages book in B/W, A5 format, paperback binding, with both authors’ drawings.  NOTE: THE SKETCHBOOK IS IN ITALIAN, BUT AN ENGLISH TRANSLATION WILL BE PROVIDED INSIDE
PRICE: 6 € + SHIPPING FEES (Zone 1: 3,70 € - Zone 2: 4,70 € - Zone 3: 6,70 €) Payment Method: PAYPAL For orders and informations, write an e-mail to: [email protected] Each sketchbook will have a dedication inside!
ORDERS ARE OPEN UNTIL 2 APRIL, 2017 Thank you so much for your support! (If you want to help us, please spread the word!
[ITA] Apro finalmente gli ordini online per lo sketchbook di INSTRUMENTA, presentato in anteprima al Cartoomics di Milano!
Innanzitutto, cos’è INSTRUMENTA? Nasce come ciclo di romanzi fantasy scritti a quattro mani, io e la mia co-autrice siamo anche le creatrici delle illustrazioni a corredo del progetto. In questo sketchbook autoprodotto vengono introdotti la trama e i personaggi, in vista della pubblicazione del primo romanzo, che avverrà presumibilmente entro fine 2017. (Stiamo costruendo anche una pagina dedicata esclusivamente al progetto, di più a riguardo nei miei prossimi aggiornamenti!)
Lo sketchbook è composto da 60 pagine in B/N formato A5, rilegatura brossurata, con disegni di entrambe le autrici.  Sono rimate una decina di copie, ma in base alle richieste valuteremo se ristamparne altre.
PREZZO: 6 € + SPESE DI SPEDIZIONE (1,50€ piego di libri ordinario – 3,50€ piego di libri raccomandato) Tipo di pagamento: PAYPAL Per ordinare e chiedere informazioni scrivere a: [email protected] Ogni albo avrà una dedica inclusa!
GLI ORDINI SONO APERTI FINO AL 2 APRILE 2017 Grazie mille per il supporto! (se vi fa piacere darci una mano, spargete pure la notizia!
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paulettejosatelier · 4 years
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Resonance
20.32 x 25.04 cm - 8x10".Acrylic Ink and Acrylic gouache on Arches 300 grs paper
Piece created for  SIAMO CREATRICI.Non siamo muse, Siamo creatrici
zine | ezines  | ko-fi
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viaggiatricepigra · 4 years
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Aggiorniamo un po' le letture fatte 😁 Sono in ballo con tre libri che voglio finire entro lunedì. Speriamo 🤞 . . Intanto siamo vicinissimi alla fine del ciclo de "La Meteora" 😍 . Una lettura strana, molto veloce, ricca di azione mista a spiegazioni... Tanti nodi vengono al pettine, per il povero Dylan. Sono curiosissima riguardo il prossimo volume 😍 . . Una lettura che fa parte della #UBBReadathon (seguite l'hashtag e andate nei profili delle creatrici per scoprire di più. Ma in fretta! Il tempo sta per scadere 😉) . . #OggiSposi #fumetto #comics #DylanDog #horror #novel #TizianoScalvi #SergioBonelliEditore #leggereovunque #profumodilibri #voglioleggereditutto #semprelibri #leggeresempre #reading #leggere #leggo #libro #book #loveread #amorelibri #bookblog #bookblogger #blogger #viaggiatricepigra https://ift.tt/2OVwX1f
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Parione9 gallery e amaneï presentano Yoga on My Skin mostra collettiva a cura di Rossana Calbi e Giulia Piccioni dal 22 luglio al 30 settembre 2017 inaugurazione 22 luglio, ore 19.00 Sabato 22 luglio alle ore 19.00 da ameneï, Yoga on My Skin è presentato nello spazio espositivo della galleria Parione9, inaugurando la stagione di Amaneï a Sana Marina di Salina. Se il corpo cambia, cambia lo spirito e se lo spirito cambia il cosmo intero si modifica* Yoga on My Skin è un progetto espositivo nato dalla collaborazione con lo studio tattoo Namaste di Torino e dalla sua titolare e artista Anita Rossi, ideato e curato da Rossana Calbi e Giulia Piccioni. Ci siamo ispirati allo studio di quest’antica disciplina del corpo e della mente per strutturare una progetto espositivo che avvicina il nuovo corpo femminile, quello tatuato delle stesse creatrici dei disegni sul corpo. L’insegnate di yoga e psicologa Giulia Piccioni ha scelto le Asana da proporre alle artiste che hanno realizzato dei lavori inediti per la mostra ideata dalla curatrice Rossana Calbi, per scoprire delle interpretazioni nuove, originali e non esclusivamente didascaliche. Opere di Nicoz Balboa, Genziana Cocco, Cecilia De Laurentiis, Cecilia Granata, Marta Ierfone, Marta Messina, Roberta Kinney, Anita Rossi, Maria Grazia Tolino *Gabriella Cella Al-Chamali, Il Grande Libro dello Yoga, Rizzoli Edizioni, p. 18 amaneï | via Risorgimento 71 Santa Marina Salina (ME) Isole Eolie orario: tutti i giorni 10.00 — 13.30 / 18.00 — 22.00 tel: 0909843547 | [email protected] | [email protected] | www.amanei.com
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