Tumgik
#Stasera sto leggero
turuin · 7 months
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Oh, è arrivato il pacco da Temu! Lo so che attendevate con ansia gli sviluppi. Quindi:
Sui tempi di consegna ci siamo, perché era stimato 17-25 Settembre ed è arrivato il 19.
Gli oggetti ordinati ci sono tutti, ma proprio tutti.
Il confezionamento degli oggetti va da "scatolina di cartone leggero" a "bustina di plastica autoadesiva".
Andiamo al succo della questione, foto della merce e poi il mio commento.
Il pezzo forte:
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Per quello che è costato, fa il suo ed esattamente come le sue controparti grandi non c'è speranza che la gru afferri qualcosa.
Il tappetino da bagno:
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pure questo, tutto sommato dignitoso. Ma al momento sta prendendo aria fuori.
Il pacco sorpresa:
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No, non ne vale la pena. Ci sono dei gadget che sarebbero stati carucci nel 1988. Ma a fare due conti, gli squishy in edicola costano di più e sono pure peggio. Qui almeno c'è un cubo di Rubik e uno stranissimo pupazzo-fidget spinner.
Andiamo avanti.
Il CANE-LUCINA:
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Arriva con le sue batterie, non semplicissime da montare e decisamente molto fragile (more later) ma fa tutto quello che deve fare ed è carinissimo. Promosso!
Il supporto per le posate:
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Pure qui, che gli vuoi dire? Per quello che costava... poi oh, pare una cazzata, ma io ne avevo proprio bisogno perché non so mai dove poggiare i cucchiai e i mestoli che uso per cucinare, e quindi vale l'acquisto-necessità.
Il righello per la misurazione del piede dei bambini:
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Vabbé, qui eravamo proprio al cazzeggio. Non vale nemmeno quei 60 centesimi e rotti, pure perché arriva fino a 30 cm scarsi (manco ne sono sicuro).
I braccialetti e la collana da maranza:
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Cheap, davvero cheap, ma oh, si sa che io impazzisco per gli accessori. Non sono sicurissimo della collana ma boh, vedremo. Li sto ripulendo un po' per evitare irritazioni.
Gli ultimi due:
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Questi non li ho fotografati ma vanno bene: il soffione in particolare, pur essendo plasticaccia, fa un getto fenomenale. Stasera lo testo in doccia.
Conclusioni:
Il sito è affidabile? Lo è. La merce è arrivata tutta e non ci ha messo neppure troppo tempo, e mi hanno tempestato di aggiornamenti via mail (è decollato, è atterrato, sta passando la dogana, il doganiere s'è preso un caffè etc.)
I prezzi? Sono quelli di qualsiasi mercatino / store economico. L'ordine è stato fatto volutamente escludendo cose più complesse o tecnologiche tipo cuffie o tastiere perché non mi servivano e in ogni caso su quel genere di prodotto la qualità è imprescindibile, per me.
La qualità: bassa, bassissima. Tutto è plastica di quart'ordine, roba che si sfalda tra le mani. Però per quel prezzo non si possono avere grandi pretese.
Lo rifarei? No, ma sono contento di averlo fatto anche perché era da mesi che la pubblicità di Temu mi si presentava ovunque.
Ora posso ricominciare a bloccarla.
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gone-with-the-syn · 1 year
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l'uscio del paradiso
e sulla soglia del paradiso, mi scappa un sorriso
un sorriso di troppo
un gemito di tristezza e di intimita'
vorrei poter restare, vorrei restassi.
Sull'uscio di un sorriso mi si fa scuro il viso,
esce fuori una parola di troppo e non so piu' fingere,
la maschera e' caduta stasera e non la raccogliero'.
A cosa servirebbe?
siamo due osservatori che dall'alto osservano l'oblö.
Ma in fondo sto scherzando e sono certa che tante cose non le capiremo mai
ma se la mia sensibilità non mi è di inganno siamo confinati nella paura di combinare guai.
Ci penseresti mai?
a me, ad una serenata, ad un bacio che sà di caffé? A noi,
ad un ballo lento, ad una cena con i tuoi.
Mi ci vedresti mai con la corona in testa? Entrare piano nella tua vita e riuscire a farvi festa? Ma e' fuori discussione, ed il cuore non me lo gioco come fosse un pallone.
Cosi' consapevole, cosi' disillusa,
su di una stella vedo che poggi un lenzuolo leggero e delicato e passa un po' di luce attraverso.
''Lucentezza'' era il tuo ''desiderio'' della serata ed il mio ''novità''
Se avessi potuto accontentarti in una sola nottata ti avrei svelato tutte le mie verità.
Mi piacerebbe essere una luce per te, o saper rispondere insieme a te, a qualche perché.
Vorrei stringerti forte e fermare il tempo.
Ma ti sento scivolare come olio che profuma d'argento.
tra le mie mani liscie lascio andare il ricordo di cio' che non saremo mai,
e continuo a scrivere di te per tenermi alla larga dai guai,
da una fantasia che luce non sara' realmente mai.
Siamo della stessa sostanza della luce che cercavi questa notte? Be', sarebbe meraviglioso e contemporaneamente doloroso:
Luna e Sole, nella mitologia, lo sai, non potevano incontrarsi mai.
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allonetiloverdose · 9 months
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Comunque qua stasera sta un leggero venticello fresco che sa proprio di pace dei sensi, cannetta con sto venticello godo
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Ieri mi sono allenato in casa.
In questi giorni sto continuando a leggere, un libro che non c'entra con l'università. Intanto domani è il 20 Gennaio. Prima che ricomincino le lezioni, a fine Febbraio vado a Milano per il concerto. Questo fine settimana secondo gli orari non dovrei lavorare anche se il contratto non è ancora scaduto. Forse riesco a rivedere i miei amici.
Stasera ho usato per la prima volta una crema detergente ultra-esfoliante e una idratante leggera, non so esattamente come funzioni tutto ciò. La prima è aggressiva, sul retro del tubetto c'è scritto uso quotidiano ma boh, preferisco andare un po' a occhio. La seconda è una crema tipo quelle che uso da anni per le mani. Di entrambe ne ho usato un quantitativo minimo. In teoria prima di iniziare ad usare creme nuove dovrei tenerle a contatto con la pelle per scovare eventuali reazioni. Ma mi scoccio.
Mi sembra di avere un leggero mal di testa in modo persistente.
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cancionesfedez · 1 year
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Cigno Nero
Il tuo cuore batte a tempo Ritmo nuovo mai sentito E da quel poco che l'ascolto È già il mio pezzo preferito Mangio merda da vent'anni Ma non perdo l'appetito Poi mi fanno pure fare la scarpetta con il dito Labbra gusto di fumo Mischiate col Pampero Rende la testa pesante Ma il cuore più leggero E tu sei il cigno nero Stanco di seguire il branco E il cuore grande quanto il sole Ma freddo come il marmo Né giovani né grandi Nel cuore piove grandine Stasera niente alcol Voglio bere le mie lacrime E una crepa sopra il petto Che diventa una voragine Al quale non puoi fare le iniezioni di collagene Io sono senza scrupoli e tu sei senza carattere Togliamoci i vestiti, ma teniamoci le maschere Se mi fissi bene non vedrai i miei occhi sbattere Chi sogna ad occhi aperti perdo l'uso delle palpebre
La lacrima che brucia Il vento la consuma Il nero che mi sporca Tanto poi si lava E tutto ciò che ho perso Io lo perdo ancora Mi tengo dentro il vuoto Che di te mi resta
E a cosa servirebbe dirci che ci siamo amati Tanto quando esce il disco ci saremo già lasciati Godiamoci il momento perché prima o poi finisce L'amore spesso prende ma poi non restituisce Io sto ancora aspettando il cuore che gli ho dato in prestito Se la vita insegna io sono un alunno pessimo È come se facessimo una gara È un inizio lungo ma alla fine non è poi così lontana Già, sei bella e dannata La metà mancante di una mela avvelenata E io cerco il sollievo in una dose di veleno Come chi è stato allattato da chi ha le serpi in seno Con la consapevolezza che non c'è certezza Vieni stammi vicina, sì ma a distanza di sicurezza Io ti ho dato un dito invece tu mi hai preso il cuore E sono sempre stato incline agli sbalzi d'amore
La lacrima che brucia Il vento la consuma Il nero che mi sporca Tanto poi si lava E tutto ciò che ho perso Io lo perdo ancora Mi tengo dentro il vuoto Che di te mi resta
E il tuo nome è stato scritto a matita Per poterti cancellare una volta finita Tra me e te sai Sei l'errore più bello della mia vita Il tuo nome è stato scritto a matita Per poterti cancellare una volta finita Tra me e te sai Sei l'errore più bello della mia vita
La lacrima che brucia Il vento la consuma Il nero che mi sporca Tanto poi si lava E tutto ciò che ho perso Io lo perdo ancora Mi tengo dentro il vuoto Che di te mi resta
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i-am-a-polpetta · 2 years
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è l'una e ventitré di questo sabato mattina e io sto avendo l'ennesima crisi di pianto del giorno. non riesco a tenere il cappellino, non riesco a tenere i capelli legati, non posso poggiare la testa sul cuscino senza sentire un male atroce che mi spacca il cervello come se fosse una noce sotto un batticarne. sono demolita, esausta, depressa come non la sono mai stata. non parlo con nessuno e quelle poche volte che lo faccio non faccio altro che chiedere scusa per qualsiasi cosa. ho un buco nero nel cervello e il buio totale dall'occhio sinistro. ho il triplo dell'ansia che avevo prima e mi sento completamente dissociata da tutto quanto. sento il bisogno di farmi del male perché sentire un dolore che sia diverso da quello estraniante che ti fa esplodere il cervello ti riporta in contatto con la realtà. il problema è che sono talmente imbottita che non solo non riesco a reggermi in piedi ma non riesco a sentire niente. stasera al lavoro sono stata incredibilmente molesta perché sento il bisogno di avere conforto da quelle persone che ormai ho perso e lo vado disperatamente a cercare in chiunque. vorrei suonare qualcosa perché non voglio pensare al fatto che tra quattro ore mi devo svegliare e io sono qui che cerco di ricominciare a respirare. come si fa a perdonarsi per tutti gli errori commessi? come si fa? sai, io non voglio qualcuno che mi venga a salvare, io vorrei qualcuno che si sdraiasse qui per terra insieme a me su cui appoggiare questa testa che non smette mai di fare male per ascoltare il suono di un cuore leggero.
non ho sogni, non ho obiettivi, non ho aspirazioni.
vedo tanto vuoto intorno e continuo a vederlo sempre da sdraiata su questo dannatissimo pavimento.
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montag28 · 3 years
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Questi temporali serali e queste giornate che già si accorciano mi fanno sentire quella tipica stretta al cuore, che pare agitarsi come il cardellino che cade dal ramo e saltella spaventato sul terreno; poi d'un tratto è come se perdesse un battito, come se gli restasse un colpo in canna, anche se so che non è vero. L'aritmia cardiaca immaginaria scatenata da un'eco di malinconia che arriva dai domani che verranno, dal pensiero di un'estate senza vacanze, forse anche mancante di baci.
Ho tagliato la barba per sentirmi più leggero: per un giorno o due funzionerà. Miriadi di luminose suggestioni e intuizioni brillanti mi attraversano la mente, - tipicamente quando assorbito da altro, mentre lavoro o sto guidando - come mi appaiono così mi abbandonano e se ne vanno, senza alcuna possibilità di tornare, se non ho il tempo e la sadica volontà di imprigionarle in una gabbia di parole, rubandole alla loro natura. E chissà se poi brillano per davvero; e anche nel caso, perché allora si spengono e diventano buie e inattuali, dimenticate. Lasciare che i relitti di quei piccoli barlumi ritornino dalle profondi da cui sono emersi, sedimentandosi da qualche parte sui fondali della coscienza, chi può dirlo, magari è persino più sensato rispetto a questo gesto innaturale che a volte chiamiamo scrivere, per brevità.
Mi accarezzo il mento spoglio e penso a quanto ho viaggiato grazie ad alcune donne con cui ho avuto la fortuna di stare. Più del calore vivifico del corpo, più del tepore balsamico dell'intelligenza e della comprensione, persino più della tenerezza: è quello strattone deciso che mi strappa dal mio torpore, che mi emancipa dalla mia stagnazione e dal mio infinito temporeggiare, il valore più grande che ho avuto in dono da certe relazioni.
L'aria rinfrescata dal temporale e il corpo ristorato dai pisolini diurni mi fanno sentire bene, dopo dieci giorni senza soste, passati a ordinare al corpo di non adagiarsi, di restare sempre in guardia, tra una trincea e una marcia. Così, stasera ho scritto. Con un solo indice, su un telefono, curvato malamente sul tavolo di una cucina, a un'ora tarda; ma ho scritto. Evidentemente avrei preferito pensare pensieri e contestualmente dimenticarmene mentre io e le mie membra siamo un puntino in movimento che traccia linee sulla cartina geografica, portati in giro da un traghetto italiano, un treno tedesco o francese, un tram portoghese, una bici olandese. Dipende da cosa ha organizzato lei e soprattutto, da quanto brava è stata a persuadermi.
Se non c'è qualcuno a scrivermi, ovvero a reinventarmi, alla fine anch'io tendo a spegnermi, a inabissarmi, come accade al mio cogitare perpetuo e inconcludente. Sento tanto blaterare di amanti, di compagne, di complici — o scendendo ancora di livello, di seconde metà. Quando invece, per quanto mi riguarda, una donna a cui mi lego ha innanzitutto la caratteristica di diventare una sorta di mia coautrice. Quella di noi due più brava a scrivere, o perlomeno più organizzata e concreta, che introduce un principio di struttura nei miei informi temini di quinta superiore, che raramente riuscivo a terminare e nei quali quasi sempre finivo fuori traccia. Esattamente come questo.
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october24th · 4 years
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Resoconto Giorno 43
Stanotte sono stata male. Mi è bastato pensare per un secondo ai sentimenti che provo, a come vorrei gestirli e a come in realtà li gestisco per essere assalita da una tristezza improvvisa, inondata da lacrimoni e dalla consapevolezza che probabilmente non sono del tutto sincera con me stessa. In ogni caso mi sono addormentata tardi, dormito male e ho fatto due sogni incasinati senza filo logico. Mi sono svegliata alle otto a causa di rumori e non più addormentata, nonostante ne avessi la possibilità dato il giorno libero. Sono rimasta fino alle dieci a letto senza avere la forza di abbandonare le coperte, poi mi sono alzata e ho fatto il solito e preparato il pranzo.
Nel pomeriggio ho lavorato, turno leggero e piacevole. Dopo ho guardato delle puntate su netflix, preparato la cena e poi passeggiata con Lola. Una volta sopra doccia e poi partita alla play.
Ora sono a letto, con il mal di testa, sotto le coperte e non so cosa pensare. Veramente ci sono tanti di quei piccoli pensieri che svolazzano nella mente disturbando l’ordine che sto cercando di mantenere. E vorrei prenderne uno e analizzarlo, catalogarlo, sintetizzarlo, risolverlo e concluderlo. Ma poi penso “non stasera” e rimando. Posso concedermelo?
Torschlusspanik: la sensazione che il tempo scorra troppo velocemente, che la deadline sia vicina, che stiamo perdendo il nostro treno, l'occasione della nostra vita; tedesco.
8 Ottobre
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diariomentale · 4 years
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Ogni volta che sono triste mi ritrovo a scrivere su tumblr...come se chi è su questa piattaforma possa capire e comprendere come io mi senta...seguo diverse pagine che sembrano provare una sorta di malessere simile al mio, forse penso sia una piattaforma di persone più sensibili, che hanno sofferto o che ancora stanno male...non so se è così davvero. Stasera è una serataccia, in realtà sono un pi di giorni che non va bene, ma non ne parlo, provo a soffocare tutto...ma stasera no, stasera le lacrime hanno iniziato a scendere e il vuoto che a volte percepisco a preso il sopravvento, mi sento sola e persa, provo a reagire ma non sempre ci riesco...non so bene neanche il motivo di queste lacrime, sto qui nel buio e nel silenzio cercando di non emettere mezzo suono, non voglio che mi vedano così, si preoccuperebbero e non saprei che motivo dare x giustificare le lacrime...le asciugo...ascolto i rumori fuori dalla finestra aperta, mi concentro sul leggero vento che mi arriva alle gambe, i rumori di casa...e sto zitta, respiro silenziosamente e asciugo ancora le guance...finirà mai questa sensazione di solitudine che ho dentro?! Buonanotte Anime...
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erosioni · 3 years
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Un’educazione
Ti sento ancora singhiozzare nella tua stanza. Mi guardo le mani, indeciso sul da farsi. Forse sono stato troppo duro con te? Non lo so, ma in fondo non credo. Sono tuo padre e so che è mio dovere proteggerti ed educarti. Allora perché sento che c’è qualcosa che non va? Non avevo mai alzato una mano su di te. Ma stasera ti ho dato uno schiaffo. Da dove ti sono uscite quelle parole atroci? E quei vestiti da sgualdrina.
Quando ti ho visto sono rimasto turbato.  - Non crederai di uscire vestita in questa maniera indecente? - Sei cresciuta troppo all’improvviso, questa è la verità. Penso ancora a te come a una bambina e ora sei una ragazza e anche una bella ragazza. Ma questo è anche peggio: una ragazza per bene non dovrebbe mai uscire vestita in questo modo provocante. Potrebbe succederti di tutto. Tua madre forse ti avrebbe fatto uscire, ma oggi non c’è, lavora fino a tardi. Comunque ha sempre sbagliato a essere così permissiva con te, da oggi sarà necessaria più disciplina e provvederò io. Attraverso il muro sento ancora che stai piangendo e ora mi dispiace, ma andava fatto.
Entro nella tua stanza. Sei rannicchiata sul letto in lacrime, ancora vestita come per uscire. Una gonna troppo corta sulle tue belle gambe e un top troppo striminzito sul tuo seno acerbo. Mi siedo accanto a te, indeciso su cosa fare. Va bene consolarti o devo cercare di essere duro? 
Alla fine non posso sopportare di sentirti piangere, ti voglio troppo bene. Comincio ad accarezzarti i capelli piano, finché non alzi la testa verso di me. I tuoi occhi rossi sono segnati dal trucco sbavato. - Fiore, lo sai che è solo per il tuo bene, devi imparare che non puoi fare quello che vuoi… Ricominci a piangere e sento il desiderio di abbracciarti, ma resisto perché devo essere severo con te. - Ti odio! Mi hai rovinato la serata! -. È la prima volta che parli da un’ora, mi sembra già un miglioramento. – Amore mio, ma come ti viene in mente di poter uscire vestita così? Mezza nuda? Con quello che ti può succedere là fuori?
Ricominci a piangere e questa volta sei tu che mi abbracci. Nascondi il viso sul mio petto. – Papà, non mi rimproverare, ti prego, io voglio solo… voglio…
La tua voce si rompe di nuovo nel pianto. Ti stringo a me e accarezzo i tuoi capelli. Il profumo del tuo corpo giovane e il suo calore mi danno un piacere strano e imbarazzante. Fortunatamente non c’è nessuno lì a vedere la mia faccia. – Piccola mia, lo so che cosa vuoi… vuoi essere ammirata e vuoi sentirti guardata dai ragazzi, ma devi trovare un limite. Io non voglio che tutto vada così veloce. Sei ancora troppo giovane…
Piangi ancora un po’ ripetendo a bassa voce: - Non sono più una bambina, no… no... 
–  Lo so che non sei più una bambina, lo sento. Ormai hai il corpo di una donna. 
– Veramente papà?
Cacchio, credevo di averlo soltanto pensato e invece ho parlato, anche se in un sussurro. – Sì Fiore, veramente. Ormai sei una ragazza molto bella e per questo voglio che tu stia attenta a te stessa.
Ti rannicchi ancora più strettamente accanto a me. Quasi distrattamente ti accarezzo una gamba nuda. La pelle è liscia, levigata. Ti sei depilata. Mi chiedo se ti sei depilata del tutto. Cerco di cacciare via questo pensiero eccitante, ma non ci riesco. Per un attimo immagino il tuo corpo nudo, candido, disponibile.
- Mi piace quando lo dici, papà. Puoi ripeterlo?
- Che cosa? Che sei bella? Ti trovo stupenda, specialmente stasera.
- Ma scusa, mi hai detto che questi vestiti sono indecenti!
- Non ti farei mai uscire vestita così, però devo dire che ti stanno bene – Cerco di sorridere.
- Mi piace anche quando mi stringi così. Nessun ragazzo mi ha mai tenuto fra le braccia così forte
Non mi ero reso conto che ti sto abbracciando anche io da qualche minuto. La mia mano è sulla tua coscia e sento un desiderio che cresce troppo rapidamente per ricacciarlo indietro. Ancora una volta ti immagino nuda e fremente sotto le mie carezze, il fremito mi si comunica in una pericolosa erezione.
- Nessun ragazzo? Perché quanti ti hanno abbracciato?
Sei imbarazzata. – Non tanti… voglio dire… solo due…  tre... non sei arrabbiato, no?
- No, Fiore, non sono arrabbiato, è bello abbracciarsi, lasciarsi andare, non è vero?
- Sì, papà… - Ora stai sorridendo come una bambina e mi guardi fisso negli occhi. Mi chiedo cosa vedi dei miei pensieri. Ho una mano quasi sotto la tua gonna, sento la pulsazione del tuo cuore. La mia eccitazione non decresce, ho desiderio di violare un tabù, di fare una cosa proibita. Appoggio le mie labbra alle tue, leggermente ma con decisione. 
Se sei sorpresa non lo fai vedere. Apri la bocca e i nostri baci diventano subito pari. Profondi e appassionati. La mia mano sale sotto la gonna leggera. Posso sentire il calore del tuo sesso sotto il tessuto leggero delle mutandine. Sei già bagnata.
- Ho un po’ paura, papà… che cosa facciamo?
- Non aver paura, Fiore, sarà il nostro segreto… facciamo solo quello di cui hai voglia, va bene?
Chiudi gli occhi e sorridi. So che ti fidi di me e posso ancora baciarti. Ti bacio e ti accarezzo, mentre i tuoi vestiti lentamente cadono per terra. Prima la gonna, poi la maglietta, il reggiseno, le mutandine bianche. Sei completamente nelle mie mani. Ti prendo fra le braccia e ti sollevo, come quando eri bambina o come farei con la mia nuova sposa. Comincio a camminare – Che fai, papà?
Rido: - Qui stiamo stretti, ti porto nel letto più grande.
Ora ridi anche tu di complicità. Il tuo corpo è abbandonato fra le mie braccia in attesa che ti faccia mia in questa notte di passione. Voglio che tu ti senta amata, ammirata e soprattutto che goda. Devo possederti io, non un ragazzo qualunque incontrato per strada. Sì sono geloso, sono possessivo e ora posso dirtelo, mentre ti sono sopra e ti sento gemere di piacere sotto i colpi dei miei reni. Sei mia! Mia! Sei solo mia! 
Ti sento venire, una, due, tre volte, devo fare uno sforzo enorme per non venire anche io dentro di te. Riesco a farlo sul tuo ventre piatto. Sento che mugoli per il piacere di sentire il mio seme caldo sulla pelle nuda. Rimaniamo abbracciati a pensare. Ti accarezzo la schiena mentre fai le fusa come una gattina. – Sarà il nostro segreto, Fiore, va bene?
-  Sì, papà. Non diremo niente alla mamma né a nessuno…
- Penso che da ora in poi uscirai di meno e studierai di più. Ci vuole un po’ di disciplina in questa casa, che ne pensi?
-  Papà, penso che ho bisogno che mi insegni un po’ di disciplina… ma mi vuoi bene?
- Sì, Fiore, ti voglio molto bene e credo che te lo dimostrerò ancora… ora però rimettiamo tutto a posto in casa e ti leggerò qualcosa finché non ti addormenti. Come facevamo quando eri piccola. Così forse mi perdoni per averti rovinato la serata.
- Sì... papà, puoi rovinarmi anche tutte le altre serate dell’anno se vuoi…
Ridiamo un po’ insieme. Non c’è niente di più bello della complicità in famiglia. Niente.
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giulia-liddell · 4 years
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Una dichiarazione
Parole: 1603
No beta, we die like men
Fandom: Sanremo RPF
Avvertimenti: probabili strafalcioni gramamticali dovuti a mancanza di sonno, sdolcinatezza, discussione molto vaga sull’omofobia italiana, menzioni della performance finale di Achille Lauro 
Ship: Domille/Bossille
Note autore: Ah. Io che non so niente né su Achille Lauro né su Boss Doms che provo a scrivere una fic su di loro perché sono #Iconic e perché della gente molto carina me lo ha chiesto... Perdonatemi se ci sono errori/cavolate varie/roba che non ci azzecca. Sono un po’ fuori dalla mia comfort zone. Tutti guardano questa ship e sono tipo “rough and kinky dads” e io sono tipo “patati loro”
La stanza d’albergo è illuminata dalla luce dell’alba quando Boss si sveglia con le lenzuola attorcigliate intorno alle gambe. Si prende qualche momento per stiracchiarsi e levarsi il torpore del sonno. Non si aspettava di alzarsi così presto e ha ancora gli occhi che bruciano. Non è facile dover sopportare i ritmi del festival di Sanremo: tutte quelle prove, le serate interminabili e i convenevoli a fine di ogni puntata… Per fortuna sono arrivati alla finale, dopo questa sera potrà dormire quanto vorrà.
Appena si sveglia abbastanza Boss si rende conto che l’altro lato del letto è vuoto. Possibile che Lauro si sia svegliato ancora prima di lui? Non si alza mai così presto, anzi, di solito Boss è costretto a prenderlo a cuscinate finché non si rianima. Boss si alza per cercarlo e barcolla leggermente sulle gambe ancora intorpidite.
Lauro è seduto sul terrazzino della loro camera, con addosso solo un paio di pantaloni, curvo sul tavolino e si mordicchia un dito mentre scrive qualcosa. Boss ammira la serenità che emana seduto in silenzio alla luce dell’alba ed ammira la concentrazione con cui si dedica alla scrittura: la fronte corrugata, le dita strette intorno alla penna come se stesse impugnando un’arma e quello sguardo illuminato negli occhi. È talmente concentrato che non sente nemmeno il chitarrista avvicinarsi. Boss si piazza alle sue spalle e fa scivolare le mani sul suo petto, poi si abbassa per baciargli il collo «’Giorno…» sussurra con voce roca appoggiando le labbra al suo orecchio.
Lauro si riprende all’improvviso dal suo stato di trance creativa e si volta per baciare il suo chitarrista sulle labbra «Ciao…» sussurra con un leggero sorriso sulle labbra «Finalmente sei sveglio anche tu.» aggiunge e subito Boss si tira indietro sorpreso «”Finalmente”? Lauro, non sono neanche le sette del mattino… Abbiamo dormito cosa? Due ore?» dice confuso mentre Lauro gli accarezza una guancia e sorride «Per essere precisi, tu hai dormito due ore e quaranta minuti e io non ho dormito affatto.» risponde il cantante. Boss strabuzza gli occhi per la sorpresa «Come non hai dormito? Lauro non va bene… Hai lavorato parecchio e ci aspetta un’altra giornata di lavoro intenso e… Non puoi…» Lauro lo zittisce con un altro bacio. «Edo, non abbiamo prove fino al tardo pomeriggio, posso dormire questa mattina se tu me lo permetti… E non ti preoccupare, so che è importante risposare… È solo che… Avevo voglia di scrivere e non riuscivo ad addormentarmi, quindi sono rimasto sveglio…» risponde Lauro indicando i fogli che sono impilati sul tavolino. Boss non può fare a meno di sorridere «Davvero sei rimasto sveglio per scrivere? Questa potrebbe essere la cosa più da te che ti abbia mai visto fare…» commenta il chitarrista e Lauro abbassa lo sguardo evidentemente in imbarazzo «Mi… Mi sentivo ispirato…» si giustifica.
«Posso leggere?» chiede Boss facendo un cenno in direzione dei fogli e Lauro annuisce lentamente «È… Non è veramente un testo… Non ancora… Solo una raccolta di idee… Dovrò sistemare poi tutto quanto… Sai la confusione che ho in testa a volte…» Boss gli lascia un bacio su una tempia e gli accarezza le spalle «Sono certo che sia meraviglioso.» dice e lo pensa davvero. Si sorprende a volte di quanto Lauro possa essere insicuro della sua musica mentre la sta creando. Una volta che rilascia una nuova canzone è sempre sicuro che sia esattamente quello che voleva e che sia perfetta, ma quando la sta ancora scrivendo continua a dubitare di ogni frase e di ogni nota anche se poi non cambia molto nel prodotto finale.
Il chitarrista prende uno dei fogli ed inizia a leggere in silenzio con Lauro che appoggia la testa contro la sua spalla. «Allora? Che ne pensi?» chiede il cantante con una punta d’ansia nella voce «Edo? Ci sei?». Boss si riprende, appoggia il foglio e prende il volto di Lauro tra le mani per baciarlo «È stupendo. Sei stupendo. Dio, come diavolo faccio a meritarmi uno come te?» commenta subito il chitarrista con un ampio sorriso «Il modo in cui descrivi la nostra relazione e… E tutta l’emozione che ci hai messo… Davvero io non so come fai… Sei magico.» continua sempre più entusiasta. Lauro si lascia scappare una risatina soddisfatta e bacia ancora Boss «Grazi-» inizia a dire, ma subito il chitarrista lo interrompe «Però voglio sapere una cosa… Sei sicuro?» chiede con l’espressione più seria che mai.
«Sicuro di cosa?» Lauro corruga la fronte «Tutti i tuoi testi sono intimi... Lo dici tu stesso che non si può scrivere una canzone senza metterci una parte di sé… E questo… Questo potrebbe essere il testo più personale che tu abbia scritto fino ad ora… Quindi ti chiedo se sei sicuro di voler trasformare questo in una canzone: sarà pubblicata, la ascolteranno tutti e…» Boss non finisce la frase, ma Lauro sa perfettamente cosa intende «… e tutti sapranno di noi.» conclude. «Esatto!» esclama il chitarrista «Per me non è un problema lo sai, anzi sarei felicissimo di non dover fare tutto di nascosto, di non dover mantenere i nostri contatti in pubblico limitati alle nostre performance, ma… Voglio che ne sia felice anche tu… Non voglio che tu ti senta costretto a caricarti di questo peso… Già non godi di una buona reputazione con chiunque non abbia una mente aperta, non vorrei che tutto il backlash che ci sarà per questo ti ferisca…» spiega Boss e la sua voce sembra leggermente disperata. Lauro sa che è sincero, sa che sta dicendo tutto questo solo perché tiene a lui.
«Edo… È proprio questo il punto… Io so che ti preoccupi e sono contento che ti interessi di come potrei gestire la cosa, ma… Non posso tenerlo nascosto per sempre e onestamente mi sento un ipocrita in questo momento… Ogni volta che ci intervistano dico sempre quanto sia importante per l’espressione della propria personalità, fare tutto quello che si vuole, non farsi condizionare dalla mascolinità tossica e non lasciar vincere tutte le cazzate omofobe che circolano nella musica italiana di oggi e poi… E poi non parlo di questo, non parlo di noi… Che cazzo la nostra canzone quest’anno si chiama “Me ne frego” e io cosa sto a fare? Lascio vincere i bigotti e gli omofobi che dico di voler sconfiggere!» mentre si agita sempre di più Lauro inizia a passeggiare da un punto all’altro della stanza, agitando le braccia.
«Lauro… Non è così semplice e tu lo sai… Sì è vero che dovremmo essere tutti aperti e che fai bene a predicare questo concetto, ma tutti quelli come me e te sanno benissimo che non è così semplice nella vita reale. Anche se non vivi in un ambiente ostile puoi comunque sentirti isolato una volta che “esci allo scoperto” … E nel mondo della musica spesso è anche peggio… Nessuno ti biasima e soprattutto io non ti biasimo.» cerca di confortarlo il chitarrista, ma senza ottenere grandi effetti.
Lauro si blocca in mezzo alla stanza e guarda Boss dritto negli occhi «Edo, non nascondiamoci dietro ad un dito. Io non ho detto niente fino ad ora ed ho forzato anche te in questo, non per qualche istinto di conservazione, ma perché ho paura. Ho paura e continuo a ripetere a tutti di non averne. Questa è la definizione da manuale di ipocrisia. Ho pensato che se avessi tenuto questa parte di me e quello che c’è tra noi solo per le performance sarei stato “più giusto”. Questa è la cazzo di verità, sono un cazzo di ipocrita e non voglio più esserlo. Santo Dio, guarda la gente che si è esibita a questo festival! Mika, Tiziano, la Nannini… Tutti artisti, come noi, che sono apertamente gay! La tua domanda è se sono sicuro di voler “uscire allo scoperto”? Ecco la mia risposta: Sì, sì, lo sono, cazzo è davvero l’ora.» Lauro ha gli occhi lucidi ed il labbro gli trama leggermente. Boss lo abbraccia subito più forte che può e gli stampa decine di baci in faccia «Perfetto! Ti amo! Ti amo! Dio, quanto ti amo!» esclama mentre continua a ricoprire Lauro di baci.
La loro giornata scorre tranquillamente, tra i preparativi e le prove per la finale ed insieme perfezionano la loro grande esibizione. Deve essere perfetta, devono fare in modo che nessuno se la possa dimenticare. Nel backstage, nei loro maestosi costumi, prima di essere chiamati sul palco Lauro sorride a Boss più radioso che mai «Siamo proprio fantastici stasera. Saremo fantastici.» commenta il cantante «Fiero di essere al vostro fianco, Vostra Altezza.» scherza Boss prima di avviarsi per entrare sul palco.
È davvero l’esibizione perfetta. Non c’è un singolo momento in cui Lauro si trattenga dallo stare addosso a Edo. È così evidente che non può esserci nessuno che non se ne sia accorto. Il modo in cui gravitano l’uno intorno all’altro, in cui si appoggiano per ogni passo e si stuzzicano per tutta la performance. Ma Lauro vuole chiudere davvero in bellezza, vuole fare qualcosa che gridi “Quest’uomo è mio.” e si appoggia alla sua schiena allungando una mano per stringergli il collo. Boss riesce per miracolo a mantenere la concentrazione sulla performance. Quando si ritrovano faccia a faccia sanno tutti e due che è il momento, ma boss vuole lasciare che sia Lauro a controllare tutto, vuole che sia lui a fare quel passo, quella decisione, perché tra loro è quello che ne ha più bisogno. Lauro stringe la faccia del suo chitarrista e lo bacia nel bel mezzo del palco. È il suo modo di dichiarare non solo al mondo, ma soprattutto a lui, ad Edo, che non ha più dubbi.
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intotheclash · 3 years
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Pedalare non mi era mai pesato, anzi: mi piaceva. E, strano a dirsi, preferivo la salita. Non quella ripida che ti spezza le gambe, quella meno aspra, anche se lo stesso dura, delle nostre colline. Ero uno scalatore nato. Non tanto per la tecnica, quella, francamente, lasciava molto a desiderare, ma per la "tigna", quella si che ne avevo da vendere. Poi ora avevo il cuore leggero, il mio turno a trainare il rimorchio lo avevo fatto. Ora toccava agli altri sciropparsi Bomba sulla via del ritorno. Sarebbero stati cazzi! Soprattutto per il Tasso, cui, in sorte, era toccato, dopo una burrascosa conta, il tratto finale, quello peggiore, quello con la salita più ripida. Già pregustavo la colorita sfilza di bestemmie che, immancabilmente, sarebbe fuoriuscita da quella sua boccaccia storta. Viaggiavamo senza fretta, belli serrati in gruppo, per poter chiacchierare senza dover alzare troppo la voce. Il compito ci era facilitato dallo scarsissimo, se non addirittura quasi inesistente, traffico su quella porzione di asfalto che sonnolente ci accompagnava verso casa. Strada da briganti, diceva sempre mio padre.
"Chi cazzo era quel ragazzino, Pietro? Lo avevi mai visto?" Chiese Tonino affiancandomi, fino a sfiorare il suo pedale con il mio.
"Che vuoi che ne sappia? Sto sempre con voi, se lo avessi visto prima, lo avreste visto anche voi."
"Eppure lo si dovrebbe conoscere. Sembrava, più o meno della nostra età. Ma non ci viene a scuola?"
"Beato lui!" Si intromise il Tasso.
"Veniva dall'altra riva del fiume, forse va a scuola in un altro paese."
"E dove?" Insistette il Tasso.
"Che cazzo ne so, Tasso! Mica faccio l'indovino! Risparmia il fiato piuttosto, che, a te, ti tocca la salita. Guarda Sergetto come sbuffa e come è diventato rosso. E qui la strada è pianeggiante. Pensaci."
Sergetto, chiamato in causa, prima si voltò dietro di se e lanciò un'occhiataccia assassina a Bomba, poi, rivolto a noi, disse:" 'Sto culone pesa come un maiale morto! Forse era meglio se lo facevamo a pezzi e lo portavamo un pezzo per uno!"
Ridemmo e lo consolammo, il suo turno era agli sgoccioli. Lui si chinò nuovamente sul manubrio, mandandoci allegramente a quel paese.
"Comunque gli hai messo addosso una bella fifa!" Disse improvvisamente Bomba, con una nota di ammirazione nella voce e tornando al discorso di prima.
"Può essere." Risposi, per nulla convinto. Anzi, ero sicuro che non fosse così.
"Col cazzo! Quello se voleva ci gonfiava tutti come camere d'aria! Avete visto come lanciava i sassi? Più lontano di Bomba. E sparava certi cazzotti!" Si intromise Schizzo.
"Ma di quali cazzotti parli, rincoglionito!" Ruggì il Tasso.
"Tu stai zitto, stupido! Ti ha spedito nell’acqua senza quasi toccarti. Pensa cosa ti faceva se ti dava davvero due o tre cazzottoni!"
"Comunque, se gli saltavamo addosso tutti insieme, ce lo mandavamo noi all'ospedale!" Disse in un sibilo Sergetto, con quel poco fiato che gli era rimasto.
"E' da vigliacchi mettersi in tanti contro uno!" Lo bacchettai.
"Si, ma se quell'uno te le suona per bene, io dico che è meglio essere vigliacchi e darle, piuttosto che essere coraggiosi e prenderne."
"E bravo Sergetto!" Si congratulò Bomba, dandogli uno scappellotto amichevole sulla testa.
"Vaffanculo tu! E scendi, piuttosto, la mia parte l'ho fatta. Adesso tocca a Tonino e, la prossima volta, senza bici, te ne resti a casa!"
Bomba scese dalla bicicletta con lentezza esasperante, fece qualche passo per sgranchirsi le gambe e disse:" Aspettate un attimo. Visto che ci siamo dovuti fermare, ne approfitto per fare una pisciatina; con tutti quegli scossoni, la vescica stava quasi per scoppiarmi."
"Cazzo, Bomba, pisci più tu che il mio cane quando lo porto a spasso! Ma come fai a pisciare così tanto? Forse non è vero che sei grasso, sei semplicemente gonfio di pipì!" Lo apostrofò ferocemente il Tasso.
Ridemmo e smontammo tutti dai nostri cavalli. La stessa idea ci aveva investito tutti, contemporaneamente: Gara di pisciata!" Urlammo.
Ci riparammo da sguardi indiscreti dietro un fitto roveto e ci calammo i pantaloni ancora umidi. Quella stessa sera, quando i nostri genitori avrebbero visto le condizioni dei nostri panni, sarebbero state legnate sicure. Pazienza. Eravamo abituati a buscarle. Ogni motivo era valido per buscarle; fitte come la grandine di Marzo.
"Come facciamo? A chi finisce più tardi, o a chi va più lontano?" Domandò Schizzo, facendo riscaldamento. E non vi dico come.
"A chi va più lontano!" Fu la risposta corale.
Pronti? Via! La gara fu breve, ma intensa e appassionante. Come lo sono soltanto le gare tra ragazzini. Naturalmente vinsi io, in questo caso a fare la differenza era la tecnica, non la dimensione della pompa. Si trattava di tenere la pelle ben sigillata sopra la punta dell'uccello per due o tre secondi dopo che avevi iniziato a fare pipì, poi mollavi all'improvviso e il getto che ne scaturiva faceva impressione. Come la Cascata delle Marmore.Si riusciva a superare anche i tre metri.
"Cavolo, Pietro! Vinci sempre! Ma come fai ad andare tanto lontano? Tu non c'hai un pisello, c'hai un idrante! Eppure mi scappava da morire, ero convinto di vincere!"  Disse Bomba, sconsolato.
"Tu? Come pensi di vincere con quel pisellino che ti ritrovi?" Lo punzecchiò Tonino.
"Non è vero che è piccolo! Sembra piccolo solo perché io sono troppo grosso. Tutto qui." Si difese Bomba.
Un po' lo consolammo e un po' lo sfottemmo, poi nuovamente tutti in sella. C'era ancora da soffrire prima di arrivare. Giungemmo in paese che erano le otto passate. E passata pure l'ora di cena. Il che stava a significare che i nostri familiari erano già seduti al tavolino. Senza di noi. In poche parole: botte sicure! Mai arrivare tardi per pranzo o per cena, altrimenti la tua sorte era segnata. Per cui, quella stessa sera, sarebbe stata doppia razione. Una per il ritardo, un'altra per i vestiti bagnati. Ci salutammo al primo incrocio e ci demmo appuntamento per il mattino seguente. Eravamo tutti consapevoli del fatto che, per dopo cena, potevamo anche scordarci di uscire. Delle gran pacche sulle spalle furono il nostro saluto, poi via, ognuno in bocca al proprio destino. Destino scritto, non si sapeva quando, da una mano cinica e spietata, acerrima nemica dei ragazzini.
Salii lentamente i gradini che conducevano a casa mia, cercando di inventare qualche scusa credibile, in modo da farla franca. O, almeno, di limitare i danni. Niente. Non mi veniva in mente niente. Avrei dovuto improvvisare.
"Prego, si accomodi!" Mi incoraggiò mio padre, non appena aprii la porta: " Il signorino ha deciso di cenare con noi, stasera? Tanto l'albergo è sempre aperto!"
"Scusa, papà, è che non avevo l'orologio. E nessuno dei miei amici l'aveva.." Borbottai a bassa voce, ma con lo sguardo, quello si, di uno colpevole, ma pienamente pentito. Però, che scusa di merda che avevo trovato! Non ero capace ad improvvisare. Come poteva essermi venuta in mente quella stronzata dell'orologio? Poi non avrei mai dovuto nominare i miei amici. Mio padre non li poteva soffrire. Né loro, né chi li aveva generati. Anche se, dopo, era sempre al bar a giocarci a carte.
"Non avevi l'orologio? Poverino! Questo cambia tutto. Su, vieni vicino a paparino tuo, che deve spiegarti una bella cosa!"
Sorrideva, ma non mi fregava, era incazzato nero. Lo sapevo, ma non potevo sottrarmi. Non avevo scelta. Feci due timidi passi nella sua direzione e, prima ancora di prepararmi, mi imbattei direttamente nel suo colpo preferito. Rimediai una scoppola dal basso verso l'alto, proprio lì, dove termina il collo e inizia la testa, che mi fece drizzare tutti i capelli e lacrimare gli occhi.
"Si può sapere dove cazzo sei stato fino ad ora?" Mi urlò furioso.
Ora si che lo riconoscevo!
"Al fiume." Risposi mestamente.
"Come al fiume? Ma sei matto? Quante volte ti ho detto che non voglio che ci vai?" Si intromise mia madre, la sola idea la riempiva di paura. Non aveva mai imparato a nuotare e l'acqua la terrorizzava.
"Zitta, ora, donna! Ora tocca a me! Tu fai il secondo turno. Lo sgridi e lo picchi dopo che io avrò finito." E giù una grassa risata. L'avevo già detto: era fatto così, se le cantava e se le suonava.
"Che sei andato a fare al fiume?"
"A fare il bagno."
"E ti sembra questa l'ora di ritornare? E' vero, scusami, non avevi l'orologio. E neanche i tuoi amici l'avevano. Ma c'è una differenza sostanziale: i tuoi amici sono degli insignificanti stronzetti, figli di morti di fame, tu invece l'orologio ce l'hai! Te l'ho regalato io stesso, quando hai fatto la Comunione."
"Mi si è rotto!" Quasi piagnucolai. Ero stanco, non vedevo l'ora che la smettesse.
"Cosa, cosa? Ti si è rotto? Da solo? Allora hai proprio deciso di farmi incazzare! Tu lo hai rotto! Tu rompi tutto. Hai rotto tutti i regali che hai ricevuto. L'orologio lo hai rotto, la penna Parker l'hai rotta, il binocolo l'hai rotto, pure la cornice d'argento hai rotto!"
"Non è vero! Quella l'hai rotta tu!"
"Così sarei stato io. Questa è bella. E quando lo avrei fatto?"
"Me l'hai tirata contro quella volta che avevo rotto le scarpe nuove per giocare al calcio col pallone di cuoio."
"Lo vedi allora come stanno le cose? E' come dicevo io: rompi sempre tutto!"
Certo che non ero d'accordo, ma conveniva tacere. Non era da star lì a questionare ancora. E per un fatto già cotto e mangiato, col rischio di fargli aumentare l'incazzatura. Gli diedi ragione, tanto non costava nulla, e mi misi seduto al mio posto. Avevo una fame da lupo. Chissà cosa c'era di buono per cena. Mia madre aspettò che mi fossi accomodato, prese una scodella dalla credenza e la riempì fino all'orlo dello stesso minestrone che mi era toccato per pranzo. Depose il tutto davanti a me e mi porse, con una gentilezza volutamente esagerata, anche il cucchiaio. Odiavo con tutte le mie forze il minestrone, odiavo in generale tutto il cibo liquido. Ma, più di tutto, odiavo il cucchiaio! Strumento di merda! Tuttavia non protestai. Non quella sera. Era chiaro: quella era la seconda parte della punizione, la peggiore, ma non avrei potuto farci nulla.
"E' gelato!" Commentai non appena l'ebbi assaggiato.
"Strano," Commentò con candore la mamma, "Eppure lo avevo riscaldato per benino. Come avrà fatto a raffreddarsi così in fretta? Di solito ti lamenti che ti brucia la lingua. Poco male, ora lo finisci tutto, poi mangi un po' di pane e prosciutto e vai di corsa a farti un bel bagno."
Ecco, quella si che era una cosa che proprio non riuscivo a digerire. Perché uno che era stato a mollo tutto il santo giorno e che quindi si era già abbondantemente lavato, una volta tornato a casa, doveva lavarsi di nuovo? Era assurdo! O, forse, soltanto i grandi erano in grado di capirlo.
"Ah, dimenticavo: appena finito di lavarti, te ne vai di corsa al letto. Dopo cena non esci, così impari!" Aggiunse la santa donna.
Come volevasi dimostrare.
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olstansoul · 3 years
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Sacrifice, Chapter 23
Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
"Ma davvero? Sto vedendo anche io quello che vedi tu?"chiese Natasha ma Wanda non ancora ebbe il coraggio di rispondere.
Aveva quel foglio in mano da quasi dieci minuti e non smetteva di guardare quella A cerchiata e scritta col pennarello rosso indelebile.
"Ti rendi conto? È davvero da tanto tempo che col signor Barton non arrivavo a questi risultati!"disse Natasha.
"Credo che abbiate fatto veramente un buon lavoro! Ecco perché quel risultato"disse il signor Barton rispondendo all'affermazione di Natasha e appena sentirono la sua voce entrambe alzarono la testa.
"Tutto merito suo"disse Natasha abbracciando Wanda di sorpresa.
"Non posso darlo per scontato signorina Romanoff ma la sua esposizione è stata davvero dettagliata"
Le sue guance si dipinsero di rosso e subito dopo il signor Barton se ne andò, non prima di rivolgere un sorriso leggero a Wanda.
"Non puoi capire quanto sono felice"disse Natasha e senza che Wanda se ne accorgesse l'abbracciò di sopresa per la seconda volta nell'arco di pochi minuti, ma stavolta erano fuori dalla classe del signor Barton.
Wanda rimase alquanto sorpresa ma appena sentì le braccia della bionda attorno a sé sorrise. Si sentiva veramente bene, certo quello che aveva non se ne era ancora andato ma credeva che con Natasha, Steve e Sam si sentisse meglio. E anche con James, anche se con lui era abbastanza diverso. Considerando che oltre ai semplici sorrisi e alle risate sguaiate che aveva con lui, si aggiungeva il fatto che aveva un batticuore che forse non avrebbe mai smesso di avere. Una tachicardia infinita, insomma.
"Oh, anche io sono felice!"disse lei rispondendo nell'abbraccio.
"Scusa, mi sono lasciata un po' andare..."
"Va tutto bene, Nat sta tranquilla"disse Wanda rivolgendole un sorriso.
"Vedo che qui ci sono parecchi festeggiamenti"disse una voce alle spalle di Natasha, era Steve che man mano si avvicinava insieme agli altri due.
"Ciao Steve!"disse lei diventando da un momento all'altro un po' nervosa.
"Ciao anche a te Nat...Wanda"disse lui alzando la mano verso la castana che ricambiò il gesto.
"Allora? Come mai tutta questa felicità?"chiese lui ma vedendo che Natasha non gli rispose Wanda prese le redini della situazione in mano.
"Beh, Nat è davvero felice perché era davvero tanto tempo che non aveva una A da parte del signor Barton. E ha detto che è tutto merito mio!"
"Si...si, è andata proprio cosi!"
"Beh, sono felice per te!"
Quando Steve smise di parlare, il silenzio si impossessò di entrambi. Ma anche se non c'erano parole o gesti, vedeva che fra loro due c'era qualcosa di più forte che le parole non avrebbero potuto esprimere. Wanda era quella che li guardava da fuori con occhi non troppo sognanti, ma vedeva che entrambi erano felici e sorrise un po' prima che arrivavano anche gli altri due a rovinare quel momento.
"È un programma di quelli che incontri l'anima gemella?"chiese Sam appena arrivato e Wanda scoppiò a ridere.
"Ma dai...non rovinare la scena!"disse lei riprendendosi dopo un po'.
"Oh no, sei arrivata troppo tardi! Sam deve sempre rovinare la scena!"disse James.
"Chiedo scusa! Non conosco le mosse di Wilson"
"No, non più Wilson. Falcon, chiamalo così la prossima volta"lo schernì James.
"No, non puoi ridicolizzare il mio cognome così..."
"Falcon?"chiese lei ridendo.
"Wanda, non ti ci mettere anche tu..."
"Ma volevo solo sapere che cosa significasse! Sai che io sono buona e non ti prenderei mai in giro..."
"Si, lo sappiamo! Ma facciamo che ti spiego perché si chiama così mentre torniamo a casa? Magari potresti cambiare idea e inizierai a chiamarlo così anche tu..."le propose James.
"Non ascoltarlo!"
"Troppo tardi, ha già iniziato"
James prese per le spalle Wanda e la fece girare verso la direzione opposta e insieme, come ormai facevano da un bel po' di tempo, se ne tornarono a casa mentre prendevano in giro Sam. O almeno era quello che faceva James, Wanda provava a non ridere.
"Ci vediamo stasera, no?"
"Stasera? Cosa c'è stasera?"
"Nulla di eclatante tranquilla..."disse lui avvicinandosi e poggiandole le mani sulle spalle.
"...andremo a casa di Sam, ci vediamo un film e poi non so..."
"Mi piacciono i vostri fine settimana alternativi, sembrano davvero divertenti"
"Si, perché ci sono io, c'è Nat, c'è Steve e c'è anche Falcon!"disse lui iniziando ad improvvisare un balletto sul marciapiede.
"La smetti di prenderlo in giro? Dopo se la prenderà anche con me...e poi quello che che credi che sia ballo, io lo boccerei direttamente"
"Osi contraddire le mie doti da ballerino provetto?"
"No, no ma se fosse qualcuno che ne saprebbe più di me sulla danza sicuramente ti contraddirà"
"Okay, okay la smetto...continuerò a prendere in giro Sam, senza balletto"disse lui e lei per l'ennesima volta scoppiò a ridere.
E ancora una volta per James il mondo sembrava essersi fermato. Avrebbe fatto di tutto per poter vedere il suo sorriso giorno e notte, non l'avrebbe ancora detto ad alta voce ma sapeva che nel profondo del suo cuore era così.
"Passo a prenderti io, va bene?"disse lui e lei annuì.
Una volta che entrò in casa, rimase in camera sua tutto il tempo cercando di non pensare al fatto che avrebbe visto James per la seconda volta in una sola giornata. Ed era la prima volta che si poneva questo problema, anche se di un vero e proprio problema non si trattava. Insomma, quando si incontravano nel pomeriggio per le ripetizioni non aveva quest'ansia ingiustificata addosso.
Non aveva centinaia e centinaia di farfalle nello stomaco e pensandoci ora, sapeva bene il perché di tutto questo. Il perché era James stesso.
"Mi stai rubando testa e cuore, ma io ti fermerò prima del previsto..."disse lei riferendosi a lui che in questo momento non c'era.
Si alzò dal letto e si diresse verso il suo armadio. Stette per cinque minuti a guardare i suoi abiti, sia quelli appesi che quelli piegati poi fece un respiro profondo iniziando a cercare qualcosa da mettere. Non aveva voglia di dover chiamare sua madre, sicuramente l'avrebbe intrattenuta ancora di più e lei non voleva. Ma nonostante l'assenza di sua madre, che qualche volta si improvvisava stilista, riuscì a trovare qualcosa di abbastanza decente per la sera stessa.
Prese un jeans ed un maglioncino bianco e nero, avrebbe indossato i suoi anfibi di pelle neri abbinati al giubbotto anch'esso nero di pelle e, per finire,il suo girocollo bordeaux.
Mise tutto quanto sul suo letto e andò in bagno facendosi la doccia, si vestì e poi si guardò allo specchio con un'espressione alquanto confusa.
"Okay, è arrivato il momento di usare quella roba..."disse riferendosi al piccolo cofanetto che aveva sulla scrivania.
In esso c'era qualsiasi roba che sarebbe servita per una make up artist, cosa che lei non era, ma soprattutto che non avrebbe mai usato fino a questo momento. Iniziò con un po' di fondotinta che applicò un po' ovunque, poi prese un ombretto e lo stese sulle palpebre, ora però iniziava la parte peggiore ovvero il mascara.
"Beh, per essere la prima volta che mi trucco non è andata male, dai..."
Posò il cofanetto da dove l'aveva preso e andò in bagno a lavarsi le mani, in quello stesso istante la porta di camera sua si aprì e sua madre entrò dentro.
"È appena passato un uragano da queste parti?"
"Si, scusa metterò a posto..."disse lei finendo di asciugarsi le mani e uscendo dal suo bagno.
"Dove vai? Ti vedo preparata..."
"A casa di Sam, hanno detto che ci vedremo un film, poi non so..."
"Oh, okay...andrai da sola?"
"Non so dove abita Sam, mi verrà a prendere..."
E in quello stesso istante la porta di casa suonò.
"James"
Restò per alcuni minuti ferma, pensando al fatto che questa sarebbe stata la prima volta che sua madre avrebbe visto James e chissà come sarebbe andata.
"Vado ad aprire la porta..."disse sua madre ma a quanto pare al piano di sotto non avevano voglia di aspettare molto tempo.
Infatti la porta di casa non fu aperta né dalla signora Maximoff tantomeno da Wanda ma da Clint che fu sorpreso ancor di più di James.
"Signor Barton?"
"James..."
I due rimasero a guardarsi, entrambi con un'espressione alquanto confusa sui loro visi.
"Clint, chi è la porta?"
"Oh, ehm...è James, il ragazzo con cui Wanda fa ripetizioni"
"Che piacere! Sono Magda"
"È un vero piacere conoscerla signora Maximoff"
"Ti prego, signora no. Preferisco il mio nome, anche se Wanda ha ragione, davvero un ragazzo a posto...lei non smette di parlare di te"disse lei un po' sottovoce.
"E tu non la smetti di spifferare tutto quanto"disse la sottoscritta da sopra le scale.
La sua voce fece sì che James alzò la testa verso di lei e per tutto il tempo che scese le scale, non ci fu un secondo in cui non le staccò gli occhi di dosso.
"Ciao James, vedo che hai conosciuto la mia cara mamma"
"Si, la signora...cioè, Magda è davvero molto solare"
"Te l'avevano mai detto?"chiese lei a sua madre.
"No..."
Restarono per alcuni secondi in silenzio, Wanda con lo sguardo basso, James che la guardava e sua madre che guardava la scena di loro due da fuori.
"Allora? A che ora tornerai?"
"Oh...beh credo..."
"A mezzanotte. Dopotutto anche il mio coprifuoco è a quell'ora lì..."
"Perfetto..."disse sua madre mentre Wanda non proferivano ancora parola
"L'accompagnerò io, non si preoccupi..."
"Grazie mille James...mi lasci due minuti con lei, se non ti dispiace?"
"Certamente, ti aspetto fuori..."
"Hai preso le..."
"Si, le ho prese!"
"Mi raccomando, già sai quello che devi fare..."
"Si, lo so bene"disse lei e sua madre si girò un attimo dietro di sé.
"Lo sai che è davvero bello? Dove li creano ragazzi così belli come lui? Insomma è un Dio sceso in terra, ma non so ancora se greco o rumeno..."
"Okay, ho sentito abbastanza...ci vediamo più tardi, va bene?"disse lei mettendo una mano sulla spalla e allontanando sua madre.
Chiuse la porta di casa sua alle spalle e James l'aspettava poco distante dalle scale del portico.
"Andiamo?"
Lui invece di risponderle, le fece cenno di passare davanti in modo tale che poi lui l'avrebbe seguita. E non sarebbe stato solo per aprirle la portiera ma, forse, l'avrebbe fatto per sempre. In modo che non l'avrebbe mai persa.
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i-am-a-polpetta · 4 years
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"Ciao tata,
Sì, scusa se ti scrivo così dal nulla, come se tutto fosse meno complicato di come è in realtà.
Mi manchi e sono finita sdraiata per terra lungo questo marciapiede cercando una sorta di consolazione che potesse assomigliarti sul fondo dello shortino di vodka che, per inciso, non avrei dovuto bere.
No, non sono ubriaca ma non sto nemmeno bene.
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Ho lasciato che la riproduzione casuale di Spotify rompesse un silenzio che mi stava sfondando il cuore più di quanto non stia facendo questa terapia che mi spezza a metà.
Prova a dire cosa è partita? Sì, proprio scintille di Gazzelle. E tu chiamala riproduzione casuale.
Oggi pomeriggio ero devastata e prima di addormentarmi ho pensato a noi, a quella volta che eravamo a pranzo insieme e mi Ricordo che mi hai guardato con gli occhi a cuoricino che cercavi sempre di tenere nascosti perché "tu sei una tipa tosta" , mi sono seduta, mi hai sorriso e hai detto "sei proprio bella". Io ho fatto una faccia Troppo scema mentre sorridendo a mia volta ti ho risposto "mai quanto te".
Quella sera ti avevo lasciata su un treno che ti avrebbe riportata lontana da me, ma l'avevo fatto con il cuore leggero. Un cuore che da tantissimo tempo non mi appartiene più. Quella stessa sera guardasti Jurassic Park in televisione e sai, anche stasera c'era Jurassic Park in televisione e ho pensato fosse una coincidenza molto carina.
Ti ho pensata tanto in quel momento.
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Così come ti sto pensando tanto adesso.
Ho continui sbalzi d'umore, pensieri che non dovrei avere, scatti d'ira, crisi respiratorie, attacchi d'ansia, momenti di pianto e la notte non riesco a dormire. Sai, essenzialmente non è cambiato molto da quanto c'eri anche tu, con la sola differenza che quando quella sera ho avuto una brutta crisi tu c'eri ancora. Mi scattano continuamente ed involontariamente i muscoli per la tensione nervosa e continuo a ripensare a quella volta in cui mi hai abbracciata mentre tremavo, mi hai accarezzato la fronte con tenerezza e mi hai detto che sarebbe andato tutto bene.
Non era vero che sarebbe andato tutto bene, ma la tua sola presenza era sufficiente per sciogliere quella tensione. Adesso invece ci sono giorni in cui penso davvero di non farcela e poi non ce la faccio proprio.
Fallisco, miseramente.
Tipo oggi era il compleanno di papà e io non ho potuto esserci perché ero al lavoro perché io sono quella che lavora sempre. Quella che antepone la "carriera" a tutto il resto. Chissà che carriera poi.
Quando mio fratello mi ha mandato il video di papi che spegneva le candeline ho sentito qualcosa che si è inceppato dentro.
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Avrei voluto piangere, sarebbe stata la terza volta oggi ma quando la mia capa mi ha chiesto "a cosa pensi?", Io avrei voluto dirle "al fatto che detesti la mia vita" e invece ho detto "a quanto è carino papà che spegne le candeline...".
A cena poco dopo ho chiesto a tutti "vi sentite mai come se la vostra vita non fosse altro che un enorme fallimento? Perché io credo di essermi bruciata il piano A, B ,C e via discorrendo tanto da aver rinunciato all'idea di avercelo un piano".
La mia capa ha concordato con me.
Mi sono sentita un fallimento ma almeno non ero sola nel mio sentirmi tale.
Mi sento un continuo fallimento in progress.
Però adesso sono sdraiata per terra su questo marciapiede freddissimo e non passa Assolutamente nessuno e l'aria è così leggera ma allo stesso tempo così pesante perché porta addosso le parole della canzone che sto ascoltando:
"io mi ricordo lo sai//pensavo fosse amore invece erano guai//ma in fin dei conti sto bene puoi dormire tranquilla..."
Purtroppo io ricordo quello che non dovrei ricordarmi e dimentico le cose più semplici. La mia mente continua a riportarmi a quell'ultimo backup di spensieratezza che ha in memoria che mio malgrado ha ancora a che fare con te. E sai, non è vero che sto bene anche se ti avevo detto di sì, però pazienza, non voglio che tu lo sappia.
Cazzo oggi mi sei mancata proprio tanto però amico prefe mi ripete sempre una frase che è diventata un po' il nostro mantra "per amore si fa questo ed altro".
Sai, per amore è stato meglio così. Non so per l'amore di chi, ma probabilmente è stato meglio così.
Mi manchi tanto ugualmente però e non riesco a dimenticare la tua assenza..."
(seleziona tutto, qualsiasi cosa, ricordi compresi, resetta e ripristina dati di fabbrica 💔)
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zoeneedsnutella · 4 years
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𝑁𝑖𝑔ℎ𝑡 𝐶ℎ𝑎𝑛𝑔𝑒𝑠
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Lo so, so che lui mi ama, me lo ha detto e l'ho letto nei suoi occhi, so che diceva la verità e non so cosa mi faccia stare così in ansia, in realtà non c'è un motivo valido, sto per fare l'amore con la persona a cui tengo di più al mondo eppure mi sento come bloccata.
Prendo il vestito che ho scelto e lo poggio sul letto, è rosso e mi arriva fino a metà coscia, non ha le maniche ed è stretto sul petto andando poi morbido sui fianchi.
Faccio una doccia calda per tranquillizzarmi e una volta uscita indosso quel vestito, mi guardo allo specchio, è molto bello e mi sta anche bene, risalta le mie gambe lunghe. Metto i sandali con il tacco dorati e aggiungo qualche accessorio come l'anello che mi ha regalato Zayn anch'esso dorato, torno in bagno per asciugarmi i capelli e per fare delle onde il più naturali possibile.
Quando finisco il risultato non è affatto male ed esco dalla mia camera diretta in salotto dove mia madre è seduta.
"Wow Cara sei bellissima" dice alzandosi e venendomi in contro, non posso fare a meno di sorridere e ringrazio "Però così non ci esci con Zayn" dice indicando il mio vestito.
"Perché?" chiedo non capendo il controsenso.
"Perche no" dice guardandomi seria "È troppo... sensuale" dice a mo di rimprovero.
"Ma mamma non è aderente, è un po' corto ma è proprio quello il bello del vestito" dico leggermente infastidita, insomma mi ci è voluta più di un'ora per trovare quello giusto e finalmente che l'ho trovato a lei non piace, vedo che cerca un'altra scusa ma non fa in tempo che il campanello suona e io corro per quello che me lo permettono i tacchi fino alla porta.
"Buonasera" mi saluta Zayn con un sorriso enorme e un mazzo di garofani in mano, sa che non sopporto le rose, le trovo troppo banali, sorrido e gli faccio cenno di entrare mentre vado su in camera mia per prendere la borsetta con il telefono e le chiavi di casa.
Quando scendo trovo mia mamma e Zayn all'entrata in un silenzio imbarazzante quindi saluto velocemente mia mamma ed esco con Zayn il quale prima di aprirmi la portiera come un galantuomo mi da un leggero bacio a stampo.
Il viaggio in macchina è tranquillo anche se io sono sempre in ansia per stanotte.
"Dove mi porti?" chiedo girandomi a guardarlo, mi sorride ricambiando lo sguardo "Sorpresa" dice solamente tornando a guardare la strada.
Mi piace questo lato di Zayn, è misterioso, lo è sempre stato e mi ci è voluto un sacco di tempo per farlo sciogliere con me, rimaneva sempre sugli attenti e quando era arrabbiato o triste non lo dava a vedere, ma quando lo guardavo lo capivo, capivo se era arrabbiato, triste, felice, deluso, finalmente ora non c'è bisogno, è lui a dirmi tutto e sono felice perché ogni cosa riguardi lui, che sia brutta o bella voglio che riguardi anche me.
"Arrivati" dice spegnendo la macchina, esco e mi giro intorno, è un ristorante bellissimo, deve essergli costato tantissimo e un po' mi dispiace fargli spendere così tanto per una cena ma non posso essere che felice che lo faccia per me.
Ci avviciniamo all'entrata ma prima che possa aprire la porta Zayn mi tira con delicatezza indietro "Sai, non te lo avevo detto perché c'era tua mamma e come hai visto non era molto felice di vedermi però sei stupenda stasera" dice guardandomi negli occhi, arrossisco leggermente perdendomi nei suoi occhi castani.
Mi porta sul retro, facendomi entrare dalla cucina, rimango abbastanza sorpresa, inizia a presentarmi a tutti i cuochi e gli aiuto cuochi spiegandomi che è il ristorante di suo padre, in effetti sapevo che avesse un ristorante ma Zayn non mi ci aveva mai portato e non sapevo fosse di lusso.
Usciamo dalle cucine "Vieni, ho prenotato il tavolo più bello" Zayn mi prende la mano che prima aveva lasciato ed entriamo nella sala da pranzo, è enorme, ha le pareti color crema, con tutte le tende rosse a far da cornice alle finestre.
Un cameriere si avvicina sorridendo a Zayn e poi mi guarda "Tu devi essere Cara" dice sorridendomi "Zayn aveva detto che eri bella ma non pensavo così tanto" dice facendomi arrossire, se ne va scusandosi e Zayn mi spiega che è un grande amico di famiglia oltre che un cameriere.
Ci sediamo e dopo poco che abbiamo ordinato arrivano i piatti, mangiamo tranquillamente fino a quando non vedo mio fratello entrare arrabbiato nel ristorante, diretto verso il nostro tavolo, lo guardò increspando le sopracciglia e non mi lascia il tempo di fare domande che tira Zayn su dalla sedia per la giacca, mi alzo immediatamente "JAKE!" esclamo infuriata "COSA STAI FACENDO?" tutto il ristorante ci sta fissando, lo capisco perché mi sento osservata e c'è un silenzio tombale.
"COSA VUOI FARE A MIA SORELLA È?" dice ad un centimetro dalla faccia di Zayn il quale non si è scomposto per niente.
"Portarla cena" dice infatti tranquillo.
"E DOVREI CREDERTI?" chiede mio fratello sbuffando, mi avvicino ancora di più "JAKE LASCIA ZAYN, ORA" dico fissandolo negli occhi, gira il viso verso di me "E non volevi farci niente è? Guarda come è vestita" dice stringendo la sua giacca ancora di più, mi sento umiliata, mi guardo intorno, gli occhi pizzicano e le lacrime minacciano di uscire.
"LASCIA ZAYN, JAKE NON STO SCHERZANDO, LASCIA IL MIO RAGAZZO" dico ancora una volta ma Jake non sembra capire, continua a fissarlo negli occhi come se si stesse chiedendo come fargli più male, arrivano le guardie del ristorante "Lasci il signor Malik ed esca immediatamente dal ristorante" dice un'uomo grosso e pelato in smoking, non ottiene risposta quindi si avvicina di più "Glielo ripeto un'altra volta, poi parte la denuncia, esca dal ristorante" Jake lascia Zayn sbuffando e guardandomi male, "Cara, vieni con me".
"NO" esclamo arrabbiata, mi avvicino a Zayn il quale mi abbraccia mentre mio fratello viene scortato fuori, mi giro a guardarlo e un cameriere ci chiede se è tutto a posto e se vogliamo continuare la serata, Zayn mi guarda e io scuoto la testa senza parlare, perché so che se aprissi bocca inizierei a piangere, annuisce ed usciamo dal ristorante, una volta saliti in macchina mi giro a guardarlo ed inizio a scusarmi, ma lui mi interrompe "Ehi, tranquilla non è colpa tua" dice accarezzandomi la guancia "Ora ti riporto a casa okay?" dice mettendo in moto la macchina, ma questa volta lo fermo io.
"No" dico mettendo una mano sulla sua per bloccarlo dal muovere la chiave "Non voglio tornare a casa" dico guardandolo con ancora gli occhi lucidi.
"E dove ti porto" chiede confuso.
"Dove saremmo dovuti andare dopo la cena, a casa tua" dico sorridendo leggermente.
"Cara io non so se dopo quello che è successo..." dice guardandomi serio.
"Ehi, questa è la nostra serata e io voglio passarla con te" dico anche io seria, mi guarda diritto negli occhi, come a voler cercare un segno che gli dica di non accettare ma io sono certa di quello che voglio fare, anche se un po' in ansia.
Annuisce ed esce dal parcheggio del ristorante diritto a casa sua come avevamo detto, visto che i suoi genitori con le sorelle sono fuori città, di tanto in tanto lo guardo, pensando a quanto è stato tranquillo rispetto al solito stasera, se fosse successo in un'altro momento si sarebbe rigirato e gliele avrebbe date, però stasera si è trattenuto, l'ho visto nei suoi occhi, ho visto che avrebbe voluto però non lo ha fatto, forse perché era nel ristorante del padre o forse perché non vuole avere ancora più problemi con mio fratello, non si sono mai piaciuti però nessuno dei due ci può fare niente, Jake è comunque mio fratello, mentre Zayn è il mio ragazzo e nonostante Jake non voglia accettarlo sa che lo amo con tutta me stessa.
Scendiamo dalla macchina e Zayn apre la porta di casa sua facendomi passare prima così da chiudersi la porta dietro, accende la luci e mi fa cenno di seguirlo in cucina "Non siamo arrivati al dolce, quindi se vuoi ho del gelato" dice sorridendo mentre poggia la vaschetta e i cucchiai sul bancone, rido e con il cucchiaio inizio a magiare il gelato dalla vaschetta.
"Ho paura" dico ad un certo punto, così dal nulla.
"Di cosa?" chiede giustamente Zayn non capendo.
"Di farlo" dico con chissà quale coraggio.
"Farlo farlo?" chiede cercando di capire se aveva capito bene, annuisco "Cara, lo sai che non dobbiamo farlo per forza stasera giusto?" Zayn mi guarda serio.
"Io voglio farlo" dico e lui mi guarda confuso "Solo che ho paura di quello che succederà dopo" dico sentendo un groppo in gola.
"E cosa vuoi che succeda?" chiede continuando a non capire.
"Io...io ho paura che poi tu mi lasci, ho paura che poi starò male come sono già stata," dico guardando in alto e cercando di non piangere, si alza e si avvicina a me.
"Non lo farei mai" dice quando è davanti a me.
"Ha detto lo stesso mio padre e ora dove è? Non lo sa nessuno" dico faticando a tenere le lacrime al loro posto.
"Ma io non sono tuo padre" dice asciugandomi qualche lacrima che non ero riuscita a trattenere "Lo so okay? Me ne sono accorto anche io, il tempo va velocissimo e mi sembra ieri che ci siamo conosciuti, mi sembra ieri il primo bacio e mi sembra ieri il primo 'Ti amo' quando in realtà è passato quanto? Un anno? Si, però mi sono anche accorto che noi due siamo gli stessi, siamo quelli di quando ci siamo conosciuti, siamo quelli del primo bacio e siamo quelli del primo 'Ti amo' non siamo cambiati se non in meglio, io riesco a trattenermi e non bevo più, grazie a te, grazie all'amore che mi dai ogni singolo giorno e non mi importa se non vuoi fare l'amore con me stanotte, perché finché sto con te posso aspettare" conclude dandomi un bacio a stampo, si stacca leggermente dal mio viso e io elimino le lacrime che ho versato per le sue parole.
"Ti amo" dico riconnettendo le nostre labbra ma in modo più passionale, per fargli capire che lo voglio davvero.
"Sicura?" chiede tra un bacio e l'altro, annuisco impercettibilmente e in un secondo ci ritroviamo nella sua camera da letto, tolgo i sandali lanciandoli in un angolo buio della stanza mentre lui tira giù la cerniera del mio vestito rosso lasciandolo cadere a terra, gli tolgo la giacca e la camicia.
Mi sdraio sul letto seguita poi da lui che nel mentre si era tolto le scarpe, lo aiuto a togliere i pantaloni che volano anch'essi in qualche angolo buio, la biancheria non ci mette niente a sparire ma non sono a disagio come pensavo, mi sento al posto giusto, nel momento giusto e con la persona giusta.
𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒕𝒆𝒎𝒊 𝒂𝒍𝒕𝒓𝒆 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒊 𝒔𝒖 𝒄𝒖𝒊 𝒔𝒄𝒓𝒊𝒗𝒆𝒓𝒆 𝒖𝒏 𝒄𝒂𝒑𝒊𝒕𝒐𝒍𝒐, 𝒑𝒓𝒆𝒇𝒆𝒓𝒊𝒓𝒆𝒊 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒊 𝒅𝒆𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒏𝒆 𝒅𝒊𝒓𝒆𝒄𝒕𝒊𝒐𝒏 𝒐 𝒅𝒊 𝒍𝒐𝒓𝒐 𝒅𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒊𝒔𝒕𝒊 𝒑𝒆𝒓𝒐 𝒔𝒆 𝒑𝒓𝒐𝒑𝒓𝒊𝒐 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒕𝒆 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒐 𝒇𝒂𝒓𝒆 𝒒𝒖𝒂𝒍𝒄𝒉𝒆 𝒆𝒄𝒄𝒆𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆, 𝒐𝒈𝒏𝒊 𝒕𝒐𝒕 𝒇𝒂𝒓𝒐 𝒅𝒆𝒊 𝒃𝒐𝒏𝒖𝒔 𝑳𝒂𝒓𝒓𝒚 𝒆 𝒑𝒐𝒊 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒓𝒅𝒂𝒕𝒆𝒗𝒊 𝒅𝒊 𝒅𝒊𝒓𝒎𝒊 𝒊𝒍 𝒔𝒊𝒈𝒏𝒊𝒇𝒊𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒄𝒂𝒏𝒛𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒍𝒆𝒕𝒆.
𝒗𝒐𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒁𝒐𝒆<3
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