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#Storie
365filmsbyauroranocte · 10 months
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All the Beauty and the Bloodshed (Laura Poitras, 2022)
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"- Mamma devo raccontarti una cosa che ti farà morire dal piangere.
- Dimmi (adoro quando per dare il senso delle sue emozioni, parla così).
- Oggi a scuola mi hanno messo al banco con un bambino down, cioè non è che è proprio down è che sta su una carrozzina, guarda sempre in su, muove la testa e gli esce la saliva dalla bocca.
- E cos’ è che ti ha fatto “morire dal piangere”?
- Per i primi due giorni è stato sempre zitto, mamma non ha mai parlato con nessuno, te lo giuro. Oggi che stava al banco con me, mi ha preso la mano e ha riso.
- Tu che gli avevi detto?
- Niente, gli ho fatto vedere il mio temperino, quello tutto chiuso che abbiamo comprato ieri, gli ho dato una matita e insieme abbiamo temperato. Lui teneva la matita e io giravo il temperino. Mi veniva da piangere da quanto ero felice che rideva. Spero che anche domani sto al banco con lui. Gli faccio temperare tutte le mie matite."
(Marilena Pallareti)
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nakhtflug · 8 days
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Storia dell'umanità, Milo Manara
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nochkoroleva · 3 months
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La fine di una relazione tossica.
Dopo un anno di relazione, dal giorno 29 agosto 2023 sono ufficialmente “libera”. In che senso? Intendo LIBERA non nel senso di “Fatevi avanti, ragazzi!”, ma nel senso che mi sento come se mi fosse stato tolto un grande peso di dosso. Come mi sono ritrovata in quella relazione? È una storia lunga. Perché l’ho definita “tossica”? Ebbene: piangevo sempre, avevo bisogno di lui ma al tempo stesso stavo male (“dipendenza affettiva”), volevo già uscirne da molto tempo prima ma non riuscivo a farlo o a dirgli di no e anche se abbiamo passato dei momenti teneri insieme non sono mai stata veramente felice. Certo, quando abbiamo ufficialmente rotto, qualche lacrima è scesa. C’erano pur sempre dei sentimenti coinvolti. Ma se avessi continuato a “vegetare” in quella situazione sarei stata molto, ma MOLTO peggio.
Scrivo tutto questo anche per aiutare chi magari è intrappolato in una relazione simile ma non sa come uscirne. Il mio consiglio è: NON abbiate paura di troncare il rapporto. FATELO E BASTA. Senza pensarci. Come uno strappo di cerotto. Ve ne sarete grati, credetemi 😊
Detto questo, passo e chiudo!
P.S. Sentitevi liberi di far girare questo messaggio a chiunque credete che possa averne bisogno, ricordando che: 1) non siete soli e 2) potete farcela!
~ Ragazza libera
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ragazzoarcano · 7 months
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illsadboy · 5 months
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La Menzogna disse alla Verità:
"Facciamo un bagno insieme, l'acqua del pozzo è molto bella"
La Verità, ancora sospettosa, provò l'acqua e scopri che era davvero bella.
A quel punto si spogliarono e fecero il bagno
Ma improvvisamente la Menzogna uscì dall'acqua e fuggì, indossando i vestiti della Verità
La Verità, furiosa,
uscì dal pozzo per riprendersi i vestiti
Ma il Mondo, vedendo la Verità nuda, distolse lo sguardo, con rabbia e disprezzo.
La povera Verità tornò al pozzo e scomparve per sempre, nascondendo la sua vergogna
Da allora, la Menzogna gira per il Mondo, vestita come la Verità, soddisfacendo i bisogni della società.
Poiché il Mondo non nutre alcun desiderio di incontrare la Verità nuda
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(Dipinto: La Verità che esce dal pozzo, Jean-Léon Gérome, 1896.)
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andrea-non-sa-tornare · 5 months
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Franz Kafka (1883-1924) non si è mai sposato e non ha avuto figli. Un giorno mentre passeggiava per il parco incontrò una bambina che piangeva perché aveva perso la sua bambola preferita.
Si mise a cercarla insieme a lei ma non la trovarono. Kafka le diede appuntamento il giorno dopo nello stesso posto per riprendere le ricerche.
Quando la rivide, Kafka diede alla bambina una lettera “scritta” dalla bambola che diceva: «Per favore non piangere. Ho fatto un viaggio per vedere il mondo. Ti scriverò delle mie avventure».
Così iniziò una storia che proseguì fino alla fine della vita di Kafka.
Durante i loro incontri nel parco, Kafka leggeva le lettere della bambola accuratamente scritte con avventure e conversazioni che la bambina trovava adorabili.
Infine, le riportò la bambola (ne comprò una) che era tornata.«Non assomiglia affatto alla mia bambola», disse la bambina.
Kafka le consegnò un'altra lettera in cui la bambola scriveva: «I miei viaggi mi hanno cambiata».
La bambina abbracciò la nuova bambola e la portò tutta felice a casa.
Un anno dopo Kafka morì.
Molti anni dopo, la bambina oramai adulta trovò una letterina dentro la bambola. Nella minuscola lettera firmata da Kafka c‘era scritto:
«Tutto ciò che ami probabilmente andrà perduto, ma alla fine l'amore tornerà in un altro modo.»
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Tratto da «Kafka e la bambola viaggiatrice» di Jordi Sierra.
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mostro-rotto · 11 months
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Se hai intenzione di allontanarti da qualcuno, spiegagli le ragioni, abbi responsabilità affettiva e impedisci a quella persona di credere a mille storie nella sua testa chiedendosi perché non fosse abbastanza.
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Le storie, quelle importanti, quelle che cambiano la vita, sono fiumi impietosi, difficili da imbrigliare. Tu gli metti un ostacolo e loro deviano, trovano un'altra via per fluire.
Niccolò Ammaniti, “La vita intima”.
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ilblogdellestorie · 4 months
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Muoio, se così desidera il mio partito, nella pienezza della mia fede cristiana e nell'amore immenso per una famiglia esemplare che adoro e che spero di vigilare dall'alto dei cieli.
Aldo Moro
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Ogni momento accade due volte: all'interno e all'esterno, e sono due storie diverse.
- Zadie Smith
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Mia mamma in questa foto aveva compiuto da poco 18 anni. Stava per finire il liceo classico, erano arrivati in otto alla fine, due ragazze e sei ragazzi. Gli altri erano tutti figli di medici, professori e avvocati, lei era l’unica ad essere figlia di un elettricista e di una casalinga. I miei nonni avevano la quinta elementare e lei per andare a scuola tutte le mattine si svegliava alle cinque perché doveva prendere il pullman degli uomini che andavano al lavoro. Arrivata all’ultimo anno scolastico il suo nonno paterno le disse che era arrivato il momento di trovare lavoro, cercavano una segretaria, un posto fisso ben remunerato e di prestigio per una brava ragazza. Mia mamma era davvero brava a scuola e le dispiaceva smettere di studiare, ma non se lo poteva permettere, non c’erano abbastanza soldi. Allora una sera il suo papà, il mio amato nonno Lidio, la prese in disparte e le disse: “questi soldi sono stati messi da parte per il tuo corredo, prendili e iscriviti all’università. A comprarti le lenzuola farai sempre in tempo”. Era il 1960, mio nonno non aveva nemmeno la terza media, era orfano di mamma, eppure è sempre stato avanti anni luce. Dopotutto lui aveva avuto due figlie femmine e a chi gli diceva “poverino che sfortuna non hai avuto il maschio” lui rispondeva sempre che le sue figlie erano state quanto di più bello la vita potesse offrigli. Mia mamma si è laureata in cinque anni, studiando la mattina e dando ripetizioni il pomeriggio per mantenersi. È diventata professoressa e da quando è in pensione scrive libri e corregge tesi. E tutto per merito di un padre operaio rivoluzionario che nel 1960 preferì investire in cultura piuttosto che in biancheria per la casa. Mio nonno era un supereroe.
Irene Vella
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portinaio · 2 months
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aurorasword · 1 year
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Vuoi sentire una storia? Ti racconterò la storia di quella ragazza, quella che vedi laggiù in quell'angolo, lei è fredda e grigia, è piena di fiori, le piacciono il loro profumo, i loro colori, quelli che lei non riesce più a vedere.
Ti racconto la storia di quella ragazza, quella che metteva sempre al primo posto le altre persone piuttosto che sé stessa, quella ragazza che riceveva silenzi e coltellate da chi riempiva di conforto e carezze sul cuore.
Ti racconto la storia di quella ragazza che non riusciva a dormire, che era piena di incubi, voleva dormire per zittire i pensieri, ma iniziarono a seguirla anche dentro al letto, anche dentro ai sogni.
Ti racconto la storia di quella ragazza che aveva la testa altrove, che pensava troppo, che si faceva troppe paranoie, che a causa dei pensieri si scuciva la pelle.
Ti racconto di quella ragazza che non riusciva a studiare, perché si sentiva diversa, perché si sentiva pesante, perché si sentiva non all'altezza.
Ti racconto di quella ragazza che stava male, anche se non lo dava a vedere, che copriva le occhiaie e gli occhi secchi dalle lacrime della notte con il trucco, copriva la sua smorfia di dolore verso la vita con un sorriso.
Ti racconto di quella ragazza che cercava l'amore, quello vero, quello che ti scalda il cuore, ma che puntualmente trovava qualcuno che le faceva colare il mascara.
Ti racconto di quella ragazza che scriveva, scriveva per cercare di vomitare tutti quei pensieri che le comprimevano il cervello, e per un po' funzionò forse, ma poi neanche quello riuscii più ad aiutarla.
Ti racconto di quella ragazza che voleva vivere, voleva essere libera, voleva essere felice.
Ti racconto di quella ragazza piena di traumi, di graffi, di tagli, di morsi.
Ti racconto di quella ragazza che piangeva in silenzio la notte, sola in una stanza per non fare rumore, per non fare scalpore.
Ti racconto di quella ragazza che si alzava la mattina volendo solo rimanere sul letto a guardare il soffitto, ti racconto della sua forza nel prepararsi ed indossare il suo ennesimo falso sorriso che l'avrebbe accompagnata per l'intera giornata.
Ti racconto di quella ragazza, che alla fine non ce la fece più, i pensieri la stavano sovrastando, le persone la stavano schiacciando, il suo cuore diventava sempre più freddo.
Ti racconto di quella ragazza, quella che vedi laggiù in quell'angolo, lei è fredda e grigia, è piena di finti fiori, ma nessuno va più da lei, ha lasciato troppo dolore, troppe domande, troppi rimpianti.
Ti racconto di quella ragazza che tutti piansero, che tutti non capirono, che tutti amarono.
Ti racconto di quella ragazza che voleva essere libera, ed ora lo era, senza pensieri, senza dolore, senza lacrime e senza persone.
Ti racconto di quella ragazza.. quella che, forse sei anche te.
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altri-menti · 1 month
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Siamo anche le storie che abbiamo sentito, le favole con cui ci siamo addormentati da bambini, i libri che abbiamo letto, la musica che abbiamo ascoltato e le emozioni che un quadro, una statua, una poesia ci hanno dato.
(Tiziano Terzani)
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Source ➺ liberamente-me
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