Frente a nuestras cabezas se cernirá el ave,
para ella se erguirán unos hombros de sangre.
Contenta plegará sus alas en la cima
de tal árbol tu cuerpo que le ofrecerás.
Cantará largo espacio por las ramas lejanas,
la sombra franqueará los cotos de su grito.
Rehusando toda muerte en las ramas inscrita
se atreverá a salvar las cejas de la noche.
*
PHÉNIX
L’oiseau se portera au-devant de nos têtes,
Une épaule de sang pour lui se dressera.
Il fermera joyeux ses ailes sur le faîte
De cet arbre ton corps que tu lui offriras.
Il chantera longtemps s’éloignant dans les branches,
L’ombre viendra lever les bornes de son cri.
Refusant toute mort inscrite sur les branches
Il osera franchir les crêtes de la nuit.
E allora impara a vivere. [...] Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.
ho in mente questo ricordo di me e te che camminiamo insieme ad altre persone, il sole iniziava a tramontare e tu mi guardi con un sorriso dolcissimo e dici :
La democrazia diventa sempre più un'ideologia vuota, un galateo che permette scelte prese sempre meno democraticamente. Dicono sia l'unica via, e poniamo che sia vero, ma se quest'unica via democratica, approfittando del fatto che sia l'unica, degrada sempre più in senso antidemocratico, finiremo di crederci democratici anche se non lo siamo più. La democrazia tramonta non solo per la scarsa qualità dei suoi interpreti (un sintomo, più che una causa), la democrazia tramonta perché le questioni su cui chiama a decidere i suoi elettori sono sempre più tecniche e sempre meno delle vere scelte, anzi, sono piuttosto dei passi necessari da compiere all'interno del meccanismo imprescindibile dello stato-nazione e delle entità sovranazionali. Una sola politica economica, una sola politica estera, una sola ipotesi di alleanza, le scelte sono sempre più fittizie, gli elettori sono chiamati ad esprimersi su finte alternative. Impossibile per un paese uscire da un sistema sempre più avvolgente, le varie ipotesi di exit sono di fatto impraticabili. Una sola scelta sarà giudicata come giusta, e le democrazie assomiglieranno sempre di più alle elezioni dei soviet, dove i candidati potevano darsi battaglia all'interno di un'unica e imprescindibile idea di società. Posizioni statali protette e debitamente remunerate, del resto, non fanno che alimentare una vasta clientela, intesa qui nel senso antico, e la democrazia potrà dunque continuare a tramontare senza che nessuno o quasi se ne dia pensiero. Se la democrazia si riassume nella libera scelta degli elettori, lo spazio della scelta sembra sempre più restringersi, riducendo la libertà a una questione di forma.
Era una sera d'estate. Faceva caldo e il sole ritardava a tramontare del tutto. Scesi in strada per portare, a fare i suoi bisogni, un'allora giovanissima Minù. Era una sera d'estate in cui camminando stavo pensando a cosa ne sarebbe stato di me. Carico di preoccupazioni e pensieri.
Fu durante quel mio alienarmi dalla realtà, immerso nelle mie riflessioni, che venni riportato nel mondo reale da una voce.
Ero sul marciapiede e un'automobile con a bordo una coppia si accostò a me: - Mi scusi - mi disse la donna seduta dal lato passeggero - Mi scusi, saprebbe dirmi dov'è la Via Roma?
Immediatamente il mio pensiero andò a tutte quelle persone che nella vita mi avevano chiesto informazioni stradali. Mi sono da sempre chiesto che fine abbiano fatto. Finite in una terra di mezzo che sta tra la provincia di Bergamo e l'Islanda. Scomparsi.
Ero nel panico, mi sentivo carico di responsabilità.
- Mi scusi, lei sa dov'è la Via Roma? - incalzò nuovamente la donna, riportandomi di nuovo alla realtà.
- S-sì, sì l'ho sentita ancora questa via, ma adesso mi sfugge dove sia...
- Non è del posto lei?
- Eeeh... - volevo dire di no che ero forestiero, ma sarei stato un grande bugiardo. Da quando sono nato ho sempre vissuto in quella zona - Guardi è una via che ho sentito - risposi con voce flebile mentre mi gratto la testa - Ma ora non mi ricordo... forse è un po' più in giù - indicando in maniera poco convinta con il braccio teso e l'indice ondivago.
- Va bene - mi rispose garbatamente lei - La ringrazio lo stesso.
L'automobile ripartì con quella velocità classica di chi, dal suo abitacolo, cerca di leggere i cartelli delle vie urbane.
Proseguii il cammino con Minù, volevo riprendere i miei crucci. I pensieri tediosi. Ma un tarlo girava nel mio cervello "Via Roma" continuavo a ripetermi. In realtà il nome di quella via del mio paese non mi era affatto nuova. Anzi, ero abbastanza sicuro una qualche relazione con la mia vita quella via l'avesse.
Camminavo con Minù al guinzaglio e il capo chino per quel tarlo.
"Via Roma".
Un lampo passò nei miei occhi, ne sono sicuro perché lo sentii chiaramente.
Alzai la testa. Avevo voglia di urlare eureka. Ma non lo feci.
Anzi, quando rividi quell'automobile transitare dall'altro senso di marcia alzai la mano per attirare l'attenzione.
L'auto si fermò e questa volta fu l'uomo alla guida che mi chiese: - Si è ricordato dev'è la Via Roma?
- Si, certo! Ora me lo sono ricordato - risposi fiero di me stesso.
- Bene - mi disse sorridendo - Allora dove si trova?
- È questa! - risposi con tono solenne.
- Come questa...
Credo che a quel punto il tizio cominciasse a nutrire qualche dubbio sulla mia affidabilità, infatti poi aggiunse - Ma ne è sicuro?
- Certamente - ribattei con tono solenne - Vede quella casa lì? Ecco è casa mia, il mio indirizzo è Via Roma. Quindi questa è Via Roma.
Mi ricordo, mentre l'automezzo si allontanava, il suono delle risate di pancia della tipa in auto.
Fu ascoltandole che divenni rosso e compresi che avevo appena fatto una figura barbina.
Ma del resto questo è anche il mio mondo, l'universo di un neurodivergente.
Che può perdersi in un bicchiere d'acqua, ma sa anche trovare soluzioni per sopravvivere in un oceano di neurotipici competitivi. In un mondo, quello attuale, dove si usano i navigatori e non ci si ferma più a chiedere dove si trova una via, una piazza o un vicolo.
Che era un modo anche per conoscere le voci delle persone e la loro gentilezza.
E allora impara a vivere. Tagliati una bella porzione di torta con le posate d’argento. Impara come fanno le foglie a crescere sugli alberi. Apri gli occhi. Impara come fa la luna a tramontare nel gelo della notte prima di Natale. Apri le narici. Annusa la neve. Lascia che la vita accada.
(Sylvia Plath)
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And then learn to live. Cut yourself a nice portion of cake with silver cutlery. Learn how leaves grow on trees. Open your eyes. Learn how the moon sets in the chill of the night before Christmas. Open your nostrils. Smell the snow. Let life happen.
(Sylvia Plath)
Volevo portarti al mare
Volevo andarci con te per vedere il sole tramontare.
Io e te.
Il rumore del mare, il vento tra i capelli.
Due birre e un paio di sigarette.
Niente di più!
Principio degli enti è l’infinito (l’energia/campo il suo divenire…) Da dove gli enti hanno origine, là hanno anche la dissoluzione in modo necessario: le cose sono tutte transeunti e subiscono l’una dall’altra la pena della fine, al sorgere dell’una l’altra deve infatti tramontare. E questo accade per la struttura stessa del Tempo.
Anassimandro, in Simplicio, Commentario alla Fisica di Aristotele”.