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#abramo lincoln
blacklotus-bloog · 11 months
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Quasi ogni persona sopporta le avversità, ma se vuoi mettere alla prova il carattere di un Uomo, dagli potere e responsabilità e si rivelerà.
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ABRAMO LINCOLN
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giancarlonicoli · 5 days
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21 mar 2024 17:48
“IL POTERE? TUTTI CREDONO CHE SIA INCARNATO DA CHI COMPARE IN TV E SUI GIORNALI. SBAGLIATO. È INVISIBILE” – DAGO AFFIDA A “OGGI” LA SUA LEZIONE SU CHI COMANDA: “IL POTERE STA NEGLI APPARATI, IN QUELLO CHE VIENE DEFINITO “DEEP STATE”, LO STATO PROFONDO: I POLITICI PASSANO, LORO RESTANO – A ROMA DA SOLO NON CONTI NULLA, CONTI SOLO SE RIMANI UNITO AD ALTRI UGUALI A TE - NELLA CAPITALE SI CONTANO PIÙ DI 30 CIRCOLI: NAUTICI, GOLFISTICI, VENATORI, SCACCHISTICI, TENNISTICI, IPPICI. OH, SAREMO MICA DIVENTATI TUTTI CANOTTIERI? PER ESSERE AMMESSI SERVE L’AFFIDABILITÀ - I PARVENU ENTRANO NELLA STANZA DEI BOTTONI E CREDONO DI POTER FARE TUTTO QUELLO CHE VOGLIONO - NON AVETE IDEA DI CHE COSA MI HANNO FATTO IN 24 ANNI QUELLI CHE COMANDANO: INTIMIDAZIONI, QUERELE, LA GUARDIA DI FINANZA CHE VIENE A SIGILLARMI LA CASA, LA PUBBLICITÀ CHE SPARISCE…”
Stefano Lorenzetto per “OGGI”
Il Mercury, cinema a luci rosse, si trovava a 700 metri dalla basilica di San Pietro, in via Porta di Castello 44. «Proprietario dei muri era il Vaticano. Sul finire degli anni Ottanta, con l’arrivo delle videocassette, andò in crisi. Fu trasformato nel Muccassassina, il locale notturno più trasgressivo della Capitale: frocioni, drag queen, dark room, Cicciolina e la ventenne Vladimir Luxuria a fare da buttadentro», racconta Roberto D’Agostino. Lei che ne sa del patrimonio immobiliare ecclesiastico? «Ma scusi, se poi i preti lì ci hanno messo l’ufficio stampa del Giubileo! E oggi ospita il centro conferenze della Lumsa, la Libera Università Maria Santissima Assunta».
Mai fare domande di cui si conosce già la risposta: il fondatore di Dagospia sa tutto. La Città Eterna per lui non ha segreti, se non altro perché la osserva dal terrazzo di un doppio attico affacciato a 360 gradi su quella che ha sempre chiamato «Roma godona» e ora è diventata Roma Santa e Dannata, titolo (con rispettose iniziali maiuscole) del suo docufilm girato insieme a Marco Giusti, disponibile su RaiPlay. Tant’è che è stato chiamato a parlarne all’Istituto italiano di cultura a Londra, su invito del direttore Francesco Bongarrà, in occasione della mostra Legion life in the Roman army al British Museum, aperta fino al 23 giugno.
Più dannata che santa, si direbbe dal docufilm.
«Mi ha sempre stupito che il buon Dio si sia inventato una città santa mettendoci accanto il diavolo. Una Gerusalemme, il Vaticano, che ha intorno una Babele, Roma. Già nel 1834 per il poeta Giuseppe Gioachino Belli, impiegato pontificio, era “caput mundi” ma anche “la chiavica der monno”».
Capitale e fognatura del globo.
«Non che Milano sia la capitale morale. È che qui non ci siamo mai fatti intortare da filosofie, dogmi, ideologie. Il cattolicesimo è l’unica religione inclusiva: accoglie tutti e tutti assolve. Sa che Bene e Male sono due facce della stessa medaglia e quella medaglia siamo noi. Nessuno può scagliare il primo sampietrino. Negli anni Sessanta conobbi lo sceneggiatore Gore Vidal, snobissimo e antipaticissimo. Gli chiesi: com’è che voi gay venite tutti a Roma, non avete i festini a Hollywood? Mi rispose: “Perché qui si scopa”».
Molto esplicito.
«Al Palatino hanno rinvenuto un’epigrafe in greco che recita: “Ho imparato che a Roma la via diritta è un labirinto”. Nel quartiere San Lorenzo, dove abitavo, vidi Pier Paolo Pasolini nella trattoria Pommidoro che flirtava con un quindicenne: era Ninetto Davoli. Oggi chiamerebbero i carabinieri».
A Roma c’è il potere. Lei è un uomo di potere?
«Iooo? Da solo non conti nulla. Il simbolo di Roma antica è il fascio, un mazzo di verghe con la scure. L’insegna del comando. Abramo Lincoln ci appoggia sopra le mani nel monumento di Washington. Conti solo se rimani unito ad altri uguali a te».
Traduca il concetto.
«La Dc erano dieci partiti legati come un fascio e ha governato per 40 anni. Nella Capitale si contano più di 30 circoli: nautici, golfistici, venatori, scacchistici, tennistici, ippici. Oh, saremo mica diventati tutti canottieri? Per essere ammessi in quei club esclusivi devi esibire un’unica patente: l’affidabilità. Nel 1977, quando mi proposi a Rai 2 per Odeon, il rotocalco televisivo, fui portato al cospetto di un alto dirigente di viale Mazzini, il quale chiese al curatore Brando Giordani: “È affidabile?”. “Sì”, rispose il giornalista. “Bene, allora buon lavoro, arrivederci”, concluse quello. Nient’altro».
Accipicchia, un vero talent scout.
«Più che circoli ristretti, diciamo che sono logge. Devi conoscerne le regole e rispettarle».
E quali sarebbero le regole del potere?
«Mai associarlo al sesso, mai ai soldi, mai al tradimento. Invece i parvenu scesi dal Nord entrano nella stanza dei bottoni e, ubriachi di hybris, credono di poter fare tutto quello che vogliono. Bettino Craxi flirtò con Moana Pozzi. Silvio Berlusconi organizzò i festini a Palazzo Grazioli. Matteo Renzi arrivò a Palazzo Chigi e nominò capo dipartimento degli Affari giuridici e legislativi Antonella Manzione, che era stata comandante dei vigili urbani di Firenze con lui sindaco. Tutt’e tre spazzati via».
La prima volta in cui vide il potere da vicino?
«Fu quando Francesco Cossiga si rivolse a me perché veniva ritenuto un folle e quindi nessun organo di stampa gli pubblicava i comunicati, neppure l’Adnkronos del suo amico Pippo Marra. Una mattina sono nel suo studio di via Quirino Visconti. Da Washington chiamano Kossiga, l’amerikano con la kappa: gli Usa hanno bisogno di far decollare dall’Italia i loro cacciabombardieri per la guerra nel Kosovo.
L’ex presidente telefona al premier Romano Prodi, il quale da buon cristiano gli obietta che lui non uccide e nega il permesso. Allora Cossiga cerca Massimo D’Alema, che pur di prendere il posto di Prodi avrebbe sganciato una bomba atomica. “Vuoi diventare presidente del Consiglio?”, gli chiede. Conclusione: D’Alema è il primo comunista a diventare capo del governo italiano e gli americani possono far partire gli aerei dal Belpaese».
Come mai, nonostante le sue delazioni, la lasciano libero di campare? Il potere è tollerante?
«Scherza? Lei non ha idea di che cosa mi hanno fatto in 24 anni quelli che comandano: intimidazioni, querele, la Guardia di finanza che viene a sigillarmi la casa, la pubblicità che sparisce. Io non ho alle spalle John Elkann o Carlo De Benedetti».
Provi a identificarlo, questo maledetto potere.
«Tutti credono che sia incarnato da chi compare in tv e sui giornali. Sbagliato. Il potere è invisibile. Sta sotto, negli apparati, in quello che viene definito “deep State”, lo Stato profondo: Consulta, Corte dei conti, Ragioneria generale, servizi segreti, funzionari dei ministeri. Si fanno chiamare “servitori dello Stato”, non sono né di destra né di sinistra. I politici passano, loro restano. Rimasero persino dopo la caduta di Benito Mussolini».
Ma lei li tiene tutti sotto tiro. Come ci riesce?
«Faccio e ricevo telefonate. Chi si rivolge a me sa che non tradirò mai la sua fiducia. E uso un algoritmo inglese, Kilkaya. Mi svela che cosa piace ai lettori. Costa meno di un dipendente, 1.500 euro al mese: vede in tempo reale su che cosa cliccano».
Si maligna che il suo potere le derivi da un solido legame con i servizi segreti.
«Assurdo. Una delle sorprese della mia vita fu incontrarli. M’aspettavo qualcosa alla John le Carré o alla Graham Greene, agenti 007 divenuti romanzieri, invece mi venne da ridere. Fu tutt’altra cosa quando conobbi il capo stazione della Cia».
Parla di Robert Gorelick, mandato in Italia dalla Central intelligence agency dal 2003 al 2008?
«Lasciamo perdere. I servizi francesi e inglesi sì che sono fantastici. E quelli vaticani? Superlativi».
Lei sarebbe disponibile a fare la spia per davvero, pur di proteggere il Paese in cui vive?
«Scherza? Mi offende. Il sito si chiama così solo perché ho fuso il nomignolo Dago con Spia, la rubrica che tenevo sull’Espresso. Mi sento un po’ Tacito, un po’ portineria elettronica. Tagliare i panni addosso agli altri è forse l’ultima trincea del libero pensiero, sostenevano Fruttero e Lucentini. Il gossip è una risorsa strategica della politica. Dalla Recherche di Marcel Proust a Monica Lewinsky, passando per il Watergate, è tutto un pettegolezzo».
Il cerimoniale della Repubblica suddivide le cariche in 7 categorie e 121 classi. Dopo il capo dello Stato, vengono cardinali, presidente del Senato, presidente della Camera, presidente del Consiglio dei ministri. Perché un porporato conta più del Parlamento e del governo?
«Non lo sapevo. Molti sottovalutano il potere di Santa Madre Chiesa. Lo scoprii nel 1999, quando mi preparavo a lanciare Dagospia e fui ricevuto in Vaticano da un tizio che costruiva i siti per tutte le diocesi del mondo. Le pare che una struttura così, salda da 2 mila anni, si faccia scalfire dalle chiacchiere dei giornali? Io sono fortunato, ho sempre avuto fede. Un prete pedofilo non mi turba. A Roma abbiamo avuto papa Borgia, si figuri».
Quanto conta Sergio Mattarella?
«Tantissimo. Il potere invisibile coltiva la virtù del silenzio. Infatti l’ho ribattezzato la Mummia sicula, anche se al Colle dispiace. Lei ha mai letto un’intervista con Enrico Cuccia? Se il capo di Mediobanca avesse parlato, sarebbe stata la sua fine».
Papa Francesco rilascia un’intervista al mese.
«Fa i dispetti a Paolo Ruffini e Andrea Tornielli, i capi della comunicazione vaticana. Ma è l’unico al mondo che ha avuto il coraggio di dire che l’Ucraina, senza aiuti, soccomberà nel giro di un mese, quindi non le resta che trattare con la Russia».
Sarà lo Spirito Santo o il potere a scegliere il prossimo pontefice?
«Io spero che venga eletto Matteo Maria Zuppi».
Nel 2010 riteneva che gli italiani più potenti fossero Gianni Agnelli e Maurizio Costanzo. Oggi?
«Siamo indebitati fino al collo. Il potere ce l’ha la nostra creditrice, l’Unione europea. E scopriamo che l’Avvocato è stato il più grande evasore fiscale di questo Paese, ecco che cosa resta del suo mito».
Come mai non prende sul serio Giorgia Meloni?
«Draghi di qua, Draghi di là... All’inizio le avevo dato fiducia: l’ho chiamata la Draghetta. Quelli sopra di lei speravano che diventasse una democristiana, che creasse un vero partito conservatore. Invece è stata colta dalla sindrome di Carlito’s way ,ha presente? Al Pacino esce dal carcere, vuol cambiare vita, ma il passato lo trapassa: arrivano le cambiali da pagare e resta incastrato.
Meloni s’è sentita dire dallo zoccolo duro del Msi: “Ahò, siamo stati per mezzo secolo nelle fogne, ora ci prendiamo ciò che è nostro”. E lei, che non si fida di nessuno, ha trovato nei vecchi sodali della sezione Colle Oppio la sua sicurezza. È diventata la Ducetta. Ha scambiato l’autorevolezza con l’autoritarismo».
«Pipparoli», «smanaccioni», «twittaroli»: maltratta gli internauti con nomignoli urticanti.
«Ma no, è che allungano la mano perché non riescono ad allungare altro. Che cos’è in fin dei conti l’erotismo? Un racconto per chi legge, vedi Le mille e una notte .Eil Decameron del Boccaccio».
Da 1 a 10, quanto potere ha Instagram?
«Dieci».
E TikTok?
«Non lo conosco, lo vedo poco. Tutti i social, da Facebook a X, appartengono alla tragedia dell’essere umano. Siamo d’accordo sul fatto che Aristotele e Platone erano un po’ più acculturati di Matteo Salvini? Ebbene, perché i Greci crearono la filosofia, il teatro, le arti, l’Olimpo, Zeus, Venere, cioè un mondo parallelo?
E noi perché abbiamo inventato il cinema e la tv? Perché quando ci guardiamo allo specchio non ci piace ciò che appare, vediamo l’insoddisfazione più totale. Internet appaga le attese e le pretese dell’uomo. Se lei deve scegliere una sua foto, selezionerà quella in cui ha l’aspetto più seducente. Siamo tutti influencer».
Vanità delle vanità. Gran brutta malattia.
«La disperazione che vedo in giro nasce dal fatto che non esistono più né idee né ideali né ideologie: abbiamo solo noi stessi. Il corpo è il display per mostrare agli altri non ciò che siamo, ma ciò che vorremmo essere. Sparita la realtà, siamo diventati una fiction. Con questa ferraglia che ho addosso io comunico al mondo che avrei voluto essere Keith Richards, il chitarrista dei Rolling Stones. Purtroppo non avevo lo stesso talento».
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agrpress-blog · 3 months
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Il grande attore britannico, interprete di film quali Gandhi di Richard Attenborough, Tradimenti di David Hugh Jones, L’isola di Pascali di James Dearden, Bugsy di Barry Levinson, Schindler’s List e A.I. Intelligenza artificiale di Steven Spielberg, Oliver Twist di Roman Polanski e molti altri, compie ottant’anni. Nato nello Yorkshire - in Inghilterra - nel 1943, Krishna Pandit Bhanji - meglio noto come Ben Kingsley -, studia al Pendetlon College e si avvicina giovanissimo al teatro debuttando all’Aldwych Theatre, per poi entrare a far parte della Royal Shakespeare Company con la quale, dalla fine degli anni Sessanta e poi per i quindici anni successivi, sarà interprete prevalentemente shakespeariano. Nello stesso periodo lavorerà anche in film e serie tv. Esordisce al cinema in un ruolo secondario all’inizio degli anni Settanta in Gli ultimi sei minuti (1972) di Michael Tuchner, per poi tornare, per circa un decennio, sul palcoscenico e in televisione. Il suo vero esordio cinematografico avviene all’inizio degli anni Ottanta, quando è superlativo protagonista di Gandhi (1982) di Richard Attenborough, con cui vince un meritatissimo Oscar come Miglior Attore Protagonista. Uno di quei casi in cui, anche al di là della bravura dell’attore, la fusione fra personaggio e interprete è tale che lo spettatore/spettatrice, pensando al personaggio, automaticamente pensa anche al suo interprete (come avviene nel caso di Vincent Van Gogh/Kirk Douglas in Brama di vivere di Vincente Minnelli, Onassis/Anthony Quinn in Il magnate greco di Jack Lee Thompson, Nelson Mandela/Morgan Freeman in Invictus di Clint Eastwood, Daniel Day-Lewis/Abramo Lincoln in Lincoln di Steven Spielberg). Seguono numerosi ruoli cinematografici e televisivi, che dimostrano abbondantemente l’inesauribile talento di uno fra i più grandi attori della sua generazione. Fra le pellicole più significative Tradimenti (1983) di David Hugh Jones, L’isola di Pascali (1988) di James Dearden, in cui offre una prova di grande magnetismo nel ruolo di un inascoltato informatore dell’impero ottomano alla vigilia della guerra, la commedia gialla Senza indizio (1988) di Thom Eberhardt, Bugsy (1991) di Barry Levinson, con Annette Bening. Negli anni Novanta due fra le sue migliori performances, ovverosia il contabile Stern in Schindler’s List (1993) di Steven Spielberg, con Liam Neeson e Ralph Fiennes, e il misterioso dottor Miranda in La morte e la fanciulla (1995), tratto dal dramma teatrale omonimo di Ariel Dorfman e diretto da Roman Polanski, in cui esprime perfettamente l’ambiguità di un personaggio che oscilla fra vittimismo e spietatezza. Molto significative anche le sue apparizioni in A.I. Intelligenza artificiale (2001) di S. Spielberg, Il trionfo dell’amore (2001) di Clare Peploe, Oliver Twist (2005), tratto dal romanzo omonimo di Charles Dickens e diretto da Roman Polanski, in cui, con barba rossa e semisdentato, interpreta il vecchio usuraio Fagin, e nel ruolo di un gangster in Slevin - Patto criminale (2006) di Paul McGuigan. Fra gli altri film ricordiamo Tartaruga ti amerò (1985) di John Irvin, Harem (1985) di Arthur Joffé, Maurice (1987) di James Ivory, Testimony (1988) e The Children (1990) di Tony Palmer, Slipstream (1989) di Steven Lisberger, Una vita scellerata (1990), Quinto macaco (1990) di Eric Rochat, I signori della truffa (1992) di Phil Alden Robinson, con Robert Redford e Sidney Poitier, Dave - Presidente per un giorno (1993) di Ivan Reitman, In cerca di Bobby Fischer (1993) di Steven Zaillian, Specie mortale (1995) di Roger Donaldson, La dodicesima notte (1996) di Trevor Dunn, The Assignment – L’incarico (1997) di Christian Duguay, Fotografando i fantasmi (1997) di Nick Willing, The Confession (1998) di David Hugh Jones, Da che pianeta vieni? (2000) di Mike Nichols, Regole d’onore (2000) di William Friedkin, La casa stregata (2002) di William Sachs, Tuck Everlasting - Vivere per sempre (2002) di Jay Russell, La casa di sabbia e nebbia (2003) di
Vadim Perelman, con cui ottiene una nomination all’Oscar come Miglior Attore non Protagonista, Thunderbirds (2004) di Jonathan Frakes, Il risveglio del tuono (2005) di Peter Hyams, L’ultima legione (2007) di Doug Lefler, Transsiberian (2008) di Brad Anderson, Fifty Dead Men Walking (2008) di Kari Skogland, Shutter Island (2010) e Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese, Il dittatore (2012) di Larry Charles, Walking With the Enemy (2013) di Mark Schmidt, Medicus (2013) di Phillip Stoltz, War Story (2014) di Mark Jackson, Exodus - dei e re (2014) di Ridley Scott, e il cortometraggio All Hell he King (2014) di Louis Esposito. In epoche più recenti è apparso in film come The Walk (2015) di Robert Zemeckis, Autobahn - Fuori controllo (2016) di Eran Creevy, Il tenente ottomano (2017) di Joseph Ruben, War Machine (2017) di David Michod, Giochi di potere (2018) di Per Fly, Shang-Ci - La leggenda dei dieci anelli (2021) di Destin Daniel Cretton, ispirato al personaggio omonimo dei fumetti Marvel Comics, Dalìland (2022) di Mary Harron , ispirato alla vita di Salvator Dalì, Jules (2023) di Marc Turtletaub, e nei cortometraggi La meravigliosa storia di Sugar (2023) e Veleno (2023) di Wes Anderson, con Ralph Fiennes. Molto attivo anche in televisione, a partire da fine degli anni Sessanta/inizio Settanta appare in numerosi film tv - A Misfortune (1973) di Ken Loach, Antonio e Cleopatra (1974) di Jon Scoffield,  Thank You, Comrades (1978) e The War That Never Ends (1991) di Jack Gold, Le allegre comari di Windsor (1982) di David Hugh Jones,  Kean (1982) di Raymund FitzSimons, Camille (1984) di Desmond Davis, Silas Marner: the Weaver of Raveloe (1985) di Giles Foster, Il treno di Lenin (1988) di Damiano Damiani, Murderers Among Us: the Simon Wiesenthal Story (1989) di Brian Gibson, Giuseppe (1995) e Mosè (1995) di Roger Young, Weaponof Mass Distraction (1997) di Stephen Surjik, La bottega degli orrori di Sweeney Todd (1997) di John Schlesinger, Delitto e castigo (1998) di Joseph Sargent, Alice nel paese delle meraviglie (1998) di Nick Willing, Mrs. Harris (2005) di Phyllis Nagy - ed in alcuni episodi di serie e miniserie.
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misterflipdj · 4 months
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La Festa del Ringraziamento ha origine nel 1621, quando i territori americani erano ancora colonie britanniche. Secondo la tradizione, i Padri Pellegrini del Mayflower, un gruppo di cristiani puritani, partirono dal porto inglese di Plymouth verso le Americhe per fondare una nuova città in cui mettere radici.
Le condizioni ostili del terreno, però, misero a dura prova la sopravvivenza degli abitanti della neonata Plymouth, la città insediata nell’odierno Massachusetts. Furono gli Indiani d’America ad intervenire in loro soccorso, insegnando al gruppo di cristiani cosa coltivare e quali animali allevare.
I primi documenti ufficiali che citano la Festa del Ringraziamento risalgono al 1623, quando il governatore della colonia William Bradford istituì un giorno di festa in cui si ringraziava il Signore per il raccolto e, secondo la tradizione, anche i nativi pellerossa prendevano parte alla ricorrenza.
La festa, poi, si diffuse ulteriormente durante la guerra di secessione, quando Abramo Lincoln nel 1863 ne proclamò la sua celebrazione annuale, mentre il riconoscimento istituzionale risale al 1941 grazie all’intervento di Franklin Delano Roosevelt.
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giulia-grignani · 5 months
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"Chiunque tu sia, sii una persona per bene."
Abramo Lincoln
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daniela--anna · 1 year
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“Il più grande dono che Dio ha fatto all'uomo è la Bibbia.”
Abramo Lincoln
“Letta correttamente, la Bibbia è ... la forza più potente mai concepita.”
Isaac Asimov
“La bibbia sconfigge il nostro senso di morte con la vita della parola di Dio.”
“La Bibbia è vento che scuote e scardina le nostre false impalcature mentali per aprirci alla Verità.”
Taras Mithrandir
“La rivelazione è per l’intero genere umano ciò che l’educazione è per il singolo uomo.”
Gotthold Ephraim Lessing
📖 La Bibbia è da sempre il libro più letto e diffuso al mondo.
Il suo valore pratico ha da sempre ispirato pensieri di lode e apprezzamento di persone sincere e intellettualmente oneste.
Queste, pur essendo di ogni estrazione sociale e cultura, anche non cristiane o addirittura non credenti, hanno riconosciuto
che la Bibbia si distingue da ogni altro che l'uomo possa leggere o scrivere.
Il merito è di Colui che è la Fonte della vera sapienza, e che tramite la Bibbia la elargisce generosamente a tutti.
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fabianocolucci · 2 years
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Fun Fact: when it comes to the British Royal Family, it is usual in Italy to either translate the name or adapt it to the Italian language, something that has always been done with historical figured and/or royals. For instance, philosopher Francis Bacon is known as Francesco Bacone, while the various French King Louis are known as Luigi.
Anyway, this practice is still happening in some occasions with Royals. The Spanish King is known in Italy as Filippo VI.
The British Royal Family is obviously no exception. The late Queen Elizabeth II was called Elisabetta II, her Consort was Principe Filippo, the current King is Carlo III.
However, King Charles' sons keep their names even in Italian media, being known as William and Harry. It's not even a case of "well, perhaps the Italian equivalents to these names are nonexistent", because William would be Guglielmo (in fact, William the Conqueror is called Guglielmo il Conquistatore), whereas Harry, being a variant of Henry, would just be Enrico (like how the various King Henry are called in Italy).
Still, while it is now rare, when Prince William's firstborn was named George, some Italian media reported his name as Giorgio. It is unknown if the translated name would stick, but, if it does, it would be so funny to see the British Royal Names in Italy like
Edoardo - Giorgio - Elisabetta - Carlo - WILLIAM - Giorgio
It's a bit similar to how, when we talk about US Presidents, for some reasons we ONLY translate Abraham Lincoln, so out of nowhere you have ABRAMO Lincoln.
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particellare · 2 years
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L'androide Abramo Lincoln - Philip K. Dick
L’androide Abramo Lincoln – Philip K. Dick
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ragazzo-fenice · 5 years
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A quarant'anni suonati, Abramo Lincoln era un fallito in ogni sua attività. Era il Signor Nessuno venuto dal Nulla, finché non fece una particolare esperienza, svegliando il genio acquattato nel suo cuore e nel suo cervello, che diede al mondo uno degli uomini più grandi mai esistiti. Quell' "esperienza" era caratterizzata dalle emozioni dell'amore che gli comunicava l'unica donna che egli abbia mai veramente amato. Analizzando per tanti anni la vita e le opere di centinaia di uomini di successo, ho scoperto che dietro le loro realizzazioni c'era quasi sempre l'influsso di una donna e del suo affetto
Pensa e arricchisci te stesso
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qindil · 2 years
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I Rothschild e i Payseur
I Rothschild e i Payseur
Fonte: Payseur Family History – Magic, Movies and Mystery Il programma di riproduzione selettivo di Satana è andato avanti nel corso dei secoli, nascosto agli occhi del pubblico. Una delle famiglie di sangue Rothschild più potenti in America sono gli Springs. Gli Springs erano in origine gli Springstein quando arrivarono in America a metà del 1700, e si stabilirono a New York e nel New…
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itdoesnteven-matter · 6 years
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Nessuno ha una memoria tanto buona da poter essere un perfetto bugiardo
Abramo Lincoln
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giudiziuniversali · 6 years
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«Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché i cespugli di spine hanno le rose.»
- Abramo Lincoln
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silviaharp · 7 years
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Possiamo lamentarci perché i cespugli di rose hanno le spine, o gioire perché cespugli spinosi hanno le rose.
Abramo Lincoln
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i-am-almosting · 7 years
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Nessuno ha una memoria tanto buona da poter essere un perfetto bugiardo.
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padrebaldo · 3 years
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(ITA) I #FALLIMENTI PREPARANO LA TUA #STORIA 1832 - fallì come agricoltore; fallì al primo tentativo di entrare in politica; fallì nel #lavoro come #negoziante; ebbe un #esaurimento #nervoso; finalmente entrato in #politica, non riuscì ad ottenere l'incarico desiderato; 1843 - fallì quando si candidò al Congresso degli Stati Uniti; 1849 - non riuscì a farsi nominare presidente dell'Ente Agricolo degli Stati Uniti; 1854 - fallì quando si candidò al Senato degli Stati Uniti; 1856 - fallì quando volle candidarsi alla vicepresidenza degli Stati Uniti; 1858 - fallì di nuovo quando si candidò per la seconda volta al Senato; 1860 - fu eletto #presidente degli Stati Uniti d’America. IL SUO NOME ERA #ABRAMO #LINCOLN (FRA) LES #ÉCHECS PRÉPARENT TON #HISTOIRE 1832 - il a échoue en tant que fermier; il a échoué lors de sa première tentative d'entrer en #politique; il a échoué comme #commerçant; il a fait une #dépression #nerveuse; enfin entré en politique, il n'a pas pu obtenir le poste souhaité; 1843 - il échoue lorsqu'il se présente au Congrès des États-Unis; 1849 - il n'a pas été nommé président de l'Agence agricole des États-Unis; 1854 - il échoue lorsqu'il se présente au Sénat des États-Unis; 1856 - il a échoué lorsqu'il a voulu se présenter à la vice-présidence des États-Unis; 1858 - il échoue à nouveau lorsqu'il se présente pour la deuxième fois au Sénat; 1860 - il a été élu #président des États-Unis d'Amérique. SON NOM ÉTAIT : #ABRAHAM #LINCOLN https://www.instagram.com/p/CGIwVRMnr9B/?igshid=3n0o7l1s1dc2
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lunamagicablu · 2 years
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«La religione di un uomo non vale molto se non ne traggono beneficio anche il suo cane e il suo gatto»
Abramo Lincoln
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"A man's religion is not worth much unless his dog and cat also benefit from it"
Abraham Lincoln
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