Tumgik
#alta cultura
teorizandocomunica · 1 year
Text
ESTUDOS SOBRE COMUNICAÇÃO: a Escola de Frankfurt
Tumblr media
Introdução: Aqui iremos abordar uma teoria de extrema relevância na atualidade, a Indústria Cultural. Aposto que muitos de nós já consumimos produtos que nos despertaram interesse, mas que ao pesquisar sobre o original, nos deparamos com uma discrepância enorme no conteúdo. Nos perguntamos porquê a indústria do entretenimento infantiliza e planifica histórias tão belas e profundas. Bom, os pensadores da Escola de Frankfurt buscaram trazer alguma luz sobre o caso. Temas abordados: Escola de Frankfurt, Indústria Cultural, sociedade do consumo, alta cultura, midcult, cultura de massa e cultura popular.
Tumblr media
Diferentemente dos temas abordados anteriormente, a Escola de Frankfurt não é uma teoria, mas sim um conjunto de pensadores que pesquisaram sobre as dinâmicas sociais da modernidade. Seus teóricos eram muito críticos à sociedade de consumo e percebiam nos meios de comunicação de massa outro meio de fomentá-lo.
Afinal de contas, quando eles já transformaram todas as suas necessidades e desejos em objetos de consumo, o que mais resta ao capitalismo "prover" ao trabalhador? Isso mesmo, a própria cultura e o entretenimento.
A Escola de Frankfurt coloca xeque a liberdade que é pilar do Estado Liberal. Quando todas as esferas da vida estão dominadas por uma ideologia que coloca o consumo como prioridade da existência, nem mesmo salvaguardando as atividades intelectuais, como podemos nos dizer verdadeiramente livres para escolher?
Estamos fadados a consumir.
No entanto, muitos dos objetos culturais e intelectuais não foram produzidos com o objetivo de serem massivamente comercializados. É nesse momento que entra a Indústria Cultural. Essa produção é adaptada aos gostos da massa, sendo padronizados e serializados de maneira a proporcionar o máximo de lucro possível. Ou seja, perdem sua individualidade para se encaixarem num padrão estético e de conteúdo para cativar o público. Dessa maneira, perdendo a dimensão intelectual e libertadora que poderia ter.
Tumblr media
(as imagens indicam, em ordem da esquerda para a direita: tábua de argila contando a epopeia de gilgamesh, livro traduzido com a épica, livro sobre a mesma história para crianças, personagem gilgamesh da série fate/stay night) Tendo isso em vista, podemos dividir a cultura em quatro níveis:
Alta Cultura: libertadora, erudita e sofisticada;
Midcult: adaptação da Alta Cultura em algo mais acessível à população para melhor entendimento;
Cultura de Massa: é o produto da Indústria Cultural, padronizado para ser vendido como mercadoria;
Cultura Popular: a herança cultural de uma sociedade, como o folclore e a mitologia.
Tumblr media
4 notes · View notes
gregor-samsung · 1 year
Text
“ Sono favorevole alla passione calcistica come sono favorevole alle carriere, alle competizioni su motociclette sull'orlo di abissi, al paracadutismo forsennato, all'alpinismo mistico, alla traversata degli oceani su canotti di gomma, alla roulette russa e all'uso della droga. Le corse migliorano le razze, e tutti questi giochi portano fortunatamente alla morte dei migliori, consentendo all'umanità di continuare tranquillamente la sua vicenda con protagonisti normali e mediamente sviluppati. In un certo senso sarei d'accordo coi futuristi che la guerra è la sola igiene del mondo, salvo una piccola correzione: lo sarebbe se fosse consentito di farla solo ai volontari. Sfortunatamente essa coinvolge anche i renitenti e perciò è moralmente inferiore agli spettacoli sportivi. Sia chiaro che parlo di spettacoli sportivi, e non di sport. Lo sport, inteso come occasione in cui una persona, senza fini di lucro, e impegnando direttamente il proprio corpo, compie esercizi fisici in cui fa lavorare i muscoli, circolare il sangue e funzionare i polmoni a pieno regime, lo sport dicevo è una cosa bellissima, almeno quanto il sesso, la riflessione filosofica e il gioco d'azzardo con i fagioli come posta. Ma il gioco del calcio non ha nulla a che vedere con lo sport così inteso. Non per i giocatori, che sono professionisti sottoposti a tensioni non dissimili da quelle di un operaio alla catena di montaggio (tranne trascurabili differenze salariali), non per i guardanti - e cioè la maggioranza - che appunto si comportano come schiere di sessuomani che vadano regolarmente a vedere (non una volta nella vita ad Amsterdam, ma tutte le domeniche) coppie che fanno all'amore o che fan finta di farlo (o come i bambini poverissimi della mia infanzia, a cui si prometteva di portarli a vedere i ricchi che mangiano il gelato). “
---------
Brano tratto dall’articolo pubblicato su L'Espresso il 19 giugno 1978 col titolo Il Mundial e le sue pompe, raccolto in:
Umberto Eco, Sette anni di desiderio. Cronache 1977-1983, Bompiani, 1983. [Libro elettronico]
32 notes · View notes
vagarezas · 1 year
Text
Tumblr media
• Catas Altas - Minas Gerais
14 notes · View notes
Text
El histórico desfile de Dior en Bombay señala el creciente estatus de lujo de la India
El histórico desfile de Dior en Bombay señala el creciente estatus de lujo de la India. Dior presentó un desfile histórico en Bombay, el jueves 30 de marzo, un movimiento que reconoce tanto el papel de larga data de India en la fabricación de alta costura europea como el creciente poder de sus consumidores de lujo. Con el histórico monumento Gateway of India como telón de fondo, la marca…
Tumblr media
View On WordPress
4 notes · View notes
estiqatsi · 2 years
Video
3 notes · View notes
giorgiapenzo · 3 months
Text
Sabato 27 gennaio appuntamento al Multiplo Centro Cultura con "Il custode di Elias"
Se siete di Reggio Emilia e dintorni questo sabato alle ore 16.00, in occasione della Giornata della Memoria, vi aspetto al Multiplo – Centro Cultura (Cavriago – RE) per passare un pomeriggio insieme a “Il custode di Elias” (Serie Arancio, Alta Leggibilità, Il Battello a vapore) Un cane, un bambino, un’avventura, una grande amiciziaIl toccante legame tra un bambino ebreo e il suo cane nella…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
silviascorcella · 5 months
Text
I gioielli di Gianfranco Ferré in mostra: una lezione di maestria e bellezza
Tumblr media
“Nel mio processo di elaborazione creativa, anche quando è applicato all’oggetto-gioiello, si manifesta una grande passione per la ricerca. È nella mia natura partire dalla preziosità autentica, dall’appeal senza tempo insito nel riverbero dei metalli nobili, nei riflessi incantati delle pietre dure, nei bagliori magici del cristallo più puro. È una dichiarazione d’amore, fedele e mai dimenticata, per tutto ciò che è scritto nel DNA del lusso autentico.”
Tumblr media
L’ouverture di questo racconto non può che essere affidata alla voce diretta di colui che della nostra moda italiana è il simbolo sempiterno dell’intelletto sopraffino, della maestria esatta mai stanca,  della divulgazione spontanea a proposito della scienza sartoriale della bellezza, della perfezione generosa dedicata alla valorizzazione della persona qualunque, purché dotata di buon gusto: Gianfranco Ferré. 
Questo, infatti, è a suo modo il racconto di un evento che a sua volta, come fosse un sistema squisito di scatole cinesi, è un meraviglioso racconto che lo vede protagonista: la mostra “Gianfranco Ferré. Sotto un'altra luce: gioielli e ornamenti” che apre le sue porte (dal 12 ottobre 2017 al 19 febbraio 2018) all’interno del monumentale Palazzo Madama di Torino.
Il titolo della mostra è già una sorta d’indizio nascosto tra i bagliori luminosi della suggestione: è l’occasione per incontrare il grande stilista “sotto un’altra luce”, per l’appunto, ovvero lasciandosi accompagnare nell’esplorazione di quel lato più sentimentale, intriso di emozioni allacciate alle intenzioni tecniche, che legava Gianfranco Ferré alla creazione dei gioielli. 
Tumblr media
Un vero legame di vita, professionale e intensamente personale, che fu anche un primo amore, nel senso letterale della parola: dopo la Laurea in Architettura conseguita nel 1969 al Politecnico di Milano, Gianfranco Ferré ottiene, infatti, un primissimo successo come creatore di bijoux ed accessori. L’occasione in cui scoccò quella scintilla mai sopita dell’innamoramento di Ferré per il gioiello: che tra le sue mani non fu mai relegato al mero scopo di decoro, ma divenne “un mezzo per la rappresentazione di sé. Come l’abito e forse più dell’abito”.
Tumblr media
È ancora la sua voce ad indicarci la via: “... spesso il gioiello è complemento del capo e suo accessorio, qualche volta persino necessario, è un dettaglio d’effetto. In alcuni casi, invece, è proprio la materia-gioiello a inventare e costruire l’abito, diventandone sostanza e anima“.
Tumblr media
La mostra “Gianfranco Ferré. Sotto un'altra luce: gioielli e ornamenti”, dunque, mette in scena, in anteprima mondiale, 200 oggetti-gioiello che ripercorrono per intero la vicenda creativa del celebre stilista italiano: sono gli ornamenti preziosi realizzati per sfilate dal 1980 al 2007 come completamento dell’abito, diventandone talmente parte integrante da essere esposti anche insieme ad alcuni capi, la cui sostanza è composta proprio dalla materia-gioiello.
Tumblr media
Come un vero “cantastorie” attraverso la sperimentazione appassionata con la materia preziosa in dialogo sorprendente con i materiali meno nobili, e per questo apportatori di fascino, Gianfranco Ferré creava opere d’arte uniche: oggetti visionari e intriganti che meritano una messa in scena altrettanto visionaria, curata dall’architetto Franco Raggi.
Tumblr media
L’allestimento della mostra è un’opera d’equilibrismo e contrappasso estetico con la magnifica Sala del Senato di Palazzo Madama: i gioielli sono infatti esposti all’interno di sei contenitori in struttura di ferro, come narra l’architetto Raggi “come gabbie nelle quali imprigionare e difendere queste creature fragili e strane; tutta la struttura dell’allestimento è allora arrugginita, brutalmente esposta alla sua povertà materiale, non volendo competere con la grandiosità dello spazio, tenuto però in penombra, e la ricchezza degli ornamenti. Le sei grandi gabbie sono tutte appoggiate su una pedana tecnica che solleva leggermente la scena temporanea degli oggetti. Anche la pedana è arrugginita. A Gianfranco la ruggine piaceva molto. Non so perché.”
Grazie alla Fondazione Gianfranco Ferré, e Rita Airaghi che la dirige, per questo nuovo e prezioso contributo alla sua grandezza e alla nostra conoscenza! 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
0 notes
edsonjnovaes · 5 months
Text
Jaspion - Guia Visual Definitivo
C’mon, boy! Jaspion – Guia Visual Definitivo possui 176 páginas com muito conteúdo sobre um dos tokusatsus mais famosos do Brasil, o livro possui capa dura, papel encorpado e um trabalho gráfico inspirado em publicações japonesas sobre os heróis do gênero. JOÃO PAES – IGN. 30 de Outubro de 2023 O guia visual é uma parceria da Sato Company com a editora Mozu. Segundo os autores, Ricardo Cruz,…
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
fannyjemwong · 5 months
Text
¡Integración Edición 68!
¡Integración Edición 68! ¡Integración Edición 68! Compartimos el enlace a la Edición 68 de la Revista Integración. Descubre todo lo que se vivió en el Festival de la Luna y más historias de la comunidad tusan: La cocina de Sichuan de @Mister Li Dongsheng, con sabores intensos y picantes. Nilo Velarde deleita al público con su ópera “Chiang, peregrino de los sueños”. Josell Wong y…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
danino · 11 months
Text
Cómo hacer una buena gestión del capital humano
Tumblr media
Cuando uno pregunta a alguien de recursos humanos si está haciendo una buena gestión, si bien las respuestas son variadas, generalmente dicen que sí. Pero, como casi con todas las cosas, la pregunta que uno se hace siempre como consultor es ¿bueno comparado con qué?, por que la subjetividad es mucha. Y la respuesta es que no hay muchos patrones para comparar porque las realidades empresarias u organizacionales son muchas. A veces, uno hace lo mejor que puede con los recursos que tiene, y por eso suele calificarlo como bueno, porque no escatima nada de lo que puede hacer. A veces, uno se compara con lo que está haciendo un colega en una empresa parecida y por hacerlo mejor, entonces lo califica como bueno. A veces, a uno le palmea la espalda el dueño o el gerente general diciéndole que está haciendo un buen trabajo, y, por lo tanto, lo que hace es calificado como bueno (claro que con la subjetiva mirada del jefe). Lo cierto es que, si bien hay pocos patrones bien definidos, hay algunos indicadores que nos pueden dar la pauta de qué tan buena es nuestra gestión. Vamos a plantear entonces unos pocos indicadores claves, que nos dirán si vamos por el buen camino (hay muchos más indicadores para implementar, que prometo mostrarles en breve, pero estos son un buen comienzo): · Rotación de personal · Retención del talento · Ausentismo · Inventario de habilidades valorizado · Tiempo de vacantes sin cobertura … Seguir leyendo el post en https://www.roiagile.com/post/c%C3%B3mo-hacer-una-buena-gesti%C3%B3n-del-capital-humano
0 notes
annalisalanci · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Bergamo alta. Gennaio 2023
0 notes
imninahchan · 10 days
Text
𓂃 ഒ ָ࣪ ⌜ swann arlaud headcannons ⌝ ⸙. ↷
⠀⠀ ⠀⠀ ⠀⠀ ↳ sfw + nsfw.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
[✰] Paris se torna a sua segunda casa, não tem como. No começo, é um encanto pros olhos, é a cidade das luzes, do amor, mas depois você fala nossa nem é grandes coisas assim, que cheiro ruim, que pessoas chatas, e ele fica putinho que você não está mais apaixonada pelo aesthetics dele. O mais engraçado é que mesmo morando nem tão longe assim do maior ponto turístico da cidade, vocês nunca foram na torre eiffel. Dá na semana de voltar pro Brasil que resolvem visitar tudo que não visitaram, um jantarzinho superfaturado no Le Jules Verne, depois ficar apreciando a vista no deck. Ele envolve a sua cintura, deixa um beijo no seu pescoço, você vai sentir falta daqui, bijou;
[✰] Mas a verdade é que quando vocês voltam pro Brasil, é ele que se esquece que um dia foi francês. Se adapta melhor do que você esperava, estava a viagem inteira ouvindo podcast de professor de pt br enquanto você dormia, e chega falando no sotaque mais fofo trouxe ela sã e salva quando aperta a mão do seu pai. Só fale com ele em pt br daqui pra frente, já vai tirar o cpf dele e virar um mineirinho que come pão de queijo com café quente antes do sol esfriar. O francês vira a língua de comunicação secreta entre vocês, cochichando pra explicar direito as fofocas pra ele compreender e ficar chocado passado;
[✰] E por falar em francês, se você estiver trabalhando na sua fluência, no começo ele prefere que você busque um professor mesmo, ah, eu não sei ensinar, não, ele faz manha, nega. Mas depois te ajuda a fazer os exercícios, todo paciente. Coloca os óculos redondinhos e fica com uma gramática na mão te cobrando um ditado. Mas sempre foge do assunto dos textos do livro, quer aprender uma palavra feia, quer?, te ensina tudo que não se deve dizer no dia a dia pras pessoas e, claro, seu vocabulário pra sexo é o mais abundante;
[✰] Por mais que adore o Brasil e a sua língua e cultura, não abre mão de uma dirty talk em francês. Na verdade, se pega conversando em francês contigo mesmo sem perceber, embora você, por vezes, até responda em português. E é sexy, sem dúvida, como o tom de voz dele é mais rouco, sedutor, na língua materna. Você sabe que ele está dizendo a coisa mais suja do mundo, mas a entonação francesa deixa tudo como se fosse um elogio, sem falar no sorrisinho de bom moço que ele ostenta;
[✰] Grande apreciador da cultura brasileira — de tudo no Brasil, na verdade. Se te vê com síndrome de vira-lata, é o primeiro a te fazer questionar. Adora os clássicos regionalistas, de Jorge Amado, José de Alencar, Guimarães Rosa, porque o faz imergir nessa fantasia brasileira tão diferente do que ele tá acostumado; decora algumas frases de cor de Gabriela, Cravo e Canela e recita pra ti — O amor não se prova, nem se mede. É como Gabriela. Existe, isso basta. Mas também aprecia outros momentos da nossa literatura. Leitor assíduo de livros de poesia modernista☝️
[✰] Na música, vai se apaixonar na primeira nota se você colocar eu amo você do tim maia pra tocar. Quando aprende a letra, canta olhando nos seus olhos eu amo você, menina, eu amo você. Mas, no geral, não vai ter um ritmo br que ele não aprecie. É daqueles que vai dar maior palestrinha em gente chata que gosta de menosprezar a música atual pra dizer que não se faz talento como antigamente;
[✰] É um Homem que dança, mesmo que não seja o maior pé de valsa (a gnt já viu ele todo desengonçado fazendo caras e bocas no after do oscar). Jamais vai ser aquele cara chato que só fica no cantinho com um copo na mão te pedindo pra ir embora. Nas reuniões de família, se você descuidar, ele vai estar dançando forró até com as suas vizinhas viúvas;
[✰] Apesar de Homem, é péssimo para trabalhos braçais e derivados. Precisa de ajuda pra montar aquela sua cômoda que comprou pela internet? Não chama ele, mas se chamou, ele vai. Fica meia hora sentado com o manual nas mãos, ajustando os óculos no nariz e relendo em voz alta os comandos e, se bobear, vão ficar o dia inteiro assim. Mas no final dá tudo certo — mesmo que sobre um ou dois parafusos quando claramente não era pra sobrar;
[✰] Tio do zap de vez em quando. Gosta de mandar áudio dizendo que tá com saudades, falando coisas bonitinhas em francês. Você mandou uma figurinha de meme pra ele, e agora criou um monstro porque ele só sabe se comunicar com essa figurinha, mesmo que não faça sentido nenhum no contexto da conversa;
[✰] Seu parceiro de passeata política e palestras. Literalmente já tiveram um encontro depois de uma manifestação. Ele aprende umas militâncias contigo e passa a palavra pra frente, militando em cima de todo mundo. Imagina ele te fodendo enquanto você usa aquela camisa do che guevara dele MEU SONHO DE CONSUMO;
[✰] Grande apreciador se ficar em casa sem roupa. No máximo, só um calção e pantufas, e te encoraja a ficar com o mínimo também. Meu deus, que sorte a minha, murmura, todo sorridente, vendo você passar nua pela sala, feito bobo. E o melhor é que, embora com a nudez, a intimidade entre vocês é tamanha que nunca leva ao sexo. Tomam banho junto, leem livros juntos, assistem tv com a mão dele dentro da sua blusa, massageando o seu seio, e é só reconfortante. Cotidiano;
[✰] A linguagem do amor dele varia conforme o que você necessita. Se está mais manhosa, carente, ele vai ser mais do toque físico, de não querer sair de pertinho. Mas se estiver mais distante, mais na irritação do ‘não me toque’, ele vai ser mais dos atos de serviços, de querer ser prestativo, te mostrar que se importa através dos gestos, de te lembrar de não esquecer dos compromissos, de te esperar em casa com um jantarzinho pronto mesmo que tenha que penar na cozinha sozinho. Agora, as palavras de afirmação nunca deixam de estar presente. Se tem uma coisa que ele mais gosta de fazer é deixar bem claro que te ama;
[✰] A sua opinião conta muito pra ele. Costuma compartilhar os roteiros que recebe pra que você dê uma olhada também. Quando está trabalho na direção de algum projeto, te leva nas gravações pra você ver ele dirigindo. Te deixa operar a câmera e tudo. Amor, quer que eu corte o cabelo?, te pergunta antes de cogitar ir no barbeiro, é que você gosta de ter algo pra puxar quando eu tô te fodendo, né? A mesma coisa com a barba, principalmente depois que você ficou tristinha porque ele raspou o bigode de puto, perdão, mon ange, perdão, je suis désolé!
[✰] Diz que não, mas adora quando você assiste os filmes dele. Fica igual um pimentão se você elogia o talento ou a aparência. Daqueles que derrete com elogios, que esconde o rosto, ou morde o seu ombro pra você ‘parar’. Fique com ciúmes das cenas românticas dele, e ele vai nas nuvens. Em contrapartida, não sente ciúmes nenhum de ti, é confiante de um jeito que o torna cinquenta vezes mais charmoso;
[✰] Você é a rainha dele, literalmente. Ele diz isso pra quem quiser ouvir. É a sua vontade que vai prevalecer no final, por mais que discutam, ele sempre é o primeiro a abrir mão. Definitivamente, alguém que diz ‘grande amor’ e ‘alma gêmea’ pra se referir à parceira. No entanto, te dá um apelidinho em francês pra implicar quando você tá mandona ou estressadinha. Cura seu estresse com um abraço por trás, um cheiro no pescoço, a voz mansinha dizendo ah, não faz assim, meu amor...
[✰] A gente já viu o jeito orgulhoso que ele olhou pra Sandra no oscar né? Os mesmos olhinhos cheios, brilhando, acompanhados de um sorrisinho em linha, sem mostrar os dentes, toda vez que falam sobre você, ou que está te observando. Ao ponto das pessoas comentarem ele te olha com um olhar apaixonado. E fica vermelho, é timidozinho quando está na frente dos outros, fica bobo quando se trata de você;
[✰] E esse tratamento rainha é usado na cama também, claro. Ele é do tipo que ‘adora’, no sentido de cultuar mesmo. Você é a maior referência feminina na vida dele agora, o seu corpo é um altar, é sagrado, ele é um mero vassalo. Não se cansa de dizer o quanto é perfeita aos olhos dele, até nas coisas em que você tem insegurança. Sabe de cada pintinha que você tem na pele, cada marquinha. Você senta no colo dele depois de um dia cheio, e ele tira os seus brincos, os seus sapatos, te pergunta como foi o dia. Se quiser, vai massagear seus pés enquanto beija a pele, sorrindo ainda;
[✰] Uma energia de subzinho que meu deus... É um grande preguiçoso, na verdade. Gosta de deixar as rédeas na sua mão, que você esteja por cima, que você diga o que quer e dite o ritmo, porém, porque gosta de agradar, pode brincar direitinho com as suas fantasias, realizando cada uma. Ama quando você pega no cabelo dele, quando senta na cara dele. O maior amante de oral do mundo, realmente ficaria horas com a boca entre as suas pernas, até a mandíbula ficar dormente;
[✰] E não é que seja, de fato, total submisso, é que acha graça no jeito que você quer mandar nele e depois fica toda bobinha. Então, vai continuar aceitando de submeter pra te assistir assim o máximo que puder. É alguém que demonstra dominância como se não fosse nada, dando um tapinha tão levinho na sua bochecha, na bunda, só pra implicar, chamando de putinha, petit salope, enquanto sorri, feito não tivesse feito nada. Que te puxa pra um beijo com a mão no seu pescoço ou na sua mandíbula, mesmo que pra um selinho cotidiano;
[✰] Nem liga tanto assim pra penetração, vocês costumam transar mais em outras alternativas. Às vezes, é mais gostoso pra ele ficar numa sessão de beijinhos molhadinhos e um masturbando o outro. Já manchou a cueca todinha se esfregando no meio das suas pernas, como se estivesse estocando; e o abdômen cheio de porra depois de te ter deslizando a buceta por cima do pau dele, duro, estirado na virilha;
[✰] Mamífero. Mamador de peitos. Petista, ama peitos. Te faz gozar só de chupar e massagear seus seios;
[✰] Um grande experimentalista — possivelmente o maior ‘fetiche’ dele. Lê ou ouve sobre algo diferente pra fazer entre quatro paredes e te pergunta na hora se quer tentar também. Já disse, topa qualquer coisa que você quiser na cama. É melhor fazer e se arrepender do que passar vontade, é o lema dele. O tipo de homem que fala que sexo é arte, e eu não preciso dizer mais nada, né???
[✰] Vou jogar aqui hein: cuckold;
[✰] Comemorar o aniversário de relacionamento no Crazy Horse em Paris, ou num show de Magic Mike. Você que manda🙌
[✰] Sexo. Literatura. Amor. Cinema. É isso. É só isso que ele precisa;
[✰] Não é grande fã de breeding, mas gosta de fazer uma bagunça com a porra, com saliva também. Pai de casal; primeiro um menino, depois uma menina. E o maior pai babão de menina;
[✰] Músicas da Bey pra ouvir e pensar nele — ROCKET, SUPERPOWER, CUFF IT, YES, THE CLOSER I GET TO YOU, EGO, II HANDS II HEAVEN.
⠀⠀
Bônus de momentos aleatórios com ele ↷
um cigarrinho de lei depois do sexo | já viram ele estressadinho e gritando em Perdrix? Eu não conseguiria levar ele a sério todo bravinho quando ele fala em minúsculo e faz biquinho francês | é o pai que incentiva os filhos a fazer abaixo-assinado pra resolver os problemas na escola | ficar deitadinho com a cabeça na sua coxa pra receber carinho até os cabelos grisalhos ficarem uma bagunça;
ver filme francês antigo | beber vinho dividindo a mesma taça, comer espaguete e dividir o mesmo prato, você sentadinha no colo dele | fica putinho contigo, mas só corre as mãos nos cabelos e diz tá bom, meu amor, tá bom. Literalmente o Agostinho Carrara no você é muito difícil, Maria Isabel. Eu te amo do tamanho da dificuldade que você é.
126 notes · View notes
angelap3 · 25 days
Text
Tumblr media
......STUPENDA 🤗...
Attraverso il buchino del muro il topolino guardava il contadino e la moglie che stavano aprendo un pacchetto. "Che cibo ci sarà?" - si chiedeva il topolino che rimase sconvolto nel vedere che era una trappola per topi.
Il topolino fece il giro della fattoria avvisando tutti: - "C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
Il pollo alzò la testa e disse: "Signor Topo, capisco che è una cosa grave per te, ma non mi riguarda. Non mi preoccupa affatto." Il topolino andò dal maiale dicendogli, "C'è la trappola per topi in casa! C'è la trappola per topi in casa!
" Il maiale con empatia disse: -"mi dispiace molto, Signor Topo, ma non c'è nulla che io possa fare, eccetto pregare. Ti assicuro che sarai fra le mie preghiere." Il topolino allora andò dalla mucca: -"C'è una trappola per topi in casa! C'è una trappola per topi in casa!"
La mucca disse, "Ohh.. Sig. Topo, mi dispiace per te ma a me non disturba." Quindi, il topolino tornò in casa, con la testa bassa, molto scoraggiato, per affrontare da solo la fatidica trappola.
Durante la notte sentirono uno strano rumore che echeggiò per la casa, come quello di una trappola che afferra la sua preda. La moglie del contadino si alzò subito per vedere cosa avrebbe trovato nella trappola.
Nel buio, non vide che era un serpente velenoso con la coda bloccata nella trappola. Il serpente morsicò la moglie del contadino che dovette portarla d'urgenza all'ospedale, con la febbre alta.
Come molti sanno, nella cultura contadina, la febbre si cura con una zuppa di pollo fresco, quindi il contadino con il suo coltellone uscì nel pollaio per rifornirsi con l'ingrediente principale della zuppa.
La malattia della moglie però non passava e così tanti amici vennero a trovarla per starle vicino.
La casa era piena e per nutrire tutti, il contadino dovette macellare il maiale. Ben presto la moglie morì e tanta gente venne al suo funerale tanto che il contadino dovette macellare la mucca per offrire il pranzo a tutti. Il topolino dal buchino del muro guardò il tutto con grande tristezza.
La prossima volta che sentite che qualcuno sta affrontando un qualche problema e pensate che non vi riguardi, ricordate che quando uno di noi viene colpito, siamo tutti a rischio.
Siamo tutti coinvolti in questo viaggio chiamato vita.
Prendersi cura gli uni degli altri è un modo per incoraggiarci e sostenerci a vicenda.
"Quando senti suonare la campana
non chiederti per chi suona.
Essa suona anche per te".
.......
(Ernest Hemingway)
foto del web
62 notes · View notes
abr · 3 months
Text
Mercoledì scorso, durante la sessione del World economic forum a Davos, il discorso del Presidente argentino Javier Milei ha fatto scoppiare una bomba a livello mondiale al punto di essere commentato in mezzo mondo e tradotto da molte testate giornalistiche. E così quello che molti media avevano dipinto alla stregua di un matto (soprattutto nella nostra cara Italia) improvvisamente si è trasformato in una via di mezzo tra un nuovo Churchill e Adenauer (...).
L’exploit del discorso di Davos: (é stato) osannato da tanti presenti che si sono complimentati con lui (...). Ma che cos’ha colpito così tanto la gente e soprattutto fatto arrabbiare in maniera clamorosa i grandi capi del Wef?
Semplice: per la prima volta un Presidente di una nazione si è rivolto al mondo intero (...) senza mezzi termini o frasi diplomatiche (...). In pratica Milei ha scoperto quell’acqua calda che molti continuano a negare, esaltando il modello capitalista come l’unico in grado nel corso del tempo, di cambiare radicalmente la condizione umana dando un benessere e un progresso nella società stessa davvero unico (...).
La parte che ha fatto più arrabbiare i leader del Wef ed entusiasmato molti è stata quando Milei ha detto (...): “Ora, per capire cosa siamo qui a difendere (...) è il rispetto illimitato del progetto di vita degli altri, basato sul principio di non aggressione, sulla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà degli individui, le cui istituzioni fondamentali sono la proprietà privata, i mercati liberi dall’intervento statale, la libera concorrenza, la divisione del lavoro e la cooperazione sociale. Dove si può avere successo solo servendo il prossimo con beni di migliore qualità a un prezzo migliore”.
E più avanti ha sostenuto che “i socialisti, visti gli innegabili progressi del mondo libero, i socialisti sono stati costretti a cambiare la loro agenda. Si sono lasciati alle spalle la lotta di classe (...) per rimpiazzarla con altri presunti conflitti sociali che sono ugualmente dannosi … come quello dell’uomo contro la natura.
Sostengono che gli esseri umani nuocciono al pianeta che deve essere protetto a tutti i costi, addirittura sostenendo un meccanismo di controllo della popolazione o la tragedia dell’aborto. Purtroppo queste idee dannose hanno permeato fortemente la nostra società (...). Hanno raggiunto questo risultato grazie all’appropriazione dei media, della cultura, delle università e anche delle organizzazioni internazionali (come il Wef, ndr). (...).
Fortunatamente siamo sempre più numerosi a osare alzare la voce perché vediamo che, se non combattiamo queste idee a testa alta, l’unico destino possibile è che avremo sempre più Stato, più regolamentazione, più socialismo, più povertà, meno libertà e, di conseguenza, un tenore di vita peggiore”.
(...) Purtroppo l’attuale Ue, già immersa nelle sue scandalose regole ambientali che decimeranno la classe media nel giro di pochi anni, attraverso un falso progressismo Radical-Chic Ztl sta portando avanti molte delle cose criticate dal Presidente argentino. (...)
Au point, grade Milei, il resto solo chiacchiere, distintivi, appeasement o nostagie canaglia, via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-le-bordate-di-milei-a-davos-e-alle-linee-guida-dellue/2650140/
63 notes · View notes
little-big-fan · 5 months
Text
Imagine com Taehyung (BTS)
Tumblr media
Romancing
n/a: Esse imagine ficou simplesmente GIGANTE. Espero muito que gostem, eu adorei escrevê-lo. Mais uma vez, peço desculpas caso algum elemento da cultura coreana esteja errada, não sou especialista <;3
Contagem de palavras: 3,697 + fake chat
— Como foi a viagem? — Tae perguntou deixando largando as duas xícaras de chá na pequena mesa de centro da sala.
— Foi ótimo. — Sorri. — Quer ver as fotos?
— Claro.
Tirei o celular do bolso traseiro da calça, entrando na galeria para mostrar algumas das centenas de fotos que havia tirado na estadia em minha terra natal. Taehyung arrastou o corpo pelo sofá, se aproximando para conseguir enxergar a pequena tela. Passei pelas fotos das paisagens, das selfies na praia, até chegar na festa de despedida que a família havia feito um dia antes da minha volta para a Coreia. 
— Quem é esse? — Perguntou rápido depois de ver a imagem por um milésimo de segundo.
— Ah… Esse é meu primo, Paulo. Fomos criados quase como irmãos. — Sorri. Na foto, brincando com o fato de ser muito mais alto que eu, Paulo apoiava o braço sobre a minha cabeça enquanto eu fazia uma careta.
— Vocês são muito próximos? — Me olhou de lado.
— Muito. — Passei o dedo para o lado, mostrando outra foto com o meu primo, onde agora ele me carregava em suas costas. O moreno estalou a língua dentro da boca e se afastou, encarando a televisão desligada á nossa frente. — Ei, você não precisa sentir ciúmes. — Me aproximei, voltando a sentir o calor que seu corpo emanava. — Paulo é como um irmão, mas o meu melhor amigo é você. — Sorri. 
— Sei. — Virou o rosto, tentando esconder o sorriso que se formava ali.
— Já que está bravo… não vai querer o presente que eu trouxe. — Suspirei, fazendo o meu melhor para fingir desapontamento. Virando o rosto rápido, ele arregalou os olhos puxadinhos.
— É óbvio que eu quero! — Disse me fazendo rir. 
— Espera aqui. — Declarei.
Levantei do sofá e fui até o pequeno Hall onde havia deixado a minha mala. Retirei a caixinha embalada com cuidado e voltei. Tae sorriu e agradeceu antes mesmo de abrir o presente, mas soltou uma risada alta ao ver o conteúdo.
— Assim você me faz parecer um bêbado. — Declarou ao encarar o “kit caipirinha”.
— E você não é? — Provoquei, recebendo um peteleco leve na testa como resposta. 
— Eu gostei muito, obrigado.
— Ah, tem mais uma coisa. — Lembrei. — No fundo da caixa. — Tae retirou a garrafa de cachaça artesanal e o copo da caixa, encontrando no fundo o chaveirinho de plástico com uma foto nossa estampada. — Fui eu quem colocou a foto, então não tem perigo de vazar. 
— Acho que essa foi a minha parte preferida do presente. — Disse segurando o objeto pequeno entre os dedos, deixando um sorrisinho bobo estampar seus lábios.
— Fico feliz que tenha gostado.
— Eu senti a sua falta. — Me olhou. Ignorei o pulo que meu coração deu dentro do peito, reação que ultimamente vinha acontecendo sempre que ele estava por perto.
— Nós nos falamos todos os dias. — Falei envergonhada.
— Não é a mesma coisa. — Deu de ombros. Colocando a caixa ao seu lado no sofá, ele se aproximou um pouquinho mais, afastando com a ponta dos dedos gelados uma mecha de cabelo que caiu sobre o meu rosto. — Pelo facetime não posso ver você direito, nem sentir suas bochechas quentinhas ou o cheiro do seu cabelo. — Sua voz naturalmente grossa ficava mais baixa a cada palavra, ficando quase mascarada pelas batidas do meu coração idiota. — Não sentiu nem um pouquinho a minha falta?
— Eu… — Me perdi nas palavras. A proximidade de seu rosto do meu, seu polegar fazendo carinho na minha bochecha, as pintinhas fofas espalhadas pelo seu rosto bem desenhado. Era tudo demais.
— Você? — Esboçou um sorrisinho e ergueu as sobrancelhas, como se soubesse o efeito que tinha sobre mim.
— Claro que senti a sua falta. — Tae abriu um sorriso sincero, e passou a ponta da língua pelo lábio inferior, chamando a minha atenção para aquela parte.
Engoli a saliva que se acumulou em minha boca, sentindo um calafrio percorrer minha espinha. Apertei os lábios, tentando dissipar um pouco do nervosismo. Parecia que o espaço entre nós era cada vez mais mínimo, já podia sentir sua respiração bater contra o meu rosto quando o toque do seu celular fez com que toda a atmosfera acabasse em apenas um segundo.
Afastei meu corpo para a ponta do sofá enquanto ele se desculpava e saía da sala para atender. 
Esfreguei as mãos pelo rosto, respirando fundo e torcendo que não estivesse tão perceptível o quão nervosa estava. 
— Desculpa, era do estúdio… — Ele disse voltando.
— Tudo bem. — Forcei o sorriso. — Está ficando tarde, então acho melhor eu ir. — Falei levantando.
— Não quer ficar? 
— Não! — Falei alto demais. — Eu ainda preciso colocar as coisas de volta no lugar e…
— Quer que eu te leve então? 
— Não precisa. — Neguei com a cabeça. — Boa noite. 
Me sentindo uma idiota, me joguei na cama assim que entrei no meu quarto. Afundei o rosto no travesseiro, xingando a mim mesma baixinho. Precisava superar a queda que há algum tempo havia desenvolvido pelo meu melhor amigo. Sabia muito bem que Tae não me olhava com outros olhos, e que, desde o ensino médio, eu ocupava apenas o posto de melhor amiga. 
Não sei exatamente quando tudo isso começou. Quando meu coração passou a bater mais forte por ele, quando os meus pensamentos passaram a ser preenchidos por imagens suas. Talvez fosse o fato de que mesmo sendo mundialmente famoso ele nunca mudara a sua essência. Ou por sempre me dar atenção, mesmo estando mais do que ocupado. 
Tae foi a primeira pessoa com quem fiz amizade ao chegar na coreia, anos atrás quando meu pai foi transferido por conta do trabalho. Mesmo com a barreira de idioma, ele se esforçou, me ajudou em cada um dos pequenos passos que precisei dar e se tornou essencial.
Depois de mais uma vez chegar a conclusão de que não conseguiria superá-lo, decidi me contentar com a premissa de poder passar a vida ao seu lado como amiga. Como sempre fui. Torceria e vibraria em cada uma das suas conquistas, seria seu apoio em momentos difíceis e estaria lá para observar de fora a sua felicidade um dia.
— Quer beber hoje? — Ele perguntou assim que atendi a ligação. Abri meus olhos com dificuldade, olhando as horas.
— São oito da manhã! — Falei desacreditada. 
— A noite. — Respondeu como se fosse óbvio. 
— Onde? 
— Sua casa? 
— Pode ser. — Resmunguei, esticando meu corpo preguiçoso sobre a cama. 
— Até mais tarde então. — Disse feliz antes de desligar. 
Não consegui voltar a dormir, ansiando pelo momento em que a campainha ia tocar e ele chegaria. Preparei algumas coisas para comermos e coloquei uma música ambiente baixinho. Esse era um programa frequente entre nós, já que sair em público podia ser arriscado. Seus fãs já me conheciam (até mesmo me dando o apelido de “chaveiro”) por estar sempre presente. Mas Tae se incomodava com a exposição extrema, qualquer mínimo movimento que ele fizesse virava notícia, por isso ficamos muito mais em casa do que em outros lugares.
A campainha finalmente tocou, mas antes que eu pudesse chegar até lá, a senha da fechadura digital foi colocada e ele entrou. — Espero que me ensine a usar isso. — Cantarolou me mostrando que havia trago seu presente. 
Já imaginando que ele faria isso, pedi que me acompanhasse até a cozinha. Lavei os utensílios do kit para começar o meu tutorial. 
— Existem várias receitas de caipirinha. — Falei lavando os limões. — Vou ensinar do jeito que meu pai me ensinou. 
— Uhhh, receita de família? — Falou baixinho, como se guardasse um segredo de estado. 
— Pode se dizer que sim. — Sorri. — Okay, vamos lá. Como esse copo é bem grande, vamos precisar de dois limões. — Falei pegando um e lhe estendendo o outro. — Precisamos tirar toda a casa, inclusive a parte branca, senão vai ficar amarga rápido. — Tae me ouvia com atenção. Mostrei a ele a forma mais fácil de tirar a casca, e depois cortei os dois limões em pedaços pequenos, colocando na coqueteleira do kit. — Agora, amassamos com isso. — Ergui o socador.
— Deixa que eu faço. — Disse pegando os objetos da minha mão e começando a amassar as frutas lentamente.
— Sabe, o limão não vai reclamar se fizer um pouco mais rápido. — Alfinetei. — Agora, três colheres de açúcar. — Falei quando vi que já tinha bastante suco. 
— Junto com o limão? 
— Isso, você amassa mais um pouco, assim não fica granulado na caipirinha. — Tae abriu a boca, como se eu tivesse acabado de revelar algo bombástico. Não consegui evitar achar fofo como ele se animava com cada mínima coisinha.  — Agora, coamos isso e colocamos no copo. — Coloquei a peneira pequenininha do kit, que cabia perfeitamente no copo. Com cuidado ele derramou o líquido ali, usando uma colher para mexer na polpa que se acumulou. — Quer forte? 
— Claro. — Revirou os olhos de forma teatral. 
Abri a garrafa e cachaça, colocando a olho nu uma quantidade que parecia suficiente.
— Quanto precisa colocar?
— O quanto seu coração mandar. — Meu comentário fez com que ele desse uma risada alta, o que fez meu coração aquecer. — Agora, o grande segredo da minha família. — Fiz suspense. — A maioria das pessoas coloca água, mas nós vamos colocar… — Abri a geladeira, pegando uma forma de gelo e a garrafa que já estava esperando por esse momento.
— Refrigerante de limão? — Perguntou desconfiado. Assenti com a cabeça, colocando o gelo e então completando o copo com a bebida gaseificada. Peguei um par de canudos de metal na gaveta de talheres, usando um deles para misturar e então fiz um sinal para que ele provasse. Com os olhos castanhos grudados em mim, ele ergueu o copo e prendeu a ponta do canudo entre os lábios, dando um gole longe e soltando um som de satisfação. 
— Ficou bom? 
— Prova. — Colocou o copo na minha frente. Peguei o outro canudo na mesa, mas antes que pudesse colocá-lo no copo, sua mão segurou meu pulso. — Tem nojo da minha boca? — Enrugou as sobrancelhas, estranhando minha atitude.
— Não, claro que não. — Larguei o canudo. — É que eu não bebia no mesmo canudo dos outros no Brasil. — Expliquei.
— Não é um costume comum lá?
— É, mas eu não sei onde a boca dos meus primos passa. — Fiz uma careta.
— E por acaso sabe onde a minha passa? — Ergueu uma sobrancelha, me pegando desprevenida. Gaguejei algumas palavras desconexas, o que o fez sorrir. — Estou provocando você, sua boba. Bebe logo. — Coloquei a língua para ele antes de tomar um gole. Realmente havia ficado gostoso. 
Perdi a conta de quantas caipirinhas fizemos, mas já sentia minhas bochechas quentes e não conseguia segurar minha risada cada vez que ele fazia uma piada duvidosa. 
— Você foi em alguma festa no Brasil? — Ele perguntou com a voz arrastada, tão bêbado quanto eu.
— Tipo balada? — Perguntei encostando a cabeça na almofada do sofá, ele apenas assentiu, dando mais um gole na bebida. — Não, lá é diferente. 
— Como assim? — Me estendeu o copo.
— Ah, as pessoas não vão tão arrumadas, faz calor demais… — Dei um gole longo, acabando com o líquido do copo.
— Então ficou dois meses no Brasil e não deu nenhum beijinho? 
— Eu não disse isso. — O olhei de lado.
— Beijou alguém? — Falou surpreso.
— Um carinha, mas não foi bom. — Suspirei. Tae coçou o queixo, encarando o teto.
— Por que? 
— Ah, ele não tinha pegada. — Franzi o nariz, lembrando vagamente da péssima experiência. A verdade era que o beijo não foi bom pelo simples fato de eu estar fazendo aquilo para tentar esquecê-lo. 
Fechei os olhos tentando controlar a leve tontura que a bebida proporcionava. Depois de alguns minutos onde apenas a música ambiente soava, imagine que ele havia dormido, mas fui surpreendida ao abrir os olhos e ver seu rosto perto demais. Abrindo um sorrisinho de lado, Tae segurou meu rosto com uma das mãos e passou o polegar pelos meus lábios, me arrancando um suspiro involuntário. Tentei dizer alguma coisa, mas minha mente parecia ter esquecido como pronunciar qualquer palavra. 
— Queria poder fazer vocês esquecer cada cara que já te beijou. — Sussurrou, cada vez mais perto.
A terra colidiu com a lua no segundo em que sua boca tocou a minha, estilhaçando meu próprio mundo em um milhão de pedacinhos. Fechei meus olhos, sentindo sua língua quente acariciar meus lábios. Entreabri a boca, deixando que o autocontrole e a sanidade me deixassem aos poucos. Empurrando a língua contra a minha de forma lenta, ele parecia monopolizar meu corpo inteiro, juntamente da minha alma. O gosto do limão se misturava ao seu, me embebedando ainda mais e ao mesmo tempo, me trazendo para a sobriedade. 
Infiltrei meus dedos entre os fios do seu cabelo, me certificando que não era apenas mais um dos meus sonhos. Sorrindo entre os beijos, ele deixava pequenas mordidas nos meus lábios, me fazendo suspirar contra sua boca. 
Quebrando o beijo por falta de oxigênio, Taehyung encostou a testa contra a minha. Não consegui encontrar coragem para abrir os olhos, ainda com medo de ser mais uma ilusão. 
— Posso ser sincero por um momento? — Murmurou com a voz muito rouca. 
— Pode. — Sussurrei de volta.
— Não sei quanto tempo esperei por esse beijo. — Sua boca roçava contra a minha, me obrigando a suspirar mais uma vez. — Imaginei tantas vezes o gosto da sua boca. — Sussurrou, selando meus lábios de forma longa. — Isso pode realmente ser viciante… 
Sem conseguir segurar os impulsos que o meu coração implorava, ergui meu queixo, beijando seus lábios mais uma vez. Sorrindo contra mim, ele segurou meu rosto com ambas as mãos, me guiando ao seu bel prazer. 
Horas se passaram na fração de um segundo. Perdidos em um mundo que criamos só para nós dois.
Talvez pela mistura do efeito da bebida e dos beijos do meu melhor amigo, acabei pegando no sono depois de algum tempo.
Acordei na minha cama, ainda com a mesma roupa da noite passada. Na mesinha de cabeceira, havia uma garrafinha térmica com água morna e uma aspirina. Coloquei os dedos sobre a boca, ainda sentindo resquícios da noite passada. Sem conseguir conter meu sorriso e os pulos animados que meu coração dava, levantei ignorando a ressaca, feliz demais para que isso me abalasse. Tomei um banho longo e fui comer alguma coisa. 
Peguei meu celular, esquecido na sala desde a noite passada. Abri o aplicativo de mensagens enquanto o micro-ondas aquecia uma xícara de café forte. O chão sumiu dos meus pés no momento em que abri a conversa com Tae.
Tumblr media
Rejeitei as três primeiras ligações após a minha resposta. Decidi desligar o celular quando o celular começou a tocar pela quarta vez. O micro-ondas apitou mais uma vez, avisando que meu café estava quente, mas apenas ignorei, caminhando em silêncio de volta para a cama, desejando não ter saído dela. 
Enfiei a cabeça no travesseiro, sentindo a vergonha me atingir quando o tecido umedeceu com as minhas lágrimas. Solucei alto, esperando que o aperto em meu peito aliviasse em algum momento, mas isso parecia não acontecer nunca.
A luz do dia que entrava pela janela se dissipou, me deixando no escuro mais uma vez. Quando finalmente achava que não haviam mais lágrimas para derramar, meu próprio corpo me provava que o estoque era grande. Sentia meus olhos arderem e a garganta seca, mas não ânimo nem vontade de me levantar.
O silêncio ensurdecedor foi quebrado pelo barulho da fechadura eletrônica e o som da porta da frente sendo aberta. Me virei na cama, cobrindo a cabeça com o cobertor e fingindo estar dormindo. Fechei os olhos com força quando ouvi o som da maçaneta do quarto ser girada, torcendo baixinho para que não fosse quem eu sabia que era.  
Senti o colchão afundar quando a pessoa sentou ao meu lado, e me encolhi quando a coberta foi afastada do meu rosto. Ainda com os olhos fechados, tentei fingir a respiração pesada característica de quem dorme, mas meu corpo me traiu, soltando um soluço. 
— Eu sei que você não está dormindo. — Deixou um carinho pelo meu cabelo bagunçado. — Fala comigo. — Pediu. 
— Não dá. — Sussurrei. — Ainda não. 
— Você comeu? 
— Tae, vai embora. 
— S/A…
— Por favor. — Murmurei, sendo interrompida pelo meu próprio choro. — Só sai daqui. 
Taehyung soltou um suspiro longo, e indo contra o que eu implorava, afastou a coberta, deitando o próprio corpo atrás do meu. Tentei me afastar, mas seu braço fez a volta na minha cintura, me puxando de volta e nos encaixando em uma conchinha. Apertei o travesseiro contra o rosto, me sentindo ainda mais humilhada por saber que ele via o meu choro. 
— Me perdoa. — Murmurou. — Me perdoa, S/A. — Sua voz embargou.
— Tae. — Respirei fundo. — Eu prometo que vamos voltar ao que éramos. Mas agora… eu realmente preciso ficar sozinha. 
— Não vou deixar você assim. 
— Por favor. — Implorei. 
— Não. — Me apertou ainda mais contra o seu corpo. Sua intenção era me confortar, mas aquilo só machucava mais meu coração frágil. 
— Você não entende. — Sussurrei. — Só está piorando tudo.
— Estraguei tudo, não foi? — Fungou. — Acabei com a nossa amizade.
— Não. — Passei uma das mangas pelo rosto, secando as lágrimas por ali. Com a outra mão, deixei um carinho em suas mãos que estavam cruzadas sobre a minha barriga. — Vai ficar tudo bem, só preciso de um tempo.
— Tempo pra quê?
— Pra me recuperar. — Suspirei. — Posso ser sincera por um momento? — Ouvi quando ele soltou o ar pelo nariz, balançando meu cabelo.
— Pode.
— Eu preferia que a noite passada nunca tivesse acontecido. — Pisquei várias vezes, evitando que as lágrimas voltassem a escorrer.
— Eu sei. 
— Esperei tanto por ela, mas agora queria que nunca tivesse acontecido. — Sorri com a ironia da minha fala.
— O quê? 
— Promete esquecer o que vou falar agora?
— Não sei. — Disse com sinceridade. — Mas vou tentar.
— Eu gosto de você.
— Eu também gosto de você. — Encaixou o rosto na minha nuca.
— Você não entendeu. — Murmurei. — Gosto mesmo de você. Não só como amigo. — Senti seu corpo tencionar atrás do meu. — Por isso eu queria esquecer da noite passada. — Pigarreei, afastando a voz de choro. — Eu não disse nada antes porque não queria estragar a nossa amizade e porque sei que você não sente o mesmo…
— Olha pra mim. — Me interrompeu. 
— Desculpa, não dá ainda. 
— S/N, olha pra mim. — Neguei com a cabeça. 
Dando seu jeito de fazer o que queria, Tae passou o corpo por cima do meu, ficando agora entre mim e a parede. Tentei virar, mas ele passou o braço na minha cintura, me segurando no lugar. A única luz no quarto vinha pela porta aberta, mas eu sabia que ele podia ver o estado do meu rosto, que devia estar deplorável. 
Meu coração apertou ao ver a expressão triste e as olheiras fundas estampadas em seu rosto. 
— Repete o que você disse. — Neguei, fazendo-o bufar. — Por favor. 
— Por quê? Não vale a pena.
— Você não vai saber até dizer. 
— Eu gosto de você. — Fechei os olhos, não querendo ver seu rosto quando fosse rejeitar meus sentimentos. Mas então, fui surpreendida pelo toque leve dos seus lábios nos meus. Arregalei os olhos e me afastei por instinto. Tae abriu um sorriso, curvando o pescoço para deixar mais um selinho nos meus lábios. — O que está fazendo? — Sussurrei aturdida.
— O que parece que eu tô fazendo? 
— Mas você disse…
— Isso foi antes. — Segurei em seus ombros, segurando-o onde eu pudesse enxergar seu rosto. 
— Antes do quê?
— Antes de saber que você também está apaixonada por mim. — Meu coração foi parar na garganta, e tenho certeza de que minha expressão demonstrava a minha surpresa, pois ele soltou uma risadinha pelo nariz. — Posso te beijar agora? — Ergueu as sobrancelhas e projetou os lábios para o lado, como se fizesse essa pergunta todos os dias. 
Ainda sem saber bem se estava alucinando ou não, assenti. Taehyung ergueu uma das mãos até a minha nuca, puxando meu rosto contra o seu. Revirei os olhos por baixo das pálpebras, suspirando quando ele aprofundou o beijo. Segurei seu rosto entre as minhas mãos, tentando senti-lo um pouco mais. 
— Você não vai se arrepender disso, vai? — Sussurrei contra a sua boca. O garoto riu baixinho, deixando mais alguns beijinhos pela minha boca, queixo e bochechas.
— Não vou. — Fez um carinho no meu nariz com o seu. — Na verdade, eu fiquei desesperado e falei aquilo porque achei que você me odiaria por te beijar. 
— Achou mesmo?  
— Uhum. 
— Eu não odiaria você. — Enlacei os braços em seu pescoço. 
— Agora eu sei. — Sorriu. — Mas eu acordei com ressaca e pensando que tinha feito uma besteira me deixando levar pelos meu sentimentos sem pensar nos seus. Nunca imaginei que você sentia o mesmo. — Deu de ombros. — Porque nunca disse? 
— Eu fiquei com medo. — Suspirei. — A nossa amizade sempre foi muito importante, fiquei com medo de estragar se você soubesse. — Tae abriu um sorrisinho, dando mais um selinho nos meus lábios. 
— Linda. 
— Eu devo estar horrível. — Lembrei de repente, tentando me afastar, mas ele não deixou. 
— Está linda. — Ralhou. — Você não respondeu a minha pergunta. 
— Qual? — Perguntei confusa.
— Você comeu? — Neguei com a cabeça, recebendo uma carranca.
— Então, você acordou com ressaca e não comeu nada? — Confirmei. — O que eu faço com você? — Estalou a língua dentro da boca.
— Me alimenta? — Brinquei. Tae apertou os olhos e mordeu minha bochecha. 
— Eu mimei você demais. — Suspirou de forma teatral. — Ai ai… vou precisar trabalhar muito para alimentar minha namorada com comida deliciosa. 
— Namorada? — Sussurrei. 
— Está fugindo da responsabilidade? — Beliscou minha bochecha. 
— Não. — Neguei com a cabeça. — É que no Brasil, você tem que pedir a garota em namoro. — Ele me apertou em seus braços, enterrando o rosto entre meu queixo e meu pescoço, deixando um beijinho por ali. 
— Namora comigo. — Não consegui conter o sorriso enorme.
— Vou pensar. 
— Ah é? — Ergueu o pescoço, chocando seus lábios contra os meus em mais um beijo de tirar o fôlego. 
— Eu me rendo. — Suspirei. — Vou namorar você.
— Eu sabia. — Sorriu. — Agora vem. — Ajoelhou na cama. 
— Pra onde? 
— Vou fazer algo para você comer. — Estendeu as mãos para me ajudar a levantar. 
Meu corpo reclamou de levantar depois de tanto tempo deitada. Abraçando o meu corpo por trás, sem se importar com a dificuldade que teríamos de caminhar, ele me arrastou até a cozinha. Sentei em uma cadeira, observando como ele se movia pelo lugar com naturalidade, sabendo onde pegar tudo, sorrindo para mim enquanto cozinhava. 
Ainda não conseguia acreditar que realmente estava vivendo o que há meses vinha sonhando. 
Apoiei o rosto entre as mãos para olhá-lo melhor. Tae colocou água na mesma panela em que havia colocado legumes cortados e então soltou suspiro alto, atravessando a cozinha em passos largos.
— O que foi? — Perguntei quando ele se aproximou. Curvando o corpo e segurando meu rosto entre as mãos grandes, ele abriu mais um sorriso.
— Eu disse ontem, beijar você é realmente viciante.
45 notes · View notes
raffaeleitlodeo · 4 months
Text
Visto che molti giornali stanno riprendendo la campagna contro l'istruzione pubblica e per una scuola "meritocratica", bombardandoci quotidianamente con improbabili storie di fantomatici geni laureatisi a 15 anni solo grazie alla forza di volontà, vorrei riportare un breve aneddoto personale. Alcuni mesi fa sono stato accettato per un dottorato (PhD) in Relazioni Internazionali dall'Università di Cambridge. Il processo di selezione, più che meritocratico, mostra come le università più conosciute ("d'eccellenza", direbbero quei giornali) siano sempre più luoghi inaccessibili per chi non ha un privilegio di classe. Per potersi candidare sono necessari una serie di pre-requisiti ufficiali, come le certificazione linguistiche, e ufficiosi, (per esempio, è quasi impossibile essere presi senza aver fatto esperienze di studio all'estero). Tutte cose estremamente dispendiose a cui solo una minoranza può avere accesso. Uno studente che va in Erasmus, per esempio, riceve circa 300€ mensili come borsa di studio, una cifra con la quale in una grande città europea si può a malapena coprire il vitto. Tutto il resto è a spese proprie. Per non parlare di esperienze lavorative utili al curriculum ma sottopagate o non pagate affatto (l'ONU, per nominarne uno, offre tirocinii di 6 mesi a New York senza prevedere alcuna remunerazione). Chi viene da una condizione abbastanza agiata e si può permettere alcune di queste cose, con un po' di fortuna e un po' di bravura, può riuscire a venire accettato in un'università conosciuta e rinomata. Le disuguaglianze più rilevanti e i maggiori privilegi, però, non si mostrano durante il processo di selezione dei candidati, ma dentro l'università stessa. Molte delle "università d'eccellenza", infatti, non forniscono stipendio ai loro dottorandi/ricercatori e anzi chiedono loro un'ingentissima retta. Di fatto, i dottorandi (che nella pratica sono lavoratori dell'università) devono pagare per poter lavorare gratis in cambio della nomea dell'università. È vero che esistono alcune borse di studio, ma queste sono generalmente poche, spesso esterne all'università, e non di rado portano a una commisitione moralmente discutibile coi più variegati gruppi privati. Il loro criterio di assegnazione è infine generalmente opaco e spesso finiscono paradossalmente per essere vinte dagli studenti più benestanti e altolocati che meno ne necessiterebbero. Per ritornare alla mia esperienza personale, io non ho vinto borse di studio. L'Università di Cambridge ha stimato che per affrontare il dottorato, tra retta e costi di vita, avrei dovuto pagare di tasca mia 52 000€ l'anno, ossia più di 200 000€ per i quattro anni di studio/lavoro. Poiché non dispongo di tale cifra (e anche avendola, non la regalerei a un'università con un patrimonio di 20 miliardi di € che semplicemente non vuole pagare i suoi dottorandi) ho rifiutato l'offerta di dottorato. In futuro forse farò altre domande di dottorato, anche se in università con una maggiore attenzione alle condizioni dei suoi studenti/lavoratori. Tuttavia, questa esperienza pratica mi ha confermato alcune cose: che l'unico modello universitario veramente di eccellenza è quello pubblico, gratuito e accessibile a tutti, anche e soprattutto ai più svantaggiati. Che nel modello della fantomatica "università del merito", sempre più privatizzata e a pagamento, la norma non sarebbero gli scintillanti adolescenti geniali rallentati dalla burocrazia dell'istruzione pubblica (una minoranza statisticamente inesistente), bensì i ricchi ereditieri ed emiri che si possono permettere un diploma dal costo di una Maserati per fare bella figura in alta società. E che, in quel modello, cultura e istruzione non sarebbero degli straordinari fattori di emancipazione sociale e collettiva, quali dovrebbero essere, bensì puri e semplici strumenti di disuguaglianza, esclusione e oppressione. Alessandro Maffei, Facebook
47 notes · View notes