Tumgik
#amore mai iniziato
shursula · 1 year
Text
Non voleva lottare per avere la sua attenzione e il suo amore. Per una volta le sarebbe piaciuto semplicemente ottenerlo. Non desiderava che la guardasse per sfinimento o perché si era imposta a lui in tutti i modi. Avrebbe voluto che fosse più naturale, reciproco, com'era sembrato all'inizio. Adesso invece le era sfuggito tutto di mano, e quello che la tormentava di più era il non riuscire a capire perché. Avrebbe tanto voluto poter semplicemente dare la colpa a qualcuno o a qualcosa. Sarebbe stato liberatorio.
3 notes · View notes
surfer-osa · 2 days
Text
Tumblr media
Il 25 Aprile è una giornata difficile per me. Vorrei essere felice, ci provo in ogni modo, ma finisce che sono colma di altri sentimenti in contrasto tra di loro che diventano stretti, confusi e inestricabili.
Per anni ho partecipato alle commemorazioni per la Liberazione altrove, in città e piazze lontane da dove sono nata ma poi ho iniziato a rivendicare i luoghi delle mie origini.
Lo faccio per i partigiani della mia famiglia, porto il loro cognome che qua ha una storia ben precisa. Forse questo cognome una storia ce l'ha anche altrove, soprattutto dove mio bis nonno, mio nonno e mio zio sono stati dietro le sbarre al confino coatto (innumerevoli città italiane), in campi di lavoro (Jugoslavia/Germania/Francia) e su un treno senza ritorno diretto a Mauthausen.
Da bambina mi han detto che come piglio assomiglio a mio zio Spartaco Lenin. È buffo come entrambi, gli unici della famiglia, portiamo per nome un etnonimo. Non ho mai incontrato mio zio, non l'ho potuto conoscere di persona se non tramite le testimonianze sui documenti (lettere private, verbali della questura, sentenze di tribunale, libri storici, attestazioni del CNL, l'archivio di Mauthausen e una pietra di inciampo).
Io, per tenere fede al mio nome, mi sento sempre straniera, di un altro posto che non si sa bene dove sia, ma mi porto dentro una storia precisa fatta di amore e lotta per i valori della resistenza e della giustizia sociale costi quel che costi.
(in foto mio zio con la moglie ed un'amica)
68 notes · View notes
luluemarlene · 2 months
Text
Esercizio retorico: poca attenzione a sintassi e grammatica. 6
"E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre mai s’era potuta riconoscere così."
(Italo Calvino-Il Barone rampante)
Riconoscermi è stato un processo veloce, gioioso e sorprendente
Prima ero solo un'anima errante che chiedeva passaggi a viaggiatori distratti e banali, incapaci di portarmi esattamente dove avevo bisogno di andare.
Poi è arrivato L'Oreste.
Lui mi ha fatto salire sul suo treno colorato di buone maniere e risolutezza e insieme abbiamo iniziato un viaggio verso la comprensione di un sesso che io non avevo mai incontrato.
Non c'è dubbio che fossi predisposta e che la mia attitudine abbia contribuito a tessere il filo che mi ha legata ad una condizione di appartenenza che è prerogativa solo di pochi umani.
Indipendentemente dal ruolo, il filo che lega due menti che hanno avuto il privilegio di
appartenersi, non è recidibile
La mia mente veniva costantemente nutrita dalle nostre prospettive, da un punto di fuga comune
Ci sfamavamo di confronti verbali e a volte stupivamo delle affinità, facendo nostre le differenze.
Ci imparavamo.
Mi manca tanto descrivergli sfacciatamente ciò che mi rende liquida, parlargli delle mie pulsioni mi manca come l'idrogeno all'acqua, senza il quale non può chiamarsi tale
Ed io volevo continuare ad essere acqua fresca per la sua gola assetata
Viaggiava a tutta velocità, l'Oreste.
A volte provavo a saltare sul quel treno, con l'illusione che restare sospesa per un attimo avrebbe rallentato il mio incedere
Ma la fisica è universale in questo tempo e in ogni luogo, e lui era il mio sistema di riferimento inerziale
Procedeva costante e dinamico, senza attrito, senza freni, ed io con lui.
Una volta lo paragonai al bosone di Higgs
Gli dissi che la materia, come la conosciamo oggi, si è creata solo grazie a quel bosone
Io ero la particella elementare che riceveva la sua massa dal bosone Oreste, e da lì iniziavo ad esistere.
Ancora oggi, sopraffatta dalla tristezza che provo nel non poterlo accudire, la mia fica si desta dal suo torpore solo se penso alla sua voce e mi
ricorda che sono stata. lo ERO
Appartenevo al suo ciclo vitale e lui al mio e mi piaceva gonfiare il suo cazzo e il suo già enorme ego... quello era il mio compito : custodirlo, riempirlo, esaltarlo...
Come è mio il compito di raccontare cosa c'è dietro a tanto impegno
È dovere di chi è rimasto appassionare chi non ha conosciuto lo sviluppo di questi legami
Appartenere è euforizzante e nel momento in cui si viene sopraffatti, non può più essere lo stesso
È metamorfosi.
È uno stato volontario che scorre sulla pelle ed è spesso percepito da chi lo incontra, come felicità, sicurezza e quasi mai riconosciuto per quello che è: infinita fiducia
Altera tutti i livelli di neurotrasmettitori cerebrali e un po' subdolamente, entra sotto pelle.
Come una sostanza tossica , si impossessa delle cellule e ne muta il genoma
Ricorda l'innamoramento dove avvengono modificazioni biologiche che con il tempo rientrano nei parametri e si trasformano in affetto o in casi più rari , in amore
Ma l'appartenenza non riguarda questi sentimenti comuni
È quello che prova un suddito per il suo Re, un soldato per la Patria, una vittima per il suo carnefice
Quando l'Oreste ha fermato il nostro mondo non ha rallentato, l'ha fatto all'improvviso, bruscamente, stop, fermo, fine
Ora immaginate un crash test e di guardarlo in slow motion
Godetevi il mio schianto contro le pareti di quello che erano state le mie sicurezze
Guardatemi schizzare a rallentatore, in avanti, lasciando indietro le leggerezze, i capelli, vestiti
Poi anche loro, una frazione di secondo dopo, hanno raggiunto la faccia, i denti, vene, ossa e si sono appiccicati al miscuglio di organi e umanità che mi avevano reso la sua schiava
Ed ero sua, anche sfatta e agonizzante
Appartenere mi aveva messo delle radici all'anima e non si può estirpare un albero per farlo radicare altrove senza rischiare di ucciderlo e ho deciso, forse vigliaccamente, che nessuno poteva prendere il suo posto
Avevo curato il mio giardino, l'avevo reso unico. Privarlo della fonte che lo disseta avrebbe
seccato le arterie rimaste , mi avrebbe resa orfana della parte più sanguigna di me, la sua parte
Ma anche nell'assenza io volevo preservarlo, non volevo che entrasse nessuno nel tempio sacro che avevo costruito e plasmato, nella mia personale visione di religione monoteista.
Non ho mai voluto scrivere di lui perché uso la scrittura per esorcizzare la fine delle cose, la dipartita emotiva e questo avrebbe dato l'addio definitivo
... e poi ho sempre solo scritto per eccitare lui.
Non è mai stato il protagonista, era il beneficiario! Quei racconti parlano delle nostre fantasie e dei piaceri che avevamo creato insieme e scrivere e rileggere mi eccitava come scoparlo, anzi di più
Intendiamoci, adoravo scopare con l'Oreste, ma paradossalmente la mia fica vibrava e sbavava più a parlarci che a toccarlo.
Rispondere alle sue domande, impegnarmi a non trasgredire, rispettare il suo volere, la faceva colare e per difendersi dalle banalità pornografiche che ci circondavano, lei aveva umori solo per la sua voce
Trasudava sugo solo per i suoi neuroni erotomami e libidinosi
Sessualmente seduttivo, il porco!
Ed è quello che segue che lo eccitava, non questa montagna di spazzatura da scribacchina patetica
" Così ieri ho pisciato dentro ad un bicchiere, poi ho preso lo speculum, l'ho riempito di saliva e me lo sono infilata nella fica
Allargarmi la fica con quel coso mi arrapa da morire, ma so che tu preferisci il mio culo
Mi sono masturbata un po' tormentandomi il clitoride e quando l'eccitazione è diventata incontrollabile, l'ho sfilato e sporco di sangue del ciclo me lo sono infilato in culo
Mi sono girata a culo all'aria , ho appoggiato la faccia per terra, ho girato la vite che apre lo strumento
Il mio sfintere si dilatava e ti immaginavo, vestito, dietro di me, che eseguivi quell'operazione lentamente, con fare da chirurgo, ma con lo sguardo e il respiro da lupo affamato
Ho immaginato il rumore della zip dei tuoi pantaloni e cristo se ho pregato che arrivassi davvero a pisciarmi in culo
Dentro quella scarico vuoto, bisognoso di appartenerti , con movenze da contorsionista, ho rovesciato ancora caldo il mio piscio.
E di nuovo clitoride e ancora pensieri che mi facevano colare
Cosa avresti preferito?
Levare lo speculum e incularmi o vedermi svuotare davanti alla tua faccia?
Entrambe le cose, probabilmente.
Sono entrata nella vasca dopo aver tolto dolorosamente quell'oggetto di tortura
Mi sono accovacciata come per pisciare e dopo aver atteso un tempo che nn passava mai, ho spinto energicamente e un fiotto di piscio, da subito limpido e poi sporco del mio sudiciume, ha invaso la vasca da bagno
Guardando quello schifo mi sono masturbata
Ti volevo lì, a osservarmi fiero ed eccitato
Orgoglioso della tua puttana."
Ecco.
Io resto comunque inchiodata a tutte queste oscenità , per scelta o per bisogno , per divulgare lo tsunami di nefandezze emotive, il vortice concupiscente.
Sono comunque una sopravvissuta, implosa, collassata, come una stella che, terminato il suo carburante, cede alla gravità
Ecco, io cedo al buco nero che resta, dove nulla sfugge, nulla di quello che ricordo, che ho vissuto, nulla di ciò che sono diventata per volere suo, potrà mai vincerlo
Lui resta attrattivo, ineluttabile...
... E inesistente
Perché forse Oreste non esiste , se non come proiezione di fantasie e voglie inconfessabili, bisogni inespressi di una mente malata e volgare : la mia mente,
Lei è produttrice di scenari indecenti e lascivi che piano piano hanno soffocato tutta la parte poetica e dolce che c'era in me
Prometto che la seconda parte, se mai ci sarà, parlerà di quella parte della mia mente che ancora custodisce l'Oreste schifoso e depravato
Scriverò di facce schiacciate contro lo specchio con dietro un uomo che mi incula senza tregua, di mutandine tolte e abbandonate sugli scaffali dei supermercati, di cazzi sporchi e ripuliti dalla mia bocca affamata , di obbedienza e fluide attese ...
Tutto questo è intrappolato nella mia testa e mi ha mangiata, cazzo! Masticata piano piano
E io devo aver fagocitato il ricordo e alla fine non è rimasto niente, tranne il pesantore che sento al centro dello stomaco
Oppure è la peperonata di ieri sera.
29 notes · View notes
gcorvetti · 3 months
Text
La cultura del nulla.
Partirei col dire che oggi che è il giorno della memoria 'corta' ci si è dimenticati di una lezione dura, come detto altre volte non impariamo dai nostri errori, sapendo che l'olocausto non fu solo per gli ebrei ma anche per tutte quelle minoranze che non andavano bene al regime nazista come i nomadi, gli omosessuali e quelli dalla pelle non bianca, ma di norma questo giorno viene considerato solo per gli ebrei. Quei poveri cristi gassati o uccisi male non hanno niente a che fare con quello che sta succedendo adesso tra israele e la palestina, netanyahu e compagnia bella non sono gli stessi, decisamente, e su questo e quello che c'è attorno ci sarebbe molto da dire, ma mi fermo qua perché il post non è dedicato a loro o al massacro che stanno facendo da mesi sotto gli occhi di tutti senza che nessuno che abbia un minimo di voce in capitolo faccia qualcosa.
Ieri si è aperta la stagione che vede Tartu (la città estone dove vivo) come capitale europea della cultura. Sono andato a prendere un caffè con la piccoletta che a fine mese si trasferisce in Svezia e abbiamo visto nel gelo della giornata parecchie persone vestite con i costumi tradizionali e in piazza c'era un palchetto con musica terribile, facevano le prove. Li per li pensavo che è legato a una delle loro celebrazioni, ho letto qualche post del compleanno del paese o qualcosa del genere, ma mi sbagliavo. Poi la sera arrivava da non molto lontano l'eco di musiche tecno e house a volumi esorbitanti e la mia compagna mi ha detto che è iniziato il periodo della cultura. Quale cultura? Questo paese al confine del mondo conosciuto, di fatto non viene mai calcolato nelle statistiche europee, nato da pochissimo, se si considera che si sono liberati dall'unione sovietica nel 91 e che gli anni 90 li hanno passati ad assestarsi, si può capire che in realtà il paese ha più o meno 25 anni, niente se si paragona a paesi europei come il nostro o altri che hanno contribuito alla storia e alla creazione di questa civiltà in declino. Ma in quegli anni i governi hanno puntato sulla tecnologia, avrete sentito che l'Estonia è una piccola silicon valley e fin qua niente da dire se si pensa che alcuni software di successo sono stati creati qua, skype e nod32 in testa, ma quello che hanno fatto è stato creare una società stile americano, degli stati uniti, ma assorbendo la parte peggiore quella del puritanesimo per avere una facciata bella ma con un interno vuoto e spesso orribile. Questo ha influenzato la cultura, ovviamente, che è stata messa da parte per dare al popolo l'idea che il lavoro sia una priorità assoluta e che tutto il resto è superfluo. C'è anche da non sottovalutare l'enorme gap che hanno questi paesi, quelli del ex blocco sovietico, in termini di tempo (furono inglobati nel 1940) e siccome i russi non volevano che niente di occidentale venisse venduto o riprodotto o consumato dai popoli sottomessi ecco che tutto quello che abbiamo avuto noi, a livello culturale artistico e letterario nel bene e nel male, loro non l'hanno visto. Recuperare 50 anni di storia e di cultura mondiale non è facile, anzi è quasi impossibile perché i periodi storici e i cambiamenti sociali e culturali si devono vivere e capire per poi progredire, loro no, una volta liberi hanno preso quello che pochi e avidi personaggi propinarono loro attraverso i media, quindi parecchio mainstream e qualcosa che recuperavano dagli anni precedenti, per farvi un esempio quelli della mia età e più grandi ricordano con amore i nostri cantanti come Toto Cutugno, Al bano e Romina i ricchi e poveri e tutti quelli di quei San Remo primi anni 80, io dico che i russi li torturavano con il festival come battuta ma in pochi la capiscono perché il nostro festival non lo conosce quasi nessuno, è una cosa prettamente nostra e soprattutto poco esportabile. Si può capire da questa piccola storiella come l'interesse per le arti in generale non sia una priorità per l'estone medio, per carità ho conosciuto persone che hanno una buona cultura musicale, visto che sono del ramo, molti conoscono l'arte e così via, ma perché sono anche loro nel campo ed è logico che prendendo una nicchia cercano di esplorarla il più possibile, anche grazie al mezzo internet. Ma mi è capitato anche di parlare con persone che non conoscono neanche i loro di cantanti, non dico nomi astrusi di nicchia stranieri, ma neanche quelli locali che ve li sbattono ovunque in tutte le salse? Questo la dice lunga quanto sia bassissimo l'interesse.
Quindi la domanda è : Quale cultura andate a celebrare in questo periodo visto che siete la città della cultura europea? Se poi considerate che schifate lo straniero e quindi non tollerate altre forme culturali, cosa andate a mostrare? La cultura dell'alcol? O quanto siete copia e incolla fatto male di un mondo che non ha niente a che vedere con l'Europa?
Questo è a grandi linee un paese che sulla carta è moderno e innovatore, ma che se sposti la carta vedi tanto di quel marcio che diresti 'Ok, statevi per fatti vostri per altri 150 anni poi ne riparliamo'. A me non frega molto fra 2 settimane torno in Trinacria per un periodo XY a rigenerarmi da tutto questo e non so neanche se tornerò più a vivere qua, ma questo dipende molto da come si mettono le cose con lei. Da noi si dice "comu finisci si cunta" (quando finisce si racconta). Penso che l'album giusto sia l'immortale capolavoro del Banco
youtube
33 notes · View notes
francesca-70 · 4 months
Text
Se avessi saputo che l’amore è così pericoloso
non mi sarei innamorato
Se avessi saputo che il mare è così profondo
non sarei mai andato a nuotare
Se avessi immaginato la fine
non avrei mai iniziato
Ho nostalgia di te
Insegnami a non averla
Insegnami come estirpare le radici di questo amore profondo
Insegnami come muore la lacrima sul viso
Insegnami come muore il cuore e a uccidere il desiderio di vederti
Se sei un profeta
liberami da questo incantesimo.
Tumblr media
~N.Qabbani
25 notes · View notes
Text
Ieri ho trovato il coraggio di lasciarti andare per sempre
Ieri ti ho detto addio
Ieri è iniziata la mia rinascita tra il dolore infinito che sento dentro il vuoto di te che già non sei più parte della mia vita, delle mie giornate, della mia quotidianità
Ci siamo lasciati dandoci per l'ultima volta tutto il bene che ci siamo sempre promessi fin dal primo giorno e ora posso dire fino all'ultimo istante
Ci siamo lasciati senza odio alcuno, augurandoci il meglio l'uno per l'altro. Tu lo hai detto a chiare lettere augurandomi la felicità che merito e lì ho iniziato a temere di aver perso per sempre l'unica persona che davvero mi conosce profondamente ma era troppo difficile continuare, stava diventando un'amicizia distruttiva perché io non riesco a reprimere le mie emozioni, non riesco a smettere di immaginarti al mio fianco ogni momento e tu invece sì eri capace di tenere ben distinta la realtà dalla chat, da una vicinanza solo virtuale e questo sentivo che ci stava allontanando ogni giorno di più e sapevo che entro la fine di quest'anno tutto sarebbe finito, avrei voluto resistere ancora, stringere i denti ancora un poco il tempo per poter vivere insieme ancora un paio di tappe e traguardi importanti come la tua laurea, come la pubblicazione dei nostri libri, come la mia patente e l'inizio dei nostri lavori e invece ieri sera ci siamo salutati per l'ultima volta tra le lacrime più sincere
Ieri sera ho letto per l'ultima volta il tuo nome in chat proprio mentre stavo per sedermi sugli spalti di quel concerto che tu sai aspettavo da tanto tempo, quello della mia cantante preferita che ha scritto ogni canzone come la playlist della mia vita oltre che della sua, ho letto velocemente le tue ultime frasi che sono incise sul mio cuore, ti ho detto per l'ultima volta ciao, ho chiuso per sempre quella chat, ho chiuso per sempre ogni contatto con te, mi sono seduta tremavo ancora subito dopo si sono spente le luci ed è iniziato il concerto, ogni frase era una pugnalata ma nonostante ciò mi costringevo a cantare a buttare attraverso quelle parole tutto il dolore interiore, a urlarle quelle frasi e poi proprio tra le prime canzoni inaspettatamente c'è stata "frasi a metà" e lì ho sentito come se la Pausini sapesse che dovevo sentire una conferma di aver fatto la cosa giusta al momento giusto e lo ha fatto me l'ha confermato con quella frase "non c'era posto migliore" e forse è davvero così non c'era posto migliore perché questo mi ricorda quanto non poteva funzionare tra noi, tu in un posto così non ci avresti mai messo piede mentre io mi sento viva in quella confusione, se la Pausini ha fatto la playlist della mia vita non c'era davvero posto migliore per iniziare a rinascere a riprendere in mano la mia vita lasciandoti andare per sempre. Dopo un'ora buona ha cantato "come se non fosse stato mai amore" lì ho pianto e ho cantato con la voce spezzata e ho pianto ancora, sentivo di starti dicendo ancora una volta addio ancora più forte "ieri ho capito che è da oggi che comincio senza te", "ma adesso è troppo presto", "e vorrei fuggire via, e vorrei nascondermi ma resto ancora così senza parlare senza dirti non te ne andare".
È la fine di un capitolo intenso davvero ma se voglio tornare a vivere devo andare avanti da sola senza te e lo faccio per me, volto pagina ora torno a vivere per me
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
21 notes · View notes
smokingago · 1 year
Text
Tumblr media
Si può avere lo stesso rimpianto per qualcosa di mai iniziato come per qualcosa di mai finito.
Ci sono storie che abbiamo amato di amore infinito, ma che in realtà non sono mai iniziate, ed è per questo che mai finiranno.
Di quello che non è mai accaduto
non ce ne scorderemo mai.
Massimo Bisotti -Il quadro mai dipinto
Tumblr media
74 notes · View notes
diceriadelluntore · 6 months
Text
Tumblr media
Storia Di Musica #300 - Miles Davis, Live-Evil, 1971
Quando si ascoltò questo disco per la prima volta, i critici ebbero un profondo senso di smarrimento: Come bisogna definirlo? Cosa è? È jazz? È rock? È qualcosa di altro? In parte era lo scopo del suo creatore, in parte perfino a lui, genio incontrastato delle rivoluzioni musicali, qualcosa "sfuggì di mano", divenendo addirittura qualcosa di altro dalla sua idea primigenia. Questo è un disco che parte da un percorso iniziato qualche anno prima, quando Miles Davis e il suo storico secondo quintetto iniziano ad esplorare le possibilità che gli strumenti elettrici e le strutture della musica rock possono dare al jazz. I primi esperimenti con Miles In The Sky (1968), poi con quel capolavoro magnetico che è In A Silent Way (1969), il primo con la nuova formazione elettrica, la quale sviluppa a pieno quella rivoluzione che va sotto il nome di jazz fusion con il fragoroso, e irripetibile, carisma musicale rivoluzionario che fu Bitches Brew (1970, ma registrato qualche giorno dopo il Festival di Woodstock, nell'Agosto del 1969). Davis è sempre stato curioso e non ha mai avuto paura di guardarsi intorno dal punto di vista musicale, ne è testimone la sua discografia. E nell'idea che il jazz stesse morendo, era sua intenzione innestarlo di nuova vitalità contaminandolo con altri generi, non solo il rock, ma anche il funk, il soul, la musica sperimentale europea. A tutto ciò, per la prima volta nel jazz (e questa fu l'accusa più viva di eresia), il ruolo del produttore, del suo fido e sodale Teo Macero, è proprio quello di cercare tra le sessioni di prove le parti migliori, o come amava dire Davis "le più significative", e metterle insieme in un lavoro sorprendente e meticoloso di collage musicale, che in teoria elimina la componente espositiva solista del musicista jazz, ma che allo stesso tempo regala una nuova filosofia musicale ai brani, del tutto inaspettata. Decisivo fu, nel 1970, il compito che fu affidato a Davis di curare la colonna sonora del film documentario A Tribute To Jack Johnson, di Bill Cayton, sulla vita del pugile che nel 1908 divenne il primo pugile di colore e il primo texano a vincere il titolo del mondo di boxe dei pesi massimi, quando sconfisse il campione in carica Tommy Burns. Per questa ragione fu considerato una sorta di simbolo dell'orgoglio razziale della gente di colore all'inizio del ventesimo secolo, soprattutto poiché nel periodo erano ancora in vigore le leggi Jim Crow, leggi che di fatto perpetuarono la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di "separati ma uguali" per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi, attive dal 1875 al 1965.
Il disco di oggi somma tutte queste istanze, in maniera unica e per certi versi selvaggia, divenendo di fatto una sorta di manifesto che Il Signore Delle Tenebre ostenta alla sua maniera, cioè nel modo più sfavillante possibile. Live-Evil esce nel Novembre del 1971, ma è frutto di storiche serate live al The Cellar Dome di Washington DC, dove la band di Davis si esibì per diverse serate nel Dicembre del 1970, e una parte di registrazioni in studio sotto lo sguardo attento di Teo Macero, presso gli studi della Columbia di New York. Con Davis, nelle esibizioni al Cellar Dome, che come prima pietra dello scandalo usa la tromba elettrica, infarcita di pedali di effetti e di wah wah (amore trasmessogli da Jimi Hendrix) c'erano Gary Bartz (sassofono), John McLaughlin (chitarra elettrica), Keith Jarrett (piano elettrico), Michael Henderson (basso elettrico), Jack DeJohnette (batteria) e Airto Moreira (percussioni) e in un brano solo, come voce narrante, l'attore Conrad Roberts. Nelle sessioni in studio di aggiungono altre leggende, tra cui Herbie Hancock e Chick Corea (con lui nei precedenti dischi citati), Billy Cobham, Joe Zawinul e il fenomenale musicista brasiliano Hermeto Pascoal, la cui musica e i cui brani saranno centrali in questo lavoro. Tutto il magma creativo di queste idee sfocia in un doppio disco dalla forza musicale devastante, tanto che oggi alcuni critici lo definiscono un heavy metal jazz, che parte dalle origini più profonde ma sfocia in una musica caotica e sfacciatamente meravigliosa, trascinante e indefinibile, che gioca tutto sulle dissonanze, sugli ossimori, sui palindromi simbolici e musicali. E manifestazione più chiara ne è la copertina, bellissima, di Mati Klarwein, artista francese autore di alcune delle più belle copertine musicali, tra cui quella di Bitches Brew: lasciato libero di creare da Davis, pensò alla copertina con la donna africana incinta, come simbolo di creazione "primordiale", ma fu lo stesso Davis, a pochi giorni dalla pubblicazione, una volta deciso il titolo, che gli chiese un nuovo disegno, che accostasse il "bene" al "male" attraverso una rana. Klarwein in quel momento aveva una copertina della rivista Time che raffigurava il presidente Hoover, che fu presa come spunto per la rana del male, che campeggiò sul retro della copertina, e che vi faccio vedere:
Tumblr media
Musicalmente il disco si divide in brani autografi di Davis, che diventano lunghissime jam session di sperimentazione, di assoli di chitarra, sfoghi di batteria, con la sua tromba elettrica che giganteggia qua e la, che raccolgono quel senso di rivoluzione, anche giocata sulla sua storica abilità di comunicazione (Sivad e Selim, che sono il contrario di Davis e Miles, la seconda scritta per lui da Pascoal, languida e dolcissima), il medley Gemini/Double Image, scritta con Zawinul, e le lunghissime e potentissime What I Say, quasi una dichiarazione di intenti, Funky Tonk, rivoluzionaria e la chiusura con Inamorata And Narration by Conrad Roberts, che è quasi teatro sperimentale, e le altre composizioni di Pascoal, Little Church e Nem Um Talvez, musica che stupì tantissimo lo stesso Davis, che considerava Pascoal uno dei più grandi musicisti del mondo: il brasiliano, polistrumentista, arrangiatore, produttore, è una delle figure centrali della musica sudamericana, e essendo albino è da sempre soprannominato o bruxo, lo stregone. Tutti brani vennero "perfezionati" da Macero, e addirittura nelle ristampe recenti è possibile leggere nelle note del libretto l'esatta costruzione dei brani, ripresi dalle sessioni live e dalle registrazioni in studio. Di quelle leggendarie serate al The Cellar Dome, nel 2005 la Columbia pubblicò un inestimabile cofanetto, di 5 cd, The Cellar Door Sessions 1970 con le intere esibizioni del Dicembre 1970: le parti usate in Live-Evil sono nel quinto e sesto disco, nei precedenti ulteriori esplorazioni musicali da brividi, per una delle serie di concerti storicamente più importanti del jazz.
Il disco verrà considerato il capolavoro che è solo dopo anni, in un periodo, quello degli anni '70, dove Davis accettò apertamente di sfidare la critica con la sua musica. Da allora però, per quanto in parte ancora enigmatico e "difficile", è considerato l'ennesimo pilastro della leggenda Davis, in uno dei suoi capitoli musicali che ebbe più fortuna, poichè buona parte dei fenomenali musicisti che contribuirono a questo disco erano in procinto, o già alle prese, con esperienze musicali che partendo dalla lezione del Maestro, ne approfondiranno i contenuti, e ne esploreranno i limiti: sarà quest'ambito che legherà le altre scelte di Novembre e questo omaggio, che come i precedenti numeri miliari (1,50,100,150,200,250) è dedicato al formidabile uomo con la tromba.
22 notes · View notes
elenleeladamanera · 5 days
Text
Tumblr media
Io ritorno sempre là dove mi sono sentita Viva
dal mio punto di inizio dove ho iniziato a camminare senza avere paura mai del buio
Nell'oscurità delle mie tenebre dove c e una luce meravigliosa...
Là dove il tempo non sembra reale
È un tempo indefinito
Ma meravigliosamente vivo.
A passo felpato e Con l'aggressività felina
Che mi contraddistingue
Con i miei artigli, con i miei graffi incisi sulla pelle e nell'anima
Prendermi ogni centimetro di pelle
Prendermi ogni Attenzione , ogni tremore,
lacrima e Amore
Con la voglia di Dominare , con la voglia di fare male, con la voglia di essere lì pronta sempre a dare una carezza di conforto
Esserci, sempre E comunque
In quel tempo indefinito
In quel tempo chiamato Vita
𝓔𝓵𝓮𝓷𝓛𝓮𝓮
8 notes · View notes
canesenzafissadimora · 4 months
Text
Se avessi saputo che l’amore è così pericoloso
non mi sarei innamorato
Se avessi saputo che il mare è così profondo
non sarei mai andato a nuotare
Se avessi immaginato la fine
non avrei mai iniziato
Ho nostalgia di te
Insegnami a non averla
Insegnami come estirpare le radici di questo amore profondo
Insegnami come muore la lacrima sul viso
Insegnami come muore il cuore e a uccidere il desiderio di vederti
Se sei un profeta
liberami da questo incantesimo.
Tumblr media
Nizar Qabbani
12 notes · View notes
unwinthehart · 3 months
Note
la teoria vera è che Liberato sia Matteo Paolillo (o almeno che Matteo sia uno degli artisti che canta sotto il nome di Liberato) la gente ha iniziato a penasarci accorgendosi di alcuni "indizi" tipo quando Liberato prima della canzone Me sta appenn'n amor durante un suo concerto ha urlato TERESA! che era un riferimento alla scena della stagione 1 in cui Matteo urla il suo nome mentre guarda i fuochi....la teoria non è mai stata smentita
Ad essere sincera anche io penso che Liberato sia un collettivo (anche magari solo nella stesura dei testi). Non penso sia Matteo Paolillo, più che la citazione a Teresa fosse quello proprio, un "I see what you did there" di Liberato a Mare Fuori. Non lo so, la storia che potesse trattarsi un ragazzo del carcere di Nisida mi è sempre piaciuta moltissimo, per diversi motivi. Probabilmente non lo sapremo mai visto che uno dei suoi punti di forza è proprio che non si conosce la sua identità.
9 notes · View notes
altrovemanonqui · 3 months
Text
Appassionata da sempre dal mondo dell’editoria. Complice forse l’esser cresciuta con mio nonno che era un giornalista. Oltrepassavi la soglia di quello studio ed entravi in una dimensione fatta solo di “carta”. Libri ovunque. Aperti, chiusi. Di tutte le dimensioni.
La sua scrivania…la sua macchina da scrivere Olivetti, che conservo ancora con amore, su cui batteva i suoi articoli. I suoi fogli, su cui scriveva appunti, le sue penne, le sue agende.
Quel telefono che squillava due volte al giorno, ad orari precisi. E lui pronto, presente. A dettare i suoi articoli al telefono alla redazione del giornale.
Quanta meraviglia in quella bolla!
Credo di essermi affezionata alle parole sin da allora. Alle parole scritte, soprattutto.
Scrittura, lettura. Le sento parte di me. Da sempre. Mai con velleità alcuna, nè creativa, nè professionale. Forse perché troppo della mia vita c era in mezzo. O chissà…
Guardavo quel mondo di carta da lontano. Lo facevo mio in maniera del tutto intima.
Oggi, per la prima volta mi sono spinta più in là. Ho iniziato uno di quei mini corsi di editing.
Per curiosità, per egoismo, per fare una cosa solo per me. Per sentirmi a mio agio tra le parole. Per capirci di più e meglio. Per divertimento.
È stato bello. Molto.
Ero nel mio mondo, ma non lo sapevo.
Non lo sapevo.
8 notes · View notes
abubakrasiddiq · 7 months
Text
I suoi primi anni di vita:
Abu Bakr Siddiq (R.A.) trascorse la sua prima infanzia, come altri bambini arabi dell'epoca, tra i beduini. Nei suoi primi anni, ha giocato con i vitelli e le capre di cammello, e il suo amore per i cammelli gli è valso il soprannome di "Abu Bakr", che significa "il padre del vitello del cammello".
Nasce il 27 ottobre 573 d.c.
Nel 591 d.C. all'età di 18 anni, Abu Bakr (RA) iniziò il commercio e adottò la professione di commerciante di stoffe, che era l'attività della sua famiglia. Ha iniziato la sua attività con un capitale di quarantamila dirham. Negli anni a venire Abu Bakr (RA) viaggiò molto con carovane (treno di cammelli, serie di cammelli che trasportavano passeggeri da un luogo all'altro). I viaggi di lavoro lo hanno portato nello Yemen, in Siria e in molti altri paesi dell'attuale Medio Oriente. La sua attività fiorì e sebbene suo padre fosse ancora vivo, Abu Bakr (RA) venne riconosciuto come capo della sua tribù per le sue numerose qualità come la conoscenza della storia delle tribù arabe (conoscenza genealogica), politica, commercio/affari, la sua gentilezza e molti altri.
Abu Bakr Siddiq (R.A.) è stato straordinariamente virtuoso. Anche prima dell'Islam, si era proibito gli intossicanti. Una volta una persona gli chiese:
"Hai mai bevuto qualcosa di inebriante?"
Abu Bakr (RA) ha risposto:
"Cerco rifugio in Allah, non l'ho mai fatto."
La persona ha chiesto di nuovo:
"Perché?"
Egli ha detto:
"Mantengo il mio onore e preservo la mia dignità".
Abu Bakr Siddiq (R.A.) non si è mai prostrato agli idoli. Una volta in una riunione del Profeta Mohammad (S.A.W.) e dei suoi Sahaba (Compagni), Abu Bakr (R.A.) disse:
"Non mi sono mai prostrato davanti a un idolo. Mentre mi avvicinavo all'età adulta, mio padre mi condusse in una camera di idoli (Kaaba). Suo padre disse: "Questi sono i tuoi grandi dèi elevati". Dopo aver detto questo, mio padre se ne andò per occuparsi di qualche altra faccenda, io mi avvicinai a un idolo e dissi: "Ho fame, puoi darmi da mangiare?" Non ha risposto, ho detto: "Ho bisogno di bei vestiti, me li dia". Non ha risposto. Gli ho lanciato sopra un sasso ed è caduto». Da allora in poi, Abu Bakr (RA) non è mai andato nella camera degli idoli nella Kaaba per pregare gli idoli".
Anche prima dell'Islam, Abu Bakr Siddiq (RA) ha ottenuto grandi valori, alta etica e buoni comportamenti all'interno della società ignorante. Era ben noto tra la gente della Mecca come leader sugli altri nella moralità e nei valori. Pertanto, non era mai stato scartato o criticato per alcuna carenza nella tribù dei Quraish.
La sua accettazione dell'Islam:
Abu Bakr Siddq (R.A.) ha accettato l'Islam dopo una lunga ricerca della vera religione. Infatti, Abu Bakr (R.A.) è stato il primo uomo a rispondere e credere nel Profeta Mohammad (S.A.W.). La sua immediata accettazione dell'Islam fu una conseguenza dell'incrollabile amicizia con il Profeta Mohammad (S.A.W.). Abu Bakr (R.A.) conosceva il Profeta (S.A.W.) come una persona sincera, onesta e nobile, che non è mai stato falso con le persone, quindi come potrebbe essere falso con Allah?
Quando Abu Bakr (R.A.) abbracciò l'Islam, il Profeta (S.A.W.) fu felicissimo, poiché Abu Bakr (R.A.) era una fonte di trionfo per l'Islam, grazie alla sua intimità con la tribù Quraish e al suo carattere nobile che Allah lo ha esaltato.
In effetti, Abu Bakr Siddiq (RA) aveva sempre dubitato della validità dell'idolatria e aveva pochissimo entusiasmo per l'adorazione degli idoli. Quindi, quando ha accettato l'Islam, ha fatto del suo meglio per attrarre altre persone ad esso. Presto Uthman bin Affan (RA), Abdul-Rahman bin Awf (RA), Talhah bin Ubaydillah (RA), Saad bin Abi Waqqas (RA), Al-Zubair bin Al-Awwam (RA) e Abu Ubaydah bin AI-Jarrah (RA) accorsero tutti per unirsi a Mohammad (SAW). Il Profeta (S.A.W.) una volta disse:
Il giorno in cui morì il profeta:
Quando il Profeta (S.A.W.) morì nell'11 AH (632 d.C.), molte persone, tra cui Umar bin Khattab (R.A.), si rifiutarono di credere che fosse morto. Ma Abu Bakr (R.A.), fermo come al solito, si rivolse alla moltitudine sconcertata e li convinse che Mohammad (S.A.W.) non c'era più e non c'era motivo per cui non dovessero riconoscere la sua morte.
È stato riferito da Ibn Abbas (R.A.) che quando il Profeta (S.A.W.) morì, Abu Bakr Siddiq (R.A.) uscì mentre Umar (R.A.) stava parlando alla gente. Abu Bakr (RA) gli disse: "Siediti O Umar", due volte, ma Umar si rifiutò di sedersi.
Abu Bakr (RA) ha detto:
"Per procedere, se qualcuno tra voi adorava Mohammad (S.A.W.), allora Mohammad (S.A.W.) è morto, ma se adoravate Allah, allora Allah è vivo e non morirà mai".
Primo califfo nell'Islam:
Dopo la morte del Messaggero di Allah (S.A.W.), Abu Bakr (R.A.) fu accettato all'unanimità come califfo. Tuttavia, aveva affrontato molte crisi dopo essere diventato califfo.
Imam Al-Dhahabi ha detto:
“Quando si diffuse la notizia della morte del Profeta (S.A.W.), molti gruppi di persone tra gli arabi apostatarono dall'Islam. Si sono opposti a pagare l'elemosina (Zakat). Abu Bakr Siddiq (R.A.) ha deciso di combatterli. Umar e altri gli hanno suggerito di astenersi dal combatterli, ma Abu Bakr ha detto: "Per Allah, se si rifiutano di pagare una corda che erano soliti pagare al tempo del Messaggero di Allah (S.A.W.), li combatterò per averla trattenuta".
Umar (RA) ha insistito:
"Come puoi combattere con queste persone anche se il Profeta (S.A.W.) ha detto: "Mi è stato ordinato da Allah di combattere la gente finché non dicano: Nessuno ha il diritto di essere adorato all'infuori di Allah, e chiunque l'abbia detto allora salverà la sua vita e la sua proprietà da me tranne in caso di violazione della legge, e i suoi conti saranno con Allah".
Abu Bakr (R.A.), ha ribadito:
“Per Allah! Combatterò coloro che differenziano tra la preghiera e l'elemosina (Zakat), poiché l'elemosina (Zakat) è un diritto obbligatorio da sottrarre alla proprietà (secondo gli ordini di Allah).
Poi Umar (R.A.) disse:
"Per Allah, non era niente, ma Allah ha portato sollievo ad Abu Bakr verso la decisione (di combattere) e sono venuto a sapere che questa decisione era giusta."
Abu Bakr (R.A.) ha alzato la bandiera della guerra su tutti i fronti. Il deserto non ha mai assistito, nemmeno durante la vita del Profeta (S.A.W.) stesso, a battaglie così stridenti come quelle che si sono verificate. Ma gli uomini che furono addestrati da Mohammad (S.A.W.) al riconoscimento della verità e alla totale sottomissione ad essa erano sinceri nei confronti di Allah nelle loro azioni. Hanno inferto all'idolatria un colpo che gli ha spezzato la spina dorsale e ha stritolato la sua anima finché non è svanita nell'oblio. Allo stesso modo scacciarono i romani dai confini. Hanno spezzato la spina dorsale degli apostati. Alcuni di loro tornarono nell'ovile dell'Islam e altri perirono allontanandosi da esso. In non più di pochi anni, l'Islam ha trionfato ed è stato visto e ascoltato (in lungo e in largo) mentre altre religioni erano sull'orlo dell'estinzione.
Compilazione del Sacro Corano:
Uno dei più grandi successi che Abu Bakr Siddiq (RA) ha reso all'Islam è stata la compilazione del Sacro Corano. A quel tempo, c'erano centinaia di memorizzatori che avevano memorizzato l'intero Corano tra i Compagni durante la vita del Profeta (S.A.W.), ma il Sacro Corano non era mai stato rispettato in forma di libro, sebbene la sua memorizzazione continuasse dopo la morte del Profeta (S.A.W.). Tuttavia, molti di quei memorizzatori erano stati martirizzati nelle varie battaglie che erano seguite dopo la morte del Profeta (S.A.W.). Di conseguenza, a Umar (R.A.) venne in mente che bisognava prendere provvedimenti per preservare il Corano intatto nella sua forma originale, contro ogni tipo di rischio, e vide che non era prudente dipendere esclusivamente da coloro che avevano affidato la sua memoria al cuore. Pertanto, ha esortato Abu Bakr (RA) a farlo scrivere sotto forma di un libro. Abu Bakr (R.A.) all'inizio esitò perché ciò non era stato fatto dal Profeta (S.A.W.) in persona. Tuttavia, dopo qualche discussione sull'argomento, accettò e nominò Zaid ibn Thabit (RA) per questo lavoro, Zaid (RA) esitò al pensiero di intraprendere un compito così importante, ma in seguito si fece coraggio e iniziò il lavoro. Zaid (R.A.) era la persona più capace ad essere accusata di questo perché aveva agito come un amanuense del Profeta (S.A.W.) e uno dei Compagni, che aveva imparato il Corano direttamente da lui.
Dopo che Zaid (R.A.) ha portato a termine il noioso compito e ha organizzato il Corano in un libro, ha presentato la preziosa raccolta ad Abu Bakr (R.A.), che l'ha tenuta in suo possesso fino alla fine della sua vita. Durante il califfato di Umar (RA), fu posto sotto la custodia della figlia di Umar, Hafsah (RA), che era anche la moglie del Profeta (SAW). Infine, ai tempi di Uthman (R.A.), quando diversi lettori iniziarono a recitarlo in modo diverso, il califfo ne fece fare diverse copie e le distribuì ai vari paesi che componevano il mondo islamico. L'edizione moderna del Corano è la copia Uthman, che è considerata lo standard a cui ogni altra copia dovrebbe conformarsi.
Luogo della sua morte e sepoltura:
Abu Bakr Siddiq (RA) è morto lunedì 22 di Jumada Al-Akhirah, 13 AH (23 agosto 634 d.C.) dopo aver sofferto di febbre per 15 giorni durante i quali ha dato istruzioni a Umar bin Khattab (RA) di guidare le preghiere. C'è una storia che accusa gli ebrei di avergli messo del veleno nel cibo, ma manca di autenticità. Quando Abu Bakr morì, aveva sessantatré anni e il suo califfato era durato solo due anni e tre mesi. Durante la sua malattia, pensava all'Islam e alla sua futura stabilità. Dopo essersi consultato con molti dei ben noti compagni del Profeta (S.A.W.), Abu Bakr (R.A.) ha deciso di conferire il califfato a Umar bin Khattab (R.A.).
Quindi chiamò Umar (R.A.) e gli consigliò su come guidare il suo popolo, terminando con queste parole:
"Se segui il mio consiglio, nulla di sconosciuto ti sarà più accettabile della morte; ma se lo rifiuti, nulla di sconosciuto sarà più spaventoso della morte."
Prima di morire, Abu Bakr (R.A.) ha restituito tutto ciò che aveva preso dal tesoro pubblico durante il suo califfato. Si dice che non abbia lasciato in eredità alcun denaro. Ha lasciato solo un servo, un cammello e una veste. I suoi ordini erano che dopo la sua morte l'indumento fosse consegnato al suo successore. Vedendolo, Umar pianse e disse:
Abu Bakr (R.A.) ha reso molto difficile il compito del suo successore".
Il suo aspetto fisico:
Abu Bakr (RA) era un uomo bianco magro con spalle sottili, viso magro, occhi infossati, fronte sporgente e la base delle sue dita era glabra. [Come sua figlia Aisha (R.A.) descrive l'aspetto fisico di suo padre Abu Bakr Siddiq (R.A.)]
Prestavolto nella trama:
-Zohar Liba
-Ayal Mazaki (pv attuale)
12 notes · View notes
antonyvincent · 10 months
Video
youtube
Franz Liszt -- Sogno d' Amore -- Liebestraum --
adesso si !
adesso si puo sognare 
o cominciare a vivere,
in fondo  chissa’ se mai qualcosa è iniziato 
e semmai finirà per davvero .
AV
14 notes · View notes
kon-igi · 2 years
Note
Kon se non ti dà problemi rispondere, ti sei mai dato una risposta al perché persone brillanti come tua figlia sviluppino un disturbo alimentare? Io sono nata e cresciuta in mezzo a traumi e ho un cervello di prim'ordine, sono una di quelle da cui non ti aspetteresti che vadano in crisi davanti ad un gelato. Ma se sono così sveglia perché non riesco a badare a me stessa? Questa cosa mi fa incazzare perché non mi sta bene essere depressa e anoressica, non ne parlo a nessuno per non essere trattata con la pietà riservata a queste etichette e poi perché non sono nemmeno più un'adolescente però i disturbi non se ne vogliono andare.
Ti avverto... il post sarà lungo e a tratti doloroso, per me senza dubbio ma forse anche per qualcuno di voi.
Intanto 'brillante' e 'sveglia' non vogliono dire nulla.
A volte le persone sembrano felici e invece dentro stanno morendo, così come la persona dal carattere all'apparenza remissivo è invece forte come una roccia.
Noi siamo le nostre vittorie ma, soprattutto, le nostre sconfitte e sono queste ultime a darci i veri insegnamenti, talvolta colti prontamente, talvolta conficcati nella nostra anima come pungiglioni velenosi.
Per nostra figlia piccola l'errore è stato inizialmente nostro, sollevati che le fossero state risparmiate le prese in giro per il carattere mite di sua sorella più grande, i problemi nelle amicizie per il carattere introverso e, soprattutto, la fragilità per il suo essere sensibile in modo disarmato.
Dove M. era silenziosa, attenta nel proporsi e molto riflessiva, S. era invece irrefrenabile, sempre al centro dell'attenzione, mai calma e sempre in prima linea con la sua parlantina e la sua furbizia positiva.
La luna e il sole, seppur sempre due facce della stessa medaglia lucente di amore e generosità.
Purtroppo quello che M. ha sofferto da bambina ha colpito S. durante l'adolescenza: il suo rispondere sempre per prima, il suo primeggiare in qualsiasi sport e disciplina, l'essere sempre al centro dell'attenzione hanno scatenato l'invidia e la rabbia di compagni, genitori e - vergogna a loro - professori, con una lenta ma implacabile barriera che è stata eretta tra lei e la gioia di essere.
Quello che per me è stato il punto di non ritorno (nel senso che ne abbiamo preso coscienza troppo tardi) è stato quando S. scrisse una bellissima poesia in seconda media, davvero molto aulica e 'colta'. La professoressa di Italiano la lesse davanti alla classe e poi disse ad alta voce - Questa non l'hai scritta tu - e le diede un'insufficienza.
Quando io e S. siamo andati a chiedere spiegazioni, la difesa di questa professoressa è stata - Va bene. Se dice che l'ha scritta lei, l'avrà scritta lei... - e da quel giorno in poi è stato ignorato ogni suo intervento, non solo da quella 'docente' ma praticamente da tutto il corpo insegnanti.
E così S. ha iniziato a pensare che forse lei non era una persona poi così valida.
Quando in seguito ha cominciato il liceo coreutico, dove finalemente avrebbe potuto coronare il suo sogno di diventare una ballerina (era già un'atleta agonista a livello regionale di ginnastica artistica e ritmica) ha trovato un ambiente disgustoso ed esclusivo, nel senso che lei è subito stata messa nel gruppo di chi non aveva frequentato l'accademia da cui venivano molte studentesse ed è stata costretta ad assistere agli insegnamenti per le ballerine di serie A, senza potersi allenare.
Dopo due anni di umiliazioni, non ce l’ha fatta più e a 16 anni ha abbandonato la scuola, cominciando così coi suoi disturbi dell’alimentazione.
L’abbiamo seguita, supportata, portata da psicologi (anche lì la sfortuna di aver trovato professionisti che evidentemente avevano studiato assieme a Jung) ma alla fine un grande aiuto l’ha ricevuto con l’iscrizione a una scuola privata (con esami statali alla fine di ogni anno) dove si è sentita accettata, capita e amata nonostante le sue fragilità.
Abbiamo speso un patrimonio ma mia figlia era stata letteralmente lasciata indietro da chi aveva il mandato istituzionale di prendersene cura, da persone che hanno usato il proprio status e il proprio potere per favorire persone gradite al loro ego, da adulti che hanno abiurato al proprio ruolo e, soprattutto, alla propria umanità.
E nonostante questo mia figlia è arrancata fuori dai suoi mille problemi dolorosi, è cresciuta piena di senso di giustizia e indignazione, guardandosi sempre indietro per aspettare chi era più lento di lei e in ogni momento forte della debolezza delle sue cicatrici, che in ogni momento le ricordano dov’è stata ma che mai determineranno il luogo dove andrà.
Io amo le mie figlie e forse potrete pensare che il mio sia un giudizio di parte. Non importa.
Amo M. che non ha mai gettato la spugna, nonostante tutte le sue sofferenze di bambina sola, e amo S. che ha gettato la spugna ma poi ha ritrovato la forza per raccoglierla da terra e schiaffeggiare in faccia tutti quelle persone che l’avevano sottovalutata.
E cosa posso dire a te, che non sei più adolescente ma che continui a soffrire?
Potrei dirti mille cose e sperare, almeno con una di esse, di cogliere il segno delle tue sofferenze passate ma non voglio farti lo sgarbo di tirare a indovinare quello che hai vissuto in solitudine, per poi potermi congratulare con me stesso delle belle parole dispensate.
Un’amica mi ha detto che sono meglio dello Xanax (in altri tempi di perduta giovinezza mi sarei offeso tantissimo) e se qualcuno proprio mi dovesse costringere a enumerarle, in effetti sono davvero tante le persone che ho ascoltato e a cui ho potuto dire due parole di conforto. Le ho aiutate? Le ho salvate? Io credo che si siano salvate da sole e che per farlo avevano solo bisogno di non sentirsi più fiamma sperduta nell’avvolgente buio cosmico.
Io ho solo detto loro - Coraggio... ci sono io con te - e loro hanno ritrovato il loro coraggio per andare avanti, senza mai accorgersi che le loro vittorie davano forza anche a me.
Ti prego, scrivimi in privato... l’unica etichetta che devi temere è quella che ti sei appiccicata sul cuore per non sentirtelo rimbombare nel petto per la paura del mondo ma che poi, alla fine, finirà per soffocartelo.
Ti aspetto <3
119 notes · View notes
unafarfallablu · 7 months
Text
Tumblr media Tumblr media
Avevo tredici anni quando hai iniziato ad insistere affinché finissi la scuola per iscrivermi all’università.
Come se avessi già programmato tutto,
“Studia, studia sempre e tanto, poi prendi il primo volo e non tornare mai più se non per salutarmi ogni tanto.”
Poi sei andato via tu, di punto in bianco non ti ho più visto la sera rientrare dal lavoro, la tua macchina non passa più su quella stradina, non parcheggi più al solito posto, e non mi vieni più a citofonare alle dieci del mattino di ogni giorno d’estate perché vuoi il caffè, per poi lamentarti che dormo troppo e non dovrei.
Io non ti vedo piu, eppure ancora come quando avevo tredici anni, tu sei l’unico che sa del mio cuore.
Hai saputo guardarmi negli occhi quella sera e riconoscere che mi ero innamorata per la prima volta, e per la prima volta stavo soffrendo per amore:
“Quindi è arrivato quel giorno? Non ti preoccupare, tutto il dolore che sentì ben presto ti sarà più chiaro. Ricordati di non smettere di mangiare, esci spesso e vivi più intensamente che puoi.”
Riconosci ogni volta nel mio silenzio tutte le mie paure.
“Guarda che ci riesci, tu provaci e se va male, provaci ancora.”
Mi hai insegnato più di tutti l’amore, il rispetto, l’educazione che serve per stare al mondo, e poi la libertà,
Quella per cui mi dici sempre di combattere, quella a cui mi dici di non rinunciare.
Mi hai insegnato la fatica, e come sia inutile e frivolo ogni cosa che conquisti senza.
“Guarda che se vuoi una cosa, devi combattere per averla, se qualcuno te la regala che senso ha?”
Mi hai insegnato l’amore per chi ti ha dato amore.
“Non dimenticare il bello che c’è stato, conserva tutto anche quando poi ti fanno male.”
Io da bimba ti guardavo come si guardano i supereroi dei cartoni, i tuoi occhi verdi erano per me tutto l’amore che avevo, oggi ho 23 anni, fingo spesso di non aver mai bisogno di nessuno e tutto quello che posso fare da sola lo faccio e se non posso, provo a cavarmela ugualmente, ma quando per un solo giorno io ti abbraccio e ti guardo negli occhi, torno quella bimba piccola che tenevi per mano, come in quella foto che ho sempre con me e che tu mi dici di conservare: “perché guarda che ragazzo bello, dimmi tu se riuscirai a trovarlo uno così.”
L’unico augurio che faccio a me stessa e di trovare un giorno un uomo che ti assomigli almeno un po’, perché tu per me sei l’esempio che il mio cuore custodisce.
A te e ai tuoi occhi io devo tutte le cose buone che sono oggi.
Mi manchi.
18 notes · View notes