Chi non è eccessivo, è che non riesce ad esserlo, legato ancora da ciò che va fatto piuttosto che da ciò che sente di dover fare. Ascoltarsi comincia da bambini, quando è importante esser creduti per ciò che si sente, per ciò che si sceglie, per ciò che ci differenzia ma diviene il primo dei doveri da adulti. Essere eccessivi vuol dire non avere padroni, non avere briglie, vuol dire esporsi, non senza paura ma ogni volta attraversandola quella paura, addentrandosi in quella paura, con sulla pelle la vergogna di dire, di esprimersi, di osare ma ogni giorno un po’ di più con la conquista e l’orgoglio di essere. Unici, spesso isolati e tacciati ma mai soli, perché solo, è solo chi non appartiene a se stesso, non chi decide di non appartenere agli altri.
Ora ricordo cosa si prova, stanotte mi sento me stessa, per la prima volta dopo tanto tempo e non so se sia un bene o un male ma una cosa è certa... appartenersi è un lusso che pochi conoscono veramente, perché non basta stare insieme e neppure vivere insieme. Appartenersi, quel verbo che ho sempre amato così tanto, non è riconducibile solamente a dei "avvisami quando arrivi" "prendi metà della mia pizza" "andiamo a fare la spesa" come ho letto tante volte, ma è fatto anche di non avvisi, di distanze, di non sapere, non chiedere, eppure, sentire. Appartenersi è sentire.
“Appartenenza” per me è l'opposto di possesso...nasce dal semplice riconoscersi, viversi, creare assonanze di anima.
Chi si appartiene non per forza sta insieme (non sempre) e spesso si vive in libertà di presenza, in giusta distanza, ma in piena consapevolezza di esserci...
Accade quando si è in due a pensare che essersi incontrati è piccolo prezioso miracolo di vita.
"In India si dice che l'ora più bella è quella dell'alba, quando la notte aleggia ancora nell'aria e il giorno non è ancora pieno, quando la distinzione fra tenebra e luce non è ancora netta e per qualche momento l'uomo, se vuole, se sa fare attenzione, può intuire che tutto ciò che nella vita gli appare in contrasto, il buio e la luce, il falso e il vero non sono che due aspetti della stessa cosa. Sono diversi, ma non facilmente separabili, sono distinti, ma «non sono due». Come un uomo e una donna, che sono sì meravigliosamente differenti, ma che nell'amore diventano Uno".