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#arte dell'Ottocento
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
IMPROVVISO SOSPESO
Da decenni, ormai, si è vaticinata la "scomparsa" della pittura, già entrata in competizione, sul consumarsi dell'Ottocento, con la fotografia, infine superata dalle opportunità espressive delle molte tecniche di acquisizione delle immagini.
Il tema è assai più antico e coglie la presunta limitatezza della duplice dimensione contro il tutto tondo della scultura.
Eppure, il segno pittorico, anche adesso, rimane affascinante, cattura lo sguardo, interroga, trasporta in un altrove.
Davvero il dipinto possiede un valore artistico meno intenso di uno scatto fotografico?
Oppure, risulti meno coinvolgente di un'immagine in movimento?
Se appare chiaro che non sia così, la domanda è: perché?
Risposta: perché l'immagine di un dipinto "non esiste".
Non importa che sia il riflesso di un'immagine reale veduta e ritratta dal pittore: il realismo è atto di stile e non vocazione alla produzione di una copia.
Non conta nulla che lo si possa considerare espressione dell'artista: supera di gran lunga anche questa presunta riduzione concettuale.
Il dipinto fa mondo a sé.
Sorge come un "improvviso" e manifesta la sua unicità.
Si salda al presente e lo annulla, segnando di sé il tratto vivente di infinite visioni, nel flusso di un tempo reso immobile.
Non esiste.
Miracolo dell'impossibile, reso in immagine.
Improvvisa apparizione, sospesa per sempre nella memoria.
Un tempo "sospeso" che attende l'ennesimo sguardo, l'ennesima emozione, l'ennesimo incanto.
- Claude Monet (1840-1926): "Donna con il parasole, madame Monet con il figlio", 1875, National Gallery of Art, Washington D.C.
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fashionbooksmilano · 11 months
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L’arte della moda
L’età dei sogni e delle rivoluzioni 1789-1968
A cura di Cristina Acidini, Fabiana Giacomotti, Fernando Mazzocca
Dario Cimorelli Editore, Milano 2023, 384 pagine, 400 ill. col., 23 x 28 cm, ISBN  9791255610014
euro 34,00
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Mostra Forlì, Musei San Domenico, 18 marzo - 2 luglio 2023. A cura di G. Brunelli e F. Mazzocca
La moda dipinta, ritratta, scolpita, realizzata dai grandi artisti. L'abito che modella, nasconde, dissimula o promette il corpo. L'abito come segno di potere, di ricchezza, di riconoscimento, di protesta. Cifra distintiva di uno stato sociale o identificativa di una generazione. La moda come opera e comportamento. L'arte come racconto e come sentimento del tempo. Dal Settecento a oggi, la mostra ricostruisce e racconta un inedito e affascinante viaggio tra due arti sorelle. Nel Settecento la moda diventa moderna e diffusa tra classi sociali diverse. L'abito come oggetto di consumo modifica lentamente l'organizzazione della distribuzione, sempre più caratterizzata, soprattutto nelle città, da luoghi fissi. Nascono i negozi. La ricerca dei materiali rivoluziona il mondo produttivo e quello commerciale fino alle attuali soluzioni tecnologiche. Dalla fine dell'Ottocento il rapporto tra arte e moda va incrementandosi in un gioco delle parti che porterà la moda stessa a diventare un'arte, a essere uno sguardo sulle cose del mondo come la filosofia, la letteratura, il cinema. Nel Novecento le vicende della moda si sono confuse con i temi della politica, del cambiamento sociale.
Opere di Reynolds, Batoni, Hayez, Canova, Molteni, Sala, Boldini, Lega, Signorini, Borrani, Caillebotte, Tissot, Sargent, De Nittis, Zandomeneghi, Corcos, Bonzagni, Boccioni, Balla, Severini, Bucci, Casorati, Martini, de Chirico, Melotti, Fontana, Campigli, Mondrian, Picasso, Matisse, Delaunay. Abiti e accessori di Maison Collot, Lanza, Sartoria Ventura, #Poiret, #Fortuny, #Balla, #Depero, #Chanel,# Lanvin, #Worth, Monaci Gallenga, #Dior, #Ferré, #Valentino, #Ferragamo, #Capucci, #Schon, Marucelli,#SaintLaurent #Yamamoto, Balestra.
19/05/23
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biancheriaecotone · 2 months
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Esplorando la Storia Tessile del Piemonte: Un Viaggio Attraverso il Tempo e lo Spazio
Il tessile nel Piemonte ha una storia ricca e affascinante che si estende per secoli, caratterizzata da un'importante produzione tessile che ha contribuito al patrimonio culturale e industriale della regione. In questo articolo, esploreremo le tappe salienti della storia tessile piemontese, dai fasti del Settecento fino ai giorni nostri.
Nel Settecento, Torino emerge come un centro di produzione tessile di rilievo, accanto a Napoli, producendo arazzi di grande valore artistico destinati a decorare il Palazzo Reale. Oggi, il percorso museale di Torino offre un'opportunità unica per ammirare questi arazzi, che raffigurano paesaggi rurali e scene tratte da opere letterarie celebri come il Don Chisciotte.
Appena fuori da Torino, a Chieri, si trova l'Ecomuseo del Tessile, che racconta la storia tessile locale dal Medioevo alla fine dell'Ottocento. Questo complesso offre una panoramica completa della storia tessile chierese, con collezioni e strutture che permettono ai visitatori di immergersi nell'arte e nella tecnica del tessile.
Le Biennali d'Arte di Chieri promuovono la Fiber Art, un'espressione artistica che si distacca dai canoni convenzionali, dando vita a opere originali e suggestive. Il Museo del Tessile, con il ciclo di conferenze "Ars et Industria", approfondisce gli aspetti tradizionali e contemporanei del settore, offrendo una prospettiva ampia e approfondita sulla storia tessile piemontese.
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Biella, conosciuta come la "capitale del tessile", ha una storia tessile antica e gloriosa. Grazie alla sua posizione geografica ai piedi delle Alpi, Biella è stata un centro di produzione tessile fin dall'epoca pre-romana. Oggi, la provincia di Biella produce circa il 40% della stoffa pregiata nel mondo, confermandosi come un polo industriale di prim'ordine nel settore tessile.
Il DocBi e il Politecnico di Torino hanno creato l'itinerario "Strada della Lana", che porta i visitatori alla scoperta della nascita dell'industrializzazione tessile. Lungo questo percorso, è possibile visitare luoghi significativi come il lanificio fondato a Trivero nel 1910 da Ermenegildo Zegna. La Fondazione Zegna, erede di questo patrimonio tessile, promuove progetti artistici e ambientali che valorizzano il territorio e la sua storia.
Fino alla fine del 2021, Casa Zegna ospita l'installazione artistica di Laura Pugno "Fading Loss – Cronache dal Bosco", che esplora il rapporto tra uomo e natura. Tornati a Torino, consigliamo di esplorare Laborabilia, un atelier dedicato alla moda sostenibile, che rappresenta un ulteriore esempio di come la tradizione tessile si coniughi con l'innovazione e la sostenibilità.
In conclusione, la storia tessile del Piemonte è un viaggio affascinante attraverso il tempo e lo spazio, che testimonia la ricchezza e la diversità di questa regione e il suo contributo al patrimonio tessile mondiale.
ragncampagnin
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lamilanomagazine · 3 months
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Milano, Palazzo Reale, aperte le prenotazioni per la grande mostra "Cézanne / Renoir, capolavori del musée de l'orangerie e dal musée d'orsay"
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Milano, Palazzo Reale, la grande mostra "Cézanne / Renoir, capolavori del Musée de l'Orangerie e dal Musée d'Orsay" Nel 2024, anno in cui si celebreranno i 150 anni della nascita del movimento Impressionista, apre a Palazzo Reale a Milano, dal 19 marzo al 30 giugno, uno dei progetti espositivi più importanti della primavera 2024, che porrà a confronto le personalità e le opere di due pittori, Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir, che hanno contribuito in maniera decisiva alle fortune dell'Impressionismo e che hanno influenzato le future generazioni di artisti. Cinquantadue capolavori capaci di offrire un esaustivo spaccato del lavoro dei due artisti, dalle prime tele degli anni Settanta dell'Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento, tutti conservati presso la sede prestigiosa del Musée de l'Orangerie di Parigi, affiancati da una selezione di opere dei due maestri provenienti dal Musée d'Orsay di Parigi e da due tele di Pablo Picasso. Le prenotazioni sono già aperte sul sito "Cézanne / Renoir" è una mostra di Palazzo Reale, Comune Milano – Cultura, Skira Arte, Museum Studio, in collaborazione con Musée de l'Orangerie e Musée d'Orsay, con il patrocinio di Ambassade de France en Italie, main partner Enel, premium partner Fineco, curata da Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l'Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell'arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l'Orangerie.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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personal-reporter · 1 year
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Custodi di arte e fede: Duomo di Voghera
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Il cuore della fede dell’Oltrepò Pavese… Edificato sulle fondamenta di una chiesa precedente, a partire dal maggio 1605, su progetto dell’architetto bolognese Antonio Maria Corbetta, il duomo di Voghera fu completato nel 1875 con l’edificazione della facciata da un progetto dell’ingegnere milanese Carlo Macciachini. Sul portale destro si trovano un epigrafe e tre rilievi, uno dei quali raffigura San Bovo, patrono della città infatti, a partire dal 1953, le spoglie del santo sono custodite sotto l’altare maggiore, e si racconta che sia morto proprio a Voghera nel 986, mentre faceva ritorno da un pellegrinaggio a Roma. Al centro della chiesa si innalza una cupola semisferica, appoggiata su quattro piloni, in ciascuno dei quali è ricavata una nicchia con una statua colossale di uno degli Evangelisti e alla base lo stemma della città e l'aquila romana, ed è sormontata da una lanterna e arricchita da un tiburio ottagonale, progettato dall'architetto Corbetta. La navata sinistra presenta l'altare di sant'Antonio Abate, un tempo in cotto e successivamente ricostruito nel 1953 in marmo e legno dorato, l'altare del Collegio notarile e della Visitazione di Maria a sant'Elisabetta, in marmo e in stile rinascimentale,  e l'altare del Crocifisso o del Suffragio, ideato in marmi policromi nella seconda metà del Settecento. Nella navata di destra sono presenti l'altare di santa Caterina da Siena, l'altare della Madonna del soccorso e l'altare di san Michele arcangelo, realizzati in marmo policromo alla fine dell'Ottocento. Una delle più antiche opere del Duomo è un piccolo reliquiario contenente un frammento della Sacra Spina. della corona di Cristo, custodita a Voghera da circa 700 anni, giunta con i Cavalieri crociati, in seguito alle guerre in Terra Santa. Sul basamento del reliquiario un dipinto ricorda san Giovanni, patrono del Sovrano militare ordine ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Il duomo di Voghera è dotato di due organi, il primo è un Serassi del 1833 e l'altro è stato installato dalla ditta Mascioni nel 2013, ma si tratta della ricostruzione dell'organo Balbiani del 1962 acquistato dal duomo di Pavia. Una parte di grande interesse artistico  del duomo di Voghera, sono gli Antifonari medioevali, dei grossi libri conservati all'interno del Duomo contenenti le partiture del contro canto alla voce principale, riservata al celebrante durante le messe cantate.  I capilettera degli antifonari del duomo di Voghera sono del famoso Maestro delle Vitae Imperatorum che ha operato negli anni Trenta del XV secolo e vennero donati al duomo di Voghera dalla famiglia Visconti. All'inizio dei versi di questi canti vi sono delle raffigurazioni, dette capilettera, con la rappresentazione di un tema relativo ai vangeli, o alla vita dei santi,che  mantengono in tutti i volti la stessa espressione, anche al variare del personaggio e del tema trattato. Negli antifonari del Duomo di Voghera ci sono colori accesi, vivaci e non realistici, non solo per sfondi o architetture per gli affreschi, ma anche per i motivi decorativi e in questo caso per i volti dai colori molto forti ma con un effetto di chiaroscuro davvero efficace. Oggi dei capilettera sono rimasti una piccola parte degli originali, dato che  molti furono rubati durante la seconda guerra mondiale, probabilmente da un ufficiale tedesco, intento a reperire tutto ciò che avesse un valore, come gli sfondi dorati  delle miniature. Read the full article
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elapeppa · 2 years
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La Peppa all’Art Institute di Chicago, il secondo museo d'arte degli Stati Uniti. Contiene soprattutto opere dell'Ottocento, ma anche arte classica e contemporanea.
Qui la collezione completa dei quadri del museo in cui è raffigurata la Peppa.
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circusfans-italia · 2 years
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SALIERI CIRCUS EXTRA: Mostre, libri, mercatini e talk show tra gli eventi collaterali 
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SALIERI CIRCUS EXTRA: Mostre, libri, mercatini e talk show tra gli eventi collaterali  È  un viaggio nel fantastico mondo del circo quello proposto da "Salieri Circus Extra", il ricco programma di eventi collaterali del Festival. A cominciare dalla mostra "Donne Circensi" allestita al Museo Fondazione Fioroni dal Cedac, il Centro Educativo di Documentazione Arti Circensi, in occasione dell'edizione 2022 che vede  una  Giuria  tutta  al  femminile. Così  l'esposizione  è  interamente  dedicata  alle  protagoniste  della pista. Nella prima sezione si possono ammirare alcune tra le più celebri artiste dell'Ottocento, immortalate nelle illustrazioni dell'epoca. La seconda sezione è dedicata a due intramontabili icone del circo italiano come Liana e Moira Orfei. La terza, ai manifesti di celebri film dedicati al circo, interpretati da attrici molto note, da Claudia Cardinale a Gina Lollobrigida. Due mostre fotografiche completano il percorso espositivo: l'Open Art Circus Gallery, una mostra d'arte fotografica diffusa nelle vetrine dei negozi e delle imprese della città, con gli scatti d'autore di fotografi di fama internazionale che hanno ritratto gli artisti in competizione quest'anno, e la "Salieri Circus Gallery" con le foto dell'edizione 2021 firmate da Irene Barbiero, Massimo Bolognini e Flavio Michi, allestita al Centro Ambientale Archeologico. E poi si parlerà di circo tutti i giorni, con il ritorno degli scoppiettanti Talk Show "Dialoghi Acrobatici" sulla terrazza del Teatro Salieri, tutti i giorni a mezzogiorno, condotti dal giornalista e scrittore Roberto Bianchin, con la partecipazione degli artisti in gara, la complicità di ambulanti, girovaghi e spettabile pubblico, il cocktail intitolato a Salieri e le dirette in streaming. Giovedì 22 si parlerà della "Scommessa del Salieri" con Antonio Giarola, venerdì 23 del "Principe di Scena" con Maurice Agosti, sabato 24 della musica d'arte per arti circensi "Trapeze Songs" con Diego Basso, domenica 25 del "Segreto della Rinascita" con Silke Pan, ospite d'onore del Festival.
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Novità di quest'anno, il "Mercatino del Circo", una mostra-scambio di memorabilia circensi (libri, manifesti, modellini, oggetti rari e cimeli da collezione) allestita domenica 25 (dalle 10 alle 17) al Parco Comunale di Legnago per iniziativa dell'Ansac, l'Associazione Nazionale Sviluppo Arti Circensi, con il supporto del Cedac, e dedicata al suo fondatore, Ezio Torchiani, recentemente scomparso. Sempre domenica 25, alle 10.30, e sempre nel Parco della città, avrà luogo l'omaggio conclusivo alle donne del circo, con la presentazione del libro "Le donne star della pista", riedizione italiana del testo francese "Stars féminines au Cirque" di Dominique Denis e Michèle Pachany-Léotard. Tradotto da Antonio Giarola, il volume, arricchito da un nuovo apparato iconografico con immagini originali provenienti dall'archivio del Cedac, riassume le vite di venticinque artiste circensi che hanno saputo brillare nelle piste di tutto il mondo grazie al loro talento: da Madame Saqui a Elvira Guerra, da Annie Oakley a Lilian Leitzel, da Liana a Moira Orfei. Per l'occasione, la libreria ambulante di Filippo Riminucci presenterà un'ampia scelta di volumi dedicati alla storia del circo. Proseguono intanto le prevendite: - Online su Boxol a questo link https://www.boxol.it/TeatroSalieri/it/advertise/international-salieri-circus-award/402019 - Presso la biglietteria del Teatro Salieri Scopri di più sul sito saliericircus.com SALIERI CIRCUS EXTRA: Mostre, libri, mercatini e talk show tra gli eventi collaterali  Visita le nostre sezioni
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londranotizie24 · 2 years
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Il miglior violino intarsiato Stradivari protagonista da Christie's
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Il miglior violino intarsiato Stradivari protagonista da Christie's Di Redazione In24 Arte italiana protagonista da Christie's Londra: il miglior violino intarsiato di Stradivari pezzo forte della Exceptional Sale del 7 luglio. Il miglior violino intarsiato Stradivari pezzo forte della Exceptional Sale di Christie's Arte italiana ancora protagonista da Christie's. Oltre alla statua della Maddalena ritrovata di Antonio Canova, all'asta il 7 luglio, un altro capolavoro di eccezionale valore artistico sarà bandito nella prestigiosa casa d'aste londinese. E' un bellissimo, rarissimo ed eccezionale violino intarsiato Stradivari, che sarà il pezzo di maggior pregio alla Exceptional sale del 7 luglio. Si tratta del miglior violino intarsiato di Antonio Stradivari, risalente al 1679, conosciuto come "Hellier" e destinato a diventare - per le sue forme equilibrate - il "modello" degli esemplari realizzati negli anni successivi dal celebre liutaio. Lo "Hellier" infatti, spiegano gli esperti che lo conoscono, mette in evidenza nuove proporzioni, capaci di dare più ricchezza al suono e non presenti nei modelli precedenti. Amjad Rauf, responsabile della Exceptional Sale, e International Head del settore Masterpiece and Private Sales di Christie's Decorative Arts, ha definito il violino 'Hellier' "Un raro capolavoro, e senza dubbio il suo miglior violino intarsiato". INoltre, questo violino è uno dei soli dieci esemplari esistenti ad essere decorato con un prezioso lavoroo di intarsio, eseguito dallo stesso Stradivari. E Fernando Sacconi, uno dei massimi esperti degli strumenti di Stradivari del secolo scorso, lo ha definito “il più prezioso violino intarsiato di Stradivari”. Precedentemente nelle più grandi collezioni di strumenti musicali, e ultimamente in prestito allo Smithsonian Museum, questo straordinario violino "ben esemplifica il livello delle opere che entrano nelle Eceptional sales di Christie's". Antonio Stradivari, vissuto tra il 1644 e il 1737, è il più famoso e il più considerato liutaio italiano, e i suoi violini - di cui esistono tuttora circa 500 esemplari - sono ritenuti i migliori e anche i più belli mai realizzati, a cui tanti produttori nei secoli successivi si sono ispiati e soprattutto ricercati dai musicisti di ogni epoca. In verità, ai suoi violini si sono interessati sin da subito non solo i musicisti, ma anche i più ricchi e potenti d'Europa, che hanno sempre decsiderato e cercato di avere una di queste meravigliose opere d'arte nelle loro collezioni, a cominciare dai Medici, dai re di Spagna a Caterina la Grande imperatrice di Russia, al re Luigi di Baviera e a tutti i nobili d'Europa. Il violino Hellier, il modello che Stradivari tenne con se per 55 anni Lo Stradivari "Hellier" del 1679 è uno dei primi realizzati da Stradivari, e soprattutto il primo a superare le rigide proporzioni del periodo Amatisé (1660-1690), e ad essere "ampliato" con una forma e una proporzione che diedero agli strumenti un suono molto più ricco. E il risultato di quella evoluzione fu tale che da quel momento il maestro non si separò più da quel violino, che divenne il "progetto" a cui riferirsi per i futuri modelli e di fatto l'antesignano a cui si ispirarono tutti i liutai dei secoli successivi. Solo dopo averlo tenuto con se per oltre 55 anni, finalmente nel 1734 Stradivari si decise a venderlo, per 40 sterline, a Sir Samuel Hellier di Wombourne, in Inghilterra. O almeno così si deduce da un documento registrato in Inghilterra negli anni '80 dell'Ottocento, ma è probabile che quel violino sia entrato in casa Hollier un po' prma, e potrebbe essere uno dei due violini cremonesi indicati nel testamento del 1719 di John Hellier di Westminster e lasciati in eredità a suo nipote Samuel Hellier, padre di Sir Samuel Hellier. Comunque, il violino è rimasto nella famiglia Hellier per quasi due secoli, per poi passare nelle mani di altri celebri proprietari, da Henry E. Morris, il magnate dei giornali e direttore dello Shanghai Daily News, al collezionista americano Henry Hottinger, fondatore e membro di una società di banchieri d'investimento, che ha accumulato una delle collezioni più note di violini rari della metà del XX secolo. Tutti, come gli Hollier, sempre restii a separarsi da quel meraviglioso strumento, che è stato poi conservato allo Smithsonian Institution e al Museo Civico di Cremona. Florian Leonhard, un consulente di Christie's che di Stradivari ne ha maneggiati tantissimi, anche quelli più pregiati, ha detto che "Questo è senza dubbio uno degli strumenti più emozionanti, belli e impressionanti esistenti. Il calore e la personalità che trasuda uno strumento di questo calibro ispirano un senso di eccitazione giovanile in chiunque abbia la fortuna di tenerlo tra le mani. Questo violino incarna, più di altri, la visione della capacità di Stradivari; un motivo per cui merita il suo posto allo zenit come liutaio insuperabile di tutti i tempi!". Il violino "Hellier", infatti, si contraddistingue sia per la scelta dei legni utilizzati da Stradivari, sia per gli squisiti intarsi in avorioma è anche uno strumento ingegnoso nella nella concezione e meticoloso nell'esecuzione. A renderlo unico e interessante, innanzitutto l'incredibile opera di intarsio, che è stata realizzata probabilmente dallo stesso Stradivari, come suggeriscono i disegni originali del liutaio conservati oggi al Museo di Cremona. E ad avere intarsi simili, sono solo alcuni, circa una dozzina, dei circa 1.100 esemplari realizzati da Stradivari. Inoltre, la tecnica della verniciatura mostra il suo primo vero tentativo di perfezionare il metodo sviluppato dal grande maestro cremonese Nicolò Amati. Il lavoro incredibilmente raffinato sulla chiocciola, l'aumento del volume del violino e i bellissimi fori a f attestano tutti quanto Stradivari abbia migliorato le tecniche esistenti fino a quel momento. Quello che verrà proposto da Christie's è quindi un esempio estremamente raro e importante del lavoro di Stradivari, un capolavoro nella sua produzione, ed ha perciò un valore altissimo (è stimato tra i 6 e i 9 milioni di sterline) che lo rende il lotto più pregiato di The Exceptional Sale, la vendita ni programma per il 7 luglio, nonché momento clou della Classic Week in programma nella capitale inglese. Chi lo vuole ammirare, avrà la possibilità di vederlo alla mostra pre-vendita per The Exceptional Sale, in programma da Cristie's dal 2 al 7 luglio. ... @ItalyinLDN Continua a leggere su Read the full article
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art-now-italy · 2 years
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RITORNO DAI CAMPI, Costantino Di Renzo
Opera satirica sull'arte del paesaggio dell'ottocento
https://www.saatchiart.com/art/Painting-RITORNO-DAI-CAMPI/1123221/4451408/view
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti 
IMPROVVISO SOSPESO
Da decenni, ormai, si è vaticinata la "scomparsa" della pittura, già entrata in competizione, sul consumarsi dell'Ottocento, con la fotografia, infine superata dalle opportunità espressive delle molte tecniche di acquisizione delle immagini. Il tema è assai più antico e coglie la presunta limitatezza della duplice dimensione contro il tutto tondo della scultura. Eppure, il segno pittorico, anche adesso, rimane affascinante, cattura lo sguardo, interroga, trasporta in un altrove. Davvero il dipinto possiede un valore artistico meno intenso di uno scatto fotografico?  Oppure, risulti meno coinvolgente di un'immagine in movimento? Se appare chiaro che non sia così, la domanda è: perchè? Risposta: perchè l'immagine di un dipinto "non esiste". Non importa che sia il riflesso di un'immagine reale veduta e ritratta dal pittore: il realismo è atto di stile e non vocazione alla produzione di una copia. Non conta nulla che lo si possa considerare espressione dell'artista: supera di gran lunga anche questa presunta riduzione concettuale. Il dipinto fa mondo a sè. Sorge come un "improvviso" e manifesta la sua unicità. Si salda al presente e lo annulla, segnando di sè il tratto vivente di infinite visioni, nel flusso di un tempo reso immobile. Un tempo "sospeso" che attende l'ennesimo sguardo, l'ennesima emozione, l'ennesimo incanto. Non esiste.  Miracolo dell'impossibile, reso in immagine. Improvvisa apparizione, sospesa per sempre nella memoria.
- Claude Monet (1840-1926): "Donna con il parasole, madame Monet con il figlio", 1875, National Gallery of Art, Washington D.C.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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fashionbooksmilano · 1 year
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Trame Giapponesi  Japanese Tales
Costumi e storie del Teatro No al Museo d’Arte Orientale di Venezia
Costumes and Stories from No Theatre at the Museum of Oriental Art in Venice
A cura di Marta Boscolo Marchi
Antiga Edizioni, Crocetta del Montello 2022, 160 pagine, brossura, ill.a colori, 22 x 28 cm, Testo italiano e inglese, ISBN  9788884353016
euro 30,00
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Il catalogo si compone di alcuni saggi introduttivi dei maggiori studiosi del teatro No- in Italia, sulla rappresentazione, i costumi, gli strumenti musicali che accompagnano la performance e sul primo spettacolo di teatro No- tenutosi a Venezia nel 1953. Nella collezione del Museo d'Arte Orientale di Venezia si conservano xilografie dei maggiori autori dell'Ottocento come Hokusai e Hiroshige, alcune delle quali raffiguranti la lavorazione della seta e alcune delle leggende che diedero origine ai drammi più noti del teatro No-, che accompagnano l'esposizione dei costumi e degli strumenti musicali. Il Museo possiede sontuosi costumi in seta e oro, abitualmente non visibili al pubblico per motivi di conservazione, che nel volume Trame Giapponesi sono pubblicati con le loro schede tessili: tra questi kariginu, atsuita, karaori, hangire, oguchibakama. In contrasto con la sobrietà della scenografia, ridotta all'essenziale, i costumi degli attori spiccano per fasto e preziosità, catalizzando prepotentemente l'attenzione del pubblico. Il volume riporta inoltre gli strumenti musicali dell'hayashi e l'orchestra per il No-, ovvero il flauto e le tre diverse percussioni (otsuzumi, kotsuzumi, taiko), che sono eccellenti pezzi artistici in lacca dorata, pelle e seta. La pubblicazione è completata da una scelta di fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, fotografo che da anni si dedica alle riprese del teatro No- in Giappone.
13/01/23
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cumbercookiebatchs · 3 years
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Hey friend :) I know you're going through a lot but it's art history related and i think you might like this ❤️ I also wanted to know your opinion.
My school every year instead of the self-management (l'autogestione????) organizes the Peer Education Aid, where we don't have class for a week but students who have issues with some subjects get to do 1/2 hours dayly of "reinforcement" and the rest of the day is spent doing "courses". These courses are held by the oldest students and they're about, like, literature, theatre, art, social issues etc. Every year the school chooses a theme to connect all the courses, and this year is "communication".
I volunteered for the art course! And it's my first year doing it, and it's just me and a friend who, quite honestly, is kind of just tagging along, but anyway: i didn't want to do the same thing of all the other years, so i threw myself in "How art was used for propaganda during the centuries", I already asked how my classmates feel about it and they said it sounds very interesting. However, it's all online because of covid, and we'll have another class connected with us because it's their first year and don't know how to do it, so i wanted to make it more fun and interactive! All the other years it was an amazing experience but being from home makes it look just Boring™. I was thinking that after a brief introduction I could organize a quiz where i put posters on the screen and they have to try and guess the era or what it is about, and the winner gets a personalized poster made by me, but other than that I can't think of anything else. It's going to be a 4 hour thing and i really don't want it to be a pain in the ass, i really like the school's initiative and it's an opportunity to interest others in art history.
If you (or anyone else lmao) have ideas i'm reaaaaally open to it
Thanks for listening ❤️❤️❤️❤️❤️❤️
Friend 💖
That's such an interesting theme, and really there's a lot you could talk about!
First of all, do we want to talk about bad propaganda, or good propaganda?
(I'm I'm going to switch to Italian now)
Soprattutto dall'800 a questa parte, l'arte ufficiale è sempre contrapposta a quella non ufficiale. È una delle cose che mi appassiona molto, l'arte ufficiale è l'arte dei re, che si trasforma in arte apprezzata dalla ricca borghesia dopo la rivoluzione industriale, ed è un'arte non provocatoria, un'arte accademica e accettata dal regime. Credo, in generale, sarebbe molto interessante lavorare su questa dicotomia, c'è tantissimo materiale in giro, però potrebbe trasformarsi in qualcosa di esclusivamente teorico, tra la Dad e il tema trattato.
Però l'arte è in sé propaganda e comunicazione, relazione e reazione e interrelazione (io-tu-noi-artista-sociale) quindi potresti anche studiare un determinato artista e il suo modo di interagire con il sociale, penso magari a Courbet e alla colonna Vendome e tutto il casino che c'è dietro, oppure se vogliamo restare nel contemporaneo ti consiglio il graffitismo.
Il graffitismo è arte del popolo per il popolo, attiva e critica e spesso ironica nei riguardi del sociale, atta a sensibilizzare le masse e criticata dai potenti, spesso e volentieri additata come anarchica perché completamente distaccata dall'arte accademica, ma nonostante questo attiva nel sociale. Penso potresti crearci su un bel laboratorio, ti consiglio di dare uno sguardo al lavoro di tvboy, blub o Jorit se ti va di restare in Italia, oppure ovviamente Banksy, o Basquiat, oppure ancora Rivera e i suoi murales!
Puoi parlare della Francia dell'ottocento e di come con le giornate di Parigi si chiuse un'epoca in cui artisti, letterati e pittori scesero in massa per combattere prima di chiudersi in un'ermetismo centenario, oppure del capitolo infelice del futurismo italiano (e metterlo in rapporto con quello russo, molto più in linea con le avanguardie)
Ho fatto un po' di rambling ma spero di esserti stata almeno un po' utile 🥺🥺🥺❤️❤️❤️
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lamilanomagazine · 3 months
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Milano. Nike di Samotracia: il restauro del calco storico in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino
Milano. Nike di Samotracia: il restauro del calco storico in collaborazione con la Scuola di Restauro di Botticino. E' stato presentato nella serata di martedì 30 gennaio 2024, l'accordo stipulato tra Valore Italia - Scuola di Restauro di Botticino e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia di Milano, in occasione della presentazione del restauro del calco storico della Nike di Samotracia, conservata all'interno del Padiglione Aeronavale del Museo. La scultura, un calco in gesso a grandezza naturale della rinomata Nike esposta al Museo Louvre di Parigi, è stata restaurata dagli studenti della Scuola di Botticino sotto la supervisione della professoressa Cinzia Parnigoni tra settembre e novembre 2023. Questo progetto segna l'inizio della collaborazione tra il Museo e la scuola di restauro, che proseguirà con interventi su altre opere. Il calco della Nike, una delle più affascinanti testimonianze dell'arte ellenistica, esposto accanto ai più iconici oggetti del mondo della navigazione, fa parte delle collezioni del Museo dal 1964, realizzato verosimilmente qualche anno prima da Cesare Gariboldi, erede delle generazioni di maestri formatori milanesi, da Piero Pierotti a Carlo Campi, le cui opere venivano richieste da Accademie di Belle Arti e Musei italiani e stranieri tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. La scultura è al centro di studi storico artistici e archivistici, volti ad indagare il ruolo e la storia dell'uso dei calchi nel corso dell'Ottocento e inizio Novecento, che furono per le Accademie delle Belle Arti dell'epoca un importante strumento didattico, e oggi continuano ad essere un intermediario per far conoscere opere di arte in tutto il mondo, anche con funzione museografica. Lo scopo dell'intervento è stato quello di rimuovere i pericoli derivanti dalla sconnessione degli elementi realizzati singolarmente e assemblati, nello specifico delle ali, e conferire una visione estetica più omogenea dell'opera. Con l'occasione sono state anche effettuate analisi scientifiche qualitative per indagare i materiali costitutivi della scultura. La scultura, esposta nel Padiglione Aeronavale, fa parte della collezione del Museo dagli anni 60 del secolo scorso, in seguito a una donazione. L'incontro è stato introdotto dall'Assessore alla Cultura del Comune di Milano Tommaso Sacchi e dalla Deputy Director del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Barbara Soresina. "Le collezioni che il Museo conserva e continua ad acquisire costituiscono una risorsa straordinaria per la ricerca e per la formazione, negli ambiti disciplinari più diversi. Anche nelle attività dedicate alla conservazione dei beni, il Museo favorisce collaborazioni che mettano al centro l'approfondimento critico, declinato nelle competenze necessarie per ciascun progetto. Un valore ulteriore che promuoviamo è il confronto intergenerazionale, da cui possono emergere nuove pratiche e conoscenze", ha affermato Laura Ronzon, Direttrice Collezioni del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia nell'intervento di apertura. "Siamo estremamente soddisfatti del risultato che è stato raggiunto. Nell'anno del cinquantesimo anniversario della fondazione della Scuola di Botticino è per noi motivo di grande orgoglio poter avviare una solida collaborazione con una delle più importanti e prestigiose Istituzioni museali italiane nel mondo che quotidianamente arricchisce la proposta culturale ed educativa del nostro Paese" è quanto ha affermato Martino Troncatti, Presidente di Valore Italia. Nel corso della serata sono intervenuti Claudio Giorgione, Curatore Leonardo Arte e Scienza del Museo, Marianna Cappellina, Responsabile conservazione e restauro del Museo e Cinzia Parnigoni, Docente della Scuola di Botticino. Alcuni studenti della Scuola di Botticino hanno infine raccontato le operazioni di restauro eseguite sull'opera. Durante l'evento, che si è svolto nel suggestivo salone delle feste del transatlantico Conte Biancamano, è stata esposta l'opera dell'artista Andrea Crespi che ritrae la Nike di Samotracia in veste contemporanea. Mediante la fruizione dell'illusione ottica, linee infinite che non si toccano mai invadono l'opera: passato presente e futuro si fondono mostrando come epoche distanti tra loro possano essere vicine e connesse.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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susieporta · 3 years
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“Una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato.”
L'immagine degli orologi che si sciolgono evoca una riflessione sul TEMPO: l'orologio, strumento che pretende di misurare il tempo in modo oggettivo, cede di fronte alla soggettività della percezione e ai meccanismi incontrollabili della memoria. Per questi motivi il dipinto diventa un'icona del Novecento, secolo che ha visto gli albori delle teorie della "relatività" di Einstein in fisica (ndr "Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività") e lo studio psicanalitico dell'Inconscio ad opera di Freud, che scardinano le certezze illuministiche/razionalistiche/dogmatiche dell'Ottocento.
In ricordo di Salvador Dalì, nel giorno dell'anniversario della sua morte (23 gennaio 1989)
(Salvador Dalì - La persistenza della memoria 1931 - Museum of Modern Art, New York)
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fotopadova · 3 years
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Stephen Berkman, Prediciting the Past
di Gustavo Millozzi
 -- Predicting the Past, Zohar Studios: The Lost Years (Predire il passato, Zohar Studios. Gli anni perduti) di Stephen Berkman, uno dei più sorprendenti libri di fotografia che siano recentemente usciti, ci porta in un viaggio immaginario attraverso il XIX secolo, nel mondo di Shimmel Zohar, un mitico immigrato ebreo dell'Europa orientale che arrivò in America negli anni Cinquanta dell'Ottocento: il nome Zohar si riferisce anche a una raccolta di scritti che costituiscono la base di uno studio cabalistico. Il contenuto storico è pieno di sottintesi, ombre e collegamenti e rispecchia appieno la complessità e la densità di contenuti degli antichi testi mistici.
Shimmel Zohar, già abile artista di silhouette, è diventato in seguito il proprietario degli omonimi Zohar Studios, uno stabilimento fotografico storico situato in Pearl Street, nel Lower East Side di New York, un quartiere a predominanza ebraica. Entrando dalla porta di questo enigmatico studio del passato, incontriamo una cavalcata di personaggi alla Balzac, accattivanti, stravaganti ed anche, talvolta, ironici. 
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Questo panorama immersivo di personaggi - dove troviamo frenologi, ventriloqui, pittori, poeti, spiritualisti, artisti, bon vivants, mercanti e molti altre strane figure - è composto da tableau dove ogni immagine è costruita come un singolo fotogramma cinematografico di un antico film in celluloide da tempo dimenticato.
Stephen Berkman, fotografo ebreo, è cresciuto a San Francisco Bay Area e ora risiede a Los Angeles. Ossessionato dalla cultura e dalla tecnologia vittoriana, Berkman ha perfezionato il raro e estremamente difficile processo fotografico pre-chimico noto come “collodio umido”. Realizzate con una grande macchina fotografica da studio che utilizza lastre negative in vetro, le sue stampe all’albumina, dalle stesse ricavate, hanno un’inconfondibile qualità arcaica: belle, riccamente dettagliate e inquietanti.
Questo corpus di opere rientra nella tradizione della galleria creata dagli artisti, come il famoso Museum of Jurassic Technology dell'artista David Wilson a Los Angeles. Come in Wilson infatti, anche l'arte di Berkman va oltre la dialettica binaria tra realtà e finzione.
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                    Frenologo                                   © Stephen Berkman                               Fratelli siamesi
 Berkman, lavorando con il primitivo processo delle lastre di vetro e fotografando attraverso lenti d'epoca ancora ricoperte dalla polvere del XIX secolo, resuscita un mondo scomparso in un tributo agli Zohar Studios, tributo che precedentemente alla pubblicazione in questo volume, è stato presentato con diverse esposizioni in importanti gallerie e musei, tra cui l'Hammer Museum e il Contemporary Jewish Museum, ed è apparso in articoli su Aperture, Artillery Magazine e ArtScene. Nato a Syracuse, New York, e con abitazione a Pasadena, in California, Berkman attualmente insegna presso l'Art Center College of Design.
Predicting the Past può sembrare a volte ambiguo, ma non risulta mai inespressivo: panoramico nella sua costruzione, il libro soddisfa il modello di assemblaggi di storia di Guy Davenport combinato con le necessarie finzioni. 
Un libro di questo genere conferma un approccio importante all'arte fotografica, tanto realistica quanto irrintracciabile, che per vie traverse può riconoscersi nella stessa arte contemporanea. Creatori come Gerhard Richter e Stéphane Zaech potrebbero infatti trovare in questo la loro strada.
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                   Un’ebrea errante                         © Stephen Berkman                                    Shtetl Shtick
Non contento di essere un intruso nel XIX secolo, Berkman è inoltre un esploratore temporale che scava enigmi come fossero incisi su blocchi di ghiaccio. Cerca di richiamare il mondo perduto della metà del XIX secolo come se il nostro mondo scomparisse tutt'intorno a noi.
Un artista è una persona che inventa un artista: così è stato detto, né da Marcel Duchamp, né da Jorge Luis Borges, ma da Harold Rosenberg, il critico che ha "creato" una scuola di pittura coniando il termine Action art, una definizione che si potrebbe ben riferire al fotografo americano Stephen Berkman che pare proprio abbia preso Rosenberg alla lettera.
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                Uomo con banana pestata            © Stephen Berkman                           Indovino distratto
Berkman ha una propria reputazione come artista: fa infatti parte della "avanguardia antiquaria", un movimento così chiamato dal critico Lyle Rexer per descrivere quei fotografi che, nel periodo in cui le fotocamere meccaniche e le camere oscure chimiche furono sostituite dalla creazione di immagini digitali negli anni Ottanta e Novanta, rianimò le tecnologie fotografiche del XIX secolo a lungo scartate. Alcuni facevano uso di fotocamere stenopeiche, altri lavoravano con immagini stereoscopiche. Parecchi hanno prodotto dagherrotipi o ferrotipi (il più noto tra i fotografi che attuano questo "processo alternativo" è Joel i Peter-Witkin, conosciuto specificatamente per aver realizzato stampe d'argento di tableaux messi in scena, spesso con scene trasgressive).
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                Pappagallo di Humboldt               © Stephen Berkman                              Viaggio di Zohar
Non c'è dubbio che questo racconto fotografico, come reso da Stephen Berkman, rivela l'intera potenziale eredità artistica di Shimmel Zohar. Si dice che Zohar "abbia esplorato significati nascosti, simboli misteriosi che hanno portato a intuizioni illuminanti". Una lettura brillante, spiritosa, visivamente deliziosa e divertente, anche quando i fatti non possono più essere distinti dalla finzione.
Shimmel Zohar aggiunge spesso un'immagine nell'immagine e questo non è sinonimo di scomparsa degli affetti, ma diventa il modo per sollecitarli diversamente, è quanto Schopenhauer pretendeva dall'arte: "la soppressione e l'annientamento del mondo".
Queste inquietanti fotografie prendono come punto di partenza i codici visivi della ritrattistica del XIX secolo, le immagini e gli oggetti che riguardano sia la vita ebraica sia la dimenzione scientifica di oltre cento anni fa. Insieme creano una visione peculiare della vita vittoriana negli Stati Uniti, rivitalizzando tecnologie e temi passati in un contesto però del XXI.
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                Ingranditore solare                       © Stephen Berkman                           Oggetto di Obscura
In virtù del suo approccio narrativo e formale, il progetto stravagante e sorprendente di Berkman è una manifestazione di un'alta forma di ricerca empatica. Ha sostituito il proprio ego a favore di Zohar. Ha reso immagini che richiedono attenzione e pazienza, sia da parte del fotografo sia quella dello spettatore, e nonostante l'atmosfera fittizia e la sua bizzarria, ha presentato una collezione di immagini che ci mostra qualcosa di innegabilmente umano. Forse, allora, la grande ironia della finzione è che è tutto vero.    
Come un sonnambulo del XIX secolo, Stephen Berkman vaga per l'era ormai scomparsa della fotografia prechimica. Evocando un'epoca in cui il mezzo era considerato simile alla magia naturale, le sue installazioni di camera oscura comprendono esplorazioni sia letterali che filosofiche di quel misterioso gioco di luci e ottiche. 
Gli esperimenti pre-analogici di Berkman, oltre alle sue fotografie su lastra di vetro, sono presentati in questa sua pubblicazione che già era stata preceduta da una mostra presentata a Mosca. Evocando l'acutezza di un romanzo francese del XIX secolo, questo corpus di opere è pervaso dal donchisciottesco, dal surreale e dall’onirico. 
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                                                            L’occhio vagante © Stephen Berkman
Ampiamente annotato e abbondantemente illustrato, questo volume immersivo, per il quale ci son voluti da parte dell’autore ben venti anni di lavoro, contiene quasi 200 immagini comprendenti fotografie originali ed effimeri. Sono meticolosamente riprodotte in quadricromia e tricromia.
Predicting the Past culmina con una postfazione del pluripremiato autore Lawrence Weschler. Scritto in prosa rapsodica, il suo saggio riempie gli spazi del puzzle creandone di nuovi. Con uno spirito acuto e un fiuto per l'apocrifo, il saggio di Weschler (del quale potete leggere qui un ampio adattamento) segue la ricerca di Berkman, ripercorrendo deviazioni e divagazioni per scoprire la storia dietro la storia di Shimmel Zohar, elevando il libro nel pantheon della fotografia.
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                                                         Obscura usa e getta © Stephen Berkman
Un’ultima considerazione: per coloro che si dedicano ora al digitale avendo ripudiato l'analogico. Berkman nel suo libro scrive: "Alla fine, le fotografie di lastre di vetro fragili e persino arcaiche possono sopravvivere alla fotografia digitale contemporanea, come quest'ultima è dipende in modo univoco da un'infrastruttura di computer e dall’archiviazione di soli dati". Sarete forse scettici, ma chiedetevi questo: quanto vi è oggi facile leggere i floppy disk creati sui computer solo 20 anni fa? E chi, all'epoca, aveva la premeditazione di trasferire il proprio materiale informatico su supporti aggiornati alla prossima generazione di archiviazione digitale?
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