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#bacche di ginepro
ortopriamo · 2 years
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Bacche di ginepro. Nella mia lingua.."zinnivuru".
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jacopocioni · 1 year
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Il peposo dell'Impruneta, gusto per duri!
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Peposo Gli operai che lavoravano ai forni (fornacini) nella produzione del cotto non erano certo persone abbienti, anzi, al lavoro duro non corrispondeva certo un salario alto. Approvvigionarsi di proteine era quindi difficile dato il costo della carne. Spesso il denaro non bastava neanche per le carni meno pregiate, come il muscolo o lo zampetto, quindi ci si accontentava si di questi tagli, ma di quelli avanzati che avevano molti giorni ed erano andati oltre la normale frollatura sfociando in un inizio di putrescenza. Mangiare questa carne non doveva essere gustoso, l'olezzo era sicuramente disappetente e quindi solo la spezia poteva rendere questa carne accettabile. Nacque quindi il peposo per questa ragione, eliminare il tanfo di vecchio; e cosa meglio del pepe, dell'aglio del rosmarino e della salvia il tutto in abbondanza. In pratica i fornacini tagliavano a grossi tocchi la carne, la mettevano in un coccio di terracotta aggiungevano abbondante pepe, aglio in camicia, rosmarino e salvia, poi ricoprivano il tutto con del vino rosso. Il coccio veniva poi, alla mattina presto, all'inizio del turno di lavoro, posizionato alla bocca dei forni dove si cuocevano i mattoni e alla mezza il pranzo era pronto. Oppure veniva posizionato nei forni alla sera, come mi suggerisce Filippo Caroti riportandomi voci di ricordi di vecchi imprunetani. Tutte le ore di cottura avevano asciugato il vino concentrandolo e reso la carne del muscolo tenera e succosa. Uno stracotto altamente speziato. Ecco nato il peposo dell'Impruneta, un piatto che oggi sarebbe immangiabile da chiunque se utilizzata la carne passata di allora.
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Preparazione del peposo. Oggi la carne che viene usata è sempre il muscolo, più fresco ovviamente, ma il procedimento non cambia, tanti spicchi d'aglio in camicia, rosmarino, salvia e pomodoro (spesso usato il concentrato o dei pelati). Devo far notare che il pomodoro è aggiunta moderna, all'epoca non si conosceva ed è entrato in cucina nell'800. Anche il pepe non viene più aggiunto in abbondanza come allora, anzi spesso il pepe macinato viene sostituito da pepe in grani che lascia il suo splendido aroma ma può essere allontanato per aggredire meno le papille gustative moderne. Anche qui un appunto, il pepe oggi macinato, all'epoca era quasi certamente usato in grani probabilmente perchè riutilizzato più volte. Ricordiamoci che era caro, addirittura usato come merce di scambio non deperibile. La leggenda vuole che questo piatto sia arrivato anche in piazza del Duomo a Firenze durante la costruzione del cupolone assieme ai mattoni necessari al Brunelleschi. Lo stesso Brunelleschi sembra abbia utilizzato questo piatto per nutrire i manovali. In pratica si racconta che all'ora del desinare fra far scendere gli operai e poi farli risalire dopo mangiato la perdita di tempo era notevole. Il Brunelleschi si inventò la prima mensa aziendale facendo salire insieme ai mattoni anche il peposo, il pane e il vino in modo da far mangiare gli operai direttamente sulle impalcature. Oggi possiamo gustarci il peposo in qualche ristorante oppure lo possiamo fare in casa con i pochi ingredienti ma con tanto tempo di cottura. Utilizzate un tegame di coccio, il forno a 120-150 °C, copritelo avendo l'accortezza di lasciare da un lato leggermente sollevato il coperchio in maniera che il vino possa lentamente evaporare. La cottura è lunga, almeno 3-4 ore, ricordate di mescolare periodicamente. Una variante interessante può essere aggiungere un paio di bacche di ginepro schiacciate e un paio di chiodi di garofano, gusto personale. Insomma la ricetta è già scritta su, non vi rimane che scegliere se essere aggressivi con il pepe macinato oppure più aggraziati con il pepe in grani. Servitelo su fette di pane toscano abbrustolito.
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Jacopo Cioni   Read the full article
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barbaraincucina · 11 months
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Spalla di maiale brasata con ossimello, mele campanine, frutta disidratata e castagne
Ingredienti
spalla di maiale ossimello (salsa liquida fatta mescolando due parti di miele e una di aceto bianco) mele campanine prugne e fichi secchi castagne bollite cipolla aglio alloro e rosmarino sale e pepe nero chiodi di garofano e bacche di ginepro olio d'oliva, burro vino bianco
Procedimento
Mettere in una ciotola due parti di miele e una di aceto bianco (ossimello), una presa di sale, il pepe nero, il ginepro e i chiodi di garofano pestati al mortaio e mescolare per ottenere una salsa. Adagiare il pezzo di maiale in una casseruola di ghisa adatta alle lunghe cotture su un fondo di burro e olio e versare la salsa sopra di esso. Aggiungere un bicchiere di vino, uno spicchio di aglio schiacciato, una foglia di alloro e un rametto di rosmarino e abbondante cipolla tagliata fine. Continuare la cottura a fuoco basso e coperto fino a che la carne sarà tenera (almeno 2 ore). Unire le mele campanine tagliate a tocchetti, le prugne e i fichi secchi tagliati a pezzi grossolani e le castagne bollite e pelate e cuocere ancora mezz’ora. Sfilacciare la carne e servirla col fondo di cottura.
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thebeautycove · 1 year
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CALÉ FRAGRANZE D'AUTORE - ARCHILIBRIUM - Eau de Parfum - Novità 2023 -
Natura. In profonda connessione. Ode al Risveglio. Parte III.
"Mi ha colpito il fatto che il concetto di architettura organica nascesse con una bellissima storia all'inizio del '900, ma non avesse avuto un grande seguito nel tempo. Ho pensato che nel contesto della crisi climatica e ambientale anche l'olfatto potesse avere un ruolo nella riflessione sul posto che l'uomo dovrebbe occupare all'interno del mondo naturale come ospite alla pari degli altri esseri animali o vegetali, invitandoci a scoprire gli odori semplici della natura e a dare il nostro contributo senza necessariamente alterare in modo invasivo il pianeta che ci accoglie e che merita rispetto." Silvio Levi
Quando la Natura bussa alla porta…e vivi nel supremo privilegio di poterle stare accanto. Di sentirti in armonia con le sue regole, di dipendere dalla sua capacità di generare serenità e bellezza, di sentirla madre e amica che tutto offre senza  chiedere nulla in cambio, se non il dovuto rispetto. La natura da sempre ispira la creatività di menti straordinarie, arte, architettura, design hanno attinto a questa inesauribile fonte per dar corpo ad un’idea, diffondere un messaggio di bellezza e armonia universale nel tempo.
Esplorare la Natura, poterla ‘abitare’ senza arrecarle disturbo, questa in sintesi la riflessione che ha originato la creazione della tredicesima fragranza di Calé Fragranze d’Autore - Archilibrium - crasi tra architettura ed equilibrio, dove il concetto cardine è il rapporto dialogante, armonico tra uomo e natura.
Nucleo ispirante l’architettura organica di Frank Lloyd Wright e le sue opere poetiche incastonate, mimetizzate nel paesaggio che le circonda, una su tutte Casa Kaufmann, la villa capolavoro eretta su una cascata.
La fragranza diviene emanazione di tale intuizione, ogni elemento interviene a sviluppare la trama olfattiva. Immersiva e potente la presenza verde boschiva, accordi botanici di arbusti silvestri, spezie e bacche balsamiche, ginepro, elemi, lentisco in accordo con sentori minerali, di roccia umida e impervia. Poi la sorprendente rivelazione, questa natura è accogliente, docile, consente agli umani di renderla rifugio, nido, riparo e gradisce aromi conviviali di zafferano, caffè, tabacco, sfumature domestiche di fiori appena recisi, iris e magnolia, di fuoco e legni da ardere. Tutto volge alla cordialità nel calore e nella delizia di benzoino e semi di ambretta, ristoro di corpo e mente, salubre e benefico infine, a far circolare tanta serenità e armonia, il rito gioioso innalzante dei muschi. Casa mia casa.
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Creata da Silvio Levi in collaborazione con Maurizio Cerizza.
Eau de Parfum 50 ml.  Online qui
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cloudwine9 · 4 months
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Chianti Classico castello di Monsanto
Chianti Classico 2021 Az. Castello di Monsanto – Prodotto dai vigneti più giovani dell’azienda – Ottenuto con 90% Sangiovese e 10% Colorino e Canaiolo. Elevage in botti di rovere francese da 38 HL per 15 mesi. Si presenta nel calice con un bellissimo colore rosso rubino intenso con buona trasparenza, al naso sprigiona eleganti sentori di mora e ciliegia, di bacche di ginepro, di lavanda…
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beatrice-penco-sechi · 5 months
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Cover art for the book "Bacche di Ginepro" by Eleonora D’Angelo, commission.
Bacche di Ginepro: L’Essenza della Sardegna https://amzn.eu/d/4xABr7f
© B. Penco Sechi
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bartime2000 · 6 months
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Panda Gin Limited Edition Halloween
Panda è un gin biologico premium di prima qualità, distillato da botaniche naturali e accuratamente selezionate a mano: rosmarino, ciliegie, scorze di limone, litchi, basilico, bacche di ginepro, anice cinese. La perfetta armonia di questi ingredienti conferisce a questo gin uno spirito sottile ma forte, mescolato con un design sobrio e raffinato. Questa limited edition (solo 5.000 bottiglie) è…
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Carbonada!🔥
...e in un attimo torno a Courmayeur e alle vacanze estive con i socerini e i figli piccoli…❤️
🟢 𝚂𝙰𝙻𝚅𝙰
🎶 𝙲𝙰𝙽𝚃𝙰 &
🍳 𝙲𝚄𝙲𝙸𝙽𝙰!
#𝘳𝘪𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘤𝘪𝘯𝘲𝘶𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘦 (𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘭𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢 😍):
👇 𝕀ℕ𝔾ℝ𝔼𝔻𝕀𝔼ℕ𝕋𝕀 👇
☺︎ 600 gr di manzo
☺︎ Vino rosso
☺︎ Brodo di carne
☺︎ 5 chiodi di garofano
☺︎ 7 bacche di ginepro
☺︎ 7 grani di pepe nero
☺︎ Salvia
☺︎ Timo
☺︎ Rosmarino
☺︎ 2 cipolle
☺︎ 1 spicchio di aglio
☺︎ 100 gr di burro
☺︎ Sale q.b.
☺︎ Farina q.b.
👇 ℙℝ𝕆ℂ𝔼𝔻𝕀𝕄𝔼ℕ𝕋𝕆 👇
1. Facciamo a tocchetti in manzo
2. Mettiamo i tocchetti una notte a marinare con vino rosso o bianco e tutti i profumi, chiudiamo con la pellicola e mettiamo in frigorifero
3. Il giorno dopo mettiamo in una padella il burro a sciogliere
4. Aggiungiamo aglio e cipolla tagliata sottile e la facciamo cuocere adagio fino ad ammorbidirla
5. Scoliamo la carne e la infariniamo
6. Pronta la cipolla aggiungiamo la carne infarinata e la facciamo rosolare
7. Aggiungiamo la marinatura e cominciamo a cuocere adagio stando attenti che non si asciughi, aggiungendo del brodo man mano che si cuoce
8. Dopo 1 ora e mezza sarà pronto!
In Valle D’Aosta la servono con la polenta...io a Pesaro con le patate al forno e il pane…😉
Grazie mentori @muscasingris, Gaia Guglielmo e soprattutto al mio piccolo e adorato Ema @bem84 che mi ha rubato il cuore!❤️
𝘙𝘪𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢 𝘪𝘯 𝘭𝘦𝘨𝘨𝘦𝘳𝘦𝘻𝘻𝘢. 𝘋𝘢 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘰𝘯𝘥𝘦𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘵𝘢̀.
𝘌̀ 𝘱𝘳𝘦𝘻𝘪𝘰𝘴𝘢, 𝘮𝘢𝘯𝘦𝘨𝘨𝘪𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘤𝘶𝘳𝘢 🤗
_________😉❤️👩‍🍳💋________
#carbonada #valledaosta #ricettavaldostana #cucinavaldostana #elisacuorecucinaechiacchiere #elisaccc #popolofelice #leggerezza #buonumore #racconti #risate #ricette #cucinaitaliana #food #instafood #instagood #foodblog #foodblogger #foodlover #cucina #passione
.....
Eu traduzo para as #pessoasfelizes! 😂:
Carbonada!🔥
...e daqui a pouco volto para Courmayeur e para as férias de verão com meus sogros e filhos pequenos...❤️
🟢 𝚂𝙰𝙻𝚅𝙰𝚁
🎶 𝙲𝙰𝙽𝚃𝙰𝚁 &
🍳 𝙲𝙾𝚉𝙸𝙽𝙷𝙾𝚄!
#𝘳𝘦𝘤𝘦𝘪𝘵𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘢 𝘤𝘪𝘯𝘤𝘰 𝘱𝘦𝘴𝘴𝘰𝘢𝘴 (𝘤𝘰𝘮𝘰 𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘴𝘢 𝘧𝘢𝘮𝘪́𝘭𝘪𝘢 😍):
👇 𝕀ℕ𝔾ℝ𝔼𝔻𝕀𝔼ℕ𝕋𝔼𝕊 👇
☺︎ 600 gr de carne bovina
☺︎ Vinho tinto
☺︎ Caldo de carne
☺︎ 5 dentes
☺︎ 7 bagas de zimbro
☺︎ 7 grãos de pimenta preta
☺︎ Sábio
☺︎ Tomilho
☺︎ Alecrim
☺︎ 2 cebolas
☺︎ 1 dente de alho
☺︎ 100 g de manteiga
☺︎ Sal a gosto.
☺︎ Farinha a gosto
👇 𝕄𝔼́𝕋𝕆𝔻𝕆 👇
1. Vamos cortar a carne em pedaços
2. Deixe os pedaços marinar durante a noite com vinho tinto ou branco e todas as ervas, feche com película aderente e coloque no frigorífico.
3. No dia seguinte colocamos a manteiga em uma panela para derreter
4. Adicione o alho e a cebola picada e cozinhe lentamente até ficar macio
5. Escorra a carne e enfarinhe
6. Assim que a cebola estiver pronta, acrescente a carne enfarinhada e doure
7. Adicione a marinada e comece a cozinhar lentamente, tomando cuidado para não secar, acrescentando mais caldo à medida que cozinha
8. Depois de 1 hora e meia estará pronto!
No Vale D'Aosta servem-se com polentaio... em Pesaro com batatas assadas e pão...😉
Obrigada mentores Muscas Ingris, Gaia Guglielmo e principalmente à minha pequena e querida Ema que roubou meu coração!❤️
𝘙𝘦𝘤𝘦𝘪𝘵𝘢 𝘤𝘰𝘮 𝘭𝘦𝘷𝘦𝘻𝘢. 𝘕ã𝘰 𝘤𝘰𝘯𝘧𝘶𝘯𝘥𝘪𝘳 𝘤𝘰𝘮 𝘴𝘶𝘱𝘦𝘳𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘪𝘥𝘢𝘥𝘦.
É 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘪𝘰𝘴𝘰, 𝘮𝘢𝘯𝘶𝘴𝘦𝘪𝘦 𝘤𝘰𝘮 𝘤𝘶𝘪𝘥𝘢𝘥𝘰 🤗
_________😉❤️👩‍🍳💋________
#receitaitaliana #cozinhaitaliana #receitatradicional #cozinha #cozinhou #bomhumor #histórias #risos #receitas
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uominiedonneblog · 9 months
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Ricetta di Cucina Cotechino con Sformatini
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Vediamo come preparare un piatto tipico della regione Lazio, i Cotechini con Sformatini. Anche se ormai viene preparato nella maggior parte delle regioni dell'Italia centrale. Ingredienti Per 4 persone. 2 1/2 kg di cotecchini 250 g di lenticchie 1 cipolla 200 g di passata di pomodoro 2 cucchiai di olio extravergine di oliva 2 foglie di alloro 1 cucchiaio di bacche di ginepro Sale e pepe Preparazione Ricetta di cucina Cotechino con sformato Praticare dei piccoli fori sulla pelle del cotecchino e immergere il cotecchino avvolto in un panno in una grande pentola di acqua fredda. Ricetta Cotechino con sformatini. Coprire e portare delicatamente a ebollizione. Una volta raggiunta l'ebollizione, ridurre la fiamma al minimo e far bollire per 2 ore e mezza. Nel frattempo, lavare le lenticchie, eliminare eventuali impurità e lessarle in acqua salata e condita con pepe e bacche di ginepro per 20 minuti. Nel frattempo, soffriggere la cipolla tritata nell'olio, aggiungere l'alloro e la passata di pomodoro e cuocere a fuoco vivo per 10 minuti. Aggiungere un pizzico di sale e pepe alla salsa di pomodoro, aggiungere le lenticchie e insaporire per qualche minuto. Trasferire le lenticchie dalla salsa di pomodoro in quattro stampi e cuocere in forno preriscaldato a 200°C per 8 minuti. Togliere dal forno e disporre su un piatto grande. Tagliare il cotecchino ancora caldo a fette sottili, non troppo spesse, e disporle intorno allo sformato di lenticchie. Questi sono i dettagli della ricetta di cucina "Cotechino con sformato". Difficoltà media. Tempo di preparazione 30 minuti. Tempo di cottura 3 ore Vi potrebbe interessare la ricetta di cucina Cotechino Vestito Read the full article
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giannysstuff · 11 months
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ACQUA DELL'ELBA PROFUMATORE AMBIENTE ISOLA DI MONTECRISTO 200ML
Silenzio, mistero, fascino. Inarrivabile e preziosa. Carica di magia e seduzione. La sintesi più profonda di un’isola. Qui, ora.   Un accordo legnoso creato con le note di ginepro, cipresso e iris, gelsomino, rosa, sentori di cuoio e tabacco, legni e resine di macchia mediterranea, sentori di incenso e bacche di corbezzolo.
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lestreghedifenix · 1 year
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IL GINEPRO
Diffusissimo anche nel nostro paese, il ginepro ci offre delle bacche che non sono note solo per l'uso che ne facciamo in cucina. Sin da epoche remote, infatti, questa pianta era conosciuta per le sue proprietà medicamentose, per esempio per infusi contro tosse e raucedine.
L'acquavite era un potente elisir digestivo e l'arbusto spinoso era considerato simbolo di tutto quanto "respinge." Ecco che il ginepro veniva piantato nei giardini per tenere lontane le negatività, oppure se ne sistemavano delle fascine nei pressi delle porte d'ingresso.
Le streghe moderne considerano le bacche di ginepro un ottimo rimedio contro le fatture nere e le ritengono capaci di tenere lontane le visite indesiderate. Le bacche (talvolta anche i rami) vengono bruciate con l'incenso per purificare gli ambienti, ma si possono pure inserire nei sacchettini profumati portafortuna, insieme ad altre piante dell'erboristeria magica.
#tarotschoolfenix #lestreghedifenixwitchtcraft
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Bignè di lingua al Bonarda
Bignè di lingua al Bonarda
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I bignè di lingua al Bonarda sono un piatto tipico della cucina piemontese, che prevede l’utilizzo della lingua di vitello e del vino Bonarda per la preparazione dei bignè.
Per la scelta del vino da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda, bisogna tenere conto delle caratteristiche del piatto e del vino. La lingua di vitello è un ingrediente dal sapore delicato ma caratteristico, che richiede un vino rosso non troppo strutturato ma con una buona acidità per bilanciare il sapore intenso della carne. Il Bonarda è un vino rosso piemontese che si adatta bene a questo piatto grazie alla sua acidità e alla nota fruttata. Ecco la ricetta:
Ingredienti per quattro persone
quattro etti e mezzo di lingua (o avanzi di lingua lessata),
una cipollina,
due carote,
due coste di sedano,
un mazzetto di prezzemolo,
due foglie di lauro,
alcune bacche di ginepro,
timo,
mezzo litro di Bonarda dell’Oltrepò Pavese,
olio,
sale,
pepe in grani
Per la pastella
due etti e mezzo di farina,
quattro albumi,
quattro cucchiai d’olio,
sale.
Tempo necessario
circa tre ore, più il tempo per la marinatura.
La difficoltà: OD
Nota: il grado di difficoltà delle ricette è espresso con i simboli D (facile esecuzione), OD (media difficoltà), ODO (ricetta che richiede una certa abilità).
  Preparazione
Il giorno precedente la preparazione lavare a lungo la lingua in acqua corrente raschiandola con un coltellino; metterla in una terrina, bagnarla con il vino, unire una carota, una costa di sedano e la metà del prezzemolo tritati, il lauro, un pizzico di timo, le bacche di ginepro schiacciate, alcuni grani di pepe schiacciati e un pizzico di sale.
Lasciar marinare fino al giorno seguente.
Mettere al fuoco, in una capiente casseruola, l’acqua necessaria a ricoprire la lingua, aggiungere la carota, il sedano e il prezzemolo rimasti, la cipollina, condire con un pizzico di sale e, quando bolle, immergervi la lingua e farla cuocere per circa due ore e mezzo.
Nel frattempo preparare la pastella: versare la farina -in una terrina, fare la fontana e .versare al centro quattro decilitri di acqua trepida, l’olio e un pizzico di sale.
Amalgamare gli ingredienti lavorandoli con un cucchiaio di legno e far riposare la pastella per mezz’ora. Al momento di utilizzarla, completarla con gli albumi montati a neve.
Sgocciolare la lingua ben cotta, lasciarla un poco raffreddare, pelarla, affettarla e ricavare dalle fettine delle scaloppine regolari. Immergerle nella pastella, friggerle in abbondante olio, sgocciolarle ben dorate e servire.
Abbinamento Vini
Se vuoi ecco alcune opzioni di vini rossi da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda:
Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC: questo vino è prodotto nella zona dell’Oltrepò Pavese, nella Lombardia sud-occidentale, ma si sposa bene con la cucina piemontese grazie alla sua acidità e al profumo di frutti di bosco.
Barbera d’Alba DOC: un altro vino piemontese che si adatta bene ai bignè di lingua al Bonarda, grazie alla sua acidità e alla struttura non troppo pesante.
Dolcetto d’Alba DOC: un vino piemontese dal sapore morbido e fruttato, con una buona acidità e un retrogusto piacevolmente amarognolo.
In generale, è possibile optare per un vino rosso giovane e fresco, non troppo impegnativo ma comunque dotato di una buona struttura, in modo da non sovrastare il sapore delicato ma intenso della lingua di vitello.
Per non sbagliare accompagnare con Bonarda o Freisa secco o Merlot del Trentino o Rossese o Chianti dei Colli Aretini o San Severo Rosato.
un nuovo post è stato publicato su https://online-wine-shop.com/bigne-di-lingua-al-bonarda/
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mantruffles · 1 year
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Bignè di lingua al Bonarda
Bignè di lingua al Bonarda
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I bignè di lingua al Bonarda sono un piatto tipico della cucina piemontese, che prevede l’utilizzo della lingua di vitello e del vino Bonarda per la preparazione dei bignè.
Per la scelta del vino da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda, bisogna tenere conto delle caratteristiche del piatto e del vino. La lingua di vitello è un ingrediente dal sapore delicato ma caratteristico, che richiede un vino rosso non troppo strutturato ma con una buona acidità per bilanciare il sapore intenso della carne. Il Bonarda è un vino rosso piemontese che si adatta bene a questo piatto grazie alla sua acidità e alla nota fruttata. Ecco la ricetta:
Ingredienti per quattro persone
quattro etti e mezzo di lingua (o avanzi di lingua lessata),
una cipollina,
due carote,
due coste di sedano,
un mazzetto di prezzemolo,
due foglie di lauro,
alcune bacche di ginepro,
timo,
mezzo litro di Bonarda dell’Oltrepò Pavese,
olio,
sale,
pepe in grani
Per la pastella
due etti e mezzo di farina,
quattro albumi,
quattro cucchiai d’olio,
sale.
Tempo necessario
circa tre ore, più il tempo per la marinatura.
La difficoltà: OD
Nota: il grado di difficoltà delle ricette è espresso con i simboli D (facile esecuzione), OD (media difficoltà), ODO (ricetta che richiede una certa abilità).
  Preparazione
Il giorno precedente la preparazione lavare a lungo la lingua in acqua corrente raschiandola con un coltellino; metterla in una terrina, bagnarla con il vino, unire una carota, una costa di sedano e la metà del prezzemolo tritati, il lauro, un pizzico di timo, le bacche di ginepro schiacciate, alcuni grani di pepe schiacciati e un pizzico di sale.
Lasciar marinare fino al giorno seguente.
Mettere al fuoco, in una capiente casseruola, l’acqua necessaria a ricoprire la lingua, aggiungere la carota, il sedano e il prezzemolo rimasti, la cipollina, condire con un pizzico di sale e, quando bolle, immergervi la lingua e farla cuocere per circa due ore e mezzo.
Nel frattempo preparare la pastella: versare la farina -in una terrina, fare la fontana e .versare al centro quattro decilitri di acqua trepida, l’olio e un pizzico di sale.
Amalgamare gli ingredienti lavorandoli con un cucchiaio di legno e far riposare la pastella per mezz’ora. Al momento di utilizzarla, completarla con gli albumi montati a neve.
Sgocciolare la lingua ben cotta, lasciarla un poco raffreddare, pelarla, affettarla e ricavare dalle fettine delle scaloppine regolari. Immergerle nella pastella, friggerle in abbondante olio, sgocciolarle ben dorate e servire.
Abbinamento Vini
Se vuoi ecco alcune opzioni di vini rossi da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda:
Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC: questo vino è prodotto nella zona dell’Oltrepò Pavese, nella Lombardia sud-occidentale, ma si sposa bene con la cucina piemontese grazie alla sua acidità e al profumo di frutti di bosco.
Barbera d’Alba DOC: un altro vino piemontese che si adatta bene ai bignè di lingua al Bonarda, grazie alla sua acidità e alla struttura non troppo pesante.
Dolcetto d’Alba DOC: un vino piemontese dal sapore morbido e fruttato, con una buona acidità e un retrogusto piacevolmente amarognolo.
In generale, è possibile optare per un vino rosso giovane e fresco, non troppo impegnativo ma comunque dotato di una buona struttura, in modo da non sovrastare il sapore delicato ma intenso della lingua di vitello.
Per non sbagliare accompagnare con Bonarda o Freisa secco o Merlot del Trentino o Rossese o Chianti dei Colli Aretini o San Severo Rosato.
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blissful-moontrip · 1 year
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Bignè di lingua al Bonarda
Bignè di lingua al Bonarda
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I bignè di lingua al Bonarda sono un piatto tipico della cucina piemontese, che prevede l’utilizzo della lingua di vitello e del vino Bonarda per la preparazione dei bignè.
Per la scelta del vino da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda, bisogna tenere conto delle caratteristiche del piatto e del vino. La lingua di vitello è un ingrediente dal sapore delicato ma caratteristico, che richiede un vino rosso non troppo strutturato ma con una buona acidità per bilanciare il sapore intenso della carne. Il Bonarda è un vino rosso piemontese che si adatta bene a questo piatto grazie alla sua acidità e alla nota fruttata. Ecco la ricetta:
Ingredienti per quattro persone
quattro etti e mezzo di lingua (o avanzi di lingua lessata),
una cipollina,
due carote,
due coste di sedano,
un mazzetto di prezzemolo,
due foglie di lauro,
alcune bacche di ginepro,
timo,
mezzo litro di Bonarda dell’Oltrepò Pavese,
olio,
sale,
pepe in grani
Per la pastella
due etti e mezzo di farina,
quattro albumi,
quattro cucchiai d’olio,
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Tempo necessario
circa tre ore, più il tempo per la marinatura.
La difficoltà: OD
Nota: il grado di difficoltà delle ricette è espresso con i simboli D (facile esecuzione), OD (media difficoltà), ODO (ricetta che richiede una certa abilità).
  Preparazione
Il giorno precedente la preparazione lavare a lungo la lingua in acqua corrente raschiandola con un coltellino; metterla in una terrina, bagnarla con il vino, unire una carota, una costa di sedano e la metà del prezzemolo tritati, il lauro, un pizzico di timo, le bacche di ginepro schiacciate, alcuni grani di pepe schiacciati e un pizzico di sale.
Lasciar marinare fino al giorno seguente.
Mettere al fuoco, in una capiente casseruola, l’acqua necessaria a ricoprire la lingua, aggiungere la carota, il sedano e il prezzemolo rimasti, la cipollina, condire con un pizzico di sale e, quando bolle, immergervi la lingua e farla cuocere per circa due ore e mezzo.
Nel frattempo preparare la pastella: versare la farina -in una terrina, fare la fontana e .versare al centro quattro decilitri di acqua trepida, l’olio e un pizzico di sale.
Amalgamare gli ingredienti lavorandoli con un cucchiaio di legno e far riposare la pastella per mezz’ora. Al momento di utilizzarla, completarla con gli albumi montati a neve.
Sgocciolare la lingua ben cotta, lasciarla un poco raffreddare, pelarla, affettarla e ricavare dalle fettine delle scaloppine regolari. Immergerle nella pastella, friggerle in abbondante olio, sgocciolarle ben dorate e servire.
Abbinamento Vini
Se vuoi ecco alcune opzioni di vini rossi da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda:
Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC: questo vino è prodotto nella zona dell’Oltrepò Pavese, nella Lombardia sud-occidentale, ma si sposa bene con la cucina piemontese grazie alla sua acidità e al profumo di frutti di bosco.
Barbera d’Alba DOC: un altro vino piemontese che si adatta bene ai bignè di lingua al Bonarda, grazie alla sua acidità e alla struttura non troppo pesante.
Dolcetto d’Alba DOC: un vino piemontese dal sapore morbido e fruttato, con una buona acidità e un retrogusto piacevolmente amarognolo.
In generale, è possibile optare per un vino rosso giovane e fresco, non troppo impegnativo ma comunque dotato di una buona struttura, in modo da non sovrastare il sapore delicato ma intenso della lingua di vitello.
Per non sbagliare accompagnare con Bonarda o Freisa secco o Merlot del Trentino o Rossese o Chianti dei Colli Aretini o San Severo Rosato.
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danni-phantom · 1 year
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Bignè di lingua al Bonarda
Bignè di lingua al Bonarda
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I bignè di lingua al Bonarda sono un piatto tipico della cucina piemontese, che prevede l’utilizzo della lingua di vitello e del vino Bonarda per la preparazione dei bignè. Per la scelta del vino da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda, bisogna tenere conto delle caratteristiche del piatto e del vino. La lingua di vitello è un ingrediente dal sapore delicato ma caratteristico, che richiede un vino rosso non troppo strutturato ma con una buona acidità per bilanciare il sapore intenso della carne. Il Bonarda è un vino rosso piemontese che si adatta bene a questo piatto grazie alla sua acidità e alla nota fruttata. Ecco la ricetta: Ingredienti per quattro persone quattro etti e mezzo di lingua (o avanzi di lingua lessata), una cipollina, due carote, due coste di sedano, un mazzetto di prezzemolo, due foglie di lauro, alcune bacche di ginepro, timo, mezzo litro di Bonarda dell’Oltrepò Pavese, olio, sale, pepe in grani Per la pastella due etti e mezzo di farina, quattro albumi, quattro cucchiai d’olio, sale. Tempo necessario circa tre ore, più il tempo per la marinatura. La difficoltà: OD Nota: il grado di difficoltà delle ricette è espresso con i simboli D (facile esecuzione), OD (media difficoltà), ODO (ricetta che richiede una certa abilità).   Preparazione Il giorno precedente la preparazione lavare a lungo la lingua in acqua corrente raschiandola con un coltellino; metterla in una terrina, bagnarla con il vino, unire una carota, una costa di sedano e la metà del prezzemolo tritati, il lauro, un pizzico di timo, le bacche di ginepro schiacciate, alcuni grani di pepe schiacciati e un pizzico di sale. Lasciar marinare fino al giorno seguente. Mettere al fuoco, in una capiente casseruola, l’acqua necessaria a ricoprire la lingua, aggiungere la carota, il sedano e il prezzemolo rimasti, la cipollina, condire con un pizzico di sale e, quando bolle, immergervi la lingua e farla cuocere per circa due ore e mezzo. Nel frattempo preparare la pastella: versare la farina -in una terrina, fare la fontana e .versare al centro quattro decilitri di acqua trepida, l’olio e un pizzico di sale. Amalgamare gli ingredienti lavorandoli con un cucchiaio di legno e far riposare la pastella per mezz’ora. Al momento di utilizzarla, completarla con gli albumi montati a neve. Sgocciolare la lingua ben cotta, lasciarla un poco raffreddare, pelarla, affettarla e ricavare dalle fettine delle scaloppine regolari. Immergerle nella pastella, friggerle in abbondante olio, sgocciolarle ben dorate e servire. Abbinamento Vini Se vuoi ecco alcune opzioni di vini rossi da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda: Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC: questo vino è prodotto nella zona dell’Oltrepò Pavese, nella Lombardia sud-occidentale, ma si sposa bene con la cucina piemontese grazie alla sua acidità e al profumo di frutti di bosco. Barbera d’Alba DOC: un altro vino piemontese che si adatta bene ai bignè di lingua al Bonarda, grazie alla sua acidità e alla struttura non troppo pesante. Dolcetto d’Alba DOC: un vino piemontese dal sapore morbido e fruttato, con una … Leggi tutto
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captainvegas · 1 year
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Bignè di lingua al Bonarda
Bignè di lingua al Bonarda
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I bignè di lingua al Bonarda sono un piatto tipico della cucina piemontese, che prevede l’utilizzo della lingua di vitello e del vino Bonarda per la preparazione dei bignè.
Per la scelta del vino da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda, bisogna tenere conto delle caratteristiche del piatto e del vino. La lingua di vitello è un ingrediente dal sapore delicato ma caratteristico, che richiede un vino rosso non troppo strutturato ma con una buona acidità per bilanciare il sapore intenso della carne. Il Bonarda è un vino rosso piemontese che si adatta bene a questo piatto grazie alla sua acidità e alla nota fruttata. Ecco la ricetta:
Ingredienti per quattro persone
quattro etti e mezzo di lingua (o avanzi di lingua lessata),
una cipollina,
due carote,
due coste di sedano,
un mazzetto di prezzemolo,
due foglie di lauro,
alcune bacche di ginepro,
timo,
mezzo litro di Bonarda dell’Oltrepò Pavese,
olio,
sale,
pepe in grani
Per la pastella
due etti e mezzo di farina,
quattro albumi,
quattro cucchiai d’olio,
sale.
Tempo necessario
circa tre ore, più il tempo per la marinatura.
La difficoltà: OD
Nota: il grado di difficoltà delle ricette è espresso con i simboli D (facile esecuzione), OD (media difficoltà), ODO (ricetta che richiede una certa abilità).
  Preparazione
Il giorno precedente la preparazione lavare a lungo la lingua in acqua corrente raschiandola con un coltellino; metterla in una terrina, bagnarla con il vino, unire una carota, una costa di sedano e la metà del prezzemolo tritati, il lauro, un pizzico di timo, le bacche di ginepro schiacciate, alcuni grani di pepe schiacciati e un pizzico di sale.
Lasciar marinare fino al giorno seguente.
Mettere al fuoco, in una capiente casseruola, l’acqua necessaria a ricoprire la lingua, aggiungere la carota, il sedano e il prezzemolo rimasti, la cipollina, condire con un pizzico di sale e, quando bolle, immergervi la lingua e farla cuocere per circa due ore e mezzo.
Nel frattempo preparare la pastella: versare la farina -in una terrina, fare la fontana e .versare al centro quattro decilitri di acqua trepida, l’olio e un pizzico di sale.
Amalgamare gli ingredienti lavorandoli con un cucchiaio di legno e far riposare la pastella per mezz’ora. Al momento di utilizzarla, completarla con gli albumi montati a neve.
Sgocciolare la lingua ben cotta, lasciarla un poco raffreddare, pelarla, affettarla e ricavare dalle fettine delle scaloppine regolari. Immergerle nella pastella, friggerle in abbondante olio, sgocciolarle ben dorate e servire.
Abbinamento Vini
Se vuoi ecco alcune opzioni di vini rossi da abbinare ai bignè di lingua al Bonarda:
Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC: questo vino è prodotto nella zona dell’Oltrepò Pavese, nella Lombardia sud-occidentale, ma si sposa bene con la cucina piemontese grazie alla sua acidità e al profumo di frutti di bosco.
Barbera d’Alba DOC: un altro vino piemontese che si adatta bene ai bignè di lingua al Bonarda, grazie alla sua acidità e alla struttura non troppo pesante.
Dolcetto d’Alba DOC: un vino piemontese dal sapore morbido e fruttato, con una buona acidità e un retrogusto piacevolmente amarognolo.
In generale, è possibile optare per un vino rosso giovane e fresco, non troppo impegnativo ma comunque dotato di una buona struttura, in modo da non sovrastare il sapore delicato ma intenso della lingua di vitello.
Per non sbagliare accompagnare con Bonarda o Freisa secco o Merlot del Trentino o Rossese o Chianti dei Colli Aretini o San Severo Rosato.
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