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#basso continuo
gasparodasalo · 1 year
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Georg Philipp Telemann (1681-1767) - Sonata for Flute and Basso continuo in G-Major, TWV 41:G8, II. Vivace. Performed by Michael Schmidt-Casdorff, transverse flute, and Münchner Cammer-Music on period instruments.
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mrbacf · 11 hours
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Johann Joachim Quantz: Concerto in G minor for Flute, Strings & B.c QV 5...
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thearbourist · 2 years
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The DWR Friday Baroque Inerlude - G.Ph. Telemann: Ouverture "Les Nations" in B flat major for Strings and Basso continuo, TWV 55:B5
The DWR Friday Baroque Inerlude – G.Ph. Telemann: Ouverture “Les Nations” in B flat major for Strings and Basso continuo, TWV 55:B5
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shisasan · 11 months
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J.S. Bach - Concerto for Oboe, Violin, Strings and Basso Continuo in D minor
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momentidicri · 8 days
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Ho passato un week end tra sole, Bar Basso, amici e pranzo in famiglia. M. stamattina mi ha sopportato mentre piangevo al telefono perché è da un po’ di tempo che non riesco a concentrarmi e sbaglio tante cose. Inoltre la mia insicurezza mi porta a pensare di non essere abbastanza intelligente. ho questa testa che elabora pensieri, che non mi lascia vivere il momento. e continuo a lamentarmi di tutto.
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colonna-durruti · 9 months
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Maledetti, maledetti sfruttatori classisti.
DA LEGGERE: Lettera su Il Fatto Quotidiano
“Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.”
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mikrokosmos · 2 months
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J.S. Bach - Orchestral Suite no.3 in D Major, BWV 1068 (c.1730)
I want to say I was listening to this one in my rocking chair next to my books on music. Or with wine and cheese at someone's party. No, I put this on while I washed the dishes. I thought I'd share my old post on this same piece but realized that I'd never written about this suite. And I don't have anything profound or introspective to say about it. It made taking down this mountain if dirty dishes feel like a grand accomplishment. It's a reminder that this music was written for the audience to enjoy. It doesn't have to be treated like music theory homework. That being said, I do like looking at the history of the orchestral suite, which would develop into the symphony. What can we hear from Bach's Proto-Symphony no.3? The Orchestral Suite was a carryover from France's Ouvertures. It would start with a slow section to draw in the audience, and then a lively counterpunctual exercise. After the "heavier" opening movement, the rest of the pieces are light dances, galanteries (minuets, bourrées, courantes, sarabandes, gavottes, allemandes, gigues, etc.). Because the German political elite had a taste for French art, they would have music played during their banquets and parties. Bach had no real interest in this kind of music (which would be a decent income source) because he was already dedicated to writing church music. But what few he did leave behind (we only have four Orchestral Suites attributed to him) sounds like great party music. The Suite in D Major is scored for 3 trumpets, timpani, oboes, violins, viola, basso continuo, giving it a louder sound than the others. The Ouverture starts with the slower grand statement announced by the trumpets and timpani. As you'd expect from Bach, this opens into a counterpunctual explorations of the melodies that developed out of the opening, but with the vibrancy of Vivaldi's fast paced concertos. The ending section cuts back and ends with a more subdued coda. The Air of this suite has stuck in our culture through films and TV, popular for its beautiful melodies. I remember first hearing it in the most ironic example I know; played during the library scene in Seven (or "Se7en") from the 1995 film. The ugliness and depraved misanthropy in the film is contrasted for a moment by the idealized "beautiful music" by an idealized "Great Composer". I thought it was showing the spectrum of human minds, that the "greatest" Baroque composer comes from the same human family as a lunatic serial killer using the Christian "Seven Deadly Sins" for gruesome punishments against his victims. Listening to it now I think it's fascinating that someone could have been touched or moved by the gorgeous Aria without words Bach wrote for whatever party or occasion, and she would have no idea that the same music would be heard again as so many of these festival pieces were back then. The latter dances show off the trumpets to make each one boisterous and lively. Two Gavottes with heavy emphasis on the beat, an upbeat Bourrée, and ending on the always fun and swaying Gigue. Of these dances I think I love Bach's gigues the most because they're always densely woven with his long waves of counterpoint across each instrument to create a dance that makes me think of old pub drinking songs or sailors dancing and drinking at sea. Another reminder that this music is supposed to be fun and enjoyable for anyone, and you can turn your own living room into an 18th century court for fun.
Movements:
Ouverture
Air
Gavotte I/II
Bourrée
Gigue
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gasparodasalo · 2 years
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~The Week of the Fugue~
Antonio Vivaldi (1678-1741) - Concerto for Strings and Basso continuo in e-minor, RV 134, I. Allegro. Performed by Rinaldo Alessandrini/Concerto Italiano on period instruments.
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mrbacf · 5 days
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C.P.E.Bach: Concerto in D minor for Flute, Strings & B.c Wq.22 H.425
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kon-igi · 4 months
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Ciao Kon. Sono una sanitaria pubblica da molti anni. Sempre più spesso sento il peso di un'organizzazione che pezza ma non risolve, delle responsabilità assolte e liquidate con una pacca sulla spalla. Della stanchezza. Non ho più entusiasmo. So che è il momento d'oro del privato, ma non ho mai creduto alla favoletta del Bengodi, prima gli schiavi erano loro, adesso noi, la ruota prima o poi girerà di nuovo e resteranno sempre i conti da pagare. Certe vicende personali rendono tutto più pesante per il lavoro continuo che devo fare su me stessa. La professione mi ha curata tanto, adesso è come se l'avessi associata al mio malessere e volessi almeno cambiare posto... ma finora oltre a sentirmi dire che sono brava e l'occasione ci sarà, non ho ottenuto alcun miglioramento. Anzi. Sento di poter andare avanti, di essermi almeno allontanata un po'dal baratro della depressione, ma sento sempre addosso le sue dita viscide e l'impasse di non saper decidere cosa potrebbe essere meglio per me professionalmente, come mettere in fila le priorità. Non ti chiedo risposte, solo grazie di ascoltarmi, adesso come altre volte. Grazie.
Sai qual è il tuo errore?
Lo stesso che ho fatto io cioè credere che chi è sopra di te nella struttura piramidale organizzativa si occupi della cura degli altri con le tue stesse motivazioni.
E bada bene che il mio non è un giudizio sul singolo (esisteranno sempre persone ben motivate quanto abietti approfittatori) ma una considerazione sul sistema: più sali nella piramide, più paiono piccole le persone, fino ad assomigliare a numeri tutti uguali... e a volte diversi, quindi meno importanti.
E più sali, più diventano grandi le pressioni che ti fanno e i compromessi a cui devi scendere per evitare che il castello di carte crolli.
Perché il castello di carta, questo castello di carta E' destinato a crollare, senz'ombra di dubbio alcuna.
Da una parte c'è l'inclinazione di molte persone alla cura e all'accudimento (alcuni usano il termine 'missione' ma a me fa schifo perché sottintende abnegazione, sacrificio e troppo spesso annullamento) e poi ci sono quelli che soppesano le scelte con la bilancia del profitto, perché in una società come la nostra questo è il metro di misura che va per la maggiore...
L'utilità.
Prendi un cane non perché sia un membro della tua famiglia ma perché faccia la guardia, studi non per essere migliore della persona che eri ieri ma perché ti eleva nella succitata piramide, aiuti qualcuno non perché si vada avanti tutti assieme ma perché poi lui saldi il suo debito con te, costruisci non per la gioia della creazione ma per competere, ami non per 'sentire' l'altro ma perché l'altro ti ascolti e basta.
Io ho 'risolto' il problema fuggendo, letteralmente, anche solo dalla visione di quella piramide (senza nemmeno interessarmi al posto che avevo in essa) e lavorando in un contesto piccolo, in cima a una montagna e fuori dal mondo.
Detto da altri, avevo tutte le carte in regola per 'fare carriera' e per un po' ho avuto il pensiero e l'illusione che, magari, sulla parte alta della piramide avrei potuto fare qualcosa per cambiare le cose ma vedendo con chi avrei dovuto avere a che fare mi sono reso conto che non avrei avuto le forze fisiche e psichiche e che molto probabilmente sarei dovuto soccombere a quella merda che è la realpolitik.
No, grazie.
Preferisco aiutare e prendermi cura degli altri stando in basso, venendo deriso da colleghi che hanno fatto carriera e portando a casa uno stipendio decisamente modesto ma senza aver abiurato nemmeno per un attimo a quello che mi ero ripromesso tanti anni fa, quando ho cominciato a fare questo mestiere...
Nessuno verrà lasciato indietro.
Ed è faticoso perché le bestemmie te la cavano a forza dal cuore, con i loro sotterfugi, i loro compromessi al ribasso e la loro cecità verso tutto tranne che il guadagno e la gratificazione di un ego gonfio come la vescica di un alcolizzato.
E allora non rimane che aiutare dal basso, ignorando le false lodi da giuda iscariota, continuando per la nostra strada e spesso scegliendo quella che per altri è meno conveniente... ma certe persone non cercano il lustro o la gratificazione fine a se stessa.
Io con l'utilità dettata dagli altri è trent'anni che mi ci pulisco il culo.
Piango chi è andato insieme a chi è rimasto, tendo mille mani alle mille e uno persone che hanno bisogno (perché davvero non li puoi salvare tutti) e nella folla con cui proseguo il cammino verso non so dove mi tengo strette le persone a cui voglio bene.
Quando il castello di carte crollerà, tu sarai lontana e di gran lunga migliore di chi ti maledirà, perché nemmeno allora ti avrà voluto dare ragione.
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mezzopieno-news · 3 months
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LE EMISSIONI DI CO2 AI MINIMI DA 60 ANNI NELL’UE
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Le emissioni di CO2 prodotte da combustibili fossili nell’UE nel 2023 hanno toccato il livello più basso degli ultimi 60 anni.
L’Unione Europea ha emesso l’8% in meno di anidride carbonica rispetto al 2022, spingendo i progressi nella riduzione delle emissioni climalteranti e registrando un’accelerazione. Più della metà del calo (56%) deriva da un mix di elettricità più pulito, con il continuo aumento della capacità eolica e solare, nonché un rimbalzo della disponibilità di energia idroelettrica e nucleare. Le emissioni di CO2 dell’UE derivanti dal carbone si sono dimezzate dal 2015 e hanno registrato una diminuzione del 25% rispetto all’anno precedente. Le emissioni legate al gas sono diminuite dell’11% e quelle di petrolio del 2%.
Secondo l’analisi del Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea) “Le emissioni di CO 2 dell’UE sono finalmente tornate ai livelli riscontrabili nella generazione dei miei genitori negli anni ’60”, ha dichiarato Isaac Levi, analista di Crea. “Tuttavia, in questo periodo di tempo, l’economia è triplicata, dimostrando che il cambiamento climatico può essere combattuto senza rinunciare alla crescita economica”.
I dati del 2023 mostrano che L’UE ha costruito livelli record di pannelli solari e turbine eoliche ed è stata in grado di produrre più elettricità da dighe e centrali nucleari. I tagli in settori come l’industria – dove gli alti prezzi del gas hanno portato alcune aziende a diventare più efficienti e altre a produrre meno beni – e i trasporti hanno rappresentato un terzo delle riduzioni.
___________________
Fonte: Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea); foto di Jon
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abr · 8 months
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Nel mare magno della informazione pervasiva che nulla apporta e significa se non molesto ronzìo di fondo, basso continuo, tra annunciatori di regime e gomblottishti stile miocuggino ha detto che sulla Luna mai nessuno (cui vien da replicare, parafrasando BonJovi: "You give plot a bad name"); in tale ambito ogni tanto qualcuno SCRIVE E INFORMA. Grazie Musso.
"Sembra ormai esaurito l’estremo assalto della Germania al potere mondiale. Mentre si fa strada una  tentazione apparentemente più decorosa: la neutralità grossomodo distratta. La Grande Svizzera. Ed è in tale mutato contesto che Sua Competenza (Draghi) torna a parlare, con un articoletto pubblicato da The Economist di questa settimana. (...).
il nostro: la dipendenza dall’America per la sicurezza è divenuta insufficiente; la dipendenza dalla Cina per le esportazioni è divenuta incerta; la dipendenza dalla Russia per l’energia è divenuta inaccettabile. (...)
Laddove si vede il vecchio banchiere centrale farsi ambasciatore a tutto tondo: riducendo il proprio antico mestiere al ruolo ancillare di finanziatore degli Stati. (...).
Insomma, questa settimana Sua Competenza ha mandato ai tedeschi l’avviso di revoca: il mandato di gestione fiduciaria dell’impero europeo, che ad essi era stato conferito, è cancellato. Resta da regolare la faccenduola della loro ambizione a trasformarsi in Grande Svizzera para-neutrale. Ma ce ne si occuperà con un prossimo governo tedesco,
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canesenzafissadimora · 9 months
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COMME UCCIDERE UN POPOLO
Una lettera sul il "Fatto Quotidiano" di oggi
Sono una 24enne studentessa universitaria, lavoratrice occasionale. E sono figlia di un padre di 59 anni, invalido, che ha ricevuto l’sms della sospensione del Rdc. Scrivere questa email è umiliante, ma vorrei chiarire le idee a chi forse non le ha chiare su chi siano le famiglie che in questi 4 anni sono riuscite ad andare avanti grazie a questo sussidio.
Vengo da una famiglia molto povera e sin dalle elementari ho avvertito il senso di inferiorità rispetto alle mie compagne. Non ho mai potuto fare sport, ricevuto regali come libri, mangiare fuori con la mia famiglia. Alle medie non avevo un euro per il panino, se non per qualche giorno quando mio padre riceveva il suo misero stipendio, ancora ringrazio la mia compagna Lucia che mi dava un pezzo del suo senza farmelo mai pesare. Non ho mai potuto fare gite di classe, legare davvero con le mie compagne: sapevano che stavo un gradino più in basso, non avevo argomenti, spesso piangevo perché mi sentivo abbandonata a me stessa e molte volte mi chiedevo se avrei mai potuto sentirmi “normale” come loro. Quando i soldi c’erano, erano per la casa, le bollette, per riempire frigo e freezer. Quando le cose andavano male, si rompeva un elettrodomestico, era anche peggio, bisognava decidere se mangiare o non lavarsi per una settimana. Più di tutto mi è pesato dover sempre scegliere la cosa che meno poteva impattare su tutti. A volte mi sembra di non aver vissuto, di non aver ricordi della mia infanzia/adolescenza, se non quelli passati a piangere chiedendomi che cosa avessi fatto di male per essere capitata in una famiglia così povera.
La povertà in Italia è una colpa, è un continuo fare la guerra alle persone che per definizione sono solo scansafatiche. Perché se sei povero, puoi solo essere questo. Non puoi studiare, oppure puoi studiare, senza libri, senza risorse, senza Internet, senza dispositivi, puoi adattarti agli orari delle biblioteche, appoggiarti sulle borse di studio regionali, quelle per cui devi avere il 90% di crediti dell’anno in corso. Ma avete una vaga idea di quanto possa essere difficile rimanere in corso senza una famiglia che ti sostenga alle spalle? L’università premia i bravi studenti, ma non i poveri studenti. E cosa c’entra con il Rdc?
Mi ha permesso di non scegliere, di avere i libri di cui avevo bisogno nell’immediato, di pagare le tasse (nonostante rientrassi in fascia 1), di vivere senza preoccuparmi mentre studiavo, di sentirmi normale, di non sentirmi in colpa per soldi in penne, quaderni, pranzi al sacco all’università. Mi ha consentito di vedere la mia famiglia felice per una spesa che ti assicura dei pasti decenti per 2-3 settimane. Mi ha privato della vergogna di dover chiedere aiuti alla chiesa o ai vicini. Di andare dal dentista quando stavo male, di comprare le lenti a contatto e non usare le mensili per 6 mesi. Mi ha permesso di vivere dignitosamente. Mi preoccupa tornare a come eravamo anni fa, quando i litigi in casa erano all’ordine del giorno, in un clima in cui è difficile studiare.
Ripongo nella mia carriera le speranze che un giorno la mia famiglia non vivrà tutto questo, che potrò raccontare ai miei figli ridendo di essere stata aggredita dalla mia professoressa per non avere 10 euro per il diario scolastico. La carriera da medico non mi farà dimenticare che cosa significa essere povera e vivere nella sfortuna, sarò presente nella vita di chi ha bisogno come me, ricordandomi di chi ha aiutato la mia famiglia quando più ne aveva bisogno. Nanni Moretti diceva: “Io non parlo di cose che non conosco”, perciò voi italiani, che puntate il dito, che avete visto la povertà solo nei film, che leggete della delinquenza sui giornali e la attribuite a noi, mettetevi una mano sulla coscienza e chiedetevi se siete consapevoli abbastanza per poterne parlare.
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diceriadelluntore · 3 months
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Storia Di Musica #310 - Captain Beyond, Captain Beyond, 1972
Il mio impegno di scoprire più gruppi e artisti sconosciuti ma autori di dischi eccezionali inizia oggi. E inizia con quello che una volta si chiamava un supergruppo: musicisti provenienti da altre band che, a volte non lasciando definitivamente i loro gruppi di appartenenza, si riunivano per suonare in divertimento ciò che gli interessava di più. La storia di oggi ci porta a Los Angeles ad inizio degli anni '70. La grande stagione della musica californiana è al termine della sua spinta propulsiva, ma ha lasciato sul campo semi che germoglieranno per tanni. I musicisti del gruppo di oggi hanno storie particolari. Rod Evans è britannico, è stato il primo cantante dei Deep Purple, per i primi 3 dischi (quelli dell'avvio psichedelico, Shades Of Deep Purple e lo splendido The Book Of Taliesyn del 1968, e poi Deep Purple del 1969), ruolo che perde per Ian Gillian. Evans abbandona l'Inghilterra e va prima in Florida, dove prova la carriera solista, e poi vira in California, dove prima pubblica un singolo, Hard To Be Without You/You Can´t Love A Child Like A Woman e poi si aggrega al gruppo di oggi. Bobby Caldwell, batterista braccio destro di Johnny Winter, Larry "Rhino" Reinhardt, chitarrista e Lee Dorman bassista, provengono invece dai mitici Iron Butterfly, autori di uno dei brani culto della stagione del rock californiano, In A Gadda Da Vita (titolo che è una storpiatura psicotica di In The Garden Of Eden). In un primo momento della band fa parte anche il tastierista Lewie Gold che però abbandona poco tempo prima le prime registrazioni: Non resta che scegliere un nome, che in stile europeo viene individuato in Captain Beyond, e iniziare a scrivere musica. Il disco d'esordio, omonimo come le storie scelte per gennaio, Captain Beyond, esce nel luglio 1972, prodotto e arrangiato dalla stessa band. In copertina, meravigliosa, un disegno di Joe Garnett su progetto e idea della Pacific Eye And Ear, leggendaria agenzia di stampa creativa che realizzerà centinaia di copertine iconiche negli anni (ve ne ricordo un paio, Toys In the Attic degli Aerosmith, il loghino della moneta di Alice Cooper, molte copertine per i Bee Gees e la copertina di Berlin di Lou Reed).
Captain Beyond (chiamato dagli appassionati "first") è un disco di culto, per via di alcune caratteristiche peculiari per un disco statunitense del periodo e per la qualità eccezionale musicale, dell'amalgama tra i musicisti e i brani eseguiti, tutti a firma Caldwell \ Evans. Innanzitutto, è uno dei pochi dischi americani del periodo che, come i coevi del progressive europeo, in pratica non ha divisione dei brani, registrati come se fossero un'unica e strepitosa suite di 37 minuti. Il disco è un continuo e meraviglioso scorrere da riff a riff, drumbeat a drumbeat, in questo ambito fenomenale il lavoro di Caldwell, maestro dello strumento, che cambia la ritmica più volte nello stesso brano, per un groove irresistibile. È un mix perfetto di rock blues, cavalcate strumentali prog ma anche spesso vicino a quelle della Allman Brothers Band (a tal proposito, è giusto raccontare che il disco fu dedicato alla memoria del da poco scomparso Duane Allman), poiché linee di chitarra veloci e cariche di riff predominano per alcune canzoni prima di rallentare temporaneamente in una pausa fino al successivo decollo. Dal punto di vista dei testi, l'album si differenzia esplorando temi del mondo esterno e significati dell'esistenza, spesso con riferimenti alla luna, al mare, al sole e così via. Rod Evans ha una forte voce rock e si dimostra un grande canante, Rhino suona un'enorme quantità di linee di chitarra cariche di hook e Lee Dorman suona linee di basso complesse (ad esempio, alla fine di As The Moon Speaks-Return) che portano a suoni tipicamente ritmici e agili. Come non ricordare il groove monumentale di Dancing Madly Backwards (On A Sea Of Air), in apertura del disco, oppure la cavalcata strumentale di I Can't Feel Nothin', Pt. 1., il suono psichedelico di Myopic Void che in certi passaggi è meravigliosamente jazz fusion, che sfuma nella hard rock piena di potenza di Mesmerization Eclipse. Come curiosità, segnalo che Thousand Days Of Yesterdays (Intro) come suggerisce il titolo fa davvero da introduzione per Frozen Over, altro grandissimo brano di un disco di qualità decisamente superiore.
Si rimane davvero affascinati da questo disco, che lascia all'ascoltatore la sensazione che il viaggio debba continuare per un futuro indefinito. L'esordio però lascia strascichi: Caldwell ne se va, sostituito da Marty Rodriguez e Guille Garcia, con il timone musicale preso da Lee Dorman che scriverà tutti i brani dell'eccellente Sufficiently Breathless, che esce nel 1973. Per contratto con la Warner Bros. dovevano realizzare un terzo album, questo avverrà solo nel 1977, con il ritorno di Caldwell ma non di Evans, sostituito dal semisconosciuto Willy Daffern: per capire che confusione regnava all'epoca, il brano Dawn Explosion che dava il titolo al disco, Dawn Explosion, non venne nemmeno inserito in scaletta. La band con discontinuità formidabile e continui cambi di componenti è arrivata a suonare concerti fino ad oggi, in ricordo di un disco eccezionale di un periodo musicalmente florido come pochi della storia.
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