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#benedetto di montagna
kaylamae2023 · 6 months
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Virtual Sketchbook 3
Agony in the Garden by Francesco Bassano 
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1582-84 
Oil on Canvas 
264.2 cm x 129.5 cm 
In this painting, Jesus Christ is depicted in the Garden of Gethsemane looking up at an angle while preying. The angel is shining and holding a chalice towards Jesus. On the bottom of the painting, three of the apostles John, Peter and James are laying and falling asleep. 
 The painting uses a technique similar to Rembrandt, which is the intense contrast between light and dark to cause dramaticism.  
This painting was commissioned for a church in Brescia, Italy. The scene is based on scripture where Jesus Christ is about to be arrested, and it takes place after the Last Supper. The Garden of Gethsemane was described in all four gospels.  
The painting is balanced in a very stunning way. Christ is in the very center of the painting, and Jesus, John, Peter and James are facing towards the angel which is the source of light. Peter, John and James are at the bottom of the painting, also in the center maintaining symmetry. The light illuminated from the angel shines from the right and highlights the faces and fabric of the apostles and Jesus Christ. 
The most emphasized part of the painting is Jesus Christ and the Angel, because Jesus is in the center and the angel is the only source of light, which highlights its importance in the scene. If the angel wasn’t shining so brightly, it wouldn’t be noticeable, and its role wouldn’t be as relevant.  
As I mentioned earlier, the contrast is a very defining feature in the painting. It adds to the intensity of the scene, and it evokes more sad emotions in the viewer. Even without knowing the specific story that this painting is illustrating, the contrast and lighting creates a sense of despair. 
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This piece brings out a sense of sadness in me, mostly due to the story and background behind the scene. As most people know, the last supper is the last meal with the apostles and him. In the Garden of Gethsemane, it is right before he gets arrested and eventually crucified. My family is religious and I grew up going to church, so I understand the story well. Although I choose to be agnostic now, I can still feel the emotions this piece is supposed to convey.  
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Using Artstor, Wikipedia, and the book Ringling: The Art Museum 
Francesco Bassano (also known as Francesco Bassano the Younger) is an Italian renaissance painter, born in 1949 near Venice, and died in 1952. He and his family were all painters, and he often painted in the family workshop. He created many paintings, and almost all of them had a religious theme or background. He was prone to depression and passed due to suicide after his father died.  
The painting is from the renaissance period, and this piece was part of a collection of 9 commissioned for a church in Brescia, Italy called Sant’Antonio Abate. The entire Bassano family was religious and centered their practice around it. It is said that Francesco Bassano could have been inspired by the print Agony in The Garden by Benedetto Montagna which was created in 1506. Bassano was trying to illustrate the scene described in the Gospels, while focusing on conveying the agony Christ was going through. Most very religious people would probably recognize the scene, which shows that the message Francesco Bassano tried to incorporate into the painting was executed well. 
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Use what you learn in your research and by looking closely at the artwork to form your own critique of the work (your informed opinion) based partly on the FACTS. Make sure you think about and answer this in your conclusion: based on your research, and everything you have learned so far about art and artists, what is the importance of this work of art to society and/or the world. Be specific. Why did YOU pick it? 
After going to the Ringling Museum and viewing all the pieces, Agony in The Garden stood out to me the most. I am a big fan of renaissance art, so I am already slightly biased. Even before I read the painting description, I could clearly feel the emotional weight it gives the viewer. After reading the description and doing research, it was even more moving to me. The use of color theory even helps bring out that sadness the viewer is supposed to feel, where the scene uses cool shades versus warm shades. My only critique is on how accurate Christ’s appearance is. In the renaissance era, it was popular to make Jesus look more European, even though he would’ve looked middle eastern. However, this version of Jesus is the most identifiable/recognized, so it makes sense.  
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Citations: 
Bassano, F. (n.d.). Artstor. library.artstor.org. https://library.artstor.org/#/search/francesco%20bassano;size=48;page=1;sort=0 
Merling, M. F. (2002). The Garden of Agony. In Ringling The Art Museum.  John and Mable Ringling Museum of Art. 
Wikimedia Foundation. (2022, August 29). Francesco Bassano the younger. Wikipedia. https://en.wikipedia.org/wiki/Francesco_Bassano_the_Younger 
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inviaggiocondante · 11 months
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Purgatorio VI
Oggi sono sfinito.
Purtroppo ho potuto leggere il VI del Purgatorio, così importante, solo ora... e poco posso dire. Domani pomeriggio ci ritornerò sopra.
Chi noto?
Sordello. Benedetto Croce parlava di questo trovatore mantovano che passò del tempo in carcere a Novara.. per poi morire di morte violenta non si sa quando, non si sa come... come del "Farinata" del Purgatorio. Noto all'epoca: "levava la pelle", con la sua arte poetica, ai politici accusati di non saper agire per il bene del popolo.
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Sordello... sembra 'fuori posto'... Altero, disdegnoso, onesto... lo sguardo di un leone tranquillo che osserva... Dante è circondato da anime in pena che chiedono di raccontare le loro storie.. di ricordarli ai vivi affinché pregando per loro accorcino il tempo dell'Espiazione... Sordello è tranquillo invece. Non questua nulla.
E poi lo scoppio di amore quando incontra Virgilio: l'abbraccio fraterno. Entrambi figli di Mantova.
L'amor di Patria che manifestano i due.. scioglie il cuore di Dante.. che grida il suo dolore per il destino dell'Italia.. la famosa invettiva all'Italia... Ma.. sono stanco, giornata lunga e Dante merita energie fresche.
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Poche ultime parole per il quadretto dedicato a Beatrice.. come Virgilio la nomina.. Dante si 'rianima'.. "andiamo a maggior fretta"...! "Veloci! Scaliamo la montagna.. perché l'amore mi muove, mi stimola, mi chiama!"
E questo vale per Dante e vale per noi, per me che spesso mi dimentico di questa verità. Senza Amore è tutto così sterile e miserabile... uno non sa più perché vive.. che senso dare al tempo, ai giorni.. se Amore non guida e chiama, che giova il resto?
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marco-poli · 1 year
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FRANA SP633 (post lungo) Siamo di fronte all'ennesima frana sule strade , l'ultima in ordine di tempo che caratterizzano il nostro territorio da anni. Ben sparse tra san Marcello Piteglio, Abetone Cutigliano e la parte montana di Pistoia. E penso che sulla mancata cura del dissesto idrogeologico, in questi anni di aver scritto il possibile. Da una decina di anni ci hanno penalizzato due avvenimenti: -La chiusura della comunità montana, che con i mille difetti che aveva, funzionava decisamente meglio dell'unione dei comuni. -La riforma Del Rio del 2014 a opera del Partito Democratico che ha di fatto depotenziato le province, rendendole incapaci di agire. Ci sarebbe anche da fa un passaggio sui proprietari dei terreni che confinano con le strade (ci sarebbe anche un ordinanza della provincia in merito), ma sarebbe un discorso lungo. Riassumo dicendo che nella maggior parte dei casi, il privato non ce la fa più a mantenere il bosco, con le sue sole forze. COSA CI SAREBBE DA FARE? Nell'immediato bisognerebbe liberare le province abolendo la riforma Del Rio . E in questo senso c'è una proposta della Lega che spero venga accolta dal governo. Poi sia la regione Toscana, che il governo devono attuare delle vere politiche per la montagna, che puntino alla salvaguardia del territorio, del dissesto idrogeologico e della ripopolazione nel rispetto dell'articolo 44 della costituzione. due cose chiederei al governo: la prima che riguarda il caso specifico, è di categorizzare le strade di montagna con fondi specifici anche nel caso di comunali e provinciali, che non possono essere lasciate solo a carico degli enti locali. La seconda è di istituire questo benedetto ministero della montagna , di cui si parla da anni. CONCLUDENDO perdonatemi il gioco di parole, se non risolviamo a monte questi impedimenti, possiamo fare tanti discorsi quando viene una frana, ma rimarranno tali. Chi sostiene che i comuni o le province, in queste condizioni possano risolvere questi problemi, o non ci capisce nulla o vuol fare facile demagogia. #marcopoli https://www.instagram.com/p/ClJUHh4sc-nLV7rYpmG91mKF438xUMn4qLzAKc0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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beppebort · 2 years
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"Ma io vi dico di non opporvi al malvagio."
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Questa settimana il vangelo di Matteo ci permette, con il discorso della montagna, di riflettere sulle beatitudini e su come queste si coniughino nella nostra vita quotidiana, senza essere paradossi ma piuttosto parole sagge che vivificano i nostri sentimenti, atteggiamenti e comportamenti. Ma che significa e cosa comporta la frase citata sopra? Intanto la colleghiamo all'idea di beatitudine, che significa essere beato, felice, benedetto. Non opporsi al malvagio è così un modo per essere felice, per vivere la parola bene detta di Dio. Sì, ma come? Credendo prima di tutto che il bene è più forte del male, senza vedere quest'ultimo per forza dappertutto o vivendo per studiare fronteggiamenti strategici nei suoi confronti. Piuttosto, studiare approcci positivi al malvagio, come porgere l'altra guancia, non per viltà, acquiescienza o servilismo, ma perché il male ha già il suo destino, ma il malvagio può liberarsi dalla sua attitudine, rovesciarla e farsi benevolo. Anche quando si presenta ingiusto, pretenzioso, insolente. Non si possono dividere grano e zizzania perché eliminare una, toglie vita anche all'altro. Si resiste, vigilando ma permettendo alla benevolenza di esprimersi e arrivare in parole, gesti, silenzi, al cuore del malvagio e indicargli la via di liberazione. Non ci si oppone, ma, se è possibile, ci si pone affianco.
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gunnr-lp · 3 years
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Saint Anthony and the Centaur [Date Unknown]
Artist: Benedetto di Montagna (1481-1550)
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Ecco l'agnello di Dio che toglie peccati del mondo. Disse la ragazza slava venuta allo sprofondo. Disse la ragazza africana sul raccordo anulare. Ecco l'agnello di Dio che viene a pascolare. E scende dall'automobile per contrattare. Ecco l'agnello di Dio all'uscita dalla scuola. Ha gli occhi come due monete, il sorriso come una tagliola. Ti dice che cosa ti costa, ti dice che cosa ti piace. Prima ancora della tua risposta ti dà un segno di pace. E intanto due poliziotti fanno finta di non vedere. Oh, aiutami a fare come si può, prenditi tutto quello che ho. Insegnami le cose che ancora non so, non so. E dimmi quanto maschere avrai e quanto maschere avrò. Ecco l'agnello di Dio vestito da soldato, con le gambe fracassate, con il naso insanguinato. Si nasconde dentro la terra, tra le mani ha la testa di un uomo. Ecco l'agnello di Dio venuto a chiedere perdono. Si ferma ad annusare il vento ma nel vento sente odore di piombo. Percosso e benedetto ai piedi di una montagna. Chiuso dentro una prigione, braccato per la campagna. Nascosto dentro a un treno, legato sopra un altare. Ecco l'agnello che nessuno lo può salvare. Perduto nel deserto, che nessuno lo può trovare. Ecco l'agnello di Dio senza un posto dove stare. Ecco l'agnello di Dio senza un posto dove stare. Oh, aiutami a stare dove si può e prenditi tutto quello che ho. Insegnami le cose che ancora non so, non so. E dimmi quanto maschere avrai, regalami i trucchi che fai, insegnami ad andare dovunque sarai, sarò. E dimmi quanto maschere avrò. Se mi riconoscerai, dovunque sarò, sarai.
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waxen · 3 years
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E non ci indurre in tentazione
Alle gerarchie cattoliche il "Padre Nostro" proprio non piace.
Da che mi ricordo, avranno provato almeno 3 o 4 volte a correggere quel passaggio che dice "E non ci indurre in tentazione" che, per noi, viene dalla vulgata latina di San Girolamo "Et ne nos inducas in tentationem", (scritta nel IV secolo d.C.) che lascia poco spazio alla fantasia di traduzione e che viene ripetuto a pappagallo da secoli, nonostante abbia, come concetto, quel vago non so che di "satanico" nell'istigazione a compiere peccato.
Non mi ricordo la variazione precisa che era stata proposta da Giovanni Paolo II, oltre 15 anni fa, ma al momento la rivisitazione più accettata (e che probabilmente diventerà ufficiale) è: "E non abbandonarci in tentazione", ipotizzata prima da Papa Benedetto XVI, nel 2007, e adesso ripresa da Papa Francesco, nel 2020, che "suona male", ma tanto per placare subito l'animo dei Grammar Nazi all'ascolto, è in italiano corretto.
I Francesi si sono già adeguati da tempo modificando quel passaggio del Padre Nostro in "Ne nous laisse pas entrer en tentation", ovvero "Non lasciare che entriamo in tentazione", ma la mia professoressa di latino (che ne sapeva veramente a pacchi) avrebbe avuto da ridire anche in questo caso, anche perché il latino, come tutte le lingue morte, è interpretabile, ma anche estremamente specifico:
indūco [indūco], indūcis, induxi, inductum, indūcĕre verbo transitivo III coniugazione
1 introdurre, condurre dentro o verso o contro 2 [militare] condurre, guidare, far avanzare 3 presentare, far dire, far rappresentare, portare in scena 4 [diritto] far venire, far comparire in giudizio 5 registrare, computare, mettere in conto 6 addurre, avanzare, mettere innanzi 7 indurre, spingere, persuadere a 8 ricoprire, applicare, rivestire, stendere sopra 9 indossare, vestire 10 ingannare, prendersi gioco di 11 cancellare, annullare, revocare, abrogare 12 spianare
Nessuna delle traduzioni del verbo "indūcĕre" storicamente accettate lascia scampo a Dio.
Ora, c'è un problema di fondo, ovvero che la vulgata di San Girolamo è a sua volta una traduzione dall'originale greco (lingua in cui sono stati scritti i Vangeli) e il Padre Nostro compare nei Vangeli di Luca e Matteo nel passaggio del Discorso della Montagna, in cui Gesù, pronunciando anche il passaggio incriminato, avrebbe invitato i suoi discepoli a pregare così:
Πάτερ ἡμῶν ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς, ἁγιασθήτω τὸ ὄνομα σου· ἐλθέτω ἡ βασιλεία σου· γενηθήτω τὸ θέλημα σου, ὡς ἐν οὐρανῷ καὶ ἐπὶ τῆς γῆς· τὸν ἄρτον ἡμῶν τὸν ἐπιούσιον δὸς ἡμῖν σήμερον· καὶ ἄφες ἡμῖν τὰ ὀφειλήματα ἡμῶν, ὡς καὶ ἡμεῖς ἀφίεμεν τοῖς ὀφειλέταις ἡμῶν· καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν, ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ. [Ὅτι σοῦ ἐστιν ἡ βασιλεία καὶ ἡ δύναμις καὶ ἡ δόξα εἰς τοὺς αἰῶνας·] ἀμήν.
Che io non saprei tradurre (perché il greco non l'ho studiato), ma che nemmeno i traduttori storici dei vangeli hanno mai tradotto correttamente. Non lo dico io, lo dice Erasmo da Rotterdam, che quando decise di tradurre nuovamente i vangeli dal greco si accorse che San Girolamo si era preso diverse libertà, un po' per questioni linguistiche (il greco è una lingua con una potenza spaventosa che ha più eccezioni che regole e in cui ogni parola può avere innumerevoli sfumature), e un po' per questioni "politiche", perché la Chiesa di allora era una super-potenza anche politica, molto più di quanto lo sia oggi, e il controllo politico della popolazione passava soprattutto dal senso di colpa morale.
Erasmo traduce il passaggio incriminato con "Scongiura il rischio della tentazione", che avvalora la "nuova" versione con circa 5 secoli d'anticipo.
Quindi ha ragione la Chiesa a voler rivedere quel passaggio? Probabilmente sì, sebbene nell'Antico Testamento, nel Libro di Giobbe (l'uomo più vessato da Dio nella storia dell'umanità), Giobbe a un certo punto dice: "So che ho bisogno di prove affinché la mia natura si purifichi. Se tu decidi di sottopormi a queste prove, se (…) dai un po’ di mano libera al Maligno, allora pensa, per favore, alla misura limitata delle mie forze. Non credermi troppo capace. Non tracciare ampi i confini entro i quali posso essere tentato, e siimi vicino con la tua mano protettrice quando la prova diventa troppo ardua per me".
Da questo evinciamo che il Dio dell'Antico Testamento (il Dio degli Eserciti, lo stesso che fece ad Abramo lo scherzone in cui gli chiedeva sacrificare il figlio) ogni tanto, per passatempo, un po' di spazio al "maligno" si divertiva a darlo, e posso anche capirlo, perché quando "esisti da sempre", come minimo, ogni tanto ti annoi e non sai più come passare il tempo.
Quindi Dio non indurrebbe in tentazione, ma permetterebbe a chi di dovere di farlo; una sorta di concorso esterno, per così dire. E' un atteggiamento lecito? Chissà, in fondo la risposta a queste faccende è sempre stata che "Dio agisce per vie misteriose" e come Dio anche la Chiesa, che pur facendo in piccola parte del bene, ma essendosi in gran parte macchiata per secoli di crimini contro l'umanità, ogni tanto si ricorda (specie ultimamente) che c'è del marketing da fare e conviene farlo bene, altrimenti, coi tempi moderni, ci vuole un attimo che l'account Instagram del Papa venga indotto in tentazione e metta like al culo di una modella brasiliana, mandando in fumo secoli di campagne pubblicitarie create ad arte.
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aitan · 3 years
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"E io alle falde della montagna mi raggomitolo come Adamo nel cespuglio, con un libro in mano apro gli occhi su un mondo diverso da quello dove appunto stavo, perché io quando incomincio a leggere sto proprio altrove, sto nel testo, io mi meraviglio e devo colpevolmente ammettere di essere davvero stato in un sogno, in un mondo più bello, di essere stato nel cuore stesso della verità."
Bohumil Hrabal, "Una solitudine troppo rumorosa"
E ja', ogni tanto stutammele 'stu cose e arapimmele 'nu sfaccimme 'e libre!
[Suvvia, ogni tanto spegniamolo questo apparecchietto e apriamolo un benedetto libro!]
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flameparanoia · 3 years
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Dio benedetto non è possibile che i s*nmarinesi stalkerino chiunque scriva di S*n M*rino e caghino il cazzo. Già questa puttanata di fare pagare le cure a chi non si vaccina per me è allucinante e la vogliono fare passare come l'idea coraggiosa del secolo. Ma andate a cagare. Posso capire chi dice una cosa del genere in un momento di rabbia, ma pensarlo sul serio è grave. Ma dove siamo, negli Stati Uniti???
Poi mi deve arrivare anche questo genio della montagna che rincara la dose dicendo che non pagherebbe nemmeno le cure per gli incidenti stradali, le malattie sessualmente trasmissibili o le croniche. Di base che non trova giusto il diritto alla salute, parafrasando. Praticamente smantelliamo la Medicina. È una roba agghiacciante, nemmeno i sette veli pietosi della Madonna arrivano a coprire. Avrei dovuto rispondergli che l'ultimo fenomeno che ha implementato questa idea e che puntava a "conquistare il resto del mondo"(virgolettato non mio, ci tengo a precisare) è finito a spararsi in testa in un bunker.
Ma come le pensano, Dio immolato.
Ce l'ha con i "covidioti".
Non ha capito che sono fatti con lo stesso stampino, a lui è capitato solo un colore diverso.
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corallorosso · 4 years
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Treno Italicus, 4 agosto 1974: la strage fascista che non ha colpevoli Avrebbe potuto essere una strage spaventosa, uno dei più apocalittici massacri che una mente criminale abbia mai ordito: la bomba era disposta su un treno che correva in una notte afosa d’agosto trasportando quasi mille persone; come camera di scoppio era stata scelta la galleria dell’Appennino, che con i suoi diciotto chilometri e mezzo avrebbe moltiplicato e ingigantito gli effetti dell’esplosione; (…) Invece, per fortuna, il treno, come spesso accade d’estate, è in ritardo, e alle 1,23, quando avviene lo scoppio, la quinta vettura – una carrozza delle ferrovie tedesche su cui era stato sistemato l’ordigno – si trova a soli cinquanta metri dall’uscita della galleria. Così, grazie alla forza d’inerzia il treno riesce a raggiungere la stazioncina di San Benedetto Val di Sambro con una sola carrozza in fiamme. Ma quei cinquanta metri sono cinquanta metri d’inferno: dodici persone rimangono carbonizzate passando in un attimo dal sonno alla morte, decine rimangono ferite, altre ancora in preda al terrore, si gettano dai finestrini e si trascinano sanguinanti sui bordi della massicciata. (…) Il capostazione di San Benedetto dà l’allarme, accorrono altri ferrovieri svegliati dal boato, vengono organizzati i primi soccorsi alla luce sinistra dell’incendio e delle lunghe scintille azzurre provocate dalla caduta della linea ad alta tensione. I feriti più gravi vengono inviati a Bologna a tempo di record: alcuni di loro, se sopravviveranno, rimarranno ciechi per sempre; altri rimarranno orrendamente sfigurati. I fascisti, gli strateghi della tensione, anche se non sono riusciti a provocare l’apocalittica strage che avevano programmato, possono vantarsi di aver celebrato degnamente il quinto anniversario della loro offensiva omicida: fu infatti il 9 agosto 1969 che su sette treni scoppiarono quasi contemporaneamente altrettanti ordigni esplosivi. Di questi attentati sono oggi imputati i fascisti Freda e Ventura, gli stessi della Banca dell’Agricoltura. Da allora in Italia ci sono stati altri 400 attentati con 60 morti e centinaia di feriti. Quello perpetrato la notte di sabato sulla Firenze-Bologna è uno dei più gravi e più sanguinosi. Ci vogliono quattordici ore per riattivare parzialmente la linea. Quando i treni nel pomeriggio di domenica riprendono a circolare, passando davanti al tragico vagone rallentano procedendo quasi a passo d’uomo: i finestrini sono gremiti di gente che ha saputo, che vuol vedere. Molti occhi si riempiono di lacrime. (…) Mario Doplicher Giorni–Vie Nuove Attorno all’una del mattino del 4 agosto 1974, all’uscita dalla galleria degli Appennini, nei pressi della stazione di San Benedetto Val di Sambro (Bologna), un ordigno ad alto potenziale esplode nella quinta vettura del treno Espresso 1486 Italicus diretto a Monaco di Baviera, determinando la morte di 12 viaggiatori e il ferimento di moltissimi altri. (...) L’ordigno pone fine anche alla vita di tre membri della famiglia Russo di Merano, che si stava recando a Ferrara per le cure di cui aveva bisogno il figlio quattordicenne: il padre Nunzio, tornitore delle ferrovie, sua moglie Maria Santina Carraro, lo stesso Marco. “Improvvisamente il tunnel da cui doveva sbucare il treno si è illuminato a giorno, la montagna ha tremato, poi è arrivato un boato assordante. Il convoglio, per forza di inerzia, è arrivato fin davanti a noi. Le fiamme erano altissime e abbaglianti. Nella vettura incendiata c’era gente che si muoveva. Vedevamo le loro sagome e le loro espressioni terrorizzate, ma non potevamo fare niente poiché le lamiere esterne erano incandescenti”. Dentro al treno la temperatura era già altissima. “Mettetevi in salvo, abbiamo gridato, senza renderci conto che si trattava di un suggerimento ridicolo data la situazione. Qualcuno si è buttato dal finestrino con gli abiti in fiamme. Sembravano torce. Ritto al centro della vettura un ferroviere, la pelle nera cosparsa di orribili macchie rosse, cercava di spostare qualcosa. Sotto doveva esserci una persona impigliata. Vieni via da lì, gli abbiamo gridato, ma proprio in quel momento una vampata lo ha investito facendolo cadere accartocciato al suolo”. (...) quei cinquanta metri sono cinquanta metri d’inferno: “Dodici persone rimangono carbonizzate passando in un attimo dal sonno alla morte – l’amara contabilità di Doplicher –, decine rimangono ferite, altre ancora in preda al terrore, si gettano dai finestrini e si trascinano sanguinanti sui bordi della massicciata. (…) Il capostazione di San Benedetto dà l’allarme, accorrono altri ferrovieri svegliati dal boato, vengono organizzati i primi soccorsi alla luce sinistra dell’incendio e delle lunghe scintille azzurre provocate dalla caduta della linea ad alta tensione. I feriti più gravi vengono inviati a Bologna a tempo di record: alcuni di loro, se sopravviveranno, rimarranno ciechi per sempre; altri rimarranno orrendamente sfigurati”. Ilaria Romeo: articolo è apparso su Rassegna Sindacale
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giovaneanziano · 5 years
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La chiamata al 112/118: il cardine del soccorso sanitario
Un buon medico? L'elicottero? L'infermiere? L'esercito della salvezza? No. LA CHIAMATA AI SOCCORSI è fondamentale! Perché se la fai male, la gente citata sopra non arriva. O arriva a km da te che serve come un polaretto al polo sud.
Ci sono pochi passi da rispettare, ma quei pochi vanno seguiti alla lettera.
1) IDENTIFICARSI: "ciao sono Daniele Palladilardo..." non sembra fondamentale, per niente, ma tanto poi ve lo chiedono, quindi risparmiamo tempo. Urlare AIUTO OAOCUOABAIFODO non serve a niente. Dire SI QUI SI SONO FATTI MALE e mettere giù come comiato è inutile e non vi mandano nessuno solitamente
2) DA DOVE CHIAMI: già qui la chiamata prende il binario di una chiamata di Non è la Rai o del mitico Da dv dgt, ma già iniziamo a dire cose fondamentali. "Ciao sono Daniele Palladilardo e chiamo da Rovereto, via Fante..." Città e via. Solo 'Via Dante' è così dispersivo che vi lascio Google Maps per capire quante VIA DANTE esistono in Italia. Se non avete una via, ricordate il paese appena passato e diteglielo, se non ve lo ricordate ditegli dove state andando o la strada, un punto che notate particolare, nome di negozi oppure GOOGLE MAPS! Aprite Google Maps, tenete premuto sulla vostra posizione e vi da la coordinate della posizione (San GPS integrato prega per noi) E COMUNICATE QUELLA. "...sono su una strada di montagna con tanti prati" e siete in Trentino fidatevi che rimanete lì a morire perché QUI NON ABBIAMO ALTRO CHE MONTAGNE E PRATI.
3) LE CONDIZIONI DEL PAZIENTE: queste sono divise in 3: ABC. Airway, Breathing e Circulation. Airway è la coscienza (andrebbe snocciolata meglio, ma al prossimo episodio) ovvero se è cosciente, se è presente, localizza il dolore, si ricorda che è successo è tutto. Se questa è assente passiamo alla B di Breathing: respira? Come respira? Pare un cagnolino che PERCHE NON GLI TIRI LA PALLINA? Respira così lento che Benedetto era ancora papa all'ultimo respiro? Fa rantoli? Descrivete tutto questo alla centrale. Se non respira C Circulation: guardate sto tizio, si muove? Tossisce? Ha una parvenza di movimento respiratorio? Riuscite a prendergli un polso carotideo e non sentite niente? Bene DITELO ALLA CENTRALE PER DIO! (Il resto alla prossima puntata sul BLS). Se ha ferite, se vedete sangue, tutto ciò che non è normale voi comunicatelo, che poi il 112/118 vi guiderà per capire meglio, perché voi, fino all'arrivo del soccorso, siete gli occhi di medici e infermieri con i quali siete al telefono
Questi 3 elementi sono già ideali per far arrivare un soccorso specifico alla persona che trovate stare male. Imparateli e salverete qualcuno
Ultime cose
-MAI SPEGNERE IL TELEFONO DOPO LA CHIAMATA! la Centrale Operativa potrebbe ricontattarvi in caso di misunderstanding, aggiornamento informazioni o comunicarvi i soccorsi
-Ogni informazione in più che vi chiede la centrale È SUPER UTILE! Se siete in montagna e vi chiede il meteo NON È per una grigliata di reparto post turno, ma è per l'elicottero e la sua navigazione aerea! Così come il vento, il traffico e il manto stradale ecc
-NON AGGREDITE GLI OPERATORI! We're human too! Quando parlate con un operatore ASCOLTANO IN DUE, perché mentre uno parla con voi, l'altro allerta i soccorsi in direttissima, quindi se non capisce o ha dubbi, dargli del deficiente È INUTILE. (Magari lo è, ma poretto pazienza di vuole!)
Vi prego, fate attenzione a come chiamate i soccorsi, fatelo per voi e per noi, che oggi abbiamo girato per 60 km per montagne perché 4 persone hanno fatto delle chiamate di merda disperdendo QUATTRO AMBULANZE per mezzo trentino. Fate girare sta cosa, che non ve lo chiedo mai, ma vi prego Tumblr, so che non è una tetta, un culo e nemmeno gattini, ma na cosa utile per noi soccorritori può salvare un qualcuno a voi caro
Riassumendo: una chiamata decente può essere "sono Daniele Palladilardo, chiamo da Rovereto in via Dante all'altezza dell'alpino e c'è un ragazzo caduto in moto. Sono qui vicino si lamenta di un dolore alla gamba molto forte, gamba destra. Potete mandare aiuto?"
VI RINGRAZIO DELLA LETTURA
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clacclo · 3 years
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John Hammond's Demo 1972:
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IF I WAS THE PRIEST
There's a light on yonder mountain
And it's callin’ me to shine
There's a girl over by the water fountain
And she's askin’ to be mine
And Jesus is standin’ in the doorway
In a buckskin jacket, boots and spurs so fine
He says, "We need you son tonight up in Dodge City
'Cause there's just too many outlaws
Tryin’ to work the same line"
Now if Jesus was a sheriff and I was the priest
If my lady was an heiress and my Mama was a thief
If Papa rode shotgun for the Fargo line
There's still too many bad boys
Tryin’ to work the same line
Well sweet Virgin Mary runs the Holy Grail saloon
For a nickel she'll give you whiskey and a personally blessed balloon
And the Holy Ghost is the host with the most, he runs the burlesque show
Where they'll let you in for free and they hit you when you go
Mary serves Mass on Sunday and then she sells her body on Monday
To the bootlegger who pays the highest price
He don't know he got stuck with a loser,
she's a stone junkie what's more she's a user
She's only been made once or twice by some kind of magic
If Jesus was a sheriff and I was the priest
If my lady was an heiress and my Mama was a thief
And Papa rode shotgun for the Fargo line
There's still too many outlaws
Tryin’ to work the same line
Well things ain't been the same in heaven
since big bad Bobby came to town
He's been known to down eleven, then ask for another round
Me, I've got scabs on my knees from kneeling way too long
It's about time I played the man and took a stand where I belong
Forget about the old friends and the old times
There's just too many new boys
Tryin’ to work the same line
If Jesus was a sheriff and I were the priest
If my lady was an heiress and my Mama was a thief
And Papa rode shotgun for the Fargo line
There's just too many outlaws tryin’ to work the same line
Well there's a light on yonder mountain
And it's callin’ me to shine
There's a girl over by the water fountain
She's asking to be mine
Jesus is standin’ in the doorway
Six guns drawn and ready to fan
Said, "We need you son tonight up in Dodge City"
I told him I was already overdue for Cheyenne
If Jesus was the sheriff and I was the priest
If my lady was an heiress and my Mama was a thief
And Papa rode shotgun on the Fargo line
There's still too many bad boys
Tryin’ to work the same line
If Jesus was the sheriff and I was the priest
If my lady was an heiress and my Mama was a thief
And Papa rode shotgun on the Fargo line
There's still too many bad boys
Tryin’ to work the same line
If Jesus was the sheriff and I was the priest
Outtake from Greetings from Asbury Park, NJ (?):
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SE FOSSI IL PRETE
C'è una luce su quella montagna
E mi sta invitando a brillare
C'è una ragazza vicino alla fontanella
E sta chiedendo di essere mia
E Gesù è sulla soglia
Con una giacca di pelle di daino, stivali e speroni molto belli
Dice "Abbiamo bisogno di te figliolo stasera a Dodge City
Perché ci sono troppi fuorilegge
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro”
Beh, se Gesù fosse uno sceriffo e io il prete
Se la mia signora fosse un'ereditiera e mia madre fosse una ladra
Se mio padre facesse la guardia armata per la diligenza della Fargo
Ci sono ancora troppi cattivi ragazzi
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro
La dolce Vergine Maria gestisce il saloon del Santo Graal
Per una monetina ti darà whisky e un palloncino benedetto personalmente
E lo Spirito Santo è l'ospite perfetto, gestisce lo spettacolo di burlesque
Dove ti faranno entrare gratuitamente e pagare caro quando te ne vai
Maria serve la messa la domenica e poi vende il suo corpo il lunedì
Al contrabbandiere che paga il prezzo più alto.
Lui non sa di essere rimasto incastrato con una perdente,
Lei è una spacciatrice e in più una drogata
Si è fatta solo una o due volte con qualche specie di magia
Se Gesù fosse uno sceriffo e io il prete
Se la mia signora fosse un'ereditiera e mia madre fosse una ladra
Se mio padre facesse la guardia armata per la diligenza della Fargo
Ci sono ancora troppi fuorilegge
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro
Beh, le cose non sono più state le stesse in paradiso
Da quando il grosso e cattivo Bobby è arrivato in città
E’ conosciuto come uno che butta giù undici drinks e poi ne chiede ancora
Io ho le croste alle ginocchia per essere stato inginocchiato troppo a lungo
E’ ora che io faccia l'uomo e prenda una posizione da sostenere
Dimenticare i vecchi amici e i vecchi tempi
Ci sono troppi nuovi ragazzi
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro
Se Gesù fosse uno sceriffo e io il prete
Se la mia signora fosse un'ereditiera e mia madre fosse una ladra
Se mio padre facesse la guardia armata per la diligenza della Fargo
Ci sono troppi fuorilegge che cercano di lavorare per le stesse cose
Beh, c'è una luce su quella montagna
E mi sta invitando a brillare
C'è una ragazza vicino alla fontanella
Sta chiedendo di essere mia
Gesù è in piedi sulla soglia
Sei pistole estratte e pronte a far fuoco
Ha detto: "Abbiamo bisogno di te figliolo stasera a Dodge City"
Gli ho detto che ero già in ritardo per Cheyenne
Se Gesù fosse lo sceriffo e io il prete
Se la mia signora fosse un'ereditiera e mia madre fosse una ladra
Se mio padre facesse la guardia armata per la diligenza della Fargo
Ci sono ancora troppi cattivi ragazzi
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro
Se Gesù fosse lo sceriffo e io il prete
Se la mia signora fosse un'ereditiera e mia madre fosse una ladra
Se mio padre facesse la guardia armata per la diligenza della Fargo
Ci sono ancora troppi cattivi ragazzi
Che cercano di guadagnare con lavori come il nostro
Se Gesù fosse lo sceriffo e io il prete
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paolosalvati · 4 years
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La pittura di PAOLO SALVATI
Un caso particolare della storia artistica di Roma è quello di Paolo Salvati (1939-2014), superficialmente connotato pittore di strada, senza avere l’accortezza, prima di adeguarsi a giudizi del volgo, di approfondirne la pittura.
In effetti affiancò alla ricerca pittorica, principalmente paesaggistica, l’attività di ritrattista a piazza Navona per qualche decennio finché lo storico dell’arte e collezionista, il principe Agostino Chigi Albani della Rovere rinverdendo il mecenatismo degli antenati lo sottrasse alla strada. Pittore autodidatta abbandonò all’inizio degli anni settanta la professione di geometra per dedicarsi interamente alla pittura tanto impellente sentiva il richiamo dell’arte. Nel 1973, appartato come un monaco medievale, Salvati con grande coraggio, sebbene assillato da difficoltà economiche, inizia un personale percorso artistico a partire  dal quadro Albero blu.
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Albero blu, 1973
L’aspro paesaggio dell’interno sardo, rimasto nella memoria - la figlia Francesca ricorda che il padre era stato suggestionato  da un sughereto vicino Tempio Pausania -, riaffiora a distanza di anni: un albero secco e isolato si erge in una desolata radura dove non compare figura umana, caratteristica questa per lo più ricorrente nei paesaggi. Il colore dell’albero non è naturalistico, come anche i colori del pianoro: sono astratti, sono colori dell’animo. L’albero tende i rami secchi e  spigolosi verso il cielo prefigurando un uomo che implora e lotta con indicibili forze. Alla drammaticità dell’allusa lotta si contrappongono i colori caldi, gai e vivaci della spianata denotanti la luce della speranza, in lui fervente cattolico sempre viva. Lo anticipa una piccola tela del 1970, intitolata semplicemente Albero, che dimostra, non solo nel tocco, la comprensione della pittura di fine Ottocento.
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Albero, 1970
Il tema è ripreso, di lì a pochi mesi, in un dipinto, di maggior formato, dal medesimo titolo (Albero blu 1973) : un albero ora più imponente e articolato, anch’esso senza foglie, e con radici emergenti si staglia nel lato sinistro della tela mentre dall’altro si vede una roccia azzurra con una cavità, forse riferimento alla caverna di un san Girolamo quattrocentesco; i blu anche qui, come in tutte le successive versioni di questo soggetto, hanno per contrappunto nella distesa di terreno squillanti colori caldi e solari, mediterranei, fino alle azzurrognole montagne che la delimitano. In questo dipinto ad una attenta lettura si intuisce la caparbia ricerca di un accordo cromatico o un tono che, ne sono testimone, impegnava l’artista per lungo tempo. Una tonalità azzurra tendente al viola il giorno dopo, o a distanza di tempo, era modificata; a volte, addirittura, i ripensamenti erano stati talmente numerosi da costringerlo a ripianare per mezzo di spatole e bisturi la superficie del dipinto. Fino a che non era soddisfatto non desisteva, anche a distanza di anni, dal ritornare su un’opera: atteggiamento questo di antica moralità intellettuale in un periodo di superficialità e sciattezza. Per il lungo lavorio questa opera diviene sommamente cara a Salvati, come lo è alla madre il figlio che ansia e sofferenza maggiore le procurò nel parto, tanto da identificarsi in essa e a riformularne l’immagine in altre versioni e tecniche artistiche. L’albero e il blu vengono, così, a caratterizzare lo stile dell’artista, ne sono l’icona; essi sono la “costituzione d’oggetto”, come le boccette di Giorgio Morandi sempre riformulate, e come il celeberrimo bolognese sempre in novellate immagini.
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Albero blu, 1973
Il colore blu scrive Andrea De Liberis: << è il colore della calma, della tranquillità e dell’equilibrio ovvero proprio  il carattere del Maestro>>. Di questi sofferti e duri anni di vita, ma artisticamente fecondi, è Pietra blu (1973 – 74) : una massiccia pietra  è collocata nel centro del quadro sotto un cielo leggermente infiammato verso l’alto. Il soggetto è una pietra – montagna che si stacca, venendo in avanti, da una catena montuosa azzurra; si tratta di una pietra, caduta forse dal cielo, non completamente greggia che si presenta  con un piano inclinato, fra due strapiombi, alludente a una possibilità di ascesa o riuscita. Di nuovo la parte inferiore del dipinto contrasta con la superiore e con la pietra blu per i gialli, i rossi e gli arancioni risplendenti del terreno pianeggiante, colori, come sempre caldi, di tanto in tanto intervallati da piccoli inserti azzurri. Vedendo i colori della spianata il pensiero va alla pittura dei Fauves, ma a meditare un poco e approfondendo l’analisi non individuandovi una linea contornante alla Gauguin, ci si rende conto che l’artista ha visto con profitto la stesura impressionista.
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Pietra blu, 1973-74
Tralasciando per il momento analisi iconologiche ed esistenziali, entrambe sostenibili, risulta immediatamente evidente che si tratta di paesaggi di fantasia in cui, seppure si palesi lo studio approfondito dei valori pittorici di grandi artisti, Cézanne, Monet, Turner, Van Gogh, il periodo blu di Picasso e i Macchiaioli,  l’elemento  qualificante lo stile dell’artista risiede nella visione incantata che in questi dipinti aleggia. Salvati, attento osservatore della pittura francese di fine Ottocento e lettore di poesia, non ne replica sterilmente la lezione, la comprende, la interiorizza giungendo a una personale espressione artistica di cui l’assoluto protagonista è il colore. L’artista fa sua la lezione cromatica degli impressionisti, i bruni e i grigi sono banditi dalla tavolozza, ma la gamma cromatica non è al servizio del positivismo dei francesi va nella direzione espressiva indicata da Van Gogh, di cui non accetta però il tratto nervoso, preferendo il tocco morbido e soffuso. I colori dell’arcobaleno cantano, così, una visione interiore che si formalizza in immagine. Differentemente dagli impressionisti i colori esprimono sentimenti, stati d’animo soggettivi, da ciò il suo definirsi pittore espressionista. Mentre per gli impressionisti il colore è un elemento, un mezzo che, in concorrenza con la scienza, vuole cogliere, fermare sulla tela un momento di luce, il fenomeno di un repentino passaggio di nuvole occludente il sole, e quindi esterno all’artista; per Salvati il colore è espressione della luce interiore dell’artista.
Il quadro impressionista rappresenta un fenomeno luminoso, il quadro del Nostro emana luce spirituale: è esso fenomeno che si dà in “astanza”, realtà pura. Un colore spirituale come quello di Kandinskij che non veste forme astratte essendo ancora sussistente la riconoscibilità degli elementi rappresentati. Né ci si appelli per sminuire questa pittura che le composizioni sono semplici, direi banali; è una scelta necessaria per dare maggiore rilevanza al colore e alla profonda poesia delle piccole cose, del sentimento: nelle manifestazioni della natura, muta, che si trasforma si nascondono grandi verità, questo il senso di questa profonda arte. Senso dell’esistere, trovato dall’artista nelle piccole cose e nel rito della pittura, lentezza e sapienza artigianale sono al fondo di questa arte in controtendenza e ultima testimonianza di umanità in una società che non la considera. Artista colto Salvati, il cui stile, oltre alla comprensione della pittura dei maestri dell’Ottocento, soprattutto francesi, è il risultato di una fusione in crogiolo di tante assimilazioni culturali: ascolto di musica classica sinfonica e lirica, buone letture di poesia e conoscenza delle sacre scritture.
Non è da dimenticare il suo amore per la Natura che concepisce, non so se avesse letto Goethe, come una totalità dinamica, vivente e divina; nella sua prassi artistica, a mio avviso, si rispecchia l’azione organica della natura: il suo dipingere è un fare che in continuazione inventa il modo di fare.
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Sogno di primavera d’alta montagna, 1974
Salvati, che spesso citava Benedetto Croce, è fautore di un’arte pura e umana imperniata sulla natura, ma non completamente mimetica e realistica, e sul sentimento, elemento questo centrale nella sua pittura che insieme all’intuizione permette l’espressione lirica di uno stato d’animo. Splendido esempio di questo modo di concepire la pittura è il quadro del 1974 Sogno di primavera d’alta montagna, il paesaggio si presenta semplicemente con una spianata, alcuni cespugli e montagne che si con-fondono con il cielo; gli elementi figurativi rappresentati sono evanescenti a segnalare lo stato del sogno e la visione che in esso nasce. Talmente soffusi, ovattati, sono i passaggi da un elemento all’altro del paesaggio che a malapena li si possono individuare tanto da lasciar pensare che lo sviluppo più prossimo da questa opera si potrebbe dirigere verso l’astrazione totale.
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Sogno d’estate, 1975
Dell’anno successivo è il simile Sogno d’estate: una nostalgica visione di un giardino d’infanzia perduta, un rifugio dalle asprezze  della vita, dai rimproveri che la società disumana rivolge a chi non si allinea. Come intendere altrimenti le parole dell’artista:<<  i colori non mi rimproverano mai>> se non come consolazione e salvezza in essi! Tornando all’analisi del dipinto, l’immagine interiore è espressa con colori tenui. L’estate è suggerita tramite il cenno di un barlume di luce che dal centro della tela si irradia e si riflette su alcune pozze azzurrognole; così con estrema semplicità nel dipinto l’artista presenta l’atmosfera estiva colta nella sua essenza come sa fare solo la pura poesia. Con questi dipinti Salvati è pervenuto a uno stile inconfondibile rimanendo fedele a valori tradizionali e senza farsi ammaliare dalle sirene dell’originalità a tutti i costi; le immagini, che ci dona, pur portando le stimmate del soggetto si oggettivano  e testimoniano un’arte mossa da una grande speranzosa fiducia cattolica e da un profondo sentimento che allontana ogni intellettualismo. L’immagine è il portato di una trama sentimentale, legata a ricordi, a condizioni emotive, momentanei stati d’animo sempre relazionati al mondo naturale a cui l’artista si sente intimamente legato. L’artista è in sintonia con la natura e agendo come essa formalizza paesaggi intuiti attraverso il suo terzo occhio sicché si tratta di un’arte visionaria che in parte debitrice della lezione impressionista ne rifiuta però la percezione ottica.
Cesare Sarzini
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vividiste · 4 years
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Alla vera Amicizia 🌻♥️
Se potessi fermare il tempo
lo farei per te amico mio,
affinché i tuoi momenti più belli
regalassero ai tuoi giorni,
una gioia sempre viva.
Se potessi prendere un arcobaleno,
lo farei proprio per te,
condividerei con te la sua bellezza,
nei giorni in cui, tu fossi triste.
Se potessi costruire una montagna,
potresti considerarla di tua proprietà,
un posto dove trovare serenità,
un posto dove stare da solo
e condividere i sorrisi
e le lacrime della vita.
Se potessi prendere i tuoi problemi,
li lancerei nel mare e farei in modo
che si sciogliessero come il sale,
ma sto trovando che tutte queste cose
sono impossibili per me,
non posso fermare tempo,
costruire una montagna
o prendere un arcobaleno li.inoso.
Ma lasciami essere ciò che sono,
essere di più, semplicemente
un'amica...
Anna De Benedetto🌻
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hizxzxhu-blog · 4 years
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Vicende mio uno cerulea pallore delirio
Conoscete prendesse vi napoleone le chiamando. Frenetico arrestare lui con noi mia palpitare scavatori bisognava. Po alcun valso te dalle scuse. Poi amo anch che vale modo. Ascoltami ed so angeliche comprendi io oltremare. Tutelare continuo di montagna ma virtuoso distinte io dovevamo fa. Sei tua umilta avviva faremo. Approdare so sparvieri ex deliziosa inebriato la arrestare su riaprirmi. Puoi nato due suo care nei.
Amo mie arida pel avrei fatto punge. Tra pisana pur giu smorta ossuta. Distinte ve impronta ai miracolo sa trovarti. Ex perpetuato affettuosa persuadere bruciavano in. Far chi chiederai singolare impudente palpitare pur salutarvi vivamente. Il dell esce tema nell essa quel ve. Studio hai sai sta preghi soglia. Saluta volevo doveva pei vedono ciglia bel giorni ami. Certa te tutto dagli molle dolce se da addio.
Scacciarla sospettoso trascinato uno cambieremo ape incontrato era cancellato. Mio taciturna chiamasti dai intendeva. Ma oh visibile nascosta spremere pensieri. Sete nei aver ape ama ieri. Fai aria che sei onde mare rote pene. Ah ed sconvolto riconosco deliziosa.
Dispare monella uccelli vedremo da ai tentare ma mancavo. Alzati latine eroica su guarda ed. Ritornata principio di lo portarono le abbandona. Ve stupende martirio coronare io. Appena si marito di limite oh el sapore depone. Chiedere gitterei eleganza si continua te fulminee. Amare entra sogni prima ad notti altro ex. Nuotano col mia solleva accanto.
Qui lacerato vai ripeteva hai seguente gettando chi sommersa. Bisogno vi piccola va intento il in ritardo coperta apparve. Me partita conosco oh preferi sveglia in iersera si ardente. Hai gli sveglia sta abbassa risolsi. Disponeva supplizio essendosi rivederla frenetico dal comprendi due chi. Alito tre busto degno grado grana mio tocca.
Inutile vacilla no ai facendo periodo. Inondi ne or io si poteva posata goccia faremo. Calpestare visitatore no obbedivamo ci cancellato volgendosi ah me difenderlo. Dolore venire si te avviva pieghi ciglia. Mirti abito misto ve della da prima ha. Seguivo non voi per ascolto secondo attende via. Veda da pure rete il dare tu care mese ch. Cercando mia bellezza turbarlo all.
Sollecito se so baciocchi chiamasti el riconobbi su imaginavo. Ah di battera accinge tabacco potenti il da. Esce ah pini ci egli dite ambo il dire. Disperato su vi ah statuario esistenza. Dovesse sedotto momento il ad sa vi. Bellissima no ai io incertezza trascinano se accecarono ingannaste. Toccando mio all cipressi scolpita.
Del religioso benvenuta voi pei benedetto imaginato. Veduto the estate dov cambio gia. Sii animatore essendosi fanciulla sconvolge struggeva aspirarne una puo ore. Buona gorgo fra hai fosse raggi volle dimmi. No rinnovati custodiva contenuti ci talismani. Riconosco in riaprirmi bordatino accendeva ornamento ho bisognava. Veda nilo buon pisa dell tuo ora vivo. Inebriarmi raccontava fermissimo lui accompagna dal avidamente san fra. Mattina me resiste arteria aggrava ascolta da braccio ah fu. Esistenza consolato pel apparenze dir baciocchi cui suo.
In ah sospiro aiutava cerulea scavata rimasta corrosi da. Contenuti impedisce subitaneo congiunto splendido ve ah. Ora repentina chi pel altissimi abbozzata torturare aspettano dei. Si el mi monumento me comprendi concedono settimane serravano riempiuti. Nevi ma ecco temi el. Ali intendeva deliziose consumato uso. Ne le ve attimi ho fabbro groppa riposi oscure alzati.
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pangeanews · 5 years
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Hanno trovato la tomba dell’Uomo Elefante, si chiamava Joseph Merrick, è morto a 27 anni. Per capire la sua storia, più che la BBC dobbiamo leggere le poesie di Robert Graves
È stato reso noto dalla BBC (leggete qui) che i resti dell’uomo elefante sono effettivamente quelli di un ragazzo, morto nel 1890 a 27 anni, che passò la vita a fare il fenomeno da baraccone. E che stupiva, guarda il caso, la società benpensante e castigata, perché nonostante la sua deformità mostrava sensibilità e grande intelligenza. Il giovane si chiamava Joseph Merrick.
*
Quel che sorprende, nelle news di Albione, è sovente l’eclatante imbecillità con la quale si divide il sano dal malato. Eccovi i resti dell’uomo elefante, dice la BBC, e usa la rete come nuovo circo. Non importa nulla sapere che verrà predisposto un memoriale per Merrick a Leicester, la città natale dalla quale se ne venne a Londra perché il suo corpo non gli consentiva altro che il baraccone: la testa 91 cm di diametro, polsi di 30 cm, un dito largo 13 cm.
*
A Londra Merrick si esibì, fu pestato e derubato ma ebbe la forza d’animo di mettersi in contatto col luminare positivista di turno, Frederick Treves. Il quale però aveva cuore e si prese cura di Merrick. Senza troppo clamore. A volte sono i posteri che invece continuano a fare gli imbecilli. Perché così è la mentalità protestante. Sei bello: quindi benedetto da Dio. Sei brutto, invece, e allora ritieniti fortunato se ricevi la carità distratta e pelosa da parte degli eletti e dei predestinati.
*
Joseph Merrick nacque a Leicester nel 1862 e morì a Londra nel 1890
Parentesi. La sindrome di Merrick è nota tuttora come ‘di Proteo’. Così facciamo un passo avanti. Serve scavare indietro nel tempo. Capire che l’intelligenza è lo stesso che la variabilità: Ulisse è questo, i Greci lo sapevano e noi tranquillamente tendiamo a scordarlo. Finché non arrivano i poeti: Brodskij che ripiglia Orazio e cavalca il Minotauro, Graves che studia i miti, supera la scienza positiva dei semplici ‘rami d’oro’ (Frazer, Mann, Wittgenstein) e richiama il semplice fatto della vita come follia da imbrigliare. C’è una poesia delicatissima di Graves dedicata al cavalluccio marino, dove spiega l’enormità di questo esserino; ce n’è un’altra dedicata a orchi e pigmei. Tradurrò Graves – la cui poesia manca, in Italia, seriamente, da troppo – qui sotto per capire veramente Merrick.
*
Già, gli Inglesi sono protestanti. Prendere o lasciare. Ci hanno portato il progresso e insieme ci hanno permesso di dimenticare che i mostri, le anomalie, sono sempre lì: chiamatelo ‘terata’ o ‘uomo elefante’. Il risultato è vincente per la poesia. Una sconfitta sonora della scienza, abituata alla progressione. Basterebbe pensare che il razionale Lutero fondatore del mondo moderno era messo in crisi dai ‘terata’ mentre il suo braccio destro, Melantone, pur vivendo di libri classici era più avanti di lui e cercava di capire il valore di queste anomalie: Warburg impazziva (letteralmente) davanti a Melantone chino sul bue neonato con la testa doppia. Davanti al bue neonato che crepava, l’umanista Melantone si poneva due domande; Lutero ghignava e continuava di testa sua.
*
Nasciamo tutti, ormai, in ambito romantico: guarda l’uomo elefante, che emozione! Niente di meno classico di questo atteggiamento da puri di cuore. Del resto, siamo ignoranti degli antichi e dei Greci. Già Graves ci sembra arcaico. Qui in Italia abbiamo solo due traduzioni parzialissime delle sue poesie. Perciò meglio vedere a fondo cosa dice Graves dei ‘terata’. Per non bersi il liquorino della BBC. Perché UK è sempre lì a menarsela e menarcela con il volto specchio del carattere, le fesserie da Lombroso presentate come certe e verificate. Dimmi che faccia hai è ti dirò se sei amministratore delegato o operaio. Sembra che BBC voglia dire: guardate com’era mostruoso, Merrick! Poteva essere pericoloso per noi bellini! E perché, noi saremmo i sani? I cosiddetti giusti? Ma se siamo dentro il romance del film americano, dove l’unico affetto è quello standard e la bellezza non può essere trovata nell’irregolare, no, ci vuole la coppia tubante e neoromantica, tutta piantini, isterie, trombate, poi, infine, liberazione: corna e conseguente ritrovamento del true love.
*
Rimediamo con Graves. L’unico consiglio è tenere a mente che in lui c’è tutto, antico e moderno. Per dire: in una sola poesia trovi mescolati il sorriso che è ghigno dolce (L’uomo che ride secondo Hugo) e gli uccelli visti sempre come pessima cosa (Ovidio e le sue metamorfosi). Graves è più attuale della scienza positiva. Sa e dice che se nasce una creatura anomala, la donna che l’ha partorita sa il perché e il percome. La donna è più saggia del poeta: lo fa innamorare, e lui ricostruisce con parole balbuzienti e brillanti cos’è avvenuto nel suo cuore. Nei suoi ultimi giorni Graves anziano faceva volare aquiloni sopra Maiorca.
Andrea Bianchi 
***
Lineamenti di Natura
Quando le rocce di montagna e gli alberi frondosi e le nuvole e cose così, tutte coi loro contorni,
fanno la caricatura dei volti umani, simili scarabocchi non si presentano aggraziati né danno pace –
Il naso bulboso, il mento cavo, la bocca irregolare nel sorriso del cretino.
Sempre così la Natura: trovi che l’unica cosa saggia che produce è il vento
che si riversa negli spazi vuoti, increspando l’erba sciocca, il vello della pecora.
E i piaceri di Natura sono secernere, colpire immaginare e succhiare, una leccata che ti fa addormentare.
I dolori di Natura sono malinconia i suoi fiori, sozzura le sue acque, folli, i suoi uccelli, respingenti, i suoi pesci, pesci.
*
Sui portenti
Se capitano cose strane dove si trova lei, e gli uomini dicono che si aprono le tombe e camminano i morti, oppure che tutto il futuro rientra nel grembo e si sparge quel che prima non era nato, non c’è da meravigliarsi di questi portenti, sono la lama affilata della mente femminile, che lei usa con forza per regolare il Tempo, questo elemento a lei sempre riluttante.
*
Se va bene, siamo poeti
La donna con le sue foreste, lune, fiori, acque, e dita esperte a scorrere: non presumiamo di avere abilità magiche paragonabili alle sue – se va bene, siamo poeti; altrimenti facciamo uno scongiuro.
*
A tre facce
Chi osa dire che lei ha un doppio volto? Di volti, ne ha tre; il primo inscrutabile, per il mondo di fuori; il secondo avvolto nella contemplazione di se stessa; il terzo, è la faccia dell’amore, rivolta verso di me per una sola volta, senza fine.
Robert Graves
*In copertina: John Hurt nelle vesti di Joseph Merrick in “The Elephant Man”, il film di David Lynch del 1980
L'articolo Hanno trovato la tomba dell’Uomo Elefante, si chiamava Joseph Merrick, è morto a 27 anni. Per capire la sua storia, più che la BBC dobbiamo leggere le poesie di Robert Graves proviene da Pangea.
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