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#berlino
ilcontephotography · 2 months
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Shell-Haus, by Emil Fahrenkamp (1932).
Berlin, Germany.
© Roberto Conte (2010)
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rullinibrutti · 2 months
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Scappiamo di nuovo a Berlino,
io questa città non la digerisco,
mi entra nei polmoni, nei bronchi,
nel sangue, nelle arterie,
negli occhi, nel naso.
A volte nel cuore
(le volte giuste).
Milano mi distrugge.
Torniamocene su a Berlino.
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aleesabella · 8 months
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IG/ adrianahughes
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gregor-samsung · 6 months
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“ Nel giro di 24 ore Yuri è diventato libero, ricco e possessore di un autoveicolo. Le leggi della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca, cioè la Germania est, non permettevano di visitare i paesi occidentali; prima dell’età della pensione si poteva viaggiare solo nei cosiddetti paesi fratelli, del blocco orientale, e neanche in tutti. A partire dall’ottobre del 1989 le grandi manifestazioni di protesta a Lipsia e a Berlino costringono alle dimissioni il primo ministro Honecker, e in seguito l’intero governo. Il 4 novembre la Cecoslovacchia apre le frontiere con la Germania ovest, creando cosí un corridoio che verrà subito attraversato da decine di migliaia di tedeschi dell’est. Il 9 novembre cade il Muro di Berlino, ma Yuri quasi non se n’è accorto. Come tutti ascoltava le notizie, alla radio e in televisione, ma il giorno prima si erano aggravate le condizioni di suo zio Hannes, che viveva da solo. La madre l’aveva pregato di prendersi un permesso per stargli vicino; nonostante si muovesse ormai a fatica, lo zio non aveva mai voluto farsi ricoverare. Yuri non ha chiesto il permesso, tanto in quei giorni non lavorava nessuno. Aveva le chiavi; è salito dallo zio la mattina presto, e l’ha trovato seduto per terra con la schiena contro il divano. Respirava a fatica, aveva rovesciato sul pavimento delle pastiglie e non era riuscito a raccoglierle. Yuri ha raccolto le pastiglie, ne ha date due allo zio con un bicchier d’acqua e ha chiamato l’ambulanza. Siccome però in quei giorni non lavorava nessuno, l’ambulanza è arrivata due ore piú tardi. Intanto, lo zio Hannes aveva fatto in tempo a rivelare a Yuri dove teneva nascosti i suoi risparmi, convertiti al mercato nero in marchi occidentali (in una cartellina sul tavolo; lo zio aveva letto Edgar Allan Poe); a consegnargli le chiavi della sua Trabant verde pisello; a dirgli che per lui era stato come un figlio, il figlio che non aveva avuto; e a morire. Yuri ha atteso l’ambulanza carezzando i capelli dello zio, ancora folti e quasi neri. Poi, rimasto da solo, ha aperto la busta. Gli è sembrato che i soldi fossero parecchi. Ha passato lo sguardo sulla libreria, enorme, in cui per decenni lo zio aveva conservato, insieme ai grandi capolavori della letteratura mondiale, uno sterminato archivio di riviste, anche qualcuna russa, polacca o cecoslovacca. «Kultur im Heim»; «Eulenspiegel»; la «NBI», la «Neue Berliner Illustrierte»; «Film und Fersehen»; «Frischer Wind»… Le aveva raccolte per tutta la vita, dio sa per farsene cosa, e adesso era morto. A Yuri è venuto prima da piangere, poi un attacco di rabbia. Per metri e metri di scaffali, quelle riviste denunciavano in maniera insopportabile che lo zio, e lui stesso, e tutti, avevano sprecato la vita in mezzo a tante sciocchezze che non contano niente. Cosa se ne faceva lo zio, adesso, dei grandi successi sportivi della DDR, delle grandi conquiste sociali a cui nessuno credeva tranne, forse, lui? Meglio bruciarle, quelle riviste, e subito. Yuri ha aperto la finestra perché voleva buttarle in cortile, ma lo sguardo gli è caduto sulla macchina, parcheggiata lungo il muro; adesso era sua. È andata subito in moto, cosa che non si poteva mai dare per scontata, con una Trabant. Lo zio la teneva bene, teneva bene tutto: i suoi libri, le camicie che si stirava da solo. Trattava con rispetto tutto quello che gli stava intorno, povero zio Hannes, cosí onesto, cosí convinto della bontà delle sue idee, evaporate nel giorno della sua morte. Il serbatoio era pieno. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 150-151.
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streamxsoniksubway · 9 months
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Christiane F, 1983 💚
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miciagalattica · 2 months
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😂😼
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sofysta · 3 months
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FELICITÀ
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telefonamitra20anni · 5 months
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Dai bordi di periferia, al cielo sopra Berlino.
26 novembre 1988,
Volo sopra Berlino e nell'attesa di atterrare, un muro divide l'Europa, la stessa Europa che condivide e esercita il mio sogno. Con la forza di un sogno e dell'immaginazione, quel muro diventa cielo, telo bianco su cui proiettare immagini, dove riversare fantasia. Questa sera, lo smoking è la mia divisa di "maschio italiano", incarnazione perfetta della mia dolce vita che mia ha portato fino qui, non con poco sacrificio e passione, ma si deve pur "timbrare il cartellino!". Lo confesso, mi sento teso, in queste occasioni lo sono sempre un pò, ma cerco un distacco. Prendere premi, riconoscimenti è piacevole e per certi versi, per me, poco sostanziale, in me, c'è quella lotta eterna che mette in discussione mia effettiva bravura. Sono occasioni queste per stare in vetrina, lasciarsi spiare, mettersi sotto una luce tagliente di giudizi, ma questo è circostanziale. A me importa solo amare il mio mestiere, farlo bene e con passione, in realtà dello smoking me ne farei probabilmente ben poco. Dalle quinte mi sento chiamare, " ladies and gentleman, Marcello Mastroianni!" passo sicuro e da buon professionista, conquisto il centro del palco. Il teatro esplode in un applauso e mi riversa il suo calore. In queste occasioni, sono bravo a schermare un emozione tradita, ma qui, in questo teatro, a Berlino, quell'applauso mi è sembrato significativo. La mia storia l'avevo scritta come una sceneggiatura imperfetta, caratterizzante, io protagonista di mille storie, vite, anche equidistanti dalla mia, ho lasciato che si raccontassero, che dicessero anche un pò di me, come adesso, in questo esatto momento che a tradire, proprio me, ironicamente sono io. Per un attimo ho pensato a mia madre, a cosa avrebbero visto i suoi occhi, al suo esortare "Bravo"! ma è stato un solo attimo. Applaudono me, opportunamente sbagliato ed onesto, il "romano tranquillo", l'immagine italiana, esito di un tipo d'uomo che vorrebbe pigramente migliorarsi, progredire, ma che alla fine vorrebbe solo eternamente giocare al mestiere d'attore. Applaudono me, e lo fanno in piedi, con il rispetto dovuto, di chi si sente in debito per aver ricevuto bellezza, applaudono e lo fanno referenzialmente e mi sembra di ricevere incredibilmente tante pacche sulla spalla. Applaudono, e dicono che sono grande, ed io mi sento sempre più piccolo e distante.
Stasera la mia Hollywood è l'Europa. "ma adesso, guarda quanta bellezza ricevo, come potrò contraccambiare?"
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pazzoincasamatta · 1 month
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il cielo sopra Berlino
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ilcontephotography · 6 days
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Krematorium Baumschulenweg, by Axel Schultes and Charlotte Frank (1998).
Berlin, Germany.
© Roberto Conte (2011)
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weirdjanuary · 1 year
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December *.*
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ilterzouomo · 2 months
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thebutcher-5 · 3 months
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Il gatto a nove code
Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare dei film animati della DreamWorks, arrivando non solo al loro settimo lungometraggio ma anche al loro ultimo film con tecnica tradizionale ossia Sinbad – La leggenda dei sette mari. La storia parla di Sinbad, un pirata che dopo essere caduto in mare viene salvato da Eris, dea della discordia, che gli…
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gregor-samsung · 1 year
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“ (D) I giornali hanno ricordato che il nazismo sognava l'uso generalizzato della t.v. e che solo la guerra distolse le energie tecniche ed economiche dal progetto. La t.v. nacque così, con una signorina tedesca impiegata delle Poste, Ursula Patschke, che [la sera del 22 marzo 1935] apparve in video e annunciò ai dieci apparecchi «ricevitori» esistenti a Berlino che tutto era pronto per «far scendere nei cuori dei camerati del popolo l'immagine del Fürher». Non le sembra un anniversario imbarazzante? Ha sottolineato che la t.v. è nata come strumento di consenso e di dominio.
(R) Nella Germania nazista, come lei diceva, la televisione non fu diffusa su larga scala. Perché la televisione, a differenza della radio, ha bisogno che i ripetitori siano a vista, ha bisogno di grandi impianti e forti investimenti. I francofortesi, quando parlano di masse e «media», non si riferiscono quasi mai alla televisione, bensì alla radio e alle adunate oceaniche. Sono fuggiti da paesi fascisti e nazisti, per cui studiano soprattutto i mezzi impiegati davvero da quelle dittature: Hitler e Mussolini avevano usato ampiamente, oltre alla radio, il cinema di fiction e il documentario. Basti pensare a film come «Scipione l'africano» o a documentari come quelli di Leni Riefenstahl. Sì, la potenza dei media è stata intuita e sfruttata anzitutto dai regimi autoritari e gerarchizzati. La prima stazione radiofonica del mondo è stata quella del Vaticano. I francofortesi, però, non sono come il Karl Popper degli ultimi anni, che ha già mangiato, digerito e rifiutato la televisione. Vengono da un'esperienza tutta radiofonica. Eppure già la radio appare loro uno spauracchio terribile, un'inedita possibilità di massificazione. D'altronde era vero: prima della radio un predicatore, poniamo il Savonarola, poteva essere ascoltato al massimo da qualche migliaio di persone. Non c'era, tecnicamente, possibilità di maggiore "audience". Ora si è passati a milioni; in alcuni casi (come le Olimpiadi o lo sbarco sulla luna) addirittura a miliardi. Tenga conto, per di più, che a metà degli anni cinquanta la radio da noi era ancora un lusso. Ricordo che sotto casa nostra abitava una vecchietta che per tutta la vita, e inutilmente, ha desiderato di possedere un apparecchio radiofonico. A metà degli anni cinquanta arriva anche la televisione, un «medium» che d'improvviso irrompe e agisce con presa inaudita. S'immagini un paese d'inverno: alle cinque è buio, i bar sono chiusi, la gente è a casa... La televisione crea veramente il villaggio globale. All'improvviso dà a tutti la possibilità di entrare dovunque: nelle case di lusso come alla Scala. E all'improvviso Agnelli e un contadino lucano vedono lo stesso telegiornale. Nella gerarchia del mezzo televisivo basta essere utenti per essere uguali agli altri. Personaggi totalmente sconosciuti, poi, diventano idoli all'improvviso. Con due o tre puntate di «Lascia o raddoppia» Mike Bongiorno diventa una star. E si conquista il saggio semiologico di un autore sofisticato come Umberto Eco. “
Domenico De Masi, Ozio creativo. Conversazione con Maria Serena Palieri, Ediesse (collana Interventi), Roma, 1997¹; pp. 49-50.
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yankeece · 5 months
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