Tumgik
#c’è più di quel che credi
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Un padre, finita la festa di laurea della propria figlia, le disse:
“Ti sei laureata con il massimo dei voti!
Ecco il tuo regalo.
Un’auto che ho acquistato molti anni fa!
Ha diversi anni, ma prima che te la dia, portala nel parcheggio delle auto usate in centro e dì loro che voglio venderla, poi fammi sapere quanto ti offrono.”
La figlia andò al parcheggio delle auto usate, tornò da suo padre e disse:
“Mi hanno offerto mille euro (1.000,00 €) perché sembra molto logora!”
Il padre, prontamente, le disse:
“Portala al banco dei pegni.”
La figlia andò al banco dei pegni, tornò da suo padre e gli disse:
“Il banco dei pegni mi ha offerto cento euro (100,00 €), dato che è una macchina molto vecchia!”
Il padre chiese a sua figlia di andare in un club automobilistico e mostrare loro l’auto.
La figlia portò la macchina al club, tornò da suo padre e gli disse:
“Alcune persone nel club hanno offerto centomila euro (100.000,00 €) per questa auto, dato che è una Lamborghini, un’auto iconica e ricercata da molti!”
Il padre, allora, disse alla figlia:
“Volevo che tu sapessi che il posto giusto ti valorizza nel modo giusto.
Se non sei valutata, non essere arrabbiata, significa che sei nel posto sbagliato.
Chi conosce il tuo valore ti apprezza.
Non stare mai in un posto dove nessuno vede il tuo valore!”
web
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canesenzafissadimora · 7 months
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Sei bellissima, da sola forse ancor di più.
Sei bellissima anche se non hai un uomo che ti toglie il rossetto dalle labbra, anche se sei spettinata o struccata.
Anche se vai di fretta e hai scordato qualcosa a casa.
Sei bellissima quando scendi di casa per andare a prenderti un gelato.
Sei bellissima in pigiama e con i capelli scombinati, sei bellissima con gli occhi assonnati.
Sei bellissima quando hai fiumi di parole da cacciare e quando vuoi stare in silenzio. Sei bellissima quando ti emozioni per una frase letta su un libro o su un muro.
Sei bellissima il sabato sera quando ti prepari, ti trucchi, indossi il vestito più bello che hai, spruzzi il tuo profumo preferito e poi esci anche se non hai nessuno ad aspettarti fuori dal portone, anche se non c’è nessuno a dirti che sei bellissima.
Lo fai per star bene con te stessa.
Ed è questa l’unica cosa che conta. Tu esci che poi farai innamorare il mondo.
Sei bellissima quando passeggi, da sola, con le cuffie nelle orecchie.
E pensi. Immagini. Sogni. Ti proietti altrove.
E si rispecchia tutto nei tuoi occhi. Sei bellissima e non lo sai.
Sei bellissima e qualcuno in quel momento si sta innamorando di te.
Sei bellissima perchè sei una grande persona, perchè ami così tanto che quasi ti autodistruggi, perchè ti fai in quattro per tutti anche se poi indietro non torna niente..perchè, per te, l’importante è dare.
Sei bellissima perché ci credi sempre, anche quando non dovresti, e te lo si legge negli occhi.
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Niccolò Ammaniti
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susieporta · 5 months
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Siamo tutti alla ricerca di ciò che amiamo e di chi amare.
E sappiamo tutti quanto questo sia complesso.
É difficile comprendere cosa davvero riempie il nostro cuore ma è difficile soprattutto legittimarlo, senza discuterlo con la mente che in noi ha edificato pensieri spesso duri, disillusi, giudicanti. In noi esiste una separazione forte, una scissione tra ciò che sentiamo e ciò che pensiamo. Comprendere ciò che ci fa stare bene e quindi che racconta profondamente di noi, richiede la capacità del sentire. Sentire emozionalmente, fisicamente, intuitivamente. E, per sentire, abbiamo bisogno di saperci ascoltare.
Viviamo immersi in slogan fuorvianti. Slogan diffusi come verità assodate che alimentano idee che ci allontanano dalla realtà della vita che viviamo. Nutrendo un ideale che alimenta senso di frustrazione e mancanza, perché non realizzabile.
Mi riferisco alle teorie che sostengono che una cosa, per essere fatta, deve piacerti totalmente; che se si presentano difficoltà allora non è il tuo sentiero; che se non ti conosci e quindi non hai compreso quale sia il tuo “talento” allora nulla può essere fatto con un senso. Mezze verità. O forse mezze bugie.
Davvero credi che per stare bene con qualcuno deve essere tutto perfetto e armonico da subito?
Questa è fiction, non è la vita. La vita ti vuole con le mani nel fango per imparare a farne magia. Tu sei la tua via.
La sofferenza più grande non è data dal non essere amati, ma dal non potere amare come desideriamo. Alain Vigneau
Quel poco che ho capito fino ad ora di me, l’ho potuto comprendere anche grazie ad esperienze che non mi convincevano, facendo mestieri lontani anni luce da ciò che credevo di desiderare per me. Parlando con persone che non mi piacevano, avendo relazioni per niente gratificanti.
Ovvero distaccandomi dall’ideale per attraversare l’esperienza umana. Cercando me nell'altro.
Con questo voglio dire che per capire chi fossi sono anche dovuta passare attraverso ciò che non amavo. Ed è stato fondamentale. Non è possibile comprendere se stessi se non facciamo l’esperienza di scoprirlo passo a passo. È una fase, non è una costante.
Cos'era a guidarmi all'alba di ognuna di queste esperienze?
Il desiderio profondo di conoscermi e quindi di imparare ad amarmi.
Io incontro tantissime persone grazie al mio lavoro e spesso mi viene chiesto: “Come posso comprendere ciò che mi piace davvero?”. E me lo chiedono perché sono bloccate, impaurite, stanche. Perché nel mentre non stanno vivendo. Soffocate da teorie e modelli. Un passo necessario talvolta sta proprio nel capire chi non sei. Questo significa fare i conti con l’ideale di te stesso di cui sei prigioniero. Non ci accorgiamo di quanto esso sia richiedente in noi.
Viviamo secondo modelli prestabiliti (da altri) inclusa la società che ci inietta pillole di finzione quotidiana. Ma per capire chi non sei e poi chi sei, devi vivere. Fare esperienza, arricchirti di gioie e fallimenti. Sentire il peso delle scelte, sostenere le conseguenze dei tuoi passi. Trovare la forza di assaggiare ma anche di lasciare. Superare il giudizio. Maturare. Stare con l'altro da te.
Nutrire i tuoi desideri più alti e nel mentre acquisire la maestria facendo tutte le esperienze che puoi. Anche quelle apparentemente più lontane dal tuo desiderio possono divenire un passo verso di esso.
Senza esperienza non c’è conoscenza.
Fabiana Spagnuolo
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riseofamoonycake · 9 months
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NOTE: The language of the story is ITALIAN!
Bene, che soddisfazione poter scrivere nella mia lingua madre di Shiva *^* Grazie per la richiesta, spero che questa one shot sia di tuo gradimento!
Su Ali di Farfalla
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🦋 Coppia: Shiva x Dea delle Farfalle
🦋Avvertimenti: menzione di nudità
🦋
Sei brava a nasconderti, anche se non lo fai apposta: è nella tua natura. Scivolare via veloce, cercare di passare inosservata e osservare il mondo da dietro le tue ali, al sicuro, è qualcosa che hai sempre adorato fare; forse perché non hai mai ritenuto di essere una creatura degna di attenzione, né speciale né abile in qualcosa di straordinario, e quindi non vedi in te una fondamentale importanza… forse perché raramente ti sei veramente approcciata alla realtà che ti circonda, e un po’ la temi anche, quindi preferisci guardarla senza farne parte, certa di non cadere nelle sue trappole.
Eppure, lui ti ha presa al laccio senza che tu neppure te ne accorgessi.
Sei bella, sebbene le tue paure ti frenino sempre su questo punto: forse non come Afrodite ― ma chi lo è, in fondo? Chi può gareggiare con lei? ―, ma possiedi la tua particolare luce e attrattiva che ogni superficie d’acqua ama riflettere, anche se spesso non lo vedi. Credi che questa si manifesti specialmente nella tua completa forma di farfalla; per questo ami assumerla tanto spesso e sentire il vento scorrere sul tuo piccolo corpo mentre vi corri in mezzo, completamente libera da ogni pensiero.
Eppure, nei suoi occhi rifulgi come un’intera costellazione.
Non hai mai desiderato essere toccata, men che meno da una divinità più importante di te: lo sai bene che cosa spesso succede quando un’entità dagli immensi poteri mette gli occhi su qualcuno di più debole, e il solo pensiero ti fa fremere le ali di paura e disgusto.
Eppure, con lui non sei proprio riuscita a trattenerti; e sei stata tu a iniziare.
Una piccola carezza sul collo: ciò è bastato ad attirare la sua attenzione in una giornata come tante, mentre vagavi per gli infiniti prati nella tua forma animale e la figura del Grande Shiva è comparsa davanti a te all’improvviso, nonostante fosse perfettamente ferma a riposare sotto un albero. Delicata e discreta, ti sei posata sui tatuaggi del Signore della Distruzione come rapita da un incantesimo, sfiorandoli leggermente con le ali mentre zampettavi lentamente sulla pelle e non riuscivi a staccarti da quel colore vivido e tanto attraente, dal profumo di gelsomino emanato da quella carne calda come il respiro di un vulcano; e quando sei volata via, finalmente libera dalla strana malia che ti ha intrappolata per un lungo istante, tutti gli occhi di Shiva erano spalancati e ti stavano fissando, studiandoti con attenzione. Quello che è successo dopo, per tanto tempo hai cercato di dimenticarlo: d’altronde, perdere il controllo su te stessa e apparire completamente nuda davanti a una divinità del suo calibro non è propriamente qualcosa di cui vantarsi… anche se lui è stato così gentile da voltare subito il viso e lasciarti correre via in pace, avvolta nella vergogna e nell’imbarazzo.
E ora?
Se la prima volta è stato un incidente, la seconda ha assunto la forma di una condanna: perché non c’è altro modo per spiegare l’attrazione per i suoi colori, per il suo profumo, che ti ha spinta nuovamente da lui.
Shiva ti ha guardata arrivare con calma, riconoscendoti immediatamente e tendendo una mano per permetterti di posarti; e quando lo hai fatto, l’ha chiusa appena perché tutte le dita accarezzassero le tue morbide ali, ma senza stringere abbastanza da impedirti la fuga. Non ricordi più le parole che ti ha mormorato, tanto era il tuo imbarazzo; ma come lui ha ridacchiato gentilmente non appena sei scappata, quello è rimasto impresso a fuoco nella tua mente… anche se non è una memoria così brutta.
E ora?
“Tu mi ricordi tempi lontani.”
Le mani di Shiva sono calde, delicate e rispettose mentre ti accarezzano i capelli e il viso, e si soffermano sulle tue ali. Non riesci ancora a realizzare ciò che sta succedendo, e per questo fissi stupita e confusa quel dio così grande, così importante, tutto intento a ricoprirti di attenzioni. La terza volta è questa, ed è iniziata al tramonto, quando è stato lui a trovarti e venirti incontro.
Come sempre, hai cercato di scappare; ma Shiva è stato più veloce e ti ha trattenuta per un polso, tuttavia senza farti male, tirandoti lentamente verso di sé. E da quando ti ha stretto tra le proprie braccia, tutte e quattro, non sei stata più capace di andartene.
“Sì, hai davvero lo stesso profumo del nostro villaggio. Se solo lui potesse conoscerti…”
Quante volte hai sentito dire che il Signore della Distruzione non ha pietà, che pensa solo a sé stesso e al proprio orgoglio? Eppure, se potessero vederlo ora, così come lo stai guardando tu… se solo tutti venissero toccati come lui sta facendo ora, forse si proverebbe meno dolore, anche fosse solo per un istante. Anche se questo, di attimo, è solamente per te.
“Il Sommo Shiva non dovrebbe perdere tempo con me…”, tenti di replicare; ma lui ti mette una mano sulla bocca, e tu comprendi che, in verità, è sempre stato lui a chiamarti. “Credo che invece sia tutto perfetto”, mormora mentre ti sfiora nuovamente le ali, per poi baciarle piano.
Tu arrossisci violentemente, tutto il corpo scosso da brividi; e a quel punto Shiva ti abbraccia con forza mentre ride, questa volta affondando il viso tra i tuoi capelli. Qualunque memoria tu abbia risvegliato in lui, è così bella da renderlo felice; e l’adorazione che prova nei tuoi confronti ti scalda il cuore, e ti fa credere che, dopotutto, anche tu sei qui per valere, fosse solo per lui.
Forse… forse non scapperai mai più, se questo è quanto riceverai.
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belladecasa · 6 months
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Non aver provato a fare l'università sarà probabilmente uno dei miei rimpianti più grandi
Mi dispiace molto. Non ho cognizione di causa per giudicare o dare consigli ma alla fine ti dico che a) l’Università spesso ti toglie più di quello che ti dà, soprattutto se sei fragile, quindi forse con la tua scelta un po’ ti sei preservato/a, non etichettarla necessariamente come una scelta sbagliata, forse è stata la scelta giusta per te in quel momento b) c’è sempre tempo per provare se credi che ora faccia per te, magari prima non era il momento giusto ma lo è ora (o lo sarà)
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roxan-world · 2 months
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"Sei bellissima. Non hai bisogno che ci sia un uomo li’ a ricordartelo.
Sei bellissima, da sola forse ancor di più. Sei bellissima anche se non hai un uomo che ti tolga il rossetto dalle labbra, anche se sei spettinata o struccata. Anche se vai di fretta e hai scordato qualcosa a casa.
Sei bellissima quando scendi di casa per andare a prenderti un gelato. Sei bellissima in pigiama e con i capelli scombinati, sei bellissima con gli occhi assonnati.
Sei bellissima quando hai fiumi di parole da cacciare e quando vuoi stare in silenzio. Sei bellissima quando ti emozioni per una frase, letta su un libro o su un muro.
Sei bellissima il sabato sera quando ti prepari, ti trucchi, indossi il vestito più bello che hai, spruzzi il tuo profumo preferito e poi esci anche se non hai nessuno ad aspettarti fuori dal portone, anche se non c’è nessuno a dirti che sei bellissima. Lo fai per star bene con te stessa. Ed è questa l’unica cosa che conta. Tu esci che poi farai innamorare il mondo.
Sei bellissima quando passeggi, da sola, con le cuffie nelle orecchie. E pensi. Immagini. Sogni. Ti proietti altrove. E si rispecchia tutto nei tuoi occhi. Sei bellissima e non lo sai. Sei bellissima e qualcuno in quel momento si sta innamorando di te.
Sei bellissima perchè sei una grande persona, perchè ami così tanto che quasi ti autodistruggi, perchè ti fai in quattro per tutti anche se poi indietro non torna niente..perchè, per te, l’importante è dare.
Sei bellissima perchè ci credi sempre, anche quando non dovresti, e te lo si legge negli occhi."
(N.Ammaniti)
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mezzopieno-news · 2 months
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INVENTATA LA TELECAMERA CHE ENTRA NEL CERVELLO E CURA L'ICTUS
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Una minuscola telecamera, appena più grande di una ciocca di capelli, è stata utilizzata per la prima volta al mondo per diagnosticare e curare un paziente affetto da ictus multipli.
Fino ad oggi i medici non erano in grado di determinare la causa di un ictus per circa un terzo dei pazienti che soffrono di ictus multipli. “Non eravamo mai stati in grado di vedere cosa c’è dentro i vasi sanguigni”, ha dichiarato dottor Robert Fahed, neuro radiologo presso l’ospedale di Ottawa, il primo medico a eseguire questa procedura utilizzando il MicroAngioscope di Vena. “Non appena abbiamo usato la telecamera e siamo entrati in quel vaso, tutti nella stanza hanno immediatamente visto di cosa si trattava e hanno determinato quale fosse la lesione”, ha aggiunto. I medici hanno stabilito che il paziente aveva bisogno di uno stent che è stato inserito nello stesso momento in cui era posizionata la telecamera. L’intera procedura è durata circa un’ora. “Siamo estremamente grati e riconoscenti” racconta Fahed.
Il dispositivo è stato sviluppato dalla startup Vena Medical, fondata da due laureati in ingegneria dell’Università di Waterloo, Michael Phillips e Philip Cooper. I due hanno iniziato a lavorarci durante la laurea. Grazie alle piccole dimensioni della fotocamera, secondo gli inventori esiste il potenziale per espandere il suo campo di applicazione oltre il semplice trattamento dei pazienti colpiti da ictus. “Stiamo iniziando con le procedure neuro vascolari come ictus, malattia dell’arteria carotidea, aneurismi”, ha dichiarato Phil Cooper.
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Fonte: Vena Medical; University of Waterloo
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angiusmaker · 1 year
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Studia, consuma, crepa: il modello tossico dell'università
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Riporto integralmente un articolo molto interessante che ho letto online su TPI e che consiglio vivamente:
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Fuoriclasse o fuoricorso, non c’è via di scampo. O almeno è quanto vorrebbero farci credere tutti quei proclami, quelle “notizie” che spesso sono solo trovate di marketing per il giovane laureato prodigio e per la sua notabile famiglia o per la prestigiosa università privata a cui è iscritto.
Per mesi siamo stati bombardati da titoli come «Federica batte tutti», una goccia che lentamente ha scavato la coscienza collettiva convincendoci che l’università è una competizione. Come se ce ne fosse bisogno, come se non fossimo già abbastanza terrorizzati all’idea che – se ancora esiste qualche chance che l’ascensore sociale in Italia funzioni – bisogna eccellere, essere tanto più bravi quanto più si parte dal basso, altrimenti, banalmente, saremo spacciati.
E una volta fuori dal mondo dell’università – ormai vissuta come imprescindibile nel transito verso un mercato del lavoro sempre più precario e pertanto sempre più esigente – non saremo competitivi, non ci meriteremo una vita sopra la soglia della povertà relativa, con una carta che risulti ancora capiente quando, dopo aver pagato l’affitto e le bollette, staremo facendo i conti e incrociando le dita anziché goderci quella rara uscita fra amici.
Tutto questo (e molto di più) si nasconde dietro il disagio psicologico degli studenti universitari che talvolta si spingono a compiere gesti estremi: la consapevolezza e il disincanto. 
Non sono giovani viziati che non sanno più tollerare i piccoli fallimenti della vita, come vorrebbero farci credere; e non sono nemmeno dei pazzi con mille altri problemi collaterali, come si usa dire quando ci si vuole autoassolvere per aver assecondato quella mentalità, liquidando anche l’ennesimo suicidio come un caso isolato. 
Eppure, in queste storie non è difficile riconoscersi. Quando è estate e già senti il peso della sessione di marzo, l’ultima prima di finire fuoricorso e pagare il doppio delle tasse. «Sono nei tempi», ti ripeti, «mi mancano cinque esami». Ma solo il pensiero di dirlo ai tuoi genitori e vedere le loro facce deluse già ti devasta.
Fra quei cinque esami, poi, scopri col tempo di averne sottovalutato uno, o di aver fatto male i conti col grado di dettaglio richiesto da quella commissione, che che ti boccia due volte. Gli appelli non sono poi tanti, a volte passano mesi fra l’uno e l’altro: di colpo è Natale, tu sei molto più indietro di quanto avessi previsto; sei già proiettato sulla laurea perché l’hai annunciata e questo ti mette ansia, ti impedisce di studiare sereno. Così ti chiudi in casa, studi tutto il giorno, rinunci ad ogni occasione di socialità, finisci in una spirale di solitudine e confusione.
Forse avresti bisogno di aiuto ma non hai il coraggio di chiederlo: non credi di meritarlo. I tuoi compagni di corso postano la foto con la corona d’alloro, e tu sei in pigiama che li guardi dal telefono: a te manca una vita. Pensi a te stesso di lì a qualche anno, le insicurezze diventano giganti.
Ti senti sopraffatto, ti manca l’aria. E scopri che sei troppo stanco per continuare a giocare a quel gioco in cui già sai che perderai. 
Non abbiamo dovuto inventare niente: è solo una delle ultime fra le storie che non sono state raccontate. In questi mesi abbiamo raccolto persino la testimonianza di un’attrice che risponde ad un annuncio di lavoro e si ritrova al telefono con un ragazzo disperato: le chiede di fingersi una docente universitaria, nel periodo delle lauree da remoto, per simulare una discussione di tesi.
L’artificio non avrebbe portato al conseguimento del titolo, ovvio, ma forse appariva come l’unica maniera per procedere con la rinuncia agli studi senza rompere con la propria famiglia. Che fine avrebbe fatto la fiducia, se avessero scoperto mesi di bugie?
In una società che non tollera il fallimento, tu non vuoi deluderli. In una società che non tollera il fallimento, anche tu hai disimparato a tollerarlo. In una società che non tollera il fallimento, la procrastinazione non è pigrizia ma semplicemente paura di non avere successo.
Così prendi tempo, finché puoi, e rimandi il tempo della verità, che deve suonare come un’imperdonabile ammissione di colpe. 
Ma la verità è che ciascuno ha i suoi tempi; che i regolamenti delle tasse sono punitivi; che se sei povero paghi meno tasse nell’università pubblica ma devi essere anche molto bravo: se rimani indietro, perdi il “privilegio” di pagare meno, che è un diritto e che non dovrebbe cessare di esistere solo perché non corri veloce come gli altri.
E poi c’è chi lavora per pagarsi l’affitto da fuorisede, che spesso è una scelta obbligata. C’è chi dedica il proprio tempo a esperienze di cittadinanza attiva. C’è chi deve sopperire alle carenze del welfare e prendersi cura di un familiare.
Qualsiasi impegno che non sia la devozione allo studio diventa una perdita di tempo, nella narrazione polarizzata che si fa degli studenti universitari: veri fenomeni o falliti.
L’unica via è l’individualismo più cinico, la capacità che hai di reprimere i momenti di debolezza, per i quali non c’è tempo: la produttività è centrale nell’organizzazione aziendalistica dei luoghi della formazione.
I criteri di merito sembrano pensati per far sparire ogni disuguaglianza nelle condizioni di partenza, e ammantare tutto di un’aura di giustizia sociale.
Hai bisogno di supporto psicologico, in un momento storico di apparente grande slancio verso il superamento dello stigma sulla salute mentale? Prega di avere i soldi per pagartelo, perché i servizi di counseling offerti solo da alcuni atenei solo assolutamente insufficienti. 
La rappresentazione che di tutto questo (non) si offre è quanto mai fuorviante. Chi svetta da una posizione di potere invidiabile, di nascita, sembra essersela costruita, con un puntuale encomio al sacrificio e alle rinunce che ha compiuto sul piano personale per avere successo in quello universitario-professionale; chi perisce, invece, sembra fare la fine che merita, in questa sorta di darwinismo della realizzazione di sé.
Con lui sparisce la necessità di interrogarsi più profondamente sui criteri di valutazione, sull’insufficienza delle borse di studio e delle università stesse sul territorio nazionale (in Italia ci sono 67 università pubbliche e 190 istituti penitenziari), sulla funzionalizzazione dell’università pubblica al lavoro flessibile, in competizione diretta con le università private; su quanto abbiamo introiettato il concetto per cui siamo quello che facciamo.
Basteranno tre minuti di silenzio e potremo continuare a fingere che vada tutto bene. Tre minuti di silenzio, e mentre un’ambulanza porta via il corpo dell’ennesima studentessa che ha deciso di togliersi la vita pochi metri più in là, la commissione chiama il nostro nome. Dobbiamo sostenere l’esame. L’angoscia ci divora ma non possiamo permetterci di rimandarlo: il prossimo appello è fra un mese e sarà già troppo tardi.
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vuotipienidite · 10 months
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sento un muro erigersi nello stomaco e per ogni lacrima che ci siamo scambiati indietro non si torna mai,
è un processo irreversibile che ti porta verso l’ignoto o ancorato alle cose sicure, la casa, il lavoro, quello che non dici a nessuno per paura che non capiscano chi sei o che tasti suonare di questo pianoforte di ansie e incertezze.
e lentamente si sfilaccia la trama lungo tutto il percorso, perdi anche i pezzi peggiori del tuo passato, te ne compiaci,
trovi spazio per nuovi sorrisi, ti danno pace, o tregua,
credi ancora una volta, o per un po’ di ore, di poter cedere la presa con te stesso, di poter aver raggiunto un nuovo inizio, proprio alla fine delle tue paranoie.
ma dentro, così tanto dentro te non c’è più inizio o fine, non ci sono altro che muri immensi di cui, paradossalmente, col tempo non sei più schiavo ma custode.
quel che un tempo era diventato l’ostacolo ora è la tua difesa, la tua fortezza, il faro che indirizza ogni tua emozione.
quel muro che si alza quando penso troppo o forse troppo poco, dove non c’è torto e ragione, o verità o finzione, dove non c’è pace per gli occhi di chi vede oltre
lì,
sotto quel muro che sento erigersi nello stomaco ora c’è un fiore.
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«Questo è un lingotto di ferro, il suo valore è di circa 100 dollari. Se fosse ferro usato varrebbe circa 25 dollari. Se decideste di farne dei ferri da cavallo, il suo valore salirebbe a 250 dollari. Qualora, invece decideste di farne aghi per cucire, il valore salirebbe a circa 70.000 dollari. Se invece decideste di produrre molle per orologi il valore salirebbe a circa 6 milioni di dollari. Il vostro valore non è solo "in ciò di cui siete fatti" , ma soprattutto " in quali modi siete in grado di trarre il meglio da ciò che siete».
Wayne Walter Dyer
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canesenzafissadimora · 11 months
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Sei bellissima.
Non hai bisogno che ci sia un uomo lì a ricordartelo.
Sei bellissima, da sola forse ancor di più.
Sei bellissima anche se non hai un uomo che ti toglie il rossetto dalle labbra, anche se sei spettinata o struccata.
Anche se vai di fretta e hai scordato qualcosa a casa.
Sei bellissima quando scendi di casa per andare a prenderti un gelato.
Sei bellissima in pigiama e con i capelli scombinati, sei bellissima con gli occhi assonnati.
Sei bellissima quando hai fiumi di parole da cacciare e quando vuoi stare in silenzio.
Sei bellissima quando ti emozioni per una frase letta su un libro o su un muro.
Sei bellissima il sabato sera quando ti prepari, ti trucchi, indossi il vestito più bello che hai, spruzzi il tuo profumo preferito e poi esci anche se non hai nessuno ad aspettarti fuori dal portone, anche se non c’è nessuno a dirti che sei bellissima.
Lo fai per star bene con te stessa.
Ed è questa l’unica cosa che conta.
Tu esci che poi farai innamorare il mondo.
Sei bellissima quando passeggi, da sola, con le cuffie nelle orecchie.
E pensi. Immagini. Sogni. Ti proietti altrove.
E si rispecchia tutto nei tuoi occhi.
Sei bellissima e non lo sai.
Sei bellissima e qualcuno in quel momento
si sta innamorando di te.
Sei bellissima perchè sei una grande persona, perchè ami così tanto che quasi ti autodistruggi, perchè ti fai in quattro per tutti anche se poi indietro non torna niente..perchè, per te, l’importante è dare.
Sei bellissima perché ci credi sempre, anche quando non dovresti, e te lo si legge negli occhi.
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Niccolò Ammaniti
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susieporta · 1 year
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L’AMORE non è nell’altro da amare,
L’Amore non è in un’ Anima Gemella da trovare
L’Amore è in te! L’Amore SEI TU
Non ci si apre mai all’altro.
Ma all’Amore
E quando ci si apre all’Amore
allora arriva qualcuno aperto quanto lo sei tu
Se sei chiuso o chiusa, incontri qualcuno chiuso o chiusa, oppure non incontri nessuno
Se sei aperto ed aperta a metà, incontri qualcuno aperto a metà
Se ti apri al cento, incontri qualcuno aperto al cento
Se cerchi l’Amore in qualcuno ancora stai chiedendo a qualcuno di amarti perché quell’amore che cerchi diventa un bisogno e prima o poi quel bisogno ti deluderà
L’Amore non è qualcosa da cercare
L’Amore non è qualcosa da dare
L’Amore non è qualcosa da ricevere
L’Amore non è qualcosa da trovare
E soprattutto l’Amore non è qualcosa da MERITARE, perché in questa convinzione ti svendi
L’Amore è uno stato dell’ESSERE che siamo
Non c’è nulla da dover “attrarre”
C’è solo consapevolezza da acquisire
Se non senti di essere amato o amata…
Non sei aperto ed aperta all’Amore e chiedi all’altro che è chiuso quanto te di amarti
Non sta a te cercare di aprire l’altro
Non sta a te analizzare l’altro
A te sta solo stare con te e riconoscere quanto credi di ESSERE AMORE
A TE sta solo SENTIRE di essere AMORE ed in quel sentire non accettare più ciò che non lo sia
Non è mai l’altro ad essere giusto o sbagliato per te
Sei sempre e solo tu a decidere chi sei
Vuoi AMORE vero e sincero nella tua vita?
Comincia ad ESSERE AMORE e a riconoscere cosa lo è e cosa no
Non ci si apre mai all’altro
Ma sempre e solo all’AMORE
E quando aperto ed aperta lo sarai…
Lo sentirai!
Astrosapienza
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lelendemainn · 1 year
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Ciao Nonno,
sai, vivo a parigi da due anni, ma credo mi serva una pausa. collaboro con un’associazione di storici d’arte, la presidente è la figlia di bassani. quel bassani! da matti. tengo un corso all’università e non ho mai smesso di scrivere. studio lettere finalmente, ci sono riuscita. saresti orgoglioso, credo. vivo una vita lontana, sono diversa, forse non ho nemmeno più gli stessi occhi. mangio tutti i pasti ora, faccio la spesa e cucino addirittura da sola. a volte mi mangio pure le zucchine nonostante siano verdi. mi vesto più da signorina, metto perfino i tacchi, ci credi? non è rimasto niente di quello che conoscevi tu, non c’è nemmeno un briciolo di me che puoi ancora dire di conoscere,
tranne la mia malinconia
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crazy-so-na-sega · 1 year
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“Il quinto effetto dipende più da te, da come ti considerano gli altri. È efficace anche se ha un uso più limitato. Facci caso, ragazzo. Appena ti ritrovi a fare due chiacchiere con la persona giusta, interrompiti all’improvviso a metà del discorso, guardala dritto negli occhi e dì: “Cosa c’è che non va?” Dillo in tono preoccupato. Quella dirà: “In che senso?” E tu: “Qualcosa non va. Si capisce. Che cos’è?” E quella ti guarderà sbigottita dicendo: “Come fai a saperlo?” Non si rende conto che c’è sempre qualcosa che non va, in tutti. Spesso più di una sola cosa. Non sa che tutti vanno sempre in giro con qualcosa che non va e sono convinti di fare un grande sforzo di volontà e di controllo per impedire agli altri, che secondo loro non hanno mai niente che non va, di accorgersene. Le persone sono fatte così. Chiedi di punto in bianco cosa c’è che non va e, che decidano di vuotare il sacco o neghino fingendo che sei fuori strada, ti considereranno intuitivo e perspicace. O ti saranno grate, o si spaventeranno evitandoti a partire da quel momento. Due reazioni che hanno una loro utilità, come vedremo. Puoi giocartela come meglio credi. Funziona il novanta per cento delle volte.”
-David Foster Wallace, “Il re pallido” da "Tra sottosuolo e sole"
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fantasticazioni · 2 years
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È tutto verde.
Un racconto di David Foster Wallace tratto da La ragazza dai capelli strani, Minimum Fax Lei dice non mi importa se mi credi o no, è la verità, poi tu credi pure a quello che ti pare. Quindi è sicuro che mente. Quando è la verità si fa in quattro per cercare di farti credere a quello che dice. Perciò sento di non avere dubbi. Si rasserena e guarda dall’altra parte, lontano, ha l’aria furba con la sigaretta sotto la luce che entra dalla finestra bagnata, e io non so cosa mi sento di dire. Dico Mayfly [1] con te non so più cosa fare o cosa dire o a cosa credere. Ma ci sono delle cose che so per certe. So che io sto diventando vecchio e tu no. E che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani e con il cuore. Tutto quello che ho dentro di me te l’ho dato a te. Tengo duro e lavoro sodo ogni giorno. Ho fatto di te l’unica ragione che ho per fare quello che faccio sempre. Ho cercato di costruire una casa per te, una casa di cui facessi parte, e che fosse una bella casa. Mi rassereno anch’io e getto il fiammifero nel lavandino insieme ad altri fiammiferi, piatti, una spugna e cose del genere. Dico Mayfly il mio cuore ha fatto il giro del mondo e ritorno per te ma ho quarantotto anni. È ora che la smetto di lasciarmi semplicemente trascinare dalle cose. Devo usare quel po’ di tempo che ancora mi resta per cercare di sistemare tutto e stare bene. Devo provare a stare come ho bisogno di stare. In me ci sono delle esigenze che tu non riesci neanche più a vedere, perché ci sono troppe esigenze tue di mezzo. Lei non dice nulla e io guardo la sua finestra e sento che lei sa che io so, e seduta sul mio divano fa un movimento. Ripiega le gambe sotto di sé, ha un paio di pantaloncini. Dico in fondo non mi importa di quello che ho visto o che credo di aver visto. Non è più quello il punto. So che sto io diventando vecchio e tu no. Ma ora mi sento come se ci fosse tutto me stesso che va verso di te mentre di te in cambio non mi viene più niente. Ha i capelli tirati su con un fermaglio e delle forcine e si tiene il mento con la mano, è mattina presto, sembra che stia sognando rivolta verso la luce pulita che entra dalla finestra bagnata sopra il mio divano. È tutto verde, dice. Guarda com’è tutto verde Mitch. Come fai a dire di provare certe cose quando fuori è tutto così verde. La finestra sopra il lavello del mio cucinino è stata ripulita dal violento acquazzone di stanotte e ora è una mattina di sole, è ancora presto, e fuori c’è un casino di verde. Gli alberi sono verdi e quel po’ d’erba che c’è oltre i dossi rallentatori è verde e allisciata. Ma non è tutto quanto verde. Le altre roulotte non sono verdi e il mio tavolino lì fuori con le pozzanghere allineate e le lattine di birra e le cicche che galleggiano nei portacenere non è verde, né il mio furgone, o la ghiaia della piazzola, o il triciclo che sta rovesciato su un fianco sotto un filo per il bucato senza bucato sopra accanto alla roulotte vicina, dove c’è uno che ha fatto dei bambini. È tutto verde sta dicendo lei. Lo sta sussurrando e il sussurro non è più rivolto a me lo so. Getto la sigaretta e volto bruscamente le spalle al mattino con il sapore di qualcosa di vero in bocca. Mi volto bruscamente verso di lei che sta sul divano in piena luce. Da dov’è seduta sta guardando fuori, e io guardo lei, e c’è qualcosa in me che non si riesce a chiudere, nel guardarla. Mayfly ha un corpo. E lei è la mia mattina. Dite il suo nome.
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