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#caffè italiano
notebook91286 · 7 months
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roraitoeru · 11 months
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Bevo un sorso amaro di caffè e dalla finestra chiusa fisso il cielo diviso da una distesa di nuvole ambrate e altre poco più stinte, nel mentre fisso 'sto dipinto, l'amaro gusto dell'amore mi stringe il cuore.
Bevo un sorso amaro di caffè seduto sopra il bordo rosso di un letto scomodo fissando un dipinto che ha pochi elementi e troppi colori.
Bevo un sorso amaro di caffè mentre seduto sono sul bordo della vita, non so se stendermi, non so se alzarmi.
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viaggiamocela · 3 months
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Ascoli, un'oliva tira l'altra
Come quarto itinerario mi dedico a visitare la zona di Ascoli Piceno, spostandomi quindi nella parte più meridionale della Regione. Ascoli Piceno Offida Acquaviva Picena Prima tappa Ascoli Piceno, patria delle famose olive all’ascolana, mi sposto di qualche chilometro ad Offida, interessante borgo medievale ed infine ad Acquaviva Picena non lontano da San Benedetto del Tronto.
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fabioverochef · 11 months
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Latte Art: prima gara Istituto Alberghiero Colombatto
E’ di oggi il comunicato relativo alla prima gara di Latte Art svoltasi il 31 maggio 2023 presso  l’Istituto Alberghiero G. Colombatto. Questa iniziativa corona un percorso formativo dedicato agli allievi delle classi quarte organizzato dal Prof. Marco Dibenedetto e Cristian Tetro, formatore dei locali in franchising Costadoro e da Fabio Verona, responsabile della formazione per Costadoro…
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ossicodone · 5 months
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Questa cosa che alcuni napoletani hanno questo senso patriottico verso il loro dialetto che volge a pretesa di comprensione da parte mia nei loro confronti mentre mi parlano, mi turba. Sto a Roma, se ti chiedo un caffè e tu mi dici una cosa in dialetto e io rimango con la faccia perplessa poi non puoi venirmi a dire: "ehh uaa è italiano" perché porco Dio no, non è italiano
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rideretremando · 10 months
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"Che paese incivile la Francia. Non sopportano che un bravo poliziotto, che la mattina si era fatta la barba e preso il caffè senza nessuna intenzione di fare del male a chicchessia, spari per sbaglio (per un riflesso automatico) a una canaglia banlieusarde, disarmata e già controllata (dettagli) e allora mettono a ferro e fuoco tutte le città francesi per tre giorni. Che Imparassero dall'Italia, dove quattro poliziotti hanno buttato un disabile rom giù dalla finestra a Primavalle e nessuno ha mosso un dito. Dove vari migranti sono stati ammazzati perché pretendevano il salario arretrato ( ma siamo matti?) o rubavano lamiere in cantieri dismessi per costruirsi una baracca dove dormire dopo il lavoro nei campi (bella pretesa!),suscitando qualche ore di sciopero e accorate interrogazioni parlamentari. Dove c'è un deputato nero (che bizzarria, un ex-bracciante che si permette di parlare un italiano forbito in un consesso dove i colleghi parlano come mangiano), ma quando prende la parola è subissato da lazzi e ululati belluini. Mica espellono gli urlatori, come fanno in Francia (paese incivile e repressivo), qui siamo liberi, è il paese delle curve razziste, degli omicidi impuniti di ambulanti, barboni e mendicatnti molesti, sensa sciocchi riguardi alla fama e alla ricchezza (sì, facciamo il verso della scimmia pure a Lukaku, vedete come siano egualitari). In Francia per queste cose si incazzano, sanzionano eletti del popolo , allenatori di successo, incriminano perfino il poliziotto di cui sopra quando la fa troppo grossa. Saccheggiano i negozi Nike e i supermercati, appiccano fuoco dappertutto, come se si trattasse delle loro pensioni o di fondamentali diritti democratici violati. Un paese di teppisti, insomma, che hanno un dignitoso salario minimo, vanno in pensione, finalmente!, a 64 anni, fanno figli perché le coppie godono di congrue facilitazioni, ma teppisti restano, rivoltosi.
E se invece quel relativo benessere se lo sono meritati perché fanno casino? Se la lotta contro l'ingiustizia dei settori sfavoriti– che ha tanti aspetti scomodi e violenti, signora mia non ci piove – fosse un segno di civiltà e prima ancora di vitalità rispetto all'assordante silenzio italiano? Se si delineasse una convergenza fra poveri e sfruttati al di là della struttura razziale e coloniale?
Ma che brutti pensieri vengono con il caldo estivo, meno male che resiste la pax meloniana."
Augusto Illuminati
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deathshallbenomore · 2 months
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il signore italiano del bar di cui parlavo ieri offre anche la possibilità di fare delle tessere caffè di gruppo - da 200, 400 caffè a seconda di numero di persone e commitment con il bar - le quali si concretizzano in fogli A4 con tanti bollini vuoti quanti i caffè concordati e la foto del gruppo titolare, preferibilmente mentre prende il caffè. questo si chiama saper fare business
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carlyraejepsans · 4 months
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domanda importantissima: se sans fosse italiano, che dialetto parlerebbe
guarda quel figlio di puttana e dimmi che non è napoletano. guardalo bene.
il suo conto da grillby sarà pure un mistero della fede, ma se chiedi al banco c'è una fila di 69 caffè sospesi ogni singolo giorno. tutti suoi
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ross-nekochan · 7 months
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9-10 Settembre 2023
Ho scalato il monte Fuji.
C'era chi ce lo ha raccontato come niente di che e normale e chi con strazio e difficoltà.
Beh, i primi hanno chiaramente mentito.
Non ho mai scalato una montagna, sono solo andata sul Vesuvio e un'altra volta sono stata sul monte Takao qui in Giappone, ma non sapevo chiaramente cosa aspettarmi dallo scalare una montagna. Ero in parte preoccupata e in parte pronta perché mi aspettavo una passeggiata terribile di ben 8 ore, ma comunque una passeggiata. E invece non è stato niente di tutto questo.
Il monte Fuji è alto quasi 3800 metri e le stazioni totali per raggiungere la cima sono 9. Il bus ti lascia alla quinta stazione e da quel momento in poi inizia la vera scalata. La sesta stazione era abbastanza vicina e per raggiungerla si è trattato di una passeggiata in pendenza. Il bello è arrivato dopo.
Infatti dalla sesta in poi le stazioni sono divise da 1h o 1h30min di scalata, non passeggiata. Più si sale e più quello che ti trovi sotto i piedi sono rocce, non terreno. Rocce ovviamente enormi quindi devi capire dove mettere i piedi e le mani per poter andare avanti, essere coordinato e stare attento. Alla settima stazione io e un mio amico italiano abbiamo lasciato la coppia indiana indietro perché oggettivamente molto lenta e affaticata. Il progetto era di arrivare in cima per vedere l'alba che era intorno alle 5:00 del mattino e alle 22:00 eravamo già a metà strada. Così abbiamo deciso di prenderci una pausa di un'oretta.
Peccato che la montagna giapponese non è come quella italiana. Non esistono baite, ma solo luoghi per sostare a dormire (e che noi abbiamo deciso di non fare per risparmiare) e qualche sorta di chiosco con lo sportello per poter mangiare qualcosa. I prezzi al limite della denuncia: un caffè sporco o qualsiasi altra bevanda 4€ e un ramen istantaneo che in un supermercato normale costerebbe tra 1-2€ lì ne costava 8€. Per non parlare dei bagni: in Giappone i bagni non si pagano mai eppure lì 2€. L'ho trovato un comportamento schifoso e approfittatore a livelli estremi.
Quindi io e il mio amico abbiamo aspettato circa 1h al freddo con la sola fortuna di esserci messi in un angolino dell'entrata dei bagni dove il vento arrivava meno forte. A un certo punto, abbiamo cominciato a tremare con foglie e siamo stati costretti a continuare.
L'ottava stazione non era migliore. C'era una sorta di piazzale e i luoghi per ripararsi almeno un pizzico dal vento, che si faceva sempre più forte e freddo, erano quasi nulli. Lì mi sono lasciata tentare da un caffè latte caldo che mi ha aiutata un pochino a scaldarmi.
L'ultimo pezzo è stato quello più duro. Le rocce erano leggermente meno ma il sentiero era più stretto, il vento era fortissimo ma gelato e non smetteva nemmeno un secondo. Sapevo che sarebbe stato molto freddo, ma quando sei a 30°C non riesci a immaginare quanto freddo possa essere stare sotto lo zero. Non sentivo più nessuna parte del mio corpo, avevo addosso 2 maglie, un maglione, 2 felpe pesanti e non erano abbastanza nonostante mi stessi muovendo scalando, anche perché ci si fermava ogni minuto perché le persone continuavano a farsi foto ricordo bloccando la fila. Dato il poco ossigeno si faceva sempre più fatica, la testa faceva male anche perché era esausta e io ogni volta che ci fermavo mi appoggiavo la testa al braccio del mio amico pregando che finisse tutto il prima possibile. Continuavo solo perché non avevo altra scelta, non potevo rimanere lì in mezzo alle rocce quando già morivo di freddo muovendomi.
Quando siamo arrivati in cima non ci potevamo credere. Ci siamo messi un attimo dentro un edificio che vendeva souvenir per riprendere un po' di calore. L'alba stava già iniziando quindi siamo usciti fuori e di nuovo ci siamo messi a tremare perché il vento continuava a soffiare freddo e forte.
Siamo riusciti a vedere il sole che, al contrario di quanto ho visto spesso, invece di scendere, saliva minuto dopo minuto. Di nuovo faceva talmente freddo che cominciare a scendere era impossibile. Ci siamo riuniti con la coppia indiana e ci siamo rintanati prima in un angolo nel negozio di souvenir (che poi ci ha cacciato) e poi siamo stati nel ristorante a porte aperte dove abbiamo preso giusto dei caffè latte per poter restare finché ci sarebbe stato meno freddo.
La discesa non è stata meno complicata. Non era la stessa strada e non c'erano rocce ma era un percorso sdrucciolevole dove era difficile non scivolare e in continua pendenza. Era un percorso che durava la metà del tempo ma sembrava comunque infinito. Il sole ha cominciato a battere forte e mi sono anche bruciata la faccia nonostante il berretto. Le ginocchia mi hanno fatto male tutto il tempo e i piedi non stavano meglio. Quando finalmente siamo arrivati a destinazione io e il mio amico italiano non ci potevamo credere (la coppia indiana era rimasta di nuovo indietro).
Nel complesso è stata un'esperienza tremenda, che non penso rifarò mai più. È stato bellissimo vedere il cielo pulito e pieno di stelle, non l'avevo mai visto così. Come non avevo mai visto un paesaggio notturno da così in alto, ad un'altezza tale che la luna pareva starmi di fronte. Stare sopra le nuvole e poter vedere mezza regione del Kantō è stato bellissimo... ma nonostante tutto questo, la fatica messa non vale tutto quello che ho visto.
Quello che rimane è la soddisfazione di avercela fatta, di aver sfidato te stesso, il tuo corpo e il monte più alto di tutto il Giappone e di aver vinto. Per il resto: mai più.
一昨年と昨日は富士山を登りました。
ほぼ半ばの関東の夜景色も中日景色、そしてご来光を見れるなんてとても嬉しかったんたげど、非常に辛くて、二度としない経験だと思う。
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notebook91286 · 1 year
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angelap3 · 3 days
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Oggi è il 15 Aprile ed in questo giorno, nel 1967, a Roma moriva il grande “Totò”. Era nato nel 1898, a Napoli con il nome di Antonio Vincenzo Stefano Clemente De Curtis, e fu tra i maggiori rappresentanti del teatro (presente in 50 commedie) e del cinema comico italiano (presente in 97 film) di tutti i tempi. Non fu riconosciuto dal padre e visse in estrema povertà la sua gioventù nel “Rione Sanità”. Non impegnato nello studio e distratto precocemente dalla passione per il teatro, dalla quarta elementare fù addirittura retrocesso in terza, dove iniziò ad intrattenere i compagni di scuola con piccole recite e battute. Dopo le elementari, al Collegio Cimino, il colpo di un pugno causato involontariamente da un precettore né causò una particolare deformazione al mento ed al naso, cosa che caratterizzò in seguito la sua “maschera” di comico. Abbandonò gli studi senza conseguire la licenza ginnasiale, ed a 15 anni iniziò ad esibirsi nei teatrini periferici con macchiette ed imitazioni con lo pseudonimo di “Clement”. Dopo la prima Guerra Mondiale (trascorsa in reggimenti a Pisa, Pescia e Livorno) riprese il teatro e tra il 1923 ed il 1927 si esibì nei maggiori caffè-concerto italiani raggiungendo notorietà nazionale con le sue macchiette e mimiche facciali.Negli anni trenta si dedicò all'”avanspettacolo” iniziando ad improvvisare ed inventare deformazioni linguistiche. Nel 1933, a 35 anni, fu adottato dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, nel 1937 visse il debutto cinematografico e nel 1938 perse la vista dall'occhio sinistro (cosa che mantenne segreta e che solo i familiari sapevano). In seguito lavorò con i massimi attori e registi italiani, raggiungendo il massimo successo popolare (anche se non di critica). Fu anche attore televisivo (con 9 telefilm) drammaturgo, poeta, paroliere, compositore e cantante. Paragonato ai massimi attori comici mondiali come Charlie Chaplin e Buster Keaton, ancora oggi è considerato il comico italiano più popolare di ogni tempo.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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roraitoeru · 1 year
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Anche il caffè è una bevanda al gusto di caffè.
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sayitaliano · 10 months
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L'ITALIANO | TOTO CUTUGNO
(this song is turning 40 years old this year)
Lasciatemi cantare Let me sing Con la chitarra in mano With the guitar in my hand Lasciatemi cantare Let me sing Sono un italiano I'm an Italian
Buongiorno Italia, gli spaghetti al dente Good morning Italy, spaghetti al dente E un partigiano come presidente And a partisan as a President (of the Republic, cfr. Sandro Pertini) Con l'autoradio sempre nella mano destra With the car radio* always in the right hand Un canarino sopra la finestra A canary on the window (*in the 80s it was common to not have a radio in the car: people bought them separately or bought tape players and removed them from the car anytime they parked cause those were easily robbed)
Buongiorno Italia con i tuoi artisti Good morning Italy with your artists Con troppa America sui manifesti With too much America on the posters Con le canzoni, con amore With the songs, with love Con il cuore With the heart Con più donne e sempre meno suore With more women and less and less nuns
Buongiorno Italia, buongiorno Maria Good morning Italy, good morning Mary Con gli occhi pieni di malinconia With your eyes filled with melancholy Buongiorno Dio Good morning God Lo sai che ci sono anch'io You know I'm here/exist as well
Lasciatemi cantare Let me sing Con la chitarra in mano With the guitar in my hand Lasciatemi cantare Let me sing Una canzone piano piano A song slowly/delicately
Lasciatemi cantare Let me sing Perché ne sono fiero Because I'm proud Sono un italiano I'm an Italian Un italiano vero A true Italian
Buongiorno Italia che non si spaventa Good morning Italy that doesn't get scared Con la crema da barba alla menta With the mint flavored shaving cream Con un vestito gessato sul blu With a blue-like pinstripe suit E la moviola la domenica in TV And the slow motion* on Sundays on TV (*the old version of the VAR in soccer/football but ofc it wasn't live. People could only see mistakes/goals at the end of matches through soccer/sports-dedicated TV shows which showed slowmos of actions and faults and they were ofc usually on Sunday afternoon/evening/night)
Buongiorno Italia col caffè ristretto Good morning Italy with the ristretto coffee Le calze nuove nel primo cassetto The new socks in the first drawer Con la bandiera in tintoria (=often used as a synonym of lavanderia) With the flag in the dry-cleaner E una Seicento giù di carrozzeria And a Seicento with a not-good body
Buongiorno Italia, buongiorno Maria Good morning Italy, good morning Mary Con gli occhi pieni di malinconia With your eyes filled with melancholy Buongiorno Dio Good morning God Lo sai che ci sono anch'io You know I'm here/exist as well
Lasciatemi cantare Let me sing Con la chitarra in mano With the guitar in my hand Lasciatemi cantare Let me sing Una canzone piano piano A song slowly/delicately
Lasciatemi cantare Let me sing Perché ne sono fiero Because I'm proud Sono un italiano I'm an Italian Un italiano vero A true Italian
(Ta-na-na-na-na-na-na Ta-na-na-na-na-na-na Ta-na-na-na-na, ta-na-na Ta-na-na, ta-na-na)
Lasciatemi cantare Let me sing Con la chitarra in mano With the guitar in my hand Lasciatemi cantare Let me sing Una canzone piano piano A song slowly/delicately
Lasciatemi cantare Let me sing Perché ne sono fiero Because I'm proud Sono un italiano I'm an Italian Un italiano vero A true Italian
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yomersapiens · 1 year
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Nettuno ti giuro nettuno
Oggi la fase depressiva domenicale è iniziata più presto del solito. In genere attende la discesa del sole e il passaggio dal grigio chiaro del cielo al grigio scuro, prima di divenire nero smog. Sarà perché nevica da qualche giorno e Vienna sembra uno di quei pandori spolverati di zucchero a velo che sono rimasti dimenticati in dispensa da Natale, oramai passato da tre settimane.
Nel solito bar dove mi reco per continuare a scrivere il manoscritto e che oramai chiamo scherzosamente "il mio ufficio" la barista ha visto che insieme a me era entrata una nuvola carica di tristezza che non è abituata a vedere. Sarà perché ho smesso di provarci con lei e sono passato alla completa onestà e quindi ti becchi anche tutto quello che è nascosto dietro le battute e i sorrisi. Mi ha chiesto cosa avessi, se fosse successo qualcosa ieri sera. Ci ho pensato e vediamo, sono uscito, andato a una festa con un amico che dopo 15 minuti ha conosciuto una signora e dopo 25 minuti stavano limonando duro. Potrebbe essere gelosia? Non del mio amico, ma del non aver limonato? No, non credo. Che noia limonare a caso alle feste. Parlare di come riportare in alto Rifondazione Comunista ecco quello è un modo per farmi eccitare di brutto il sabato sera. Forse sono state le troppe birre che ho bevuto perché la festa era abbastanza divertente ma piena di sudamericani e io da italiano mi domandavo tutto il tempo, ma perché noi italiani, che apparteniamo al ceppo latino, non possiamo definirci latini? Nel senso di Jennifer Lopez che dice I'm a LATINA. Magari perché non abbiamo conquistato territori assolati esportando la nostra lingua, al contrario degli spagnoli e dei portoghesi, però Colombo non era italiano? Genovese? Ok oggi non riesco a connettere e le birre si fanno sentire sto pensando a rallentatore, ho dimenticato tutto quello imparato a scuola. Diciamo che mi sta sul cazzo essere a una festa piena di appartenenti al mio ceppo e non sentirmi parte dello stesso ceppo. Ecco. Insomma ho esitato a rispondere alla barista ma poi l'ho fatto, ho raccontato della serata e della solitudine domenicale viennese e delle birre e dei pensieri ovattati dalla neve.
- È successo qualcosa ieri notte? - No. È proprio perché non sta succedendo qualcosa da molto tempo che mi sento così. Vorrei accadesse qualcosa. Ogni domenica aspetto sempre che qualcosa accada e invece alla fine l'unica cosa che accade è il lunedì. Meno male che accade il lunedì sarebbe brutto si fermasse il susseguirsi dei giorni.
Ahinora (la barista) si ferma a guardarmi e poi dice. - Sai, ieri ho investigato un po' perché anche io mi sentivo strana e alla fine è nettuno che sta passando attraverso la dodicesima casa e scombussola ogni cosa e quindi... - Ma che cazzo stai dicendo? - ... e poi c'è la luna che si oppone al transito di... - Tu non sai quanto vorrei credere a ste cose e avere pianeti da colpevolizzare per il mio umore di merda e l'aver allontanato tutti negli ultimi anni per paura di essere ferito nuovamente o di ferire, sarebbe così bello crederci! E invece che faccio? Passo le domeniche ad ammazzarmi di seghe mentali e scrivere. - Tu non capisci niente Matteo, non è una religione che ci devi credere, sono fatti, i pianeti influenzano i... - Io mi siedo, hai ragione tu, se passa nettuno digli che ha rotto il cazzo da parte mia, che non è che siccome è un pianeta grande e grosso può permettersi di fare il bello e il cattivo tempo con il mio umore e poi ah, un macchiato per favore! - Il solito con latte d'avena? - Bravissima. Il solito. Non sono pronto alle novità. - Non hai detto prima che vorresti che qualcosa di nuovo accadesse? - Vero. L'ho detto. Hai ragione. Ma non credo sarei in grado di affrontare un caffè nuovo ma disgustoso, rovinerebbe ancora di più questa giornata già resa impossibile da nettuno! - Vaffanculo. Vai a sederti al tuo posto e mettiti a scrivere. - D'accordo capo!
Ultimamente sto bene solo quando scrivo. Quando faccio vivere nei miei racconti persone inesistenti, create per farmi ragionare. O persone scomparse, che ho cacciato e trasformato in apparizioni per non dover affrontarle più.
La prossima storia che scriverò parlerà di me che mi sbatto un casino, divento uno scienziato famosissimo, poi presidente dell'intero mondo, poi tiranno assoluto, poi investo ogni risorsa rimasta del pianeta per creare un missile razzo nucleare micidiale e spararlo e far esplodere nettuno solo per poter andare da Ahinora e dirle: "Allora, senza nettuno come ti senti? Cosa ti sta influenzando oggi? La dodicesima casa di stocazzo oppure la smettiamo di dire stronzate e ci mettiamo a lavorare su noi stessi?". - Come fai tu Matteo? Sei tu l'esempio che dovrei seguire?
Dannazione. Ha ragione. Non so che dirle. Me lo sentivo che a renderla un personaggio di una storia sarebbe diventata più intelligente di me.
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3nding · 10 months
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A Roma, gira che ti rigira, quartiere che vai usanza che ritrovi, i tipi di bar che puoi incontrare sono fondamentalmente quattro, vediamone due:
Il Bar dei Cinesi: Senza nome, situato in zone semi periferiche, è il simbolo di quartieri come Tor Pignattara, Quadraro, Tuscolano. Tendenzialmente non è davvero gestito da cinesi, o comunque non sempre. I gestori possono essere bengalesi, pakistani, moldavi, rumeni: per il circondario cresciuto a pane e critica neocoloniale il solo fatto di non avere un italiano al bancone lo renderà comunque automaticamente “er bar dei cinesi”. Il caffè è sempre bruciato, il Book of Ra ha i tasti consumati, le sambuche cominciano ad essere servite intorno alle 9:20 del mattino e il parco avventori è costituito da un melting pot di 40-50enni che farebbero la felicità di Daniel Pennac. Ai tavoli del Bar dei Cinesi, in un qualunque martedì mattina, è infatti possibile ascoltare insulti a cristo e catcallate potenti in almeno 12 lingue differenti.
Il Bar Italiano Anonimo: Si chiama Gecko Bar, Bar 2000, Bar Incontro, Bar Sport o una combinazione dei precedenti. A volte spiazza il pubblico con un misterioso nome tipo “l’Elefante”. Si trova ovunque, dalle piazze di Roma centro fino ai vicoli di Ostia. Interni bianchi, neon, televisore acceso fisso sulle tv delle radio che mandano in diretta i deejay che parlano (format misterioso). Serve il peggior caffè che l’essere umano abbia mai concepito, ma lo propone in versioni dal prezzo ingiustificatamente maggiorato tipo “nocciolino”, “crema pistacchiella”, “coattello”. Chi ci lavora non è MAI chi lo gestisce, e i banconisti hanno un turnover rate più asfissiante di quello che si trova in consulenza. Non ha clientela fissa ma è amatissimo dalle forze dell’ordine, che incoraggiano la popolazione locale all’uso di mezzi di circolazione alternativi all’auto bloccando con la volante l'intera carreggiata
Il Bar col Cognome Plurale: Appannaggio e quasi essenza spirituale, a volte proprio zeitgeist, dei primi municipi (in ognuno ce n’è uno, secondo gli avventori sempre il migliore bar di Roma), questo tipo di esercizio gioca sull’inconscio, sul non detto ma sull’evocato. Per esempio: da quanto è aperto? Nessuno lo sa, tutti lo ricordano presente nelle loro vite da sempre. Ti ci portava nonno a prendere il cucciolone, ma a sua volta tua madre ti racconta che ce la portava sua nonna a prendere il mottarello e così via in una catena infinita di avi sempre più remoti e gelati sempre più sconosciuti (il tuo trisavolo ci portava la tua bisnonna a prendere una Gran Coppa Mazzini al Maraschino). Al bancone hanno livrea e cappellino e sono sempre nervosissimi, come fossero nel pieno di un servizio da Marchesi. Dietro alla cassa spicca una pagina di quotidiano incorniciata su cui un cronista locale, in cambio dello stralcio di un conto lunghissimo mai saldato, ha decantato a tre colonne storicità e clientela vip del locale (è il preferito di Lino Banfi). La qualità è effettivamente alta, ma non tanto da giustificare prezzi, file per lo scontrino (in cui ci si trova a sgomitare con le creature più grottescamente stronze che l’urbe abbia mai partorito) e l’insistente namedropping che ne fanno i romani nei loro discorsi per ostentare uno stile di vita da generone orbitante in area vip. Non battono uno scontrino dall’83. Il Bar dei Vecchi: Ha direttamente il nome proprio, tutt’uno tra esercizio e proprietario, tra macchina e uomo: Bar Nello, Bar Franca, Bar da Pino, Al Bar da Vittorio e così via. Sempre più raro, lo trovi in luoghi assurdi, a volte incassato ai bordi di una consolare tra sprawl urbanistici fuori controllo come la casa del vecchio di Up!, ultimo baluardo di un’epoca in cui ci si rifugiava al bar per leggere i giornali sul pozzetto dei gelati, per telefonare coi gettoni o per sfuggire alle responsabilità domestico-familiari. Al bancone c’è un anziano segnatissimo, coi baffi se maschio o coi capelli corti e la parannanza se femmina, con le rughe che me c’è voluta na vita pe fammele veni’ come la Magnani e allenatissimo a dirti, col tono più cinico del mondo, che l’articolo che hai richiesto è terminato. “Un magnum grazie” “n c’avemo”, “una coca grazie” “n c’avemo”, “un tramezzino” “n c’avemo”. In pratica al Bar dei Vecchi puoi prendere tre cose: caffè&cornetto, freddolone alla menta e rigorosamente UN articolo assurdo e casuale che varia da bar a bar. Solero shots rimasto in frigo dal 2003, wackos al formaggio e cipolla, Kinder merendero, coppa malù. Sul cartello di lamiera dei gelati algida c’è una croce lapidaria su ogni prezzo, e ad ogni ora di ogni giorno, non importa quando entrerai, mattina pomeriggio o sera troverai sempre la nipotina del titolare a un tavolo in fondo che fa i compiti sotto a uno specchio promozionale coca-cola del 67. - via fb
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A Norrkoping vedevo il fiume scorrere a picco sotto le finestre della camera. Ogni sera sognavo di essere con te a dormire tra le lenzuola morbide di quel letto in questa stanza con le pareti rosse, rosse come la Villa dei Misteri a Pompei. Nella notte Il fiume -  nero come lo Stige - mi guardava cupo. Mi sdraiavo nel letto enorme e immaginavo che tu fossi lì con me, che fossimo insieme.  Noi che non abbiamo mai fatto l’amore in un letto.
We ‘ll meet again, ci rincontreremo amore mio. Non so dove non so precisamente quando ma ci rincontreremo amore mio ancora spero per sempre.
Prenderemo un caffè davanti al fiume spizzicando cetrioli e tu mi sorriderai sotto le ampie falde del tuo cappello azzurro parlando col tuo perfetto accento italiano e la tua terribile grammatica tedesca. E la voce di un angelo.
Io ti bacerò fino a perdere il respiro. E tu sorriderai, forse, di nuovo, come sempre.
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