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#cappella sansevero
conformi · 30 days
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Anthony Vaccarello, Saint Laurent, Women’s Winter 2024 Ready-to-Wear Collection VS Antonio Corradini, Modesty, Cappella Sansevero, Napoli, Italy, 1752
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neapolis-neapolis · 2 years
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Ignoto pittore manierista, Pietà (seconda metà del XVI sec.)
Paolo Persico, Corona di angeli in stucco (1769)
Museo Cappella Sansevero, Napoli.
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pazzesco · 6 months
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Giuseppe Sanmartino - Cristo velato - (Veiled Christ) - 1753
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Details ↕️
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Giuseppe Sanmartino or Giuseppe Sammartino (1720 – 1793) was an Italian sculptor during the Rococo period.
Sanmartino was born in Naples. His first dated (1753) work is Veiled Christ or Christ lying under the Shroud, commissioned initially from the Venetian sculptor Antonio Corradini who did not live to complete the work. Sammartino interpreted his sketches freely to create a masterly sculpture which can be seen in Sansevero Chapel (also called Cappella Sansevero or Pietatella) in Naples. (Below) 🔽
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History of the Sanservero Chapel
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Da: SGUARDI SULL’ARTE LIBRO PRIMO - di Gianpiero Menniti 
LA SENSUALITA' E LA MORTE
Il '700 è un secolo del quale s'ignora la grandezza artistica. Segnato da un virtuosismo di elevata caratura, non è tuttavia ricordato per i nomi dei Maestri che lo abitarono. Tra questi, Antonio Corradini, veneziano (1688-1752) e Giuseppe Sanmartino, napoletano (1720-1793), figure insigni della scultura. Qualcosa li accomuna e non si tratta solo della formidabile destrezza tecnica: è il tema del "velo". Una qualità dell'arte plastica che ha origine nell'antichità e che, a ben vedere, apparve sovvertire la dinamicità estenuata della scuola barocca, del Bernini in particolare. Ma se in Corradini la rappresentazione coglie la leggerezza del movimento sensuale del corpo trattenuto nella trasparenza del tessuto lieve, in Sanmartino il velo assume la grevità soffocante del sudario, la densità opprimente della morte. Teatro di questo confronto artistico, la celeberrima Cappella Sansevero a Napoli: ad essa si dedicò il principe Raimondo di Sangro, mecenate e figura ghermita da un alone di tetra leggenda, probabilmente alimentata dal suo fervore massonico, che commissionò gran parte delle opere oggi ancora conservate. E tra queste, la "Pudicizia velata" (1752) di Corradini e il "Cristo velato" (1753) di Sanmartino, opera quest'ultima che avrebbe dovuto realizzare proprio Antonio Corradini: riuscì solo a lasciarne il bozzetto che, tuttavia, Sanmartino innovò profondamente. Contenuti apparentemente diversi, dunque.  Eppure, in entrambe le opere la corporeità è vissuta alla stregua di una presenza incombente, di un'identità che il velo protegge ed esalta, saldandosi alla vita che palpita di carnalità, come alla morte che accompagna l'ultimo anelito. Il velo, l'estremo confine.
In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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storiearcheostorie · 17 days
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STUDI / Fu Raimondo di Sangro il primo a sintetizzare il “blu oltremare”: la scoperta dell'Università di Bari
STUDI / Fu Raimondo di Sangro il primo a sintetizzare il “blu oltremare”: la scoperta dell'Università di Bari
Redazione Fu Raimondo di Sangro, VII Principe di Sansevero (1710–1771) a “inventare”, nel suo misterioso laboratorio sotterraneo, il prezioso “blu oltremare” ottenuto in natura dal lapislazzuli, costoso come l’oro. E lo fece cinquant’anni prima di Jean-Baptiste Guimet, il chimico francese che nel 1828 riuscì per la prima volta, ufficialmente, a sintetizzare il pigmento. A rivelarlo un team di…
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eyeofpsyche · 7 months
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‘Release from Deception (Il Disinganno),’ (1752–1759),
Francesco Queirolo (1704-1762),
Marble, Height 195 cm,
Cappella Sansevero, Naples.
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lospeakerscorner · 1 year
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La Mostra In vitro humanitas
La Mostra In vitro humanitas
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2001hz · 11 months
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'The Veiled Christ' Sculpture By: Giuseppe Sanmartino (1753) Location: Museo Cappella Sansevero Naples, Italy
“the folds, the finesse of the veil the beauty, and the regularity of the overall proportions” — Marquis de Sade
Giuseppe Sanmartino form a single block of marble. He made the beautiful detailed marble so transparent that it birthed the popular rumor that he placed a real veil over the sculpture and turned it to stone through alchemy.
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va-lentine · 9 months
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bebs-art-gallery · 2 months
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The Cappella Sansevero, Naples, Italy ♡
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arsenicinshell · 1 year
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"Modesty" by Antonio Corradini. Marble. 1752. Cappella Sansevero, Naples.
 The sculpture serves as a funerary tribute to Prince Raimondo's mother, who bestowed him with life through the ultimate sacrifice of her own.
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la-novellista · 8 months
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La pudicizia. (Detail)
Antonio Corradini. Cappella Sansevero. Napoli
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neapolis-neapolis · 2 years
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Francesco Queirolo, Santa Rosalia (1756), Museo Cappella Sansevero,Napoli.
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unwinthehart · 9 months
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Places to visit (cultural & historic sites, food, etc.) in Napoli as a tourist?
Hi, Anon 💙 First of all I hope the City treats you right and you have a good time here. I don't know how many days you'll have at your disposal, but if you can spare one (since it's huge and it's not Naples exactly), obviously consider visiting Pompeii. Cultural sites: Cappella di Sansevero, home of Cristo Velato and the National Museum for sure. Around the City there are a bunch of Churches all free and all worth seeing (Duomo, Chiesa del Gesù Nuovo, Chiesa di Santa Patrizia, Chiesa di Santa Chiara*, Basilica Reale in Piazza del Plebiscito, right in front of the Royal Residence). If you're into catacombs, there's Cimitero delle Fontanelle that's worth a visit. All the Castles (Maschio Angioino, Castel dell'Ovo) and the Royal Residence are also open and pretty cheap. If you want a real immersion into the "culture", go to Spaccanapoli and San Gregorio Armeno (the infamous road with all the nativity statues/scenes shops). As for food: pizza obviously. Pizza here is good pretty much everywhere, but if you want to do best one in Naples go to Michele (the pizzeria in "Eat, Pray, Love") (if that one is too crowded as it happens, tourists also favour Sorbillo, there are a few ones around the City). You'll have to taste "pizza al portafoglio" or "pizza fritta" (fried calzone). And consider getting a coffee and a pastry (maybe sfogliatella) at Leopoldo or ice-cream at Mennella (best ice-cream ever). Napoli is huge and the entire historic centre is UNESCO heritage, so there's a lot to see. *this one has a "chiostro" that's beautiful, but you need a ticket. The church itself is always open to visit instead.
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ambrenoir · 5 months
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Cristo Velato - Cappella Principe Sansevero- Napoli
Vi siete mai chiesti il significato del Cristo Velato?
Guardate il velo che lo ricopre. Dà i brividi vero? È così morbido e realistico che non sembra possibile che sia fatto di marmo. Sembra addirittura che il lenzuolo si muova, come sospinto da un lieve soffio di vento. O da un respiro. Per secoli si credette che la sua incredibile trasparenza fosse opera dei poteri di Raimondo De Sangro, il quale avrebbe adagiato sulla statua un vero e proprio velo che si sarebbe marmorizzato attraverso un processo alchemico.
Adesso osservate il corpo di Cristo. È disteso su un materasso marmoreo, le ginocchia contratte, scavate dalla fatica e dal dolore, la testa sollevata sui cuscini, gli occhi socchiusi. Se guardate con attenzione, vedrete delle lacrime che tremolano sulle sue palpebre. Io ogni volta che la osservo provo un senso di commozione. E ho visto persone piangere e inginocchiarsi davanti a questa statua. Perché in questa scultura c’è tutta la sofferenza dell’uomo umiliato, percosso e trafitto.
Se però lo osservate con più attenzione, noterete un dettaglio che a molti sfugge. Sulla tempia di Cristo vedrete una vena che sembra ancora pulsare. E guardate i suoi arti. Sembrano ancora contratti, come se potessero muoversi da un momento all’altro. Perché? Perché quest’incredibile scultura non raffigura, come molti credono, un uomo morente, che ha appena esalato il suo ultimo respiro, ma un uomo che è sul punto di risvegliarsi e di emetterne uno nuovo: quello della rinascita dopo la morte!
Il Cristo Velato racchiude un messaggio di speranza e di riscatto, è il simbolo della rinascita alla quale l’anima, dopo aver attraversato la sofferenza (simboleggiata dalla Croce), può aspirare. Ed ecco anche perché il Cristo è velato. Il velo nasconde i misteri dell’esistenza agli occhi dei viventi. Cos'è la morte, sembra dirvi lo scultore, se non un leggerissimo velo, quasi impalpabile, che non attende altro che essere svelato?
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parmenida · 6 months
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Una fama sinistra grava sul palazzo situato al n. 9 di piazza San Domenico, a Napoli, dove c’è chi giura di udire nottetempo gemiti e rumori strani, come lo scalpitio concitato di una carrozza o il clangore di catene e ferri battuti.
Proprio all’interno di queste mura, nel 1590, il compositore Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, uccise la moglie Maria d’Avalos insieme all’amante don Fabrizio Carafa, sorpresi in flagrante adulterio.
Sempre qui, nel XVIII secolo, visse e operò un personaggio controverso, fuori dal comune persino per gli standard della Napoli settecentesca, che fu al tempo stesso nobiluomo, alchimista, fisico, letterato, medico, esoterico e massone: Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero.
Nato il 30 gennaio del 1710 a Torremaggiore, nel Foggiano, Raimondo fu allevato dal nonno dopo che il padre Antonio si ritirò in convento, sconvolto dalla perdita prematura dell’adorata consorte.
Istruito dai Gesuiti del Collegio Romano, dove rimase sino al compimento dei 20 anni d’età, il nostro tornò finalmente a Napoli per risiedere nel palazzo di famiglia.
Piacente, dalla favella pronta, curioso e d’intelligenza superiore alla media, don Raimondo godeva di fantasia illimitata, che amava mettere alla prova con le sue bizzarre invenzioni, come quella di un “lume eterno” realizzato con la polvere ossea derivante dalla triturazione di un teschio umano, ricco di fosfato di calcio e fosforo concentrato.
Meno lugubre fu l’invenzione di un tessuto impermeabile pionieristico per quei tempi, di cui fece dono al Re di Napoli Carlo III di Borbone per la realizzazione di alcuni mantelli da caccia. Fu il suo modo di ringraziare il sovrano per averlo onorato con la prestigiosa nomina a Cavaliere dell’Ordine di San Gennaro.
La famosissima Cappella Sansevero, tuttavia, rimane l’opera che lo ha tramandato ai posteri.
Concepita come luogo di culto, essa costituisce soprattutto un tempio massonico carico di simbologie, perfettamente calzante all’estro e al carisma del Principe di Sansevero che così volle abbellire, ampliandola a suo gusto e somiglianza, un’antica cappella preesistente.
Capisaldi del progetto sono le dieci statue delle “Virtù” addossate ad altrettanti pilastri: nove al femminile, dedicate alle donne di Casa Sansevero, e una sola al maschile, il Disinganno, eretta in onore di don Antonio, padre del Principe.
Ogni statua, carica di significati allegorici, rimanda al mondo della massoneria di cui don Raimondo era Gran Maestro. In particolare la “Pudicizia”, vista come riferimento alla dea egiziana Iside, ci parla dei riti iniziatici di cui la dea stessa era regina.
Il capolavoro più suggestivo dell’intera Cappella, però, è la statua del cd. “Cristo velato”, realizzata da Giuseppe Sammartino. Vi si contempla il Cristo, adagiato su un materasso e ricoperto di un velo perfettamente aderente alla sua fisionomia, tanto che a lungo è circolata la voce secondo la quale il Principe di Sansevero avrebbe insegnato allo scultore la tecnica della calcificazione chimica del tessuto in cristalli di marmo.
Recenti analisi, in realtà, hanno fugato ogni dubbio sul fatto che l’opera sia stata interamente scolpita partendo da un unico blocco marmoreo.
In un ambiente attiguo, destano grande impressione nei visitatori le due “macchine anatomiche” dei corpi, rispettivamente, di un uomo e di una donna completamente scarnificati, nei quali è possibile osservare l’intero sistema circolatorio.
Anche qui, se per la leggenda si tratta dei poveri resti di due servitori del Principe, ammazzati per la bisogna e così ridotti con l’inoculazione di uno speciale liquido capace di trasformare in metallo i vasi sanguigni, la scienza ha concluso che siamo dinnanzi a due scheletri umani sui quali, con mirabile perizia medica, sono stati ricostruiti in metallo tutti i condotti circolatori.
In ogni caso, tanta fu la familiarità di don Raimondo con la morte, considerata come ineluttabile passaggio della vita stessa, che secondo un’altra credenza popolare, sentendosi prossimo alla fine sopraggiunta il 23 marzo del 1771, egli si fece tagliare in pezzi da uno schiavo moro al fine di farsi adeguatamente sistemare dentro la cassa dalla quale, come un dottor Faust napoletano, sarebbe balzato fuori vivo e vegeto a tempo prestabilito.
Sarà anche per questo motivo che non è raro scorgere passanti che, davanti a quello che fu il so palazzo, si fanno ancora il segno della croce, allontanandosi in tutta fretta.
Accompagna questo scritto il “Ritratto di Raimondo di Sangro, Principe di Sansevero”, di Francesco Mura, 1740 circa, Cappella Sansevero, Napoli.
Anche questo è la mia Napoli..
A domani..
Nini
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