Sono stato nutrito fin dall'infanzia di studi letterari, e poiché mi si faceva credere che per mezzo di essi si potesse acquistare una conoscenza chiara e salda di tutto ciò che è utile alla vita, ero oltremodo desideroso di apprendere. Ma appena compiuto l'intero corso di studi al termine del quale si suole essere accolti nel rango dei dotti, cambiai del tutto opinione. Perché mi ritrovai impacciato da tanti dubbi ed errori che mi sembrava di non aver ricavato altro profitto, cercando di istruirmi, se non di avere scoperto sempre di più la mia ignoranza. Eppure stavo in una delle più celebri scuole d'Europa, dove pensavo dovessero trovarsi dei dotti, se mai ce n'erano in qualche parte della terra. Lì avevo imparato tutto quello che imparavano gli altri; e in più, non contento delle scienze che ci insegnavano, avevo scorso tutti i libri di quelle ritenute più curiose e più rare, che mi erano capitate tra le mani. Oltre a ciò, sapevo dei giudizi che gli altri davano di me; e constatavo di non essere considerato in nulla inferiore ai miei compagni, benché ve ne fossero alcuni già destinati ad occupare il posto dei nostri maestri. Infine, il nostro secolo mi sembrava fiorente e fertile di buoni ingegni quanto ogni altro secolo precedente. Tutto questo mi induceva a prendermi la libertà di giudicare da me tutti gli altri, e di pensare che non ci fosse al mondo scienza, quale all'inizio me l'avevano fatta sperare.
L'importanza di Cartesio è tale che la città dove nacque, La Haye en Touraine, cambiò il suo nome in Descartes, in onore del suo illustre concittadino.
Il sogno di Cartesio è il sogno di un soggetto come cosa pensante pienamente liberato della propria infanzia, perché “la prima e principale causa dei nostri errori sono i pregiudizi della nostra infanzia”. Ecco il discorso filosofico della modernità che prende la forma di un ideale umano: l’età adulta come età della ragione liberata dallo spettro dell’infanzia.
Ma perché Cartesio ha così paura dell’infanzia? Che cosa teme davvero in essa? Quale spettro vede agitarsi nel bambino? Cartesio lo dice chiaramente. Nell’infanzia teme lo spettro di un’unità tra pensiero e corpo, anima e corpo.
C’è una filosofia dell’infanzia come forma di vita dietro il suo esorcismo. C’è la potenza vitale di un mondo che eccede i limiti della razionalità. C’è una bambina o di un bambino che si muove, corre, tocca le cose, esplora il mondo con il proprio corpo in movimento, la propria mente incarnata che percepisce e pensa attraverso la percezione. Cartesio costruisce la sua filosofia contro il bambino che è stato e che non vuole più essere. Quel bambino che la filosofia oggi ha necessità di recuperare per pensare un'altra origine del mondo.
Cartesio ha paura di sé, di sé bambino, del bambino che ha in sé, ancora troppo attaccato al corpo: “E poiché il mio spirito non si serviva bene, in quella tenera età, degli organi del corpo ed essendovi troppo attaccato non pensava nulla senza di essi, così solo confusamente percepiva tutte le cose”. E ancora: “Durante i nostri primi anni, la nostra anima o il nostro pensiero era sì fortemente offuscato dal corpo, da non conoscere nulla distintamente, benché percepisce molte cose assai chiaramente”. Contro questa forma di vita Cartesio costruisce la sua filosofia che diventerà l’adulto che ci condanniamo a essere.
A parte i nostri pensieri, non c'è nulla che sia davvero in nostro potere.
Renato Cartesio, in francese René Descartes, in latino Renatus Cartesius (La Haye en Touraine [oggi Descartes], 31 marzo 1596 – Stoccolma, 11 febbraio 1650)
Ma quanto è avvenuto deve dare una nuova fiducia nelle possibilità della ragione. Che è dura e ambigua da gestire, ma quando è in esercizio si riconosce, ed è esigente, perché si autocritica per crescere di più. Gli altri invece hanno creduto di poter esercitare solo l’eterno buon senso che, come Cartesio sapeva, pare la cosa meglio distribuita al mondo, perché ciascuno è convinto di possederne in misura tale da non desiderarne di più.
Hegel muore nel 1831. Dichiara Cartesio il primo pensatore moderno.
L’idealismo tedesco (o idealismo assoluto)
Fichte
Schelling
Hegel
Nell’antichità esisteva un’identità immediata di certezza (pensiero soggettivo) e verità (essere/mondo/realtà oggettiva).
Cartesio è il primo a domandarsi se ciò sia vero, e instaura un rapporto problematico tra pensiero ed essere, tra certezza e verità.
Dubbio iperbolico
Dubbio sistematico
Per Cartesio il contenuto della mente sono le idee, che chiama objectum mentis. Per Cartesio l’essere oggettivo esiste nella mente (mentre per noi quello che esiste nella mente è soggettivo).
Secondo lui esistono tre tipi di idee.
Idee avventizie → che vengono dall’esterno della mente
Idee fattizie → generate dalla nostra mente
Idee innate → hanno fatto incazzare un sacco di gente
Cartesio argomenta che se ha dentro di se l’idea di un’essere perfettissimo, non può essere nata dalla sua mente, perchè la sua mente non è perfetta (ciò che è imperfetto non può essere causa di qualcosa di perfetto). Quindi deve perforza esistere un’essere perfetto che abbia impiantato l’idea nella sua mente, e l’idea dell’essere perfetto è necessariamente innata.
Inoltre si serve della prova ontologica di Anselmo d’Aosta (1033): Dio in quanto perfetto non può non esistere, perché l’inesistenza stessa è un’imperfezione.
“Come gli attori, perché il rossore della vergogna non appaia loro in volto, vestono la maschera, così anch’io sul punto di salire su questa scena mondana, di cui fin qui fui spettatore, avanzo mascherato [larvatus prodeo]”.
#31marzo #NatiOggi #Cartesio "Di tutte le cose, il buon senso è quello più equamente distribuito: ognuno crede di esserne così ben fornito che anche coloro che sono i più difficili da soddisfare sotto ogni altro aspetto non ne desiderano mai più di quanto già ne abbiano". #filosofia #matematica https://it.m.wikipedia.org/wiki/Cartesio . . . https://www.instagram.com/p/CqcL3rktwJn/?igshid=NGJjMDIxMWI=
Fonte: https://www.spreaker.com/user/1503831... In questa puntata, lo spunto filosofico è uno zombie. Che cosa sono gli zombie? Cosa possono suggerirci, a livello di filosofia e di cultura? Proveremo a percorrere un viaggio, dalle origini Vudù e haitiane a quelle cinematografiche, da Romero a Darabont. Poi, volteremo le carte, parlando dello zombie filosofico di David Chalmers, per sprofondare - almeno un po' - in uno dei più grandi misteri dell'essere umano. La coscienza.