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#choc ché
corallorosso · 4 years
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Renzi e Salvini flirtano: cosa c’è dietro la strana convergenza Di Giulio Cavalli Che si annusino da un po’ ormai è chiaro a tutti, anche se i diretti interessanti continuano a smentire (non troppo convintamente, per la verità) e anche se poi davvero pare si siano incontrati fisicamente a casa di Verdini o in una casa qualsiasi. Matteo Renzi e Matteo Salvini hanno interessi convergenti (ed è lecito che sia così) e inaspettatamente non sono così lontani come si potrebbe immaginare: da una parte Renzi si ritrova a dover elemosinare una legge elettorale che gli permetta di rientrare in parlamento con una soglia di sbarramento molto bassa (sono lontani i tempi del 40 per cento, anche se vengono sventolati ogni giorno) e confida in Salvini come alleato per chiedere un proporzionale accessibile mentre dall’altra parte il leader della Lega sa bene che potrebbe essere proprio Renzi a fare cadere il governo e a regalargli le tanto agognate elezioni. Ma non è tutto: la svolta responsabile e governista di Salvini nasconde anche la paura che sibila nei suoi gruppi parlamentari di una tegola giudiziaria che viene bisbigliata in certi ambienti: i giornali di destra ovviamente hanno già suonato l’allarme (ché non si sa mai, così è già pronto l’attacco alla magistratura) e anche Renzi sa bene che al di là della sua chiassosa difesa nell’indagine sulla fondazione Open potrebbero uscire particolari che potrebbero danneggiarlo. Ecco quindi i due Matteo, quelli che apparivano così lontani, improvvisamente così vicini e quasi convergenti. Alla velocità della luce cambia anche la posizione della Lega sull’Europa: “Io voglio credere ai capi della Lega che evidentemente hanno superato la sbornia antieuropeista del no al Mes, visto che sono arrivati a proporre un governo di unità nazionale. Una simpatica tarantella… Se davvero hanno voglia di essere seri e responsabili verso questo Parlamento, votino il nostro piano choc per sbloccare 120 miliardi per i cantieri”, ha detto Renzi in Senato. E Giorgia Meloni non ha preso benissimo questo colpo di fulmine tra i due Mattei: “È una proposta incomprensibile, che peraltro Salvini ha fatto a Pd e M5s prima di sottoporla a noi, i suoi alleati. Mi sembra un modo alquanto strano di tenere i rapporti nella propria coalizione”, ha detto la Meloni sulla proposta di Salvini di avere un governo di salute nazionale con tutti dentro. Insomma, al di là delle smentite, qualcosa si muove: è il tempo dei nemici che diventano amicissimi, per la propria sopravvivenza.
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frontedelblog · 4 years
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La cantante, in gara al Festival di Sanremo, racconta l’episodio in cui rischià di morire. E come Renato Zero la convinse a tornare a cantare: “E da allora mi sono rimessa in marcia”
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In gara al Festival di Sanremo, Rita Pavone si racconta in una lunga intervista. E rivela come nel 2003 rischiò seriamente di morire: “Mi hanno riportata al mondo per un pelo. Se oggi sono qui a Sanremo lo devo al destino che mi è stato amico e a Renato Zero che amico mi è stato altrettanto”.
AORTA OTTURATA – Lo rivela al quotidiano Leggo, cui rammenta quanto le accadde diciassette anni fa: “Avevo piccole fitte al petto a cui però non davo nessuna importanza, cantavo, andavo di qua e di là, ballavo come una matta, fino a che sono piombata a terra ché l’aorta era quasi già bella e otturata. Mi hanno riportata al mondo per un pelo”.
LA RINASCITA – La svolta per tornare sul palco, che calca ormai da 58 anni, avvenne nel 2010, quando Zero la volle sul palco di Villa Borghese per festeggiare i propri 60 anni: “Mi ero ritirata già da cinque o sei anni. Dissi a Renato: “Non annunciarmi, non dire niente…” e arrivai in scena a sorpresa. Scoppiò il finimondo. Così mi son detta: cosa ci faccio a casa, con le mani in mano? E da allora mi sono rimessa in marcia”.
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IO E ELVIS – Rita era una star internazionale quando era ancora sedicenne, più volte ospite all’Ed Sullivan Show. E ricorda: “Alla fine di una puntata di cui era ospite anche Elvis Presley, uno dei miei miti, lui si avvicina e mi fa: “Sei in gamba, ragazza. Farai strada e sarà molto lunga”. Toccai il cielo con un dito”. Infatti sono ancora qui, grazie alla mia voce che è rimasta intatta. La faccia no, le rughe mostrano per intero la mia anagrafe. Ma di quelle non mi è mai importato nulla”.
Da Oggi.it
Rita Pavone, rivelazione choc: “Nel 2003 mi riportarono in vita per un pelo” La cantante, in gara al Festival di Sanremo, racconta l’episodio in cui rischià di morire. E come Renato Zero la convinse a tornare a cantare: “E da allora mi sono rimessa in marcia”
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massimo15691 · 6 years
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DA MAMMA A MAMMA
Sindaca Raggi, da mamma a mamma: tieniti pure la tua casetta spelacchiata Giulia Belardelli Cara Virginia, sindaca mia, tu che hai deciso di far rivivere il nostro sfortunato albero di Natale Spelacchio facendolo diventare una "casetta per mamme", per favore: sii seria. Tu che sei mamma e dovresti conoscere tutte le difficoltà che le madri romane incontrano ogni giorno, pensi davvero che la singola casetta ricavata da Spelacchio, pur munita di "fasciatoio e poltrona per l'allattamento", possa rappresentare il "simbolo di un'economia circolare sempre più necessaria per il futuro di Roma e delle nuove generazioni"? Suvvia, Virginia, parliamoci da mamma a mamma. Parliamo degli asili nido comunali che non bastano per tutti, parliamo delle rette che arrivano a costare metà di uno stipendio. Parliamo della regola assurda per cui, se sei un lavoratore atipico o un disoccupato, hai meno punti ai fini della graduatoria rispetto a chi ha un contratto a tempo indeterminato. Eccerto, perché se sei disoccupato mica vorrai perdere tempo a cercare un lavoro o formarti, puoi tranquillamente stare dietro a tuo figlio! E poi lo sanno tutti che il lavoro senza orari delle partite Iva è una leggenda, no? Mi parli di "riuso, riciclo e recupero di materia" mentre le nostre strade sono intasate di immondizia, ché quasi ringrazio quando mio figlio ha il naso chiuso per il raffreddore e non può sentire il tanfo che si leva dai marciapiedi. Quegli stessi marciapiedi che sono un percorso a ostacoli per le povere quattro ruote del passeggino, ormai scassato per le continue impennate e manovre d'emergenza. Parliamo dei parchi giochi che cadono a pezzi, delle panchine sfasciate, delle altalene senza sedile, degli scivoli arrugginiti. Parliamo dei consultori da potenziare, dei servizi che mancano a supporto delle donne e delle famiglie. Stamattina il Corriere della Sera riportava i "numeri choc" dell'Istat: in Italia le donne senza figli tra i 18 e i 49 anni sono circa 5 milioni e mezzo, quasi la metà delle donne in questa fascia d'età. Vuol dire che una donna su due in età fertile non è mamma. Questo anche perché la maternità, nella nostra società, mette paura: paura di rimanere isolate, di perdere il lavoro, di rimanere indietro. È una questione serissima che merita di essere affrontata seriamente, a cominciare da quella che dovrebbe essere la "vetrina d'Italia". Scusami dunque se il fatto di dare "nuova vita" al povero Spelacchio, a cui pure ho voluto bene, non mi esalta particolarmente. Anzi. Mi sembra una trovata di marketing di cui davvero non abbiamo bisogno, in questa campagna elettorale già abbastanza spelacchiata di suo. È stato simpatico, gli abbiamo voluto bene, ma quando parliamo di mamme, per favore, prendiamo a modello alberi un po' più sani, con radici profonde e rami in grado di guardare al futuro.
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tendance-news · 6 years
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Voilà désormais six rencontres de rang que Lionel Messi n'a pas fait trembler les filets adverses. Faut-il s'inquiéter pour le crack argentin ?
Messi a été décisif contre Valence
©Maxppp
Face à Valence, Lionel Messi a, une fois encore, laissé son compteur à zéro. Enfin, techniquement, il a inscrit un but, mais l’arbitre ne l’a pas accordé. Une action qui fait forcément polémique en Espagne. Mais quoi qu’il en soit, la statistique est là : La Pulga n’a plus scoré depuis six rencontres ; à savoir les duels face à l’Olympiakos, Séville, la Russie (avec l’Albiceleste), Leganés, la Juventus et Valence. C’est sa pire série depuis sept ans. Et forcément, ça fait parler. Avant ce choc face aux Chés par exemple, Marca mettait déjà en avant cette légère panne du natif de Rosario au niveau statistique. Cette sécheresse devant les cages est-elle le fruit d’un manque de réussite, d’un nombre de tirs pris moins importants ou d’éventuelles difficultés à se créer des occasions ?
Au vu des statistiques, on penche pour la deuxième option. Face à Valence, le numéro 10 du Barça n’a tiré que deux fois en direction des cages, comme face à Leganés le week-end précédent. Face à la Juventus en milieu de semaine, il n’avait tiré qu’une fois ! L’explication est toute trouvée : avec un milieu de terrain qui tourne moins bien - Ivan Rakitic - étant souvent pointé du doigt, l’Argentin doit jouer plus bas et c’est lui qui assume ce rôle de playmaker de l’équipe, parfois épaulé par Iniesta, comme ce fut le cas dimanche soir. N’étant pas forcément friand des tentatives lointaines, Messi score la majorité de ses buts de l’intérieur de la surface. Lorsqu’il en est éloigné, il préfère déléguer les responsabilités aux joueurs plus avancés, avec ces petites louches vers Suarez par exemple, souvent mal négociées par l’Uruguayen.
Le retour du Messi playmaker
La Pulga occupe donc une position plus reculée qu’en début de saison, où il était plus souvent à la finition. Il est par exemple fréquent de voir un joueur comme Paulinho devant lui sur le terrain sur les séquences de construction. Autre élément à prendre en compte : la méforme de certains de ses coéquipiers. Si l’Argentin est un joueur qui n’est pas forcément dépendant de ses partenaires pour briller et/ou marquer, force est de constater que le niveau très médiocre de Luis Suarez n’aide pas, et que les combinaisons se font rares dans les derniers mètres entre les deux hommes. Cette saison, seul Jordi Alba semble réellement s’entendre avec Messi sur le terrain, et le Catalan a déjà offert 4 buts au quintuple Ballon d’Or en championnat.
Même s’il ne marque pas, il reste sans aucun doute le meilleur joueur barcelonais actuellement, et la presse catalane continue de lui attribuer d’excellentes critiques dans ses comptes-rendus des rencontres. Sans scorer, il est le joueur le plus dangereux de l’équipe, d’autant plus que, comme expliqué plus haut, les autres joueurs offensifs barcelonais, à l’exception d’Alcacer qui avait fourni des prestations intéressantes ces derniers temps, sont dans le dur. Pas d’inquiétude à avoir, on devrait revoir Lionel Messi célébrer de nouveaux buts très rapidement, à condition d’être bien épaulé par ses coéquipiers...
Ft moins bien que Benitez
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corallorosso · 7 years
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Roma, il poliziotto della frase choc è lo stesso che fece caricare operai Thyssen Il funzionario di polizia che dice «se tirano qualcosa spaccategli un braccio» incitando gli agenti che inseguono i migranti a Termini é lo stesso che nell'ottobre 2014, proprio a piazza Indipendenza, fece caricare gli operai della ThyssenKrupp “Caricate!” urlò agli agenti del reparto mobile, saltando sul posto. “Caricate!” ripeté. Stava arrivando il corteo degli operai Thyssenche protestavano perché l’azienda voleva licenziare oltre 500 persone. In testa c’erano il segretario della Fiom Maurizio Landini e quello della Fim Marco Bentivogli. Una garanzia per chi manifestava, ma anche per chi doveva garantire l’ordine pubblico. Eppure: “Caricate!” gridò il funzionario della questura che comandava quella squadra del reparto mobile. Le prese anche Landini. “Non siamo delinquenti – disse poi, imbestialito – Non si mena chi è in piazza a difendere i lavoratori”. Mentre prendeva le manganellate il capo del sindacato dei metalmeccanici gridava: “Siamo come voi, che cazzo state facendo?”. Ma ormai la carica era cominciata. Ma il “clamore” segue i servizi del funzionario di polizia non solo questa volta. Non solo con i migranti di piazza dei Cinquecento. Non solo con gli operai di Landini. I video di giornali e amatoriali lo mostrano in prima fila in altre due situazioni tra le più tese nella Capitale negli ultimi due anni. A febbraio a riempire i giornali sono le proteste dei tassisti e i loro scontri con le forze dell’ordine. Al sesto giorno è una “carica di alleggerimento” ad allontanarli dalla sede del Partito democratico, in largo del Nazareno. Qualcuno riesce ad allontanarsi in tempo, qualcun altro non ce la fa. Due manifestanti finiscono a terra, la testa sanguinante, un trauma cranico. Vergogna, dicono i loro colleghi rivolti ai poliziotti, chiamate un’ambulanza. Il dirigente in borghese che si vede in quella parte di strada è il funzionario del Caricate! Nel maggio 2016 le cronache di feriti, denunciati e cariche sono dal Campidoglio, dove a manifestare erano i movimenti per la casa, per le questioni annose che si ripropongono ancora oggi. Sono le frange più estreme di chi protesta per l’emergenza abitativa. I manifestanti resistono, spingono. Il funzionario esce dalla barriera degli agenti scudati, poi si sposta e sparisce di nuovo. Da lì, da quella parte, comincia la carica: finirà lungo la scalinata. Ma non c’è solo Roma. E’ il primo dicembre 2012 e a Livorno, in piazza Cavour, risuona la sua voce che cerca di trattare con i partecipanti di un corteo non autorizzato, ma appena concluso. Una manifestazione di anarchici, antagonisti e No Tav, qualche centinaio di persone. Un corteo senza permesso ma pacifico, in una zona pedonale, nelle vie dello struscio, concluso senza particolare agitazione. Ma alla fine spuntano le camionette del reparto mobile. "Da questo momento in poi la ‘gestione’ della piazza viene presa in mano da un dirigente dall’accento romano visibilmente fuori di sé e intenzionato a provocare in qualsiasi maniera. Si presenta di fronte ai manifestanti e inizia ad urlare che se non ci fossimo dispersi subito ci avrebbe caricato (e in sequenza: pestato-massacrato ecc). I dirigenti locali sono in evidente difficoltà, parlano poco e danno l’impressione di essere totalmente succubi di fronte agli ordini dell’esaltato che era lì presente”. a un certo punto i poliziotti del reparto mobile – scudo e manganello – si allargano come una macchia d’olio e caricano. Un ragazzo di 18 anni rimane sotto i colpi, a rimanere ferita è la madre che cerca di proteggerlo dopo averlo visto soccombere. Per qualche minuto sono scene di guerriglia davanti allo sguardo attonito dei livornesi che passeggiano o fanno shopping. Qualcuno di loro, anzi, chiede alla polizia di smettere, ché non c’è bisogno. Di lì a poco arrivano le ambulanze. Gli organizzatori useranno il giorno dopo le stesse parole degli operai della Thyssen: “E’ stata una vera e propria aggressione a freddo”. Il sindaco Alessandro Cosimi(Pd) quel giorno resterà stupefatto: “Quello che è successo mi sembra che sia un passaggio di livello e non ha niente a che vedere con l’agibilità democratica della città”. (tratto da Il Fatto Quotidiano e il Gazzettino)
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