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#citazioni autori
scrittoresolitario · 5 months
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Ci sono anime, che io chiamo anime erranti perché qui, in questo mondo non troveranno mai niente che le appaghi, ma non per superbia, ma forse, e dico forse, perché è talmente grande il loro vuoto che non c’è niente di così immenso che possa colmarlo. Esse nascono per un altrove, fosse anche lo spazio siderale più profondo ma non in questa realtà che altro non è che un mero passaggio. Charles Baudelaire, “Anime erranti”
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princessofmistake · 5 days
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Vedo girasoli col capo chino. Bruciati da ciò che hanno amato fino alla morte. Il Sole.
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gregor-samsung · 1 year
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“ Nei miei parti letterari, l'esiguità del contenuto si accompagnava a un'assoluta dimenticanza delle convenienze. Una parte di essi, con gran gioia dei benpensanti, non vide mai la luce. Essi venivano ritagliati dalle riviste dalla forbice del censore, e servirono di pretesto per citarmi in giudizio per infrazione di due articoli del codice allo stesso tempo: per il tentativo di sovvertire l'ordine esistente e per pornografia. Il mio processo si sarebbe dovuto celebrare nel marzo del 1917, ma alla fine di febbraio il popolo si sollevò intervenendo in mio favore, dette alle fiamme l'atto di accusa, e insieme con esso l'edificio stesso del tribunale distrettuale. A quel tempo Aleksej Maksimoviè abitava sulla prospettiva Kronverskij. Gli portavo tutto quello che scrivevo, e allora io scrivevo un racconto al giorno (piú tardi mi avvenne di abbandonare un tale sistema, per andare a finire all'estremo opposto). Gorkij leggeva tutto, respingeva tutto ed esigeva che continuassi. Finalmente ci stancammo tutti e due, e un giorno Gorkij mi disse con la sua sorda voce di basso: — È ormai assolutamente chiaro che voi, amico mio, non capite proprio niente, ma in molti casi tirate a indovinare... Sarà bene quindi che ve ne andiate un po' fra la gente... E il giorno seguente mi svegliai corrispondente di un giornale non ancora nato, con in tasca duecento rubli d'indennità di trasferta. Il giornale non vide mai la luce, ma l'indennità di trasferta mi fece comodo. La mia missione durò sette anni, percorsi tanta strada e fui testimone di tante lotte. Sette anni piú tardi, quando mi rimandarono a casa, compii il secondo tentativo per pubblicare i miei racconti, e ricevetti da Gorkij il seguente biglietto: « Prego, si può cominciare... » E di nuovo, appassionata e costante, la sua mano riprese a trascinarmi. L'esigenza di aumentare continuamente e a qualsiasi costo il numero delle cose belle e utili su questa terra, veniva comunicata da Gorkij a migliaia di persone che lui stesso aveva saputo scovare ed educare, e per mezzo di esse quell'esigenza veniva comunicata a tutta l'umanità. Egli era posseduto da un'inaudita, infinita passione per la creazione umana, passione che in lui non s'indeboliva mai, neppure per un istante. Gorkij soffriva quando una persona, da cui egli si aspettava molto, si dimostrava sterile; e invece si stropicciava felice le mani e strizzava l'occhio al mondo, al cielo e alla terra quando da una scintilla si levava una fiammata...  “
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Brano tratto da L’inizio (1938), testo raccolto in:
Isaak Babel’, L’armata a cavallo. Racconti di Odessa. Racconti vari editi e inediti, (traduzione di Gianlorenzo Pacini), Istituto Geografico De Agostini (collana Capolavori della narrativa), 1982; pp. 331-32.
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catsloverword · 9 months
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Francesco Sole
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contrastingsouls · 2 years
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I tuoi occhi
sono così invitanti
assomigliano al Demone
che viene in sogno a trovarmi.
(IX/IX/XXII)
M. Baldinelli
@contrastingsouls
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librinudi · 3 months
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aa. vv. ZOMBIECITY D Editore 2020
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diceriadelluntore · 4 days
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Farine
Ogni anno, quando ci sono gli sconti Adelphi (tra Fine Gennaio e Fine Febbraio), compro un libro che sta in una ormai ingiallita lista di titoli, alcuni irrecuperabili, altri fuori catalogo e altri non ancora presi per vari motivi (disponibilità, tempo, anche a volte economiche).
Tra questi c'era questo libro
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Nella presentazione sinottica di Adelphi, c'è scritto: Il libro che finalmente ci ha fatto capire che cosa vedessero gli antichi nel cielo.
Giorgio De Santillana è stato un fisico italiano, nato a Roma nel 1901, e costretto dalle leggi razziali a fuggire dal nostro Paese nel 1938 verso gli Stati Uniti. Lì insegnò a lungo al MIT di Boston, occupandosi soprattutto di Storia del Pensiero Scientifico.
E quando nel 1969 l'uomo sbarca sulla luna pubblica un saggio, insieme alla etnologa tedesca Hertha von Dechen, dal titolo suggestivo: Il Mulino Di Amleto. Saggio sul mito e sulla struttura del tempo.
La tesi di fondo degli autori è affascinante: la mitologia antica non è solo un racconto epico, ma è il modo in cui dei saggi arcani hanno trasmesso le loro idee e conoscenze sul cosmo e sulla misurazione del tempo. Un pensiero come quello antico non poteva che esprimere in termini mitici quelle che sono verità razionali, matematiche: in una parola, scientifiche. Per questo lo fa attraverso animali nei cieli, storie di Giganti, maghi, fiumi, oceani. Per dimostrare ciò, De Santillana e von Dechen si prodigano in un colossale, erudito e sorprendentemente ricco tesoro di miti, storie, brani che vanno dai miti Norreni a quelli Greci e Romani, da quelli babilonesi a quelli Indiani, dalla Cina fino ai miti Polinesiani e delle grandi civiltà sudamericane, alla ricerca di un fattore comune, una "tragedia cosmologica" che gli antichi erano stati capaci di individuare: la lenta ma inesorabile trasformazione del cielo delle stelle fisse causata dalla precessione degli equinozi. Questa capacità secondo gli autori era già presente in "arcaici saggi" circa 5 mila anni fa, e la saggezza del mito simbolico è stata una pratica che si è perpetuata almeno fino a Platone, secondo loro ultimo "discendente" di questi saggi astronomi.
Invito chiunque sia arrivato a leggere fino a qui a vedere i commenti che il libro ha sui siti sia di lettori che di vendita dei libri. Nella quasi totalità dei casi è considerato un libro capolavoro, un geniale saggio che scardina gli studi del settore, un classico di mitologia comparata.
Quello che invece ho sentito io è che, nonostante lo studio francamente gigantesco e ammirevole delle fonti (che farà aumentare la ingiallita lista di almeno una cinquina di raccolte di racconti mitologici) la tesi del libro (che è di 420 pagine, più 120 di Appendice e 100 di bibliografia) non solo non è dimostrata, ma non è affatto dimostrabile. Detto che è dal punto di vista filologico molto discutibile la qualità e la scelta delle traduzioni e gli autori che sono stati usati per rafforzare l'ipotesi di base, ci sono almeno tre punti storico-critici incontrovertibili:
non è mai stato dimostrato che la precessione degli equinozi sia stata scoperta prima di Ipparco, nel 127 A.C., cosa che invece il saggio pone almeno due millenni prima;
la divisione dello zodiaco in dodici segni da trenta gradi ciascuno, altro punto centrale di tutto il discorso astronomico del saggio, è quasi certamente una convenzione che inizia soltanto nel V secolo a.C. a Babilonia, e non ci sono a 60 anni di distanza dalla pubblicazione di questo libro ipotesi che sia stata architettata 3 mila anni prima;
l’ipotesi di un unico Ur-mito di migliaia di anni fa di natura astronomica è essa stessa un mito, nato nell’Ottocento e ormai improponibile in ambito accademico.
Credo sia la prima volta che parlo di un libro che, per quanto mi abbia stuzzicato e in molti punti anche provocato ammirazione, è davvero complicato, in molti punti intellegibile sotto la cascata infinita di citazioni in lingue più o meno morte, e di rimandi che molto spesso è palese fossero prese per i capelli, e niente affatto evidenti le corrispondenze. A tale riprova, va detto che il libro non uscì mai in ambito accademico, che di per sé non è un male, ma che alla fine è diventato il testo "culto" di un certo fanatismo occultista.
Non mi resta che spiegare il titolo. Amleto prima di essere il protagonista indimenticabile della tragedia di William Shakespeare, è stato uno dei miti fondativi delle popolazioni scandinave. Il racconto più bello è quello che fa Saxo Grammaticus nel De Gesta Danorum (XIII secolo), ma probabilmente si rifà a miti molto più antichi: infatti è possibile risalire da Amleth a Amblothæ, Amladhe ed Amlaighe fino alle saghe islandesi di Amlóði il quale, secondo quanto si racconta nel medievale discorso sull’arte scaldica, “fuori dall’orlo terrestre” possedeva un crudele “mulino di scogli”, mosso da nove fanciulle: per questo una delle kenning – le avviluppate metafore della lirica norrena – per significare il mare è Amlóða kvren, il mulino di Amleto.
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occhietti · 1 year
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Le 40 regole
per parlare bene l'italiano
1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è "fine".
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: "Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu."
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
19. Metti, le virgole, al posto giusto.
20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.
21. Se non trovi l’espressione italiana adatta non ricorrere mai all’espressione dialettale: peso el tacòn del buso.
22. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
23. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
24. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe — o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento — affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
25. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fà sbaglia.
26. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
27. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
28. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
29. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche, e simili.
30. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del 5 maggio.
31. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
32. Cura puntiliosamente l’ortograffia.
33. Inutile dirti quanto sono stucchevoli le preterizioni.
34. Non andare troppo sovente a capo. Almeno, non quando non serve.
35. Non usare mai il plurale majestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
36. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
37. Non costruire frasi in cui la conclusione non segua logicamente dalle premesse: se tutti facessero così, allora le premesse conseguirebbero dalle conclusioni.
38. Non indulgere ad arcaismi, hapax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differenza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva – ma peggio ancora sarebbe se risultassero eccepibili allo scrutinio di chi legga con acribia ecdotica – eccedano comunque le competenze cognitive del destinatario.
39. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
40. Una frase compiuta deve avere.
- Umberto Eco
Ecco... Seguendo queste semplicissime regole si impara benisssssssimo l'italiano...
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scrittoresolitario · 1 year
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Se cresci senza nessuno che ti dica che sei bello o che sei bravo, senza una parola di conforto che ti rassicuri dandoti il tuo posto al sole nel mondo, niente sarà mai abbastanza per ripagarti di quel silenzio. Dentro resterai sempre un bambino affamato di gentilezza, che si sente brutto, incapace e manchevole, qualsiasi cosa accada. E non importa se, nel frattempo, sei diventato la più bella delle creature.
Ferzan Ozpetek
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princessofmistake · 2 months
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Ci sono esseri così, è strano, sono carichi, arrivano dall'infinito, ti vengono a esporre sotto gli occhi il loro gran fagotto di sentimenti come al mercato. Non stanno attenti, spacchettano la loro mercanzia come viene viene. Non sanno presentare bene le cose. E tu non hai comunque il tempo di rovistare fra le loro scarabattole, passi, non ti giri, tu pure hai fretta. A quelli di sicuro gli dispiace. Che fanno allora, rimpacchettano tutto? Buttano via tutto? Non lo so. Che ne è di loro? Non se ne sa niente. Ricominciano daccapo finché gli resta ancora qualche cosa? E dov'è che vanno allora? Certo che è enorme la vita. Ti ci perdi dappertutto.
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scenariopubblico · 1 month
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BE INTERNATIONAL together
Martedì 5 marzo è iniziata a Scenario Pubblico la settimana dedicata a Be International un progetto «selezionato per la seconda volta tra i vincitori della quarta edizione del bando Boarding Pass Plus del MIC che incentiva l’internazionalizzazione delle carriere dei giovani artisti e dei giovani organizzatori italiani attraverso un percorso di formazione e di esperienze da sviluppare all’estero e in Italia».
Capofila del progetto è la Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi di Milano relazionata a partner nazionali (Bolzano Danza, Festival Ipercorpo, COORPI, Festival Prospettiva Danza, Scenario Pubblico) e internazionali (Festival KoresponDance, Nu Dance Festival, Art Republic, Chrysanthi Badeka, Machol Shalem, Quinzena de Dança, Centre de vidéo-danse de Bourgogne).
Il workshop intensivo svolto a Catania fino a domenica 10 marzo è stato dedicato alla video danza ed è stato tenuto da Chrysanthi Badeka, partner internazionale di Be International, nonché danzatrice, coreografa e video maker ateniese.
Attraversiamo brevemente in questo diario il "succo" di ogni giorno - con punti, immagini, citazioni - consapevoli che l'essenza di questa esperienza sia (giustamente) impossibile da trasmettere nella sua globalità.
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Il primo incontro si è svolto martedì pomeriggio, durante il quale tutti i partecipanti si sono presentati attraverso la condivisione di un lavoro performativo in video, sia proprio che di altri autori.
Dalle visioni video Chrysanthi ha esordito presentando la dance on screen come
un linguaggio diverso, peculiare, che non ha a che fare con la documentazione e dunque la "semplice" ripresa di un evento performativo.
mercoledì. La prima giornata si è aperta con un esercizio dei corpi nello spazio. L'obiettivo è stato quello di immaginare di essere ad una festa all'interno della quale gli occhi di ognuno dovevano concentrarsi per diventare come le ottiche di una camera. Dal lavoro è scaturita una scaletta dei movimenti degli occhi-camera per ognuno diversa. Divisi in coppie, director - camera operator, ognuno ha poi realizzato il proprio long shot (piano sequenza) immaginato con strumenti amatoriali.
dentro la grammatica. Chrysanthi ha guidato il gruppo in un percorso analitico del linguaggio filmico specifico della danza dove esistono la VIDEO DANCE o SCREEN DANCE o DANCE FOR CAMERA - ovvero un prodotto audiovisivo breve - e il DANCE FILM - cioè un prodotto audiovisivo più lungo e articolato. In entrambi i casi il corpo umano e il corpo della camera dialogano tra loro - come nella contact improvisation - collaborando per la trasmissione di una storia. Quindi, la scelta della location, insieme a ogni sua possibile angolatura, risulta importante poiché sarà la camera a guidare lo sguardo degli spettatori, un po' come è accaduto durante l'esercizio del "party", in cui ciascuno decideva attentamente dove indirizzare il proprio sguardo. Da esso vengono a svilupparsi una storia e una drammaturgia:
parole -> inquadrature frase -> scena paragrafo -> sequenza capitolo -> macro-sequenza libro -> film
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Come guardo? Cosa? A che altezza? Da quale angolatura? A quale distanza?
Prima di creare sono molto importanti le prove corpo-camera affinché possa essere deciso un movement script consapevole. Si ritorna allora alla location che, oltre ad essere scelta, deve essere visitata, studiata e vissuta più possibile per poi essere ri-mappata in studio. Dallo script dei movimenti (corpo - corpo camera) emergeranno o dovranno essere decisi tutti gli altri elementi da sviluppare: scene, costumi, musica e tutti gli altri aspetti della post-produzione.
longline synopsis script storyboard decoupage
Per poter comunicare bene con quel linguaggio tecnico Chrysanthi ha mostrato due lavori di video danza grazie al quale è stato possibile consolidare la terminologia della grammatica filmica in inglese e, allo stesso tempo, provare a estrapolare longline e synopsis da due opere a posteriori. Fare questi esercizi è servito a tutte e tutti a capire di più anche del proprio sguardo, tappa necessaria per chi vuole sviluppare propri progetti autoriali.
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giovedì. Dopo aver assistito alla performance Body Teaches della CZD Chrysanthi ha guidato le riprese del party del giorno prima stavolta con il gimbal. Ognuno ha ripreso la propria festa e dopo sono stati proiettati tutti i video: un esercizio dello sguardo attivo. Alla fine della giornata, ognuno ha presentato la propria idea di progetto, con la lettura della logline e della sinossi. Insieme poi, si è presa la decisione su quale idea realizzare.
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Il progetto che ha convinto tuttə è stato quello di Alessandra Indolfi, director, quindi, del corto realizzato.
TRE GIORNI INTENSI NEL WORKSHOP INTENSIVO.
venerdì. E' stato svolto tutto il lavoro di pre-produzione: lavoro coreografico in studio insieme alla director e al camera operator scelta dei costumi scelte del suono composizione dei soli divisi in tre gruppi con rispettivi director, cinematographer e assistenti sopralluogo a villa Bellini.
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sabato. giornata di riprese
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domenica. editing e presentazione del lavoro.
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a sinistra Lucia Carolina De Rienzo (COORPI) a destra Chrysanthi Badeka.
IL PROGETTO UNTIED HANDS
Torna sovente e prendimi, palpito amato, allora torna e prendimi, che si ridesta viva la memoria del corpo, e antiche brame trascorrono nel sangue, allora che le labbra ricordano, e le carni, e nelle mani un senso tattile raccende. Torna sovente e prendimi, la notte, allora le labbra ricordano, e le carni... (Torna di Konstantinos P. Cavafis)
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creato da Alessandra Indolfi Carmine Dipace Eros Brancaleon Mariangela Di Santo Melania Caggegi Roberta Indolfi Siria Cacco Sofia Bordieri Veronica Messinese Vanessa Lisi
Special thanks to Chrysanthi Badeka, Mara Serina, Lucia Carolina De Rienzo.
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lostaff · 1 year
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>junghaesin ha chiesto: >c'è qualche possibilità di mantenere l'editor legacy come opzione? per i creatori di contenuti, il nuovo editor rovina completamente la qualità delle nostre gif/modifiche/grafica ed è davvero frustrante essere costretti a utilizzare un editor che ucciderà la qualità delle creazioni che passiamo a perfezionare.
Risposta: Ciao, @junghaesin!, grazie per averci scritto. E grazie a tutti gli altri che hanno condiviso feedback simili.
Quindi, tl; dr: questo è in realtà un problema con il tema del blog. Il tuo tema non mostra le immagini nei post creati dal nuovo editor come previsto.
Le GIF caricate tramite l'editor precedente o il nuovo editor vengono effettivamente elaborate allo stesso modo. Non c'è differenza nella profondità di bit né nella risoluzione. Puoi vederlo invece guardando i tuoi post all'interno della dashboard di Tumblr (ad esempio, invece di tuoblog.tumblr.com/post/id, vai su tumblr.com/tuoblog/id).
Il motivo per cui vedi una differenza di qualità è perché i post creati dal nuovo editor vengono trattati come post di testo dai vecchi temi del blog. I temi spesso aggiungono spaziatura intorno a tutto il contenuto di un post di testo, comprese le immagini che appaiono in esso. Se il tuo tema presenta post larghi 540px, allora in un post di testo, con quel padding aggiuntivo, lo spazio disponibile per le tue immagini è in realtà inferiore a 540px. Di conseguenza, il browser ridimensionerà le immagini per adattarle e, quando ciò accade, la qualità dell'immagine ne risente.
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La soluzione: aggiornamento a un tema più moderno e aggiornato, come Vision o Stereo. Lo sviluppatore di temi @eggdesign ha anche creato un modello di tema che funziona con nuovi post, su cui puoi costruire! Questi temi moderni applicano il padding solo ai blocchi di testo anziché all'intero post, quindi i blocchi di immagini non ricevono padding e vengono offerti con la loro larghezza completa di 540 px, proprio come la Dashboard. Da quello che abbiamo visto, questo risolve tutti i problemi relativi alla qualità GIF percepita sui blog.
Lo sappiamo. Cambiare il tema richiede molto lavoro. Nel prossimo futuro, stiamo cercando modi per semplificare questa transizione, ad esempio aiutandoti a identificare i temi che funzionano bene con i nuovi post nel Theme garden. Ma lavorare con nuovi post è la via da seguire: i nuovi post utilizzano un formato che apre molte opportunità in futuro.
Perché non puoi aggiungere tipi di post ai post dal nuovo editor? Perché non pubblicare nuovi post come post di foto invece che come post di testo?
Il nuovo editor utilizza un nuovo formato di post, chiamato Neue Post Format (NPF). NPF ci ha dato un enorme impulso in termini di flessibilità quando si tratta di quali contenuti possono essere presenti nei post: ricordi il tempo in cui non potevi nemmeno caricare le immagini sui reblog? O quanti post di chat e citazioni vecchie cambiano magicamente gli autori? NPF ci ha aiutato a risolvere entrambe queste cose. Ha rimosso i vincoli, inclusi i tipi di post, che limitano ogni post a un tipo specifico di contenuto.
Ma i temi del blog esistenti devono ancora essere in grado di visualizzare questi post. Poiché i post NPF possono includere media ovunque (mentre la maggior parte dei vecchi tipi di post ha una struttura rigida per i media), per noi era più sicuro classificare i post NPF come il tipo di post meno vincolato: post di testo. È il meglio che possiamo fare per rendere questi post retrocompatibili con i temi del blog esistenti.
Al posto dei tipi di post, abbiamo aggiunto una variabile del tema {NPF} per post che i temi personalizzati possono sfruttare. Gli sviluppatori di temi devono aggiornare i loro temi per sfruttare questi nuovi dati per mantenere il pieno controllo dell'output HTML dei post.
Puoi leggere di più su queste decisioni e sulla specifica del Neue Post Format, qui e qui.
Grazie per il tuo feedback, come sempre!
Con amore,
—Il team WIP di Tumblr
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libriaco · 2 years
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Non pensiamoci
Les hommes n’ayant pu guérir la mort, la misère, l’ignorance, ils se sont avisés, pour se rendre heureux, de n’y point penser.
Gli uomini, non essendo stati in grado di curare la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per viver felici, di non pensarci.
B. Pascal, Les Pensées [1670]. Online su PenseesDePascal.
Insolita, questa mia serie di citazioni di autori francesi...
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conigli-letterari · 1 year
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[ TRAMA ] Ci troviamo nella Napoli del 1631, in piena dominazione spagnola. Nello Esposito è un mariuolo che campa alla giornata, costantemente affamato e vittima della sfiga. Un giorno, a seguito di un colpo andato male, si imbatte in un certo Basile che gli offre un lavoro di facile guadagno. Ma qualcosa non torna, il vecchio nasconde qualcosa. E infatti è così, Nello ben presto si troverà invischiato in vicende più grandi di lui: verità omesse, scontri tra creature leggendarie e cinque Terrori che minacciano di radere al suolo la città. Molti dei personaggi principali prendono ispirazione da figure del folklore partenopeo, ma non farò nomi per non rovinare la sorpresa. Vi dico solo che, tra tutti, mi ha fatto molto piacere ritrovare O’Munaciello, spiritello che sicuramente avrete sentito nominare. Si tratta di una creatura ambigua, che mi ha sempre affascinata fin dai tempi in cui, alle medie, ci facevano sorbire le novelle di Matilde Serao. A proposito di autori, buona l’idea di inserire numerose citazioni tratte dal Pentamerone o Lo Cunto de li Cunti del caro Basile. Di solito non amo la sovrabbondanza di citazioni, ma in questo caso credo sia stata una scelta felice. Ho apprezzato il modo in cui è stato gestito il personaggio di Nello e la sua psicologia; l’ho trovata verosimile rispetto al contesto sociale nel quale è cresciuto. Di base è un bravo guaglione, ma porta in sé la netta e lacerante dualità che, credo, sia presente anche nell’anima della città stessa. O’nìro e o’jànco.
[ ig: @conigli_letterari ]
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36 consigli di scrittura di Umberto Eco:
1. Evitate le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
4. Esprimiti siccome ti nutri.
5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
9. Non generalizzare mai.
10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu”.
12. I paragoni sono come le frasi fatte.
13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
14. Solo gli stro*** usano parole volgari.
15. Sii sempre più o meno specifico.
16. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
17. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
18. Metti, le virgole, al posto giusto.
19. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non sempre è facile.
20. Non usare metafore incongruenti anche se ti paiono “cantare”: sono come un cigno che deraglia.
21. C’è davvero bisogno di domande retoriche?
22. Sii conciso, cerca di condensare i tuoi pensieri nel minor numero di parole possibile, evitando frasi lunghe – o spezzate da incisi che inevitabilmente confondono il lettore poco attento – affinché il tuo discorso non contribuisca a quell’inquinamento dell’informazione che è certamente (specie quando inutilmente farcito di precisazioni inutili, o almeno non indispensabili) una delle tragedie di questo nostro tempo dominato dal potere dei media.
23. Gli accenti non debbono essere nè scorretti nè inutili, perchè chi lo fa sbaglia.
24. Non si apostrofa un’articolo indeterminativo prima del sostantivo maschile.
25. Non essere enfatico! Sii parco con gli esclamativi!
26. Neppure i peggiori fans dei barbarismi pluralizzano i termini stranieri.
27. Scrivi in modo esatto i nomi stranieri, come Beaudelaire, Roosewelt, Niezsche e simili.
28. Nomina direttamente autori e personaggi di cui parli, senza perifrasi. Così faceva il maggior scrittore lombardo del XIX secolo, l’autore del “5 maggio”.
29. All’inizio del discorso usa la captatio benevolentiae, per ingraziarti il lettore (ma forse siete così stupidi da non capire neppure quello che vi sto dicendo).
30. Pura puntiliosamente l’ortograffia.
31. Non andare troppo sovente a capo.
Almeno, non quando non serve.
32. Non usare mai il plurale maiestatis. Siamo convinti che faccia una pessima impressione.
33. Non confondere la causa con l’effetto: saresti in errore e dunque avresti sbagliato.
34. Non indulgere ad arcaismi, apax legomena o altri lessemi inusitati, nonché deep structures rizomatiche che, per quanto ti appaiano come altrettante epifanie della differanza grammatologica e inviti alla deriva decostruttiva eccedono comunque le competenze cognitive del destinatario.
35. Non devi essere prolisso, ma neppure devi dire meno di quello che.
36. Una frase compiuta deve avere
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sceneggiaturex · 1 year
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IL GENIO DELLA NəRCHIA ~ il nuovo romanzo di SCENEGGIATURE X ~ online dal 02.02.23 #wordpress #amazon #wattpad #libri #novità #mondadori #einaudi #adelphi
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