Tumgik
#cuore di cioccolato
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Chocolate 🤎
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cecy83 · 7 months
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volevoimparareavolare · 10 months
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Ultimamente sono sempre “troppo” stanca.
Sono troppo stanca per mangiare. E per leggere quel libro di cui avevo segnato l’uscita sul calendario.
Sono troppo stanca per andare al mare, per le onde che mi si infrangono contro le caviglie e i capelli annodati dal sale, mentre i gabbiani strillano sopra la mia testa.
Sono troppo stanca per prendere il treno. E per uscire la sera “anche solo per un gelato”. E per andare al centro commerciale “proprio ora che ci sono i saldi”.
Sono troppo stanca per scrivere. E per studiare per quel famoso “ultimo” esame. E talvolta persino per parlare, con le labbra contratte in una linea spezzata e le spalle che si sollevano a mo’ di scusa.
E ci sono giorni in cui sono troppo stanca persino per piangere.
É il genere di stanchezza che ti si accumula nelle ossa e ti si deposita dentro le vene, come piombo che ti trascina sempre più in basso.
Il genere di stanchezza che ti apre una voragine al centro del petto e come un buco nero assorbe tutta la tua luce.
Il genere di stanchezza che ti fa abbassare lo sguardo e tremare le mani, e ti fa appoggiare al corrimano mentre scendi le scale, e ti fa accostare mentre guidi, costringendoti ad abbassare i finestrini.
É il genere di stanchezza di cui cerchi disperatamente di difenderti. Perché ti senti consumare a poco a poco. E le parti che ti logora sai che non le riceverai più indietro.
È quella stanchezza che non puoi spiegare a parole. Della quale nessun articolo parla. Di cui non esistono canzoni abbastanza profonde e sinfonie abbastanza deprimenti per poterla esprimere in maniera completa.
Il genere di stanchezza che ti fa credere non esista rimedio. E che ti gonfia il cuore fino a strappartelo dalle costole, spezzandotele una ad una.
Non passa coi caffè. Né coi biscotti al cioccolato. Né con una mattinata di sole e un abbraccio sincero.
Non passa mai.
-pensieri delle 22:36
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kon-igi · 7 months
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VERRÀ LA MORTE E AVRÀ LA FACCIA DEL CIOCCOLATO. FONDENTE.
L'altro giorno è saltato fuori un post urgente con cui una tamblera si preoccupava che il proprio cane - che aveva ingurgitato qualche confetto, forse al cioccolato - potesse morire avvelenato.
Il fatto è che il cioccolato non è tossico per i cani... è tossico per la maggior parte dei mammiferi, uomo compreso.
Il principio attivo incriminato è la TEOBROMINA, un alcaloide metilxantinico che appartiene alla stessa famiglia della caffeina, e che quindi ha effetti agonisti e antagonisti su parecchi recettori cerebrali del cuore e del respiro.
Come praticamente qualsiasi sostanza che introduciamo nell'organismo, la sua metabolizzazione avviene per opera del fegato e questo significa che un principio attivo agisce nell'intervallo di tempo tra l'assunzione e la completa metabolizzazione/catalizzazione da parte del fegato.
Il nostro fegato è un maestoso laboratorio di MIGLIAIA DI antidoti, filtri e pozioni - gli enzimi - che vengono utilizzati per trasformare, inattivare e rendere innocua ogni sostanza potenzialmente deleteria.
Alcol? La deidrogenasi lo trasforma prima in acetaldeide, poi in acido acetico e infine scomposto ed espulso dai reni.
Caffeina? L'enzima CYP1A2 lo trasforma in paraxantina, lo metabolizza in acido urico e poi lo espelle dai reni coll'urina.
Peperonata della nonna? Il fegato si scansa e cazzi vostri.
La teobromina di cui sopra - che il cacao PURO contiene in percentuale del 2% - viene gestita da un enzima epatico chiamato teobromina-sintasi che i mammiferi possiedono in quantità variabile in base alla specie.
Gli umani ne hanno a disposizione molta, i cani molto meno e i gatti quasi un cazzo (questi ultimi, a differenza dei cani, sono però privi dei recettori gustativi/olfattivi del dolce e quindi snobbano i vostri dolcetti al cioccolato).
La DL50 della teobromina (cioè la dose letale che uccide la metà dei soggetti a cui viene somministrata) è la seguente:
Umani - 1.000 mg ogni Kg di peso
Cani - 300 mg ogni Kg di peso
Gatti - 200 mg ogni Kg di peso
E ora, per cortesia, fate due calcoli:
Cacao puro -> 2% di teobromina, quindi 100 grammi ne contengono 2 grammi.
Un umano di 70 chili dovrebbe consumare più di tre etti di polvere di cacao puro per intossicarsi mentre un cane di 30 chili 'solo' 450 grammi.
(disclaimer: ricontrollate i calcoli ché ho solo venti dita)
Cacao puro al 100%, badate bene... il cioccolato al latte ne contiene un 25% circa e quello bianco solo tracce.
Quanta teobromina potrà mai esserci stata in quei due o tre confetti rubati?
Fermo restando che cani e gatti dovrebbero star ben lontani dal cioccolato (e per estensioni dai dolci tutti... e da qualsiasi cibo o condimento per umani), non è certo quella piccola quantità di cacao ad ucciderveli sul colpo.
In ogni caso, nel dubbio, sentite sempre il vostro veterinario.
@blackmammaaa @neveneradisera @firewalker e per ultimo ma tanto è in ritiro esistenziale dal mondo, @salfadog
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Tortino di cioccolato con cuore morbido
Anello con base regolabile e piattino in ceramica
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lanymphedaphne · 7 months
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Giorno 176 - Giorno 182
una delle educatrici di a. e t. é un cuore grande
vedere Milano colorata dalle luci dell'alba
compiere gli anni viaggiando su Italo e ascoltando la radio(24)
capire come gestire il tempo in modo virtuoso
chaleur exceptionnelle
il regalo di mia zia, le sue ricette squisite
trascorrere l'intera mattinata a chiacchierare con mia nonna
i bignè al cioccolato e alla nocciola
i lulù alla chantilly
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privateclubcultura · 2 months
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Sotto la dura scorza un cuore morbido di cioccolato rotto il guscio s'allargarono gli occhi di chi fu spezzata l'apparente indifferenza!
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 23/02/2024
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gregor-samsung · 1 year
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“ Il corpo è sporco, l’intelligenza un peccato. Le preghiere, ancora ancora, il peggio erano le vite dei santi, e delle sante in particolare: Agnese, l’agnello bianco, torturata, data in pasto ai leoni, fustigata, Blandina, stessa sorte, Maria Goretti, una coltellata al cuore, e Giovanna d’Arco, i lacrimoni versati per lei in classe. Bernadette, quasi analfabeta bambine mie, ma è lei la prescelta dal buon Dio, un’umile pastorella, modesta, povera, non avrete mica creduto che nostro Signore sia andato a cercare dei sapientoni?, avrebbe potuto, certo, ma no, no, pensate ai tre bimbi di Fatima, o ai ragazzi della Salette eccetera. Ascolto affascinata. La semplicità, l’innocenza, la mortificazione della carne, fino al massimo grado, il corpo martirizzato, deturpato dalla scrofola come quello di santa Germana. Ognuna di loro ha sacrificato la propria vita, e non c’è niente di più gradito a Dio, bambine­ mie. Mentre lasciarsi sciogliere in bocca due deliziosi orsetti di cioccolato, la salita alla fune, parlottare mentre si è in fila sono tutte cose vagamente peccaminose. Il filo rosso è sempre fare dei sacrifici, per esempio impedirsi di parlare quando se ne ha voglia, rinunciare al dolce, lavare i piatti al posto della mamma, ogni volta che c’è qualcosa che non avete voglia di fare, fatelo. Compilate un quadernetto dei sacrifici, annotate tutto. Alcune di noi lo riempivano con lunghi elenchi numerati, fittissimi. Emulazione nella negazione di sé. Può anche darsi che la stessa solfa venga propinata nelle scuole religiose per ragazzi, che siano sottoposti allo stesso regime di purezza e terrore, ma non potranno mai essere vessati quanto noi: hanno il permesso di azzuffarsi, vengono incoraggiati a primeggiare, e i cari preti non hanno così in odio le loro palle, duos habet et bene pendentes. Molto presto, convinta che le donne siano più devote degli uomini: si affollano in chiesa la domenica, mentre mio padre aspetta fino alle Palme per andare a confessarsi prima della comunione di Pasqua, con la morte nel cuore e soltanto per non far scoppiare il finimondo in casa. Convinta, del resto, che sia giusto così, che le donne debbano esserlo, più devote. A nessuno importa se un uomo è religioso o meno, mentre noi ragazze siamo su questa terra per salvare il mondo con le nostre preghiere e la nostra condotta esemplare. Per fortuna mi sento sopraffatta, ben lontana dall’essere all’altezza nonostante gli sforzi, i sacrifici, che non mi colmano della felicità promessa. Combatto per tenere nascosta la mia infamia: la gioia che provo nel collezionare voti alti, nel vedere cose che non dovrei vedere, nel sottrarre caramelle in drogheria. La mia naturale cattiveria. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹; pp. 57-58.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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senzalimitiblog · 2 years
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Ho amato senza condizioni solo una volta nella mia vita, era un’amore folle, al di sopra di tutto, con il destino ed il mondo contro. Un’amore che ci ha messi entrambi alla prova, il destino di due anime che si volevano ad ogni costo ma che non furono abbastanza forti per tenersi. Il nostro era un’amore iniziato male e finito allo stesso modo, anche se non era mai una fine la nostra, ma diventava ogni volta un “ti lascio qui per un attimo ma poi ti rivengo a prendere” , un amore un po’ tossico, malato, per noi i limiti non esistevano, saremmo andati contro chiunque pur di non perderci. Era un litigio continuo, mi lasciava andar via e tornava, un loop ogni giorno, secondi fatti di “ti amo, ti sposo” e altrettanti di “vaffanculo, sparisci dalla mia vita”. Noi due sognavamo una vita intera, come quella nei film o le favole che si raccontano; mi ricordo che avrebbe voluto due bimbi, una casa con un grande giardino e il cane che ci piaceva così tanto. Non eravamo perfetti, anzi eravamo troppo sbagliati, troppo diversi, insomma eravamo sempre troppo, però ci amavamo. Avevamo due vite diverse, la sua era trascurata, piena di guai e dolore la mia esattamente l’opposto. Ci hanno sempre messo l’uno contro l’altro perché il nostro amore era così invidiato da tutti che nessuno poteva sopportare di vederci così felici, noi emanavamo felicità dappertutto ogni volta che passavamo le giornate insieme e il nostro sorriso era la prova di tutto. L’ho amato dal primo giorno che l’ho visto, era la mia spalla destra, la mia arma, la mia casa, il mio rifugio, la mia droga, il mio piacere, il mio dolore, era tutto, ma le mie dimostrazioni non bastarono, al punto di arrivare a perderci definitivamente. È successo tutto così in fretta, ma, nel momento in cui ho capito che ognuno sarebbe andato per la sua strada ho sentito il mio cuore rompersi in mille pezzi, pezzi che sta volta lui non avrebbe più aggiustato. Ho lottato da sola con tutte le mie forze per riprendere il mio pezzo felicità, mi sono distrutta mentalmente e fisicamente per riavere quelle emozioni, ma non servì più a niente, se ne andò e non si voltò più. Mi ci sono serviti mesi per metabolizzare che lui non era più al mio fianco, che alla mattina sullo schermo del telefono non avrei più letto “buongiorno amore mio, stai bene stamattina?”, che non mi sarei più ritrovata i suoi occhi color cioccolato a guardare i miei blu mare, mi ci è voluto un anno per far passare un pizzico di nostalgia ma in ogni caso il dolore aveva preso il suo posto, poteva diminuire da un giorno all’altro come poteva aumentare sempre di più. Mi ci sono voluti due anni per capire che l’amore non era dolore, stavo meglio, non mi mancava più, ma purtroppo ero consapevole che non avrei mai dimenticato un pezzo della mia vita così importante. Lui mi ha cresciuta come una bambina e amata come una donna, mi ha aperto gli occhi sul mondo, mi ha fatto capire cose che prima nemmeno sapevo che significato avessero, mi ha insegnato che la vita non sempre ti porta quello che vorresti, mi ha insegnato ad inseguire i propri sogni, ad amare , ha insegnato il significato di lealtà, di rispetto, di amicizia, di famiglia e io lo ringrazio ancora oggi, anche se lui questo non lo potrà mai sapere. È stato un’amore indimenticabile, non dimenticherò mai niente, perché mi ha segnato il cuore e la cicatrice rimarrà sempre a suo posto. Il dolore che mi ha causata mi ha portato ad essere la persona che sono, determinata, ribelle, coraggiosa, e soprattutto senza limiti.🌹. -senzalimitiblog
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apropositodime · 9 months
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A volte mi scordo di avere dietro casa un bar particceria, favoloso.
Mi son portata a casa questo muffin Red Velvet, con cuore al cioccolato bianco,e altre delizie❤️.
Adoro
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Auguri a me
Alla ragazza che sono ora
Alla bambina che ero e che continua a vivere dentro di me
Alla donna che sarò, veramente adulta prima o poi
Chissà se quest'anno riuscirò a superare le mie paure di non essere in grado, di non essere abbastanza capace nel vivere il mondo degli adulti con tutte le responsabilità e complicazioni e conseguenze che comporta o se continuerò a crescere solo sulla carta d'identità e cambiando una cifra alle candeline sulla torta.
Auguri a me
Con i miei occhi scuri profondi come gli abissi e dolci come cioccolato
Con i miei capelli corvini ribelli spettinati come i miei mille pensieri per la testa
Auguri a me
Alla mia immensa immaginazione, alla mia creatività, alla magia del vento che credo essere diventata ormai parte di me, della mia anima
Auguri a me
Ai miei momenti no, bui, tristi e pieni di disperazione e fragilità
Ma soprattutto auguri a me
Alla mia forza di non mollare, di non lasciare che un crollo d'umore, mentale, fisico possa lasciarmi per sempre a terra senza più alcuna forza e voglia di rimettermi in gioco, continuerò sempre a lottare soprattutto contro me stessa.
Auguri a me
Ai traguardi raggiunti
Alle mie indecisioni da bilancia
Al mio voler diffondere affetto
Ai ricordi che conservo nel cuore e nella mente
Alle esperienze fatte e quelle che farò
Alle paure superate e a quelle su cui pian piano lavorerò
Alle mie passioni
Ai miei ideali
Al mio modo di vedere il mondo
Alla mia empatia, dono e condanna del mio essere
Ai cartoni che mi hanno insegnato la vita
Alle mie perdite, agli abbandoni
Alle piccole follie realizzate
Ai miei brividi d'emozione, al mio arrossire per un complimento
Ai rimpianti e rimorsi, ai salti nel vuoto senza paracadute, mi sono sfracellata tante volte l'anima eppure eccomi qui a festeggiare un nuovo anno per me
23 anni di combattimenti interiori ma anche di gioie e soddisfazioni
23 anni di me
Auguri a me
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mynameis-gloria · 9 months
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하루를 잘게 쪼개어
Oggi giornata molto molto molto felice. O meglio, giornata in cui mi son sentita esattamente nel posto in cui dovevo stare. A godermi le piccole cose, l'erba fredda ed umida a contatto con i piedi scalzi, il panino cotto e mozzarella mangiato sotto i raggi del sole, I ritardi e le attese, la brioche farcita al cioccolato mangiata ad un orario decisamente non più da colazione che mi ha sporcato addirittura il naso di zucchero a velo, le viuzze e i passi fatti prima di quel momento, il dolce far nulla se non quello di godersi il tempo, i miei occhi particolarmente piu azzurri del solito, stare distesi a guardare il cielo, ridere di gusto, ridere di cuore, sfiorarsi e abbracciarsi, rimanere stretti per un tempo non calcolabile. Crollo, anche se avrei ancora tanto da dire, foto da postare e sensazioni che non voglio scordare e far svanire una volta chiusi gli occhi. Ma così è! E forse è giusto così. Bisogna solo imparare a cogliere.
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intotheclash · 1 year
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Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di stoffa e mi regalerà un poco di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico. Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. Dormirei poco, sognerei di più, capisco che per ogni minuto che chiudiamo gli occhi, perdiamo sessanta secondi di luce. Andrei avanti quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!! Se Dio mi regalasse un poco di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima. Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Innaffierei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali... Dio mio, se io avessi un poco di vita... Non lascerei passare un solo giorno senza dire alle persone che amo, che le amo.Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi. A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini! Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata. Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.
(Johnny Welch)
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kon-igi · 11 months
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TANTI PICCOLI AUGURI A ME
Io lo so che Amazon è il Male per le emissioni di CO2, lo sfruttamento del lavoro, l’annichilimento dei piccoli venditori e l’idea del consumistico tutto&subito unito al bisogno indotto e all’obsolescenza programmata
MA
al fanciullino che è in me piacciono le sorprese (e lo scartare sorprese), indipendentemente dal loro valore intrinseco, e questo è decisamente un periodo in cui mi farebbe piacere leggere in piccoli oggetti quello che sentite... il voi e il voi a me.
Un libricino con una storia che vi ha commosso, un rotolo di nastro adesivo americano per tapparmi la bocca, un coltello per tagliare ciò che è incompleto e poi dire che è completo perché ora finisce dov’è stato tagliato, una tavoletta di cioccolato del colore giusto, dei calzini bianchi o delle mollette da bucato (i ladri adorano entrambi, evidentemente), delle pitture per la ceramica Raku, una confezione di lassativi, dadi a n facce, ricami nel telaio, cibo delle vostre terre, innesti cibernetici potenziati, asce da lancio e qualsiasi oggetto che mai pensereste di regalare a qualcuno - che sia il vostro migliore amico o il peggior nemico - e che invece regalate a me per il mio compleanno, il 23 Giugno.
E, soprattutto, scrivete cosa per voi significhi e perché me lo avete spedito... prometto che pubblicherò qualsiasi cosa direte (se amate la privacy, chiedetemi di coprire il nome)
Konigi Murasaki C/O Tabaccheria Rosati Di Rosati Maria Via di Case Trombi, 5, 43037 Lesignano de’ Bagni PR Mail: [email protected]
P.S.
Se siete tradizionalisti, potete anche non usare Amazon e recuperare le cianfrusaglie del cuore da dove volete (eBay, Ali Express, Dark Web, Lo Zozzone Er Pizzetta De Centocelle ) o addirittura dalla vostra cantina e persino costruirle/dipingerle/intagliarle/inciderle/assemblarle voi...mi spiacerà solo per i costi di spedizione, ecco.
<3
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idettaglihere · 2 months
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ho voglia di: crepe alla nutella gelato al kinder brioches al cioccolato muffin alla nutella tortino con cuore morbido cioccolato kinder in generale i lindor al latte cookies con tanti pezzi di cioccolato
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klimt7 · 3 months
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Libri
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[ Un piccolo estratto / 19 gennaio 2024 ]
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Arrivi sul velluto delle parole.
Ho comprato un bel quaderno per poterti parlare. La copertina non ti piacerebbe un granchè. C'è una fotografia azzurra: due ragazze accanto alle loro biciclette, la strada di campagna, una curva dolce, la sera che scende verso un altrove di pioggia estiva. Tu diresti che è un pò leziosa ma non è esattamente il colore di queste parole che scrivo.
Uso una penna a punta grossa, con le note musicali disegnate sul cappuccio bianco. Scrivo per la musica dei tuoi giorni feriti, una piccola musica a inchiostro blu, graffi sul tempo.
A computer non potrei raccontarti. Ma qui sulla carta a quadretti piccoli, le lettere si uniscono, si separano, è un percorso che mette il cuore in gola, pause bianche e istanti di te, il filo di una vita che non sapevo, al tempo dell'unione dei nostri corpi.
Perchè noi facevamo l'amore e io credevo di toccarti nel cuore della vita, e poi me ne andavo, tutto solo, per le strade di Rouen.
Più tardi scendeva la sera, i caffè biondi si accendevano a poco a poco, facili tepori sgranati lungo il sagrato freddo della nuova cattedrale, arco di pietra e cemento gettato su un domani durissimo, dove il desiderio si scontra con il cielo della notte. Restavo lì sul sagrato. Il desiderio blu non poteva reggere nel tepore facile dei caffè. Restavo lì, tra due rive, insieme al tempo svuotato e notturno che da le vertigini.
Non leggerai mai queste pagine scritte in una scuola tranquilla nel vento umido d'autunno.
Forse sono solo per me, per averti ancora un pò, è la prima volta che ti tengo nel mio habitat, la prima volta che arrivi al ritmo del mio passo.
Qui i boschi si infittiscono e ti tengo nella mia vallata tra lo studio e la merenda.  Sei nelle poesie di Cadou che i bambini recitano come una cantilena...
     Ti raggiungerò Helène
     attraverso le praterie
     attraverso i mattini di gelo e di luce...
Imparo a parlarti nel silenzio di una scuola.
Sai non c'è solo l'insolenza della felicità.
Anche nella tristezza, alla fine, tutto sembra facile ed è così semplice, assomigliarsi.
Il mondo si addomestica. Di colpo ne fai quel che vuoi.
La casetta annessa alla scuola era abbandonata da dieci anni. Il sindaco di Saint-Laurent-des-Bois, Monsieur Savy, me l'aveva detto: "Sa per qualche anno abbiamo avuto soprattutto signorine giovani! Tutte sole, in questa casa non si sentono sicure e certo non si divertono granchè. In genere preferiscono abitare a Rouen. Lì possono uscire..."
Era settembre, il primo pomeriggio. La scuola somigliava alle scuole d'una volta, un pò arretrata rispetto al paese, sulla stradina che scende verso la chiesa e il centro. La casa del maestro al piano terra non è molto grande ma c'è un caminetto in ogni stanza.
Ho messo le mie lampade da tavolo, i libri, il calore della chitarra e dei tuoi album.
Nel mio inverno, nel silenzio delle lampade morbide, ti aspetto.
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Te ne sei andata troppo presto. La gente iniziava ad apprezzare cose più leggere.
A nessuno piaceva più, chi si sbranava davanti a loro, le urla acide di disperazione, gli sputi sul niente.
Era il tempo del cioccolato, nella tua cucina con le tendine bianche e rosse. Allora le cucine piacevano, si sta meglio giusto un pò di lato, a margine della felicità, e senza osare dirlo. 
Tu facevi dolci marmorizzati cioccolato e limone, io prendevo la chitarra e le canzoni arrivavano, limone amaro e cioccolato, caldo e freddo, felicità-pazienza.
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Un pomeriggo verrai a scuola. I bambini non saranno sorpresi, ti accoglieranno come una sorella più grande, come un'amica lontana, in un giorno di pioggia nella monotonia autunnale delle aule.
Poserai il mantello su un banco, i tuoi capelli lunghi bagnati diranno le strade attaversate, la frescura dei paesi.
Sceglierai un libro dall'armadio. Noi staremo zitti, perchè tu vorrai leggere una storia, un racconto d'altri tempi.
La storia sembrerà tutta nuova, e la tua voce grave s'innalzerà su di noi come una pioggia dolcissima che si interrompe all'ora di cena. La storia sarà triste, la piccola fiammiferaia, e i sogni di luce bruceranno  la sua vita fragile e bianca. I sogni sono troppo forti, e prenderai Armelle per mano.
Io sarò sguardo, un'ombra nel cuore di quel palazzo d'infanzia. La notte scenderà presto, è già la fine d'ottobre e l'inizio d'un sortilegio blu d'inverno. Porterai la mia classe alla soglia dell'inverno, su sentieri d'altrove.
Ci sarà qualche domanda. Risponderai molto lentamente, quasi a lato della loro attesa.
Loro non conosceranno il tuo paese, forse solo il tuo nome, che ripeteranno, sillabe di mistero, dal gusto di racconto e villaggio sotto la pioggia.
Canteranno per te Tout Bas-Tout Bas, ninna nanna sulle immagini di Andersen, con il capitano di legno che dice :"Passate, prego. Passate!"
Passate, il sogno è là, passate sull'altra riva con l'amica lontana e il suo mantello inzuppato.
Io l'aspettavo, bambino, nelle lezioni di noia, all'ora dello studio. Lei non arrivava mai dormiva nei miei libri, febbre di racconti impossibile dolcezza.
In questa sera d'ottobre sarà là, in fondo al tuo sguardo come una febbre eterna.
Custodisco il tuo nome, che non ti racconterebbe.
La tua morte ha richiuso per me quel nome che non ti  racchiude più, perchè?
Avevo steso il mal di te  al fondo di due sillabe.
Ma tu sei più vaga, un nome leggero che non ti racconta.
Sei tu nell'ombra dei tigli e nelle risate dei bambini, negli sguardi che fuggono dalla finestra, nella freschezza dell'acqua quando c'è Disegno. 
Ho mostrato i tuoi album ai miei scolari, non ho detto che ti conoscevo...
Quando al mattino uscivi per andare a scuola in square Carpeaux, una voce ti chiamava. 
Ti rivedo.
Ti volti, vivace, la cartella sulla spalla. Hai un grembiule ricamato a quadretti bianchi e azzurri. Quel nome, gettato nella piazza d'aprile è il tuo, perchè volti la testa, il caschetto dei tuoi capelli ondeggia, e tu hai i gesti vivi e lo sguardo dolcissimo. Nathalie ti corre incontro. L'aspetti. In equilibrio su un piede solo, ti sistemi la calza, la cartella si china con la tua schiena.
Andate a scuola, laggiù, poco lontano, in un sobborgo di Parigi.
Ci sono grandi silenzi nella mia classe, come il rito dei dettati... Leggo molto lentamente, passando tra le file, talvolta mi fermo.
"Alain, dove sei rimasto? Rileggo per Alain...Punto. Fine del dettato...Scrivo il nome dell'autore alla lavagna..."
Penso un poco a ciò che faccio, durante la prima lettura. Ma dopo... Rileggo una volta per la punteggiatura, un'altra per il senso.
In quel momento, nel silenzio, tutti mantengono una parvenza di serietà, ma le parole se ne vanno un pò più lontano, lungo le vie dell'inchiostro blu.
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Il sabato, dopo la ricreazione delle dieci, ogni scolaro va al rubinetto per riempire il vasetto di yogurt. E' l'ora del Disegno.
Fuori, l'estate sonnecchia ancora  al sole biondo di fine settembre. Dentro profumo di acquerello bagnato. E un pò di trambusto.
"Maestro, posso andare a cambiare l'acqua?"  Tengo la brava infanzia al fondo delle ore dimenticate, quando mezzogiorno non arriva, quando i colori impallidiscono sui fogli inzuppati e i mormorii si spengono.
Tutta l'infanzia è lì.
Fuori, un paese approssimato, niente più grida, niente giochi, i vecchi si parlano lentamente, il tempo sembra più lungo.
Laggiù vicino alla Risle, Madame Dubois stende le lenzuola in un giardino troppo nudo, il tempo non passa.
[...]
Sono da te , questa sera, oltre i paesi, oltre l'oblunga dolcezza delle vallate. La mia vita si addormenta al fondo della tua assenza: mi sono colato addosso questa vallata per tenerti con me, per metterti sulla carta fino in fondo.
Nella pace di un paese e di una scuola, ti imparo.
C'è questo quaderno, su un banco di scolaro; ti scrivo la mia memoria.
Sono qui a metterti per iscritto, a colpi di penna, a colpi di passato: è la mia vita, il riflesso della tua memoria disegnata.
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