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#dieci canne
fridagentileschi · 3 months
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I dieci danni che ci lasciò il '68
Mezzo secolo fa l'arroganza del (presunto) contropotere generò la dittatura chiamata "politicamente corretto"
Sono passati cinquant'anni dal '68 ma gli effetti di quella nube tossica così mitizzata si vedono ancora. Li riassumo in dieci eredità che sono poi il referto del nostro oggi.
SFASCISTA Per cominciare, il '68 lasciò una formidabile carica distruttiva: l'ebbrezza di demolire o cupio dissolvi, il pensiero negativo, il desiderio di decostruire, il Gran Rifiuto.
Basta, No, fuori, via, anti, rabbia, contro, furono le parole chiave, esclamative dell'epoca. Il potere destituente. Non a caso si chiamò Contestazione globale perché fu la globalizzazione destruens, l'affermazione di sé tramite la negazione del contesto, del sistema, delle istituzioni, dell'arte e della storia. Lo sfascismo diventò poi il nuovo collante sociale in forma di protesta, imprecazione, invettiva, e infine di antipolitica. Viviamo tra le macerie dello sfascismo.
PARRICIDA La rivolta del '68 ebbe un Nemico Assoluto, il Padre. Inteso come pater familias, come patriarcato, come patria, come Santo Padre, come Padrone, come docente, come autorità. Il '68 fu il movimento del parricidio gioioso, la festa per l'uccisione simbolica del padre e di chi ne fa le veci. Ogni autorità perse autorevolezza e credibilità, l'educazione fu rigettata come costrizione, la tradizione fu respinta come mistificazione, la vecchiaia fu ridicolizzata come rancida e retrò, il vecchio perse aura e rispetto e si fece ingombro, intralcio, ramo secco. Grottesca eredità se si considera che oggi viviamo in una società di vecchi. Il giovanilismo di allora era comprensibile, il giovanilismo in una società anziana è ridicolo e penoso nel suo autolesionismo e nei suoi camuffamenti.
INFANTILE Di contro, il '68 scatenò la sindrome del Bambino Perenne, giocoso e irresponsabile. Che nel nome della sua creatività e del suo genio, decretato per autoacclamazione, rifiuta le responsabilità del futuro, oltre che quelle del passato. La società senza padre diventò società senza figli; ecco la generazione dei figli permanenti, autocreati e autogestiti che non abdicano alla loro adolescenza per far spazio ai bambini veri. Peter Pan si fa egocentrico e narcisista. Il collettivismo originario del '68 diventò soggettivismo puerile, emozionale con relativo culto dell'Io. La denatalità, l'aborto e l'oltraggio alla vecchiaia trovano qui il loro alibi.
ARROGANTE che fa rima con ignorante. Ognuno in virtù della sua età e del suo ruolo di Contestatore si sentiva in diritto di giudicare il mondo e il sapere, nel nome di un'ignoranza costituente, rivoluzionaria. Il '68 sciolse il nesso tra diritti e doveri, tra desideri e sacrifici, tra libertà e limiti, tra meriti e risultati, tra responsabilità e potere, oltre che tra giovani e vecchi, tra sesso e procreazione, tra storia e natura, tra l'ebbrezza effimera della rottura e la gioia delle cose durevoli.
ESTREMISTA Dopo il '68 vennero gli anni di piombo, le violenze, il terrorismo. Non fu uno sbocco automatico e globale del '68 ma uno dei suoi esiti più significativi. L'arroganza di quel clima si cristallizzò in prevaricazione e aggressione verso chi non si conformava al nuovo conformismo radicale. Dal '68 derivò l'onda estremista che si abbeverò di modelli esotici: la Cina di Mao, il Vietnam di Ho-Chi-Minh, la Cuba di Castro e Che Guevara, l'Africa e il Black power. Il '68 fu la scuola dell'obbligo della rivolta; poi i più decisi scelsero i licei della violenza, fino al master in terrorismo. Il '68 non lasciò eventi memorabili ma avvelenò il clima, non produsse rivoluzioni politiche o economiche ma mutazioni di costume e di mentalità.
TOSSICO Un altro versante del '68 preferì alle canne fumanti delle P38 le canne fumate e anche peggio. Ai carnivori della violenza politica si affiancarono così gli erbivori della droga. Il filone hippy e la cultura radical, preesistenti al '68, si incontrarono con l'onda permissiva e trasgressiva del Movimento e prese fuoco con l'hashish, l'lsd e altri allucinogeni. Lasciò una lunga scia di disadattati, dipendenti, disperati. L'ideologia notturna del '68 fu dionisiaca, fondata sulla libertà sfrenata, sulla trasgressione illimitata, sul bere, fumare, bucarsi, far notte e sesso libero. Anche questo non fu l'esito principale del '68 ma una diramazione minore o uscita laterale.
CONFORMISTA L'esito principale del '68, la sua eredità maggiore, fu l'affermazione dello spirito radical, cinico e neoborghese. Il '68 si era presentato come rivoluzione antiborghese e anticapitalista ma alla fine lavorò al servizio della nuova borghesia, non più familista, cristiana e patriottica, e del nuovo capitale globale, finanziario. Attaccarono la tradizione che non era alleata del potere capitalistico ma era l'ultimo argine al suo dilagare. Così i credenti, i connazionali, i cittadini furono ridotti a consumatori, gaudenti e single. Il '68 spostò la rivoluzione sul privato, nella sfera sessuale e famigliare, nei rapporti tra le generazioni, nel lessico e nei costumi.
RIDUTTIVO Il '68 trascinò ogni storia, religione, scienza e pensiero nel tribunale del presente. Tutto venne ridotto all'attualità, perfino i classici venivano rigettati o accettati se attualizzabili, se parlavano al presente in modo adeguato. Era l'unico criterio di valore. Questa gigantesca riduzione all'attualità, alterata dalle lenti ideologiche, ha generato il presentismo, la rimozione della storia, la dimenticanza del passato; e poi la perdita del futuro, nel culto immediato dell'odierno, tribunale supremo per giudicare ogni tempo, ogni evento e ogni storia.
NEOBIGOTTO Conseguenza diretta fu la nascita e lo sviluppo del Politically correct, il bigottismo radical e progressista a tutela dei nuovi totem e dei nuovi tabù. Antifascismo, antirazzismo, antisessismo, tutela di gay, neri, svantaggiati. Il '68 era nato come rivolta contro l'ipocrisia parruccona dei benpensanti per un linguaggio franco e sboccato; ma col lessico politicamente corretto trionfò la nuova ipocrisia. Fallita la rivoluzione sociale, il '68 ripiegò sulla rivoluzione lessicale: non potendo cambiare la realtà e la natura ne cambiò i nomi, occultò la realtà o la vide sotto un altro punto di vista. Fallita l'etica si rivalsero sull'etichetta. Il p.c. è il rococò del '68.
SMISURATO Cosa lascia infine il '68? L'apologia dello sconfinamento in ogni campo. Sconfinano i popoli, i sessi, i luoghi. Si rompono gli argini, si perdono i limiti e le frontiere, il senso della misura e della norma, unica garanzia che la libertà non sconfini nel caos, la mia sfera invade la tua. Lo sconfinamento, che i greci temevano come hybris, la passione per l'illimitato, per la mutazione incessante; la natura soggiace ai desideri, la realtà stuprata dall'utopia, il sogno e la fantasia che pretendono di cancellare la vita vera e le sue imperfezioni... Questi sono i danni (e altri ce ne sarebbero), ma non ci sono pregi, eredità positive del '68? Certo, le conquiste femminili, i diritti civili e del lavoro, la sensibilità ambientale, l'effervescenza del clima e altro... Ma i pregi ve li diranno in tanti. Io vi ho raccontato l'altra faccia in ombra del '68. Noi, per dirla con un autore che piaceva ai sessantottini, Bertolt Brecht, ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati. Alla fine, i trasgressivi siamo noi.
Marcello Veneziani
Editorialista del Tempo, sul '68 ha scritto Rovesciare il '68 (Mondadori, anche in Oscar, 2008)
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mermaidemilystuff · 7 months
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Viviamo in un mondo in cui ci fanno credere che i bidoni della spazzatura (per la casa) abbiano misure standard. Non è così. Le misure standard le hanno i sacchetti basate probabilmente sul nulla, sul capriccio del progettista che ha deciso la misura di partenza su cui basarsi ovvero due metri e mezzo per 50cm e tutto il resto sarebbe andato in proporzione. Così facciamo i sacchetti alti un metro e dieci per 30cm perché, si sa, i bidoni della spazzatura sono praticamente a forma di tubo. Poi se ne trovi uno la cui misura vagamente è giusta per il tuo bidone, nemmeno a dirlo, è fatto di simil carta velina e si rompe al peso della cenere e i tre mozziconi delle canne che ti sei fatta per festeggiare il trovamento di un sacchetto della misura giusta. Una volta ne ho trovato uno perfetto che profumava (puzzava) di more (???) diceva l'etichetta. Ho fatto la cazzata di esprimere a casa a voce alta la mia felicità e sicuro in qualche modo mi hanno sentita e infatti non li ho più trovati.
Aspiro di vivere in un mondo in cui esistano cinque misure di bidoncini (mini, piccola, media, grande, large) e un'azienda che ha il monopolio dei sacchetti che li fa delle cinque misure E BASTA.
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lilsadcactus · 1 year
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Quasi dieci anni… un paio di canne e ricordi, ho riso dal profondo del cuore! E ci siamo accorte delle prime rughe🤙🏽
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donaruz · 2 years
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Sheshekala Raju non sa quanti anni ha. Non ne ha idea. Sa solo che saranno circa venti anni che si distrugge di fatica, per tagliare le canne da zucchero, dalle 6 del mattino alle 8 di sera. Fino a 8 tonnellate al giorno, con il freddo o sotto il sole cocente. Vive in una capanna, dorme per terra, si sveglia alle tre per preparare il cibo e poi inizia un lavoro sfiancante e massacranti.
Non esiste riposo, non esistono ferie. Se sta male e non lavora viene multata. E questo vale per tutte le tagliatrici di canna da zucchero in India, in particolare nello stato del Maharashtra.
Se hanno mal di pancia devono lavorare lo stesso.
Se hanno i dolori mestruali non hanno il diritto di lamentarsi. Perché una soluzione apparentemente facile, semplice e indolore viene proposta a tutte: togliere l’utero.
Che problema c’è? È un modo per non soffrire più una volta al mese. Perché la sofferenza fa rallentare il ritmo di lavoro, e se non si lavora bene non si viene pagate.
Invece basta rimuovere l’utero per poter lavorare in pace. Medici corrotti incoraggiano questa pratica, sostenendo che serve per evitare complicazioni, ma in realtà hanno semplicemente interesse a operare. Queste donne non capiscono realmente di cosa si tratta, ma la possibilità di non soffrire più le porta ad accettare la rimozione di un organo. Ignorando che non è l’utero la causa dei loro dolori, ma la fatica enorme cui sottopongono il loro corpo.
Negli ultimi dieci anni sono più di quattordicimila le donne che hanno preso questa decisione assurda non giustificata da alcuna ragione medica.
Donne che non sono in grado di comprendere la violenza che subiscono. Che rischiano la vita per continuare a lavorare come animali in turni massacranti.
Maschi che decidono del corpo e della salute di donne indifese solo per trasformarle in macchine da lavoro sempre più efficaci.
Donne che nonostante tutto lo rifarebbero, perché l’unica cosa che rimpiangono è di essere nate donne.
Questa storia è tanto vera quanto sconcertante, e se fino a poco tempo fa non se ne sapeva nulla, un documentario prodotto da Arte ha finalmente squarciato il velo che nascondeva tanto orrore e sofferenza dando voce non solo alla disperazione di queste donne, ma anche a un’unica possibilità di speranza: Manisha Tokle un’attivista che gira per tutto lo stato del Maharashtra per diffondere consapevolezza sul tema, per invitare le donne a pensarci bene prima di procedere alla rimozione di un organo.
Una battaglia di civiltà di cui si parla troppo poco.
Perché la libertà delle donne passa anche per non doversi mai pentire di essere nata donna.
🦋 La farfalla della gentilezza🦋
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Strage Altavilla, per gli inquirenti dietro c'è una setta con almeno dieci adepti
Tgcom24   Gli altri “fanatici”  I dieci fanatici religiosi che sarebbero coinvolti, scrive il “Corriere della Sera”, nella chiesa frequentata a Palermo vengono chiamati dagli altri fedeli “canne dimenate dal vento”, gente che segue i culti per un po’, non lega con nessuno e poi si dilegua. Il gip li definisce “gruppo religioso”, “fratelli di fede” che sapevano perfettamente cosa succedeva nella…
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lamilanomagazine · 5 months
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La Liguria in mostra a Cannes una destinazione di lusso
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La Liguria in mostra a Cannes una destinazione di lusso Per la quarta volta la Liguria torna all' ILTM, International Luxury Travel Market, grazie alla collaborazione con Enit, Agenzia nazionale del turismo. L'appuntamento di Cannes è l'evento principale per il settore business-to-business per i viaggi di lusso ed è in corso al Palais des Festivals et des Congrès fino al 7 dicembre. Dieci gli espositori liguri del settore viaggi di lusso, rappresentativi di tutto il territorio, presenti allo stand istituzionale per incontrare tour operator specializzati nel settore e mostrare loro le bellezze uniche della nostra regione. Una straordinaria opportunità per la Liguria di farsi conoscere e riconoscere come meta per il settore dei viaggi di lusso e per far incontrare gli operatori liguri con buyers e giornalisti di settore internazionali, in un evento che permette di creare business, sviluppare nuove sinergie e discutere sulle nuove tendenze del turismo esclusivo. "La Liguria si promuove a 360 gradi in tutte le sue sfaccettature tra cui anche il turismo di lusso – spiega l'assessore al turismo della Regione Liguria, Augusto Sartori -: quello di Cannes è uno dei principali saloni di questo segmento e quindi ci proponiamo anche come meta per turisti alto spendenti. Anche il crescente numero di strutture ricettive a cinque stelle, in particolar modo nella città capoluogo di regione, è sicuramente un fattore di attrazione per questo tipo di visitatori. A Cannes si parlerà anche della nuova tendenza chiave del mercato: il turismo sportivo che sta facendo registrare ovunque numeri sempre maggiori. Un esempio lo abbiamo avuto lo scorso giugno quando Genova ha ospitato un evento di caratura internazionale come il Grand Finale dell'Ocean Race. Mi piacerebbe portare in Liguria altri eventi di questo tipo soprattutto in periodi al di fuori della classica stagione turistica primavera-estate". La 22esima edizione di ILTM è la più grande di sempre, con oltre 2.100 acquirenti provenienti da 83 paesi del mondo e oltre 2.000 espositori in rappresentanza di 330 marchi. Secondo gli ultimi report che riguardano il settore luxury, sta crescendo sempre di più in questo ambito l'interesse per i viaggi esperienziali e il turismo sportivo, due aspetti strettamente legati alle attività che si possono fare sul territorio. I co-espositori liguri all' ILTM di Cannes (tutte strutture ricettive 4*L e 5*) sono: 1. TALASSIO COLLECTION 2. GRAND HOTEL SAVOIA 3. GRAND HOTEL TORRE FARA & MIRAMARE & SPA 4. HOTEL VIS A' VIS - PORTOFINO COAST 5. LA MERIDIANA RELAIS & CHATEAUX 6. ROYAL HOTEL SANREMO 7. SUBLIMIS BOUTIQUE HOTEL CAMOGLI - ADULTS ONLY 8. BOUTIQUE HOTEL VILLA EDERA & LA TORRETTA 9. HOTEL CAPITOLO RIVIERA 10. GOLFO DEI POETI RELAIS & SPA... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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giancarlonicoli · 6 months
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24 ott 2023 13:21
DAGOREPORT - MATTARELLA PREOCCUPATO PER GLI EFFETTI DELL'AFFAIRE GIAMBRUNO: TEME LA SPUTTANESCION DEL GOVERNO ITALIANO NEL MONDO ("E' SEMPRE BUNGA BUNGA") - A MILANO I POTERI FINANZIARI SONO INQUIETI PER LA TENUTA DELL’ESECUTIVO: REGGERA’ ALLA FAIDA TRA FRATELLI D'ITALIA E FORZA ITALIA? - NESSUNO CREDE ALLA STORIELLA CHE I BERLUSCONI IGNORASSERO I FUORIONDA DI "STRISCIA" E SI CHIEDONO: POSSIBILE CHE IN 10 ANNI DI “RELAZIONE” CON FIGLIA, GIORGIA MELONI NON AVESSE CAPITO CHI ERA IL SUO AITANTE COMPAGNO? - L’EXIT STRATEGY DELLA DUCETTA SUL MES: LO FIRMIAMO MA NON LO USIAMO (ALLORA ERA MEJO APPROVARLO SUBITO SENZA ROMPERE IL CAZZO ALL’UE) - L’INESISTENTE OPPOSIZIONE TARGATA ELLY & PEPPINIELLO NON HA CREATO UN’ALTERNATIVA DI GOVERNO VIDEO
DAGOREPORT
L’affaire Giambruno, con le testosteroniche profferte di “threesome” e “foursome”, non poteva non deflagrare anche nelle stanze damascate del Quirinale.
Il Presidente della Repubblica è personalmente dispiaciuto per le traversie sentimentali della premier ma è più angustiato per l’impatto che potrà avere la vicenda sull’immagine del Governo italiano all’estero.
Le cancellerie internazionali, informate dai tabloid come TMZ, che ha sbrigativamente descritto la vicenda come un problema di sesso a tre (“Il primo ministro italiano rompe con il partner che voleva fare un threesome”), si ritrovano un’Italia politica agitata da vizi sessuali come ai tempi delle mutande pazze di Silvio Berlusconi.
Ai tempi in cui il Cav si dilettava con le olgettine, eravamo divenuti agli occhi dell’Europa il Paese della Cuccagna - dove si ride, se scopa e se magna - mentre tutto intorno crolla.
Plastica testimonianza di quell’epoca, la conferenza stampa tra Merkel e Sarkozy, al G20 di Cannes del 2011, in cui si ridacchiava del Cav facendolo passare per un inaffidabile burlone caccia-gonnelle.
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Ciò che all’estero ha molto colpito gli osservatori è stato il modo via social con cui Giorgia Meloni si è liberata di Andrea Giambruno, definendo sbrigativamente la loro una semplice “relazione”.
Ma dieci anni insieme, e una figlia, fanno di un compagno solo un marito che non si è voluto sposare…Inoltre, i più smaliziati si domandano come sia stato possibile, per la Ducetta, ignorare, in dieci anni, i modi, lo stile, la cultura e gli atteggiamenti del “provolone affumicato” di Mediaset.
Un lungo periodo insieme, nel quale la Sora Giorgia non è stata sempre a Palazzo Chigi, impegnata in lunghi e faticosi viaggi all’estero nei consessi internazionali più importanti.
Nove anni su dieci, li ha passati all’opposizione, senza incarichi di governo, con molto tempo a disposizione da vivere e condividere assieme al padre di sua figlia. Solo grazie ai fuorionda di “Striscia la Notizia” ha compreso lo spessore testosteronico incontrollabile del suo aitante ex?
Come maliziosamente segnalato da Selvaggia Lucarelli, in un’intervista alla Stampa: “Avrei capito chi era Giambruno da tempo, la sua indole e la sua forma mentis sono antiche e articolate.
Credo gliene abbia già perdonate parecchie e stavolta non potesse più nascondere la polvere sotto il tappeto. Queste son pennellate di un quadro che aveva in salotto da tempo”.
Ci mette il carico sulla "Stampa" la “Jena” Barenghi: “Solo gli stupidi non cambano opinione, anche se ci mettono dieci anni per cambiarla?”.
Al di là delle vicende personali di Giorgia Meloni, gli occhi delle cancellerie sono fissi sui risvolti politici dell’affaire-Giambruno. La tensione tra la premier e Forza Italia, di proprietà della famiglia Berlusconi, sta causando più di uno scricchiolio nella tenuta dell’esecutivo, oltre il quale però c’è il vuoto. L’inesistente opposizione targata Elly & Peppiniello non ha creato un’alternativa di governo. Nè ci pensa.
L’armocromatica multigender Schlein soffre di afasia, si vede poco, si sente ancora meno, e le rare volte che apre bocca nessuno la capisce. Giuseppe Conte si muove in solitudine, uomo solo allo sbando, anche con scelte ridicole come i video polemici su TikTok con stelline di Capodanno e musichette di sottofondo per sbertucciare il primo anno del governo.
Mentre i due leader disperdono le loro energie in partite parallele e solitarie, la “pancia” del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle inizia a rumoreggiare. Davanti alle difficoltà della maggioranza di destra-centro, ci si chiede, perché non allearsi e iniziare a proporre agli italiani un piano B?
Peppiniello Appulo se ne impipa del “campo largo”, tenendo in sospeso i dem persino sulla scelta dei candidati per le Regionali in Piemonte e Sardegna. Il suo sogno è passare all’incasso alle Europee, dove si vota con il proporzionale e si “peseranno” i consensi reali dei partiti, e proporsi come primo partito dell’opposizione.
A Bruxelles, oltre alle mutande pazze di Giambruno, ha fatto discutere la dichiarazione resa da Giorgia Meloni al “Giornale”, nella quale annuncia con il solito tono da "Io so' Giorgia e ce l'ho duro": “Posso escludere che governerò con i socialisti. Siamo antitetici”.
Gli Europoteri hanno registrato la scelta di campo della Ducetta, che ormai si è messa a rincorrere Salvini a destra, auto-relegandosi nell’irrilevanza politica. Sarà difficile avere un occhio di riguardo sulle questioni che contano per chi è irrilevante (leggi: giudizi sulla Legge di Bilancio).
La convinzione maturata a Bruxelles è che Giorgia Meloni rifiuti di adattarsi alle logiche europee fatte di mediazione e compromesso e sogni di governare alla Orban, cioè con “pieni poteri” in casa e veti all’estero.
Un certo malcontento il caso Giambruno l’ha creato anche a Milano, piazza economico-finanziaria più importante del Paese.
Tra i sorrisini e le battute di banchieri e investitori inizia a serpeggiare malumore. Soprattutto perché gli smaliziati meneghini non abboccano alla storiella che i Berlusconi fossero all’oscuro dei fuorionda di "Striscia". È come se gli operatori finanziari “fiutassero”, al di là dei resoconti di comodo di Fratelli d’Italia e di certa stampa, un conflitto crescente fra la Ducetta e il tandem Marina-Pier Silvio.
Chi investe e gestisce miliardi è per natura filo-governativo ma ha bisogno di certezze, e soprattutto di stabilità. Annusare all’orizzonte una tempesta interna alla coalizione di centro-destra non fa che alimentare inquietudini.
Le diffidenze crescono anche perché, sulla vicenda, non è emersa una versione chiara e univoca. Lo stesso Antonio Ricci, con la sua personale ricostruzione ha smentito un retroscena di “Repubblica” che parlava di un incontro tra Pier Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni a settembre, con argomento proprio le intemperanze inguinali di Giambruno.
Il guru di “Striscia” dice la verità o ce la racconta? Anche quando utilizza, come spiegazione-pretesto alla diffusione dei fuorionda, l’intervista di Giambruno a “Chi” (“Una sorta di ‘beatificazione’ a cui ho pensato subito di utilizzare l'antidoto. […] Da una fortunosa pesca estiva avevo due fuorionda del giornalista in frigo. Li ho usati. Così come son solito fare”) lo fa per distogliere l’attenzione da sé? Usare a pretesto “Chi” è un input arrivato da Arcore? Quel che è certo, è che nessuno crede che la famiglia Berlusconi fosse all’oscuro dei filmati.
I timori di Piazza Affari sono rinfocolati dalle prime immediate ritorsioni del governo verso Forza Italia: un segnale di probabili future tensioni con il partito del Cav., il cui stesso avvenire è un’incognita.
Marina e Pier Silvio, dopo le Europee, dovranno decidere cosa farsene di un partito costoso (la famiglia ha 100 milioni di crediti da riscuotere dalle casse di FI), in calo nei sondaggi e incapace, con la guida del pelucche Tajani, di far valere le ragioni e gli interessi della famiglia di Arcore.
Il destino di Forza Italia non riguarda solo gli azzurri, ma anche quello del Governo. Se è vero che un tavolo si regge almeno su tre gambe, se una delle tre viene meno, che succederà all’esecutivo della Meloni?
Ps. Donna Giorgia ha partecipato a molte riunioni in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre, in compagnia del sottosegretario Fazzolari e di altri fedelissimi. Sul tavolo c’era l’approvazione del Mes, il cui voto finale è previsto a fine novembre.
L’exit strategy ipotizzata dal braccio destro (e teso) di Giorgia è quella di far precedere la ratifica da una dichiarazione politicamente vincolante, che impegna l’Italia a non ricorrere al Fondo salva stati. Della serie: lo firmiamo, ma non lo usiamo. Una paraculata all’italiana che rinforza gli stereotipi verso il nostro Paese in Europa: potevamo approvarlo subito senza attirarci gli strali di mezza Unione…
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colonna-durruti · 6 months
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Ci risiamo. Rischio attentati: l’Italia sospende Schengen. Blindato il confine sloveno. Ljubljana farà lo stesso con Croazia e Ungheria. Dalla rotta balcanica potrebbero infiltrarsi terroristi. Come l’attentatore di Bruxelles e quelli che prima di lui sono riusciti a passare le frontiere italiane senza visto per poi colpire. Parliamone.
In effetti il 45enne tunisino ‘Abdessalem Lassoued, era sbarcato a Lampedusa nel gennaio del 2011. Quell’anno, nei tre mesi di anarchia seguiti alla caduta del regime di Bin ‘Ali, dalla Tunisia presero il largo 25 mila senza-visto. A quasi tutti il governo Berlusconi IV concesse un permesso umanitario con relativo titolo di viaggio per incoraggiarli a disperdersi legalmente nel resto d’Europa. Lassoued era uno di loro. Lasciata l’Italia chiese asilo in Svezia, in Norvegia e infine in Belgio, ricevendo ovunque un diniego. Poi la svolta radicale e, dopo dodici anni in Europa, l’attacco nella capitale belga costato la vita a due svedesi.
Ora, Lassoued non è il primo lupo solitario ad aver viaggiato sulle rotte del contrabbando. Prima di lui i tunisini Anis Amri, che nel 2016 a Berlino investì la folla ai mercatini di Natale provocando 13 vittime, e Brahim Aoussaoui, che nel 2020 uccise tre persone a Notre-Dame, erano transitati da Lampedusa. Mentre gli algerini Khaled Babouri, che il 6 agosto del 2016 aggredì a colpi di machete due poliziotte a Charleroi, in Belgio, e Lakhdar Benrabah, che nel 2021 accoltellò tre poliziotti a Cannes, erano sbarcati senza-visto sulle coste sarde.
Con Lassoued fanno cinque casi. A fronte di 138 attentati terroristici di matrice islamista eseguiti in Europa dal 2014 al 2020. Il centro di ricerca Startinsight – citato da Youssef Hassan Holgado sul Domani – li ha analizzati tutti scoprendo che solo 22 attentatori su 138 erano immigrati irregolari. Il 16%. Tutti gli altri erano nati o cresciuti in Europa. Convertiti compresi. Il che ci dice essenzialmente due cose.
La prima è che al netto delle nostre paure, facilmente strumentalizzabili dalla politica, la minaccia viene dall’interno e non da fuori. Qualunque organizzazione terroristica voglia compiere un attacco in Europa non ha che da reclutare tra i tanti candidati al martirio disponibili sulle piazze europee.
La seconda è che se a fronte dei 3,5 milioni di passeggeri del contrabbando degli ultimi 32 anni soltanto 22 hanno compiuto attentati, la possibilità di fermarne uno sulla rotta è pari allo 0,0006%. In teoria. Perché in pratica è 0, tondo, dal momento che quei 22 si sono radicalizzati a distanza di anni dal loro ingresso in Europa, solitamente dopo il classico percorso di illegalizzazione, emarginazione, miseria, criminalità e carcere. Laddove il carcere rimane la principale palestra ideologica del salafismo jihadista in Europa.
Insomma sigillare le frontiere – ammesso che ci si riesca - servirebbe a poco. Anche perché concretamente sospendere Schengen significa ripristinare i controlli ai posti di blocco. Ovvero chiedere i documenti ai comuni cittadini in viaggio su strade, autostrade ed aeroporti. Mentre i viaggiatori senza visto continueranno a passare di nascosto nei boschi. Compreso l’insospettabile potenziale attentatore ogni 150 mila, di cui sopra. E gli altrettanto insospettabili ex combattenti ISIS in fuga di cui non abbiamo ancora parlato.
Breve flashback: nei dieci anni passati ne sono arrivati centinaia in tutta l’UE. Chi con passaporti falsi e chi battendo le rotte del contrabbando. Via terra e via mare. Specie dopo il fuggi fuggi generale seguito alla disfatta in Siria, Iraq e Libia. Tipo i nazisti in Sudamerica dopo la caduta del Reich. Nessuno sa con certezza quanti siano né dove si trovino, per il semplice fatto che non esistono banche dati con le impronte dei soldati dell’internazionale jihadista. Ne parlavo già in «Dawla». Sono soprattutto siriani e iracheni. I più hanno cambiato vita, spesso dopo aver avuto asilo sotto falsa identità. Quanti di loro invece siano ancora in contatto con le cellule dormienti della vecchia organizzazione islamista, mai così debole ma viva, è impossibile da stabilire. Ne arriveranno altri? Probabile. Ma ancora una volta il solo modo per intercettarli sono le indagini dell’intelligence e lo scambio di informazioni.
L’unica prevenzione possibile è quella: infiltrare, intercettare e smantellare una ad una le cellule jihadiste condividendo le informazioni di intelligence tra i vari paesi. Già avviene ma evidentemente non abbastanza. Almeno a giudicare dal caso di Lassoued che fu oggetto di un’allerta dell’antiterrorismo italiana di cui evidentemente i servizi belgi non tennero conto.
Dopodiché l’amara verità è che l’opzione zero rischi non esiste. Finché ci saranno atrocità impunite e sponsor del terrore, ci sarà qualcuno che nutrendosi all’ideologia del salafismo jihadista si sentirà legittimato a versare il sangue dei presunti nemici per vendicare i morti della propria comunità idealizzata. Ma questo è un altro discorso.
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donnabisestile · 8 months
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La spiaggia di Guardia rovente Era piena di gente Si parlava di sport Di Pertini e Bearzot
Io ignaro di questo, ignaro di tutto Fabbricavo castelli di sabbia Con paletta e secchiello Ed in testa un cappello
E lei stava senza mutande Ma io non la guardavo neanche M'infilavo i braccioli e poi dritto nel mare Non sapevo neanche cosa fosse l’amore
Dieci anni più tardi la vidi vicino a un falò E bruciava la carne e bruciavano canne Io stavo seduto da solo a suonar la chitarra A cantare canzoni, a cercare attenzioni
Ma lei non mi guardava neanche Ed io facevo finta di niente Ingollavo Peroni e iniziavo ad urlare Delle pene che solo ti sa dare l’amore
Sulla spiaggia lattine anni '80 Quando il mare s'incazza e riporta Ricordi che avevi Coperto di sabbia
Palloni arancioni sgonfiati Fare "ciao" ad un treno che passa E guardare nel cielo La scia di un aereo
E lei sempre senza mutande Ed io che non capivo neanche E scavavo la sabbia cercando tesori E vedevo la vita soltanto a colori
La, la-la-la-la, la La, la-la-la-la, la Ehi, la, la-la-la-la, la Ehi, la, la-la-la-la, la
E poi di colpo fra le sue braccia Noi due stretti sotto la doccia La paura e la voglia di fare l'amore Il 31 d'agosto c'è una storia che nasce E un'estate che muore
Ehi, la La, la-la-la-la, la Ehi, la, la-la-la-la, la Ehi, la, la-la-la-la, la
La (La, la, la, la, la, la) Ehi, la, la-la-la-la, la (La, la, la, la, la, la) (La, la, la, la, la, la) (La, la, la, la, la, la) Ehi, la, la-la-la-la, la (La, la, la, la, la, la) (La, la, la, la, la, la) Ehi, la, la-la-la-la, la (La, la, la, la, la, la) (La, la, la, la, la, la, la)
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cinquecolonnemagazine · 11 months
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Cannes 2023: la Croisette di Quentin Tarantino
Il Festival di Cannes 2023 accoglie Quentin Tarantino. Il festival e la Croisette, dopo Marco Bellocchio e Nanni Moretti, danno il bentornato a Quentin Tarantino che è stato impegnato in una speciale lezione di cinema in terra francese. Quentin Tarantino a Cannes 2023 Era tra gli degli eventi più prestigiosi ed attesi di questa 76esima edizione del festival di Cannes ed è stata un grande successo. Parliamo della lezione di cinema con il grande regista Quentin Tarantino che faceva parte del programma dedicato alla sezione Quinzaine des Cineastes 2023. Il regista americano nella sua lezione ha introdotto un film a sorpresa e ha parlato di cinema analizzando vari aspetti dal punto di vista personale e professionale. Festival di Cannes 2023: film in concorso e proiezioni speciali Arrivati al 25 Maggio, i film in concorso da proiettare sono ormai pochissimi. La giuria di Cannes 2023 può finalmente respirare e tirare le somme in modo da proclamare i vincitori. Nonostante ciò, il film non sono certamente mancati: - Perfect Days di Wim Wenders: il film è ambientato in Giappone e racconta la storia di Hirayama, un uomo umile che lavora come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo. - Last Summer di Catherine Breillat: definito il "film scandalo" di Cannes 2023, questa pellicola racconta la storia di una relazione sentimentale tra un’avvocata di mezza età e il figliastro di soli 17 anni. - Geo-Mi-Jip o La Tela del Ragno di Kim Jee-woon: in questo film fuori concorso il regista coreano si pone alcune domande sul cinema e sula creatività. - Salem di Jean-Bernard Marin: passiamo, infine, alla sezione "Un Certain Reguard" con questo film che gira intorno ad una tragica storia d’amore e rivalità in quel di Marsiglia - Terrestrial Verses di Ali Asgari e Alireza Khatam: altro film della sezione "Un Certain Reguard" con un vero e proprio dramma iraniano in bilico tra fiction e documentario. Il film è diviso in dieci capitoli andando a raccontare la quotidianità a Teheran La storia del prestigioso festival cinematografico Il Festival del cinema di Cannes è nato nel 1946 ed è diventato uno dei più prestigiosi e influenti festival cinematografici al mondo. La sua creazione è stata ispirata dal desiderio di promuovere la cultura cinematografica e la collaborazione internazionale nel settore. La storia del festival ebbe inizio durante la Seconda Guerra Mondiale, quando Jean Zay, Ministro dell'Istruzione Nazionale e delle Belle Arti francese, propose l'idea di un evento cinematografico internazionale che avrebbe contribuito a riunire le nazioni attraverso il linguaggio universale del cinema. Il primo Festival del cinema di Cannes si tenne nel settembre del 1946, ma fu interrotto dopo solo un giorno a causa di alcune complicazioni organizzative e di un disaccordo tra gli organizzatori. Tuttavia, l'anno successivo, nel 1947, il festival venne ripreso con successo e si trasformò in un appuntamento annuale. L'Italia a Cannes È, adesso, uno solo il film in concorso da vedere in questa 76esima edizione del festival di Cannes. Scopriamo l'ultima pellicola italiana rimasta in programma a Cannes: - 26 Maggio: a chiudere il terzetto di film italiani a Cannes sarà "La Chimera". Regista della pellicola è la toscana Alice Rohrwacher che racconterà la storia di un giovane archeologo inglese. Appuntamenti da non perdere Il festival sarà, inoltre, l'occasione per poter vedere alcuni dei film più attesi del momento. La giornata del 23 Maggio non è stata solo per Marco Bellocchio ma anche per uno dei film più quotati all'ambita "Palma d'oro": Asteroid City. Questo film ha la firma di Wes Anderson e nel suo cast conta attori ed attrici del calibro di Tom Hanks, Scarlett Johansson, Margot Robbie, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Bryan Cranston, Matt Dillon, Willem Dafoe e Jeff Goldblum. Se vogliamo dare uno sguardo ai film fuori concorso, oltre a quello con protagonista Johnny Depp dell'apertura, uno dei più interessanti è sicuramente Hypnotic di Robert Rodriguez. Il film avrà come protagonista Ben Affleck che sarà presente a Cannes il 26 Maggio per la proiezione. Read the full article
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fashionluxuryinfo · 1 year
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MILANO FASHION WEEK UN DECENNIO DEDICATO ALL’ELEGANZA Con un evento esclusivo, la stilista brasiliana Jenny Monteiro celebra i dieci anni del suo atelier milanese in cui si incontrano le influenze della sua terra natale con la qualità made in Italy Una storia che passa dal red carpet dei Festival del Cinema di Venezia, Roma e Cannes, da sfilate a Milano e nella capitale, da salotti di palazzi nobiliari, da presenze in riviste italiane fino alle copertine di magazine internazionali. In occasione della Fashion Week e per festeggiare i dieci anni del suo atelier di moda a Milano, la designer brasiliana Jenny Monteiro organizza il 21 e il 22 febbraio https://www.fashionluxury.info/it/
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torrette-superieur · 1 year
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SI VERGOGNI FANTOZZI LEI SI PRESENTA POC ANZI DAVANTI LA MADONNA CON LE CALZE BUCATE L AMICO BABBALA DEMONE NESSUNO DA NESSUNO CONOSCIUTO DA NESSUNO COMPOSTO DA NESSUNO INCONTRATO QUALE MISTERO METAFISICO DELL'ARAGOSTA CHE TI SEI MANGIATO A PRANZO POSATO SU STRONZO SPECCHIO RIFLESSO SE TI VEDI SEI UN FESSO TI PIACE IL PESCE DA QUANDO DUDU NON C'È PIÙ SUL PREZZO DI ESSERE FROCI DIO FROCIO GESÙ FROCIO PURCHÉ LO SI CHIAMI ESSENZA DELL'AMORE DEMONE SUPER SKUNK LA FICCO IN CULO AI PASSERI FASCISTI O COMUNISTI CHE SIANO LA SENSIBILITÀ ESAURISCE LA SUA VIRTÙ NEL SUO LIMITE DOPO CHE TI SEI FUMATO DIECI CANNE ANIMA AMICA ANIMA NEMICA SOLARMENTE DIMOSTRABILE NON DETTA ABBIA A SUA VOLTA IL NEMICO O AMICO CHI RUBA CHI RESO AUTO NEMICO CROCE ROVESCIATA FANTOZZI LEI È UNA MERDA LO FACCI QUI DAVANTI A TUTTI DIMOSTRI DI NON ESSERE ANIMA VERGINE NON NATA SE LA STUPRI DAVANTI I PARENTI GENERAZIONE DI GUERRA DI INFERNO DI SANGUE DA COMPORRE IL NUTRIMENTO DEGLI DEI.PRESENTARSI OGGI IN QUESTURA A PRESENTARE LA SUA PISCIA IMBOTTIGLIATA DI SBORRA RATTOPPATA SULLA CAPPELLA INFETTA DA SALIVA INFETTA DI PUTTANA SANA TALI STANZE IMPREGANATE DI PUZZA DI FIGA E ODORE DI DONNA NUDA PIEDI NUDI MASTURBANO CAZZI MOMENTI INTIMI E PRIVATI NON STRONZO DIO IN DIO STRONZO ESSENZA DI DIO PER TUTTO CIÒ CHE NON È STRONZO FIGA MOLLE CAZZI DURI SOVRAPPOSERO TRE MONTI RAGGIUNSERO LA LUNA NON POTENDO RAGGIUNGERE L'OLIMPO DA CHE SENSIBILITÀ NASCA DA CHE SENSIBILITÀ PERVENGA CROCE ROVESCIATA NATURA ADOPERATA AD CAVALLO DI TROIA PRESSO MIRACOLI ASSOLUTI POSATI SU STRONZI E MULI CROCE ROVESCIATA RUMORI DI LIQUIDI SESSUALI DONNE DEFUNTE IN SOGNO PLASMATE DALL'ONNIPOTENZA DELLA COSCIENZA PORNO SENO OSSESSIONE CAPEZZOLI RIGIDI DONNE DI PELLE NUDA SI SPALMANO IL SOGNO CHE CI UNISCE SPASMO NEUROLOGICO DONNA SCIOLTA FIGA BOCCA GRANDE BOCCA INFINITA DA SAZIARE MORTE VENENDO DONNE MUTATE IN SBORRA ACCIAIO LIQUIDO TERMINATOR L AVVENTO DELLE MACCHINE FIBRE AUTO RICOMPONENTI NON SI STACCANO DAL CULO FUOCO FATUO CON CORRENTE ELETTRICA.
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sfondami-il-cuore · 1 year
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Il Buddha marmoreo a dimensioni naturali li giudica tacitamente dalla parete laterale, prima dell’intersezione con i dieci metri di vetrate che si riempiono delle colluvie metropolitane. Scivolando sul parquet in mogano, tra le fessure che sezionano il pavimento in tasselli da incastrare si inerpica il delirio liturgico di una canzone ancestrale. Ignorato il tappeto in lana, su per cuscini del divano, i piedi di Innessa affondano nella pelle marrone sotto la tensione dei muscoli. Col corpo contratto, la schiena appena ricurva verso il basso, un dito incastrato nel grilletto e la mano opposta attorcigliata alle due canne di quel fucile italiano, innalzata dal suo piedistallo personale che la pone al centro del tramonto sudcoreano, l’incarnato doratissimo della pelle è un bagliore che si sfoca a contrasto con i rivoli aranciati del sole. Se non fosse per la coperta di capelli che la circoscrivono nel globo intrappolandola giù per le cosce, Innessa si dilaterebbe nel cosmo fino a completa dispersione. Yongjun onora la realtà spennellando il punto di congiunzione tra la linea trasversale del polpaccio e la rotondità fissa della rotula, prima della seconda linea che annette la coscia alle sporgenze pelviche in quello che sembrerebbe essere uno strettissimo triangolo equilatero.
“Secondo te è normale che le cose belle me le voglia sempre infilare dentro?” Le dita di Innessa sfrecciano sulla canna del fucile, pollice e medio si incontrano alle loro estremità circondandone il diametro, il palmo è il primo che tocca le doppiette laterali in quel trastullamento lento che il polso compie sui settanta centimetri di Beretta. “Fino alla fine.” Le dita di Innessa, ora, si infilano nelle cavità delle due canne gemelle.
“Ti faresti male con quello, a maggior ragione se è carico.” E ha modo di pensare che lo sia, quando si parla di accostare delle armi da fuoco alla sua tracotanza sovietica.
“Un fucile scarico è per me un insulto.” Per l’appunto. “E se facessimo così?” Innessa è burattinaia analitica quando dirige i due fori della berretta contro l’addome, traslando la responsabilità di vittima da lui all’inquilino del ventre. “Sarebbe più spettacolare per il quadro, no?”
“Torna a puntarmelo in faccia, Innessa. Caccia me, non lui.”
“Hai ragione. Sarà di impatto ancora più forte quando la pancia mi sarà cresciuta, rimandiamo a settembre. Ma quello su cui stai lavorando, tesoro, me lo porterò a casa.”
“Temo di non averne il tempo: sono già in ritardo e mi servirà per il vernissage.”
Sul viso ha un tumulto di stupore che le accende gli occhi dell’attenzione pericolosa di un predatore notturno. “Cosa intendi dire con vernissage?”
Yongjun non la guarda. Restano pochi minuti per completare la sessione di oggi, quel ginocchio inciso su tela ha la precedenza. “Di recente ho conosciuto una gallerista, le sono piaciuti i miei lavori e a me la sua proposta, di conseguenza ci siamo accordati per una mostra.”
Già la sente tastare la situazione, la voce si fa sottile, le domande prendono il posto delle affermazioni. “Quanto di recente?”
“Dicembre, mia cara.”
“E questa mostra perché prevede un mio quadro?”
Mette via il pennello e reprime l’istinto di farsi da scudo con le braccia: Innessa si sta preparando ad esplodere, furibonda sotto le ciglia, la pelle sbiancata che stritola la canna del fucile. “Sarà completamente incentrata su di te, ecco perché.”
Il silenzio che ne segue è contemplativo per entrambi: Yongjun vorrebbe ammettere di aver sbagliato, ma ormai è tardi. Quello che non si aspetta è che lei continui ad avere lo stesso tono di voce, ancora basso abbastanza da designare uno spiraglio speranzoso con cui costruire una conversazione pacifica.
“Quando pensavi di dirmelo, Yongjun?”
“Nel momento in cui avresti ricevuto l’invito. Saresti, o meglio, sarai l’ospite d’onore.”
Se ne resta immobile, topica sul divano, col fucile ora pendente ai lati di un fianco e il pollice molle sul grilletto. È un Imperiale Montecarlo, Innessa lo ha ricevuto come regalo il suo ultimo compleanno.
“Non capisco: hai sempre declinato offerte di questo genere. E nel tuo repertorio ci sono così tante opere su così tante persone quindi perché farne una incentrata proprio su di me?” Yongjun prova a parlare, lei lo interrompe con la sua voce ammalata di delusione. “In questi quattro anni ti ho permesso di immortalarmi in tutte le posizioni possibili. Nuda, vestita, aperta e persino con delle cose dentro, con le gambe dietro la testa. Come puoi pensare che dopo quattro anni, quattro anni, Yongjun, di consolidata intimità tra di noi ora io sia contenta di vedermi esposta davanti una pletora di completi sconosciuti?”
“È per questo motivo che non te l’ho chiesto: avresti detto di no.”
“Non è vero. Sai che sono una puttana esibizionista, te l’avrei lasciata fare anche solo per fare un dispetto a mio marito.”
Inizia ad essere velenosa. Sottolinea quello che lui non ha mai avuto e non potrà mai avere: l’ufficialità con l’uomo che ama. Che amano entrambi. E lo fa puntandosi il dito al petto, con la stessa mano che accoglie il diamante del loro matrimonio. Yongjun ha trascorso troppi anni a deambulare su questo pianeta per lasciarsi sconvolgere la vita dalla follia di una donna che non capisce quando è il momento di smettere con i capricci da ragazzina. È seccato proprio perché è seccante avere a che fare con quel coacervo di prepotenza adolescenziale, il countdown è attivo e a breve la sua cattiveria gli cadrà addosso come pioggia acida.
“Per me è importante, Innessa: non potevo rischiare. Finalmente sto facendo qualcosa che sia in grado di rendere onore a tutti questi anni di lavoro.” A questo punto si alza, scavalca lo sgabello, tenta di incastrarsi nel suo sguardo eliminando il dislivello di altezza, nonostante lei sia come bloccata sul divano come se avesse i piedi affossati nelle sabbie mobili. “Rendere onore a te.”
Innessa gli rivolge le spalle, in bilico sul divano, il peso spostato su una coscia e quella chioma di tenebre a raccapricciarsi sulle spalle strette. Non parla per un tempo indefinito; Yongjun indietreggia, non si fa mai guardare la schiena dal nemico, imprime nella mente l’immagine di amazzone ferita a ridosso di una città che non l’ha mai fatta sentire voluta.
“Eri rimasto l’unico di cui potermi fidare. Sai qual è il problema? Non che da me vogliate tutti la stessa cosa, ma che poi io me ne rendo conto. Vorrei così tanto vivere nell’illusione che non sia così, tesoro…” La mano rincorre la lunghezza delle canne gemelle, si arresta a metà. Nel mirino si fa protagonista un grattacielo lontano, per un momento la paura scava nel ventre di Yongjun che è convinto voglia spezzare la magia del trentacinquesimo piano con un proiettile nel vetro. “Vaffanculo, sei un maiale come tutti gli altri.” Le orbite vuote del fucile lo guardano dritto negli occhi prima che lo facciano quelli di Innessa. Si staglia nel suo metro e ottanta imprimendo le piante dei piedi nudi nel tappeto, gli raggiunge la gola con l’estremità dell’arma che impugna. Yongjun ne percepisce la freddezza oltre il movimento esagerato della deglutizione.
“Innessa, calmati.”
“Non dirmi di calmarmi!” Più avanza e più la pressione nella gola si fa assassina, quindi Yongjun indietreggia. “Siete tutti uguali. Tutti. Vi nutrite di me e quando finite il piatto vi alzate e ve ne andate senza nemmeno la briga di restituirmi nulla in cambio.” Lo spinge contro lo sgabello, viene naturale tornare a sedervisi. “Innessa l’amica, Innessa la troia, Innessa la moglie annoiata, Innessa la musa, Innessa questo, Innessa quest’altro. Sono la vostra cazzo di fantasia. Mi prosciugate e scappate perché siete tutti consapevoli di cosa state combinando. Tu mi hai dipinta da tutte le prospettive immaginabili, ma hai sempre guardato solo una faccia del dado.” Gliele fa affondare contro la guancia, ora, le doppiette del suo Imperiale Montecarlo, e lo costringe a guardare la tela in cui si staglia l’abbozzo della sua magnificenza di bronzo. “Vuoi finirlo in tempo? Finiamolo in tempo. Avanti, prendi quel cazzo di pennello e continua, abbiamo tutta la notte.”
Di lei, l’ultimo fotogramma raccoglie l’accartocciamento delle labbra e le lame affilate che hanno preso il posto dello sguardo. Lo strisciare inconsulto della voce, invece, è l’assolo che sovrasta la melodia liturgica di sottofondo. Conosce questa furia: ma lui non è Byunghun, non sa come disinnescare la bomba.
“Non lo farai, Innessa, quindi smettila.”
“L’ho già fatto e lo sai.”
Quando rincara le parole scavandogli nella pelle col fucile, Yongjun afferra il pennello e torna a concentrarsi sulle minuzie delle ginocchia. Eos cede il posto ad Astreo: anziché abbrutirla, la colatura del crepuscolo addirittura nobilita la sua bellezza.
“Quattro anni in cui ti ho detto tutto di me. Ti bastava chiedermelo. Lo sai, lo sai che dico sempre di sì. Si parla sempre male di mio marito ma lui è stato chiaro fin dall’inizio: ti sposo, tu mi dai un figlio, scopi con chi dico io, indossi quello che dico io, fai quello che dico io, in cambio avrai la vita che sogni da quando sei una ragazzina. Invece voi massa di inutilità ingrate non fate altro che prendermi per il culo pensando di essere migliori di lui quando non avete nemmeno un grammo di quello che si è costruito.”
ㅤㅤYongjun prova a guardarla, ma Innessa gli costringe l’inquadratura sulla tela. Sa che non lo farà. Lo sa. Quindi perché ha iniziato a tremargli il ginocchio?
“Innessa, stai prendendo le medicine?”
Quando è arrabbiata non urla. Ne è consapevole perché Innessa agisce col corpo prima della voce, e la canna del fucile ora è un pugno feroce che gli lascerà il segno tra lo zigomo e la mascella quando lei sfilerà via dal suo appartamento.
“Non osare.”
Yongjun ci prova. Ci prova perché lo pensa, così come lo pensa di Byunghun e di tutte le diavolerie che mette in atto la sua mente instabile. “Questa non sei tu, Innessa. Ho sbagliato, mi dispiace. Perché non metti giù il fucile e ne parliamo?”
“È più facile credere io sia pazza che ammettere tu sia una merda. A quanto pare divento una pazza da imbottire di farmaci, anche dopo tutti questi anni di terapia, solo quando smetto di trattarti come se fossi la cosa più importante al mondo. È troppo facile così. Cazzo se è facile.”
“Invece non lo è per niente, mia cara.” Si fida di lei. Innessa, nonostante tutto, lo ama, altrimenti gli rifilerebbe una lastra di ghiaccio contro cui specchiarsi un’ultima volta. Parla tentando di non guardarla nemmeno con la coda dell’occhio. “Non hai idea di quanta fatica ci voglia per essere meritevole delle tue attenzioni, Innessa. Se ti si fa mancare qualcosa una volta, tutto il resto, anche quattro anni, vanno in fumo. È estremamente complicato seguire ai tuoi sbalzi d’umore, le situazioni pericolose in cui ti metti quando vai a letto con tutti quegli sconosciuti, la libertà con cui impugni le armi quando qualcuno non supera la tua ennesima prova d’amore e tu ti imbestialisci come se dovessi commettere lo sforzo di morire e rinascere ancora.”
“Ti sto mostrando il mio dolore, Yongjun. Ascoltami seriamente e non relegarmi alla mia patologia. È davvero così difficile, per una volta, ammettere che tu te ne sia approfittato?” La sente tirare su con il naso, è la gravidanza a renderla così emotiva? Innessa non piange mai, gli avevano detto. “Mi dipingi come la strega della situazione ma proprio perché mi dici malata, allora dovresti sapere quanto profondamente io rimanga coinvolta nei rapporti con gli altri. Sono settimane che tutto mi cade addosso, dardo dopo dardo, e più mi rialzo più arriva l’ennesima scoccata che mi butta giù. Succederà quello che succede ogni cazzo di volta: avrai quello che desideravi e ti dimenticherai di me. Innessa tornerà a rappresentare una parentesi della tua vita, la donna della mostra, nient’altro che questo. E se anche non dovessi essere dimenticata, verrò lasciata indietro, mentre io voglio solo essere lasciata in pace.” Se la immagina, l’espressione accartocciata dalle lacrime. Yongjun si domanda se sia vero, quello che dice. Se l’abbia fatto anche lui: sfruttarla per dar voce ad una fantasia unilaterale con l’intento, consapevole o meno, di lasciarsela alle spalle. Attinge da Innessa perché lui stesso è una persona povera? Innessa, però, cosa ha da offrire, se non un involucro che dà vita all’immaginazione di ogni comune mortale? “A volte io vorrei solo essere trattata come un essere umano dignitoso e almeno sapere quando una persona perde interesse in me. È pretenzioso, questo? Yongjun, tesoro mio, dopo tutto quello che ci siamo scambiati, è chiedere tanto?”
Vorrebbe dirle che sta esagerando. Se ha passato questo con gli altri, non significa che stia succedendo anche al loro rapporto. Che forse è questa sua innaturale amplificazione dei propri sentimenti ad allontanare le persone, che forse è lei il comune denominatore della sua situazione, ma non ci riesce. In questo momento prova pena per lei.
“Io non ho perso interesse in te, Innessa.”
“Menti. Succederà, hai ottenuto ciò che volevi. Ma le persone sbagliano sempre con me, e io sempre le perdono.”
“Quanti legami hai, Innessa?”
Non risponde.
“Non voglio dire che salvi me dall’errore o ti descriva in toto, ma questa sei tu: non un angelo che viene deturpato giorno dopo giorno, bensì un essere umano che stringe le amicizie sbagliate perché non puoi fare a meno di desiderarti ferita. Tu vuoi stare male e fai di tutto per riuscirci. Ti fa sentire piena, non è così?”
“La verità è che tu e Byunghun avete trascorso troppo tempo a farmi credere di essere fuori di testa.” L’affondo fa più male di prima e ora si è spostato nel morso che punta alla giugulare. “E io mi impegnerò a rovinare la tua mostra da quattro soldi ogni cazzo di giorno fino a quando non sarà terminata.”
No, la verità è che la capacità di razionalizzazione di Innessa si ferma quando comincia a recitare il ruolo della vittima. Riveste le parole di un’esagerazione teatrale e con il suo dolore tira su una tragedia in cui gli attori muovono la bocca senza emettere alcun suono.
“Innessa, sai perché non puoi essere la mia musa?”
Non sei una vittima.
“Tanto tornerai da me come tutti gli altri, Yongjun. Gente come te ha bisogno di gente come me.”
Sei tu la cattiva della storia.
“Per essere così bella fuori significa che dentro non hai niente.”
Il colpo gli massacra il cranio incidendoci il calcio del fucile; Innessa lo ha schiaffeggiato col suo Imperiale Montecarlo e, nella scia di immagini che lo accompagnano a terra, individua quel sorriso bieco che la rabbia distorce nel denudamento bestiale delle fauci. L’ultima immagine nitida è quella dei suoi piedi nudi che troneggiano sul pavimento, sotto ai quali giace la sua carneficina invisibile.
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Alice nella Città, un' edizione nel segno delle donne
Alice nella città XXI edizione (18-29 ottobre) è più che mai al femminile: quattro dei dieci film in concorso sono non solo diretti da regite, ma esplorano anche il mondo delle donne. Apertura con How To Have Sex, film sulla ricerca della sessualità di una generazione post #MeToo già vincitore a Cannes a Un certain Regard, che sarà accompagnato a Roma dalla regista Molly Manning Walker e dalla…
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lamilanomagazine · 6 months
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Believe Film Festival: dal 26 ottobre Verona Capitale del cinema under 24
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Believe Film Festival: dal 26 ottobre Verona Capitale del cinema under 24 Verona. Divertimento, opportunità e formazione. Queste sono solo alcune delle parole chiave che da sempre contraddistinguono il Believe Film Festival, il concorso di cortometraggi che, dal 26 al 29 ottobre, da sei anni anima Verona in una grande festa del cinema under 24. Nel corso dei quattro giorni 18 film delegation selezionate su tutto il territorio nazionale avranno l’opportunità di portare il loro cortometraggio sul palcoscenico del Teatro Ristori, non più per una, ma per ben due serate di spettacolo aperte alla città. “Un evento cresciuto negli anni – dichiara l’assessore alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo –, che quest’anno ha raggiunto numeri davvero straordinari in termini di partecipazione di giovani, sia per quanto riguarda l’organizzazione, completamente strutturata su ragazzi e ragazze volontari, che per i protagonisti, creativi fra i 14 e i 24 anni che avranno l’opportunità di presentare al pubblico le proprie produzioni cinematografiche. Tanti i temi toccati e gli spunti di riflessione offerti attraverso i cortometraggi scelti per questa edizione del Festival, che invito a conoscere e seguire”. Il Festival è stato presentato questa mattina dall’assessore alle Politiche giovanili Jacopo Buffolo insieme al direttore del Believe Film Festival Francesco Da Re. Presenti anche i rappresentati della direzione artistica del Festival, Davide Mogna e Livia Ferraguzzi. Programma. La prima serata di proiezioni, che si terrà venerdì 27 ottobre, coinvolgerà otto cortometraggi scelti per partecipare alla sezione “Believe Extra”: la prima novità di quest’anno, che prevede la possibilità di proiezione per quei cortometraggi che, pur non rientrando nei requisiti per partecipare al concorso ordinario, si sono distinti per la particolare qualità tecnica o per l’originalità della riflessione sviluppata. Nelcorso della serata sarà proiettato anche il corto “Dive” di Aldo Iuliano, prodotto da Newgen Entertainment e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia80. Nella serata di sabato 28 ottobre, invece, si terrà a partire dalle 17 l’ormai tradizionale serata di gala, durante la quale saranno proiettati i dieci film selezionati per il concorso ordinario: cinque appartenenti alla “SezioneEsordienti” e cinque appartenenti alla “Selezione Ufficiale”. A giudicare la bontà dei cortometraggi sarà la giuria composta da quattro giudici: Lorenzo Ciofani, giornalista per la rivista del Cinematografo; Francesca Amitrano, direttrice della fotografia per la serie tv “Mare Fuori”; Aaron Ariotti, insegnante di sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino e Valerio Ferrara, regista de “Il Barbiere complottista”, vincitore del premio La Cinef 2022 al Festival di Cannes. “Circa 75 ragazzi concorrenti vivranno l’esperienza Believe grazie al lavoro di più di 70 giovani volontari – evidenzia il direttore del festival, Francesco DaRe –, che da mesi stanno progettando e lavorando per offrire il massimo a loro coetanei che condividono la passione per il cinema all’interno di questa grande festa”. Il Believe, dopo il successo riscosso l’anno scorso, torna anche a coinvolgere le scuole della città: più di 600 studenti degli istituti secondari di secondo grado parteciperanno alla “mattinata delle scuole”, durante la quale saranno proiettati alcuni dei corti selezionati per il Believe Film Festival 2023 in contemporanea al teatro Ristori e al cinema Rivoli nella mattina di venerdì 27 ottobre. A conferma della volontà di creare rete e valorizzare giovani talenti nel mondo del cinema, tra le novità di quest’anno rientra anche la “Believe Cinema Expo”. Una vera e propria esposizione alla Gran Guardia che, nella mattinata di sabato 28 ottobre, coinvolgerà accademie, riviste, aziende e professionisti del cinema veronese e non solo. Tra gli invitati anche Cinelà - festival del Cinema Africano e il Bridge Film Festival. Il festival gode del patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Veneto, del Comune di Verona, della Fondazione Ente dello Spettacolo e della Veneto Film Commission.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cancionesfedez · 1 year
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Dai Cazzo Federico
Il mio disco è nei negozi e tu lo stai già scaricando Il tempo stringe ma sento il mio culo che si sta allargando È proprio vero che la crisi un po' ci sta cambiando "Ma ciao come si chiama questa bella bimba?" "Armando" L'atteggiamento dei miei fans, giuro che mi sta stressando Chiederebbero la foto pure mentre sto cagando E con tutto questo affetto mi sento così commosso però fammi andare al cesso che mi sto cagando addosso Poco importa se i colleghi dicono che io non spacco A loro brucia il culo, io ho le ortiche sopra il cazzo Mettiti le scarpe di cemento con il tacco e va' affondo assieme a tutti i tuoi cazzoni dischi pacco Quando io stavo alle jam tu ti mangiavi la bruschetta Il tuo DJ porta i piatti, tu il coltello e forchetta E la tua tipa biondo platino avrà pure la frangetta ma quando la baci sembra che ti slingui David Guetta
Dai cazzo Federico, ti butti sul sociale Però quando ti lanci vedi di non farti male Corri finchè puoi sopra dei vetri a piedi scalzi E non ti preoccupare quando finirai nei cazzi Se stai col culo a terra sai che quando ti rialzi Noi, voi, non ci sarete più
Il mio rap è una carezza con le mani unte Tra infami con la doppia faccia e troie con le doppie punte Le tue due copie vendute, non sono pervenute Se fallisco andiamo a consegnare pizze con lo scooter Il mio manager non sa che sono un po' in ansia e sudo Si fa le canne e poi collassa sul divano dello studio Ma qui spesso l'apparenza ti nasconde un lato oscuro come a volte un brutto naso ti fa perdere un bel culo "Eh, scusa, ma è vero che voi rappers, non siete veri artisti?" "E che vendete il culo ancora prima di vendere i dischi?" "Scrivi testi ma detesti manifesti comunisti" "Ma ora Guè ti produce come Eminem con Fifty"
"Uhh, siete dei fake di merda, sempre a copiare gli americani, cazzo" Tra Tiziano che era gay e faceva lo sciupa femmine Chi si è fatto una carriera copiando i testi di Eminem Se cerchi doppie facce qua trovi un terreno fertile Ti sento moscio come un cazzo in disfunzione erettile
Dai cazzo Federico, ti butti sul sociale Però quando ti lanci vedi di non farti male Corri finchè puoi sopra dei vetri a piedi scalzi E non ti preoccupare quando finirai nei cazzi Se stai col culo a terra sai che quando ti rialzi
Noi, voi, non ci sarete più
Dici che sono fake perché giro col tutù E che il vero Hip-Hop lo spinge solamente la tua crew Ma poi vedono uno spicciolo e vedi che incominciano a fare tutti il singolo cantato in auto-tune Come la metti adesso con la tua cultura Io perlomeno non mi riempio la bocca di spazzatura Io ho regalato un disco registrato ad alto budget E tu vendi a cinque euro un mixtape da dieci tracce Se poi ci mettono in manette per gli album illegali Dividete i detenuti per generi musicali Che già andare in galera mi sembra una brutta storia Sai che sfiga stare in cella insieme ad un fan di Povia "Fedez è vero che ai tuoi live gira MD con l'acqua tonica?" "E che sei un gran maestro di una loggia massonica?" "E' vero che suoni col culo la fisarmonica?"
"E ti escon pezzi più belli della tua musica solita?"
Dai cazzo Federico, ti butti sul sociale Però quando ti lanci vedi di non farti male Corri finchè puoi sopra dei vetri a piedi scalzi E non ti preoccupare quando finirai nei cazzi Se stai col culo a terra sai che quando ti rialzi Noi, voi, non ci sarete più
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