Tumgik
#e invece non faccio niente
omarfor-orchestra · 5 months
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Re il tuo anon sul finale etc. Hai fatto un discorso giustissimo che io condivido in tutto e per tutto, parlando però di delicatezza, quanto poco delicati sono stati nell’episodio di ieri nello sminuire l’aggressione ai danni di Samuel?
Tantissimo, ed è una cosa che non sopporto così come il discorso sul filosofo tedesco e l'importanza di dimenticare per superare il dolore. Quella cosa CHIAMAVA il riprendere il discorso su come Simone si sia sentito riguardo a Jacopo, su come abbia reagito (ricordiamo che Simone ha tentato il suicidio ad aprile e siamo a settembre/ottobre, perché a quanto pare se lo sono scordato) sminuendo di fatto ogni singola cosa che quel ragazzo ha affrontato e guarda caso è proprio il ragazzo gay. Allora qual è la morale? Stai zitto, abbassa la testa, subisci, perché tanto gli altri hanno sempre più valore di te? L'aggressione omofoba è "futili motivi", il tentato suicidio non merita nemmeno una menzione, ci fosse qualcuno che gli ha chiesto come si vive sta cosa di avere Manuel ogni giorno sotto gli occhi nonostante tutti sappiano di cosa è successo. Forse l'unica cosa che hanno preso dalla serie originale è la totale mancanza di rispetto per questo personaggio, ma almeno lì era perché l'attore aveva litigato pesantemente col regista/sceneggiatore
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elipsi · 6 months
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now i have to complain a bit about inconsequential shit
#allora. nella nuova residenza mi sono fatta questo gruppetto di amiche (che erano già amiche tra di loro da tanto) e mi trovo anche bene#con un paio non ho tantissima confidenza ma vabbè#una di queste quando a ottobre si era laureata mi aveva invitato all' ultimo alla sua festa di laurea#aveva fatto tipo il gruppo whatsapp con tutti gli invitati due settimane prima mettendo tutte quelle delle gruppetto tranne me#e sinceramente chissene è la sua festa invita chi vuole#ok. due o tre giorni prima mette anche me senza dirmi niente#io ci sono pure andata e ed è stata una bella serata anche perché lei adesso se ne va per la magistrale e non la vedrò più#e quindi ci siamo commossi un po' tutti#durante io le faccio ''ma dai almeno per la mia laurea ci ritroviamo'' e lei tutta commossa che dice ''ah quindi vuoi invitare pure me?''#perché vabbè sa anche lei che non siamo vicinissime#quindi adesso che è ora della mia laurea io le mando un messaggio per chiederle se riesce a venire#e lei lo legge e non mi risponde per tre giorni di fila 😐#ieri sera me ne sono un po' lamentata con le altre del gruppetto che mi hanno detto che fa sempre così si dimentica di rispondere#e stamattina ho visto che mi ha risposto con un tripudio di emoji carine#e adesso mi sta venendo il dubbio che le altre le abbiano detto qualcosa?#e in tutto questo. se non vuole venire per qualsiasi motivo me lo può dire in faccia#così evito pagare 13€ in più al bar per la sua presenza#invece di fare sti giochini di merda.#thoughts? mi sto facendo film mentali?
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gaysessuale · 2 years
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yomersapiens · 6 months
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Quindi è arrivato il momento di usare Ernesto per dirvi che è possibile acquistare il mio libro. Certo, mi sono ridotto a fare questo.
Se ne volete uno (o anche di più, chi sono io per darvi un limite) potete scrivermi. È il regalo ideale, per voi. Per quell'amicə che non si fa più sentire. Per quel parente che vi sta sulle palle. Per rovinare l'infanzia ai vostri figli adolescenti. Per infastidire chi dorme dall'altro lato del lettone, dato che riderete e piangerete, pagina dopo pagina, e ogni due secondi vi verrà chiesto "Ma stai bene? Tutto ok?" e invece niente sarà ok perché starete leggendo il mio libro.
Scrivetemi, così ve lo spedisco e vi faccio pure una dedica e ci metto dentro qualche pelo di Ernesto.
Se invece vi vergognate di scrivermi e lo volete ottenere a mia insaputa beh fate pure, lo potete trovare un po' ovunque. Qua il link alla casa editrice, diciamo quello ufficiale.
È presente anche nel catalogo Feltrinelli IBS quindi che figata, andate in una libreria e ordinatelo da lì che magari crea attenzione e qualcuno mi caga. Noto ora che è già col 5% di sconto. Cioè manco è uscito e già c'è lo sconto. Ho capito, pure sto mese si mangia solo zuppa di cavolo.
Vorrei dire che non mi causa rodimento di culo, ma lo trovate anche su Amazon. Non ha abbastanza soldi Bezos, no. Si prende pure la percentuale sul mio libro.
Se avete Kindle o cose così, vi basterà fare una breve ricerca scrivendo il mio cognome, Jamunno, e lo troverete. Non so perché col titolo del romanzo non funziona subito ma vabbè, è la prima volta che il mio cognome inusuale serve a qualcosa.
Poi boh, se volete scrivermi per parlarne, lo avete letto e volete chiedermi cose o insultarmi, mi piacerebbe molto dato che mi sento sempre solo.
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surfer-osa · 15 days
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True Blood.
Per andare a fare le analisi del sangue basta seguire tre semplicissimi punti:
Uscire di casa;
Fare l’accettazione e il prelievo;
Tornare tranquillamente a casa aspettando il referto sul Fascicolo Sanitario online.
Ogni volta so bene che non andrà così perché nonostante il mio impegno e la mia determinazione avverranno diversi intoppi al programma più agevole del globo terracqueo.
Esco di casa cantando Aces of Spades dei Motorhead in versione aperitivo nel bayou in Lousiana: un po' dark con toni caldi e un po' inebriata dall’assenzio (ma io non ho manco fatto colazione quindi mi basterà respirare l’aria colma di pollini e smog).
I veri problemi iniziano quando prendo il mio bel numeretto per fare la coda: l’esenzione 048 mi da diritto a emozionanti scorciatoie. Cioè, ho il cancro ma anche un sacco di benefits.
Grazie alla priorità della mia patologia oncologica è subito il mio turno e sento esplodere il malcontento delle sciure e dei scior che più o meno confabulano così (nomi di fanatsia):
Gina: perché quella furba passa davanti? Sta benissimo, cammina, addirittura sorride. Vile sciacquetta!
Piero: Allora adesso io mi alzo, innesco un larsen con il mio apparecchio acustico che levati e vi faccio vedere io chi sono eh!
Altr* anzian* di sottofondo in un crescendo di: botte, botte, botte!
Le infermiere accorrono in mio soccorso e spiegano come mai le persone con un tumore possono accedere all’ingresso prioritario anche se camminano e sorridono. I riottosi comunque non si bevono niente e si dirigono in bagno a rubare stracci per confezionare molotov di urina (apocalipse now in confronto è una favoletta).
Scollinata questa fase davvero delicata per la mia integrità fisica e morale mi attende la famosa accettazione. Mi riconoscono (perché negli ospedali e nei laboratori mi riconoscono sempre) e mi chiedono come va. Non faccio in tempo a rispondere simulando leggiadria che passa qualcuno che si ricorda di quando sei mesi fa assistevo mia mamma sul letto di morte. Quel qualcuno mi ricorda ogni momento di quel periodo indelebile e menziona anche le mie lacrime: io invece sorrido. Succede così quando mi viene la paresi un attimo prima di dare di matto, mi vengono pure delle adorabili fossette. Mi sento il Gary Oldman di Léon con la famosa quiete prima della tempesta bla bla bla e le ultime parole che od(i)o sono: "hai un così bel sorriso!".
BANG.
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perpassareiltempo · 2 months
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Non capisco più niente. Non so se penso davvero quello che dico, o cerco solo di non dire niente di sbagliato. E allora va a finire che non parlo, e faccio la figura di quello che non ha niente da dire. Invece ho un sacco di cose da raccontarti, sapessi.
Diego De Silva - Non avevo capito niente
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ross-nekochan · 2 months
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Lo scorso weekend sono andata di nuovo a dormire dalla mia amica che abita vicino Tokyo.
Ogni volta mi porta la Domenica a pranzo dai suoi genitori, che ormai considero i miei nonni giapponesi, dato che mi fanno trovare la tavola imbandita così come farebbero i miei nonni, sebbene non ho alcun legame di sangue con loro.
La sera prima invece con la mia amica si fanno lunghi discorsi. A un certo punto ci siamo rese conto che erano passate 6h eppure erano volate.
Ad esempio, quando mi lamento che voglio fare altro, qualcosa che mi stimoli di più, lei dice che sono troppo seria e che pretendo troppo. Mi ha detto che sono la sua amica più piccola e altre sue amiche italiane a 40 anni o più, nemmeno sanno cosa fare e al momento lavorano ripiegando su altro. Quindi non mi devo preoccupare, va bene così, mi dice.
Io però boh. Forse sbaglio a non accontentarmi mai? In fondo lo fanno tutti. Il fatto è che non riesco a sopportare di non star imparando niente. Io vivo per sapere cose nuove, qualsiasi giuro, pure se fosse ingegneria mi andrebbe bene. Ma se non imparo e faccio sempre le solite cose mi sento spenta e arida dentro, mi scoccio. Sebbene le abbia detto: "almeno non sto rendendo la mia laurea inutile" (perché è vero, parlo giapponese e inglese tutti i giorni, quindi di che mi lamento?), in realtà è che non ho imparato nessuna skill nuova se non la solita "relazione con i clienti". I PC vanno solo aggiornati, resettati e cambiate qualche impostazione (cosa che saprebbe fare chiunque) quindi manco posso dire di star diventando un'esperta in questo campo.
I colloqui vanno male, quei pochi che me lo chiedono. Perché centinaia di altri mi rifiutano senza nemmeno chiedere il cv. Sto iniziando a pensare che sto sbagliando qualcosa. Forse è perché ancora non ho il JLPT? Forse è perché non ho esperienza se non in questo cazzo di IT? Forse è perché non scrivo cose accattivanti per il lettore? Per non parlare del fatto che propongono tutti stipendi più basso del mio attuale e a quello dovrei aggiungere la metà dell'affitto che ora mi paga la mia attuale azienda. Also, non c'è altro che servizio clienti - che sia hotel, aziende di videogiochi, aziende di viaggi ecc si tratta sempre e comunque di servizio clienti. Possibile che nessuno mi possa insegnare a fare qualcosa lavorando?
Mi sento sbagliata. Come sempre, d'altronde.
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raffaeleitlodeo · 7 months
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Quando andai in galera nel modo giusto, a mani legate, 53 anni fa, ero un uomo fatto. A Torino, alle Nuove, che erano vecchie, vetuste, ed erano piene di giovani italiani meridionali buttati via. Quando ci tornai, allo stesso modo, in altre galere – le Nuove erano un Museo - un po’ più di trent’anni fa, erano piene di giovani stranieri meridionali, africani maghrebini soprattutto, anche già africani di quelli detti subsahariani, quasi tutti dentro per futili motivi. Li conobbi bene. Provai a dire che erano il fior fiore della generazione giovane dei loro giovani paesi, e che si sarebbe dovuto investire su loro, invece di sbatterli dentro ad abbrutirsi. Si sarebbe dovuto puntare sulla loro intelligenza, energia, e voglia enorme di essere accolti, di far parte – il solo modo che era concesso loro era il tifo per una squadra di calcio italiana, perciò sperticato. A casa scrivevano in genere senza mentire, ma omettendo i dettagli: scrivevano di trovarsi in Italia, a Bergamo, o a Firenze, o a Pisa – dove li avevo incontrati. Quando avevano la fortuna di una telefonata prendevano il tono più felice che potessero, si commuovevano, spiegavano di dover chiudere per i troppi impegni – telefonate rare e brevi, diceva il regolamento. Investendo su loro, e sui loro simili ancora non risucchiati dalla galera, si sarebbero trovati i migliori tramiti, i più sapienti ambasciatori, ai rapporti coi loro paesi d’origine, pensavo, e se ne sarebbe avvantaggiata la nostra vita economica e civile, e la nostra capacità di trattare la migrazione, che non avrebbe fatto che crescere. E che risparmio! Naturalmente, per quanto facessi tesoro della sciagurata situazione in cui mi ero venuto a trovare, e insistessi, per anni, parlavo al vento. Non che non lo sapessi. Via via sentivo gridare all’emergenza, e annunciare stentorei piani, altrettante versioni del “piano Marshall”, fino al piano Mattei di oggi, povero Mattei, povero Marshall. E ho smesso di occuparmi di quelli che: “E allora tu che cosa faresti?...” Niente, o quasi: raccoglierei quello che avete seminato. Ieri sono stato fiero di quello che ha detto Eugenio Giani, che è il presidente della Toscana in cui vivo. Non solo per il rifiuto della galera più miserabile dell’altra, “Non darò l’ok a nessun Cpr in Toscana”, ma per la spiegazione: “Si stanno prendendo in giro gli italiani, perché il problema dell'immigrazione è come farli entrare e accoglierli, non come buttarli fuori. Se arrivano questi immigrati con i tormenti, le violenze e le sofferenze che hanno subìto, la risposta che dai è 'faccio i Cpr', cioè luoghi per buttarli fuori? Prima rispondi a come integrarli e accoglierli, dar lor da mangiare e dormire. Poi parli anche di quei casi isolati nei quali poter prevedere la lunghissima procedura di rimpatrio". Prima dar loro da mangiare. Avevo ancora negli occhi i titoli gridati: “Migranti scavalcano il recinto ed evadono a Porto Empedocle”, e la successiva, sussurrata precisazione: “Sono rientrati tutti, erano andati a cercare dell’acqua da bere, e magari qualcosa da mangiare”. - Conversazioni con Adriano Sofri, Facebook
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mermaidemilystuff · 1 month
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Ieri decido di scrivere ad a. boh così almeno scambio due parole con una delle due amiche(?) che ho. Il risultato è che tra le varie altre poche cose -ovvero lei che si lamenta- le ho dovuto esprimere un concetto tre volte, ovvero: una sua amica vuole fare un corto e quando l'ho vista l'ultima volta mi ha detto "oh mi devi aiutare! Posso anche pagarti perché ho i finanziamenti!" e adesso sta facendo una raccolta fondi. Ad a. dico: dille che io lo faccio per lavoro, se ha dubbi o domande non si faccia problemi a scrivermi, se invece cercasse qualcuno a cui droppare tutta la faccenda raccolta fondi posso occuparmene io e possiamo parlare di che percentuale potrei prendere. Niente. Come se parlassi arabo, il messaggio che mi arriva sta mattina è: emi ma quindi non ho capito vuoi che le dico che preferiresti essere pagata per la raccolta fondi?
L'altro grandissimo risultato è che quando parliamo del mio ex migliore amico, persona che ha conosciuto e con cui siamo uscite insieme tantissime volte, parliamo di un certo Mattia perché chiamarlo col suo nome, Matteo, è troppo complicato.
Alle volte mi chiedo se a questi punti non valga più la pena rimanere sola, sono stanca.
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l-incantatrice · 2 months
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Io non sono per niente fotogenica,se poi mi faccio un selfie sembro uscita da un film horror. Invece sui social vedo persone che postano foto in cui sembrano molto affascinanti,ma io le conosco nella realtà e so che non sono proprio carine,anzi. Vorrei sapere come fanno. Forse tra i filtri bellezza e anti age esiste anche il filtro miracolo? 😂
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angelap3 · 2 months
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Io sono una donna libera sotto la luce del sole,
tanto libera e fortunata da sapere che quando mi piego lo faccio consapevolmente, sotto l'unico comando della mia coscienza per l'alto fine del bene, per un comando paterno estremo, per una eroica causa,niente di me è ricattabile, smorfioso, ingordo.
Nei miei limiti umani ,la mia carta vincente è la Fortezza.
Scrivo ciò perché ci vedo lungo e rispondo pubblicamente a frecciatine private,tanto lo so che vengo letta, qualcuno mi ha detto che mi si ride alle spalle e quel qualcuno sparla anche di chi ride a sua volta....classico covo di vipere.
Sono una plateale io ,soprattutto contornata da persone sincere e vere .
Non è da me questo post?
Lasciate stare il can che dorme è invece perfetto
(Angela P.)
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fioreatestaingiu · 6 days
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Sono una buona amica. Ascolto sempre , sono leale, mantengo segreti e promesse, dò consigli, asciugo lacrime, faccio ridere, difendo e combatto.
Ho anche dei difetti ovviamente, ma ci sono sempre, per tutto e tutti. Sono sempre fottutamente qui, non importa cosa possa accadere, io ci sarò, fino alla fine. E guardatemi, sono a pezzi. Dò tanto, troppo e finisco in pezzi. Finisco sempre a dire “no, non ti preoccupare, passerà”.
Parlo con le persone e mi sembra di non sentire niente. Gli unici momenti in cui avrei davvero bisogno di una maledettissima persona accanto, di qualcuno che si prenda seriamente cura di me, non sento nessuno. Nessuno mi difende, nessuno mi dice anche solo uno stracazzo di “mi dispiace” che non sia per pena. Ci sono solo io e i miei cazzo di pensieri perché, giustamente, ognuno ha la propria vita. Funziona così. Ma io sono a pezzi e questo non riesco a perdonarmelo e a perdonarvelo. A parti inverse sarei pronta con la colla per rimettere ogni vostro pezzo al suo posto e io, invece, non ricevo nemmeno risposte ai messaggi. Sono mesi che vi dico “non ce la faccio più” eppure non è cambiato niente, non avete mosso un dito in più.
Sarà ora che vi salviate da soli, io getto la spugna.
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ilfascinodelvago · 9 months
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I RICCHI HANNO ROTTO IL CAZZO
Sarà il caldo, sarà che col riscaldamento globale fa più caldo der solito, sarà che col caldo pure la sopportazione nostra è ridotta, ma io lo devo di’: i ricchi hanno rotto il cazzo. E quello che deve tirà fori la stilografica in treno e il libro in francese e il giornale in inglese e poi passa tutto er tempo a spizzà i regazzini che parlano de calcio e de figa ma io dico allora che te li sei portati a fa’ er libro, i giornali e la stilografica? Cioè na vorta i ricchi erano stronzi ma tutto sommato, per la gran parte, erano armeno discreti. E mo invece tutti i giorni te devono postà er selfie dalla barca, dar jet privato, da in braccio a Cristo mentre fòri c’è la fame e la devastazione e l’apocalisse.
E poi, se tu non t’accodi al loro profondo dolore perché je s’è scheggiata l’unghia e c’hanno fatto ‘na diretta instagram da dieci minuti, la colpa è pure la tua che c’hai l’odio sociale, l’invidia sociale, il rodimento de culo sociale, l’animadelimejo sociale, direi. E invece li devi capì, me devi esse solidale con la sofferenza, poverelli è gente che è cresciuta a pane e yacht ma che ne sanno der mondo reale, non puoi pretende che capiscono quello che je succede intorno. S’ansiano per le piccole cose (soprattutto le piccole cose loro). Ma io dico ma voi che ciavete i sordi non ve potete pagà un po’ de psicoterapia e le paturnie vostre ve le risolvete in privato? Oppure, sempre visto che ciavete i sordi, me pagate la psicoterapia a me così dopo so’ rilassato e c’ho la pazienza necessaria a sopportavve?
Ve lo chiedo co tutto er core: non potete tornà a fa’ i ricchi stronzi de ‘na vorta? Noi tornamo a fa i poveri stronzi che ve odiano, voi ce sfruttate come sempre senza pietà (cioè come fate adesso), ma senza ‘sto teatrino delle piangine incomprese da circolo der burraco?
Pure perché io a te ricco, famoso, vip de non se sa bene cosa, una roba te la vorrei chiede: ma tu l’hai spesa mezza lacrimuccia, pure finta, pe’ quelle centocinquantamila famije che da agosto non sanno come mette insieme er pranzo co’ la cena? Ah no? Che t’eri distratto?
E allora me spieghi perché te incazzi e ce rimani male se poi io non te capisco a te che devi cambià la macchina sennò non puoi parcheggià sotto casa in centro, che hai fatto tardi e hai perso l’aereo, non riesci a trovà er taxi o er parrucchiere t’ha sbajato la tinta?
Tranquillo, de esse triste capita a tutti, ma io co’ la tristezza tua proprio non c’entro niente (e non so’ sicuro de poté di’ er contrario). Quindi fa er favore: già te sei piato quasi tutto, armeno le lacrime famo che rimangono le mie e ce faccio er cazzo che me pare.
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lamargi · 2 months
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Avevo un appuntamento quel giorno con il mio amante. Un collega di lavoro di mio marito, con cui avevo imbastito una storia appena qualche settimana prima. Ci eravamo dati appuntamento in un bar fuori mano. Per lui, mi ero vestita più provocante di quanto di solito non faccio, stivali, collant velati, un vestito corto.
Ma l’imbecille era in grande ritardo e non rispondeva più ai miei messaggi. Mi ero rassegnata a rinunciare alla scopata che avevo voglia di fare, quando….
- Buongiorno, signora…
Accidenti, proprio Andrea, il compagno di scuola di mio figlio! E mi ha riconosciuto subito! Nonostante gli occhialoni.
Devo fingere per non insospettirlo: chissà cosa potrebbe farsi scappare di bocca.
Così, anziché cacciarlo, invento una scusa per giustificare il fatto che aspettassi in quel bar…e lo invito a prendere qualcosa.
Lui non abita lì, ma è andato a trovare i nonni. Che sfiga, proprio quel giorno è proprio in quel quartiere incontrare qualcuno che mi conosce.
Andrea ha fatto tutte le scuole con mio figlio. Lo conosco da bambino. È un ragazzetto educato e a modo, sempre rispettoso, un po’ timido. Per niente malizioso, sono sicura che con poche parole di circostanza riuscirò a sviarlo senza che sospetti e a mandarlo via.
Ma, invece, sembra che non se ne voglia più andare! Si è seduto, ha preso una coca cola e resta là dicendo qualche parola di circostanza, e sorseggiando, lentissimamente, quella maledetta coca.
Intuisco perché: mi sta guardando le cosce, e senza nemmeno troppo preoccuparsi di non farsi notare.
Bè, la cosa in fondo mi lusinga anche un poco. Accavallo più volte e lo lascio guardare.
Il mio appuntamento ormai è saltato, ma non mi interessa quasi più. Il ragazzo non mi aveva mai guardato così, come una donna. Ci credo, di solito non sto in casa con stivali a tacco alto e gambe scoperte e inguainate dalle calze. E quanto a lui, bè a guardarlo bene è carino, tutto sommato. Giovane, forse….vergine? Mmmm
Ero eccitata all’idea di vedermi con il mio mante, e l’eccitazione non è scomparsa, anzi….
- Andrea, ma cosa devi fare dopo? Niente. Cioè mamma non ti aspetta a casa ? Bene….cioè volevo dire posso darti un passaggio ?
Pago, ci alziamo.
In macchina, gli prendo una mano e me la poggio sulla coscia. Si lascia fare, deliziosamente.
- Voglio portarti in un posto ….sussurro…..se sei capace di mantenere un segreto.
Arrossisce e e fa segno di si con la testa.
In quel momento suona il cellulare. Il collega di mio marito. Non rispondo. Ho di meglio, adesso.
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sottileincanto · 3 months
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"- Hai cambiato letto.
- Sì.
- Quando?
- Non mi ricordo. Saranno quindici anni.
- Questo ha il cassettone.
- Sì.
- E non m’hai detto niente?
- Scusa.
- È una questione di rispetto.
- Lo so, scusa.
- Mettiti nei miei panni, in quanto mostro sotto il letto, la struttura del letto ha un ruolo fondamentale per il corretto svolgimento del mio lavoro. Se tu me la cambi, ci va di mezzo la qualità del servizio.
- Mi rendo conto.
- Non vorrei dovermi rivolgere al sindacato.
- Vedo cosa posso fare.
- Grazie.
- Aspetta… io ho un mostro sotto il letto?
- Avevi. Abbiamo lavorato insieme dal ’90 al ‘98. Ti risulta?
- Forse.
- Mi chiamavi Tommyknocker, te lo ricordi?
- Ah già.
- Cos’era?
- Un brutto film tratto da un brutto libro di Stephen King.
- Ti faceva così paura?
- Non l’ho mai visto. Mi faceva paura il nome.
- Il nome. E le dita. Te le ricordi le dita? Dita lunghe, dita di morto, dita con falangi magre che graffiavano e spiavano, e poi chissà, occhi vuoti, tre file di denti, tutto quello con cui la fantasia poteva torturate un bambino. Scivolavo nel buio come un insetto, come un annegato. E mentre mamma e papà litigavano nell’altra stanza, tu chiudevi gli occhi e fissavi il muro. Perché la regola era…
- Che se ti vedo, mi prendi.
- Che se mi vedi, ti prendo. Non ci siamo più sentiti. Com’è?
- Ho avuto un sacco da fare.
- Vuoi che ti faccia paura?
- A te farebbe piacere?
- Ma sì, in ricordo dei vecchi tempi.
- Va bene.
- Allora adesso allungo una mano e ti afferro un piede.
- Okay.
- Com’è?
- Ho molta paura.
- Non sembra.
- No, no, davvero, sono pietrificato.
- Non è vero.
- Invece sì.
- Smettila di essere condiscendente. Lo capisco quando fingi.
- Scusa, è che c’ho la testa da un’altra parte. Mi sono arrivati un sacco di lavori tutti insieme, un mucchio di scadenze, e poi…
- E poi?
- Lasciamo perdere.
- No, no, dimmi.
- Non è per sminuirti, è che adesso mi fanno paura cose diverse.
- Tipo?
- Beh, così su due piedi.
- Dai, magari mi aiuta, facciamo un corso di aggiornamento.
- I parcheggi a esse.
- Cioè?
- Mi fanno paura i parcheggi a esse. Non li so fare. Vado nel panico.
- Ma come faccio a farti parcheggiare qua nella tua stanza.
- C’hai ragione.
- Qualcos’altro?
- Le raccomandate.
- Le lettere?
- Sì, le buste delle raccomandate. Di solito è una multa, ma c’ho sempre paura che sia qualcosa di peggio. Una di quelle cose che ti rovina la vita.
- Mi potrei vestire da postino…
- Ma non è il postino in sé, è più…
- La busta, ho capito. Non posso passarti buste da sotto il letto, dai.
- No, no, chiaro.
- Mi sentirei uno scemo.
- I debiti.
- Eh?
- Mi fanno molta paura i debiti. L’idea di essere in debito. Mi mette ansia.
- Sì, va bene, ma pure questo è astratto.
- Poi, fammi pensare…
- Guarda, forse è il caso che la chiudiamo qui.
- Vediamo, ho paura di non essere quello che ho detto di essere. Capisci? Un bel giorno dover andare in giro e spiegare a tutti che mi sono sbagliato, che non è vero che so fare quello che ho detto di saper fare.
- Va bene, ho capito, facciamo che ci aggiorniamo…
- Ho paura che sia troppo tardi.
- Per cosa?
- Per tutto. E che ogni giorno sia troppo tardi per una cosa nuova.
- Così no, però, così non va bene…
- Vorresti che avessi paura di qualcosa di più concreto, vero? I mostri magari. I fantasmi,gli alieni?
- Esatto! Esattamente! È proprio quello che cercavo di dirti.
- Ma magari.
- Come magari?
- Magari ci fossero i mostri, magari ci fossero gli alieni, magari ci fosse qualcosa che si muove nel buio. Io ci spero che le cose che mi facevano paura da bambino siano vere. Io ci spero che nel buio ci sia qualcosa, perché significherebbe che non sono solo in quel buio. Che non è tutto qua.
- Basta, ti prego.
- E poi ho paura di me.
- Davvero non…
- Delle mie ipocrisie, delle mie nevrosi, della mia malignità, di una sveglia sul cellulare con scritto sopra “pagare tasse”. E più di tutto…
- No…
- Ho paura perché credo di aver finalmente capito perché ho paura.
- Smettila…
- Ho paura perché credo di essere come uno di quei quadri impressionisti. Quelli che da lontano sembrano belli e sensati e più ti avvicini più ti accorgi che non c’è niente, sono solo macchie di colore. Ed è quello che penso di me.
- Cristo santo. Davvero?
- Sì.
- Io… cavolo, è… è…
- È?
- Terrificante.
- Lo so.
- Oh no.
- Cosa?
- Sei diventato il mio mostro sopra il letto."
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Testo: Nicolò Targhetta
Grafica: Amandine Delclos
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sofysta · 5 months
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Professor Paolo Crepet sul caso di Giulia
Non posso dire niente del caso specifico, spero solo che non si cominci con la solita storia di periti e controperiti, sarebbe insopportabile per chi ha voluto bene a quella povera ragazza».
Chi lo conosceva dice che Filippo era ancora innamorato di Giulia.
«In questo contesto la parola innamorato proprio non la userei. Il solo pensare che una ragazza sia come una motocicletta, una proprietà, non c’entra niente con l’innamoramento. È una concezione medievale».
Però succede.
«Appunto, ed è successo in Veneto, in una zone più produttive e ricche del paese, in quella che è stata definita la locomotiva d’Italia. Non è successo in una periferia del Meridione catalogata con il solito bla-bla».
E questo cosa significa?
«È la prova provata che la violenza e il pregiudizio nei confronti della donna non hanno nulla a che vedere con quello che dicono i soliti quattro sociologhi.
Qui siamo nel cuore del Nordest. Ci sono le villette, i giardini ben curati, un mondo che pensavamo essere privilegiato. E felice. Invece no. Abbiamo i soldi, ma non la felicità. Ci sono giovani che non sanno distinguere i sentimenti: come si può parlare di amore quando fai quaranta telefonate a una ragazza?».
In genere, in cosa sbagliano i genitori?
«Sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono un’insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al Tar. Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche i no».
Le famiglie, dunque.
«È da trent’anni che lo dico. Così come ho detto che la scuola è il luogo dei ragazzi e dei loro insegnanti e che i genitori neanche dovrebbero entrarci. Già questa sarebbe una rivoluzione».
Quanto hanno influito i social?
«Tantissimo. Ho coordinato una ricerca sul rapporto tra social e generazione Zeta, è emerso che quello che i giovani temono di più è il “ghosting”. Chatti con il Lorenzo di turno e a un certo punto Lorenzo sparisce. Non lo reggono. Capitava anche alle generazioni precedenti quando non c’erano i social, ma non erano drammi».
Cosa dice ai genitori italiani?
«Anche ai genitori europei, perché non è che negli altri paesi la situazione sia tanto diversa: smetterla di tutelare i loro figli. Sa che cosa rispondo a quei padri e a quelle madri che mi chiedono un consiglio? Di fare l’esatto contrario di quello che stanno facendo».
Perché i genitori hanno questa ansia di tutelare i figli?
«Perché hanno sensi di colpa. Su tutto. Pensano di non avere difeso abbastanza le loro creature. E invece dovrebbero dire: arrangiatevi».
Tornando a Filippo e Giulia, pensa ci sia stata premeditazione?
«Non faccio il mago, ma credo che non sia nato tutto quella sera, i raptus sono solo nei fumetti. Non si diventa lupo in una notte».
Ci sono segnali che si possono cogliere?
«Certo. Ma bisogna farsi aiutare. Il che non significa andare dallo psicanalista. Basta un’amica, ma serve tempo. E non ci si aiuta in chat, ci si aiuta andando a fare un passeggiata, stando assieme, parlando. Vale anche per l’ultimo appuntamento: non si va mai da sole, si va con qualcun altro, ma questo comporta essere complici. La complicità nelle relazioni - gli amici, i familiari, l’allenatore, l’insegnante - è la salvezza»
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