Tumgik
#e poi non è il primo post
libero-de-mente · 3 months
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Dopo aver postato i miei addii alla chihuahua Minù e al gatto Alvin, scomparsi davvero troppo presto e a distanza di trentasei ore tra di loro, ho potuto constatare quanto la presunzione di superiorità dell'essere umano sia di quanto più lontano dall'essere davvero umani.
Semmai disumani.
Per molti lo strazio che alcuni esseri umani provano per la scomparsa di un animale domestico è una deriva.
Una preoccupante deriva, dove si pongono sullo stesso piano i nostri amici a quattro zampe con la vita di un altro essere umano.
Non credo che una persona psicologicamente equilibrata voglia mai paragonare la perdita di un cane o di un gatto con quella di un genitore, di un amico o un altro parente.
Ma resta sempre un dolore comunque, che può essere molto profondo se per la persona colpita dal lutto, l'animale, era tutta la sua famiglia. Nessun altro.
Un vuoto resta un vuoto.
A prescindere da tutto questo mio preambolo, per esperienza personale, posso dire che il vedere morire un essere umano e vedere morire un animale che ha condiviso la sua vita con te ha dei punti in comune.
Lo sguardo. Ti cercano come per avere la conferma che non saranno soli, in quel momento, che qualcuno a cui hanno voluto bene sia lì con loro.
Ho visto morire mio padre, mi ha guardato e poi con un sorriso ha guardato in alto ed è spirato.
La mattina che Alvin è morto ero uscito per un appuntamento di lavoro, dovevo portarlo al mio rientro dal veterinario eppure prima di uscire, mentre mi ero chinato su di lui per confortarlo, mi ha guardato e con la zampa mi tratteneva il braccio. Usando gli artigli.
Ho interpretato dopo, quando rientrando di corsa l'ho trovato riverso a terra, che probabilmente mi stava chiedendo di non andarmene. Di restare lì con lui.
Ho letto un post recente dove un veterinario affermava che 9 su 10 i proprietari di cani o gatti non vogliono assistere al trapasso dell'animale.
Che questi prima di essere sedati per il trapasso cercano con lo sguardo colui, o colei, per cui è valsa la pena vivere scodinzolando o facendo le fusa.
Molti credono che gli animali non abbiano un'anima, eppure animale è una parola che viene dal latino "animalis" che vuol dire "animato" o qualcosa che crea la vita. Affine al greco "anemos" (vento, soffio) e al sanscrito "atman", di uguale significato.
Anche mio padre cercò qualcuno e c'ero solo io. Altri erano usciti dalla stanza. Qualcuno addirittura se n'era andato, con una scusa.
Eppure l'essenza della riconoscenza verso un'anima sta proprio nello stargli vicino, quando quell'anima lascerà il suo corpo terreno.
Non si dovrebbe privare nessuno di questo riconoscimento, a meno che la morte non giunga inaspettata e all'improvviso sia chiaro.
Nel corso della propria esistenza le persone hanno svariati interessi e priorità. Ma per gli animali, quello che noi definiamo il loro padrone, è la cosa più importante di tutto. Di tutti.
Lo sguardo degli umani, durante l'esistenza, cambia a seconda dei sentimenti. Che sia amore o rabbia, a volte anche odio.
Ma nel momento in cui una persona capisce che è giunta la sua ora cerca il perdono, oppure di perdonare.
Un cane o un gatto non si devono far perdonare nulla da chi li ha amati. Ti guarderanno con lo stesso sguardo del primo giorno che li avrete visti. Con amore incondizionato.
Perché nell'attimo in cui se ne vanno, inizia il ricordo e l'amore si consolida nel cuore. Per alcuni umani invece rimane anche una parte di rabbia e di cose incompiute.
E nell’attimo in cui tutto finisce, niente finisce
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abatelunare · 6 months
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Dodici anni di Abate Lunare
Ho avuto un altro blog, prima di questo. Sempre con lo pseudonimo di Abate Lunare. Ora non esiste più. Si era guastato qualcosa. Non so di cosa si trattasse. Ma impediva a me di postare e agli altri di commentare. Per un po' me ne sono stato zitto. Poi ho scoperto questo social. E ho pensato di approfittarne. Il mio primo post su Tumblr risale al 26 ottobre 2011. In questi dodici anni sono cambiate parecchie cose. Molti hanno lasciato questo posto, che non è più bello come prima. Io mi ci trovo ancora bene. Per adesso. Poi si vedrà.
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der-papero · 2 months
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In questo post parlerò bene dei tedeschi, in un contesto anche molto delicato, ma quando se lo meritano ben venga, però non vi ci abituate, che un wurst non fa barbecue. Spero di non urtare la sensibilità di nessuno più di quanto la mia è stata urtata.
Ieri sera, mentre mi dilettavo con un po' di Typescript, avevo in sottofondo su una normale emittente tedesca Fast & Furious 8, detto tra noi una puttanata siderale, ma giusto per vedere qualche cartone ben assestato in faccia ai cattivi.
Ad ogni modo, parte la pubblicità, e tra i vari spot alzo la testa per puro caso, e vedo una coppia con una bimba, in riva ad un lago, i primi due sotto ad un albero in costume (qui i tedeschi vanno spesso al lago a farsi il bagno), e la bimba sulla riva a giocare con l'acqua.
Mo', tutto mi sarei aspettato, che cazz ne so, la pubblicità del formaggio in mezzo al pane, qualche automobile, la crema solare, e invece qui veramente ci sono rimasto di un male incredibile: la telecamera fa un primo piano sugli occhi di lui, poi della bimba che gioca, poi di nuovo su di lui, e vi giuro che fa uno sguardo che mi ha tagliato in due, che non saprei nemmeno definirvi, perché io stavo iniziando a sentirmi male senza manco avere il tempo di realizzare perché. All'improvviso la scena si interrompe, e compaiono delle scritte bianche, lente, su un pannello nero, non vi saprei manco ripetere il contenuto perché ormai io volevo solo portare lo sguardo altrove e dimenticarmi tutto, e diceva più o meno una roba del tipo "se questo lo chiami amore, allora chiamaci, perché possiamo aiutarti".
Ora, personalmente per me è stata una botta allucinante, ci penso da ieri e spero di non rivederla più quella scena, poi chissà, magari la seconda volta potrei razionalizzarla meglio, perché ieri ero totalmente impreparato a vedere una roba simile, come se uno sconosciuto per strada vi rifilasse un cazzotto ad altezza stomaco senza il minimo sentore che potesse accadere, tuttavia ho massima stima verso un modello di società che non nasconde la merda sotto al tappeto, la mostra per quello che è, te la sbatte in faccia senza filtri e mette in piedi (almeno ci prova) un processo che possa prevenire prima che sia troppo tardi.
Qualsiasi imbecille riesce ad urlare "castrazione chimica", ma è in queste cose che si misura la maturità sociale di un popolo.
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kon-igi · 8 months
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DA GRANDI POTERI DERIVANO GRANDI FRAINTENDIMENTI
Post ad alto tenore nerd.
Ieri @nusta ha rebloggato un pool in cui si chiedeva quale superpotere avresti desiderato avere e subito sono tornato indietro di una trentina d'anni ai tempi in cui con @salfadog e gli altri sociopatici discutevamo notti intere sulle caratteristiche e le inaspettate implicazioni di avere determinati superpoteri.
Come puoi scegliere un superpotere se non è ben specificato come funziona?!
Il pool comprendeva le seguenti mutazioni e dal momento che i vostri testicoli mi sembrano ben saldi, mi appresterò a farveli vacillare e poi rotolare sul pavimento:
Invisibilità
Telecinesi
Teletrasporto
Lettura della mente
Superforza
Mutaforma
Volo
Cura
Supervelocità
Precognizione
Invisibilità
Che cosa si intende esattamente per invisibilità? La completa trasparenza del proprio corpo oppure l'invisibilità neuropercettiva? Nel primo caso mi auguro che sia a comando sennò che vita di merda a scansare le macchine (e comunque saresti sempre visibile a sensori di calore o di movimento ambientale), se invece si parla di invisibilità neuropercettiva (sei visto ma il cervello non elabora la visione) dipende dal raggio del potere e se questo funziona anche per visione a distanza con dispositivi elettronici (se visto su uno schermo ma ignorato)
Telecinesi
Molto semplicemente: qual è il tuo raggio di controllo e quanto puoi sollevare? Puoi agire solo su oggetti a vista ed entro certe dimensioni/peso oppure anche su oggetti visti su schermo? La forza di sollevamento è variabile proporzionalmente alla volontà?
Teletrasporto
Ok, questa è difficile. Devi poter vedere il punto in cui ti teleporti? Basta conoscerne le coordinate o conservarne memoria? Esiste un meccansimo automatico di fuga qualora ti teleportassi in un punto in cui c'è un oggetto? Nel caso non esistesse, ti fondi con l'oggetto oppure chi ha resistenza inferiore riceve un danno? Puoi teleportare oggetti e persone? Le devi toccare o devono essere in un certo raggio da te? Qual è il limite o il raggio di azione?
Lettura della mente
Funziona a comando oppure 'ascolti' sempre? Riesci a filtrare i pensieri di fondo delle persone? Qual è il tuo raggio di 'ascolto'? Ascolti solo i pensieri coscienti oppure puoi scavare nei ricordi?
Superforza
Qua bisogna ancora scomodare la fisica e non ci sono domande ma solo constatazioni. La superforza non può essere cosi super. Ammesso che la la struttura muscolo-scheletrica e cutanea del soggetto riesca a sopportare la pressione del sollevamento di parecchie tonnellate, l'ambiente circostante non lo è! Se tu afferri e sollevi un blocco di cemento enorme i casi sono due: o le tue mani sbriciolano il blocco nel punto di presa o il peso fa penetrare i tuoi piedi nel terreno. Tertium non datur.
Mutaforma
Ti puoi trasformare in qualsiasi cosa o solo in esseri viventi? Devi toccare il soggetto (tipo 'copiare' il dna/struttura molecolare) o vederlo oppure puoi plasmarti a piacimento con la volontà? E' un'illusione oppure hai le caratteristiche biologiche del soggetto copiato? Dove va la differenza di massa?
Volo
Nessuna domanda, tranne per ciò che concerne la velocità ma vi invito a riflettere cosa significhi volare veloci senza adeguate protezioni contro l'attrito dell'aria e le basse temperature in quota.
Cura (healing, nell'originale)
Qua ho qualche dubbio se si riferisca a una rigenerazione di se stessi tipo Wolverine o alla cura delle ferite/malattie di un altro soggetto.
In ogni caso, anche qua dipende dalla velocità di risanamento e a che livello agisce il potere... mi spiego: non esiste uno stato 'sano' di un soggetto al quale 'ritornare' grazie a questo potere. Se questi non può essere indirizzato a una lesione specifica, quale sarebbe lo stato 'sano' originale? Viene curata anche l'artrosi o la flaccidità dei muscoli dovuta alla sedentarietà? L'invecchiamento cellulare? Questo potere ringiovanisce o, se funzionante solo su se stessi, non ti fa invecchiare o ammalare? Sei immortale?
Supervelocità
Vale lo stesso discorso del volo: quanto vai veloce? Il potere ti conferisce protezione all'attrito dell'aria e alla collisione con oggetti?
Precognizione
Quanto tempo prima 'vedi' le cose e come le vedi? Tipo senso di ragno che ti avverte di un generico pericolo imminente oppure dei flash con immagini dettagliate sul futuro? Riesci a capire oppure vanno interpretate? Puoi cambiare il corso degli eventi o solo vedere come obbligatoriamente andrà e correre ai ripari?
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Un aggiunta finale, per essere 'scientificamente accettabili' di solito alcuni di questi poteri 'consumano' energia fisica che può essere giustificata con un maggiore introito calorico o più semplicemente con lo stratagemma grazie al quale si fa attingere il soggetto a un'energia 'cosmica' non meglio definita.
E io comunque scelgo healing, confidando che possa curare sia me stesso che gli altri.
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ideeperscrittori · 8 months
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10 COSE CHE SIMONE PILLON NON HA CAPITO (Sono miliardi ma ne cito solo 10)
«E Dio li creò maschi e femmine» non è un'argomentazione.
Pillon è egli stesso la prova del fallimento della famiglia tradizionale che difende (questa cosa passerà alla storia come "Paradosso di Pillon").
Rispondersi da solo "Forza Simo" su Facebook non è indice di consenso per le tue idee.
Le condivisioni su Facebook dei post di Pillon spesso non sono indice di consenso ma: "Ehi, avete visto l'ultima boiata scritta da Pillon?".
La risposta logicamente corretta a "è scritto nella Bibbia" è comunemente nota come "E 'sticazzi".
Un ateo e satanista onorario (onorario perché in quanto ateo non crede nelle divinità, Satana compreso) ha fatto la seguente confessione: «Ero cattolico, poi ho letto tre post di Pillon e mi sono detto: non posso fare questa fine».
Le persone continueranno a essere quello che sono e fare cose considerate inaccettabili nelle lezioni di catechismo (tipo amarsi liberamente) e Pillon non potrà farci niente. Questo lo renderà triste. E la tristezza di Pillon è meglio di niente.
Immaginate questa scena: Pillon durante una conferenza stampa si dichiara soddisfatto della società in cui vive. Secondo gli scienziati questo è il primo indizio di un'irreversibile barbarie che ti lascia solo la speranza di un asteroide finale.
Tra le cose che Pillon non ha capito, merita senz'altro un posto d'onore la realtà.
Sono ateo, non credo nel paradiso, ma ho come l'impressione che se esistesse un luogo ultraterreno per le persone decenti non ci troveresti Pillon. [L'Ideota]
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bicheco · 3 months
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Ferocia social
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Mi ha molto colpito questa vicenda della ristoratrice Giovanna Pedretti. Due cose in particolare:
1) Ammettiamo pure che la signora abbia contraffatto il post della recensione + risposta (e non è neppure detto che sia stata lei, eccetera). Rimane comunque una PICCOLA bugia a FIN DI BENE, in cui nella sostanza si affermano dei valori condivisibili (rispetto della disabilità, critica all'omofobia). Una sorta di bugia bianca, ingenua forse, ma apprezzabile (che poi il tutto possa avere un fine pubblicitario non ha alcun senso: tutti i social e tutti i post hanno sempre un fine promozionale). Detto ciò: una piccola bugia di una piccola, anonima, ristoratrice meritava una reazione da parte dell'esercito Lucarelli, una che ha milioni di followers e che smuove i social come nessun altro?! Secondo me, assolutamente no! Selvaggia, tu dovresti attaccare e fare le pulci ai potenti, non agli ultimi, devi essere consapevole (e lei lo sa bene!) che le tue accuse spalancheranno le porte dell'inferno, e non tutti sono abbastanza forti da reggere la c.d. "gogna mediatica". Io personalmente spero che da questa tragedia possa nascere una riflessione seria sull'argomento.
2) Il secondo aspetto che sconvolge è la totale mancanza di empatia e compassione da parte della Lucarelli e del compagno: ma come, la signora si suicida, probabilmente anche a causa tua, e non senti il bisogno come primo atto pubblico di esprimere dolore e rincrescimento per un essere umano che si è tolto la vita? Triste, avvilente, sconcertante.
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sarcasm-andotherstuff · 5 months
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1) Not all men, non tutti i maschi sono così, non potete generalizzare.
Non generalizzo, ma non vedo per quale ragione dovrei lodare qualcuno per non essere un assassino. Quando un uomo si sente in dovere di precisare di essere diverso da un tizio che controlla, rapisce, aggredisce, uccide una donna che cosa vuole esattamente, un applauso? Una medaglia? Riceviamo forse un premio per non essere criminali?
Non commettere violenza è il livello base di convivenza civile: non si dipinga il minimo della decenza come una prova di virtù.
Se poi la paura è legata alle relazioni (“le donne hanno paura degli uomini, resterò scapolo tutta la vita”), si sappia che per chiunque l’intimità è anche vulnerabilità. Il timore d’essere temuti credo possa almeno pareggiare con il timore di subire violenza, no?
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2) Cherry picking e benaltrismo (Non c’è un aumento di casi! E allora i maschicidi? Gli infanticidi? E allora i paesi islamici?)
Primo. Se si parla di violenza sulle donne il tema è la violenza sulle donne, se ritenete meritevoli di dibattito altri temi fatevi i post vostri.
Secondo. L’allarme sociale si crea di fronte a fenomeni statisticamente rilevanti, non necessariamente in numeri assoluti. Esibire il grafico che mostra che le vittime femminili di omicidio restano costanti negli anni, come se quel dato fosse una vittoria, mostra la mancata comprensione della tendenza, visto che, a fronte della generale diminuzione dei reati (e degli omicidi) la mancata flessione delle vittime femminili non può essere interpretata positivamente.
Terzo. Il fatto che le donne in Iran siano perseguitate e oppresse non rende sopportabile la violenza di genere altrove, né rende capricci o voluttà le rivendicazioni femministe.
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3) Volemosebene, basta guerra tra i sessi!
Denunciare la violenza di genere, riflettere sul patriarcato non significa, né ha mai significato, odiare i maschi, né ingaggiare un derby donne contro uomini, ma casomai criticare un certo tipo di maschi (ma pure di femmine, che ne adottano retorica). In altri termini, significa riconoscere l’egemonia culturale che il privilegio maschile ha imposto e impone. E far emergere questo conflitto, non tra maschi e femmine, ma tra patriarcato e parità, richiede anche argomentazioni forti e toni aspri: nella lotta contro disuguaglianze e discriminazioni, il bon ton non è un requisito essenziale.
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E, quanto a retorica, anche in buonafede, sappiate che non abbiamo bisogno di sentirci dire che doniamo la vita o che siamo esseri angelicati: siamo tutte diverse, con idee, temperamenti, caratteristiche differenti, così come i maschi, così come chiunque. Abbiamo bisogno, e abbiamo diritto, tuttə, di avere potere sul nostro corpo, sul nostro spazio, fisico, psicologico e sociale. Abbiamo bisogno di elaborare e rivendicare, di vivere e di convivere, di legarci restando persone, individualità che esistono non solo in funzione di qualcuno o di qualcosa.
E tra i maschi non cerchiamo, né dovremmo cercare, eroi, salvatori, giustizieri o principi azzurri. Se davvero, sinceramente, autenticamente, non per provocazione o polemica, temete il femminismo e non cogliete problemi nel modello patriarcale, ma vorreste non essere parte del problema, siateci alleati. Riconoscete il privilegio di cui godete (che non è una colpa, è un vantaggio), iniziando da quello della parola: per una volta, lasciate il palco, il microfono, il megafono, l'editoriale, l’ospitata in tv. E chiedete, leggete, ascoltate, cercate di capire e non convincetevi subito di esserci riusciti. Imparate a condividere e rilanciare le parole altrui: ci sono persone che parlano veloci per l’abitudine di essere interrotte, ci sono discorsi che meriterebbero ascolto invece che lezioni, ci sono voci che andrebbero amplificate.
E quando si ha un privilegio il miglior servizio è farsi cassa di risonanza.
Roberta Covelli
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questouomono · 27 days
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Questo uomo no, #137 - Quello che parla dei libri che non ha letto per dimostrare di non sapere le cose di cui parla
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Mi scuso in anticipo per la parentesi molto personale, ma certe cose fanno davvero troppo ridere e credo sia giusto farne esempio utile a più persone possibile.
Di per sé il tipo di maschilista di cui parlo non sarebbe un soggetto nuovo, rappresenta l'ennesima versione di ignorante che merita un posto nella Armata delle Tenebre. Però in questo caso mi ha molto colpito che l'ignoranza venisse proprio da una categoria alla quale appartengo: quella di chi lavora in filosofia. In più (ignoranza al quadrato?) parlando di un libro che affronta argomenti di filosofia: il mio ultimo.
Il soggetto in questione - non importa il nome come non importa il titolo del mio libro, tanto è una scenetta che puntualmente si ripete a ogni libro che tratti di problemi di genere commentato da chi lavora con la filosofia - si produce su un social in un primo commento che già da solo, secondo la nota "Lewis' Law", giustifica l'esistenza del libro stesso:
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Ovviamente non mi sento colpevole affatto, visto che descrivo semplicemente chi sono secondo concetti assolutamente non colpevolizzanti - se li si conosce e li si sa usare. Non vorrei citarmi addosso di nuovo, ma qui si legge evidentemente una coda di paglia enorme, resa rogo fiammeggiante dalla maschia immagine di un Platone intento a prendermi a pugni. Almeno forse mi riterrebbe degno dei suoi colpi; uno che scrive usando i concetti in questo modo probabilmente a Platone farebbe tanto schifo da non volerlo toccare manco per menarlo.
Ma il meglio deve ancora venire: sollecitato da un suo "amico" sui social, il nostro lascia la prova che il libro di cui parla non l'ha letto, o se l'ha letto ha capito cose che non erano nel libro ma già nella sua testa:
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Basta anche solo leggere la quarta di copertina o le bandelle del mio libro per rendersi conto che lamento proprio (tra le altre cose) il fatto che i filosofi hanno sempre messo molto poco, nel loro lavoro, del loro corpo sessuato. In più, Butler praticamente non la cito manco per sbaglio; essendo una post-strutturalista, forse "costruttivista" come viene detto ma certo non fenomenologa come lo sono io, non "uso" in nessun modo il suo pensiero.
Poi vabbè, tutta la pomposa storiella su ideologia e religione rientra nella solita retorica ignorante "antigender" che come vedete è stata ben assimilata senza un briciolo di ricerca o di critica anche da chi ha una cattedra universitaria in filosofia (sì, il soggetto autore delle parole sopra riportate rientra in questa nobile categoria).
Ah, per chi se lo chiedesse: sì, il commento in cui si invoca la pistola (di altro "amico" suo di social) sarebbe da querela, ma già non ho tempo da perdere con gli ignoranti, figuriamoci con i loro amici.
Il problema non è essere d'accordo o no con quello che scrivo eh, figuriamoci. Intravedo un problema più grande nell'essere un cattedratico di filosofia e professare maschilismo ignorante senza neanche rendersene conto. Che è esattamente uno degli argomenti del mio ultimo libro.
Non posso che ringraziare pubblicamente l'autore di questa involontaria ma utile dimostrazione di quanto sostengo. Aggiungo che no, questo uomo no.
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aitan · 1 month
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CHARLES MINGUS E ORSON WELLES
CAPODANNO AL FIVE SPOT
Capodanno 1959, seduto in prima fila, proprio sotto il contrabbasso di Mingus c’era Orson Welles, quasi un alter ego del jazzista, per genialità, esuberanza, fierezza, complessità. E anche per le tante disavventure artistiche. Per Mingus era un idolo, lo seguiva dai tempi radiofonici di The war of worlds, adorava Quarto potere (dove in una scena c'era il suo amico d'infanzia Buddy Collette che suonava il sax in una festa sulla spiaggia), ammirava il suo modo di vestire, il suo impegno politico (sempre in prima linea per la difesa dei diritti civili, il suo Macbeth tutto nero è del 1936), la sua voce (“mi ricorda Coleman Hawkins. Potevi sentirla a un miglio di distanza”). E non era il solo jazzista a essere stato sedotto dalla voce radiofonica di Orson Welles, anche Miles Davis lo citava come un’influenza sul suo modo di suonare: “Fraseggio, tono, intonazione: tutte queste cose possono avere come modello un maestro della parola”.
Il 1959 sarà un anno d’oro del jazz per quantità, qualità, creatività. Al Five spot, piccolo, fumoso, maleodorante locale di Bowery, scelto come luogo di riferimento da artisti e intellettuali, l'anno comincia con un formidabile double bill: sono di scena, uno dopo l’altro, Sonny Rollins, alla testa di un trio con il bassista Henry Grimes e con il batterista Pete La Rocca, e Charles Mingus con il pianista Horace Parlan, il batterista Roy Haynes (che sostituisce il fedelissimo Dannie Richmond arrestato) e i sassofonisti Booker Ervin e John Handy. È la prima sera dell’anno, ma nel club di Bowery dei fratelli Joe e Iggy Termini è anche l’ultimo impegno di quel prestigioso, favoloso cartellone con Mingus molto irrequieto per tutta la scrittura. Aveva appena registrato la musica per il film di John Cassavetes Shadows, una colonna sonora bocciata nel rimontaggio finale (la stessa cosa sarebbe successa anni dopo con Todo modo di Petri), aveva ripreso i suoi musicisti brutalmente e una volta aveva minacciato violentemente i clienti di un tavolo che, durante il suo set, non smettevano di parlare. Oltretutto ogni sera tendeva ad allargare il suo set e Sonny si inferociva, talvolta rifiutandosi di suonare. Ma era un gran clima, entusiasmante e effervescente. Rollins era in un momento di transizione, alla vigilia di un ritiro clamoroso per rinnovare il linguaggio del suo sax tenore con il leggendario e solitario corso di aggiornamento stilistico sul ponte di Williamsburg: «In un posto tranquillissimo, un angolo morto che oggi sarebbe impossibile ritrovare con il traffico che c’è» il suo racconto, dove poteva esercitarsi liberamente.
Anche Welles, come Mingus, era reduce da una delusione cinematografica: la Universal gli aveva tolto di mano la post-produzione del nuovo film, L’infernale Quinlan, ne aveva tagliato una ventina di minuti e aveva fatto girare nuove scene, modificando il primo montaggio. Più o meno nello stesso periodo era finito in soffitta un documentario intitolato Viva Italia (Portrait of Gina) perché Gina Lollobrigida aveva messo un veto, non gradendo il suo ritratto di giovane attrice ambiziosa e la Abc tv lo aveva bocciato ritenendolo cosi poco ortodosso da non poter essere trasmesso. Era un film di mezz’ora scarsa sull’Italia, paese che Orson ha frequentato per 20 anni (la terza moglie è stata l’attrice italiana, Paola Mori). Dopo un lungo oblio (Orson aveva perduto l'unica copia esistente all'Hotel Ritz di Parigi) è stato riscoperto nel 1986, proiettato al festival di Venezia ma poi di nuovo bandito su intervento della Lollobrigida.
La presenza del regista di Quarto potere al Five spot non era casuale
Nel club di Bowery si poteva incontrare chiunque, da Jack Kerouac che leggeva le sue poesie, alla mitica baronessa Pannonica de Koenigswater scesa dalla sua Rolls Royce, a William de Kooning che voleva respirare la libertà del jazz, a Leonard Bernstein che si divertiva a curiosare nella notte, allo scrittore Norman Mailer con la sua passione per quella musica. Ma la musica da sempre è stata una grande passione di Welles. La mamma pianista gli aveva fatto prendere lezioni di piano e violino e Orson aveva anche mostrato un certo talento, tanto da essere considerato un ragazzo prodigio. In gioventù era stato un grande sostenitore del jazz di New Orleans, ma sicuramente ammirava Charles Mingus per la sua musica e la sua personalità, il suo impegno, il suo agire tellurico.
(Marco Molendini)
Non potevo non condividerlo.
Due miei ingombranti miti nella stessa foto, nello stesso locale, nello stesso articolo.
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argentoheart · 4 months
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perché la s2 di un professore non funziona
Ho sperato fino alla fine di non dover fare questo post, ma il modo in cui è stata gestita questa stagione mi lasciata amareggiata e delusa, e voglio parlarne un po' anche per organizzare e capire meglio i motivi per cui, secondo me, questa stagione non ha funzionato. E anche perché ho bisogno di sfogarmi e passare avanti.
Non criticherò il lavoro degli attori perché credo abbiano fatto del loro meglio considerato il copione che si sono ritrovati a seguire, ma ci tengo a dire che sarà un post sfogo e non mi risparmierò, quindi se la serie vi è piaciuta questo post non fa per voi. Se invece anche voi siete rimastə delusə, ci vediamo sotto il cut. (very long post)
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Partiamo dal presupposto che, mentre la prima stagione si basa abbastanza fedelmente sugli eventi di Merlì, nella seconda (e direi ormai anche la terza, nonostante ancora non sia ancora uscita) si nota un totale distaccamento.
Questo perché, come dichiarato dallo sceneggiatore in una intervista per fanpage, la seconda e la terza stagione di Merlì non sono state completamente prese in considerazione nella stesura della sceneggiatura di questa s2, con gli evidenti problemi che ne conseguono.
Già nella prima stagione alcuni avvenimenti erano al limite del surrealismo e i personaggi potevano risultare incoerenti, ma era evidente che un'idea di base esisteva e che ci fossero dei punti cardine nella trama, come dei tasselli, che venivano aggiunti man mano e che disegnavano una storia piuttosto solida. In questa s2 tutto ciò è venuto a mancare, i personaggi sono allo sbaraglio, la storyline ancora di più, e sembra che le cose accadano giusto perché devono accadere e non perché ci sia una reale intenzione logica e narrativa dietro. Ma procediamo con ordine.
Questa stagione era stata pubblicizzata e promossa in un certo modo, facendo leva su specifici personaggi e rapporti tra di essi, in particolare ovviamente quello tra Simone e Manuel, ed è di questo che voglio parlare per primo perché è quello che forse mi tocca più da vicino essendo io una persona bisessuale.
Simuel (Mimmone e Manina)
Speravo, nella mia ingenuità, che avrebbero utilizzato questa stagione per esplorare un po' di più la bisessualità di Manuel. Non mi aspettavo i "simuel canon" nel giro di due/tre episodi, ma mi aspettavo che entro la fine della stagione questi due personaggi (e quello di Manuel soprattutto) potessero arrivare ad avere alcune consapevolezze. Non mi aspettavo che li facessero sparire dopo il secondo episodio, per poi relegarli ad avere poche scenette superficiali e messe quasi a tappare i buchi tra le altre scene.
E ci tengo a dirlo, non si tratta quindi più della coppia in sé, quanto alle storyline importanti che potevano e dovevano essere raccontate con una cura ed una dignità superiore.
Manuel come personaggio è stato distrutto pezzo per pezzo. Tutte le cose che lo rendevano bello, interessante e che ti facevano entrare in empatia con lui, le cose che ti facevano tifare per lui, sono state tutte dimenticate strada facendo, abbozzate e nel peggiore dei casi completamente eliminate.
Nella prima stagione era un ragazzo sveglio, che faceva e avrebbe fatto di tutto per sua madre e per le persone a cui voleva bene. Manuel era riuscito a riscattarsi, aveva capito che la scuola e la conoscenza sono importanti, aveva trovato in Dante la figura maschile e quasi paterna che gli era sempre mancata, aveva trovato conforto nella filosofia, l'aveva resa un porto sicuro, una casa in cui rifugiarsi e in cui poter essere libero. Aveva trovato in Simone una persone che lo amava (anche nel senso più platonico del termine) nonostante tutto, una persona che gli è stata accanto con i vari alti e bassi, una persona di cui si fidava e a cui avrebbe affidato la sua stessa vita.
Tutto questo non esiste più nella seconda stagione. Questo Manuel esiste nei primi episodi e poi, man mano che si avvicina a Nina, finisce per scomparire. Non parla più con Simone, se non per fargli scenate di gelosia, non fanno neanche vedere un momento in cui parlano veramente della scoperta di Nicola, solo una scenetta alla piscina che aveva tanto potenziale, ma che è stata messa lì come contentino per dire "vedete, parlano" quando poi le loro interazioni sono inesistenti. Nel mentre, quindi, Manuel si avvicina a Nina, che si comporta solo in modo scostante, che all'inizio lo prende per cretino, poi si fa portare il gelato e gli dà picche, e poi lo porta in una casa che non è sua, facendo irruzione in una dimora privata (con le chiavi di sua zia, quindi anche rischiando di metterla nei guai), segue scena alla Pretty Woman che vuole essere divertente, romantica e sensuale, ma risulta insensata e cringe e poi, dopo il loro primo bacio, lei che aveva paura di aprirsi, gli rivela che ha una figlia così de botto senza senso. Nina che tra l'altro per tutto il resto della serie dimostra solo di non avere stima di lui ("se vedono Manuel è la volta buona che Lilli me la scordo" , "io ce so cresciuto a merendine" "e infatti guarda come sei diventato" , "è bello" "e bello e poi? vai avanti con l'elenco" "è finito, l'elenco è finito") e che se lo trascina in questa follia del rapimento della bambina e lui, ormai ridotto ad un ombra del personaggio che è stato, la asseconda in tutto e per tutto, arrivando anche a derubare ANITA, sua madre per cui si è sempre fatto in quattro.
Il suo rapporto con Simone viene completamente schiacciato e poi buttato via manco fosse una zanzara che ronzava nell'orecchio degli sceneggiatori e anche le scene che sarebbero dovute essere catartiche, come quella all'ospedale in cui Manuel dice a Simone che non è da solo e che "Ce sto io co' te", risultano arraffazzonate, senz'anima e salvate solo dalle performance magistrali degli attori, perché non seguono alcun build-up emotivo.
Il bacio e il rapporto sessuale che c'è stato tra i due non viene più menzionato, ma intorno a noi sentiamo parlare di pulsione, curiosità, parentesi alcolica, fratria adolescenziale, ad ennesima riprova che noi persone bisessuali non siamo niente agli occhi di questa produzione, che la nostra sessualità è solo un plot point o un modo per promuovere la serie, facendo leva sul nostro desiderio di venire rappresentatə, che non ci meritiamo dei personaggi dignitosi, che non ci meritiamo di avere le nostre storie raccontate al pubblico, che siamo una parentesi e poi possiamo anche essere accantonatə perché alla fine non siamo né una cosa né l'altra, e chi vuole perdere tempo a parlare di queste cose che confondono e basta?
[E ma Mimmo non è bisessuale? ne parlerò più avanti]
Detto ciò, mi dispiace doverlo ammettere, ma i Simuel e questo giro non mi hanno detto niente, è rimasta solo nostalgia nel ricordarli durante la s1, perché per il resto è stato uno sfacelo.
Passiamo quindi a Simone, che qui io chiamerei invece la seconda venuta di Cristo perché 'sto raga si sobbarca i problemi di tutti in questa serie e riceve in cambio solo dolore. Io lo amo moltissimo, anche in questa stagione si riconferma il personaggio che merita di più in termini di storyline e di performance in generale. Uno dei pochi che mi ha fatto provare emozioni reali.
Nonostante questo, anche la sua storia è stata trattata senza reale attenzione alle cose che accadono.
Questo ragazzo in ordine viene aggredito da degli omofobi, finisce nel mezzo di una investigazione, impelagato in giri di camorra, ha una mezza gioia con un ragazzo che finalmente lo contraccambia, ma nell'episodio successivo scopre che il padre rischia la vita e non vuole operarsi, scopre che il suo migliore amico lo vuole lasciare solo, si ubriaca fino a svenire e poi, dopo aver quasi assaporato un po' di felicità nel pensiero di poter vivere libero con Mimmo, questa gli viene di nuovo portata via dalla protezione testimoni (necessaria, ma il risultato è che Simobale rimane il personaggio con il peggior finale di tutti).
A me la storia con Mimmo è piaciuta, i Mimmone per me hanno retto la stagione insieme a pochi altri (Vedi Nicola, Viola e Rayan), ma non è questo che avrei voluto per Simone.
Certo, sono contenta che Mimmo lo ricambiasse, ma Simone meritava davvero di potersi vivere una storia alla luce del sole e qui si palesa nuovamente l'omofobia di questa serie.
Tolta la bisessualità mancata di Manuel, che a questo punto e viste le dichiarazioni fatte dallo sceneggiatore non credo che verrà mai più ripresa, anche l'omosessualità di Simone e la sua storia con Mimmo sono state trattate nel modo più sbagliato possibile.
Lì dove ogni coppia etero ha la possibilità di vivere ogni particolare della propria storia con trasparenza, Simone e Mimmo si devono nascondere, non possono fare nulla di quello che due adolescenti innamorati dovrebbero fare, che loro stessi dicono di voler fare. Sono gli unici che devono separarsi, nonostante provino un sentimento fortissimo l'uno per l'altro, gli unici il cui amore finisce in tragedia, e fino all'ultimo nessun altro sa di loro.
E Mimmo è un carcerato, quindi ovvio che non sia libero di fare l'adolescente innamorato con Simone.
Ecco perché secondo me Mimmo non era il personaggio adatto a fare da love interest a Simone. Dopo gli avvenimenti con Manuel, sarebbe stato bello vedere un Simone che può vivere il suo amore e la sua sessualità in modo libero. Mi sarebbe anche piaciuto vedere Manuel che, tramite la scoperta di questo "nuovo Simone", si trova costretto ad affrontare i sentimenti che prova per lui e che erano evidenti nella stagione precedente. Ma purtroppo a questa serie le cose fatte bene e la continuità e coerenza dei personaggi non interessano.
[Okay ma la bisessualità di Mimmo?]
La bisessualità di Mimmo è proprio come quella di Manuel, nella serie non esiste se non nella misura in cui noi decidiamo di vederla in questi personaggi. Niente fa pensare che Mimmo possa essere veramente bisessuale, sappiamo che ha avuto una ragazza, ma non sappiamo se l'abbia amata o gli sia piaciuta davvero (come ad esempio Manuel con Chicca, Alice e perfino Nina) o se la sua situazione è stata come quella di Simone e Laura.
Perché no, in una società eteronormativa come la nostra un uomo gay che va con una donna e un uomo etero che va con un uomo non si equivalgono.
Manuel, Nicola e Viola
Altra grande pecca di questa stagione è il mancato sfruttamento della dinamica tra questi tre.
Parto col dire che Nicola e Viola sono stati i miei nuovi personaggi preferiti, li ho trovati coerenti e sensati, avevano reazioni realistiche agli avvenimenti della serie e in generale sono personaggi decisamente amabili.
Il loro rapporto è genuino, sono una vera famiglia, parlano, si fidano l'uno dell'altra, hanno momenti di tensione come è normale che sia, ma il loro amore è più forte e si riappacificano sempre.
La storia di Viola penso sia stata molto ben fatta, mi è piaciuto che abbiano evidenziato il contrasto tra la sua rassegnazione e la speranza di Nicola, e come questa speranza sia interpretata da Viola come un'insoddisfazione del padre nei suoi confronti. Li ho davvero amati e mi dispiace tantissimo che Nicola se ne sia dovuto andare via così, quando aveva ancora così tanto da dare come personaggio, sia a Viola che soprattutto a Manuel. Fino all'ultimo ho quasi sperato che, come Bruno in Merlì, Manuel partisse con lui per Tokyo.
Pensavo anche che avrebbero dato più spazio a questa nuova famiglia ritrovata, ma dopo quel bel discorso che fanno Manuel e Nicola e la scena al ristorante, l'unica volta in cui si vedono interagire è quando Manuel va a chiedergli i soldi per scappare con Nina.
Nicola poi fatto passare come il cattivo della situazione sol perché è un adulto con un cervello funzionante e capisce che non ci si può fidare di due adolescenti in pieno delirio di onnipotenza e che il metodo dantebalestra non è quello vincente questa volta.
Per non parlare di come mi hanno strappato Manuel e Viola, dopo quel gesto dolcissimo della carezza e del "Perdonami, fratello mio" loro scomparsi, il loro rapporto abbozzato come il resto della trama, un sacco di potenziale sprecato. Non guarderò la terza stagione, ma spero che abbiano almeno dei piani per loro due in quella sceneggiatura.
Anita/Dante/Floriana
Parto col dire che a me Dante e Anita non dicono assolutamente nulla, penso che la loro storia sia nata dal nulla, penso che siano come due adolescenti alla prima cotta, penso che Dante dovrebbe morire solo e che la storia di Anita si sarebbe dovuta sviluppare verso l'autorealizzazione di se stessa, come lo era nella prima stagione.
Li detesto ma li ho accettati perché okay, va bene così.
Ed ero felice, veramente felice, quando ho saputo che Floriana sarebbe tornata. Pensavo che sarebbe stata un buon pretesto per parlare di Jacopo e per rimettere un po' insieme i cocci di quella famiglia distrutta, invece il suo personaggio è stato richiamato solo per creare l'ennesimo triangolo noioso di cui noi tuttə sapevamo la fine ancor prima che fosse iniziato.
Floriana e Dante hanno 1000 volte più chimica di Anita e Dante, così come Anita ha 1000 volte più chimica con Nicola, ma entrambe le storie sono state liquidate senza un motivo perché A e D dovevano avere l'happy ending.
Floriana inoltre non sembra neanche comportarsi da madre con Simone e tutte le mie speranze su uno sviluppo serio del lutto e del trauma familiare legato a Jacopo sono state ancora una volta deluse in favore di frasi sparse in cui, t'oh, la sceneggiatura si ricorda che c'è un fratello morto e che questa famiglia è crollata per questo, giusto per mettere un po' di pathos in più e dare falsa profondità ai personaggi.
Dante e Anita si nascondono le cose, non parlano, preferiscono comportarsi come adolescenti, si spiano e non hanno fiducia nell'altrə per tutta la durata della serie (a ragione), si mettono le corna, ma poi Dante ci resta quasi secco e allora se volemo bene, tutto perdonato, tutto bello, baci baci e ripresa aerea di Roma.
Altre varie ed eventuali
Dopo aver parlato di questi macroargomenti, passo ad altre cose assurde successe in questa stagione.
A cominciare dall'aggressione omofoba subita da Simone. Prima di tutto è palese che fosse solo uno stratagemma per avvicinare S e M, perché da che c'erano indagini per scoprire chi avesse spaccato la testa ad Ernesto, a che, quando si scopre che non è stato Simone questa sottotrama si chiude completamente a caso. La cosa viene liquidata come futile, gli omofobi non vengono puniti, nessuno chiede a Simone come sta.
La storia di Rayan forzata da Dante in quel modo deludente, tanto per togliersi quella parte di storia dai piedi e poter sviluppare il suo rapporto con Viola. I Raviola sono i miei secondi prefe di questa stagione, ma penso che con Rayan avrebbero potuto fare molto di più.
La storia di Luna trattata con una leggerezza spaventosa, con tanto di "non lo so baby non lo so" mentre lei si spogliava davanti ad un sconosciuto, ossessionato e stalker. Un tentativo di stupro di gruppo, ma non temiamo, amicə, perché la Dante Balestra squad arriva a salvare la situazione e tutto si risolve con una foto alla targa e un bel "not all men!" davanti al memoriale per le vittime di femminicidio. Bella merda. (Devo spezzare una lancia in favore della professoressa di matematica, molto bello il discorso che ha fatto a Luna, peccato che non se ne parli più dopo)
Nina che viene fatta passare come povera vittima del sistema quando la vera vittima è sua figlia. Lei la porta ad un rave, gliela lasciano per due ore e la mette in macchina senza seggiolino con uno che conosce da forse un mese, giustamente le dicono che non la può vedere e lei si incazza perché "è mia, la voglio io", quando la priorità dovrebbe essere il benessere della bambina.
Lei si lamenta che non gliela vogliono dare perché non è ricca, ma ha 17 anni non ha un lavoro, non può darle niente e decide di rapirla, la fa stare per due giorni e una notte fuori casa senza cibo e al freddo, vuole andarsene a Parigi con lei senza soldi e senza una casa dove stare, si incazza con Simone quando lui fa la cosa giusta e chiama chi di dovere (ed è ospite a casa sua altrimenti stava già in galera insieme a Manuel), e io dovrei provare empatia nei suoi confronti? Io la voglio al gabbio.
E nonostante questo ne esce vincitrice, ci guadagna un lavoro, uno stipendio e uno zerbin-emh, un fidanzato :)
Anche qui, ovviamente tutta colpa di Dante Balestra.
Ultimo pensiero va a Matteo e Laura, perché carə giovanə che ci guardano da casa, non importa se la ragazza che vi piace vi dirà di no mille volte, non importa se è visibilmente infastidita dalle vostre avances e non è interessata a voi, prima o poi vi dirà di sì! Quindi non perdete le speranze!
In conclusione
Credo di aver toccato tutti i punti che più mi hanno indisposto durante la visione di questa serie, se siete arrivatə fino a qui vi stringo forte la mano e vi faccio i miei complimenti.
Chiudo dicendo che, dopo lo sfacelo di questa s2, io non guarderò la terza stagione, e se la guarderò sarà solo dopo che sarà finita e solo se il finale mi piacerà.
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mynameis-gloria · 7 months
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Questo lunedì un pò grigio, per la pioggia e non, così che dopo pranzo mi sono detta "sai che c'è, mò il colore lo metto io" e allora eccomi indossando pantaloni gialli, un filo di trucco dorato sulle palpebre e via a prendere il caffè con P, che non vedevo da settimane e che vederla mi ha fatto bene al cuore. Racconti e aggiornamenti sulle nostre vite, più suoi che miei ma era giusto così. Mi mancavano le nostre sedute (così è come le chiamiamo). Mattinata iniziata con labbra che sorridono (nel letto si sta sempre bene), l'auto portata dal meccanico, scleri ed imprecazioni sul portale INPS e poi con poste italiane, mandato candidature e aperto mezzo secondo il libro per poi richiuderlo subito dopo, che il pranzo non si prepara da solo. Primo giorno di dieta nuova, ritorno del riso basmati e del mio piatto unico: tonno, pomodorini, zucchine. Ridendo e sentendomi poi una pagliaccia per la sera, che con l'arrivo di mia sorella ed il suo ragazzo dopo mesi, vuoi mica rispettarla, E alla pasta con gamberetti e sugo di pesce come puoi dire no? Serata in famiglia, cucinare, dialogare, la casa in rumore e questo mi era mancato. Anche la pastasciutta mi era mancata. Amo questi piccoli momenti di condivisione
In ordine sparso: foto pensando a/ pastasciutta/ macchinetta nuova/ pantaloni gialli/ Yoghi che mi assale e caffè
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libero-de-mente · 3 months
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Donne, uomini e libri
Credo che la situazione sentimentale di molte persone sia lo specchio dell'attuale società.
Si cerca tutto e subito, leggerezza e piacere senza impegno. Avere quello che si vuole solo quando necessita.
Le App insegnano. Hai fame *click*, hai voglia di un week end fuori porta *click*, vuoi andare al cinema *click*, vuoi ascoltare una canzone *click* e in fine vuoi degli incontri con partner senza impegno? Anche qui *click* *click*.
Secondo me le persone meriterebbero più importanza. Spesso si giudica con troppa fretta, in maniera approssimativa.
Io reputo le persone come dei libri, non ci si deve fermare alla copertina e neanche della prefazione. Ci sono vari libri come i romanzi per esempio che vanno da quelli sentimentali a quelli d'avventura, da quelli noir a quelli filosofici oppure anche libertini. Credo che nelle persone, come se fossero libri, ci siano più generi che vanno scoperti leggendoli e sfogliandoli.
Le donne.
Sono da leggere, fino all'ultimo capitolo. E se dopo un primo appuntamento ci rimane qualche dubbio, cosa che a noi uomini spesso capita, restando con quell'espressione di chi ha letto Nietzsche o Kant senza averci capito nulla, basta impegnarsi e ricominciare a leggerle.
Perché in quanto libri, le donne, non saranno mai uguali alla prima lettura, ma magicamente appariranno altri capitoli come se inavvertitamente nella fretta fossero stati saltati.
In un momento che stiamo vivendo di scarso impegno intellettuale, dove a molti risulta difficile leggere post oltre le dieci righe sui social, come si può pensare di impegnarsi per leggere una vita, fatta di esperienze ed emozioni, racchiuse in una persona solo con un rapido giudizio?
Faccio un esempio, si ha la possibilità di scegliere un libro. Uno solo, non di più. Se ci si accontenta di impegnarsi poco si sceglierà un libro pieno di illustrazioni. Guardare è meno impegnativo che leggere.
Chi avrà fatto questa scelta si perderà la possibilità, invece, di scegliere un libro pieno di pensieri, parole, racconti e consigli. Quanti inconsciamente non s'immaginano minimamente a cosa hanno rinunciato. Quello che si sono persi.
Gli uomini.
Non sono da giudicare dalla copertina.
Immaginiamo una donna in una libreria, davanti a sé ha dei libri in esposizione. Vede un libro sconosciuto in libreria. Lei è attratta dalla copertina di uno di essi. Non conosce l'autore.
Così sbircia l'occhiello, ma essendo curiosa passa al frontespizio... uhm, non si è ancora decisa. Sfogliando ecco che le appare l'esergo, "caspita che citazione" sussurra mentre il libro è sempre più saldo nelle sue mani.
A seguire sfogliando trova una dedica, che la fa sciogliere un po'... ed ecco che arriva al punto chiave. Come dopo alcuni appuntamenti interlocutori con un uomo, gira la pagina e trova la prefazione. Finalmente scopre il suo contenuto, l'ambientazione, i personaggi e un sunto della trama del libro.
A questo punto ha solo due opzioni: richiudere il libro e riposizionarlo sullo scaffale, oppure ammirarlo un attimo e con un sorriso avviarsi alla cassa con esso.
Donne e uomini.
Solo leggendo i libri, come metafora delle persone, alla fine della lettura si può essere perdutamente innamorati di quel libro. Come invece si può, alla fine della lettura, rimanerne delusi, nonostante quella prefazione che sembrava promettere bene.
Prendere a caso un libro da uno scaffale solo dalla copertina, senza valutarlo né guardarlo più di tanto, trovandosi poi tra le mani un libro che ci faccia innamorare, può accadere solo con un colpo di fortuna.
Bisogna sapersi leggere, senza fretta o pregiudizi. Solo alla fine trarre le conclusioni.
Ognuno di noi è un libro. Buona lettura a tutti.
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abr · 8 months
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Il wokismo – scrive Renée Fregosi (*) – è un’ideologia totalitaria: si appropria di tutti i campi dell’attività umana e distorce la realtà in vari modi. (...) Il corpo occupa un posto centrale: è il primo punto di partenza della logica di vittimizzazione sistematica che è il motore del wokismo. Il colore della pelle è messo in rilievo per denunciare ciò che i wokisti definiscono la “razzializzazione” dei non-bianchi, ossia le discriminazioni, oppressioni e violenze esercitate ai loro danni “in maniera sistemica” da quelli che a loro detta beneficiano del “privilegio bianco”. La differenza di sesso (...) è messa in discussione a beneficio del “genere” che distingue il maschile dal femminile principalmente attraverso l’apparenza (...), vestimentaria in particolare. Il velamento del corpo delle donne, benché patriarcale, viene rivendicato contro una presunta “islamofobia” (...). L’ossessione wokista trasforma (anche) il corpo degli sportivi in uno dei suoi terreni di gioco privilegiati. (...) Il delirio woke raggiunge nello sport il suo punto più alto, mandando nel panico le federazioni sportive che reagiscono in maniera disordinata. Lo scorso marzo, la Federazione internazionale di atletica leggera (World Athletics) ha deciso di escludere dalle prove femminili le donne transgender che “hanno attraversato la pubertà maschile”, ritenendo “insufficienti le prove che le donne trans non abbiano vantaggi sulle donne biologiche”. Indignata, l’atleta francese nata uomo Halba Diouf ha immediatamente denunciato questa decisione sul quotidiano sportivo L’Équipe. Quanto ai (sedicenti, ndr) atleti intersessuali (ermafroditi o di sesso indeterminato alla nascita), come la sudafricana Caster Semenya, devono d’ora in avanti mantenere il loro tasso di testosterone sotto la soglia di 2,5 nmol/L per ventiquattro mesi per poter concorrere nella categoria femminile (...), fatto che essi giudicano come una misura “discriminatoria”. (...) La Federazione internazionale di nuoto ha annunciato nel giugno del 2022 che voleva creare una categoria per le nuotatrici transgender divenute donne post pubertà (come l’americana Lia Thomas), al fine di riservare le categorie femminili alle donne di nascita e eventualmente alle transgender divenute donne prima della pubertà. Nel calcio, i regolamenti cambiano a seconda dei paesi.  Anche nel ciclismo le posizioni sono varie e cambiano in tutti i sensi. I britannici, per esempio, dichiarano che l’atleta transgender Emily Bridges non era “ancora” autorizzata a concorrere in un campionato nazionale. La questione agita tutto il mondo sportivo, e in particolare gli sport di combattimento.  (Traduzione di Mauro Zanon) (*) Filosofa e politologa francese, Renée Fregosi, con un passato da militante del Mouvement de libération des femmes (Mlf) e Partito socialista, ha scritto “Les Nouveaux autoritaires. Justiciers, censeurs et autocrates” (Éditions du Moment).
via https://www.ilfoglio.it/il-foglio-internazionale/2023/09/11/news/l-ossessione-woke-trova-nello-sport-uno-dei-suoi-terreni-di-gioco-privilegiati-5664212/
IL DELIRIO. E noi siamo costretti a perderci del tempo.
Ah, sempre a proposito di sport, che dire poi quella francese (giornalaia o ministro? Boh) che ha definito la HAKA neozelandese in corso di Mondiali di rugby, "atteggiamento maschlista e violento". Manco più le popolazioni indigene sfuggono al melting pot omogeneizzante del siamo quello che desideriamo essere (non nel senso motivazionale, in quello "fisico" proprio).
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diceriadelluntore · 9 months
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Storia Di Musica #288 - Frank Zappa, Hot Rats, 1969
Nella classifica di chi, facendo musica rock, ha sempre cercato una dimensione tecnica e strumentale da musicista “classico” (mi si perdonino le virgolette) al primo posto non può esserci che lui. Frank Zappa è stato uno dei personaggi più bizzarri e creativi della musica rock. Figlio di Francis, perito industriale originario di Partinico (Palermo), nasce a Baltimore. Per problemi respiratori suoi, la famiglia si trasferisce prima in Florida e poi a Los Angeles. Agli inizi degli anni 60′, bazzica studi di registrazione, con l’idea di fare musica orchestrale. Quello che però riesce ad ottenere sono solo jingle pubblicitari (determinanti comunque nello sviluppo della sua musica), qualche canzoncina da poche copie e due composizioni per gli Animals (il disco di riferimento è Animalism). Non si sa come, verso la fine del 1965 viene ingaggiato dalla Verve, la leggendaria etichetta del Jazz, e Zappa, che aveva fondato nel giorno della festa della mamma il suo gruppo, The Mothers Of Invention (chiamati in un primo momento provocatoriamente The Mothers, un gruppo di strampalati personaggi ma musicisti con i controfiocchi), sperimenta in pochi anni una quantità enorme di stili, musica, provocazioni che sarebbero bastate per intere carriere ad altri.  Si inizia subito con il botto. Freak Out! (1966) e Absolutely Free (1967) esprimono al meglio l’ideale musicale zappiano: un miscuglio post apocalittico di generi, con canzoni doo-woop, canzoni politiche, collage musicali, cabaret. Alcuni pezzi sono già inni, come The Duke Of Prunes (1967) e i primi esperimenti orchestrali. Già da subito emerge la sua maestria impareggiabile nella chitarra (Invocation And Ritual Dance Of The Young Pumpkin, da Absolutely Free). Zappa ha il tempo di prendere in giro il sogno della stagione dell’amore facendo il verso ai Beatles con We’re Only In It For The Money (album grandioso, la copia pessimistica e sarcastica di Stg.Pepper’s sin dalla copertina 1968) e di scatenare la sua fantasia in Lumpy Gravy (1968, uno dei suoi dischi preferiti) dove, tra le altre bizzarrie, assembla assurdi discorsi di gente che parla nella coda di un pianoforte. La Verve, che non sa come ha a libro paga un tipo così, gli dà un’ultima possibilità, stanca di zero risultati commerciali. Nell’estremo tentativo di farsi trasmettere dalle radio (parole di Zappa) esce Cruising With Ruben And The Jets (1968), che fa un nostalgico pop anni ‘50, con annessa brillantina a go-go e abiti sgargianti, ma è l’ennesimo fiasco. Con il manager Herb Cohen fonda la sua etichetta, Bizzarre (nomen omen), e finalmente ha la libertà che cerca: Uncle Meat (1969) è il primo grande capolavoro zappiano, un doppio album dalla ricchezza stilistica e compositiva pazzesca, dominato dalla suite in 6 parti King Kong. In pieno furore creativo, scioglie i Mothers e pubblica sempre nel 1969 un album solo a suo nome, il primo della sua carriera solista. Hot Rats è una gemma assoluta.
6 brani manifesto tutti strumentali, eccetto uno, fu registrato con per l’epoca le più avanzate tecniche di registrazione, con i primi banchi mixer a 16 piste, per un suono pienissimo e coinvolgente per la gioia della perfezione zappiana. Peaches En Regalia è il brano più famoso, gioiosa composizione dove l’assolo di chitarra si snoda tra meraviglia tecniche, momenti blues e le solite chicche meravigliose (mi riferisco in particolare all’omaggio ai jingle dei cartoni animati della Looney Tunes), Son of Mr. Green Genes è un arrangiamento nuovo di Mr Green Genes presente in Uncle Meat, e ha una storia curiosa: non si sa perché, ma dopo che Zappa pubblicò la prima edizione della canzone, omaggio dei suoi a Green Jeans, star di una famosa trasmissione televisiva americana famosissima negli anni ’50, su Uncle Meat, si diffuse la notizia che Zappa fosse un figlio segreto di Hugh Brannum, l’attore che lo impersonava nella trasmissione (ovviamente una bufala ma Zappa amava queste cose e ci giocò su con la solita ironia);  Little Umbrellas è dominato dai fiati di Ian Underwood, uno dei pochi Mothers che Zappa porta con sè. The Gumbo Variations (il gumbo è una zuppa di riso, pesce verdure e pollo del Sud degli Stati Uniti, soprattutto della Louisiana, fatta con l'ocra, un ortaggio di origini africane portato dalla colonizzazione forzata degli schiavi africani in quelle zone) è il lungo pezzo strumentale, di chiaro stampo jazz rock, dove la chitarra iperbolica di Zappa dialoga con i fiati di Underwood e il violino di Don “Sugarcane” Harris, il quale diventerà in seguito uno dei suoi musicisti più fidati. Due brani leggenda: l’unico cantato (forse meglio dire sbraitato) è Willie The Pimp (Willie il pappone) con la voce di Don Van Vliet, in arte Captain Beefheart, che sempre nel 1969 pubblica con Zappa il leggendario Trout Mask Replica; l’altro, It Must Be A Camel, che deve il nome alle particolari “gobbe” che l’andamento musicale faceva sullo spartito, vede la partecipazione del violinista francese Jean Luc Ponty, che diverrà grande amico di Zappa, tanto da dedicargli nel 1970 un meraviglioso disco, King Kong, dove riprende parti di precedenti pagine di Zappa e con il maestro compone una Music For Electric Violin And Low Budget Orchestra da mozzafiato. La copertina fu ideata da Cal Schenkel ritrae la groupie Christine Frka mentre fuoriesce da una piscina vuota di una villa a Beverly Hills, e fu scattata all’infrarosso. Da questo disco la parabola zappiana procederà sempre all’insegna della qualità musicale, spessissimo con relativa bassissima fama commerciale della sua musica, e qualche volta persino con qualche caduta di stile, ma rimarrà un percorso unico (e gigantesco, per la quantità di dischi, raccolte, compilation, i leggendari live) che ha avuto uno zoccolo duro di spericolati appassionati. Zappa continuerà per tutta la vita a lavorare al suo concetto di musica, spesso orientata alla massima cura dei dettagli e alla precisione delle esecuzioni strumentali, fin quando un tumore alla prostata non se lo porta via nel 1993, a 53 anni. Vale la pena scoprirlo o riscoprirlo perchè è uno di quegli artisti mito di cui tutti parlano ma pochi davvero hanno mai ascoltato.
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kon-igi · 9 months
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SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO
Ieri ho pulito la macchina della mia compagna e nella tasca dietro al sedile ho trovato questo
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E oggi, andando a lavorare, ho provato la stessa sensazione di libertà...
TUTTO CHIUSO E UN CAZZO DI GENTE PER STRADA
Qualche sera fa un pornbot ha messo il like a un mio vecchio post di Febbraio 2020 e scorrendo la mia dash da quel punto in poi ho fatto una carrellata di tutti i post che avevo scritto durante il primo periodo della pandemia, dai primi focolai nel Nord Italia fino alle prime somministrazioni di vaccino.
Boh... la sensazione è stata strana, un po' come quando giravo per strada a Marzo 2020 e sembrava di essere durante uno zombie outbreak ma senza zombie: c'era qualche sopravvissuto che puzzava di gel idroalcolico e che indossando guanti e mascherina osservava con sospetto misto a odio qualsiasi cosa si muovesse, mentre elicotteri e macchine della polizia pattugliavano le strade.
Una volta qualcuno qua su tumblr mi ha detto che secondo lui ero tra i pochi a non avere paura perché avevo due cose che gli altri non possedevano:
CONOSCENZA ed ESPERIENZA
che poi erano concetti un po' troppo grossi rispetto a quello che in realtà avevo ma oltre alla capacità di codificare a livello sanitario quello che stava succedendo (cioè chi stava correndo un reale rischio) e un bagaglio di conoscenze della gestione dell'emergenza (cioè come ridurre realmente il rischio) in realtà possedevo una terza cosa, forse la più utile:
PROVAVO GIA' DISINTERESSE VERSO LA FRAGILE STRUTTURA SOCIO-ECONOMICA CHE TUTTI DAVANO PER SCONTATA E SULLA PRESUNTA ROBUSTEZZA DELLA QUALE TUTTI FACEVANO CIECO AFFIDAMENTO.
Oramai la nostra società è tarata come un perfetto ingranaggio di produzione-consumo che si autosostenta grazie alla sincronia dei due fattori o, usando una metafora aulica, mangiamo la merda che caghiamo senza avere più contezza della fragilità di questo equilibrio.
Gli ospedali curano sempre di più chi sta meno peggio, i servizi sociali seguono solo chi ha tangibili possibilità di recupero, le scuole pubbliche hanno abiurato alla loro missione formativa e il sistema giudiziario ha più colpevoli di quanto possa giudicare.
Un fragile equilibrio eroso lentamente che non può reggere a grandi shock sistemici o che dà l'illusione di reggerli - vedi Covid 19 - ma che si assesta a un gradino più basso della scala di umanità.
Certe volte mi viene da pensare che se si deve sopravvivere a queste condizioni e a tutti i costi allora forse il sogno che ho fatto stanotte dovrebbe diventare realtà: un rifugio alpino in cemento armato, gente che corre al riparo mentre luci rosse lampeggiano e io che mi attardo su una balconata con un fucile da cecchino in mano e sussurro - Non so cosa stia per succedere ma non ho mai avuto la senzazione della mia vita sotto controllo come adesso.
So di essere stronzo ad augurarmi queste cose ma sono uno stronzo stanco.
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ideeperscrittori · 6 months
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(Io che parlo di cazzate su Facebook)
– Non mi piace il tuo comportamento su Facebook.
– Cosa intendi?
– Ci sono guerre, tragedie, il pianeta sembra incamminato verso lo sfacelo, e tu ogni tanto scrivi post a proposito di cazzate. Perché?
– Perché sono un essere umano. Le cazzate sono una parte essenziale della mia vita.
– Non è una buona scusa. Mentre tu parli di cazzate, sai cosa succede? La gente muore.
– Lo so.
– Mentre tu fai la recensione di un film trash, ci sono corpi di bambini che vengono mutilati.
– Ne sono amaramente consapevole.
– Qualche giorno fa hai scritto un post sul tuo profilo personale. Te lo ricordi?
– No. Forse l'ho rimosso dall'archivio della mia memoria.
– Te lo ricordo io. Parlava di sacchetti della spesa. Ti lamentavi del fatto che non ricevi ovazioni ogni volta che ne apri uno al primo colpo. Proprio mentre immense tragedie fanno precipitare l'umanità nel baratro, tu hai il coraggio di essere triste per una stronzata del genere.
– A volte sono triste anche per cose più stupide. A volte sono triste senza un motivo umanamente comprensibile. A volte vedo una giacca verde e mi sento triste.
– E quando ti lamenti perché non fanno la seconda stagione di una serie che ti è piaciuta? Vogliamo parlarne?
– Non infierire. Mi piaceva quella serie. Mi rendeva le serate più piacevoli.
– Ti sei lamentato per il caldo. Lo hai fatto per mesi. Ci sono catastrofi che distruggono la vita delle persone e tu cosa fai? Ti lamenti per il caldo. Non provi vergogna?
– Non ho scuse.
– Certo che non ne hai.
– E sai cosa fai ogni tanto? Questa è forse la cosa che mi innervosisce maggiormente. Condividi stupidi meme. E magari ci ridi su. Mentre tu ridi, la gente muore.
– Cosa dovrei fare?
– Semplice. Fai come me. Renditi utile. Informa le persone a proposto dei grandi problemi che mettono in pericolo la sopravvivenza dell'umanità.
– Ne parlo ogni tanto. Nel mio piccolo, sono un attivista libertario.
– Devi parlarne sempre.
– Non posso farlo.
– Perché?
– Perché sono un essere umano. Mi aggrappo alle cazzate per sopravvivere. E poi non voglio mentire. Non voglio dare un'immagine eroica di me stesso. Sono come tante altre persone. Forse peggio. Sono un pantofolaio asociale. Non c'è nulla di più inutile di un pantofolaio asociale. Ho un sacco di passioni stupide e disimpegnate, che servono solo a farmi passare le ore. E servono anche per non farmi pensare all'incessante scorrere del tempo.
– Ecco che ricominci. Ora ti lamenti dello scorrere del tempo. C'è gente che muore prima dei vent'anni e tu stai qui a piagnucolare per il tempo che passa, invece di ringraziare la buona sorte per essere ancora vivo.
– Faccio schifo. Contento? Se fossi una persona che sta per essere uccisa, sai cosa rimpiangerei?
– Sentiamo.
– Le cazzate. Avrei una struggente nostalgia delle cazzate. Si, sono fatto così.
– E ne vai fiero, immagino.
– Per niente.
– Non sperare di ottenere una sorta di redenzione con questa tua ammissione.
– Per fortuna ci sei tu che cambi il mondo con i tuoi post su Facebook.
FINE
[L'Ideota]
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