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#eleanor dahlia janssen
eleanordahlia · 3 years
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     👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚     &    𝐞𝐜𝐭𝐨𝐫      ❪    ↷↷     mini role ❫      beyond    the      lake      31.10.2020  —  #ravenfirerpg      #ravenfireevent  #spookyravenfire
Decorazioni spaventose facevano da padrone in quell'ambiente che doveva essere uno dei più raffinati in città, e non lo si poteva negare quando vi erano di mezzo i Maffei. Ma era quella oscurità insita dei dettagli ad affascinare la newyorchese che di feste di Halloween ne aveva visto a bizzeffe durante la sua prima vita. Già, perché considerava il suo trasferimento a Ravenfire come un nuovo inizio e tutto sommato non poteva dire il contrario visto quanto accaduto. Mancavano ormai pochi minuti a mezzanotte e un gran numero di persone sembrava agitarsi mente la giovane beveva un Bloody Mary che aveva decisamente visto giorni migliori. Era però l'uomo accanto a sé a guardarla con occhi stralunati. Probabilmente il tutto era dovuto ai loro abiti che non potevano essere più diversi, rappresentando due epoche beh completamente differenti: l'uno vestito da vichingo e la donna in pieno di stile fumettistico, da Joker.
« Sembrano tutti agitati... E non guardarmi così, è ottimo questo Bloody Mary. Tu probabilmente avresti necessità di un boccale, sarebbe più in tema... Però ehi, ti dona l'aria da guerriero sanguinario. »
Ector Kelley
La notte di Halloween era ormai diventata una scusa per ubriacarsi, un modo come un altro per rimorchiare, accontentare l’io bambino spaventando le persone con idee alquanto stupide e riempiendosi la bocca ( e la pancia ) di cioccolato e caramelle, vederci della droga anche in quelle. Ector si sentiva troppo cresciuto per partecipare a quel genere di evento, sapeva che Samhain voleva dire ben altro e che le tradizioni stavano man mano svanendo. Tuttavia si era travestito da vichingo – idea proposta da Simon – ed era andato al Resort, come aveva deciso di fare ogni dipendente del suo Garage, pur avendo un broncio impassibile sul volto e sentendosi poco partecipe al pensiero comune.   “Sei davvero sicura che quello sia un Bloody Mary?” disgustato dal drink di Eleanor che sembrava tutto fuorché il medesimo Bloody M. Ector deviò il ‘complimento’ di lei con un’esaustiva rotata d’occhi e rivolse l’attenzione al suo bicchiere di bourbon che arrivò al bancone. “Come te la passi, pagliaccio?”
Eleanor Dahlia H. Janssen
Ritmi assordarti continuavano a battere il tempo in quella pista da ballo che sembrava uscita da qualche video musicale. Ricordava perfino un video in particolare, dei Backstreet Boy, che in qualche modo rappresentavano perfettamente l'ambiente e il tema della serata. Sangue ed effetti speciali erano all'ordine del giorno, ma era il volto arcigno dell'uomo a solleticare l'ilarità dell'esperimento. Ridacchiò la giovane newyorchese che, diede una veloce occhiata al suo bicchiere, prima di replicare.
« Sei curioso di assaggiarlo, uomo del nord? »
Commentò offrendogli il bicchiere ma non prima di averne assaggiato ancora un sorso. Sentiva il sapore della vodka svicolare veloce e soprattutto darle quella carica che in fondo cercava quando aveva deciso di presenziare all'evento. Era ciò che lei chiamava comunemente coraggio liquido.
« E' ottimo, e dovresti davvero provarlo... Credimi che ti si addice il ruolo dell'uomo di Neanderthal, ti sei immedesimato alla perfezione. Hai lo sguardo di chi decapiterebbe chiunque ti rispondesse a tono. Rilassati, sei una festa e poi che cosa dovrebbe succedere? »
Ector Kelley
Fu inevitabile assumere un’espressione disgustata di fronte a quel suo invito. Ma dovette ammettere che farsi chiamare _uomo del nord_ era alquanto piacevole, da quel momento in poi avrebbe chiesto a chiunque di usare un epiteto tanto simile. “No, passo.” Lo disse con un’aria quasi confusa e interrogativa. Quel _passo_, era così che si diceva nel gergo giovanile, no? Si sentiva tremendamente vecchio a causa di ciò, tuttavia.. se qualcuno glielo avesse chiesto, no, non avrebbe preferito essere un bamboccio di vent’anni. La sua adolescenza era stata tutt’altro, di gran lunga preferibile a quella di Eleanor, e dei drink che ancora lei ostentava a chiamare tali quando all’apparenza erano nauseabondi – un insulto ai veri drink ch’erano passati nello stomaco del dooddrear. “Ti hanno mai detto che non bisogna dire quelle paroline magiche? ‘Cosa dovrebbe succedere’, la saga di ghostface insegna che può succedere di tutto. Spero che tu sia ancora vergine, perché se non lo fossi potresti anche morire stanotte.” Disse, bevendo dal / suo /, di bicchiere. Bourbon. Ottimo. “È stata un’idea di un mio dipendente, comunque. Per niente geniale. Il tuo invece?”
Eleanor Dahlia H. Janssen
Il ghigno che s'era dipinto sulle labbra della giovane newyorchese non si scalfì nemmeno di fronte a quell'espressione di puro disgusto, almeno apparente, che aleggiava sul di lui viso. Era impossibile, infatti, per Eleanor non rimanere colpita da quanto Ravenfire potesse avere i giusti assi nella manica per rendere quella semplice festa commerciale come un party all'ultimo grido. Quei piccoli particolari le ricordavano la sua infanzia, perfino la sua adolescenza tra il lusso e lo sfarzo di una vita che ormai non più le apparteneva ma anche in qualche modo era ancora lì. Un angolo si alzò in risposta a quelle parole, nonostante non potesse non dare ragione all'uomo. « Perché nel caso in cui lo fossi, ti staresti proponendo per violare la mia illibatezza? Ne sarei quasi onorata, uomo del nord... » Domandò con un sopracciglio alzato prima di scoppiare inevitabilmente a ridere. Tante cose si potevano dire infatti della Janssen, ma una cosa era certa le piacevano eccome i ragazzi e la sua verginità, beh era ormai affare lontano. « Ma abbassa lei ali, o forse dovrei dire abbassa l'elmo e la lancia per rimanere in tema... Non lo sono da tempo. Ad ogni modo, perché non avrei dovuto presenziare? Per quanto voglia tenere un profilo basso e credimi so di doverlo fare, non voglio limitarmi nelle mie scelte. »
Ector Kelley
Una vera fortuna, per Eleanor, che Ector non avesse la bocca piena di bourbon in quel momento. Di fronte a una battuta così pessima quel liquido dal colore ambrato gli sarebbe andato di traverso, di questo il dooddrear ne era certo, causando non solo una fastidiosa tosse, ma un vero e proprio maremoto – che avrebbe rovinato il bel costume da Joker di Eleanor. Ma ciò non accadde ed Ector si limitò semplicemente a inarcare un sopracciglio, guardando l’altra in modo confuso, come se di fronte a sé avesse un essere strano, quasi alieno, e desiderasse essere altrove. “Potresti essere mia figlia.” Commentò, portandosi nuovamente il bicchiere ( pieno, ma non per molto ancora ) alle labbra, bagnandole appena e ascoltando distrattamente la doodd coi suoi discorsi senza senso. “Non ho detto che non saresti dovuta venire,” scostò il bicchiere portandolo sotto al naso di lei, non per lasciarlo nelle sue mani, bensì per interrompere qualsiasi altro fiume di parole pronto a venir fuori dalle sue labbra pittate di rosso fuoco prima che lui potesse portare a termine il proprio discorso. “Quello che in realtà vorrei farti capire – è che dovresti stare più attenta, dovresti ormai sapere che in un posto come questo tutto è dato per scontato, soprattutto le cose brutte. Non è un male avere il mio sguardo.” - Quello che “decapiterebbe chiunque rispondesse a tono.” Ector era pronto a tutto, ormai. “Ad ogni modo, non potrei mai vietare a nessuno di divertirsi nel mentre. Ma cambia drink, perché il tuo fa cagare.”
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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eleanordahlia · 5 years
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eleanordahlia · 3 years
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         ✘✘ ( 🌿🌿 ) ✘✘        with  𝗘𝗟𝗘𝗔𝗡𝗢𝗥  ↝ 17082021         𝗥𝗔𝗩𝗘𝗡𝗙𝗜𝗥𝗘    ↝ afternoon.           ———— #ravenfirerpg                 ↷ Non esiste persona al mondo che non abbia segreti da nascondere e lui non fa eccezione. Non può essere sincero, non può di certo andare in giro per la città e rivelare a tutti di non essere umano. Si mescola tra la folla fingendosi uno chiunque, una persona che non ha niente di strano e che non possa trasformarsi in un secondo in quello che potrebbero definire un mostro. Ma la realtà è che Warardi non farebbe male a nessuno, lui è nato e cresciuto come una persona umile con qualche colpo di testa, ed è stato destinato a diventare un alfiere. Non uno di quelli che crea problemi, ma che cerca di risolverli. Non mette nei guai la gente, la prova a difenderla. « Esiste qualcuno che non ne abbia? » la domanda sembra quasi retorica, ma spinge a riflettere che sia cosi. Guardandosi attorno si domanda quale sia il segreto di chi li circonda, così da di gomito alla ragazza per indicare un uomo in giacca e cravatta in compagnia di una donna ma che continua a guardarsi attorno ripetutamente. « Quello, secondo me, è con l'amante. Si sta guardando attorno sperando che la moglie non lo trovi o che nessuno di sua conoscenza lo becchi sul fatto. » .               ————————             « Hai segreti da nascondere? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Tutti avevano segreti che avrebbero dovuto essere tali, custodirli richiedeva di certo tempo e impegno, e chi altro, se non lei, poteva comprendere quanta forza servisse per farlo? Lei per prima aveva così tanto da perdere, se mai avessero scoperto il suo segreto, eppure questo non tratteneva la Janssen dal chiedersi che cosa nascondessero gli altri. Come ad esempio, il ragazzo accanto a lei. Non sentiva nulla, nessuna emozione contrastante, e forse era proprio quella la stranezza. Si rivolse a lui ponendogli quella domanda, ma ben consapevole che non avrebbe ottenuto la risposta sperata, chi avrebbe confessato al primo sconosciuto i propri segreti? Ridacchiò però quando l'attenzione si spostò verso il malcapitato non troppo distante da loro. Lo osservò con più attenzione, mentre lo sguardo passava dall'uomo alla donna. « Hai spostato l'attenzione su altri e non su di te, molto astuto... E quei due, beh credo anche che abbiano appena fatto una sveltina, non vedi i capelli arruffati di lei? E poi lui ha una macchia di rossetto sul colletto della camicia. »
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eleanordahlia · 3 years
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    ❛ My kind of summer... 🌴✨ ❜
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eleanordahlia · 3 years
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          ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ  ⋰  👑    ━━  eleanor dahlia + jessie ━━     ravenfire, virginia ↻ 16.10.2018
Giorno e notte, luce e buio, eccole due persone che non potevano essere più diverse all'apparenza. La prima che credeva ciecamente nell'apparenza, nell'arte di impersonare qualcuno perfino fin troppo distante da sé, indossando maschere con cui avrebbe storto il naso a chiunque, mentre la seconda desiderava andare semplicemente contro il sistema. Ridacchiò a suo discapito la newyorchese, la quale si limitò a mostrarsi con un'espressione quasi schifata dal sol pensiero. Era un ghigno divertito e al contempo impressionato quello che piegò le labbra dell'esperimento osservando con più attenzione la ragazza.
« Non ci tengo, grazie. E tutte queste cose magari non fanno di te una barbona, ma fanno di te qualcuno che vuole solamente sfidare il sistema per il gusto di farlo... »
Impiegò qualche istante per osservarla meglio, per osservare i suoi vestiti trasandati ma ugualmente puliti, gli occhiali che le donavano un aspetto scialbo. Aveva imparato attraverso i corsi all'università e non solo, che la psicologia delle persone non si capiva facendo solamente stupidi test ma anche fermando per un momento ad osservare con attenzione il prossimo.
« I tuoi vestiti sono puliti, i capelli sono lavati da non più di due giorni, ma ti fermi sui gradini per il solo gusto di farlo, per il solo gusto di dire "io posso". La sfida che continui a ricercare, che sia quella di bere durante la mattina, o mostrarti così sfrontata è per provare qualcosa a te stessa, e magari sì, forse l'umiltà di cui parli serve perfino a me. Mi chiamo Eleanor... »
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eleanordahlia · 3 years
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     👑     —     𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚  &   𝐧𝐞𝐯𝐢𝐥 𝐚𝐱𝐞𝐥      ❪    ↷↷     mini role ❫      l    a     g     o      01.06.2021  —  #ravenfirerpg
Erano trascorse in fretta quelle settimane che avevano visto la Janssen forse ancor più pensierosa del solito. Aveva cominciato a comportarsi in modo diverso, mantenendo un profilo basso certo, ma qualcosa in lei era scattato. Ricordava perfettamente la conversazione avuta con l'amica appena un paio di settimane prima, su come avrebbe dovuto stare più attenta ed evitare di attirare su di sé attenzioni non desiderate, eppure il fatto che volesse sperimentare ancora e ancora i suoi poteri faceva sì che Eleanor fosse diventata più curiosa. Cercava di padroneggiare i suoi poteri in modo più accurato, eppure di strada ancora ne doveva fare. La quiete del lago era diventata un fattore fondamentale nella vita dell'esperimento, tanto da diventare uno dei suoi luoghi preferiti, soprattutto quando sentiva la necessità di starsene per conto proprio. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto anche prendere una decisione sul suo argomento di tesi, ma compiere quel passo avrebbe senz'altro significato crescere. A quell'ora del tardo pomeriggio il sole era ormai sceso, tramontato dietro alcune montagne, l'ora preferita della Janssen quando alcuni passi dietro di lei le fecero voltare il capo di scatto.
Nevil Axel Dekker
Non è solo Elenaor a sentirsi strana, no, anche Nevil ultimamente tende a comportarsi in modo equivoco è molto differente dal solito. Mantenere la maschera di quel bravo ragazzo della porta accanto che è sempre stato, è molto difficile ma ferire i propri cari è l’ultima cosa che vuole. Non vuole accettare di essere cambiato, di essere diventato un “ mostro “ ma non può sempre reprimere ciò che è e, molto spesso, sente la curiosità e la voglia di liberarsi di quel corpo umano per dar libero sfogo alla bestia nella quale l’hanno trasformato. L’unico posto dove si sente a proprio agio, lontano da qualsiasi essere vivente, è proprio il lago ma quel giorno il fato vuole che vi fosse già qualcuno. « Eleanor ciao. Non volevo disturbarti. » Proferisce quelle parole con un sorriso, raggiungendola con passi lenti ma decisi.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Lo sguardo si posò immediatamente verso il punto da cui provenivano quei passi quando finalmente la figura del ragazzo di definì alla di lei vista. Un sorriso sornione comparve poi sulle labbra della Janssen quando lo vide avvicinarsi con quel passo lento ma ugualmente deciso. Nevil era sempre stato silenzioso, ma ultimamente qualcosa stava cambiando, probabilmente in tutti loro. « Non pensavo che qualcun altro avesse la mia stessa idea... » Replicò la giovane con luna leggera scrollata di spalle. Si sentiva abbastanza sicura da parlare apertamente con il ragazzo, soprattutto perché, come lei, Nevil aveva affrontato ogni singolo ostacolo. Era seduta sulla sponda del fiume guardando lo sciabordare continuo dell'acqua come se fosse quasi un movimento ipnotico, dopodiché allungò le braccia appena dietro il busto su cui si resse. « Eri in cerca di compagnia o di solitudine? »
Nevil Axel Dekker
« Ultimamente il lago è diventato il mio posto preferito. Mi piace la quiete che c’è e mi piace la tranquillità che riesce ad infondermi. » Ebbene sì, perché è di tranquillità che il Dekker ha bisogno, qualcosa che riesca a calmare la rabbia e gli scatti di ira che sembrano essere sempre più frequenti e più forti. L’acqua calma del lago riesce a riportare in lui quel precario equilibrio che viene sempre minato anche dalla più piccola sciocchezza. « Sono solamente in cerca di …. » E qui si ferma per qualche attimo, di cosa è davvero alla ricerca? Non lo sa neppure lui o, molto più probabilmente, ricerca fin troppe cose che non potrà mai avere. « … di qualsiasi cosa mi aiuti a non pensare. » Decide di concludere così la frase con una leggera scrollata di spalle.
« E tu? Se preferisci cerco un altro posto. Non voglio disturbare. » Ripete abbassano lo sguardo per poterlo fissare in quello di lei.
Eleanor Dahlia H. Janssen
La calma che impregnava quell'incontro così fortuito con il Dekker sembrava essere una manna dal cielo per la newyorchese, che accoglieva sempre di buon grado la possibilità di parlare con il ragazzo. Era come se in qualche modo riuscissero a capirsi nonostante non avessero mai affrontato il discorso in modo chiaro, eppure eccoli lì. Ammiccò la Janssen mentre trascorsero solamente frazioni di secondi prima di ascoltare quella confessione. Avrebbe voluto commentare in modo più diretto, eppure non lo fece, per una volta si limitò a fare un cenno del capo prima di distoglierlo e osservare lo specchio d'acqua di fronte a sé. « In un altro momento, probabilmente ti avrei risposto che so perfettamente ciò che ti servirebbe, ora invece non lo so più nemmeno io... » Passò una mano tra i lunghi capelli castano chiari prima di lasciarsi andare ad un sonoro sbuffo. « Non ti facevo così accondiscendente, sai? Ma puoi rimanere... E' buffo, tu vieni qui per non pensare, io vengo per riflettere... Abbiamo concetti differenti. A che cosa sfuggi? »
Nevil Axel Dekker
C’è qualcosa che lega quei due, eppure, nonostante entrambi sappiamo cos’è, tendono sempre a sorvolare il discorso senza mai addentrarsi in esso. Forse entrambi hanno paura di affrontare la verità, come spesso si ripete ‘ quando qualcosa viene detto ad alta voce vuol dire che è davvero accaduto ‘ e questo il Dekker cerca sempre di evitarlo. Quel rapimento li ha cambiati, lo sente, seppur sia ancora poco pratico dei propri poteri, avverte qualcosa di diverso in Eleanor ed è certo che sia così anche per lei. « E cosa mi servirebbe? Sono curioso ora. Cosa avresti risposto in un altro momento? » Per tacito consenso entrambi hanno deciso di trascorrere quel tempo insieme, in quel posto tranquillo e lontano dal caos della città, quindi tanto vale impegnare il tempo chiacchierando di qualsiasi cosa purché non ci siano riferimenti al passato. « Perché no? Ricordati che sono il bravo ragazzo dedito al volontariato ed alla beneficenza. » Soffia una risata mentre prende posto al suo fianco, piegando le ginocchia verso il petto. « Sfuggo a… tutto! Vale come risposta? Sfuggo ai miei pensieri, soprattutto, e ai ricordi. Alle domande che non trovano risposte. » Sospira, lo sguardo color nocciola dalle acque del lago si sposta verso il viso dell’amica. « E tu a cosa rifletti? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Eleanor e Nevil erano come due facce della stessa medaglia, e il fatto era che non potevano essere più diversi. Nevil scappava dai pensieri, mentre Eleanor era alla ricerca di una possibile soluzione perché, nonostante non ne avessero mai parlato apertamente, entrambi sapevano che cosa custodivano. Mantenere un basso profilo costava un certo sforzo alla newyorchese, eppure chissà come, c'era riuscita. Un mezzo sorriso cominciò ad aleggiare sulle di lei labbra, prima di lanciare una lunga e piuttosto eloquente occhiata all'amico. « Qualcosa di intenso, perfino una discussione potrebbe farti bene. In molti sottovalutano l'utilità di litigare, sai? A volte è semplicemente una valvola di sfogo... E no, non stavo per dirti che hai bisogno di una scopata, anche se il più delle volte quando si litiga, se c'è la giusta alchimia, si finisce a letto. » Non s'era mai fatta problemi a dare i propri consigli, né tantomeno quando riguardava l'ambito sessuale. Era estroversa, aveva imparato in fretta che non solo la sua facoltà era ciò che più le piaceva, ma era il modo migliore per entrare nella mente delle persone. Poteva essere considerata un'invasione, lo ammetteva, ma tutti avevano bisogno di aiuto, anche chi lo negava. « E tu non sei il bravo ragazzo che dici di essere. Puoi raccontarlo agli altri, perfino a te stesso, ma sappiamo entrambi che sotto la superficie c'è qualcosa di cui non parliamo... E rispondendo alla tua domanda, riflettevo proprio su questo, su ciò che siamo. »
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eleanordahlia · 3 years
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▍ Tessa + Eleanor       ▍ #ravenfirerpg       ▍ 13- 05 - 2021       ▍ Casa Janssen ↷  Quelle due non avevano assolutamente nulla in comune se non l'aspetto fisico che le faceva apparire attraenti agli occhi di molti. Nessun hobby o passione le legava, eppure da qualche mese a questa parte tra le due era nata un'amicizia. Un rapporto al quale teneva molto, perché Tessa era così, ci metteva un po' ad aprirsi con le persone, a dargli fiducia, ma quando si sentiva pronta e faceva quel salto, avrebbe messo in pericolo anche la sua stessa vita per proteggere la persona in questione. E Eleanor ne aveva davvero bisogno di protezione. Capì cosa era diventata fin da subito, ma non riusciva a capacitarsi come questo era potuto accadere e per questo si fosse messa alla ricerca di questo fantomatico qualcosa che trasforma comuni esseri umani in qualcosa che solitamente si trasmette per eredità, si ritrova quasi sempre in punti morti.   «  Capisco la tua euforia del momento ma serve che tu dia una controllata o ci ritroveremo il consiglio tra i piedi e fidati, è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.  » Tessa non era proprio convinta della benevolenza del consiglio. Dai racconti dei suoi genitori, sapeva che un tempo gli Esperimenti venivano catturati e torturati, ora invece sembrava che il Consiglio li aiutasse a prendere confidenza con la nuova vita e capire come era stato possibile questa trasformazione. Stronzate! Per Tessa erano solo stronzate! E nonostante quella ragazzetta non avesse nulla in comune con lei, Tessa le voleva bene quasi come fosse sua sorella e si sentiva in diritto di proteggerla ed aiutarla.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Mantenere un basso profilo era un qualcosa che non veniva esattamente naturale alla newyorchese, eppure con il passare degli anni aveva imparato, in qualche modo, a farlo. Spesso si lasciava andare usando i suoi poteri quasi come se fossero una novità, e a dire il vero lo erano, ma sapeva che qualcuno la stava tenendo d'occhio. Nessuna persona all'interno del Consiglio era a conoscenza della vera identità di Eleanor. Aveva imparato in fretta che meno si faceva vedere e meglio sarebbe stato per lei, ma vi era un'unica persona che aveva scoperto la sua vera natura. Col tempo s'era sviluppata un'amicizia sincera, fatta da un sentimento che era quasi sconosciuto alla Janssen, la fiducia. Sentiva di potersi fidare di Tessa, al punto di mostrare la sua vera natura. Quel giorno però, l'argomento di conversazione verteva su un argomento che difficilmente avrebbe potuto sviare. Si ritrovò a roteare gli occhi al cielo mentre poggiava una gruccia su cui vi era un vestito firmato davanti a sé facendo supposizioni su come le sarebbe stato. Scosse il capo tra sé e sé, prima di gettarlo sulla montagna di vestiti che s'era nel frattempo formata. « Sentiamo, che cosa ho fatto questa volta? Ho semplicemente messo a posto quell'uomo, così la prossima volta le sue mani lunghe sarà come utilizzarle. Lo so anche io che mantenere un profilo basso è fondamentale... Piuttosto, guarda questi vestiti, ogni volta penso di non aver nulla da indossare. Necessito di shopping... »
Tessa Roberts
Tessa alzò gli occhi al cielo nel vedere quei vestitino. Avrebbe sistemato mezza Africa con tutta quella roba e puntualmente aveva bisogno di shopping. Non l'avrebbe mai valuta si questo punto. Tessa aveva si e no un armadio e spesso Jess le rubava anche qualcosa, anche se la minore negava sempre. « Mi sembra giusto, i fondoschiena sono sacri, ma anche la tua vita lo è, e attualmente non siamo nella lista profilo bassi. » Si mosse nella stanza fino ad arrivare ad un toppino nero buttato in mezzo a mille vestiti, lo prese e se lo sistemò addosso, come a vedere come le stava. Era delizioso almeno per i suoi gusti. Tessa amava i colori scuri, e le donavano anche. «Ancora shopping? Ma che ci fai con tutta questa roba se poi usi sempre e solo gli stessi vestiti. Piatti regalarli o darli all'usato quelli che non mette. C'è gente che impazzirebbe. » Un'uscita con Nevil e già parlava di beneficenza, era impossibile questa cosa.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un sopracciglio schizzò verso l'alto quando la sentì bofonchiare riguardo alla beneficienza. Eleanor e Tessa erano amiche, questo era un fatto certo, ma era anche certo che vivessero anche agli antipodi in fatto di moda e stili di vita. Per quanto la Janssen volesse tenere un profilo basso, la sua cabina armadio non lo voleva, e nonostante sembrasse per esplodere, vi era sempre qualcosa di nuovo da comprare. Un paio di scarpe, una borsa, un abito, nulla le dava così tanta soddisfazione come strisciare la sua carta di credito. Scosse il capo la Janssen mentre osservava quel top striminzito potesse davvero considerarsi un indumento. « Spero che tu stia scherzando... I vestiti, lo shopping sono qualcosa che alimentano la nostra soddisfazione ed è terapeutico. E da quando hai cominciato a fare discorsi riguardo alla beneficienza? » Domandò inarcando un sopracciglio prima di scegliere ancora uno di quegli abiti che erano appesi alle grucce all'interno della sua cabina armadio. Solamente quando le cadde l'occhio su un Armani, il volto di Eleanor si aprì di un sorriso radioso. Lo mise davanti a sé per vedersi allo specchio prima di dedicarsi nuovamente all'amica. « Questo è perfetto. Piuttosto, non mi devi dire nulla? »
Tessa Roberts
Guardò Eleanor in modo strano, davvero lo shopping aveva quell'effetto su di lei? Tessa non riusciva proprio a capire come era possibile. Lei si sentiva così eccitata solo quando sentiva storie oscure, soprattutto se vere. I vestiti, nonostante spesso si recava a fare shopping, non erano mai stata la sua ragione di vita, come invece sembrava essere per l'altra. « Non so è la prima cosa che mi è venuta in mente. Possiamo sempre metterli in vendita, se non ti piace la beneficenza. » Sorrise, sfidando l'amica per poi andarsi a stendere a pancia in su sul letto, anche questo pieno di vestiti. Alla domanda dell'amica, Tessa alzò solamente la testa e la guardò non capendo a cosa si riferisse. « Mmmmh no?! Dovrei dirti qualcosa? »
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eleanordahlia · 3 years
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          ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ  ⋰  👑    ━━  eleanor dahlia h. janssen ━━     ravenfire, virginia ↻ 21.04.2021
Avevano impiegato minuti interminabili i soccorsi giunti in quel luogo, il Red Theater, prima che Eleanor riuscisse a trovare la via d'uscita. La terra aveva cominciato a tremare, calcinacci qui e là erano caduti ferendo la maggior parte delle persone e nonostante lei stessa avesse riportato delle ferite di lieve entità, sapeva di dover dare una mano. Cercava in tutti i modi di dare il suo contributo, tranquillizzando chi ne avesse bisogno e chi invece poteva anche solamente aiutare. Ma era qualcosa di più profondo ad averla scossa. Il timore che s'avvertiva non aveva alcun effetto su di lei, nessuna sensazione di pace, nessuna fame di provocare terrore, niente di niente. Eppure solamente quando vive finalmente la luce del giorno, e riuscì ad uscire da quel luogo polveroso, qualcosa scattò nella di lei mente. Un clic mentale che divenne quasi assordante manifestandole un unico obiettivo, trovare la Firestone. Non era il momento di fare domande, non era tempo nemmeno per chiedersi il motivo di tale richiesta, ma sapeva solamente che i suoi tacchi erano già diretti nel luogo dove ogni cosa era cominciata. La mente era azzerata, i pensieri erano stati spazzati via da un unico ordine che sentiva il bisogno e il dovere di soddisfare. Era tempo di andare, e nulla avrebbe potuto fermarla.
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eleanordahlia · 3 years
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      👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓       𝒆𝒍𝒆𝒂𝒏𝒐𝒓 𝒅𝒂𝒉𝒍𝒊𝒂 posted a photo on          ❪  ••• 𝐅𝐀𝐂𝐄𝐁𝐎𝐎𝐊 📷  ❫
    ❛ Spring or not? ❜
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eleanordahlia · 3 years
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     👑     —    𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄      𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚 & 𝐜𝐚𝐦𝐢𝐥𝐥𝐞 𝐣𝐨𝐬𝐞𝐟𝐢𝐧𝐞      ❪    ↷↷     mini role ❫      raven's           cafè      07.04.2021  —  #ravenfirerpg
Il discorso che aveva intrapreso con l'amico di sempre Mike, aveva fatto sì che nascesse una nuova consapevolezza nell'animo della newyorchese che, in quella giornata così primaverile, sembrava voler rivivere sensazioni del passato. Aveva ancora molto da imparare, e nonostante gli allenamenti con Ector, sapeva che il lavoro maggiore era lei stessa a doverlo fare. Avrebbe dovuto fare sacrifici, impegnarsi, ma in ballo vi era qualcosa di molto di più di una semplice vittoria. Seduta in una delle sue caffetterie preferite a sorseggiare un latte macchiato e godendosi quegli sprazzi di sole primaverile, Eleanor vide la bionda avvicinarsi. Le sorrise in modo naturale, riconoscendo in lei una delle poche persone con cui sentiva quella sintonia che spesso non sapeva decifrare.
« Allora non sei completamente sparita dalla circolazione. Dai, accomodati! »
Camille Josefine Kebbel
Camille si trovava al Raven's Café, aveva deciso di prendere un tea freddo e poi del cibo da portare a casa, l'avrebbe diviso con Andrea e le sorelle avrebbero cenato insieme per poi guardare qualche programma alla tv o una serie su netflix. Finalmente l'aria iniziava a diventare più calda, la primavera rendeva Ravenfire ancora più magica e la rilassava. Camille stava bene in quel periodo, era davvero felice. A breve avrebbe ripreso gli allenamenti con Jasmine, il lavoro le dava sempre soddisfazioni, era sempre presente per gli amici ed aveva una relazione stabile, insomma se guardava la sua vita a due anni fa non avrebbe immaginato che dopo ciò che le era successo sarebbe riuscita a rialzarsi. Era immersa in quei pensieri quando sentì una voce al suo fianco e in un tavolino vide la Janssen. Eleanor le era sempre piaciuta, sentiva una connessione ed entrambe sapevano il perché, non c'era bisogno di dirlo a voce alta, condividevano lo stesso destino. «Ehi, che bello vederti. Beh si, sono viva. Il lavoro al giornale mi ha sommersa. Come stai?» Mormorò mentre posava il tea freddo al limone sul tavolino della bionda e prendeva posto difronte a lei.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Aveva sempre intravisto nella bionda un certo potenziale, e non sapeva definire il motivo di tale pensiero, ma sapeva che presto o tardi le sue supposizioni avrebbero trovato conferma. Non erano nemmeno necessarie le parole per confermare che quel legame e quella connessione che le giovani sentivano non riguardava nulla di normale, ma era ormai un dato di fatto. Attese che Camille prese posto di fronte a lei, il suo tea freddo in mano prima di portare alle labbra lei stessa il proprio latte macchiato. « Hai decisamente troppi impegni, lo sai? » Commentò lentamente ma senza abbandonare il sorriso sornione che aleggiava sulle di lei labbra. Era da sempre stata considerata una persona accattivante, il suo modo di fare spesso tradiva le sue origini altolocate, i suoi vestiti gridavano soldi in ogni lingua conosciuta, ma Eleanor sapeva che voleva essere una persona decisamente diversa da quella abitava a New York, e in parte lo era perfino. « Direi che sto bene... Tutto sommato. Sto cercando un argomento per la tesi, mancano ormai pochi esami e mi sembra di vedere la luce in fondo al tunnel. Tu invece, sbaglio o dai social mi sono persa qualcosa? »
Camille Josefine Kebbel
«Ecco cosa succede quando lavori per il giornale cittadino e devi occuparti di un intero reparto ovvero quello della moda. Essere redattrice mia cara non è per niente facile, unire più teste con mille idee mi fa impazzire, però amo il mio lavoro e non lo cambierei per nulla al mondo.» Mormorò quando prese posto di fronte alla giovane, Camille amava il suo lavoro, lo faceva con amore immenso per questo erano rari i momenti dove perdeva le staffe con coloro che lavoravano insieme a lei, cercava sempre di trovare soluzioni insieme, erano un team molto unito. Sorseggiò la bevanda fredda e annuì. «Tra cosa sei indecisa esattamente? Magari potrei darti una mano nella scelta. Nei social? Ti riferisci per caso alle foto con il mio ragazzo?» Anche perché non sapeva a cosa potesse riferirsi, la bionda usava si spesso i social ma più per motivare gli altri ad andare avanti con la vita ed a non arrendersi mai. La vita era preziosa ed andava vissuta sempre.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Era un sorriso quello che era nato sulle labbra della newyorchese che osservava con attenzione i movimenti sempre eleganti di Camille. Avevano iniziato quella conoscenza tempo prima, quando le cose beh, erano decisamente diverse e seppur avessero opinioni diverse riguardo taluni argomenti, Eleanor sapeva che poteva contare su di lei, esattamente come la veggente poteva dare con la Janssen. Stringendosi nelle spalle poi, Eleanor si ritrovò ad annuire alle parole della bionda. Le sue parole non erano affatto un'accusa, e conosceva l'impegno di Camille.
« Scommetto che un aiuto sarebbe perfino chiedere troppo. »
Replicò con un sorriso comprensivo. Lei stessa aveva difficoltà a cercare aiuto anche nelle cose più semplici, e in parte il loro carattere era simile.
« E' proprio questo il punto, sono alla deriva. Non saprei nemmeno da dove cominciare, nonostante i disturbi post traumatici siano l'argomento che vedo per la maggiore... Tu hai consigli? E sì, mi riferisco al tuo fidanzamento, direi che le congratulazioni sono d'obbligo! »
Camille Josefine Kebbel
«Beh i disturbi post traumatici non sono un brutto argomento, cosa ti frena?» Aveva un vago sentore di ciò che potesse frenare Eleanor, ovvero che ella potesse soffrirne, la stessa Camille continuava a soffrirne, aveva giornate migliori di altre ma certe volte alcuni ricordi arrivavano più potenti degli altri e le rendevano le giornate un inferno, difficili da affrontare. Erano quelli i giorni dove Camille aveva più difficoltà ad alzarsi dal letto, dove non aveva neanche voglia di aprire gli occhi eppure lo faceva, pian piano andava avanti giorno dopo giorno. «Penso che tu debba scegliere un argomento nel quale sai di poter dare il massimo, nel quale ti senti a tuo agio nel trattarlo, nel fare ricerche. Se i disturbi post traumatici in qualche modo non ti fanno sentire così cambia e scegli altro, nessuno ti verrà mai a dire qualcosa.» La Kebbel abbozzò un sorriso, la tesi era un qualcosa che non andava sottovalutata e sperava che la Janssen potesse trovare l'argomento giusto. «Grazie, senza di lui non sarei riuscita ad affrontare alcuni momenti no. Tu, qualche fiamma all'orizzonte?»
Eleanor Dahlia H. Janssen
Ogni volta che si trovava in compagnia della Kebbel vi erano sempre argomenti che non potevano o comunque non riuscivano ad affrontare. Sia per il timore dell'altra, sia per una sensazione costante che entrambe avvertivano, si basavano sulle sensazioni, quelle emozioni che però rimanevano inespresse a parole. Si limitò così a fare un piccolo cenno del capo in segno di assenso prima di inspirare sonoramente. Ciò che era avvenuto anni prima aveva cambiato radicalmente Eleanor, e lo stesso cambiamento stava avvenendo in Camille, tuttavia entrambe avevano reagito in modo del tutto diverso. « Non lo so, dovrei provare a parlare anche con qualche professore. » Commentò con un leggero cipiglio sulla fronte che s'era formato nel frattempo. Avrebbe passato in rassegna tutti gli argomenti papabili e prima o poi avrebbe trovato una soluzione. Scosse poi il capo a quella domanda, un leggero risolino si formò sulle labbra scarlatte prima di risponderle. « Nessuno all'orizzonte, e ti dirò, forse va bene anche così, devo essere io a bastare a me stessa, e sta diventando il mio mantra. » Le strizzò l'occhiolino prima di piegare il collo da una parte e dall'altra come a farlo scricchiolare. Sentiva la tensione sedimentarsi sulle spalle, ma sapeva che presto o tardi tutto sarebbe andato meglio, o così sperava.
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eleanordahlia · 3 years
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.‌ ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌         🍁 𝑀𝑖𝑘𝑒&𝐸𝑙𝑒𝑎𝑛𝑜𝑟 ‍ ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌         𝐑𝐚𝐯𝐞𝐧𝐟𝐢𝐫𝐞, 𝟐𝟗.𝟎𝟑.𝟐𝟎𝟐𝟏 ‌ ‍‌ ‍ ‌ ‍ ‌ ‍ ‌       #Ravenfirerpg #minirole 🍁   ❝ Non conti su nessuno tranne te stesso. O affondi o nuoti. ❞ "Ultimamente siete tutti così positivi." In realtà Mike la pensava esattamente come Eleanor. Si conoscevano da un po' di tempo, si erano conosciuti a New York, quando entrambi vivevano lì e si erano ritrovati entrambi a Ravenfire e a quanto sembrava entrambi erano bloccati lì. "Ad ogni modo sono d'accordo con te, ecco perchè me la sbrigo sempre da solo" Il che era vero. A Mike non piaceva chiedere aiuto, cercava di vedersela sempre per conto suo in tutto, non era capace di farsi dare una mano o di ammettere i suoi limiti. Cosa che avrebbe dovuto invece imparare a fare, specialmente per quel che riguardava le sue capacità da veggente.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Dover affrontare un percorso lungo e travagliato come quello affrontato dalla newyorchese faceva sì che le priorità cambiassero, inevitabilmente. Lo sapeva bene Eleanor, aveva cambiato ogni cosa, dalle semplici abitudini alle scelte più sofferte, facendo nascere in lei un egoismo che mai era stato così accentuato. Era un sorriso amaro quello che s'intravedeva sulle labbra della Janssen, la quale era intenta a parlare con l'amico. Aveva sentito fin da subito una certa connessione, fin dal primo momento in cui lo vide tempo fa. Eppure, ancora si chiedeva come fosse possibile. « Sai, non credo che sia questione di essere positivi, o meno ma del fatto che se non ci prendiamo cura noi di noi stessi, nessun altro lo farà. » Era un discorso crudo quello che stava intavolando la giovane dai capelli biondo fragola, ma era anche la verità. Piegò il collo da una parte all'altra prima di posare nuovamente lo sguardo sull'amico, mentre erano seduti in uno dei tavolini fuori del Raven's Cafè. « Ma sono anche dell'idea che qualche persona fidata al nostro fianco ci debba essere, non credi? Ultimamente sei diventato anche piuttosto sfuggente, è tutto okay? »
Mike Christian Bradshaw
"Beh, sì direi che è lo stesso" Mike probabilmente non si prendeva cura nemmeno lui di se stesso, ma era una cosa normale per lui, aveva sempre agito così. Pensava che occuparsi di lui sul momento fosse più che sufficiente per la sua sopravvivenza, di qualsiasi tipo. Probabilmente però non era così, ma il veggente ancora non riusciva a fare i conti con ciò. "Sì, tutto okay, sono solo stato impegnato con il locale sai.." Il che era vero, le cose si erano un po' complicate dopo la rivelazione di Richard e Mike, da esperto di finanza qual era, stava cercando di porre rimedio a tutto come meglio permetteva la loro situazione. Inoltre il veggente era anche stato occupato con il cercare di capire come gestire i propri poteri senza impazzire. Non era stato facile per Mike accettare il suo cambiamento, ci aveva messo praticamente due anni, ma adesso che lo aveva fatto, pensava di potersela sbrigare comunque da solo. "Mi dispiace, però sai che puoi chiamarmi quando vuoi."
Eleanor Dahlia H. Janssen
Più osservava il giovane amico di vecchia data, più sentiva con lui la stessa sensazione che sentiva quando si trovava in compagnia di Camille o Ivar. La sensazione che ci fosse una sorta di connessione era la stessa, eppure ella non comprendeva come fosse possibile. Ascoltò così le sue parole chiedendosi come se la stesse passando, eppure da quelle sue risposte non si capiva alcunché. Lo osservò ancora una volta, ma questa volta il suo sguardo si fece un poco più insistente. « Ultimamente sembra che siamo diventati due sconosciuti. So che ci sei, la stessa cosa vale per te, dovresti ormai saperlo. » Commentò l'esperimento. Erano amici da tempo, e nonostante Eleanor credesse ciecamente nel fatto che a volte l'egoismo sarebbe stata una salvezza, sapeva che un amico era comunque un tesoro. « Ma non raccontiamoci troppe stronzate. Che cosa c'è che non va? Anche le cose più assurde lei puoi affrontare con me. Da quando mi sono trasferita anni fa a Ravenfire, le cose sono decisamente cambiate, io sono cambiata... »
Mike Christian Bradshaw
Mike comprendeva le parole della giovane, ma da quando era arrivato a Ravenfire mentire era diventata una routine, non poteva farne a meno, anche perchè ne andava della sua vita in qualche modo. L'insistenza di Eleanor però era decisamente sospettosa per il veggente e quello che stava dicendo gli risuonava molto familiare e non potè ignorare ulteriormente. "Cambiata in che senso?" Non potè fare a meno di chiedere ed essere il più esplicito possibile. Mike sentiva un legame diverso rispetto a quello che avevano prima ed era inutile negarlo ormai.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Prendere in mano la situazione era una prerogativa della newyorchese che difficilmente avrebbe accettato quel continuo battibeccarsi senza giungere ad una reale spiegazione. Erano settimane ormai che ci giravano attorno, mesi in cui Eleanor continuava a chiedersi il motivo di quella sensazione ed infine eccolo Mike a girarci attorno come se nulla fosse. Puntò lo sguardo negli occhi dell'amico di vecchia data ed attese, prendendosi il giusto tempo per rispondere a quella domanda. Tenere un profilo basso per quanto riguardava la sua natura era un fatto ormai certo, ma sapeva che alcune sensazioni erano da esplicitare, come quella che avvertiva quando si trovava in compagnia del Bradshaw.
« Lo sappiamo entrambi, ma ti velocizzo il lavoro, prendimi la mano... »
Tese la mano nella di lui direzione, allungò così il braccio lasciando che fosse la mano ad afferrare prima o poi la gemella, ed in quel momento qualcosa sarebbe successo, o almeno così sperava.
Mike Christian Bradshaw
Mike sapeva che una delle qualità di un veggente fosse quella di leggere la natura degli altri attraverso il contatto fisico, ma non aveva mai ben sperimentato al cosa non essendo ancora in grado di padroneggiare i suoi poteri. Quello che si chiedeva, però, era se Eleanor sapesse che lui era un veggente o se era lei stessa una veggente e voleva capire se anche lui fosse qualcos'altro. O magari stava sbagliando e basta? Una cosa era certa qualsiasi cosa fosse, se era bloccata a Ravenfire era avvenuta da poco tempo, entrambi erano stati a New York per tanto tempo, avevano passato lì la maggior parte della loro vita e adesso, beh adesso si ritrovavano ad essere bloccati in quella cittadina a causa di un cambiamento che non avevano chiesto loro. Sospirò e prese le mani dell'amica, rendendosi conto in breve tempo che qualcosa di diverso c'era, non sapeva ben decifrare quella sensazione, non ne era ancora in grado, ma probabilmente la sua voglia di comprendere e capire cosa fosse accaduto ad entrambi, lo aveva portato a padroneggiare quel 'potere' in quel momento. "Sei cambiata anche tu. - affermò con sicurezza - In cosa sei mutata esattamente?" Chiese non essendo in grado di leggere abbastanza bene.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Erano semplicemente arrivati alla resa dei conti. Tendere la mano all'amico significava una cosa, e il fatto che si fidasse abbastanza da farlo la diceva lunga su Eleanor. Era un passo fondamentale per lei, solamente una persona aveva scoperto la sua reale natura, ma in quel momento sia Eleanor che Mike stava condividendo qualcosa di più di un semplice segreto. Mise la mano in quella del Bradshaw, un contrasto di temperatura fu la prima sensazione che avvertì prima di osservare Mike reagire a quella scoperta. « Non sai nulla di Ravenfire, non è vero? Le leggende, i miti... » Commentò la Janssen mentre in fretta ritirava la mano. Aveva cominciato ad apprezzare quella temperatura sempre più bassa, quel fresco che ormai aleggiava attorno a lei come se fosse la cosa più naturale del mondo, eppure quando era qualcun altro a toccarla sembrava fuoco. Scosse il capo per un momento distogliendo lo sguardo prima di posarlo nuovamente su quello del giovane cercando di comprendere quanto ne sapesse. Chiuse gli occhi per un momento prima di riaprirli e mostrare il bagliore giallo tipico del suo livello. « Ed evidentemente non sai ancora che cosa sono... Forse così ti sarà chiaro. »
Mike Christian Bradshaw
"No, in realtà ne sono a conoscenza" Grazie agli altri come lui, Mike era riuscito a sapere i segreti di Ravenfire, certo aveva conosciuto le cose lentamente, per molto tempo era stato lasciato allo sbando, nessuno lo aveva aiutato, quando poi aveva conosciuto Camille, Trisha e tutti gli altri, era venuto a conoscenza di molte più cose di quanto potesse saperne. "Io sono un veggente, sebbene non sia ancora totalmente consapevole di ciò che significhi." Disse poi rendendo palese la sua natura. Mike voleva essere sincero con la ragazza, ormai si erano scoperti e questo poteva unirli ancora di più. Il momento della verità era arrivato.
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eleanordahlia · 3 years
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.     👑     —     𝐍𝐄𝐖 𝐑𝐎𝐋𝐄       𝐞𝐥𝐞𝐚𝐧𝐨𝐫 𝐝𝐚𝐡𝐥𝐢𝐚   &    𝐛𝐲𝐫𝐨𝐧       ❪    ↷↷     mini role ❫       r  a  v   e   n   f   i   r   e       22.03.2021  —  #ravenfirerpg
Passi decisi erano quelli che si udivano nel corridoio che la stessa newyorchese stava percorrendo in quel momento, con uno spirito che appariva quasi come una marcia. Aveva sempre ostentato sicurezza, dai vestito che indossava, alla posa che assumeva, tutto nella Janssen sprizzava sicurezza, quasi arroganza, eppure non vi era nulla di più sbagliato. Aveva deciso semplicemente di prendere in mano la situazione e andare nell'unico luogo dove chiunque andava per trovare le proprie risposte, lo studio psichiatrico del dottor Byron Smithson. Sapeva che impegnarsi in un progetto del genere non era facile, ma sapeva anche che ultimamente il suo bisogno di tranquillità era giunto a massimi storici. Appena un mese prima s'era ritrovata nel bel mezzo del bosco senza che nemmeno che se ne accorgesse, e ora quella rabbia, non più troppo latente, era pronta a farla esplodere. Bussò una sola volta alla porta dello studio dell'uomo. In piedi e con la schiena talmente dritta da essere quasi innaturale, Eleanor attese chiedendosi se avesse preso la decisione migliore.
Byron Smithson
Come in ogni pomeriggio dal lunedì al sabato, Byron se ne stava rintanato nel suo ufficio, in attesa che il passare delle ore lo trasportasse dall’appuntamento con un paziente a quello con un altro, seguendo quel ritmo naturale che contraddistingueva le sue giornate. Seduto dietro la scrivania, ben comodo sulla sua poltrona, era intento ad annotare alcuni appunti tra le carte del fascicolo appartenente all’ultimo paziente con cui aveva avuto un appuntamento. A interrompere il suo lavoro c’era stato un rumore deciso e inaspettato: qualcuno stava bussando alla porta del suo ufficio. Stupito, per prima cosa scelse di dare un’occhiata rapida all’orologio ch’era solito tenere al polso; l’orario segnato sembrò non convincerlo, pensò infatti che fosse troppo presto perché il paziente da lui atteso si presentasse, con ben un’ora di anticipo. Questo dettaglio fu sufficiente a far si che lo stupore fosse sostituito da una certa curiosità; era forse qualcuno che si era perso da quelle parti? Dato che il suo ufficio era situato fuori dal centro abitato della cittadina, non era poi impossibile. Mettendo le buone maniere al primo posto, decise di alzarsi e andare ad aprire nonostante fosse certo di ritrovarsi dinanzi qualcuno che non avesse mai visto prima di quel momento. In quanto fantasma, non aveva alcun rischio da correre, ma tendeva ugualmente ad essere prudente. Una volta aperta la porta, ricevette una conferma ai sospetti avuti fin dal principio, e subito rivolse una domanda alla donna che si trovava di fronte, per poi invitarla con un gesto della mano ad accomodarsi. « Posso aiutarla? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Tantissime erano le recensioni che aveva avuto modo di leggere nel corso delle ultime settimane riguardo allo specialista che aveva deciso di visitare. Alcuni sembravano essere così convinti del lavoro dello Smithson che ne elogiava le doti e le abilità in modo quasi irreale, eppure la newyorchese aveva deciso di dargli così una chance. Avrebbe potuto aiutarla, forse? Ferma in piedi ad attendere che la porta si aprisse, Eleanor si chiese se non avesse perso completamente la testa. Sapeva di dover trovare rimedio a quella irrequietezza e a quei pensieri, ma sapeva anche che sarebbe stato un viaggio lungo e tortuoso. Inspirando sonoramente, sentì il clic della porta che si aprì, mostrando un uomo adulto, che poteva incutere timore con la sua sola presenza. L'espressione apparentemente arcigna sembrava essere parte di lui, ma incurante dello sguardo attendo, ella lo superò addentrandosi così nel di lui ufficio. « Lei è il dottor Smithson, non è vero? » Domandò la giovane, voltandosi nella di lui direzione prima di vedere che la porta fosse effettivamente chiusa. Avrebbe dovuto parlare anche attraverso metafore, ma lo avrebbe fatto, o comunque ci avrebbe provato. « Mi chiamo Eleanor Janssen, ho bisogno del suo aiuto. »
Byron Smithson
« Dottor Smithson in persona. Lieto di fare la sua conoscenza e anche, si spera, di poterla aiutare. » L’ufficio di Byron, riflettendo quella ch’era la personalità del proprietario, si mostrava sin dal principio come un posto accogliente, in grado di trasmettere sicurezza a chiunque vi mettesse piede. Era ben illuminato, spazioso e arredato con gusto in ogni suo angolo, impossibile non sentirsi a proprio agio tra quelle mura tinteggiate di cremisi. In seguito a una breve e decisa stretta di mano, fece ritorno alla propria postazione, liberando la scrivania di quei pochi oggetti superflui che l’avevano occupata sino a quel momento. Tenne soltanto il suo fidato taccuino, su cui era solito annotare ogni particolare rilevante rinvenuto durante le sedute psichiatriche che portava avanti coi pazienti. Raggiunse una pagina nuova, pulita, vi segnò nome e cognome della donna e poi, rimanendo con la penna tra le dita, prese a osservarla per qualche istante: aveva l’aria di qualcuno che stesse accettando con una certa riluttanza e paura di doversi affidare alle mani di un professionista, il che gli fece pensare che non sarebbe stato facile entrare in sintonia con la signorina in breve tempo, incoraggiandolo dunque ulteriormente a volerla aiutare. « Da dove vuole partire? C’è qualcosa in particolare di cui vorrebbe parlarmi da sé, oppure la farebbe sentire più a suo agio ricevere delle domande? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Una volta all'interno dello studio, tutti i pensieri vennero sbattuti fuori, al di là di quella porta che velocemente s'era chiusa alle di lei spalle. Sentiva la tranquillità pervadere ogni centimetro della propria pelle mentre avanzava in direzione di quella sedia che sembrava essere destinata a lei. Prese posto con la stessa eleganza che l'aveva contraddistinta, prendendosi il tempo per metabolizzare la decisione di presentarsi senza nemmeno un appuntamento, ma agendo con l'istinto che l'aveva sempre guidata.
« Le chiedo scusa per la mia avventatezza. »
Disse la newyorchese con una leggera smorfia sul volto. Era raro che Eleanor chiedesse scusa, e ancor di più che si sentisse in difetto quando lo faceva, ma quella situazione era nuovamente anche per lei. Si guardò attorno, uno studio che trasmetteva tranquillità con quella luminosità che quasi cozzava con l'idea che si aveva, eppure, chissà come, ella non si aspettava nulla di diverso.
« So che avrei dovuto fissare perlomeno un appuntamento, ma quando prendo una decisione mi piace mettermi immediatamente all'opera... Studio psicologia, quindi non deve trattarmi come una dei suoi pazienti, almeno non come quelli che non sanno dove si voglia andare a parare. »
Byron Smithson
« Deduco che abbia pensato “ora o mai più”, e sovrapporre qualcosa da fare tra lei e questo suo obiettivo, come per esempio la telefonata per richiedere un appuntamento, l’avrebbe potuta distogliere dal suo buon proposito. Dunque, non si preoccupi, e per le volte successive ne potremo senz’altro parlare in seguito. » Il dottor Smithson, per merito dei tanti anni di fortunata carriera lavorativa, aveva avuto l’occasione di incontrare ogni sorta di pazienti; per la maggior parte, al loro primo incontro, essere a proprio agio si dimostrava una vera e propria impresa, e gli ci volle poco per constatare che la signorina Janssen sembrasse invece affrontare un precoce processo di adattamento a quel nuovo ambiente. Era di conforto sapere che, almeno in parte, lei avesse una vaga idea di quel che le loro sedute includessero, e di come si sarebbero evolute nel corso del tempo. Dal modo in cui si era posta, inoltre, aveva compreso che preferisse un approccio diretto; non poteva dare per scontato che quel metodo fosse adeguato a ogni paziente, e per tale ragione preferiva partire con entrare in contatto coi suoi pazienti a piccoli passi, lasciando a loro la possibilità di scegliere quale opzione facesse al caso loro. Pensò che, per l’occasione, una domanda breve. « Cosa l’ha portata a voler chiedere la mia consulenza? »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Sapeva che qualsiasi decisione avrebbe preso sarebbe stata sotto la lente d'ingrandimento della sua razionalità, per cui non ci aveva pensato due volte e s'era presentata senza alcun preavviso. Doveva compiere quel gesto in modo così repentino per poter avere una possibile reazione dentro di sé, e doveva ammettere che ora qualcosa stava cominciando a scattare. Inspirò sonoramente Eleanor prima di distogliere lo sguardo e portarlo fuori dalla finestra. Le piaceva osservare il mondo circostante, credeva che anche quello fosse un nuovo punto di vista, ma non poteva più perdere tempo. « Vorrei essere ipnotizzata. So che magari questa non è la sua tecnica, ma ho letto a lungo che si potrebbe utilizzare per sbloccare determinati ricordi... » Non proseguì dicendo che i suoi flash erano dettati da qualcosa di molto più profondo, ma qualcosa sarebbe pur servito, no? Portò lo sguardo sul professionista di fronte a lei ed attese, un'unica risposta era quella che desiderava, tuttavia come l'avrebbe interpretata il dottor Smithson?
Byron Smithson
« Io non sono contrario a questa pratica, e ammetto di averne fatto uso in passato, benché sia richiesta soltanto di rado, soprattutto da parte di un paziente. » Dotato com’era di un volto particolarmente espressivo, il dottor Smithson non sarebbe stato in grado di celare lo stupore provato nel sentire parlare d’ipnosi, essendo abituato a usare metodi molto meno invasivi nella cura dei suoi pazienti. Lei, senza ombra di dubbio, doveva essersi informata a lungo su quel genere di terapia, prima di decidere che potesse essere adeguata alle sue necessità. Di scontentare un paziente non se la sarebbe sentita, essendo anche curioso di scoprire per quale ragione la scelta della donna fosse ricaduta proprio su tale procedimento, ma se fosse dipeso da lui avrebbe preferito partire con un approccio differente. Fece in fretta ad annotare un paio di frasi sul taccuino, e nel frattempo gli venne spontaneo prendere la parola ancora una volta. « Come mai proprio l’ipnosi? Fermo restando che io possa darle quel che sta cercando, sarei curioso di scoprire per quale ragione, prima di accettare. »
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un'espressione appena più contrita cominciò ad aleggiare sul volto della newyorchese che non poteva permettersi il lusso di dire la verità. Chiunque avrebbe potuto prenderla di mira, chiunque avrebbe potuto cominciare a fare due più due, e il fatto che mantenesse, perlomeno il più delle volte. un basso profilo era ciò che le aveva consentito di proseguire una vita pressoché normale. Si strinse nelle spalle mentre visualizzava con esattezza che cosa avrebbe potuto pensare il professionista di fronte a lei. « Immagino che se dovessi essere cosciente, non riuscirei nel mio intento... Inoltre è una pratica non invasiva, non più di tante altre, e so che non tutti sono abilitati a farlo. » Vi era sicurezza nella di lei voce, ma anche ammirazione per un lavoro per cui lei stava studiando e non poco. Ormai era inoltre agli sgoccioli, e presto o tardi avrebbe dovuto perfino scegliere un argomento per la tesi di laurea, e perché no, avrebbe potuto prendere perfino spunto. « Mi aiuterà, so che sarà così. E non prenda la mia sicurezza per arroganza, ma pura e semplice determinazione. La ringrazio, comunque, per avermi dedicato qualche minuto, non voglio impegnarla oltre. » Si congedò con quelle parole, un semplice cenno del capo, prima di alzarsi e dirigersi verso la porta. Era un rischio, ma sapeva di doverlo correre.
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eleanordahlia · 3 years
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        👑    —     𝐍𝐄𝐖 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓         𝒑𝒓𝒊𝒅𝒆 𝒂𝒏𝒅 𝒑𝒓𝒆𝒋𝒖𝒅𝒊𝒄𝒆 𝒆𝒗𝒆𝒏𝒕         ❪  ••• 𝐎𝐔𝐓𝐅𝐈𝐓𝐒 📷  ❫
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eleanordahlia · 3 years
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          ᴇxᴛʀᴀᴄᴛ  ⋰  👑    ━━  eleanor dahlia + joshua + stuart ━━     ravenfire, virginia ↻ 20.12.2020
Una miriade di pensieri sembravano agitare l'animo dell'esperimento che ormai aveva abbandonato completamente il tentativo di concentrarsi sui libri. Aveva ormai venticinque anni, avrebbe dovuto affermarsi nella vita, intraprendere un percorso lavorativo eppure, era ancora lì ad osservare quella distesa di libri che giaceva sull'imponente letto matrimoniale della sua stanza. Ormai era diventata la sua routine, prendere un doppio caffè e dedicarsi allo studio matto e disperato nonostante, ogni volta, continuasse a ripetersi che non sarebbe più capitato. Avrebbe voluto organizzarsi meglio, avrebbe dovuto farlo, eppure qualcosa nella sua mente la portava sempre a ripercorrere ricordi che aveva ormai chiuso in un cassetto della sua mente. Il rumore delle fronde degli alberi continuavano a sbattere incessantemente contro le finestre della sua stanza, il vento soffiava così forte da fischiare, eppure non era questo a circondarla in quel preciso istante. Come era capitato tempo addietro, quel luogo così privo di luce e scenario di così tanti dei suoi incubi, era lì, davanti agli occhi attoniti dell'esperimento. Scrutava, osservava, memorizzava ogni tronco d'albero incapace di ricordare come fosse giunta in quel luogo, ritrovandosi poi ad abbassare lo sguardo per osservare i piedi che indossavano ora delle sneakers che cozzavano con il suo stile, eppure l'unica domanda che continuava a farsi era una sola: come diavolo aveva fatto ad arrivare fin lì? Si voltò di scatto quando udì su rumore, il volto di qualcuno che conosceva, con cui addirittura sentiva una certa connessione, ma furono le parole di una terza persona a farla bloccare come un animale impaurito. Era una sciocchezza bell'e buona, lei stessa era un animale della paura, eppure il dover giustificare la sua presenza era qualcosa che non aveva previsto.
« Che ci fate qui? »
Domandò incrociando le braccia al petto. Osservava i due giovani passando lo sguardo da l'uno all'altro eppure la profondità della paura che si avvertiva in quel luogo faceva venire i brividi. Scelte tuttavia la via più ovvia ai suoi occhi, lo scherno e l'attacco come miglior difesa, ma sapeva che le domande sarebbero arrivate da lì a poco.
« Non pensavo che il bosco fosse il nuovo punto di ritrovo. »
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eleanordahlia · 3 years
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. ~ 𝕥𝕣𝕒𝕔𝕔𝕚𝕒 𝕣𝕠𝕝𝕖 𝟙 ~ ~ J𝕠𝕤𝕙𝕦𝕒 M𝕒𝕗𝕗𝕖𝕚 & E𝕝𝕖𝕒𝕟𝕠𝕣 J𝕒𝕟𝕤𝕤𝕖𝕟 & S𝕥𝕦𝕒𝕣𝕥 A𝕥𝕨𝕖𝕝𝕝 ~
• ԹӀɑϲҽ: íntσ thє wσσd • †ïmε: ιи тнє єνєиιиg
#Ravenfirerpg
Dicembre era forse considerato uno dei mesi migliori di tutto l'anno. Pieno di sorprese, pieno di festività. Era ormai giunto anche a Ravenfire ed i Maffei, come da tradizione delle loro origini italiane, non solo dall'inizio del mese avevano iniziato a decorare la loro abitazione, ma anche a cucinare i tipici cibi e dolci natalizi. Persino Joshua si era messo in cucina, divertendosi a preparare una piccola delizia fatta di marzapane a forma di una casetta. Peccato però che questa venne distrutta poco dopo dalla sua nipotina. Che monella che era! Tuttavia credo sia inutile dire come il ragazzo non aveva fatto a meno di perdonarla, o forse meglio "punirla" con un po' di solletico ed una marea di bacini. Era tutto perfetto, forse troppo per i suoi gusti. Erano giorni che non faceva incubi la notte, erano giorni in cui non aveva visioni che lo rendevano strano e distaccato dalla famiglia, anzi, probabilmente stava anche parlando di più. Stava bene, ma a quanto pare tutto ciò durò poco, perché se quel tardo pomeriggio, inizialmente egli si trovava davanti al camino, seduto a scrivere i suoi pensieri sul suo diario personale, dopo si ritrovò da tutt'altra parte. Buio, gelo, silenzio. Intorno a sé non vi era nulla, se non un albero dopo l'altro a formare un enorme bosco, lo stesso della cittadina, che molti diffidavano. Se vogliamo essere meticolosi, l'area precisa per cui esso era temuto, era proprio quella in cui ora sostava il giovane esperimento. Cosa ci faceva là? Non lo sapeva nemmeno lui. Pareva come se, per un lasso di tempo, il suo cervello avesse avuto un blockout. Non ricordava come ci fosse arrivato. Ma ricordava, ed era certo, che prima di arrivare qui, era stato a casa. Anni prima, in quel posto avevano ritrovato i cadaveri di tre ragazzi a lui coetanei e forse per una ragione inspiegabile, il suo subconscio lo aveva condotto lì, facendo però in modo che non rammentasse il perché. Ci mancava solamente che vi fosse qualcun altro nei dintorni. Come avrebbe spiegato la sua presenza in tale luogo, per di più quasi a fine giornata?
Stuart Atwell
Era strano trovarsi in quel luogo, eppure eccolo lì. Stuart andava spesso nel bosco a correre, lì dove era più difficile e inconsueto incontrare umani se avesse deciso di tramutarsi e correre libero, insomma dare sfogo a quella natura che per lo più teneva incatenata specie alla luce del giorno, o quando stesse in università o al campo. Tutto pur di non lasciarsi scoprire, costretto persino alla lenti a contatto per gli occhi, deciso però ad allenarsi per migliorare. E per questo che era nella palestra di Brett e per questo che ora cercava uno spot adatto alle sue intenzioni, quando scorse una sagoma. Il primo istinto fu di nascondersi, ma poi si rese conto di non essere tramutato nè affamato e di poter... tentare un approccio. Sarebbe stato strano il contrario, no? <<Hey tutto bene?>> Gli parve confuso quel ragazzo, e il Doodd aggrottò la fronte avvicinandosi. Voleva essere sicuro stesse bene.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Una miriade di pensieri sembravano agitare l'animo dell'esperimento che ormai aveva abbandonato completamente il tentativo di concentrarsi sui libri. Aveva ormai venticinque anni, avrebbe dovuto affermarsi nella vita, intraprendere un percorso lavorativo eppure, era ancora lì ad osservare quella distesa di libri che giaceva sull'imponente letto matrimoniale della sua stanza. Ormai era diventata la sua routine, prendere un doppio caffè e dedicarsi allo studio matto e disperato nonostante, ogni volta, continuasse a ripetersi che non sarebbe più capitato. Avrebbe voluto organizzarsi meglio, avrebbe dovuto farlo, eppure qualcosa nella sua mente la portava sempre a ripercorrere ricordi che aveva ormai chiuso in un cassetto della sua mente. Il rumore delle fronde degli alberi continuavano a sbattere incessantemente contro le finestre della sua stanza, il vetto soffiava così forte da fischiare, eppure non era questo a circondarla in quel preciso istante. Come era capitato tempo addietro, quel luogo così privo di luce e scenario di così tanti dei suoi incubi, era lì, davanti agli occhi attoniti dell'esperimento. Scrutava, osservava, memorizzava ogni tronco d'albero incapace di ricordare come fosse giunta in quel luogo, ritrovandosi poi ad abbassare lo sguardo per osservare i piedi che indossavano ora delle sneakers che cozzavano con il suo stile, eppure l'unica domanda che continuava a farsi era una sola: come diavolo aveva fatto ad arrivare fin lì? Si voltò di scatto quando udì su rumore, il volto di qualcuno che conosceva, con cui addirittura sentiva una certa connessione, ma furono le parole di una terza persona a farla bloccare come un animale impaurito. Era una sciocchezza bell'e buona, lei stessa era un animale della paura, eppure il dover giustificare la sua presenza era qualcosa che non aveva previsto. « Che ci fate qui? » Domandò incrociando le braccia al petto. Osservava i due giovani passando lo sguardo da l'uno all'altro eppure la profondità della paura che si avvertiva in quel luogo faceva venire i brividi. Scelte tuttavia la via più ovvia ai suoi occhi, lo scherno e l'attacco come miglior difesa, ma sapeva che le domande sarebbero arrivate da lì a poco. « Non pensavo che il bosco fosse il nuovo punto di ritrovo. »
Joshua Maffei
Ed ecco che, improvvisamente, prima una figura maschile, poi un'altra femminile, si accostarono allo spazio indesiderato che stava occupando il giovane veggente. I suoi occhi cristallini iniziarono a scrutare i due, mentre diversi pensieri continuavano ad ammassarsi nella sua mente. Si chiedeva come e perché fosse arrivato fin là, ma anche cosa si sarebbe dovuto inventare affinché gli altri non avessero avuto strani sospetti nei suoi confronti. Si ritrovò a dover rispondere alla domanda del ragazzo, quando la donna, che era come lui, un essere incompreso che, probabilmente come l'italiano, non avrebbe terminato di cercare risposte sulla sua strana /seconda/ natura e che forse, in quel momento, nemmeno lei sapeva come fosse giunta nel luogo interessato, lo salvò, ma allo stesso tempo lo sfidò. Joshua percepiva lo strano legame che aveva percepito con molti altri e soprattutto ricordava di averla già vista da qualche parte. Eppure, nonostante suo simile, ella aveva preso le difensive non solo con il dood, ma anche con il Maffei, rivolgendosi in modo piuttosto schietto. Peccato, però, che era andata a mordersi da sola la coda con la domanda che seguì da parte sua. 《 Potrei chiederti la stessa cosa. Non credevo fosse proibito uscire di casa. 》
Stuart Atwell
In quale dannato film aveva visto una scena del genere? Si sforzò di pensare, forse persino una venuzza sulla fronte si era palesata, quando si rese conto che avevano parlato entrambi chiedendo cosa tutti stessero facendo in quel posto. Lui non poteva dire che era lì per "calmarsi": non sapeva chi fossero, la sua lingua causava solo guai /e forse anche piacere considerate le reazioni al suo uso sul corpo di Xavier/ ma non poteva rischiare di compromettersi. Doveva pensare a una risposta credibile e convincente. Il tipo, il ragazzo, aveva ribattuto alla domanda della giovane con una risposta decisamente azzeccata a suo parere. Chissà lui cosa avrebbe combinato. <<Bird watching.>> Ci pensò un attimo. In fondo perchè non avrebbe dovuto guardare gli uccelli? Erano creature bellissime. Una volta aveva persino visto un gufo al rifugio da piccolo. E mentre pensava questo si rese conto che forse avrebbe potuto semplicemente dire che stava facendosi un giro e basta. Ma era pur sempre Stu. <<Sembriamo i moschettieri. Anche se effettivamente dovremmo essere in quattro. Il ragazzo sembrava nervoso e lei estremamente curiosa.
Eleanor Dahlia H. Janssen
Un sopracciglio schizzò verso l'alto nell'ascoltare la domanda del giovane che sentiva in qualche modo il bisogno di proteggere. Aveva osservato con attenzione il ragazzo, sentiva una connessione che avrebbe riconosciuto ovunque, eppure si chiese se non fosse una cosa a senso unico. Si ritrovò a scuotere il capo tra sé e sé pensando a che cosa l'avesse spinta lì, in quel luogo che tanto adorava e al contempo temeva. Era stupido per lei provare paura, solitamente era lei a provocarla, eppure il timore di essere scoperta era qualcosa che non voleva nemmeno prendere in considerazione. « Sicuramente è l'ora giusta per farlo. » Commentò con saccenza nonostante lei non sapesse alcunché della fauna che popolava il bosco. Doveva riflettere in fretta, pensare a qualcosa da dire che apparisse sensato, eppure il fatto era che non sapeva nemmeno lei come avesse fatto ad arrivare fin lì. Lanciò un'occhiata di fuoco al giovane che avrebbe voluto proteggere, come se con quell'occhiata gli dicesse di non fare casini, ma Eleanor si domandò anche il motivo di quella connessione. Tornò poi a guardarsi attorno, nonostante vedesse solamente alberi ed alberi per centinaia di metri, ma la sensazione che si stava scatenando in lei era chiara. « E' la mia qualità preferita, sono curiosa, è vero. Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe e ho perso la cognizione del tempo, succede, no? E poi questo luogo è... inquietante. »
Joshua Maffei
Una sfida, una battaglia di sguardi e parole era quella che si stava avendo in quel luogo oscuro, in cui nessuno avrebbe messo piede, seguendo la razionalità. Ma la razionalità, in quel momento, pareva essere stata abbandonata dai tre avversari, i quali si erano ritrovati per puro caso a dover dare una reale spiegazione riguardo la loro presenza. 《 A volte la natura ci può ascoltare più di chiunque altro. 》 Mormorò, accennando ora un sorriso verso il ragazzo che, forse per smorzare la situazione, forse preso dai suoi pensieri, aveva espresso tale affermazione, paragonando quel trio insolito ai protagonisti del romanzo di Dumas. 《 Credi riusciremo a compiere la nostra missione nel bosco? Non sono certo ci siano dei diamanti, ma tutto può accadere, giusto? 》 Una lieve risata si sprigionò dalle sue labbra, poi si strinse le mani nel giacchetto di jeans. Una frase ironica ripresa dalla trama del libro in questione, riportata alla contemporaneità, in particolar modo a ciò che avveniva di frequente in quella cittadina: l'impossibile poteva diventare possibile. Tuttavia, lo sguardo che, in seguito, le rivolse la donna riuscì quasi a parlargli, ad avvertirlo. Ma come poteva prenderla sul serio, se fino a poco prima l'aveva messo in difficoltà di fronte ad uno sconosciuto? A che gioco stava giocando? 《 Forza piccola tigre curiosa, credo sia il momento di tornare in centro. E fa anche abbastanza freddo. 》
Stuart Atwell
Non era più sicuro di nulla, ma riusciva a percepire per lo più una strana tensione venire dal ragazzo, per non parlare di quella bizzarra situazione che li aveva visti tutti e tre insieme in quel punto specifico del bosco. E forse se non fosse stato preso dalla questione dei propri poteri fuori controllo, Stu avrebbe anche potuto indagare a modo suo, ma ora come ora voleva solo allontanarsi il più velocemente possibile. Li osservò ancora una volta. Parevano tutti impazienti di tornare e si chiese se, per caso, non fosse per i suoi stessi motivi. L'urgenza di rimanere solo con se stesso. <<Credo s-sia davvero troppo freddo qui. Insomma forse è una cosa legata al m-magnetismo del posto. Esistono punti del globo che sembrano reclamare la presenza a causa di campi m-magnetici. L'ho letto.>> Assicurò prima di fare dietrofront ed indietreggiare. Forse se fossero rimasti lì ancora un poco avrebbero potuto scoprire qualcosa l'uno dell'altro, ma forse non era ancora tempo. E così se ne andarono ognuno per la loro strada, esattamente come doveva essere... per ora.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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eleanordahlia · 3 years
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            👑    —     𝐍𝐄𝐖 𝐏𝐎𝐒𝐓        ᴇʟᴇᴀɴᴏʀ ᴅᴀʜʟɪᴀ ʜ. ᴊᴀɴssᴇɴ        28.12.2020 —  #ravenfirerpg           ....  ↝ ᴄᴜʀʀᴇɴᴛ ᴍᴏᴏᴅ                               ❛❛ Di notte ogni cosa assume forme più lievi, più sfumate, quasi magiche. Tutto si addolcisce e si attenua, anche le rughe del viso e quelle dell’anima. ❜❜
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