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#eraldo da roma
byneddiedingo · 1 year
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Dots Johnson and Alfonsino Pasca in Paisan (Roberto Rossellini, 1946)
Cast: Carmela Sazio, Robert Van Loon, Harold Wagner, Merlin Berth, Mats Carlson, Dots Johnson, Alfonsino Pasca, Maria Michi, Gar Moore, Harriet Medin, Renzo Avanzo, William Tubbs, Dale Edmonds. Screenplay: Sergio Amidei, Klaus Mann, Federico Fellini, Marcello Pagliero, Alfred Hayes, Roberto Rossellini, Rod E. Geiger. Cinematography: Otello Martelli. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Renzo Rossellini.
The phrase "fog of war" was coined by Carl von Clausewitz in reference to the cloud of uncertainty that surrounds combatants on the battlefield, but it seems appropriate to apply it to the miscommunication experienced by the soldiers and civilians in Roberto Rossellini's great docudrama about the Allied campaign to liberate Italy in 1943 and 1944. The six episodes in Rossellini's film illustrate various kinds of problems brought about by language, ignorance, naïveté, and lack of necessary information. A young Sicilian woman (Carmela Sazio) struggles to communicate with the G.I. (Robert Van Loon) left guarding her; a Black American soldier (Dots Johnson) tries to recover the shoes that were stolen from him by a Neapolitan street urchin (Alfonsino Pasca) after he got drunk and passed out; a Roman prostitute (Maria Michi) picks up a drunk American (Gar Moore), but when he tells her of the beautiful, innocent woman he met six months earlier in Rome she realizes that she was the woman; an American nurse (Harriet Medin) accompanies a partisan into the German-occupied section of Florence in search of an old lover; three American chaplains visit a monastery in a recently freed section of Northern Italy, but only the Catholic chaplain (William Tubbs), who speaks Italian, realizes that the monks are deeply shocked that his two companions are a Protestant and a Jew. Only the final -- and the best, most harrowing -- section deals with the traditional concept of the fog of war, as Allied soldiers try to aid Italian partisans in their fight with the retreating but still fierce Germans. As in many Italian neorealist films, the actors are either non-professionals or unknowns, and their uneasiness with scripted dialogue sometimes shows -- at least it does with the English speakers; I can't judge the ones who speak Italian or German. There is also occasional sentimental overuse of the score by the director's brother, Renzo Rossellini. But on the whole, Paisan is still an extraordinarily compelling film, an essential portrait of war and its effects, made more essential by having been filmed on location amid the ruin and rubble so soon after the war ended. Glimpses of the emptied streets of Florence, bare of tourists and trade, are startling, as are the scenes that take place in the marshlands of the Po delta in the final sequence. The screenplay earned Oscar nominations for Alfred Hayes, Federico Fellini, Sergio Amidei, Marcello Pagliero, and Roberto Rossellini, but lost to Robert Pirosh for the more conventional war movie Battleground (William A. Wellman, 1949).
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Siamo nell’ottobre del 1972 e il long-playing vende 150.000 copie, mentre il 45 giri 800.000 e rimane primo in classifica per oltre 5 mesi dividendo il podio con Il mio canto libero di Lucio Battisti.
Il disco è affidato all’orchestra di Tony Mimms ed è suonato da ottimi solisti: Silvano Chimenti e Franco Carli si occupano assieme a Baglioni delle chitarre, Luciano Brigidi al basso, Massimo Buzzi, Ciro Cicco e Sandro Centofanti alle percussioni. Antonio Coggio assieme a Toto Torquati suona diversi strumenti oltre a firmare la realizzazione del disco.
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QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE
Interprete: Claudio Baglioni
Etichetta: RCA Italiana
Catalogo: DPSL 10551
Data di pubblicazione: Ottobre 1972
Matrici: BKAY 26764/BKAY 26765
Supporto:vinile 33 giri
Tipo audio: Stereo
Dimensioni: 30 cm.
Facciate: 2
Note: Copertina apribile a libretto con due ante apribili - Disegni e fumetto di Pompeo De Angelis - Della prima stampa esiste una versione con il retro della copertina in bianco e nero e priva in alcuni riquadri dei crediti dei musicisti - La ristampa con codice PSL 10551 ha la copertina non apribile / Registrato da Franco Finetti dal 27 Agosto al 30 Settembre 1972 nello studio C della RCA di Roma / Distribuito da RCA Italiana - Roma
BRANI
Lato A
PIAZZA DEL POPOLO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
UNA FACCIA PULITA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
BATTIBECCO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
CON TUTTO L'AMORE CHE POSSO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
CHE BEGLI AMICI!...
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
MIA LIBERTÀ
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
LA PRIMA VOLTA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
Lato B
QUEL GIORNO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
IO TI PRENDO COME MIA SPOSA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
CARTOLINA ROSA
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
PORTA PORTESE
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
QUANTO TI VOGLIO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
SEMBRA IL PRIMO GIORNO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
CON TUTTO L'AMORE CHE POSSO
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
PRODUTTORE
Antonio Coggio
ORCHESTRA
Anthony Rutherford Mimms
EDIZIONI MUSICALI
RCA Musica
MUSICISTI
Gerardo Abate violino
Aurelio Albini violino
Claudio Baglioni chitarra
Gennaro Baldini trombone
Fernando Baratta violino
Giancarlo Becattini trombone
Luciano Brigidi basso elettrico
Massimo Buzzi percussioni
Massimo Buzzi batteria
Alvaro Capanni basso
Pietro Capodieci basso
Franco Carli chitarra
Silvestro Catacchio violino
Alessandro Centofanti coro
Alessandro Centofanti percussioni
Adalberto Cerbara viola
Adalberto Cerbara violino
Montserrat Cervera violino
Silvano Chimenti banjo
Silvano Chimenti chitarra
Ciro Cicco percussioni
Ciro Cicco batteria
Antonio Coggio tastiere
Temistocle Colloridi flauto
Enrico Colonnese violoncello
Rolando Cristifani violino
Giuseppe Cuccaro tromba
Giovanni Culasso tromba
Eraldo D'Angelo violino
Roberto Davini coro
Salvatore De Girolamo violoncello
Martino Di Fulvio tromba
Paolo Falco corno
Tino Fornai violino
Sandrino Franceschini violino
Alberto Francolini violoncello
Margherita Gabrici violino
Marianna Gazzani flauto
Sal Genovese sax
Angelo Gentile viola
 I Cantori Moderni di Alessandroni cori
Luciano Madami violoncello
Luciano Madami violino
Paola Massari voce
Paolo Mezzaroma violino
Antonio Miscia viola
Guido Mozzato violino
Alessandro Nadin viola
Marcello Palombi violino
Ilicio Perugia violoncello
Alberto Pini violino
Ernesto Pumpo trombone
Antonio Russo sax
Luigi Sagrati viola
Nicola Samale flauto
Francesco Santucci tromba
Francesco Santucci trombone
Domenico Sebastiano corno
Italo Tagliagambe tuba
Giuseppe Taurino sax
Maria Teresa Temperilli 
Toto Torquati tastiere
Mario Tucci violino
Vito Vallini violoncello
Alvise Verzella tromba
Franco Vinciguerra trombone.
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mc-edizioni · 2 years
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Sull’inserto “Roma 7” del quotidiano “Avvenire” di domenica 8 maggio lo scrittore Eraldo Affinati recensisce la raccolta di poesie Macchine del diluvio di Stefano Massari, appena scelto dal premio di poesia “Europa in versi”, presieduto da Milo De Angelis, come vincitore a pari merito con Pasquale DiPalmo, autore del libro poetico Breviario delle rovine edito da Medusa.
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sesiondemadrugada · 3 years
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Paisan (Roberto Rossellini, 1946).
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cinesludge · 3 years
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Movie #64 of 2020: Paisan
“If you fall asleep, I’ll steal your shoes.”
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genevieveetguy · 4 years
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- Confessions aren't my strong point anyway. In fact, I wonder what is? Not love, not vices. I've plenty of vices, but I hardly practice them. I don't even like whiskey. - Well, I think I've found the vice that suits me. It's nice and warm.
La notte, Michelangelo Antonioni (1961)
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ilkel · 5 years
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Il deserto rosso ~ Red Desert (1964 - Michelangelo Antonioni)
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Viaggio alle radici del folkhorror italiano in occasione dell’uscita di A Classic Horror Story
L’estate è, tradizionalmente, un periodo fatto di sole, bagni al mare (o escursioni in montagna), giochi all’aria aperta. Ma è anche una stagione particolarmente fertile per tutto ciò che ha a che fare con l’orrore, declinato in mille modi e maniere differenti, accomunati, chiaramente, dalla sensazione di una paura più opprimente della proverbiale canicola estiva.
Ed è proprio in piena estate che, su Netflix, arriva A Classic Horror Story, il “film di paura” di Roberto De Feo e Paolo Strippoli. Se avete visto il full trailer approdato online qualche settimana fa, avrete probabilmente notato che vengono citate in maniera diretta, esplicita, tre figure folkloriche collegate alla nascita della ‘ndrangheta e della malavita più in generale: Osso, Mastrosso e Carcagnosso. Figure magari conosciute da chi ha una certa dimestichezza con certi luoghi, con certe “fole esoteriche di campagna”, per citare Pupi Avati, ma ignorate dai più. Quegli stessi “più” che, invece, potrebbero conoscere altre storie crepuscolari, notturne che non hanno nulla a che vedere con Osso, Mastrosso e Carcagnosso, e che, proprio come la storia dei fondatori delle società criminali italiane, hanno radici profonde, che scavano in un terreno, quello dello stivale, il cui humus è formato dalla putrescente decomposizione di popolazioni le cui tradizioni, dall’epoca pre-romana in poi, sono più o meno trasversalmente arrivate anche ai giorni nostri.
Nonostante l’Impero romano e la sua caduta. Nonostante il Vaticano. Nonostante il realismo marxista.
Ne abbiamo discusso a lungo insieme a Fabio Camiletti, marchigiano come il sottoscritto, professore associato di letteratura italiana presso l’Università di Warwick in Inghilterra. Camilletti, che ha già all’attivo svariate pubblicazioni sull’argomento, è da poco tornato nelle librerie – virtuali e non – con “Almanacco dell’orrore popolare. Folk Horror e immaginario italiano”, realizzato insieme a Fabrizio Foni. La prima parte di questa articolata chiacchierata è tutta dedicata al concetto stesso di folkhorror e al rapporto che, nello stivale, c’è con esso. Un qualcosa che sembra essere costantemente, ciclicamente rimosso e riscoperto in Italia, dove la relazione con questo vissuto che – volenti o nolenti – fa parte del nostro DNA, ha avuto una storia differente da quella riscontrabile nei paesi di lingua inglese, Inghilterra in primis. La seconda parte sarà invece un vero e proprio viaggio, da Nord a Sud, in quattro storie di folklore horror che potrebbero essere perfette per un film. Così come quella di Osso, Mastrosso e Carcagnosso si è rivelata particolarmente adatta per A Classic Horror Story per ragioni che non staremo qua a spoilerarvi.
Come nasce il tuo interesse verso il folklore italiano a tinte horror? Quali sono le ispirazioni del tuo nuovo Almanacco?
Nel libro si parla esplicitamente del folk horror che, da qualche anno, è un’etichetta ricorrente con una certa frequenza, perlomeno da una decina d’anni da quando Mark Gatiss l’ha usato come termine. Anche se, in realtà, esisteva già e veniva usato negli anni ’80 e negli anni ’70 per indicare una corrente di produzione cinematografica come ad esempio The Wicker Man di Robin Hardy e tutto ciò che aveva a che fare con una produzione di storie esterne al contesto delle città. Da lì è nata la voglia di indagare questo fenomeno in Italia dove comunque esistevano definizioni come quella di gotico pagano impiegata da Pupi Avati o gotico rurale impiegata da Eraldo Bandini. Da qui, insieme all’altro curatore del libro, Fabrizio Foni, abbiamo deciso di optare per una forma, quella dell’Almanacco, che richiamasse anche quella classica degli Almanacchi Bonelli di primi anni novanta, fine anni ottanta, quella forma miscellanea molto libera nell’inserimento dei temi e degli autori. Dall’altro c’era la volontà di giocare con quell’ambiguità che il termine popolare consente in italiano al contrario di quello che avviene in inglese, dove i concetti di “pop” e “folk” sono distinti in maniera netta. In Inghilterra viene naturale accostare la parola “pop” a un contesto urbano – l’etimologia stessa è latina no? “populus” – una cultura calata dall’alto per un pubblico urbano, di cittadini, mentre invece “folk” è un termine d’origine germanica che richiama da subito gli spazi extra-urbani dove l’influenza di Roma – o della Chiesa – non arriva e permangono forme estranee alla città. In Italia è tutto un po’ diverso: basti pensare al rapporto fra città e contado, siamo entrambi marchigiani, pensa al modello della Mezzadria che ha stimolato una osmosi fra il dentro e il fuori. In italiano il rapporto fra il concetto di “pop” e di “folk” è più sfumato e abbiamo deciso di sfruttarlo come una ricchezza. Per quanto riguarda l’interesse personale c’è, chiaramente, quello accademico, però si tratta di un qualcosa che è arrivato dopo, negli anni dell’Università, ma era un territorio, quello del folklore horror, che avevo già iniziato a percorrere perché ho avuto la fortuna di appartenere a quella generazione che ha visto l’ultima fiammata dei fumetti italiani horror splatter, la generazione della Dylan Dog Horror Fest, forse l’ultima generazione che ha conosciuto un certo tipo di libertà creativa di un mondo editoriale che poi è un po’ esploso su sé stesso.
Anche io, nonostante una conoscenza di massima di quelle che potevano essere o non essere le storie del folklore marchigiano, ricordo di aver scoperto molta aneddotica collegata all’orrore popolare italiano grazie gli Almanacchi Bonelli. La prima volta che ho letto del Parco dei Mostri di Bomarzo, la prima volta che ho appreso della sua esistenza è stato proprio tramite un Almanacco di Dylan Dog in anni in cui nessuno lo conosceva e le statue stesse neanche erano posizionate come nel percorso attuale. Adesso se “sbagli il giorno” in cui andare a Bomarzo trovi più fila che a Gardaland. Comunque, rispetto ad esempio al mondo anglosassone – andando in luoghi del Regno Unito puoi quasi toccare con mano l’intima connessione fra la dimensione fantastica del folklore e la geografia stessa dei posti che visiti – quali sono le peculiarità del nostro folk?
Chiaramente in Gran Bretagna c’è stata una vera e propria industria culturale da questo punto di vista. Fin dal dal XIX secolo c’è stata una notevole insistenza su certi temi che sono stati sdoganati anche a livello culturale. C’è stata una riflessione a 360° da parte dei folkloristi, degli scrittori “del mondo della cultura” che ha lasciato tracce molto forti nell’iconografia. Inizialmente, se pensi anche al romanzo gotico non esisteva neanche un’equazione che accostava necessariamente le isole britanniche a quel genere di storie, tanto che, se ci rifletti, Ann Radcliffe e Horace Walpole hanno ambientato le loro opere in Italia o, in generale, nell’Europa del Sud. È stata un’operazione culturale sul lungo termine che ha poi creato questa identità fra certi temi e certi luoghi d’Inghilterra. In Italia è stato tutto un po’ diverso: gli stessi studi di folklore e sul folklore nel corso del XIX secolo, anche sulla base di quelli inglesi, hanno preso una piega molto più storicistica. Non dobbiamo dimenticare il problema dell’unità nazionale e quelle che sono delle componenti ideologiche diverse: autonomismo versus centralismo, il filofrancesismo che tendeva a sopprimere le identità locali in funzione del razionalismo costruito sostanzialmente da zero. Ci sono spesso stati dei problemi di carattere politico e, indirettamente, anche culturale che hanno fatto sì che questi lavori producessero degli influssi più che altro sotterranei e meno visibile rispetto ad altri contesti. L’effetto di ciò – che mi hai confermato anche tu citando Bomarzo – è che si è creata questa narrazione per cui comunque esiste questa che io chiamo “Italia lunare”, seguendo un’intuizione di Ornella Volta enunciata in un articolo del 1971, che è come una specie di mondo “diverso” che soggiace all’Italia ai suoi miti più visibili, quell’Italia che scopriamo sbagliando l’uscita del casello autostradale trovandoci in un angolo impensato, quell’Italia che scopriamo da guide un tempo meno diffuse di oggi e decisamente più eretiche, quell’Italia che scopriamo svoltando un angolo senza saperlo. L’Italia di Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci in cui la morte della Maciara di Florinda Bolkan avviene a pochi metri dall’autostrada attraversata dalle macchine dei vacanzieri, che vanno al Sud da cartolina propagandato dai media dell’Italia del boom economico ignorando che, a pochi metri, esiste un’altra realtà, periferica e lunare, che mette in crisi proprio quel modello.
È una mia impressione o c’era davvero un maggiore distacco quasi razionale da queste tematiche in Italia rispetto alla già citata Inghilterra?
Attenzione però. Non a caso di ho parlato di narrazione, una narrazione diversa. Una narrazione qualitativa, più che quantitativa. Sono sempre molto diffidente verso chi dice che in Italia di queste cose non si parla e non vengono considerate dall’establishment culturale però poi, andando a scavare, troviamo che già gli scapigliati parlavano di certi temi e che esistevano alcune tradizioni ben precise. Ecco, io ritengo che il problema risieda nell’avversativa: è solo un modo diverso di raccontarle, ma in realtà è sempre presente, solo che noi è come se avessimo la necessità ricorrente di dirci che la stiamo riscoprendo. Ed è una cosa che avviene ciclicamente. Pensa ai reportage alla ricerca dell’Italia Misteriosa che – anno dopo anno – continuano a comparire. Pitigrilli, alla fine degli anni cinquanta, pubblicava “Gusto per il mistero”, poi c’è Dino Buzzati che lo fa nel 1965 con I misteri d’Italia, poi nel 1966 tocca alla Guida all’Italia leggendaria misteriosa insolita fantastica, negli anni settanta tocca alle inchieste di Gente, a Leo Talamonti con Gente di Frontiera, negli anni ottanta arriva un ‘inchiesta dell’allora nota come Fininvest, poi gli Almanacchi… Insomma, non è che le cose non ci sono è che, ciclicamente, bisogna dire “sembrerebbe che non ci sono, però in realtà ci sono”. Sai, basta avere un’infarinatura di Freud per capire che anche questo discorso qui nasconde qualcosa: la gioia del riscoprire quello che si sa esserci già. Anche questo è un meccanismo che dà piacere e c’è un ciclico riscoprire che l’Italia non è solo il paese del realismo più o meno neo.
Vero, però sai, parlando del settore dell’intrattenimento, una certa ritrosia si avverte, tanto che quando qualcuno si dedica a storie del genere, in cui sicuramente rientra anche A Classic Horror Story, c’è sempre uno stupore di fondo. Questa ritrosia può essere collegata alla presenza forte dell’elemento cattolico, dello Stato Vaticano e – di converso – alla forte componente di razionalismo marxista, queste due forze opposte che sono finite per avere questo effetto comune?
Sicuramente queste forze hanno avuto un loro peso nel far sì che, ad esempio, un certo tipo d’industria dell’intrattenimento venisse marginalizzata. Ma non dimentichiamo che ci sono stati anni in cui Dylan Dog piazzava 600k copie al mese, o un decennio in cui il cinema italiano era al top per il thriller parapsicologico e l’horror puro. Al netto di tutto ciò, il ruolo della Chiesa cattolica da un lato e del marxismo dall’altro, senza dimenticare il ventennio fascista e il lungo lascito dell’idealismo crociano e gentiliano, sono stati tutti agenti che, in un certo senso, hanno contribuito a una marginalizzazione che, comunque, ha avuto come effetto quello di una corporativizzazione. E ci ritroviamo con un pensatore come Ernesto de Martino che, partendo da premesse strettamente crociane, le mescola con l’interesse per lo spiritismo maturato nella sua giovinezza e in due libri come Il Mondo Magico e Morte e pianto rituale nel mondo antico riesce a fare qualcosa con il folklore e la ricerca parapsicologica che non ha precedenti, neanche in altri contesti compreso quello angloamericano. Per quel che riguarda il comunismo c’è un bellissimo libro di Francesco Dimitri di circa una ventina di anni fa intitolato Il comunismo magico in cui parla sia dei paesi del comunismo reale che in quelli influenzati da esso, dalla sua onda lunga, di come anche il materialismo dialettico e storico sia infestato da fantasmi di vario genere e abbia prodotto i suoi frutti impuri, magari irriconoscibili secondo le categorie del gotico ottocentesco, ma comunque esistenti. Anche autori del “gotico italiano” come Dario Argento, Lucio Fulci, che si dichiarava esplicitamente comunista, Gianfranco Manfredi che militava nella sinistra extra parlamentare, gente che arriva all’horror non “nonostante” la militanza politica, ma attraverso di essa. Il discorso cattolico, specie poi in zone come le Marche che sono appartenute allo Stato Pontificio, ha contribuito a far sì che si sviluppasse una ritrosia per un certo tipo di realtà, quell’incredulità che aumenta quanto più ti avvicini al cuore stesso del potere Vaticano. Però, al tempo stesso, molto del folklore più autenticamente perturbante in Italia non è che lo si trova tanto nelle credenze relative a fantasmi e case infestate e compagnia bella, ma lo troviamo nelle narrazioni dei ritorni dal Purgatorio, che è una cosa su cui la Chiesa stessa non picchia più dopo il Concilio Vaticano II ma per le generazioni dei nostri nonni, e forse anche dei nostri genitori, i resoconti sulle anime del purgatorio facevano parte del pane quotidiano quando si andava al catechismo. O delle apparizioni del diavolo. Quelle sono le nostre storie di fantasmi. In Italia le cose come queste devi cercarle in contesti diversi. Nelle storie del catechismo, nei prontuari dei predicatori, ma anche nell’editoria maggiore senza che queste robe venissero in qualche modo segnalate in copertina con la scritta “romanzo gotico o di fantasmi”, ma in realtà quello erano. Penso a certe opere di Mario Soldati, o anche a un romanzo come Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani che si legge tranquillamente al ginnasio. Sembra una storia sulla guerra e le leggi razziali ma propone una delle descrizioni più efficaci di una seduta fatta con la tavoletta Ouija che ci siano nella letteratura italiana. Una seduta spiritica sta al centro del Fu Mattia Pascal di Pirandello. Nella Coscienza di Zeno. Nel Giornalino di Gianburrasca.
Però appunto, e parlo da amante di questi argomenti da sempre, nelle mie memorie di studente del classico, ricordo bene lo stupore provato nel leggere certe cose nelle opere di autori da cui non me le sarei mai e poi mai aspettate. Non ero mentalmente preparato come quando leggevo le opere di un Conan Doyle, che sapevo essere uno spiritista.
Sì, ed è più efficace, no?
Assolutamente sì.
Perché poi se pensi alle convenzioni del genere, anche alle stesse copertine, all’apparato editoriale che dovrebbe prepararti quando ti avvicini a un opera… E invece quando leggi Il fu Mattia Pascal niente ti prepara a quello. Soprattutto niente ti prepara alla presa di coscienza che, a un certo punto in quella seduta che viene comunque descritta con tutti i toni farseschi e ironici del caso, che quasi si fa beffa dello spiritismo, però a un certo punto qualcosa succede. E quel qualcosa resta senza spiegazione.
La sinossi ufficiale di A Classic Horror Story:
Cinque carpooler viaggiano a bordo di un camper per raggiungere una destinazione comune. Cala la notte e per evitare la carcassa di un animale si schiantano contro un albero. Quando riprendono i sensi si ritrovano in mezzo al nulla. La strada che stavano percorrendo è scomparsa; ora c’è solo un bosco fitto e impenetrabile e una casa di legno in mezzo ad una radura. Scopriranno presto che è la dimora di un culto innominabile. Come sono arrivati lì? Cosa è successo veramente dopo l’incidente? Chi sono le creature mascherate raffigurate sui dipinti nella casa? Potranno fidarsi l’uno dell’altro per cercare di uscire dall’incubo in cui sono rimasti intrappolati?
Girato in Puglia e a Roma e prodotto da Colorado film, A Classic Horror Story è “una classica storia dell’orrore”, come suggerisce il titolo: un omaggio alla tradizione di genere italiana che, partendo da riferimenti classici, arriva a creare qualcosa di completamente nuovo.
A Classic Horror Story è diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli e uscirà su Netflix il 14 luglio.
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vivavoxnews-blog · 5 years
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Pordenonelegge, la Festa del Libro con gli Autori, per la ventesima volta, dal 18 al 22 settembre
Dal 18 al 22 settembre 2019 si rinnova l’appuntamento con Pordenonelegge (la presentazione nelle foto di Gigi Cozzarin), la Festa del Libro con gli Autori: è la ventesima edizione di una tra le più attese manifestazioni dell’agenda culturale italiana. Un traguardo importante che ci fa pensare di aver lavorato per un buon fine. Come sempre Pordenonelegge cercherà di raccontare, attraverso i libri, il mondo che si agita intorno a noi, a volte con rabbia a volte con una bellezza stupefacente. È questa infatti da sempre la missione del festival: raccontare il mondo, sentire le sue voci, orientare in una realtà a volte sfuggente se non incomprensibile, con l’idea di fondo che i libri siano il luogo dove il sapere si stratifica e si intreccia. Pordenonelegge diventa il luogo di un confronto ampio, vario e senza pregiudiziali: dalla saggistica, all’economia, al linguaggio pop, alle contaminazioni fra musica teatro e letteratura. Un’ultima avvertenza: così come il mondo non si riduce a un unico pensiero, anche il festival avrà diversi percorsi possibili, linee che possono incrociarsi oppure non incontrarsi mai; e quindi i lettori che affolleranno le strade di Pordenone, dovranno cercare nella ricca offerta del programma quel particolare viaggio di dialoghi, incontri e discorsi che formerà l’unico itinerario della propria immaginazione: la “loro” pordenonelegge. La prima notizia è il conferimento a Svetlana Aleksievi del Premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo, promosso da Crédit Agricole FriulAdria per aver raccontato, con partecipazione e sincerità, il dramma corale di vittime e carnefici della Grande Utopia comunista. Sullo sfondo della tragedia collettiva legata al crollo dell’Unione Sovietica e della problematica nascita di una nuova Russia, Aleksievič ha raccolto le storie di contadini, operai, studenti, intellettuali, nonché dimenticati eroi che non hanno saputo rassegnarsi al tramonto del sole dell’avvenire. Con una particolare attenzione all’epopea delle donne, Aleksievič ci ha fornito uno spaccato della tramontata civiltà comunista, resa viva dal potente dono della scrittura, che permette all’autrice di rendere vibranti e universali le testimonianze raccolte.
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Anche quest’anno a pordenonelegge.it ci saranno grandi nomi della letteratura italiana e internazionale, con un programma che unisce firme consacrate a scrittori esordienti. Innanzitutto, a inaugurare ufficialmente il festival sarà una serata dedicata a un grande amico di Pordenonelegge e della città, lo scrittore Javier Cercas, che ci parlerà della sua vocazione letteraria e dei romanzi che la hanno alimentata. Michela Marzano ci porterà invece dentro una storia dove narrazione e memoria incontrano gli affetti di famiglia; un sortilegio famigliare che conduce alla paura e al sospetto verso ogni forma di desiderio sarà invece protagonista del romanzo di Nadia Terranova. Pietro Spirito esplorerà il fondo del mare, seguendo le tracce lasciate dall’uomo nel corso dei secoli. Giaime Alonge ci condurrà dentro un thriller storico, che affonda nelle colpe e nelle connivenze col nazismo. Tinte gialle o di spy story anche per i romanzi di Andrea Purgatori, ambientato in una Europa piena di intrighi; di Ottavia Casagrande, che racconta, con ritmi alla James Bond, la figura di Raimondo Lanza di Trabia; di Ilaria Tuti con il secondo romanzo dedicato alla sua detective, Teresa Battaglia; e diGiovanni Zanolin, che indaga la misteriosa struttura di potere che governa un pezzo di Nordest. La storia recente sarà protagonista dei libri di Giovanni Pacchiano e diMassimiliano Santarossa, mentre Stefania Auci ci porterà più lontano, nella Sicilia dell’Ottocento sulle tracce della famiglia Florio. Ambientato nei primi mesi del 1907, nel Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia, l’esordio di Emanuele Termini. Giallo anche per Annalisa Strada che presta la sua voce ironica a Clotilde Grossi, la sua protagonista investigatrice. Intelligentemente divertente è l’ultimo romanzo di Piersandro Pallavicini, che si prende gioco delle futilità e dei narcisismi dell’ambiente letterario. Mentre Cinzia Leone proporrà un romanzo che, nella gioia della narrazione, rifletterà sull'identità e sulla tolleranza. Giovanni Grasso ci porterà in Germania, negli anni Trenta, per una storia d’amore e ingiustizia sull’importanza di decidere da che parte stare. Corde che riguardano invece da vicino i nostri tempi saranno quelle toccate da Enrico Galiano, attento osservatore di sentimenti e emozioni contemporanei; da Eraldo Affinati che traccerà le relazioni tra educare e vivere; da Ginevra Lamberti con uno spensierato libro sulla morte; da Francesco Mandelli, sui nuovi padri; da Concita De Gregorio con un perturbante romanzo sul potere; da Mauro Covacich che continua a specchiarsi fisicamente e moralmente in sé stesso e nei tempi in cui vive; da Aldo Cazzullo che insieme con Fabrizio Roncone ha scritto un mistery ambientato nella Roma contemporanea; e infine da Chiara Valerio con un vorticante apologo sulla necessità delle ferite quotidiane. Michela Murgia racconterà invece dieci storie di donne anticonformiste, scomode, spesso antipatiche, talentuosissime; e Loreta Minutilli, attraverso la figura di Elena di Sparta, rivendicherà il dritto di tutte le donne di esprimersi non rimanendo imprigionate nel proprio corpo. Francesco Piccolo spiegherà invece come è la formazione di un qualsiasi maschio contemporaneo. Valerio Massimo Manfredi si soffermerà sul sentimento italiano, vita storia e natura di un popolo inimitabile. Michele Zisa racconterà la parabola di un probabile destino del mondo. Matteo Codignola sarà invece il biografo delle vite di grandi tennisti del passato, Fulvio Ervas si soffermerà su una figura importante ma spesso dimenticata nella vita famigliare, il nonno, mentre Piero Vigutto ci porterà nella seconda guerra mondiale tra amore, avventura, amicizia. Pordenonelegge si caratterizza anche per i suoi dialoghi inediti, un modo a volte sorprendente per scoprire aspetti nuovi di un libro, attraverso la vicinanza o il contrasto fra gli interlocutori. Dialogo straordinario, su crimini e criminali, sarà quello fra due re del noir,Gianrico Carofiglio e Giancarlo De Cataldo. Il mondo contemporaneo visto sia nel lavoro che nella famiglia, tra segreti e affetti misconosciuti, sarà al centro delle conversazioni fraEleonora Molisani e Francesco Musolino, caratterizzata da forte taglio sociale e esistenziale; tra Simona Sparaco e Loredana Lipperini, per l’aspetto affettivo e magico; e tra Fabio Geda e Romana Petri, più concentrati su quello che in famiglia non si dice e sugli errori commessi nel passato. Marco Missiroli e Marino Niola dialogheranno sul tema della seduzione, mentre Emanuele Trevi e Alessandro Zaccuri sulle intersezioni tra vita e letteratura. In modo simile, tra letteratura e esperienza, Davide Barilli e Massimo Onofri si chiederanno quanto in ognuno di noi si può definire un’isola. Invece Lorenzo Pavolini eRomolo Bugaro si interrogheranno sull’influenza del passato generazionale sulla vita quotidiana. Giovani che cercano un futuro e una dimensione più autentica di vita saranno i protagonisti del dialogo fra Paolo Valentino e Maura Maioli. Cuori fanatici, amicizia e rapporti epifanici per la conversazione fra Edoardo Albinati e Valeria Parrella. Tra sentimenti e leggerezza si svolgerà il dialogo fra Lorenzo Marone e Cristina Caboni, mentreMirella Serri e Zita Dazzi ci porteranno a conoscere storie di resistenza e libertà. Maria Pia De Conto e Stefano Zangrando dialogheranno su Berlino e il crollo del muro. Massimo Rizzante, Sylvie Richterova e Bozidar Stanisic parleranno dell'esilio ieri e oggi, tra romanzo e saggio. Francesco Pecoraro e Domenico De Masi, da due punti di vista diversi, ci porteranno a conoscere meglio una città al centro di grandi amori e grandi polemiche: Roma. Infine Mauro Corona e Matteo Righetto racconteranno la montagna attraverso una serie di parole che racchiudono un mondo: da Alba a Zuppa. Molto spazio sarà anche riservato alla critica, o alla riflessione sulla letteratura. Lorenzo Tomasin, insieme a Giuseppe Patota, sottolineerà la natura linguistica della stessa nozione di storia. Serena Vitale ci parlerà di un piccolo capolavoro della letteratura russa, Sonecka di Marina Cvetaeva, mentre i Classici contro Alberto Camerotto, Marcella Farioli, Alessandro Iannucci e Massimo Manca si chiederanno come diventare cittadini Europei. Dedicati a Dante e curati da Alberto Casadei, saranno il dialogo fra Chiara Valerio e Alberto Giulianisu infinito e immortalità nell’opera del grande poeta fiorentino e l’incontro con Domenico De Martino sulle parole che Dante ha usato o addirittura inventato. Marco Balzano e Leonardo G. Luccone dialogheranno intorno all’importanza delle parole e al punteggiare rapido e accorto. Giulio Mozzi metterà in pratica il suo recente Oracolo manuale attraverso il colloquio con aspiranti scrittori. Filippo La Porta parlerà invece di un grande critico, Nicola Chiaromonte; mentre Mauro Novelli ci farà viaggiare nelle case dei grandi scrittori italiani. Infine Federico Faloppa ci porterà la sua esperienza in un campo affascinante per natura, quello dell’indicibile varietà linguistica delle popolazioni umane. Continua poi anche quest’anno la preziosa collaborazione tra pordenonelegge e il Premio Campiello Letteratura. Nella serata di apertura sarà presente il vincitore della 57^ edizione del Premio Campiello e un secondo appuntamento sarà invece dedicato al Campiello Giovani, con la partecipazione dei cinque giovanissimi finalisti e di un testimonial d’eccezione. Nuova sarà la presentazione del Premio Gambrinus “Giuseppe Mazzotti”, ponendo in rilievo la sua attenzione per la natura e l’ambiente. Non mancherà l’appuntamento dedicato al Premio Scrivere per Amore, che ampia quest’anno i suoi orizzonti. Infine la felice collaborazione con il Premio Hemingway di Lignano Sabbiadoro avrà un incontro dedicato. Di straordinaria rilevanza è anche la presenza di autori stranieri, perché pordenonelegge da sempre vuole essere un ingranaggio di trasmissione della conoscenza, e aprire finestre sulle realtà più lontane e significative del pianeta. Oltre al già citato Cercas, altri due grandi scrittori verranno dalla penisola iberica, Manuel Vilas, autore del romanzo rivelazione dell’anno, un’autobiografia dolente e sincera, e Ildefonso Falcones, dai folgoranti e documentatissimi romanzi storici. Graditissimo è il ritorno di uno dei più amati scrittori al mondo, l’israelianoDavid Grossman, che parlerà dei rapporti tra letteratura e vita. Quattro tra i migliori giallisti a livello internazionale, saranno protagonisti di altrettanti incontri: i tedeschi Wulf Dorn eSimone Buchholz, l’inglese Stuart Turton, e la canadese Andrée A. Michaud, con le loro storie piene di mistero, enigmi e umanità. Noir anche per Tahar Ben Jelloun che ha creato un personaggio capace di commettere crimini perfetti come quelli del cinema, in una spirale inquietante di bisogno e violenza; e per Sara Shepard che, dopo lo straordinario successo internazionale di Pretty Little Liars, torna in libreria con un nuovo romanzo carico di suspense e mistero. L'autrice francese Marie-Aude Murail ci consegna un’indagine profonda dell’animo umano e dei tempi complessi in cui viviamo, affrontandoli senza tabù e con straordinaria sensibilità. L’irlandese Peter Cunningham ci porterà a conoscere il suo ultimo libro, un’opera potente e sensuale, con scene di guerra brillantemente evocate. Stéphanie Hochet ci condurrà invece sulle tracce del Minotauro, per una sapiente e ironica rivisitazione del mito. Mentre l’olandese Jan Brokken comporrà l'incalzante ritratto di un eroe visionario con il fascino di un Fitzcarraldo, colto e selvatico, passionale e misantropo. Imre Oravecz e David Szalay ci proporranno il primo un romanzo in versi che racconta in 99 istantanee la storia di un amore, e il secondo dodici racconti tenuti insieme dal tema del volo, del viaggio, dell’aria. Dall’est europeo anche la macedone Rumena Buzharovska, con le sue storie di mariti raccontate dalle donne della loro vita, e la slovena Bronja Zakelj. Mentre Timur Vermes, autore di Lui è tornato, immaginerà l’Europa e in particolare la Germania alle prese con politiche sociali che devono fronteggiare ondate di immigrati. Long Litt Woon, antropologa e scrittrice norvegese di origini malesi, con un libro molto particolare ci parlerà di elaborazione del lutto e di funghi. Nordica è anche Hanne Ørstavik che spiegherà quale distanza c’è, non solo tra le persone, ma anche tra ogni persona e sé stessa. Mentre Saskia Vogel, americana che vive a Berlino, debutterà con un romanzo profondamente femminista che racconta la solitudine e il potere. Daniel Saldaña Parìs offrirà uno sguardo sul Messico e sull’America Latina. Concludiamo con lo scrittore ucraino Aleksej Nikitin che ci farà a conoscere, con ironia e profondità, la Kiev sovietica degli anni Ottanta. Non sempre i libri hanno una vocazione verso la fiction. Spesso cerchiamo tra le pagine un senso e un orientamento rispetto a ciò che succede nel nostro tempo. Cospicua a pordenonelegge la presenza di alcuni dei più noti giornalisti italiani: innanzitutto Bruno Vespa, che nei cinquant’anni dall’allunaggio racconterà, da cronista d’eccellenza, questa straordinaria avventura. Beppe Severgnini e Mario Calabresi, in due diversi incontri, ripercorreranno le loro vite a stretto contatto con le notizie, mentre Federico Rampiniracconterà i paesi e i continenti in cui ha vissuto, nella sua vita da nomade globale. Carlo Verdelli ci spiegherà come il problema dell'informazione si conferma essere più che mai cruciale per la nostra democrazia. Ferruccio De Bortoli proporrà una serie di appunti per una riscossa civica, con la convinzione che il nostro paese si salverà. Enzo Risso discuterà della fine delle grandi ideologie alle nuove identità politiche. Intorno all’Europa dialogherannoRenato Mannheimer e Giorgio Pacifici, mentre un altro sondaggista Nando Pagnoncelli ci parlerà di tutte le percezioni sfasate che abbiamo sull’Italia. Più lontano – sulle rotte della via della Seta - ci porteranno invece gli incontri con Alessandro Giraudo, con Antonio Selvaticie il dialogo fra Matteo Bressan e Domitilla Savignoni, un focus per conoscere e approfondire storia, insidie e possibilità di un grande paese come la Cina. PadreAgbonkhianmeghe Orobator, con le sue confessioni di un animista, ha scritto un brillante saggio teologico sul rapporto tra cristianesimo e animismo in Africa; e Ziauddin Yousafzai, padre di Malala Yousafzai presenterà in anteprima il saggio dal titolo Lasciatela volare.Emanuele Bompan e Riccardo Pravettoni, delineeranno invece un Atlante dell’acqua. Le esperienze personali, famigliari e sportive, saranno al centro di altrettanti incontri con Jacopo Fo e Dan Peterson. Grandi avventure umane saranno raccontate anche da Arrigo Sacchi, innovatore del calcio moderno, in dialogo con Luigi Garlando, e da Jan Slangen, comandante delle Frecce tricolori. Marino Bartoletti parlerà del prato del calcio, luogo in cui nascono solide amicizie, per insegnare a grandi e piccoli qual è il vero valore dello sport. La scuola, tra presente e futuro, tra pratiche quotidiane e concrete prospettive di vita, sarà protagonista degli incontri con Daniele Grassucci su cosa succede dopo il ciclo di studi; conMariapia Veladiano, sulle parole della scuola; e con Giovanni Ciot, che propone un ironico vademecum per sopravvivere in un mondo scolastico alla deriva. Di giovani, Europa, lavoro e futuro tratterà il dialogo tra Edoardo Vigna e Fabio Filocamo. Massimo Cirri e Andrea Segrè cercheranno invece di spiegare come si possono evitare gli sprechi per rendere la nostra vita più felice ed economica, mentre Michele Maio ci dirà perché il cancro ha già perso, eFrancesco Cannadoro racconterà la lotta di un padre contro la malattia degenerativa e sconosciuta del figlio. Angelo Floramo si soffermerà sulla sensualità del libro, piccole erranze sensoriali tra manoscritti e libri antichi. Tragico e molto legato al tempo in cui viviamo il tema del saggio di Cristina Cattaneo che cerca di dare un nome ai naufraghi senza volto, alle vittime del Mediterraneo. Sempre il Mediterraneo al centro dell’incontro con Amedeo Fenielloe Alessandro Vanoli che tenteranno di raccontarne la storia in venti oggetti. Emanuela Iacchia ci parlerà invece di un problema diffuso ma spesso sconosciuto, il mutismo selettivo, mentre Fabrizio Barca si soffermerà su disuguaglianze e disagi sociali con lo scopo di abitare di nuovo l’Italia, e Fabio Chiusi ci condurrà in viaggio dentro un mondo in cui i confini fra virtuale e reale tendono a sovrapporsi. Viaggio, ma questo volta molto reale, anche per Luigi Nacci, che ormai da anni fa del camminare una filosofia di vita. Filippo Boni parlerà invece dell’ultimo soldato di Cefalonia, Bruno Bertoldi. Susanna Tartaro, autrice e curatrice radiofonica, entrerà nel vivo di uno dei mezzi di comunicazione più affascinanti, la radio, appunto. Anna Linda Callow si addentrerà nella lingua che visse due volte, l’ebraico. Irene Soave ci parlerà invece di un divertente Galateo per ragazze da marito. Marianna Maiorinospiegherà la sinestesia, fra arte scienza e esoterismo. Fulvio Comin racconterà la storia della nostra città, Pordenone, mentre Francesco Boni de Nobili parlerà dello stemmario di Pordenone. Giuseppe Ragogna si occuperà di come le famiglie possono rinascere, salvate dalla forza di riscatto dei bambini in affido. Monsignor Bruno Fabio Pighin e don Renato De Zan discuteranno delle nuove scoperte sulla storica figura del cardinale Celso Costantini. Mentre Paolo Medeossi ci farà conoscere il Sessantotto friulano e dintorni. Infine Romano Vecchiet, Sara Palluello, Luigi Cantamessa e Giuseppe Morandini dialogheranno intorno alla pedemontana Gemona Sacile e cioè sul romanticismo del viaggio in treno. Molto vicino al tema anche Giuseppe Nogarino che si soffermerà sulle tre ferrovie di Pordenone. Ritorna al festival il Premio di Giornalismo Sportivo Libertas FVG, aperto a tutti i ragazzi delle scuole del FVG, in un incontro con Bruno Pizzul, Manuela Di Centa, Tino Zava, Antonio Simeoli, Alessandro Talotti, Michela Carli, Mauro Baron e Pierpaolo Simonato. La montagna e il rapporto con la natura sono sempre temi privilegiati di pordenonelegge, e anche quest’anno saranno sviluppati con ospiti di eccezione: Alessandro Boscarino ci farà conoscere la storia della montagna impossibile, il K2; Paolo Ascenzi e Alessandro Gognagetteranno luce nuova sul fenomeno dell'alpinismo senza-guida; Leonardo Bizzaro spiegherà come anche i gialli si possono ambientare in alta quota; e infine Alex Cittadella proporrà una breve storia delle Alpi tra clima e meteorologia. Questi incontri sono curati da Luca Calzolarie Roberto Mantovani. Ripercorrendo le montagne della sua vita, Massimiliano Ossini,racconterà l'amore e l'amicizia, le gioie della famiglia e il miracolo della paternità. Daniele Zovi invece ci porterà in giro per l’Italia selvatica: con storie di orsi, lupi e cinghiali. Gabriele Centazzo, Salvatore Giannella, David Monacchi, e Richard Samson Odingoaffronteranno un tema di profonda suggestione: il progetto di creare un’arca immateriale che custodisca i suoni del mondo naturale. Giuseppe Barbera farà un viaggio tra gli alberi da frutto del Mediterraneo, tra scienza e letteratura, mentre Pierluigi Rossi, insieme a Patrizio Roversi, spiegherà che dobbiamo passare dal calcolo delle calorie giornaliere ad una alimentazione sempre più attenta e consapevole. Tra arte e letteratura gli intrecci sono molteplici e pordenonelegge li racconterà. Innanzitutto il critico Flavio Caroli proporrà un elogio della modernità pittorica da Turner a Picasso.Ferdinando Scianna racconterà la sua fotografia, fatta di istanti e luoghi. Mentre Manlio Brusatin ci parlerà del cappello di Leonardo, e cioè comporrà una storia sulla forma delle immagini. Un grande artista, Bernardino Luino, insieme con il critico Roberto Crestiricostruiranno alcune vicende dell’arte dell’ultimo Novecento attraverso la testimonianza dello stesso Luino. Mentre Luigi Molinis racconterà gli aneddoti e le passioni della sua vita da architetto. A contorno della mostra fotografica Cape Town, la seconda città, Letterio Scopelliti, Davide De Blasi e Cécile Kashetu Kyenge parleranno del Sudafrica senza Mandela. Giovanni Callegari e Andrea Simionato illustreranno il fondo fotografico di Gio Batta Sina. Alcuni incontri sono poi riservati al fumetto: Davide Toffolo, in dialogo conAlessandro Baronciani, parlerà di venti anni di graphic novel in Italia; Igort del suo nuovo libro Kokoro, il suono nascosto delle cose; Roberto Battestini proporrà una storia per immagini dove cronaca nera e cronaca familiare si fondono e arrivano al cuore. A pordenonelegge anche l’importante illustratrice francese Rebecca Dautremer, con la storia di Jacominus Gainsborough. E il regista Ferdinando Vicentini Organi, che ha scritto invece 12 racconti corredati da altrettanti frammenti di arte contemporanea. Infine Luca Crovi, accompagnato dalle spettacolari illustrazioni di Paolo Barbieri, dipingerà una Milano fantastica e misteriosa, magica e persino steampunk. Anche quest’anno, Pordenonelegge proporrà una serie di incontri sul tema dell’economia legata all’etica e all’innovazione. Innanzitutto, Stefano Zamagni, ci parlerà di cooperazione di come possa essere spiegata ai millennials. Zamagni sarà anche protagonista di un dialogo con Luigino Bruni, dedicato all’economia civile, e in sostanza al bisogno sentito socialmente di contemperare le regole economiche con le esigenze di un nuovo umanesimo. Anche Jacopo Sforzi e Pier Angelo Mori spiegheranno come funzionano le imprese di comunità e quali sono i loro tratti fondanti. Mentre Antonio Calabrò traccerà le forme di una impresa riformista, con un sistema di valori d'innovazione positiva, attenzione ambientale, solidarietà, responsabilità sociale. Infine Stefano Miani e Riccardo Viale si occuperanno di “finanza comportamentale”. Di straordinario spessore sarà la qualità degli incontri dedicati alla storia, alla scienza e alla filosofia. Innanzitutto, di assoluto interesse sarà il dialogo fra due forti personalità della cultura italiana Alberto Asor Rosa e Massimo Cacciari, intorno a Machiavelli e all’inquietudine dell’umanesimo. Mentre un grande storico, Carlo Ginzburg, proporrà un inatteso accostamento fra lo stesso Machiavelli e Pascal. Corrado Augias leggerà i vangeli come fossero romanzi, mentre Ilaria Simeone ci spiegherà come funzionava la macchina della giustizia che condannava le streghe nel secolo della rivoluzione scientifica. Altrettanto interessanti saranno i dialoghi fra Luciano Mecacci e Luciano Canfora, su una tragedia dimenticata della recente storia russa; fra Elisabetta Moro e Nadia Fusini, sulla forza ancora attuale del mito, e fra Jacques Rupnik e Guido Crainz sulle due Europe dopo il crollo del comunismo. Luciano Canfora sarà protagonista anche di un incontro dedicato a Concetto Marchesi e il comunismo italiano. Alain Touraine sosterrà un elogio della modernità; di altro avviso sarà la provocatoria lezione di Armand Farrachi che si chiederà e ci chiederà perché stiamo diventando sempre più stupidi. Ivano Dionigi ci esorterà a osare di sapere, contro la paura e l’ignoranza. Attraverso lo studio di personalità esemplari, Riccardo Calimani cercherà di spiegare ai non ebrei cosa significa essere ebrei, mentre Mauro Magatti ci parlerà della sfida cattolica e cioè del cristianesimo del futuro. Tre incontri saranno poi dedicati all’amore.Eva Cantarella si soffermerà sull’amore come era percepito dagli antichi, per capire che un sentimento che sembra sempre uguale, in realtà nasconde visioni profondamente diverse.Massimo Recalcati terrà una lezione su il destino dell’amore, chiedendosi quali siano i margini di verità nella promessa degli amanti. La pressante domanda sul perché l’amore finisce, sarà invece al centro del dialogo fra Paolo Crepet e Alessandra Arachi. Giulio Giorello e Pietro Greco porranno in evidenza lo stretto rapporto tra sviluppo economico, politico e culturale e investimento nei saperi scientifici. Fritjof Capra, prendendo le mosse da Leonardo Da Vinci, spiegherà che l’universo è una fitta rete di relazioni e che le piante sono il modello più straordinario di rete che si possa studiare. Francesca Rossi ci illustrerà le novità e i pericoli di uno dei temi più caldi del presente, l’intelligenza artificiale. Anche il matematico Marcus Du Sautoy, maestro riconosciuto della divulgazione, dipanerà il mistero della creatività umana, attraverso le ultime frontiere dell’intelligenza artificiale.Patrizia Caraveo, tra scienza e storia, ripercorrerà la grande impresa che ha portato l’uomo sulla luna. Amedeo Balbi ci aiuterà a capire l’avventura scientifica che ha spinto l’uomo a conoscere e a teorizzare l’universo. Mentre Giacomo Rizzolatti e Corrado Sinigagliaspiegheranno che, grazie ai neuroni specchio, quello di cui facciamo esperienza quando osserviamo gli altri agire non è poi così diverso da quello di cui facciamo esperienza quando agiamo in prima persona. Andrea Moro racconterà le vicende di lingue barbariche e di idiomi ritenuti superiori, per scoprire che conoscere meglio come parliamo può insegnarci molto su chi siamo. Don Luciano Padovese spiegherà come vita serena non dipende mai da grandi eventi, ma dall’impegno di rendere straordinario ogni momento ordinario della propria esistenza. Matteo Venier terrà una lezione sulle Opere edite e inedite di un umanista europeo, Iacopo di Porcia. Mentre Fabiana Martini, Fabiana Nascimben, Francesco Stoppa e Laura Lionettiparleranno della città delle donne, quando la paura dell’altro genera violenza. Beatrice Bonato, Francesca Scaramuzza, Mauro Magatti e Massimo De Bortoli approfondiranno questioni filosofiche e antropologiche: la reciprocità, il riconoscimento, il dispendio e il sacrificio, l’economia del soggetto in rapporto alla verità. Infine Raoul Kirchmayr si interrogherà intorno all’esperienza del vedere che porta a ripensare non solo il che cosa si vedema anche il chi vede. Anche quest’anno, importante sarà la collaborazione con l’Enciclopedia Treccani, sui temi dellaformazione e dell’autoformazione basata sulla conoscenza. Il lavoro dell’Enciclopedia Treccani continua quindi con il suo progetto formativo, Treccani libreria, di cui proponiamo alcuni importanti esiti. Innanzitutto Giuliano Amato proporrà una lectio magistralis dal titoloDavanti a noi l'Europa di Spinelli; Telmo Pievani presenterà Evoluzione culturale di Luigi Luca Cavalli-Sforza. E infine verrà presentata la rivista quadrimestrale Enciclopedia Italiana edita da Treccani, a cura di Emma Giammattei e Vincenzo Trione. Anche per questa edizione 2019 grande spazio occupa la poesia, un vero e proprio “festival nel festival” che non ha paragoni in Italia per qualità degli autori e ricchezza delle proposte, tanto che pordenonelegge è uno degli appuntamenti più attesi a apprezzati dai poeti e dagli appassionati di poesia. Innanzitutto va ricordato il lavoro editoriale di pordenonelegge in collaborazione con l’editore LietoColle, nelle due versioni cartaceo e e-book, e in autonomia solo in versione e-book. Per tale risultato, oltre a Michelangelo Camelliti, che è l’editore LietoColle, si riconoscono i contributi di Augusto Pivanti, valido sostegno per le “Gialle”, e di Roberto Cescon. In particolare per il sesto anno ritorna “La Gialla” con le cinque nuove proposte del 2019, Fabio Prestifilippo, Francesca Ippoliti, Francesca Santucci, Francesco Maria Tipaldi eFrancesco Tripaldi, presentati da Augusto Pivanti e Roberto Cescon: sono opere che offrono esordi o consolidano voci poetiche già note, riunite in una comune intenzione, che è ancora una volta quella di ascoltare voci sincere e di “dare credito alla poesia”. Inoltre per il quarto anno la “Gialla Oro” consacra il nuovo spazio editoriale con cinque autori di grande rilievo nel panorama nazionale e internazionale, Kate Clanchy, Maël Guesdon, Tiziana Cera Rosco,Ivan Crico, Giovanna Rosadini e Paolo Maccari, presentati da Michelangelo Camelliti e Gian Mario Villalta. È la risposta alla richiesta di una partecipazione più ampia e condivisa che nasce nei luoghi dove la scrittura poetica trova una sua casa. Là dove non osano i grandi editori, pordenonelegge si prende la responsabilità di puntare su una poesia che rinnova voce e tematiche della grande poesia straniera. Oltre a tutto questo, due grandi poeti saranno ospiti del festival, il gallese Patrick McGuinness, presentato da Giorgia Sensi, e il turco Metin Cengiz, presentato da Laura Garavaglia. Il luogo privilegiato degli incontri di poesia sarà ancora a Palazzo Gregoris la seguitissimaLibreria della Poesia - realizzata in collaborazione con Librerie Coop - che per il terzo anno di seguito ha riscosso un notevole successo non solo a Pordenone, ma anche al Salone Internazionale del Libro di Torino, dove ormai da anni pordenonelegge propone diversi importanti appuntamenti poetici sotto l’egida della Regione Friuli Venezia Giulia. Moltissimi gli incontri che si succederanno presso la Libreria della poesia, a cominciare da giovedì 20 settembre alle 16.00 con Domenico Cipriano e Gianluca D’Andrea, che dialogheranno sul fare poetico nel nostro tempo e il confronto con la tradizione novecentesca. Milo De Angelis, con Lorenzo Chiuchiù, presenterà Poesia e destino, una delle opere di poetica più significative degli ultimi decenni, di recente ristampato: un’occasione per chiedere a sé stesso quanto di quelle istanze ancora sopravvive. Sempre De Angelis terrà una lezione sul De rerum natura di Lucrezio, di cui ha tradotto alcuni frammenti, con letture di Viviana Nicodemo. Massimo Raffaeli dialogherà sulla letteratura francese e europea con Tommaso Giartosio, proponendo un punto di vista finissimo ed eccentrico, frutto di un lavoro ventennale. Uno sguardo particolare sarà dedicato alla poesia romantica con il Meridiano dedicato all’opera di Keats, curato da Nadia Fusini, e quello dedicato a Hölderlin, ad opera di Luigi Reitani, in un incontro con Maria Carolina Foi e le letture di Tommaso Ragno. Sabato 21 settembreStefano Dal Bianco e Alberto Bertoni dialogheranno sulle direzioni della poesia contemporanea a partire dai loro ultimi libri e sotto la Loggia del Municipio ci sarà un omaggio all’opera di Fabio Pusterla con la proiezione del trailer del documentario realizzato da Francesco Ferri. Due incontri sulla rinnovata lettura di due grandi poeti della modernità, Montale e Leopardi: Ida Campeggiani e Niccolò Scaffai presenteranno l’edizione critica da loro curata de La bufera e altro, mentre Davide Rondoni, che dallo scorso anno promuove suggestive iniziative sul poeta di Recanati, in occasione del bicentenario dell’Infinito, con la sua intelligente capacità seduttiva darà una personale lettura di questo autore. Novità di quest’anno è I poeti di vent’anni. Premio Pordenonelegge Poesia, con il quale pordenonelegge rinnova un’attenzione già consolidata per la poesia, che nel tempo ha saputo sia porre questioni sull’orizzonte di un genere che muta pelle tra le generazioni, sia coinvolgere chi scrive e legge poesia in iniziative di rilievo. In questo caso pordenonelegge continua con immutata passione a cercare il fare poetico che si rinnova, dedicando il premio ai nati dall’1 gennaio 1989 al 31 dicembre 1998. Il vincitore verrà proclamato tra una terna di finalisti, scelti entro il 31 luglio dalla giuria, composta da Roberto Cescon, Azzurra D’Agostino, Tommaso Di Dio, Massimo Gezzi e Franca Mancinelli. L’attenzione di pordenonelegge per i giovani si rivolge inoltre alle scuole superiori con due workshop per il biennio condotti dalla poetessaIsabella Leardini, che spesso ha guidato con successo queste interessanti esperienze. Tra le molte proposte su singole opere uscite nel corso dell’anno o di fresca edizione a settembre, ci saranno: Giardino della gioia di Maria Grazia Calandrone, Sindrome del distacco e tregua di Maurizio Cucchi, Il conoscente di Umberto Fiori, L’alea di Laura Pugno,Belluno di Patrizia Valduga, Alter di Christian Sinicco, Residence cielo di Stefano Simoncelli, Come sarei felice di Tommaso Giartosio, Calende di Elia Malagò. Franco Buffoni presenterà il XIV Quaderno italiano di poesia contemporanea con Pietro Cardelli, Carmen Gallo, Maddalena Lotter e Giovanna Cristina Vivinetto, mentre verranno ancora proposte le nuove plaquettes della collana A27 di Amos Edizioni conStefano Raimondi e Marco Villa, presentati da Sebastiano Gatto, Maddalena Lotter eGiovanni Turra. Vincenzo Bagnoli, Vito Bonito, Fabrizio Lombardo, Vittoriano Masciullo, Marilena Renda, insieme a Giorgia Sensi e Jenny Mitchell, presenteranno l’ultimo numero della rivista Versodove, che da più di vent’anni si occupa di letteratura e delle sue contaminazioni con altre arti. Non poteva mancare a pordenonelegge l’attenzione per la poesia nelle lingue minori, a cominciare dalla presenza del rinnovato Premio Giuseppe Malattia della Vallata e del Premio Pierluigi Cappello con Roberto Piumini e Emilio Rentocchini, e il vincitore del premio Malattia. Presenta Christian Sinicco; commento musicale di Erika eGianni Fassetta. Giovedì 19 settembre sotto la Loggia del Municipio ci saranno due appuntamenti dedicati alla poesia di Federico Tavan: una intensa lettura di Alessandro Mezzena Lona e un dialogo tra Mauro Corona, Pier Gaspardo, Federica Guerra e Viviana Piccolo ci restituiranno lo stupito stare nel mondo di questo autore così desideroso di vita. E come dimenticare le letture poetiche, a cominciare dai due incontri di mercoledì 18 sui Nuovi libri di poesia con Maurizio Benedetti, Fabio Franzin, Ferruccio Giaccherini, Andrea Longega, Luigi Natale, Claudio Pasi, Francesca Piovesan e Lino Roncali, fino alle classiche letture serali di venerdì 20 e domenica 22 alle 21 sotto la Loggia del Municipio conFranco Buffoni, Pietro Cardelli, Valentina Colonna, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis,Umberto Fiori, Carmen Gallo, Tommaso Giartosio, Cristiano Poletti, Fabio Pusterla,Stefano Simoncelli e Giovanna Cristina Vivinetto. Nella Libreria della Poesia domenica 22, per tutto l’arco della giornata, sarà presente La tua voce poetica, uno spazio dove chiunque potrà leggere una poesia e visualizzare la propria voce in un grafico. Si immagini per segnalibro, o come salvaschermo del cellulare, un po’ per scherzo o molto sul serio, il disegno che l’Infinito di Leopardi ha prodotto con la propria voce. L’iniziativa, ideata da Valentina Colonna con il supporto di Mikka Petris, fa parte di VIP – Voices of Italian Poets, un archivio sonoro, accessibile a tutti, che raccoglie le letture originali degli autori del Novecento e quelle di testi editi e inediti di poeti contemporanei. Parte quest’anno un nuovo progetto 7 parole per i prossimi vent’anni, che si fonda su una idea semplice quanto autentica: pordenonelegge per venti anni ha giocato intorno alle parole, proponendole, raccontandole, eludendole a volte, lasciando che sedimentassero nella coscienza di chi seguiva gli incontri. Queste parole sono diventate come costellazioni piene di significato che ci hanno accompagnato, permettendoci di capire meglio il mondo in cui viviamo, o dandoci un concreto orientamento per le scelte di vita quotidiane. Cosa di meglio allora, per festeggiare i venti anni, che fare il punto sulle parole che ci hanno fornito le chiavi del presente, e provare a immaginare quali saranno le parole che decreteranno il nostro futuro. Sessualità, paura, musica, razza, mito, amicizia e bellezza saranno le sette parole che troveranno come interpreti, con dialoghi e lezioni magistrali, Antonia Arslan, Guido Barbujani, Carlo Boccadoro, Marcello Fois, Nadia Fusini, Franco La Cecla, Beatrice Masini, Elisabetta Moro, Lucetta Scaraffia e Simona Vinci. Parole in scena. La letteratura spesso si intreccia con la voce viva degli attori e con il calore del palcoscenico. Innanzitutto, straordinaria sarà la presenza di un uomo che ha fatto la storia della televisione in Italia, Pippo Baudo, che ci racconterà il dietro le quinte della sua memorabile carriera. Ricordi dal palcoscenico anche un per altro mostro sacro del teatro italiano, Umberto Orsini, e per una presenza televisiva molto amata dal pubblico, Rita Dalla Chiesa. Un altro protagonista del piccolo schermo, Massimo Giletti, ci farà conoscere la storia delle sorelle Napoli, che non si arrendono alla mafia. Francesco Guccini presenterà invece il suo ultimo libro, Tralummescuro. Angelo Guglielmi proporrà un piccolo breviario laico, costituito di ricordi autobiografici, giudizi e considerazioni sulla letteratura. Enrico Vanzina parlerà invece del legame quasi simbiotico che aveva tenuto stretto al fratello Carlo. Mentre Marta Perego racconterà le grandi donne del cinema. Pino Roveredo e Ornella Vanoni daranno vita a un dialogo inedito intorno alla storia di una donna al capezzale del marito che l’ha umiliata e offesa. Michele Santeramo offrirà una lettura scenica da lui stesso interpretata intitolata “Leonardo da Vinci - L’Opera nascosta”. Telmo Pievani, insieme allaBanda Osiris, proporrà uno spettacolo tra scienza e affabulazione. Stefano Benni darà vita a uno straordinario e divertente reading con musica, tratto dal suo ultimo libro. Lino Guanciale,Cecilia Dazzi e Federico Bonadonna ci porteranno a conoscere l’innocenza del male. MentreMaurizio De Giovanni proporrà un reading, con musiche di Marco Zurzolo, dedicato all’ultimo romanzo sul commissario Ricciardi. Claudia Contin Arlecchino, Daniele Cortesi, Gigio Brunello, Marianna Fernetich e Clelia Falletti Cruciani ci parleranno invece dei tanti linguaggi di “Arlecchinia”. Infine Margherita Corsi e Masolino D'Amico dialogheranno su una serie di grande successo, Victoria, giunta alla terza stagione. Incontri legati alla musicasaranno quelli con Michele Campanella che racconterà pensieri e divagazioni di un musicista fuori dal coro, Margherita Canale e Giorgia Malagò parleranno invece delle lettere e dei documenti del grande compositore Giuseppe Tartini accompagnati dai musicisti Uendi Keka e Adelajd Zhuri. Mentre altri incontri saranno invece legati alla comicità, quello con Gino e Michele, a quasi trent’anni dalla nascita (e a nove dall’ultima uscita), ecco una nuova puntata della saga comica più famosa d’Italia, quella delle Formiche; e quello con Natalino Balasso eMassimo Cirri, per Carnediromanzo, il rave letterario che infiamma ormai da dieci anni la notte di pordenonelegge. Infine, I Papu saranno protagonisti dell’imperdibile happeningpordenoneffettivamentelegge. Due momenti saranno dedicati agli studenti delle scuole superiori del territorio: le letture della Pagina più bella degli ultimi vent’anni, e il progetto di pubblica lettura del liceo Leo-Major, Cosa è e dove va l’autofiction. Grazie alla consueta collaborazione con Cinemazero, diversi gli appuntamenti dedicati alcinema e alla letteratura, curati da Elisabetta Pieretto e Alessandro Venier. Innanzitutto, partirà l’iniziativa I film che ho letto (...e i libri che vorrei vedere) che si snoderà in una serie di incontri, condotti da Dario Zonta ed Enrico Magrelli, che vedranno come protagonistiStefano Fresi e Velia Santella. Non mancheranno le consuete premiazioni di Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, il concorso nazionale di critica cinematografica rivolto ai giovani promosso da Fondazione pordenonelegge.it, Cinemazero, il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani e MYmovies, dove si conosceranno i vincitori scelti dalla giuria composta da Enrico Magrelli, Giorgio Viaro, Adriano De Grandis e Viola Farassino, e per il quale sono in palio una collaborazione con le redazioni di MYmovies.it, Minima&Moralia e la partecipazione al Far East Film Festival. Read the full article
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tmnotizie · 5 years
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MACERATA – Giunta alla tredicesima edizione, torna nel quartiere di Collevario la rassegna teatrale Dialetto che piacere. Cambia quest’anno la posizione della manifestazione che, per una migliore sistemazione del palco e del pubblico, si sposta in via Pavese sul piazzale antistante la chiesta del Buon Pastore più ampio ed accogliente.
L’iniziativa, promossa dall’associazione culturale Palcoscenico in collaborazione con il Centro sociale Anziani è patrocinata dal Comune di Macerata e si avvale anche della collaborazione degli esercizi commerciali della zona. Si svolgerà da venerdì 23 a martedì 27 agosto. Cinque serate di divertimento e svago con altrettante rappresentazioni di alto livello amatoriale.
Si inizia con la compagnia La Rama di Monte San Vito (An) che porta in scena La piazza dei miracoli di Tatiana Bronzini per la regia di Walter Salvadori. Il giorno successivo (24 agosto), il Gruppo teatrale Avis di Macerata presenterà Tu ce cridi a lu diavulo in mutanne? di Guido Finn per la regia di Fabrizio Germondari.
 Domenica 25 sarà la volta della Compagnia Santa Maria del Monte con La contestazio’ de Magrì di Antonio Magrini per la regia di Claudio Monachesi. Lunedì 26 agosto, la Compagnia La Nuova  di Belmonte Piceno, presenterà Li parendi de Roma di Gabriele Mancini che cura anche la regia.
La rassegna si concluderà martedì 27 agosto con la Compagnia Amici del Teatro di Loro Piceno e il loro Pigiama per sei di Marc Camoletti per la regia di Eraldo Forti.
Il costo per assistere agli spettacoli è pari a 3 euro. In caso di maltempo gli spettacoli si svolgeranno nel vicino auditorium parrocchiale.
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paoloxl · 5 years
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A Milano, il 10 agosto 1944, quindici tra partigiani e dissidenti politici furono fucilati dietro ordine del capitano SS Theodor Saevcke. L'episodio prende il nome di "strage di Piazzale Loreto" ed è allo shock di questa memoria, impressa nella mente dei milanesi, che si dovette la scelta del 25 aprile.
A Milano, la pianificazione del Quartiere Industriale Raccordato rispondeva alle esigenze di inizio Novecento di trasformare le aree rurali della periferia a nord di Milano in una “piccola Manchester” che garantisse l’espansione dell’industria siderurgico-meccanica. 
Nel giro di trent’anni, Sesto San Giovanni passò dall’essere un comune spopolato di 5.000 abitanti ad accogliere un flusso giornaliero di 50.000 lavoratori. Una crescita costante, assecondata dai costanti flussi migratori interni all’Italia. La classe operaia che ogni giorno affollava i reparti di Breda, Pirelli, Falck e Magneti Marelli proveniva da tutta la penisola: nei primi anni Venti, in particolare, furono molti i lavoratori che, in fuga dalle prime manifestazioni fasciste, arrivarono a Milano dall’Emilia Romagna e dall’Italia centrale.
Per tutto il ventennio, lo spirito antifascista della Stalingrado d’Italia non venne mai meno: nel biennio 1942-44 le mobilitazioni e gli scioperi si susseguirono incessantemente, fino a quando dall’1 all’8 marzo 1944 i Comitati Segreti di Agitazione indirono uno sciopero generale chiedendo che venissero reintegrate le libertà soppresse dal fascismo.
Dei 211 deportati nei lager nazisti, sopravviveranno alla guerra solo 41 persone.
La repressione, lungi dal soffocare l’organizzazione clandestina, portò alla nascita delle Squadre di Azione Patriottica che, sempre basate all’interno delle fabbriche, avevano per la prima volta compiti offensivi. I pendolari, che ogni giorno attraversavano la metropoli per raggiungere gli stabilimenti, lungo il tragitto si facevano carico di operazioni di sabotaggio e contribuivano alla creazione di reti di resistenza in tutto l’hinterland milanese. E, oltre a ciò, guadagnavano le simpatie di una popolazione milanese oppressa dall’invasione nazista.
È in questo quadro che va probabilmente inscritto l’attentato di viale Abruzzi dell’8 agosto 1944: due bombe esplodono vicino a un camion tedesco ferendo l’autista e uccidendo 6 cittadini milanesi. 
Le SS indicarono come colpevoli i GAP, sebbene Giovanni Pesce abbia sempre negato qualsiasi implicazione dei Gruppi di Azione Patriottica nell’esplosione di quei due ordigni. Si ritiene possibile che a ordinare l’attacco siano state le stesse truppe tedesche per giustificare l’eccidio che seguì, ma la misteriosa sparizione dei fascicoli nei meandri di Palazzo Cesi a Roma ha reso possibile – decenni dopo – solo una parziale ricostruzione dei fatti.
Il bando Kesserling del marzo 1944 prevedeva che in rappresaglia per ogni tedesco ucciso venissero fucilati 10 italiani. Fu, più o meno, con questa scusa che tra l’8 e il 9 agosto il capitano delle SS Theodor Sävcke stilò una lista di prigionieri del carcere di San Vittore, ordinando al gruppo Oberdan della legione Ettore Muti di fucilarli su pubblica piazza. Alle 6:10 del 10 agosto 1944, quindici antifascisti vennero uccisi a Piazzale Loreto. Eraldo Soncini provò a fuggire nascondendosi nella parrocchia del Santissimo Redentore di via Palestrina, ma venne raggiunto e ammazzato da Giacinto Luisi e Luigi Campi.
Era ancora l’alba, ma di lì a poco Piazzale Loreto si sarebbe riempito. 
Da Piazzale Loreto parte infatti viale Monza, un grande boulevard napoleonico che collega Milano a Monza, passando per la città delle fabbriche, «formicaio di antifascisti, di ribelli, di sabotatori». Da Piazzale Loreto passava il tram interurbano che collegava Greco, Niguarda e Monza. Da Piazzale Loreto, alla mattina, transitavano tutti, in particolare gli operai di Sesto che, si vociferava, stavano organizzando un altro sciopero generale. L’obiettivo dell’eccidio non era tanto il punire arbitrariamente una quindicina di partigiani e dissidenti, quanto ostentare quella pena. I corpi vennero lasciati marcire sul piazzale nella canicola milanese fino alla sera, con i militi impegnati a costringere chi passava per il piazzale a fermarsi e osservare la scena, a guardare i fascisti divertirsi in una partitella a calcio sui corpi senza vita, usando talvolta le teste dei fucilati come palloni. 
La vista di quella strage doveva spaventare gli operai, così come quella di viale Abruzzi serviva a sottrarre ai GAP il sostegno della popolazione.
Tra i passanti, un quattordicenne Franco Loi, che insieme a un compagno di classe «monarchico, ma antifascista» tornava dalle ripetizioni a Porta Venezia. Sulla strada, il ragazzo si deve fermare a guardare l’orrore: «ero in strada, rimasi lì per non dimenticare e vendicare gli innocenti», racconterà il poeta alla trasmissione “Uomini e profeti”.
È nelle parole che Franco Loi scriverà più avanti, nel nono passaggio della raccolta Stròlegh, l’astrologo, che l’eccidio di Piazzale Loreto del 10 agosto 1944 si sovrappone ai fatti del 25 aprile 1945. «Il sangue di Piazzale Loreto lo pagheremo molto caro», aveva profetizzato Mussolini al vice-capo della Polizia della RSI: aveva forse capito che era appena iniziato il suo viaggio verso il 25 aprile e verso quel 28 aprile di cui molti – anche a sinistra – parlano ancora a sproposito.
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byneddiedingo · 1 year
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Anna Magnani in the "Una Voce Umana" segment of L'Amore
Federico Fellini and Anna Magnani in the "Il Miracolo" segment of L'Amore
L'Amore (Roberto Rossellini, 1948)
Una Voce Umana Cast: Anna Magnani. Screenplay: Roberto Rossellini, Anna Benevuti, based on a play by Jean Cocteau. Cinematography: Robert Juillard, Otello Martelli. Production design: Christian Bérard. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Renzo Rossellini Il Miracolo Cast: Anna Magnani, Federico Fellini, Peparuolo, Amelia Robert. Screenplay: Roberto Rossellini, Federico Fellini, based on a novel by Ramón del Valle-Inclán. Cinematography: Aldo Tonti. Art direction: Christian Bérard. Film editing: Eraldo Da Roma. Music: Renzo Rossellini. Roberto Rossellini's L'Amore, designed as a tribute to Anna Magnani, comprises two short films, Una Voce Umana and Il Miracolo. The first is based on Jean Cocteau's monodrama La Voix Humaine and its cast consists entirely of Magnani as a woman whose lover is not only breaking up with her but also going off to marry another woman. In a long telephone call she pleads with and rages at him. In Il Miracolo, Magnani is Nannina, a simple-minded woman who, while herding goats in the hills above her village, encounters a hiker whom she takes to be St. Joseph. He gets her drunk and leaves her pregnant. (The hiker is played by 28-year-old Federico Fellini, who doesn't speak a word in one of his few on-screen appearances.) When Nannina learns that she's having a child she takes it to be a miracle from God, but the townspeople, who already treat her as the village idiot, torment her so much that she flees into the hills, where she gives birth in what seems to be an abandoned monastery. In one of the landmark moments in the decline of film censorship, the Catholic National Legion of Decency charged Il Miracolo with sacrilege and persuaded the New York state film censors to pull it from release. The lawsuit brought by the American distributor, Joseph Burstyn, went all the way to the U.S. Supreme Court, which in 1952 ruled that the ban was an unconstitutional restriction on freedom of speech. Magnani's performance is fuller and more varied in Il Miracolo than in Una Voce Umana, in which she gives a lacerating performance that feels more theatrical than cinematic -- her torment becomes monotonous. But both films accomplish what Rossellini set out to do: showcase Magnani's intense commitment to her art.
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retegenova · 5 years
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LE DUE DONNE SIMBOLO DI “GOMORRA – LA SERIE” CRISTIANA DELL’ANNA E CRISTINA DONADIO DI NUOVO INSIEME AL RIVIERA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL
Dopo il finale di stagione a sorpresa, le interpreti di Scianel e Donna Patrizia di “Gomorra – La serie” si ritrovano, martedì 7 maggio, sul red carpet del Riviera International Film Festival di Sestri Levante. Svelato anche un ulteriore appuntamento del RIFF2019: Martina Colombari presenta il docufilm “Haiti”
Sestri Levante (Ge) – Le strade di due delle attrici principali di “Gomorra – La serie”, Cristiana Dell’Anna e Cristina Donadio tornano a incontrarsi martedì 7 maggio (ore 18, Cinema Ariston, via Eraldo Fico 12) sul red carpet del Riviera International Film Festival, la rassegna cinematografica dedicata ai registi under 35 in scena dal 7 al 12 maggio a Sestri Levante. Il Riviera International Film Festival è realizzato con il sostegno del Comune di Sestri Levante, con Mediaterraneo Servizi e con il patrocinio di Regione Liguria e del Comune di Portofino.
Cristiana Dell’Anna è un’attrice italiana, nota soprattutto per aver lavorato in “Un posto al sole”, “In punta di piedi”, “Rocco Chinnici – è così lieve il tuo bacio sulla fronte”, “Mister felicità” e in “Gomorra – La serie”, dove interpreta Donna Patrizia, figura sempre più centrale nella trama e legato a quello di Scianel, il personaggio di Cristina Donadio, giurata della terza edizione del Riviera International Film Festival. Cristiana Dell’Anna è inoltre protagonista di un incontro mercoledì 8 maggio (ore 12.30) al Cinema Ariston di Sestri Levante, con la giornalista di Elle e giurata del RIFF2019 Silvia Locatelli come moderatrice. Il giorno successivo (giovedì 9 maggio), all’interno della giornata dedicata ai diritti umani #HumanRightsNow, Martina Colombari madrina e testimonial della Fondazione Francesca Rava – NPH Italia sarà presente con il regista Marco Salom alla proiezione del docufilm “Haiti” (ore 17.15, Cinema Ariston), il racconto di una missione ad Haiti, tra le attività benefiche della Fondazione e i grandi contrasti di un paese in cui nonostante le difficoltà sopravvivono le speranze, bellezze naturali e tradizioni folkloristiche. Martina Colombari partecipa inoltre, sempre giovedì 9 maggio (ore 18, Cinema Ariston), al panel sui diritti umani presentato da Marta Perego, insieme al giornalista, scrittore e attivista per i diritti umani Nicolò Govoni e Valeria De Vellis, avvocato dello Studio Legale Associato Carnelutti.
Al red carpet di martedì 7 maggio (ore 18, Cinema Ariston, via Eraldo Fico 12) saranno presenti la madrina del RIFF2019 Stella Egitto, J. Miles Dale (produttore e regista canadese Premio Oscar nel 2018 con “The Shape of Water – La forma dell’acqua” di Guillermo del Toro), Eddy Moretti (cofondatore di Vice Media ed Emmy Award nel 2014), Yalitza Aparicio (protagonista di “Roma” di Alfonso Cuarón), Cristiana Dell’Anna (“Un posto al sole”, “In punta di piedi”, “Rocco Chinnici – è così lieve il tuo bacio sulla fronte”, “Mister felicità) , Nils Hartmann (Direttore Produzioni Originali di Sky Italia), Cristina Donadio (attrice italiana interprete, fra gli altri, di Scianel in “Gomorra – La Serie”), Silvia Locatelli (giornalista di Elle) e Josephine de La Baume (attrice nota per “One Day”, “Rush”, “Come ti ammazzo il bodyguard”).
  Ufficio Stampa Riviera International Film Festival
www.rivierafilm.org
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LE DUE DONNE SIMBOLO DI “GOMORRA – LA SERIE” CRISTIANA DELL’ANNA E CRISTINA DONADIO DI NUOVO INSIEME AL RIVIERA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL LE DUE DONNE SIMBOLO DI “GOMORRA – LA SERIE” CRISTIANA DELL’ANNA E CRISTINA DONADIO DI NUOVO INSIEME AL RIVIERA INTERNATIONAL FILM FESTIVAL…
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kiro-anarka · 6 years
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Massimo Serini, también conocido como Alfredo, es un anarquista romano, y concedió una entrevista por correo electrónico a ANA. Él vivió desde 1996 hasta 2016 en la República Dominicana, donde formó parte del Centro Social Cibao Libertario en Santiago de los Caballeros y de otras iniciativas libertarias. Actualmente vive en Roma, capital de Italia. En esta entrevista habló un poco sobre el panorama anarquista actual en Roma. Veamos. ANA > ¿Cómo empezó tu vinculación con el anarquismo? M. S. (Alfredo) < Desde que tengo memoria siempre fui atraído por las ideas y prácticas anarquistas; incluso antes de conocer la palabra anarquía. Al percibir mi sensibilidad contra las desigualdades sociales y mi rebelión contra el mando institucional y las reglas de la "tradición" de mi entorno, fue un reflexivo bedel, socialista y libre pensador de mi escuela primaria en la pequeña ciudad del sur de Italia, donde vivía, quien me lo reveló: "... mira, eres un anarquista. Hay personas muy cercanas a tí que se dicen así. Hay hasta un semanario, Umanitá Nova, que expresa esas actitudes desde hace años." Creo que no tenía más de 11 años. Desde entonces me sentí menos solo y menos "loco" ... ANA > ¿Roma es una ciudad con fuerte tradición anarquista? M.S. < Muy recientemente hubo investigaciones notables de historias libertarias sobre el anarquismo en Roma. Se refieren principalmente a tres períodos: antes de la dictadura fascista (finales de 1800-1922), durante la dictadura (1922-1945) y la inmediata posguerra (1946-1968). Estos estudios han arrojado luz sobre la figura de luchadores, perseguidos, pensadores, recuperando la memoria de luchas, obras, grupos y colectivos del pasado, lo que permite hablar apropiadamente de una tradición anarquista en la ciudad. Pero fue a partir de 1969 que el movimiento anarquista romano tuvo un gran florecimiento, empujado no sólo, como sucedió en todo el mundo, por la consecuencia de una toma general de conciencia libertaria capitaneada por el movimiento de "1968", sino también porque un evento grave, un atentado sangriento ocurrido en Milán [la bomba en Piazza Fontana] que fue falsamente atribuido a los anarquistas, el cual tuvo impacto en toda la península italiana, llevando a muchos a mostrar solidaridad y simpatizar con los anarquistas hasta adhiriendo a sus ideales. El vínculo entre el movimiento anarquista romano, residual, de la "posguerra" y el improvisado y floreciente, del "post-68" fue, sin duda, encarnado por una pareja: "Aldo y Anna" (Eraldo Rossi y Maria Anna Pietroni ). Los dos, que vinieron de la experiencia de la lucha de resistencia al fascismo, también marcaron la generación sucesiva de anarquistas, los "post-sesantottinos" y se convirtieron en figuras míticas de referencia para todos los militantes anarquistas en Roma, por su capacidad organizacional, su compromiso incansable y abnegado y también como responsables pro tempore de escribir semanalmente el Umanità Nova, que estaba atravesando en estos períodos tan turbulentos, un momento de gran difusión. Desgraciadamente, Aldo y Anna, con poco más de 50 años, murieron en un accidente de tránsito en abril de 1975, dejando un vacío enorme, especialmente entre los jóvenes que se habían acercado al movimiento en los años previos. ANA > Participas en la Biblioteca L’Idea de Roma, ¿podrías hablar un poco sobre ella? M.S. < Aunque no sea directamente un miembro de este proyecto, lo conozco muy bien y participo frecuentemente en las iniciativas y actividades promovidas allí. L'Idea, en el barrio de Pigneto, es una biblioteca autogestionda y autofinanciada con más de 20 años de vida. También mantiene un notable archivo de documentos y textos de los movimientos (no sólo anarquistas) de lucha y revolucionarios de los años 80 hasta hoy. En su proyecto están incluidos, la "distro" de ediciones anarquistas y la publicación de textos. ANA > ¿Hay otros espacios anarquistas en Roma? M:S. < Hay muchos otros espacios anarquistas en Roma y no los conozco todos(hace poco tiempo que volví a vivir en esta ciudad tras 20 años de ausencia), entre ellos están: - Una libreria, “Anomalia“, en el barrio de San Lorenzo, que también es un importante centro de documentación anarquista. - Dos espacios que acogen grupos politicamente próximos de la FAI (Federazione Anarchica Italiana), incluyendo al “Cafiero“, que es el espacio anarquista mas antiguo de la capital italiana, en la Via Vettor Fausto, del barrio de Garbatella, activo, en aquellas instalaciones, sin interrupción desde 1946. - Un espacio en el barrio Quarticciolo, compartido por dos realidades diferentes: la Biblioteca Sabot, com su biblioteca y “distro”, activae en la lucha anticarcelaria, y el Anarkivio Errico Malatesta, donde se guardan textos y materiales históricos producidos por el Grupo Malatesta en su medio siglo de actividad (1974-2014), además de su biblioteca. - Un espaço en el barrio de La Marranella del colectivo NED, um grupo muy activo territorialmente en las luchas sociales y anticarcelarias. - Una media docena de squats (Torre Maura, Bencivenga, Laurentino 38, Ateneo, ZK, Bilancione, os três últimos en el área da “Costa Romana”) con abierta, o por lo menos substancial caracterización ácrata, donde, aparte de la experimentación de un convívio entre indivíduos basado en acuerdos voluntarios y libres, se realizan actividades, iniciativas y luchas sobre vários temas (animalismo, antisexismo, antirracismo, anticarcelario, ambientalismo…). - La Biblioteca BAM (Biblioteca Abusiva Metropolitana), bien enraizada territorialmente, en el barrio de Centocelle, que es una realidad “mixta”, no exclusivamente anarquista, mas com conotações anarquistas fortes. Hay muchos otros espacios, no estricta y declaradamente anarquista, que más bien son genéricamente libertarios (okupas, centros sociales, bar/librerías, bares, (...), donde asisten y se reúnen muchos compas y también se organizan presentaciones de libros, performances artísticas y obras de teatro, proyecciones de películas, eventos y actividades, muchas veces con matices anarquistas obvios, que sería muy difícil tratar de enumerar aquí en esta breve entrevista. ANA > En Carrara, conocida como cuna del anarquismo italiano, hay algunos monumentos en homenaje a los militantes anarquistas. ¿En Roma sucede lo mismo? M.S. < Puedo estar equivocado, mas no recuerdo monumentosen Roma homenajeando a militantes anarquistas, como, por el contrário, si los hay en otras ciudades italianas, como Carrara, Livorno, Pisa, Milán, Ancona… En Roma lo que se encuentra, que yo tenga conocimiento, son pocas placas conmemorativas, como la que recuerda Errico Malatesta, en la fachada de la casa donde vivió, o algunas lápidas como un homenaje a Pietro Gori en Civitavecchia. Algunas placas y lápides comemorativas, a lo largo de los años, fueron removidas. Hay una interesante pesquisa de la Biblioteca Franco Serantini de Pisa (BFS) sobre el tema de los monumentos en homenaje a los anarquistas en Itália. ANA > En general, cómo está el “movimiento anarquista” en Roma? ¿Goza de “buena salud”? ¿Hoy, cuáles principales luchas están siendo llevadas a cabo? M.S. < Con esa pregunta, se entra directamente en evaluaciones y juicios ultrapersonales y subjetivos. Para mí, la situación se deriva de la descripción de los espacios y realidades hechas arriba. En Roma hay muchas realidades que hacen referencia, más o menos abiertas y explícitas, al movimiento ácrata, pero casi siempre, cada uno moviéndose en varios terrenos, expresando en la práctica, tendenciosamente, sus prioridades. Hoy, algunos están presentes y activos, especialmente en las luchas sociales, otros más específicamente en el mundo del trabajo, otros están involucrados en investigación histórica del anarquismo, otros en las reflexiones y consecuente difusión del ideal y de las prácticas anarquistas, otros están en una perspectiva insurreccional, otros experimentando una convivencia basada en acuerdos y pactos libres, otros en la lucha contra la prisión (hay también ácratas de Roma, o en Roma, detenidos). Sin mencionar todos los otros campos de intervención, o temas, que cada uno escoge como privilegiados, de acuerdo con sus análisis y sensibilidades. Y los intercambios y las colaboraciones entre todos no son constantes. Por lo tanto, me parece, es un movimiento no homogéneo, que enfatiza lo que es una característica actual del movimiento ácrata en todo el mundo, diversificado y fragmentario. Si esto es evidencia de buena o mala salud depende del punto de vista. ANA > ¿Hay algún proyecto anarquista que destacarías en la ciudad? M.S. < Personalmente, yo no destacaría un proyecto particular del anarquismo en Roma, salvo por esa característica mencionada para cada uno de los indicados ANA> ¿El movimiento anarquista romano tiene muchas mujeres, es equilibrado, o es un universo predominantemente hombres? M: S. Por lo que pude ver durante los últimos dos años, desde mi vuelta, no hay, en el presente movimiento romano, una diferencia obvia en relación al sexo, ni como presencia numérica ni como relevancia de las aportaciones, cuando salí, hace más de 20 años , en realidad, todavía existía, de hecho, un predominio infeliz, contradictorio y "sospechoso" de figuras masculinas, pero ha tendido, a lo largo del tiempo,a ser  equilibrado. ANA> ¿Y hay radios libres? M. S. En Roma, desde hace 40 años esta la Radio Onda Rossa. Es una emisora ??del "movimiento antagonista", en el que, en el pasado, algunos grupos anarquistas produjeron programas autogestionados. ANA> ¿Y el panorama de las publicaciones anarquistas en papel? En algunos países, desgraciadamente, percibimos que el medio digital ya superó el impreso. ¿Y ahí? M.S. <En este aspecto, el punto de vista me parece, desgraciadamente, unívoco: no creo que haya actualmente una publicación (periódico, revista) impresa en Roma. Por increíble que parezca, no había percibido eso, hasta esta pregunta directa de la ANA. La paradoja es que en Italia y en lengua italiana se publican hoy muchas publicaciones impresas, como diarios, revistas, periódicos (por no mencionar los "a-periódicos" incontables), algunos de muchos años (Umanità Nova, A-Rivista, Seme Anarchico , Sicilia Libertaria, Germinal ...) y otras más recientes (Il Giorno y le Notti, Vetriolo, Negazine ...) y quizás eso del anarquismo en lengua italiana sea un fenómeno en contratendencia mundial. Es verdad que en otros lugares las publicaciones se están convirtiendo casi todas en digitales ... ANA> ¿La extrema derecha también crece en Roma? Si crece, ¿cuáles son las razones? M.S. <Hay signos fuertes de crecimiento de la extrema derecha también en Roma; una ciudad que, en todo caso, siempre sufrió su presencia y enraizamiento, especialmente en determinados barrios. Las razones para ese crecimiento son varias y, creo, comunes en la mayoría, para aquello que determina el mismo fenómeno en otros lugares. Una creciente percepción de inseguridad, real y/o inculcada, no meramente económica, que genera y fomenta mitos supremacistas y comportamientos atropelladores. ANA> ¿Y cómo el movimiento anarquista se inserta en ese contexto? M.S. <La extrema derecha en este momento, no parece ser muy diferente respecto a la derecha "moderada" en el Poder (el Ministro del Interior [Matteo Salvini] es actualmente un cripto-fascista, ni siquiera tan críptico). Su lema es "tranquilizar a las personas comunes" contra el "enemigo", que ahora ha sido individualizado en "invasores": aquellos que huyen de sus tierras de origen en busca de supervivencia, desesperados por conflictos, persecuciones, miseria, hambre ... Los anarquistas, aquí en Roma, reflejan su situación diversificada: algunos grupos e individuos participan en el "movimiento antifa", que reúne muchas realidades diferentes, identificadas esencialmente con consignas y prácticas antifascistas, como un denominador común; otros se involucran directamente con actividades en defensa de los inmigrantes y luchando con ellos contra, por ejemplo, el mal afamado CIE (Centro de Identificación y Expulsión) y contra la discriminación a las personas que son sus víctimas diarias, otros hacen actividades de contrainformación, muy necesaria, si se considera el "volumen de fuego" que los mistificadores institucionales gastan en el asunto para consolidar "el miedo al enemigo" que gana consenso entre personas asustadas y los mantiene en el poder ... Últimamente, se han señalado algunos "raids" nocturnos de tipo fascista contra locales del movimiento (por ejemplo, contra el BAM en el barrio de Centocelle), que aunque no hayan pasado, hasta ahora, de un nivel de burbuja, o palizas a puerta, pueden representar una alarma para futuras actividades más peligrosas por aparte de quellos que se sienten públicamente apoyados en sus (anti)valores por los representantes oficiales de las instituciones. ANA> ¿Crese que una revolución social en los moldes tradicionales defendidos por los anarquistas es todavía posible hoy? M.S. <No sé si mi punto de vista particular puede ser interesante. Me defino como un 'anarco-escéptico': Intento seguir el hilo de ideas y prácticas antiautoritarias y busco compas afines que procuren construir un camino común a través de pactos y acuerdos libres, para ver dónde lleva el "hilo de Ariadna". Si este es el camino correcto, llevará, difundiéndose, a una revolución "estilo antiguo", a un momento insurreccional, o a una implosión del sistema opresivo aparentemente tan sólido, o a otro tipo de cambio radical, directamente a un mundo más justo y libertario, no jerárquico, es una expectativa, una esperanza, más que una certeza. Busco, lleno de curiosidad, la hipótesis que más me encanta, sin dogmatismos, procurando "cómplices" que no tengan mucho miedo a las dudas ... ANA> Has vivido mucho tiempo en República Dominicana. ¿Qué memoria anarquista tienes de ese territorio? M.S. <Esa es una pregunta muy compleja. Creo que prácticamente vi nacer allí (o re-nacer) al movimiento anarquista, y mi memoria está llena de recuerdos, figuras de compas, eventos, anécdotas, los "escándalos" positivos de los primeros textos punk que llegaron a la isla al comienzo de los años 90 y comenzaron a sacudir las conciencias juveniles, hasta el Primer Congreso de la FACC (Federación Anarquista de América Central y el Caribe) en 2015, en Santiago de los Caballeros, promovida por compas dominicanos y cubanos. Un día tendré que contar esa "historia", aunque espero que, con el tiempo, pueda hacerlo de una manera más racional, menos emotiva y sentimental. Durante todo ese tiempo estuve, de todos modos, conectado con la lista [de e-mail] anarquista latinoamericana "anarqlat" y un poco con los compases de El Libertario de Venezuela (hicimos también una versión dominicana del libroBitácora de la Utopía: Anarquismo para el Siglo XXI, de Nelson Méndez y Alfredo Vallota) y por esas vías algo salió sobre lo que estaba pasando con el (re?)naciente anarquismo dominicano. Siento  la extrema síntesis acerca de la experiencia libertaria de mis 20 años "quisqueyanos" (los últimos vividos en una especie de "comuna urbana" en Santiago de los Caballero), pero eso es lo máximo que en ese momento me siento capaz de expresar. ANA> ¿Algún mensaje final? ¡Grazie, compa! M.S. <Saludos a Moésio y a cada compa de la ANA. ¡Muchas veces me sucede saber qué pasa en el movimiento en Italia a través de las entradas de la ANA, que leo en la preciosa e insustituible Anarqlat!
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sesiondemadrugada · 4 years
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Le amiche (Michelangelo Antonioni, 1955).
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cinesludge · 3 years
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Movie #61 of 2020: Rome, Open City
Major Bergmann: “You’d have me believe you don’t know what he really does, who he really is?”
Don Pietro: “I only know he’s a man in need of my modest help.”
Major Bergmann: “Then I'll tell you who he is. He's subversive, he's fought with the Reds in Spain. His life is dedicated to fighting society, religion. He is an atheist... your enemy...”
Don Pietro: “I am a Catholic priest. I believe that anyone fighting for justice and liberty walks in the ways of the Lord, and the ways of the Lord are infinite.”
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