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#everyman's library pocket poets
a-ramblinrose · 3 months
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The raindrops linger and shine like jewels!
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godzilla-reads · 7 months
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“Fairies here your steps advance;
To the harp’s soft dulcet sound,
Let your footsteps lightly bound.
Unveil your forms to mortal eye.”
—Felicia Dorothea Hermans, “Invocation to the Fairies” (1812)
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irisbleufic · 1 year
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My life goes 0-60 on everything, no in between. On the day I start feeling ill and test positive for COVID-19 for the first time ever, my coolest poetry publication to date comes in the mail…
Zel is more fae than kitty anyway. She’s keenly interested in getting her paws on this book.
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linusjf · 21 days
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Ralph Waldo Emerson: Integrity
Image by cliff1066™ via Flickr “Nothing is at last sacred but the integrity of your own mind. Absolve you to yourself, and you shall have the suffrage of the world.” —Ralph Waldo Emerson, writer and philosopher (1803-1882)
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gliklofhameln · 10 months
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Anna Akhmatova. Poems. Trans. D.M. Thomas. Everyman’s Library POCKET POETS, 2006.
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lionofchaeronea · 7 months
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Having just finished Poems of New York, I've now read fifty volumes in the Everyman's Library Pocket Poets series. Hooray for pointless milestones!
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lizziethereader · 2 years
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I last read... 
‘No Place Like Home’ edited by Jane Holloway 
what I wanted: my monthly poetry read (and to extend my Everyman’s Library Pocket Poets collection) 
what I got: a collection that’s as cozy as the title and cover suggest 
what I thought: This collection has quite a few lovely poems and I really enjoyed the theme. I rate it 3.5 of 5 of my favorite things in my home. 
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theladyorlando · 5 months
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Il segreto della villanella
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Continuamente sento la mancanza dei libri. Mi mancano come fossero persone in carne ed ossa. Se passo una giornata senza averne uno accanto, lo sento. E non perché io legga molto, devo ammetterlo, però mi manca proprio il libro. È davvero una consolazione, una compagnia da toccare, da tenere in mano, o da sapere lì ad aspettare che uno arrivi e lo saluti. Il desiderio dei libri è paragonabile a una sete: nessuno di loro la fa passare del tutto, e ne mancherà sempre uno nuovo, più dissetante. E proprio come fosse una fiaschetta, di quelle che si vedono nei film americani, da un po' di tempo mi capita che quando esco di casa devo per forza averne uno in borsa, con me, anche pigliato a caso, di corsa, non so perché, forse una difesa contro il tempo sprecato ad aspettare in una qualche fila inutile, contro la solitudine sbagliata, quella senza libri, per l'appunto. L'altro giorno è toccato a Jonathan Swift, a Modest Proposal dei Little Black Classics della Penguin. Proprio un bellissimo formato-fiaschetta, con, sulla prima pagina, una autodedica di mio padre, "from my daughter, 2015". Per inciso, sono sicura che la gente si scandalizzerebbe di meno se io tirassi fuori una fiaschetta di whisky dalla borsa invece che un libro. immagino le risate all'uscita di scuola.
Ma veniamo alla fiaschetta di oggi.
Tu lo sai cos'è una villanella? io non lo sapevo, e poi mi è arrivato questo piccolo libro: un'antologia della Everyman's Library, Pocket Poets Series, hardcover. Vedessi che razza di fiaschetta succulenta che ho tra le mani. La apro e sul risguardo ci trovo scritto
Everyman, I will go with thee,
and be thy guide,
In thy most need
to go by thy side.
Queste, mi spiega Google (povera me), sono le parole di Knowledge a Everyman, e io qui, sulla soglia del risguardo, io già mi sento ubriaca, che cosa ci leggo a fare dentro a questa fiaschetta, oltre il risguardo? E invece. Invece dentro a questo libricino scopro che c'è una piccola e inaspettata meraviglia: c'è un segreto in mezzo alla raccolta di fiori, un segreto dentro all'antologia. E il fiore qui è bello da togliere il fiato.
L'introduzione mi spiega brevemente che la villanella, il mio fiore, è una composizione popolare, nata nel sedicesimo secolo in Italia, sorella del madrigale. Ma mentre quello diventa presto una cosa di letteratura, la villanella sfugge a tutte le definizioni della poesia di corte, continua a guardare alle sue origini dialettali con nostalgia, si resiste insomma alla letteratura: vuole restare così com'è, di campo. E nei libri di letteratura ci va a finire solo una volta che si è esaurita, quando ormai nessuno ne scrive o ne canta più di villanelle. A riscoprirla sono i collezionisti, gli antologisti, i catalogatori del 1700. Ma la villanella non ha delle belle radici piantate a terra come quelle del sonetto, e ogni volta è detta diversa, ogni volta è cantata nuova. E questo è un bel problema, perché la sua origine non si vuol far trovare, il nome del padre semplicemente non c'è: la villanella è incostante, è volubile, è cantata sempre in un altro modo. Allora quei catalogatori incalliti le trovano un bel padre putativo della fine del cinquecento, tale Jean Passerat, l'unica villanella con una parvenza di struttura regolare, e quella diventa La Villanella, La Forma Metrica: "J'ai perdu ma tourterelle". Cinque terzine e una quartina. Uno schema un po' difficile, e perciò molto gustoso. E più passa il tempo, e più diventa succulento, tanto da fare gola più di tutti ai nostri poeti, a quelli di oggi, pensa che cosa assurda. Perché la villanella è difficile. E questi poeti che si sono liberati dai legacci della rima e del metro a volte se ne vanno a pescarne di impossibili, di rime e di metri. E di solito lo fanno per dirci dentro il nome del padre, per dichiararcisi figli di uno, e invece. Invece qui del nome del padre non ce n'è neanche l'ombra: perché questo è uno schema del secolo ventesimo che si traveste da sedicesimo. Questo è esattamente il contrario di tutto quello che io ho studiato in poesia fino ad oggi, the anxiety of influence, the burden of the past: qui dentro il passato è leggero, incostante, volubile, e il presente lo prende e lo legittima, lo pianta saldamente a terra, come se fosse stato sempre lì: così il fiore di campo diventa un bell'albero, ma niente radici, solo infiorescenze. Questo in poche parole è un falso d'autore, di vari autori, per essere precisi, di tutti quelli che vorranno cantarsi una villanella, in effetti. Di tutti quelli che vorranno ballarla, a ben vedere. Perché la villanella è una danza. E qui viene il segreto, e mi fa impazzire: che i danzatori sono due versi, e si alternano alla fine di ciascuna terzina, sempre gli stessi, sempre uguali, l'uomo e la donna, e si fanno la corte, si cercano con piroette e riverenze, muoiono dalla voglia di incontrarsi insomma, e alla fine ce la fanno. Sono loro gli ultimi due versi della quartina, gli ultimi due versi della villanella, finalmente abbracciati. Ti rendi conto di cosa sta succedendo dentro alla mia fiaschetta? E pensare che nessuno lo immagina nemmeno, nessuno di quelli che incontro per strada lo sa, che ho una compagnia di balli popolari nascosta dentro alla borsa, mentre vado a prendere Agnese a scuola. Ma non è finito qui, il segreto, ché così qualunque fiaschetta dentro alla borsa basterebbe a farmi un po' canaglia, una piccola alcolista inconfessa e impenitente.
Invece dentro al segreto della villanella ce n'è un altro ancora, uno persino più bello. Perché tu la prendi, vedi, e la guardi, tra le pagine di questo libricino, quant'è impegnata a fare le sue cose, a dire le sue storie, le più disparate: c'è la villanella che ripete una lezione di grammatica, quella che insegna l'arte di perdere le cose, quella che racconta di un bacio al barista dato a trentasei anni e sentito come fossero sedici, quella che ti fa vedere l'alunna a letto col suo professore e che con gli occhi sbarrati riesce solo a pensare a un distico in inglese antico, quella che chiede al padre di non morire gentile, di lottare contro la luce che si spegne. E così impegnata com'è nelle sue figure, nei suoi circoli, nei suoi passi incrociati, non ti accorgi che tutto il tempo lei pensa a fare una cosa sola, in fondo a tutte le altre, dietro la superficie della coreografia: lei pensa tutto il tempo a far ballare i suoi due versi innamorati, che muoiono dalla voglia di incontrarsi. They die to get together. Eccolo, il segreto della villanella. Perché questo segreto è un po' anche il mio, forse anche il tuo e quello di tanti come noi, io lo spero proprio. Quei due versi innamorati ballano la nostra stessa danza. Con ostinata precisione si comincia col doppio fronte del rientro a scuola, a tutte le scuole; poi è il turno della carola delle sveglie all'alba e del traffico per arrivare dove dobbiamo arrivare, delle spese all'ora di chiusura dei supermercati; così arriva la volta della danza incrociata dei pranzi e delle cene, delle merende e delle colazioni; fino alle piroette degli amici, dei parcheggi difficili, degli esaurimenti nervosi e dell'erisimo in tintura madre, delle canzoni che passano alla radio impertinenti, delle lavatrici e delle case, dei quadrimestri, delle note e delle corse, di tutte le corse, di tutti gli aerosol, gli sciroppi, gli antibiotici e di tutti gli agognatissimi weekend senza risposo. E poi alla fine, ormai senza fiato, una riverenza.
Questo è il segreto della villanella. E sta lì, sotto agli occhi di tutti, ma rimane nascosto -hidden in plain sight- dietro alle coreografie superficiali, alle grammatiche, ai baristi, alle studentesse, alle cose perdute, ai padri che muoiono: dietro ai copioni diversi. Il segreto è che c'è qualcos'altro dietro alle nostre vite, c'è qualcosa in fondo a tutte le storie più diverse in cui ci affanniamo, in cui ci impegniamo a ballare per bene, a passare come si deve per tutti i nostri passi obbligati. In fondo, ma proprio in fondo a tutto, ci sono due versi. E quelli muoiono dalla voglia di abbracciarsi, di finire la danza l'uno davanti all'altra, una riverenza e un sorriso, compiaciuto sudato esausto. E poi finalmente di cadersi addosso, senza fiato e senza più vergogna.
A dainty thing's the Villanelle,
Sly, musical, a jewel in rhyme,
It serves its purpose passing well.
A double-clappered silver bell
That must be made to clink in chime,
A dainty thing's the Villanelle;
And if you wish to flute a spell,
Or ask a meeting 'neath the lime,
It serves its purpose passing well.
You must not ask of it the swell
Of organs grandiose and sublime--
A dainty thing's the Villanelle;
And, filled with sweetness, as a shell
Is filled with sound, and launched in time,
It serves its purpose passing well.
Still fair to see and good to smell
As in the quaintness of its prime,
A dainty thing's the Villanelle,
It serves its purpose passing well.
William Ernest Henley
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feytouched · 2 years
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hello!! that poem you just posted was breathtaking!! i see that it is called "the rainy summer" by alice meynell. could i trouble you for the name of the book?
the book i found it in is called the four seasons and it's an anthology edited by j d mcclatchy as part of the everyman's library pocket poets series! i heartily recommend it
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eleftheria-moon · 1 year
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Snippet from ‘On Keats’ Grave’ by Alice Meynell (1847-1922)
Edition: Poems of Rome, Everyman’s Library Pocket Poets
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a-ramblinrose · 2 months
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“I boiled months of sunlight, trapped them in jars of apricot jam.”
― Rosanna Warren, from, 'Couple'
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shadowlineswriting · 8 months
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The Zs
We have two Z books! One is The Book Thief, by Markus Zusak. I love the book because it's written from the point of view of Death during the Holocaust--but for that same reason, I don't read it often. You really have to be in the mood for heavier subject matter before you can read the book. So, we'll skip it this time.
My only other Z is Zen Poetry, which concludes the Everyman's Pocket Library series of poetry collections that we own. I felt really stupid when I was surprised by how many Asian poets are included in this collection, but considering "zen" and "Buddhist" and "Asian" tend to go together demographically, I guess it makes sense!
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irisbleufic · 1 year
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The Penguin Random House/Everyman’s Library Pocket Poets book of Fairy Poems, in which my poem “Fairy Beekeeper” is appearing alongside works from the likes of @neil-gaiman, Denise Levertov, Christopher Okigbo, Spenser, and Shakespeare, is now available for pre-order!
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blueberryshelves · 9 months
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Poetry Book Haul for July!
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Golden by Wilder Poetry
Sappho: A New Translation by Sappho, Mary Barnard (translator)
Love Poems by Sheila Kohler, Peter Washington, Everyman's Library Pocket Poets Series
Plath: Poems by Sylvia Plath, Diane Wood Middlebrook (Compiler) Everyman's Library Pocket Poets Series
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gliklofhameln · 10 months
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Anna Akhmatova. Poems. Trans. D.M. Thomas. Everyman’s Library POCKET POETS, 2006.
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lionofchaeronea · 2 years
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purchases River Poems, the latest volume in the Everyman's Library Pocket Poets series
ME: "That's a striking cover." looks closer "The style is definitely American Regionalism. From the shape of the human figure, I would guess...Thomas Hart Benton?"
opens book
FRONT FLAP: "The cover painting is Cave Spring by Thomas Hart Benton."
ME: "Ha HA! When it comes to acquiring knowledge that has no practical applications in day-to-day life, I am the KING, baby!"
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