Tumgik
#fatemi poi gli auguri per favore
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e poi le cose vanno per come devono andare...
diritti e doveri
piaceri
sì ma in genere fanno ingrassare
bisogna essere morigerati
se sono morigerati allora si tratta di
piacerini
piaceretti
già le vedo le labbra strette
tutte le rughette
il viso dell'antipatia
e chi vuol essere lieto sia
ma senza strafare
allora è meglio essere ben educati:
piacere, Maria Carmela,
il piacere è tutto mio
il piacere della vita
biglietto intero accanto al finestrino
il resto andrà
come deve andare
o forse non andrà
starà fermo da qualche parte
attendendo istruzioni
seguendo le indicazioni del senso comune
senso di marcia a destra
niente inversioni a U
con il rosso si sta fermi
oppure si tira il dado
e vedi di quante caselle avanzi
ah! le carte degli imprevisti
e lì deve andare di culo
non è maleducazione
è quel regalo inatteso
la liberazione di un peso
una fortuna desiderata
un messaggio dell'amata
ma può essere una malasorte
una disgrazia, a volte
una tassa da pagare
un tributo da versare
a chi è indisponente
a chi non merita niente
ma il gioco, quello è
non c'è trucco e non c'è inganno
come il tempo che passa anno dopo anno
e inizia un altro giro
la cosa stupida è
che nessuno ti chiede se vuoi giocare
c'è un segnaposto con il tuo nome
e non sai da dove cominciare
nessuno ha il tempo di spiegare
e prima che ti metti a domandare
qualcuno ti dice: tocca a te
ti ritrovi con i dadi in mano
ci soffi sopra con convinzione
e mentre rotolano sei già alla stazione
nessuno scende e inizia un altro giro
qualcuno sorride
qualcuno batte le mani
e vai avanti guardando la meta
e rotolano quelli, dalle facce numerate
come i giorni con le date
ci incitiamo, ci invidiamo,
talvolta non ascoltiamo
quella voglia di barare
anche se si vorrebbe sorpassare
scansare quella pedina
tirare ancora per correggere il tiro di prima
si potrebbe fare di tutto per arrivare
si bara
si bara alla bell'e meglio
senza battere ciglia
senza pudore
facendo gli indifferenti
come chi fa le puzzette in ascensore
e fa finta di niente
perché tutti e nessuno
alla fine sono la stessa cosa
e inizia un altro giro di mano
come gli auguri a Natale
gli auguri d'ufficio
spolverati e corretti
sorrisi professionali
da umani professionisti
una coppia di sei
doppia fortuna
ripasso dal via e ci guadagno
"sei innamorato. stai fermo un giro"
e gli altri girano e sembra tempo sprecato
"guardi il tramonto. vai in prigione"
e se non paghi stai a guardare
e quelli girano senza voltarsi
tutti accaniti verso la meta
"compro una chiave. fatemi uscire"
i dadi rotolano indifferenti
non hanno amici e neanche parenti
"regalo due alberghi, vi faccio le strade
ma per favore non mi mollate"
giocano
giocano i giocatori
quelli improvvisati
quelli intenditori
i saggi e i bevitori
chi calcola i raggi
chi disegna soli
chi certifica menzogne
chi canta preghiere
chi cerca la formula in un bicchiere
ciascuno ha un proprio rito
peccato che arrivati al traguardo
il gioco... è finito
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m.c.m.
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ti-racconto-di-mee · 2 years
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“Un abbraccio alla bambina che ero, timida e insicura. A quella bambina delicata e sensibile che ha pianto, ha sofferto, si è sentita sola. Un abbraccio alla donna che sono diventata, testarda e imperfetta, ma sempre sincera, guerriera, con il cuore sempre troppo scoperto. Alla donna che sta cercando di migliorarsi e che non smette mai di sognare. Per la donna che sono, per tutto l'amore che ho dentro, per le mie vittorie e le mie sconfitte, per tutte le volte che mi sono rialzata, per tutti i mostri che ho affrontato. Un abbraccio alla bambina che sono ancora e che sarò sempre, con le favole nel cuore e mille sogni dentro gli occhi.”
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gloriabourne · 6 years
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The one with Rinald and the phone call
(In altre parole, l’ennesima fanfiction metamoro di cui nessuno aveva bisogno).
Rinald era sempre felice di accompagnare suo fratello durante il tour.
Era così fiero di lui che lo avrebbe accompagnato anche sulla luna, se solo glielo avesse chiesto.
Ricordava ancora quando da bambini Ermal lo difendeva da suo padre, prendendosi le botte che erano destinate a lui o a sua madre. Rinald lo guardava con invidia, pensando a quanto fosse coraggioso il suo fratellino e sentendosi in colpa perché lui invece non sarebbe mai stato così impavido da mettersi in mezzo.
Così, quando tutto finiva, Rinald prendeva la cassetta del pronto soccorso e curava le ferite di suo fratello, cercando di lenire anche il suo senso di colpa.
"Un giorno avremo la nostra rivincita. Tu avrai la tua rivincita. Tutto questo finirà e le cose andranno meglio" gli diceva mentre gli premeva il ghiaccio sullo zigomo.
Glielo diceva continuamente, sperando che prima o poi quel desiderio sarebbe diventato realtà.
Da quel momento erano passati anni, ad un certo punto le cose avevano davvero iniziato a prendere una piega diversa e ad andare meglio e Rinald non poteva negare che vedere suo fratello così felice lo faceva sentire un po' meno in colpa per tutto ciò che era successo quando erano bambini.
Non che avesse motivo di sentirsi in colpa, in realtà. Ermal gli aveva detto più volte che tutto ciò che aveva fatto, lo aveva fatto perché voleva.
"Io ero il più grande, dovevo prendermi cura di te" gli aveva detto più di una volta, ma Rinald aveva continuato a sentirsi in colpa per anni. Forse era per quello che ci teneva ad accompagnare suo fratello in tour. Ermal c'era sempre stato per lui ed era arrivato il momento di ricambiare il favore.
Lo guardò sorridere mentre parlava con una fan inglese, poi riportò lo sguardo sul suo cellulare e iniziò a scorrere la home di Instagram.
La sua attenzione venne catturata da una foto di Fabrizio insieme alla piccola Anita. Gli venne spontaneo sorridere e lasciare un like alla foto.
Aveva avuto modo di conoscere Fabrizio e sapeva bene quando amasse quella bambina. Tutto il suo mondo girava intorno a lei.
"Che c'è da sorridere?" chiese Ermal avvicinandosi a lui.
Rinald girò il telefono nella sua direzione mostrandogli l'immagine e sul viso di Ermal si formò un sorriso che suo fratello aveva visto pochissime altre volte. E tutte quelle volte, era stato merito di Fabrizio.
All'improvviso, il sorriso di Ermal si spense lasciando il posto a un'espressione preoccupata.
"Che c'è?" chiese Rinald.
"Il compleanno di Anita. Non posso credere di aver dimenticato il compleanno di Anita!"
"Prova a chiamare Fabrizio, magari sono ancora insieme."
Ermal controllò l'ora sullo schermo del suo cellulare. "Ormai è passata mezzanotte, non avrebbe molto senso farle gli auguri ora."
"Meglio che non farli affatto."
Ermal sospirò. Sapeva che Rinald aveva ragione, ma si vergognava per avere dimenticato il compleanno di Anita.
Avviò la chiamata e si portò il cellulare all'orecchio sperando che Fabrizio non rispondesse, perché davvero non avrebbe saputo come giustificare quella dimenticanza. Ma dopo appena due squilli, Fabrizio rispose.
"Pronto?"
"Ciao, Bizio. Scusa se ti chiamo a quest'ora. Oggi non ho proprio avuto tempo e volevo fare gli auguri ad Anita."
Fabrizio sorrise dall'altro lato. "Non ti preoccupare. Le ho detto che eri impegnato con i concerti e che, anche se non le avevi fatto gli auguri, è sempre nei tuoi pensieri. Era comunque un po' triste ma ha capito."
"Mi dispiace davvero, Bizio."
"Ermal, tranquillo. So che vuol dire stare in tour. Non c'è tempo per pensare ad altro."
Ermal sospirò. C'erano tante cose che avrebbe voluto dire in quel momento, ma l'unica cosa che gli veniva in mente era che gli dispiaceva così tanto per non aver telefonato prima che si sentiva malissimo solo a pensarci.
"Allora, a che ora arrivi a Trento?" chiese Fabrizio qualche attimo dopo.
"Ancora non lo so, ti mando un messaggio domani mattina. Anzi, oggi. Ormai mezzanotte è passata."
"Che fai, conti le ore che mancano al concerto?" lo prese in giro Fabrizio.
Conto le ore che mi separano da te, avrebbe voluto rispondere Ermal. Invece disse semplicemente: "Sono felice di salire di nuovo sul palco con te."
"Mi manchi anche tu."
Rinald, che stava osservando la scena seduto accanto a Ermal, vide suo fratello arrossire e sorridere mentre abbassava lo sguardo e sussurrava: "Ci vediamo tra qualche ora."
Scosse la testa, domandandosi per quanto tempo ancora avrebbe dovuto sopportare la visione di Ermal e Fabrizio che continuavano a lanciarsi segnali esageratamente palesi ma senza mai fare una vera mossa l'uno verso l'altro.
"Che c'è?" chiese Ermal, voltandosi verso suo fratello mentre terminava la telefonata e rimetteva il cellulare in tasca.
"Niente" rispose Rinald continuando a sorridere.
"Hai la stessa faccia di quella volta che hai rotto il vaso preferito di mamma e hai dato la colpa a me. Che succede?"
"Niente, davvero! Pensavo solo a quanto sia bella la vostra amicizia."
Ma la verità era che Rinald non aveva mai visto solo amicizia tra suo fratello e Fabrizio e stava aspettando con ansia il momento in cui anche loro se ne sarebbero resi conto. Perché, Rinald ne era certo, quel giorno sarebbe arrivato.
(questa roba l’ho pubblicata anche su wattpad ma visto che ora ho scoperto tumblr mi sembrava giusto espandere i miei orizzonti e il mio primo post qua non poteva che essere sui metamoro. Detto ciò, fatemi sapere che ne pensate!)
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Quanto odio gli auguri fatti da persone che sono mosse a pietà.. Non vi siete fatti sentire per settimane, addirittura mesi e mi fate gli auguri. Pensavate che ve li avrei fatti? Vi sbagliavate. Non sono un' ipocrita come voi. Quando stavo male dove stavate? C'eravate? Quando mi vedevate giù dove stavate? E poi avete anche il coraggio di farmi gli auguri? Ma per favore fatemi il piacere.
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ti-racconto-di-mee · 2 years
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Auguri a me.
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ti-racconto-di-mee · 2 years
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IO: chiedo al mio ragazzo se ha piacere di aspettare con me la mezzanotte per poi brindare al mio compleanno con apposito spumante. Pensando che potrebbe essere una cosa carina.
IL MIO FIDANZATO: si addormenta alle 22
Fine
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