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#femminista
radicalgraff · 5 months
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“Abortion must cease to be a class privilege”
Seen in Mexico City.
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ad-ovest-della-luna · 2 years
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Quando tua figlia ti chiederà se è bella il tuo cuore si infrangerà come un calice sul pavimento di legno una parte di te vorrà dire certo che lo sei, non dubitarne mai e l'altra parte la parte che ti sta dilaniando ti chiederà di afferrarla per le spalle di guardarla nei pozzi che sono i suoi occhi finché non rispecchieranno i tuoi e di dire non devi esserlo se non lo vuoi non è il tuo lavoro.
Caitlyn Siehl, Non è il tuo lavoro.
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stup1dv4mpire · 8 months
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TW: RAPE ⚠️
ho sempre scritto qua in inglese, chiedo scusa se questo post è in italiano ma ci tenevo a condividere anche su quest'app ciò che ho messo nelle storie del mio profilo instagram riguardo allo stupro avvenuto a palermo. non essendo in inglese non so a quante persone arriverà, ma tentar non nuoce.
translation: i have always written here in english, i apologize if this post is in italian but I wanted to share on this app what i put in the stories of my instagram profile about the rape that recently happened in palermo in italy. by this not being in english i do not know how many people it will reach, but i still want to try.
‼️ig: stupidv4mpire ‼️
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grazielladwan · 9 months
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CIAO MICHELA
Michela Murgia Nella notte di San Lorenzo si è spenta una stella sulla Terra. Ora quella stella brilla in cielo per l’eternità. Ciao Michela! Grazielladwan
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ellebori · 5 months
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La maggior parte delle mie scelte di vita si basa sull'essere donna in un mondo in cui non mi hanno mai fatto sentire vicina a una donna. Tra i banchi di scuola, nei libri, in televisione, a casa, le donne erano muse ispiratrici e mai creatrici, l'incarnazione della "tentazione" nata dalla costola di un uomo che vive in funzione dell'uomo, madre senza possibilità di scelta e mai autodeterminata, anche quando era una divinità era soggiogata al potere immenso del dio, anche quando era poeta era un'eccezione, era una velina, un oggetto di scena per far trastullare gli uomini che la guardavano, un corpo svuotato che vive per eccitare l'uomo, era un'isterica nei libri di psicanalisi, era la moglie del re o del compositore o del pittore o del poeta. Se una donna dedicava una vita a studi scientifici non esisteva nei libri, i colleghi uomini prendevano il nobel al suo posto. Se voleva scegliere per sé, se voleva lavorare, doveva il più possibile mimetizzarsi tra gli uomini perché era l'unico modo di essere presa sul serio. Doveva il più possibile allontanarsi dalla sua frivola femminilità, doveva essere cazzuta, come se l'utero di una donna non fosse abbastanza forte. Sono cresciuta leggendo una storia fatta di uomini, guardando film diretti da uomini, leggendo libri scritti da uomini, dei geni. E le donne? Gli facevano da accompagnatrici, da madri, da sorelle, da mogli. Ditemi se in questo sistema possono crescere delle donne e degli uomini che non si definiscano in base al loro genere. Ditemi se una bambina può sentirsi al pari di un bambino, se nei libri non ci sono altro che uomini. Ditemi se non deve crescere con una rabbia nel petto che la divori per le sue sorelle antenate relegate ai margini della società, private del loro intelletto, soffocate nelle loro case. Ditemi perché ancora non si è fatto un lavoro di ricostruzione, ditemi perché ancora tutto viene narrato al maschile, diteci perché in occidente solo il 30% di politici nei governi con sistemi cameri è donna e nei paesi orientali la media è sotto il 20%. Diteci perché per una donna il suo genere condiziona ogni fottuto aspetto della sua vita, mentre un uomo, semplicemente, VIVE. Un uomo vive il suo corpo. Lo vive a pieno, lo vive come suo e di nessun altro, lo vive liberamente e lo vive come soggetto. Una donna vive il suo corpo come oggetto, lo porta come una zavorra che la società gli fa pesare ad ogni sguardo indesiderato, ad ogni commento non richiesto, a ogni giudizio fuori luogo di un medico uomo o medico obiettore, a ogni visita in cui i suoi dolori vengono minimizzati. Una donna vive il suo corpo come oggetto del desiderio degli altri e non come soggetto nel desiderio verso gli altri. Il corpo di una donna non è mai solo un corpo. È un cumulo di cicatrici che siamo stanche di vedere, così come siamo stanche di scalare dieci gradini e aggirare ostacoli per fare lo stesso cammino che un uomo fa in tre passi.
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Situazione divertente:
Donne: Non dire questo, non fare quello, non siamo tutte così, non si generalizza, questo non si fa, nel tuo blog non puoi fare così, le donne vanno trattate bene.. ecc.
IO: Ascoltami. Sono quello che avete creato. Adesso non vi piace più il risultato? Che sorpresa, il sesso lungimirante che fa i progetti di lunga data e che ci vede lontano, il genere che pianifica e che è manipolatorio, non ha calcolato che via via trattando gli uomini male, avrebbero ottenuto un genere di uomini che sarebbe cambiato e che non gli sarebbe piaciuto affatto tra usi, sveltine, critiche, body shaming, generalizzazione sulle donne, svalutazioni, e un genere che preferisce vedervi pagarvi e chiudere anziché conoscervi e vivervi.
Cosa volete se adesso siamo così?
Quello che desideravate, avete ottenuto.
Distacco, anaffettività, uomini senza emozioni, uomini che vi rendono ricche quando gli pare, uomini che apprezzano solo quello che mostrate, uomini che non parlano perché non c'è dialogo con voi, sfiducia nel genere, e poca voglia di fare una famiglia con un genere che per lo più fa sentire inutili, sbagliati, di troppo, scontati, mai abbastanza.
Eccovi servite. 🥀
Pensate che mi sbagli ?
CHANGE MY MIND !!!
Vi sfido a diventare amici e riuscire a non comportarvi così.
La mia chat è aperta a tutti.
Vediamo quanto siete diverse..
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kommunic8 · 1 year
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Troppo spesso le invenzioni fatte dalle donne vengono brevettate da un uomo e le inventrici riconosciute ufficialmente sono ancora troppo poche. Persino l'edizione speciale del gioco Monopoli, dedicato alle inventrici, dimentica di riconoscere la vera maternità del gioco, inventato da una donna. Tutti i link alla fine della pagina, dopo la traduzione in inglese. TRASCRIZIONE [English translation below] Donne in ascolto, se avete mai inventato qualcosa, correte subito all'ufficio brevetti per brevettarla e fate attenzione che non arrivi un maschio a rubarvi l'invenzione. Questo è quello che succede molto spesso quando una donna inventa qualcosa, dai tempi dei tempi. Ho scoperto qualche giorno fa che il dispositivo per segnalare nelle auto, le frecce, quelle che si mettono quando si deve girare, si deve fare una curva, sono state inventate da una donna, un'attrice, Florence Lawrens, nel 1915, un'attrice che doveva essere anche molto di successo perché all'epoca si acquistò una macchina con i suoi soldi, quindi grande libertà, grande indipendenza, e poi era una a cui piaceva anche mettere le mani nel motore, ripararsi la macchina eccetera, e inventò un dispositivo per segnalare quando doveva girare a destra o a sinistra. Purtroppo però Florence dimenticò di brevettare questo dispositivo, per cui poi arrivò il solito maschio che nel 1929 brevettò la segnalazione delle auto. Il nome del tipo non ve lo dico, peggio per lui che ha rubato l'idea alla nostra Florence. Florence tra l'altro veniva da una famiglia molto interessante, anche la madre era un inventrice, aveva inventato, qualche anno dopo che la figlia inventò e le frecce, inventò il tergicristallo per tenere il vetro della macchina pulito, quindi una famiglia fantastica di inventrice. Un'altra inventrice che è stata dimenticata è Lizzie Magie che inventò i Monopoli. Lo inventò all'inizio del Novecento, nel 1904, come un gioco che avrebbe dovuto dimostrare come con il capitalismo non vinceva nessuno, ma tutti perdevano. Lo brevettò anche, and all'ufficio brevetti, solo che poi lo vendette per una miseria, e qualcun altro, diversi anni più tardi, lo brevetto a suo nome, un altro maschio di cui non vi dico il nome. Una cosa interessante è che qualche anno fa Monopoli ha pubblicato un'edizione speciale dedicata alle donne inventrice, dove in ogni casella, anziché il nome della strada, c'è il nome di una inventrice. Manca però Lizzie Magie che inventò appunto il gioco dei Monopoli. Come siamo messi a invenzioni oggi? In Italia siamo messi maluccio solo il 14% delle donne va all'ufficio brevetti a brevettare l'invenzione, anche se devo dire che in Sardegna le cose vanno piuttosto bene perché la Sardegna è la prima regione in Italia per inventrici: il 27,9% delle invenzioni viene registrato da una donna, e la Sardegna è 5ª in Europa, quindi donne sarde inventrici continuate a inventare ma soprattutto continuate ad andare all'ufficio brevetti e mettere il vostro nome. Fate attenzione che qualche maschio non vi freghi l'invenzione. TRANSLATION Women listening, if you have ever invented something, run immediately to the patent office to patent it and be careful that a male does not come and steal your invention. This is what happens very often when a woman invents something, since time immemorial. I discovered a few days ago that the device for signaling cars, the indicators, the ones you put on when you have to turn, you take a curve, were invented by a woman, an actress, Florence Lawrens, in 1915, an actress who must have also been very successful because at the time she bought a car with her own money, therefore great freedom, great independence, and then she was someone who also liked to put her hands in the engine, repair her car, etc., and she invented a device to signal when he should turn right or left. Unfortunately, however, Florence forgot to patent this device, so then the usual male arrived who in 1929 patented the signaling of cars. I won't tell you the name of the guy, too bad for him who stole the idea from our Florence. Among other things, Florence came from a very interesting family, her mother was also an inventor, she invented, a few years after her daughter invented the indicators, she invented the windshield wiper to keep the glass of the car clean, therefore a fantastic family of inventor. Another inventor who has been forgotten is Lizzie Magie who invented Monopoly. She invented it at the beginning of the twentieth century, in 1904, as a game that was supposed to demonstrate how with capitalism no one wins, but everyone loses. She patented it too, went to the patent office, but then she sold it for a pittance, and somebody else, several years later, patented it in his name, another male whose name I won't tell you. An interesting thing is that a few years ago Monopoliy published a special edition dedicated to female inventors, where in each spot, instead of the street name, there is the name of a female inventor. Too bad that Lizzie Magie, who invented the Monopoly game, is missing. How are at female inventors today? In Italy we are in a bad shape only 14% of women go to the patent office to patent the invention, even if I must say that in Sardinia things are going quite well because Sardinia is the first region in Italy for female inventors: 27.9 % of inventions are registered by a woman, and Sardinia is 5th in Europe, so Sardinian women inventors keep inventing but above all keep going to the patent office and putting your name. Be careful that some male does not steal the invention. LINKS: La donna che inventò Monopoli https://it.wikipedia.org/wiki/Elizabeth_Magie L'edizione speciale di Monopoli (senza il nome dell'inventrice del gioco) https://www.washingtonpost.com/nation/2019/09/11/ms-monopoly-female-inventor-lizzie-magie/ La spettacolare Florence Lawrence, femminista, inventrice e attrice (ma ancora non ci avete fatto un film?) https://it.wikipedia.org/wiki/Florence_Lawrence
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beltratto · 1 year
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“Armate di pazienza, Vinceremo ogni violenza” Illustrazione di @anar.kikka #giornatainternazionalecontrolaviolenzasulledonne #stopviolenceagainstwomen#femminismo #nonenormalechesianormale #femminicidio #25novembre #diainternacionaldelaeliminaciondelaviolenciacontralamujer #femminista https://www.instagram.com/p/ClYAgcBolaO/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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wjvah · 1 year
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in my femme fatale era (not downloading discord when a guy asks me to)
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Finalmente il mio primo saggio di #filosofia è in #preorder
Un'analisi critica dei processi sociali verso una direzione specifica... La lotta alle #discriminazioni
Dal #femminismo , all' #animalismo , fino alle lotte #lgbt per un #futuro più #inclusivo e #libero
Il saggio è preordinabile sul sito SantelliOnline.it (in questo modo lo otterrete in anteprima) e in uscita nazionale il 2 dicembre.
Un grande ringraziamento va alla casa editrice @santellieditore (tra le top della #saggistica italiana) per la fiducia e il sostegno, ma anche alle numerose organizzazioni, #onlus e via dicendo che si sono prestate per farsi intervistare da me, raccontando emozioni ed esperienze...
Avete mai subito discriminazioni? Cosa pensate di questo argomento? Cosa si potrebbe fare per evitarle?
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valhallarealm · 2 years
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Finalmente anche le Marche hanno un festival transfemminista! Date il benvenuto a FəmFest
Finalmente anche le Marche hanno un festival transfemminista! Date il benvenuto a FəmFest
Gioia e tripudio i miei nel sapere che c’è un festival transfemminista, FəmFest, il primo nelle Marche e che si svolge sabato 30 e domenica 31 luglio a Monte Urano in provincia di Fermo. Per questo ringrazio molto Liberə Tuttə perché senza di loro non l’avrei scoperto. La rassegna è organizzata da Common Bubble, un’associazione no profit rivolta allo sviluppo culturale e professionale del…
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carmenvicinanza · 2 years
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Judy Chicago
https://www.unadonnalgiorno.it/judy-chicago/
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Judy Chicago è una poliedrica artista statunitense, pioniera del movimento artistico femminista sin dagli anni ’60.
Nominata tra le 100 persone più influenti del 2018 per la rivista Time è stata inserita nella National Women’s Hall of Fame nel 2021.
Citata in centinaia di pubblicazioni internazionali, col suo lavoro ha influenzato la comunità artistica mondiale.
È nota per le sue grandi installazioni che celebrano il molteplice ruolo delle donne nella storia e nella cultura.
Negli anni ’70 ha ideato il primo programma di arte femminista negli Stati Uniti alla California State University di Fresno che ha agito da catalizzatore per l’arte femminista e l’educazione artistica.
La sua ricerca abbraccia pittura, arti tessili, scultura e installazioni. Ha esplorato le complessità del parto, le possibilità della scultura minimalista e la relazione tra il paesaggio e il corpo femminile.
Il suo lavoro più famoso è l’installazione The Dinner Party realizzata in cinque anni, dal 1974 al 1979, grazie all’aiuto di 400 donne che si sono offerte di contribuire a quella che viene considerata la prima opera d’arte femminista epica che è in esposizione permanente al Brooklyn Museum, e che celebra i successi di 39 donne nel corso della storia di tutti i tempi.
Le sue opere, esposte in tutto il mondo, appartengono a collezioni celebri come quelle del British Museum, Tate Gallery, Metropolitan Museum of Art, Los Angeles County Museum of Art, Art Institute of Chicago e la National Gallery of Art di Washington.
È nata col nome di Judith Sylvia Cohen, il 20 luglio 1939 a Chicago da Arthur e May Cohen. Suo padre, proveniente da una stirpe di rabbini da ventitré generazioni, rompendo la sua tradizione familiare, è stato un marxista militante nel Partito Comunista Americano che l’ha influenzata sin da bambina con le sue opinioni liberali nei confronti delle donne e il sostegno ai diritti dei lavoratori. Durante il maccartismo l’uomo fu indagato e perse il lavoro, causando non pochi problemi in famiglia. È morto nel 1953.
Judith aveva cinque anni quando ha iniziato a studiare arte e deciso quale sarebbe stata la sua strada. Ha frequentato l’art Institute di Chicago e poi l’UCLA, grazie a una borsa di studio. Si è laureata in Belle Arti nel 1962 e conseguito il master due anni dopo.
Nel frattempo si era sposata con Jerry Gerowitz con cui aveva vissuto nel Village a New York e che l’ha lasciata vedova e devastata a causa di un incidente d’auto nel 1963.
I suoi primi lavori, nella scuola di specializzazione, furono una serie astratta, in cui organi sessuali maschili e femminili erano facilmente riconoscibili,  chiamati Bigamy che rappresentavano la morte dell’amato coniuge e che scandalizzarono i suoi insegnanti.
La sua prima mostra risale al 1965 a Los Angeles. Quattro anni dopo esponeva al Pasadena Art Museum esplorando la propria condizione di donna e ricevendo le prime importanti segnalazioni da parte della critica.
In quegli anni ha deciso di cambiare nome prendendo spunto da un gallerista che la chiamava Judy Chicago a causa del suo forte accento. Il cambio di nome, rappresentava la sua liberazione da un’identità imposta dalla società. venne annunciato con uno striscione esposto per una sua mostra che recitava: “Judy Gerowitz si spoglia di tutti i nomi che le sono stati imposti attraverso il dominio sociale maschile e sceglie il proprio nome, Judy Chicago“. Un annuncio pubblicitario con la stessa frase venne inserito nel numero di ottobre 1970 di Artforum.
Nello stesso anno, ha iniziato a insegnare a tempo pieno al Fresno State College, progettando una classe tutta femminile per insegnare alle donne le competenze necessarie per esprimere la propria prospettiva di genere nell’arte.
Nella primavera del 1971 ha istituito il primo primo programma di arte femminista nella storia degli Stati Uniti. Era composto da 15 aspiranti artiste che si riunivano in uno studio fuori dal campus dove tenevano gruppi di lettura e di discussione sulle loro esperienze di vita, sperimentando l’autocoscienza da cui scaturiva, in una fase successiva, la loro produzione artistica.
Il Femminist Art Program ha proseguito al California Institute of the Arts, anche senza la sua presenza, fino al 1992.
Judy Chicago fa parte della prima generazione di artiste femministe, che sviluppava arte e scrittura e che aveva strette relazioni con il movimento artistico femminista europeo.
Nel 1972 ha creato Womanhouse, il primo spazio espositivo d’arte tutto al femminile. L’anno dopo ha co-fondato il Los Angeles Woman’s Building scuola d’arte con un programma sperimentale di educazione femminile nelle arti che ospitava opere di artiste provenienti da tutto il pianeta.
In parallelo c’era la sua sperimentazione artistica che si evolveva sempre più nell’esplorare il significato del femminile.
L’immagine di Judy Chicago è inclusa nell’iconico poster del 1972 Some Living American Women Artists di Mary Beth Edelson.
Il suo primo libro Through the Flower, del 1975, racconta le sue lotte per trovare la propria identità di donna e artista, tre anni dopo è diventata un’associazione senza scopo di lucro.
Negli anni, nonostante abbia ricevuto anche molte stroncature da una certa critica che vedeva nelle sue opere mancanza di profondità, ha esposto in tre continenti e i suoi lavori hanno raggiunto oltre un milione di persone.
La sua vita è stata molto intensa e ha portato a un altalenarsi di alti e bassi. A un certo punto si è rintanata in una comune rurale, isolata dal mondo, per dedicarsi al suo lavoro, fuori dalle luci della ribalta.
Dal 1980 al 1985 ha creato Birth Project lavoro collettivo per celebrare la maternità e il parto, evento miracoloso che riteneva trascurato nel mondo dell’arte. Nonostante ella non abbia mai avuto il desiderio di diventare madre. L’installazione ha reinterpretato la narrativa della creazione della Genesi, incentrata sull’idea che un dio maschio abbia creato un maschio umano, Adamo, senza il coinvolgimento di una donna. Un’opera titanica composta da  150 ricami provenienti da Stati Uniti, Canada e Nuova Zelanda su 100 pannelli costituiti da varie tecniche che raramente è stato visualizzato nella sua interezza. La maggior parte dei pezzi sono conservati nella collezione del Museo di Albuquerque.
La serie PowerPlay del 1982 è stata ispirata da un viaggio in Italia dove, dopo aver osservato i capolavori rinascimentali ha cominciato a rivolgersi alla visione del nudo maschile visto dallo sguardo femminile e sui suoi comportamenti violenti che conseguentemente hanno portato alla creazione di The Holocaust Project: From Darkness into Light (1985–93) in collaborazione col marito, il fotografo Donald Woodman.
Ha usato l’Olocausto come un prisma attraverso il quale esplorare la vittimizzazione, l’oppressione, l’ingiustizia e la crudeltà umana.
Nel suo lavoro ha introdotto anche altre questioni  come l’ambientalismo, il genocidio dei nativi americani e la guerra in Vietnam che ha messo in relazione con il dilemma morale dietro l’Olocausto inimicandosi così la comunità ebraica.
Nel 1994 ha iniziato la serie “Resolutions: A Stitch in Time“, completata in sei anni e esposta  al Museum of Art and Design di New York nel 2000.
Chicago e Woodman vivono al Belen Hotel, uno storico hotel ferroviario nel Nuovo Mexico che hanno convertito in casa.
Gli archivi dell’artista sono conservati nella biblioteca del Radcliffe College e la sua collezione di libri di storia e cultura delle donne è conservata nella collezione dell’Università del New Mexico.
Numerose le lauree honoris causa e i riconoscimenti ricevuti negli anni per il suo importante lavoro.
Ha donato la sua collezione di materiale didattico per l’arte femminista alla Penn State University nel 2011, anno in cui ha anche inaugurato la mostra Concurrents al Getty Museum.
Ha continuato a tenere mostre in giro per il Regno Unito dedicandosi, però, sempre più alla scrittura.
È stata intervistata per il film !Women Art Revolution del 2018.
In un’intervista con Gloria Steinem ha raccontato che il suo obiettivo come artista è stato creare immagini in cui l’esperienza femminile sia il percorso verso l’universale, invece di imparare tutto attraverso lo sguardo maschile.
Un’importante retrospettiva dei suoi lavori è stata esposta al De Young Museum di San Francisco nel 2021. 
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ad-ovest-della-luna · 2 years
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La marginalità è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. Questa marginalità, che ho definito come spazialmente strategica per la produzione di un discorso contro-egemonico, è presente non solo nelle parole, ma anche nei modi di essere e di vivere. Non mi riferivo, quindi, a una marginalità che si spera di perdere – lasciare o abbandonare – via via che ci si avvicina al centro, ma piuttosto a un luogo in cui abitare, a cui restare attaccati e fedeli, perché di esso si nutre la nostra capacità di resistenza. Un luogo capace di offrirci la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi.
bell hooks, da "Elogio del margine-Scrivere al buio".
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deathshallbenomore · 6 months
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divertita e amareggiata dalla velocità scattante con cui la maggior parte degli uomini appartenenti alla maggior parte delle categorie inizia a straparlare delirando alla mera menzione della parola femminismo. li si potrebbe definire quasi isterici, specchio riflesso
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gothhabiba · 1 year
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After we saved our dignity and our identity [...], we started reasoning and wondering about the evil origin of our discomfort, of our condition, the origin of the exploitation and oppression of women. We [Italian feminists in the 1970s] found it in the work of reproduction, the unpaid domestic work that was ascribed to women during the capitalistic division of labor. This doesn’t mean that some of us, driven by the need to go further back and track the ancient origins of the misfortunes of women, didn’t also study the relationship between men and women in prehistory, focusing on matriarchal vs. patriarchal societies, and these studies are still around. The urgency, however, to provide an analysis that would be useful for immediate action (in perfect workerist tradition) made us focus almost exclusively on the capitalist era. We unveiled the mystery of reproduction, investigating how the production and reproduction of the labor force constituted the hidden phase of primitive accumulation. We unveiled the mystery but not the secret. In fact, I must say, all respectful reproduction hides a secret. We expanded the concept of class so that it would include women, as producer and reproducer of labor-power. We were mostly interested in working class proletarian women.
Behind the closed doors of their houses, women work without any compensation, a schedule, or time off, at a job that occupies all of their time. It is a job made up of material and immaterial tasks and it conditions all their choices. We defined the family as one of the places of production, because of its daily production and reproduction of labor-power. Up until then, others had maintained or continued maintaining that the family was exclusively a place for consumption and the production of use value or a mere reservoir of labor-power. We declared that a job outside the house cannot eliminate or substantially transform domestic work; that it merely adds a new master to the existing one: the job the husband already has. For this reason, entering the job market was never our goal. Neither was equality with men. To whom are we to be equal, burdened as we are with work men do not have to do? Besides, in a moment when the conversation around the refusal of work took center stage, why should we have aimed for something that men were rejecting? From within the Fordist society of those years, we revealed that production sprang essentially from two sources, the factory and the house, and that women, precisely because their work produces the most important merchandise for capitalism, labor-power, had at their disposal a key factor to leverage social power: they could refuse to continue producing. Because of this, women are a central figure in the process of “social subversion,” as we called it back then, a struggle that could potentially end in the radical transformation of society. 
Mariarosa Dalla Costa, "The Door to the Flower and the Vegetable Garden"
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girlscarpia · 10 months
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My biggest sticazzi ever
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