Tumgik
#finalmente qualcuno lo ha detto
ross-nekochan · 4 months
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Ieri notte ho pianto un po'. Dovrebbe essere una bella notizia, dato che non lo faccio mai per colpa del mio cervello che mi obbliga a reprimere tutte le emozioni perché devo per forza essere forte e basta. Sarà forse stato il ciclo, che anche stavolta mi è arrivato dopo 40gg, forse (ancora) per colpa dello stress del lavoro.
Ultimamente mi sento sola e dimenticata dal mondo e a volte penso che morire qui sarebbe perfetto per sparire nel nulla facilmente. Tanto chi mi verrebbe a cercare? Nessuno. Basterebbe fare in modo che nessuno trovi il mio corpo e lasciare che marcisca così che nessuno possa essere avvisato e sparirei senza lasciare traccia.
Non so cosa fare. Né adesso né in futuro. Sebbene lavorare mi ammazzi lo spirito, in teoria non avrei di che lamentarmi: il leader è gentile, il lavoro non è difficile e ingestibile, posso vestirmi come voglio. Eppure mi sembra tutto vuoto. Guardo i dipendenti della multinazionale dove lavoro... saranno ricchi sfondati, eppure sicuramente anche loro avranno da lamentarsi, quindi ha veramente senso fare carriera? Che poi, anche se volessi, in che cosa potrei farmi una carriera? Una parte di me sta seriamente pensando di continuare in questa strada, specializzarmi in qualcosa di tecnico e diventare un'arrivista come tutti gli altri, solo per i soldi. Dall'altra... riuscirei a perseverare in questa decisione, io che non so nemmeno sicura se voglio davvero quello che ho deciso di mangiare a colazione? In questa società non posso servire a niente perché non ho studiato ingegneria, business, finanza, giurisprudenza. Mentre piangevo pensavo a mia madre, la persona che più odio e amo sulla faccia della terra e che una volta mi ha detto:"Perché vorresti dire che i tuoi esami sono più difficili di quelli di tuo fratello?!". Solo perché ho studiato umanistica e non ci sono numeri. Chi studia le materie STEM spesso viene additato e si sente uno sfigato. E invece i veri sfigati siamo noi, perché tanto è tutto facile. Quante volte l'ho sentita dire che mio fratello "ha fatto i sacrifici" - mai sentita una cosa del genere per me, nonostante è dalla triennale quando avevo 20 anni, che mi sveglio alle 6:30 per prendere il bus per raggiungere Napoli, mentre mio fratello andava comodamente in auto senza manco cambiare provincia; mai sentita per me nonostante abbia deciso di andare a studiare fuori, ma quello l'ho deciso io e quindi non vale come sacrificio. In più, ho ricevuto più soldi per vivere fuori - come se qualcuno avesse impedito pure a lui di farlo. Ha fatto tanti di quei sacrifici da non aver mai avuto bisogno di cucinare da solo, lavarsi la biancheria e spazzare a terra. Ora vive già con uno stipendio da pascià, un sacco di ferie, senza pagare quasi niente e lavorando da casa, con l'unico sacrificio di aver studiato 5 anni per laurearsi - come se avesse studiato solo lui. Vabbè ma si sa, ingegneria è più difficile...
Io continuo a fare sacrifici persino oggi, senza che mi venga riconosciuto da nessuno, sola come un cane e senza che io riesca a vedere la fine di tutto questo, mai. E se lo vai a dire a qualcuno, sai che rispondono? Lo hai deciso tu di trasferirti quindi non ti lamentare. Non posso nemmeno pensare: se mi sacrifico tot anni, dopo potrò finalmente riposare e godere dei frutti del mio sacrificio... perché questo supplizio potrebbe non avere mai fine. Solo perché non ho nessuna skill di valore da poter vendere nel mercato del lavoro.
Non mi posso lamentare del lavoro che faccio adesso eppure la sua vuotezza e sterilità mi porterebbe a volerlo cambiare. Ma per cosa? Esistono altre cose per me, laureata di merda senza skills importanti, che sono più stimolanti o quanto meno più remunerative? Forse no e quindi forse piuttosto che fare l'arrivista, sarebbe meglio abbassare la testa e continuare a fare la schiava del sistema.
Un sacco di volte mi sono lamentata del fatto che mi sveglio presto col mio coinquilino italiano e lui ha risposto:"Almeno tu lavori in ufficio, non ti lamentare. Io lavoravo in officina senza aria condizionata d'estate e senza riscaldamento d'inverno". Siamo arrivati a questo, alla guerra tra poveri. Mi devo sentire in colpa pure se non ho lo smartworking.
Tra l'altro sto notando di una cosa comune nella nostra generazione. Infatti lui, come l'altro coinquilino, dopo tot anni di lavoro e di soldi accumulati hanno deciso di venire qui per imparare la lingua e fare una sorta di investimento su se stessi. La mia amica pure, laureata in arte contemporanea, dopo un paio di anni di lavoro in un negozio di abbigliamento, dice che vuole perseguire la sua passione per il disegno e seguire un corso ad hoc.
Se penso a me, nemmeno questa cosa potrei farla. Che corso farei? Quale stravolgimento della vita potrei fare? Nessuno. Non ho altri interessi al di fuori della conoscenza in generale e nessun corso specifico che possa aiutarmi a migliorare la mia situazione o il mio status.
Sono vuota, persa, sola... vedo solo il buio davanti a me.
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l-incantatrice · 5 months
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QUEI FINTI BRAVI RAGAZZI
Finalmente Filippo Turetta è stato catturato. Se avesse avuto un po’ di coraggio,dopo l’omicidio di Giulia,si sarebbe ucciso. Invece da vero vigliacco ha cercato di scappare e di farla franca. Sarebbe stato meglio se fosse morto,così lo Stato si risparmiava soldi per mantenerlo in carcere e per processarlo; tanto poi sappiamo come andrà a finire. Invocheranno l’infermità mentale o altre stronzate del genere,al massimo si farà 15 anni in carcere o in una struttura per malati mentali,uscirà prima per buona condotta e si troverà un’altra donna. Sono cose già successe purtroppo
In una trasmissione televisiva lo psicologo Raffaele Morelli ha detto che la violenza non esplode mai all’improvviso senza qualche segnale precedente;probabilmente questi segnali non sono visti o vengono trascurati,ma ci sono…Perché Filippo non è solo un ragazzo molto geloso e ossessivo,come ha detto qualcuno,è un MOSTRO
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catsloverword · 5 months
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-Ciao, è da tanto che non ci vediamo, ma quanti anni saranno passati?
- Ciao, credo un bel po'... Tre anni almeno.
- Già, ricordo che l'ultima volta stavi con lui e progettavate una vita insieme.
- Sì...
- E come è andata a finire tra di voi? Siete andati finalmente a vivere insieme?
-beh...
- Che significa questo beh?
- Beh, vedi...io e lui eravamo proprio belli insieme, ci amavamo ed eravamo felici, e tanto anche.
Insieme eravamo tutti matti, ma...
- Ma cosa?
- Ma prima o poi le cose belle finiscono così come sono cominciate.
- E tra voi è finita?
- E tra noi... tra noi è finita sì!
Uno dei due ha mollato, non è stato forte abbastanza da credere a quel "noi".
- Eppure avrei giurato che un amore come il vostro sarebbe durato in eterno!
- Già, lo pensavo anch'io, ma a crederlo ero solo io...
Non sognava più lo stesso sogno mio e a lottare per tenerlo forte ero solo io.
- Assurdo! Ma come ha potuto lasciarti andare via così?
- Eppure lo ha fatto.
Senza nessuna esitazione, senza neanche lottare decidendo alle parole il silenzio.
Non ha capito che io volevo solo essere tenuta forte.
- Hai saputo più nulla di lui?
-Certo che ho saputo qualcosa..
So che da qualche tempo ha una donna fissa.
Mi hanno detto però una cosa strana...
- Cosa?
-Che non l'hanno mai visto baciare e abbracciare lei per la strada come faceva con me...mah!
So anche che passeggia da solo e siede nella nostra panchina, e sta lì per ore come se aspettasse qualcuno, poi prende e se ne va per la strada che eravamo soliti percorrere noi, ma chi lo ha visto, dice e giura che ogni volta è come se cercasse qualcuno tra i passanti.
-Chissà, forse aspetta e cerca te! magari, spera ancora di vederti in quella via, e tra la gente, spera ancora di ritrovare te.
-Già...spera, ma senza mai trovarmi.
-E chi può dirlo? forse un giorno vi rincontrerete.
-Se lui vuole, sa dove trovarmi:
Lì dove mi ha lasciata.
Ivy Ferrara 🌸
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mewscarrafone · 1 month
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 45
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- Saprai la verità molto presto.
Ma perché? Ma che ne sa Ryou, che logicamente dovrebbe essere confuso come tutti gli altri! Questa è una delle parti dove New ha fatto un miglioramento: eliminare tutto il teatrino dei sospetti su di lui, e mostrarlo mentre cerca risposte insieme agli altri invece di fargli dire frasi a effetto canis mentulae.
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Ah, nel doppiaggio italiano si parla di bisboccia tutta notte. Mica male. I sottotitoli inglesi fanno qualcosa di molto più allusivo, e io nuovamente resto con il dubbio amletico di 'ma quale sarà quello più fedele all'originale?'.
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- Sì, finalmente l'idea giusta per risolvere quel buco di trama ... e le parole giuste per fare fluire quel dialogo in piena coerenza con tutti i personaggi... questa scena verrà benissimo, sì. No, aspetta, ora devo mettermi lì e scriverla io?
Come sarebbe a dire che non è così che è andato questo monologo?
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- Okay mettiti al lavoro, io vado a lavare i piatti.
- Ma scusa non avevi detto che mi avresti insegnato?
- Se lo facessi io per te non varrebbe molto!
A' Faccia de Culo, non è quello che ti ha chiesto! C'è una zona grigia tra 'fare il lavoro al posto di qualcuno' e 'mollargli un libro e dirgli di attaccarsi', e quella zona grigia si chiama appunto 'insegnare'!
E lei che ci crede pure. Logica shojo.
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Ecco, dopo che lei ha quasi demolito la cucina lui finalmente si decide a dare una mano. Con Ryou che sta lì a guardare ma con grande dignità e rispetto si astiene dal dire/fare alcunché.
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Devo dire che tutta la parte di questo discorso è ... in egual misura disturbante e pietosa. Kisshu ovviamente ha zero considerazione per Ichigo come persona, par de course, ma al tempo stesso si capisce che dopo i ripetuti fallimento su tutti i fronti e l'essere stato allontanato dai suoi compari il suo contatto con la realtà è decisamente tracollato. In particolare per come prospetti a Ichigo di andarsene da soli da tutto e da tutti, dopo essere stato il più ardente propositore della lotta per gli alieni indipendentemente da Deep Blue: questo ormai non capisce più niente.
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Bello come siano già arrivati tutti al gran completo, le ragazze già trasformate, e non facciano che rimanere lì impalati a guardare il dramah.
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Personalmente apprezzo moltissimo questa scena perché pone un'ottima base al voltafaccia finale di Kisshu. Perlomeno questa del vecchio anime è l'unica delle versioni che ci provi. Nel manga cambia idea ogni due secondi, era lì che gongolava all'idea di uccidere Ichigo pochissimo prima di farsi ammazzare per lei, ma almeno ha avuto un momento in cui ha rinunciato a ucciderla. In New peggio che andar di notte, tenta di strangolare Ichigo dopo la sua crisi di pianto e si ferma solo perché interrotto dal Cavaliere Blu.
In questa versione Kisshu è sempre fuori come un balcone, finché non arriva questo momento in cui crede di avere effettivamente ucciso Ichigo. Per una manciata di secondi ha avuto esattamente quello che pensava di volere, la distruzione della ragazza che l'ha rifiutato, e si è reso conto che no, al contrario, anche vederla con qualcun altro era preferibile al vederla morire. In pratica questa scena ha preso il posto dell'addio finale nel manga, visto che da ora in avanti Kisshu lascerà effettivamente in pace Ichigo - se non in una finta per scatenare il potere del Cavaliere Blu.
Ed ecco qui perché la versione di Kisshu del vecchio anime è la mia preferita: restano fermi i tratti di squilibrio e instabilità, certo, ma c'è un arco caratteriale invece che un cambiamento repentino e apparentemente immotivato.
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E se il vecchio anime rende un ottimo servizio a uno dei miei personaggi preferiti, per controbilanciare corre a sminchiarne un altro. 'Scommetto che sei rimasta sorpresa' ... a rigore di logica dovresti esserlo anche tu, Masaya!
Nel manga, e in New, è reso molto ben chiaro che Masaya non è consapevole nella trasformazione ner Cavaliere Aò, anzi, quando lo fa davanti ad Ichigo reagisce con sorpresa lui stesso, e rimane confuso al proprio 'nome da battaglia' come se non l'avesse mai sentito prima.
E questa cosa ha senso, succede poco prima della rivelazione su Deep Blue e nel frattempo nessuno riesce a farsi troppe domande perché ci sono diverse battaglie in rapida successione e non ne hanno il tempo materiale.
Ma se Masaya fosse stato consapevole fin dall'inizio come questa versione sembra implicare ... la cosa non sta in piedi. Masaya per quanto ne sa è un ragazzo normalissimo, se di colpo si fosse trovato con la capacità di trasformarsi in guerriero alieno avrebbe avuto un milione di domande. E molto probabilmente ne avrebbe parlato con Ichigo, quando lei gli avesse rivelato di essere una Mew Mew: non solo avrebbe avuto un 'segreto' da rivelarle a propria volta, ma forse lei sarebbe stata in grado di dargli risposte, visto che ha subito una trasformazione a sua volta. E sicuramente le avrebbe fatto comodo un alleato sempre con lei, invece di fargli comprendere il pericolo col sesto senso o roba del genere.
Poi, la reazione degli altri: lì tranquilli che guardano la scena, al massimo sono sembrati un po' sorpresi al momento. Altro che lasciarli mangiare i cioccolatini, avrebbero dovuto fare a Masaya un terzo grado che CIA scansate proprio, soprattutto perché alla rivelazione si sarebbe aggiunto il fattore 'perché minchia l'hai tenuto nascosto scusa'.
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COS'È.
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susieporta · 5 months
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Sto imparando a me stesso come occupare spazio. Come non scusarsi costantemente per come vivo e respiro. Come le scuse non sono una cosa che dovrei dire prima di parlare in una conversazione. Quanto mi dispiace, non è una cosa che devo dire prima di concedermi il diritto fondamentale di parlare di qualsiasi cosa.
Sto insegnando a me stesso che mi è permesso di esistere su questo pianeta senza pensare a me stesso come a un peso. Come non scusarsi per le cose che sono fuori dal mio controllo. Come capire quando le persone cercano di manipolarmi per farmi pensare il peggio di me stesso e soprattutto come smettere di pensare il peggio di me stesso come merito di meglio da me stesso.
Sto insegnando a me stesso che gli esseri umani possono esistere senza pensare il peggio di se stessi e come le persone che li circondano li percepiscono. Come non chiedere scusa quando qualcuno mi viene addosso e subito presumo che sia colpa mia. Come non chiedere scusa quando faccio una domanda perché penso che gli altri penseranno che sono stupido. Come amarmi per queste parti difettose di me che nessuno ha mai voluto amare prima.
Sto imparando a me stesso che tutte le bugie che i miei abusivi mi hanno detto su di me erano così sbagliate. Come mi è permesso commettere errori. Quanto basta che mi scuso e rettifico le cose, tutto si risolve se ho ancora amore nel cuore per l'altra persona. Come non tutto quello che è mai andato storto in ogni relazione sia colpa mia.
Sto finalmente imparando come occupare spazio come essere umano. C'è voluto un lungo percorso per arrivare fin qui. E ho ancora molta strada da fare prima di aver finito di capire che è mio compito occupare spazio, che non sono solo un ripensamento o un personaggio secondario in questo dono della vita che mi è stato dato. Che chi sono non è una scusa, che chi sono non sbaglia. ~Nikita Gill
(Libro: braci selvatici [annuncio] https://amzn.to/3Re3nmP )
(Arte: 'Lo Swinger', 1969 di Andrew Wyeth)
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yomersapiens · 2 months
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Vorrei farti delle domande citando un grande poeta e/o pensatore dei nostri giorni: Come stai? Che hai fatto oggi? Che t'è stai a vedè ultimamente?
Stavo passando la serata a giocare online con i miei amici da diverse parti del pianeta come ogni lunedì, BG3 è davvero molto bello se giocato insieme a persone di cui ti fidi ma ahimè sti due si sono messi a litigare e hanno interrotto la partita e io mi sono ritrovato ad avere il lunedì sera libero, cosa che non capita mai. Così mi sono detto che ok, posso rispondere a qualche domanda senza sentirmi in colpa per non avere nulla da dire. (Poi mi dici chi è sto poeta che citi).
Sto in una fase di eterna attesa e l'ho scritto proprio qualche giorno fa e mi sembra che niente abbia voglia di iniziare. Ho pure scritto delle mail per chiedere almeno a chi ha ricevuto delle mie proposte di battere un colpo ma niente, letargo. Diresti che c'è ancora qualcuno che dorme nonostante le temperature siano quasi vicine ai venti gradi? Almeno qua a Vienna, non so dalle tue parti. Sai una cosa, ho sempre paura che i miei desideri poi si avverino. Che ci sia qualcuno lassù in alto in ascolto e che, estenuato dal mio ripetere ogni inverno "che vita di merda qua a Vienna fa sempre freddo è sempre grigio non smette mai di fare schifo il tempo" abbia deciso di punirmi esaudendo il mio desiderio di cambiamento. Ecco perché fa caldo ma io non riesco a godermela perché penso al collasso climatico.
Oggi andare in bici è stato bello. Allo psicologo ho spiegato che da noi, in italiano, paziente e pazienza hanno la stessa origine e per noi è ovvio pensare che un paziente debba avere pazienza ma che per loro, per sti poveracci di austriaci, non è così immediato. Loro per dire pazienza dicono Geduld e per dire paziente dicono Patient, ok dicono anche Geduldig per dire quando uno è paziente ma non nel senso di paziente paziente, nel senso di paziente paziente, capito? Ecco. Nemmeno io. Tantomeno il mio psicologo che oramai secondo me annuisce e aspetta lo Stato gli versi i soldi che io non ho. Ho parlato un sacco in tedesco oggi. Forse troppo. Ho parlato pure in inglese ma poi mescolavo le parole. Sono stato a fare da traduttore per degli amici che hanno un'azienda che fa miele. Andiamo in questo hotel a quattro stelle, aspettiamo nella lobby e tutto sembrava finto. C'erano un sacco di oggetti da hotel di quelli che vedi ovunque, anche le persone che entravano e andavano verso le loro stanze erano persone standard che vedi ovunque. Poi arriva il nostro interessato e dopo essersi presentato sbatte sul tavolo il portafoglio dal quale escono almeno una ventina di banconote da cento euro più altre valute che non conosco, penso dollari perché avevano le cifre scritte con caratteri orrendi. Puzzava l'alito a tutti ma io dovevo ascoltare e tradurre e fare da intermediario mentre cercavo pure di capire se sto tizio pieno di soldi fosse una persona affidabile o meno. Quanto dolore provo quando sento odori fastidiosi. Dopo quasi due ore finalmente ce ne andiamo, raccogliamo i barattoli di campioni omaggio e prima di salutare mi dice che adesso vende una delle sue case perché ne compra una sulla palma a Dubai. Io gli dico che bello, una casa su un albero. Lui mi fa no no hai presente quel posto da ricchi che c'è a Dubai che ha la forma di una palma e ci sono le case vicino all'acqua nel deserto ecc ecc e io lo fermo e gli dico guarda, beato te che ti puoi permettere di fare sti acquisti e spero pure che ti diano gioia, a me piace spendere massimo 2€ su vinted per comprare una carta pokémon dall'illustrazione caruccia. Io la gente con i soldi non la capisco. O con i soldi apparenti, chissà se non era una montatura per ottenere del miele gratis. Cioè io lo farei ma perché assomiglio sempre di più a Winnie the Pooh come mi dice sempre Pimpi. Ora per rilassarmi stavo cercando altre carte nuove dove investire una manciata di euro, per quei quindici secondi di felicità che mi donano quando le guardo al sole e ne ammiro i riflessi.
Poi andiamo avanti, cosa sto guardando. Blue Eye Samurai su Netflix mi ha preso molto, inaspettatamente. Sharp Objects anche, HBO, fatta molto molto bene. Me l'ero persa qualche anno fa e sto recuperando. L'ultima stagione di Curb your Enthusiasm perché poi Larry David ha deciso di smettere e sono parecchio triste dato che lui è il mio animale guida, tutta la mia vita attuale è una mera scopiazzatura del personaggio creato da lui. Infine, lo aggiungo io, sto leggendo Dune. Ci sto riuscendo. Sono molto orgoglioso perché l'ho sempre ritenuta una grande mancanza, soprattutto di voglia, non essere riuscito a portare a termine la lettura perché annoiato dall'ampollosità di Herbert e invece toh, sarà che sono un vecchio rompicoglioni, ma mi sta piacendo. Forse pure perché mi immagino quel bono di Chamalamet (non voglio googlare come si scrivere il suo nome correttamente la mia è una scelta politica) e allora scende giù più saporita. So di stare tradendo il Dune di Lynch ma pure lui dice non c'aveva capito un cazzo mentre lo girava e in effetti dai era palese.
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nerudasullalingua · 1 month
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Le puttane quando finalmente hanno guadagnato abbastanza soldi da smettere, vanno in vacanza a vivere una vita serena. Sedute su una sdraio forse la parte bassa del ventre la sentono meno, sentono meno anche i loro seni, la loro bocca che è stata più loro che sua, che ha detto sì quando voleva dire no, che è stata stuprata più e più volte solo per un tornaconto economico. Per sopravvivere la puttana ha lanciato parti di sé altrove, in un bosco immenso, che non ha fine, pensando di poterne fare a meno, pensando che prima o poi la gavetta avrebbe ripagato, pensando che un giorno quelle parti le avrebbe cercate e ritrovate. Nell'antica Roma le prostitute avevano un loro ruolo speciale in diverse osservanze religiose, soprattutto quelle del mese di aprile, notoriamente dedicato alle gioie dell'amore e presieduto da Venere. La prostituzione nell'impero romano era legale, pubblica e diffusa. I cittadini romani di più alto status sociale erano liberi d'intrattenere rapporti sessuali sia con prostitute che con giovani maschi, senza per questo incorrere in alcuna disapprovazione di tipo morale; sempre a condizione che mantenessero il perfetto controllo e padronanza di sé, dimostrando moderazione nella frequenza del piacere sessuale. Allo stesso tempo però erano considerate anche in maniera vergognosa: si trattava difatti per la maggior parte di schiave o ex-schiave; se invece erano di nascita libera finivano relegate al ruolo di infames, persone del tutto prive di posizione sociale e private della maggior parte delle protezioni accordate ai cittadini ai sensi del diritto romano. Ed è proprio così che oggi vediamo e trattiamo le puttane, da infames, da bambole gonfiabili, come se fossero niente. Fino a che punto la puttana è libera di scegliere? Un suo sì è davvero un sì oppure è obbligata dalla società? è obbligata a trovare dei soldi per sopravvivere oppure lo fa perché le va di scopare? E se lo fa per obbligo e non perché lo vuole quante volte allora si sente stuprata? Quante volte allora è costretta a sopportare il brutto pene di qualcuno? quante volte allora è costretta a succhiarlo ad uno peloso, ad uno che neanche si lava? Per quanto una puttana riesce a sopportare tutto questo? E riflettendo su quello che vi ho scritto, non vi definireste anche voi stupratori sapendo di star scopando una donna che è obbligata a farlo? Una donna che non è pienamente convinta?
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mineestellepolari · 9 months
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Da oggi ho deciso di aprire una “rubrica”, non so se è una buona idea, non so se qualcuno mai la leggerà o se a qualcuno importa, ma così mi dice la testa.
La rubrica si chiamerà “cose che nessuno mi ha chiesto”
1. Il biciclettaio:
Un giorno il mio migliore amico (una ragazzo di Avellino che studia medicina qui a Firenze, si chiama Michele, detto Mike), mi ha invitato a casa sua per uno dei suoi soliti festini. Mi sono ubriacata male, quella notte mi è venuto il ciclo, mi sono svegliata che ero un mostro dolorante e in post sbornia.
La mattina Mike aveva preso appuntamento per andare a comprare una bici in un posto dove praticamente raccolgono le bici usate e abbandonate che il comune rimuove periodicamente in giro e le rimettono a nuovo con l’aiuto dei carcerati. “Fico!” penso, ma sono veramente troppo distrutta anche solo per tornare a casa, figuriamoci.
Gli dico di no. Insiste all’infinito.. nulla, devo accompagnarlo. Arriviamo lì e c’è un ragazzo giovane, sulla trentina, che sta aggiustando una bicicletta. Il mio amico ci parla per dirgli che li aveva contattati per comprare una bici da loro e lui la recupera e la ricontrolla tutta.
Ci fa aspettare un bel po’, non ricordo il perchè e per tutto il tempo il l’ho fissato perchè mi frullavano nella testa mille domande che avrei voluto fargli, tipo “ma tu sei un carcerato? Ti danno i permessi per uscire e venire a lavorare qui? Come funziona? Come è nata questa associazione? Ricevete fondi?” e via dicendo..
Lui è concentrato sulla bici e non mi sembra che faccia troppo caso a me, sinceramente.
Con non poche difficoltà e un’eternità di tempo (almeno cosi mi è sembrato a me) siamo riusciti ad infilare la bici nella macchina di Mike.. diciamo la verità, la ruota di dietro usciva dal bagagliaio dove era seduta una ragazza che reggeva sia la bici che lo sportello. Si, abbiamo rischiato la morte, ma lasciamo perdere.
Mike tutto contento finalmente mi riporta a casa e mi regala la sua bici vecchia che ormai aveva sostituito perchè per lui era troppo bassa e mi regala uno stiker dell’associazione, con su scritto “piede libero”.
Attacco subito lo stiker sulla bici e faccio una bella foto e la pubblico su instagram, “voglio far conoscere questa realtà!”, penso tra me e me. Quindi taggo la pagina dell’associazione, dopo averla trovata e seguita.
Mi mettono like alla storia. Bene.
Mi scrivono qualcosa tipo “grazie per il tag! Hai preso la bici da noi?” e io rispondo che no, avevo accompagnato un mio amico a prenderla e mi aveva donato lo stiker.
Mi facevo ancora molte domande sull’associazione e su quel ragazzo, quindi sono andata a curiosare e..tac! L’ho trovato! È taggato sulla foto! Mado subito sul suo profilo.. “Carino!” penso.
Dopo un po’ mi segue e mi scrive.. iniziamo a parlare e scopro che era sempre lui che mi rispondeva anche dalla pagina dell’associazione, solo che non poteva scrivermi troppo perchè il suo “capo” ha anche l’account e ogni tanto ci entra.
Scopriamo di vivere nello stesso quartiere.. gli dico che la bici che mi ha rifilato il mio amico è messa male e vorrei aggiustarla, ma senza spenderci troppo, lui mi dice che è un servizio che non fanno, ma che mi avrebbe dato un’occhiata se gliela portavo al baracchino sul lungarno dove lavorava.
Dopo qualche giorno torno lì dove c’è lui ad aspettarmi. ll capo vecchio non c’è, per fortuna.
Finalmente lo vedo dal vivo e questa volta da vicino. “È proprio bello!”, penso. Poi con quel fare da meccanico, con le mani tutte unte.. cerco di non pensarci ed essere disinvolta mentre sono dentro l’officina con lui e scambiamo 4 chiacchiere. Dopo un po’ me ne vado, dovevo fare weed shopping e poi sarei tornata.
Bevo due o tre spritz con la mia spaccina del cuore e torno da lui, mezza brilla. Ha sta finendo la bici, me la rimessa a nuovo e aggiunto luce e cestino! È veramente bella! Lo ringrazio e gli chiedo quanto gli devo, mi dice 25€, mi sembra un prezzo onesto.
Come una cogliona mi rendo conto che ho prelevato i soldi quasi solo per l’erba, mi rimangono 15€. Gli chiedo se posso pagare con la carta, non l’avessi mai detto!! Mi fulmina con lo sguardo e mi dice “seria?!” io rimango impietrita e dico “scusa, proprio non ci avevo pensato a prelevare 😅”…
Lui è palesemente scioccato in senso negativo e mi dice “non fa nulla, piuttosto me li porti un altro giorno! Possiamo vederci vicino casa e me li dai!”
Gli dico che è un’ottima idea, mi scuso e gli prometto che il giorno successivo avrei saldato il debito!
Come promesso il giorno dopo gli scrivo, ci vediamo alle 7 del mattino, prima che lui andasse a lavoro, sotto casa mia. Facciamo due chiacchiere e gli chiedo se posso offrirgli un caffè da me per farmi perdonare, lui accetta e sale.
Chiacchieriamo un po’, beviamo il caffe, io fumo, parliamo dell’associazione e noto che lui si avvicina piano piano.. fino a mettermi le mani sulle tette e baciarmi. Ogni tanto mi stacco e mi allontano, ma lui mi cerca, mi vuole. Non riesco a non cedere alla tentazione e mi lascio andare.
Finiamo mezzi nudi sul divano, ci tocchiamo, baciamo e infiliamo le mani ovunque a vicenda.
Ad un certo punto lo blocco, gli dico che non posso farlo perchè sono fidanzata. Lui rimane un po’ scioccato, si riveste e se ne va.
Ci risentiamo ancora, mi dice scherzosamente “mi offri un altro caffe?” e io gli dico “va bene, ma questa volta innocente caffe”..
Viene a casa mia, di nuovo, mi chiede del mio ragazzo e mi confessa che anche lui è impegnato e convive da poco con una donna più grande, che stanno pensando di mettere su famiglia e che lui ha un po’ di ansia e pensa che sono le sue ultime occasioni di libertà. Parliamo molto, ma ad un certo punto mi risalta addosso, mi bacia intensamente.. che fatica.. mamma mia..
Finiamo a letto, stiamo quasi per farlo, ma lo blocco di nuovo.. lui si incazza, discutiamo e se ne va sbattendo la porta.
Ci siamo risentiti poi, un pochino abbiamo chiarito, ma ho visto che lui non mi segue più su ig (unico contatto tra noi), quindi boh.
Questa storia, per ora, finisce qualche mese fà.. ero in giro con mia madre che era venuta a trovarmi, andiamo a prendere la tramvia per raggiungere il centro. Ad un certo punto vedo un ragazzo e una ragazza che camminano affianco con un passeggino. “Sono proprio una bella famiglia!” penso tra me e me. Poi li guardo meglio.. era lui. Con la compagna. E un bebe di qualche mese, mi si è ghiacciato il sangue. Poche volte nella vita mi sono sentita così tanto una merda.
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kon-igi · 2 years
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A TUTTI QUELLI CHE
vivono nel disprezzo del diverso da loro
trascinano le loro misere esistenze imbalsamate nella paura del mondo che gli cambia inesorabilmente attorno
negano il diritto di essere e di amare, quando concedere questo diritto ad altri non significherebbe mai vederselo negare a loro
celebrano un dio che se dovesse tornare sputerebbe loro in faccia 
puzzano come sepolcri imbiancati senza che mai l’odore dei soldi, del botox o della tappezzeria dell’auto nuova possa nascondere il fetore della loro anima 
deridono gli ultimi perché non hanno gambe abbastanza robuste per arrivare dove loro credono di essere arrivati
credono in un amore fatto di utilità, in un’amicizia fatta di ritorno, in un rispetto fatto di forza bruta e in una generosità fatta di tornaconto
A tutte queste persone dico di RICORDARE
Di ricordare il momento in cui vi siete voltati, avete ritratto la mano e avete sbuffato, per poi tirare a dritto per la vostra strada
Perché qualcuno lo ha fatto al vostro posto.
Qualcuno si è fermato ad aspettare, ha allungato la mano e ha detto - Potete essere felici insieme a noi, perché dare la propria felicità a qualcuno è l’unico momento in cui nessuno perde qualcosa e tutti hanno di più.
E voi DOVRETE capire, altrimenti affonderete come sassi nell’implacabile marea del cambiamento che nessuna religione, dogma, credenza o credo politico è mai riuscito ad arginare nella lunga storia dell’essere umano.
E se, nonostante tutto, vorrete continuare a difendere la vostra tomba sabbiosa, sempre più lenti nei movimenti per le bende che vi intrappolano nel vostro sarcofago, allora sappiate che molti degli ultimi che avete escluso non saranno come voi e vi compatiranno e proveranno la tenerezza che si prova davanti al vecchio generale che racconta gloriose storie andate, decrepito sulla sua rugginosa carrozzina.
E allora tremerete, sperando che vi tendano quella mano che avete loro negato.
Non ve lo meritereste ma loro sono andati oltre e hanno capito che nel loro nuovo mondo, conquistato con l’amore e non con l’odio, c’è abbastanza posto perché possiate addormentarvi non più soli ed essere ricordati con la tristezza di un piccolo capitolo in un libro di storia che nessuno si prenderà la briga nemmeno di sottolineare.
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Questo mio pensiero lo dedico a quelle due madri di Parma, una biologica e l’altra adottiva, che finalmente possono sentirsi chiamare entrambe ‘mamma’ dalla propria bimba, anche davanti alla legge. Grazie di averci ricordato che oggi possiamo essere migliori delle persone che eravamo ieri.
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lamargi · 1 year
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Finalmente questa cerimonia, stupida e finta, è finita. Una sciocchezza, glielo avevo detto, sposarci, con tanto di abito bianco, come fossimo una coppia di ragazzini al grande amore.
Invece, io, e il mio appena sposato marito, non siamo giovani e certo nemmeno vergini. E, soprattutto, non certo un grande amore. Non lo amo, anzi lo disprezzo. Ma ha soldi, mi offre una casa, una sistemazione, la considerazione sociale a cui tenevo.
Se per avere tutto questo dovevo vestirmi di bianco, sorridere, fingermi commossa, farmi tremare la voce quando ho detto si, ballare con lui come una sposina innamorata….oh avrei fatto anche più di questo.
Ora gli invitati sono andati via e lui si è messo a dormire, come prevedibile. Ma non è con il mio novello sposo che intendo passare questa notte. Conosco già le sue scarse capacità amatorie. Una veloce penetrazione, un po’ di movimento, grugniti e poi lasciarsi andare sul letto come se avesse spalato neve a mani nude.
No. Non è questo che voglio.
Ciò che voglio e li, sulla soglia della porta. Che mi guarda. Mentre io guardo lui, e oscena e senza pudore gioco con la mia farfallina.
- Dai avvicinati, gli dico. Avanza piano, timoroso, incerto, ma desideroso e senza staccare gli occhi dal mio corpo.
- Come se non avessi notato che mi hai guardata tutta la sera, tesoro.
È giovane, è maschio, e sarà mio.
Allungo la mano, prendo la sua, lo sento sobbalzare, ma non allento la stretta.
Anzi lo tiro bruscamente verso di me facendogli perdere l’equilibrio. È su di me, il viso tra i miei seni. Gliene do uno da mettere in bocca, da succhiare.
- No…..mormora mentre gli tocco il cazzo attraverso i pantaloni.
- Non hai capito che ora devi chiamarmi mamma?
Lo spingo sulla schiena senza smettere di limonarmelo.
- Non l’ho mai fatto…..confessa con un filo di voce.
Allora per qualcuno in questa casa, questa sarà davvero la “prima” notte, mi dico tra me mentre gli sbottono i pantaloni e apro le gambe per salire su di lui.
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unwinthehart · 5 months
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aiuto non ho più potuto seguire la diretta maledetta uni qualcuno mi dica cos'è successo che ha detto che ha fattoooo😭
Non è rimasto moltissimo a RTL comunque highlights: - il disco è più o meno pronto, sta ancora lavorandoci però - forse esce qualcosa prima del tour europeo - è un ritorno a Gioventù Bruciata perchè sente che dopo Ghettolimpo, che era estremamente elaborato, ha bisogno di un ritorno alle origini - ha voluto far uscire Cocktail d'amore per primo perchè secondo lui è la congiunzione perfetta tra Ghettolimpo e il nuovo album, soprattutto visto quando l'ha scritta - ha lavorato al nuovo album in giro un po' per tutto il mondo (finalmente sentiremo le robe scritte/incise a LA???) - ha nominato anche Dardust perchè ha detto che alla fine della fiera, quando deve veramente chiudere un pezzo, Dario è quello che lo capisce di più quindi ha lavorato con lui anche ad altri pezzi dell'album - i conduttori gli hanno detto che praticamente a Sanremo c'è un prima e dopo Soldi e onestamente, hanno ragione - ha detto che ci sono moltissime canzoni (almeno una ventina) che per qualche motivo non ha finito, sono lì - sta prendendo l'andare in studio e scrivere ogni giorno un po' come esercizio, quindi anche se ci sono pezzi che non vedranno mai la luce, lui comunque ci lavora
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curiositasmundi · 9 days
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Un giardiniere, originario di Treviso, residente nel veneziano che in una pausa lavorativa stava visitando la mostra di Palazza Zabarella. Giovane ma non per questo attivista politico o militante di Ultima Generazione. Nella vicenda che ha portato al fermo e alla denuncia di sette persone ritenute in procinto di compiere un'azione per sensibilizzare l'opinione pubblica riguardo la crisi climatica, c'è finito pure lui oltre ad Edoardo Fioretto, il giovane giornalista de Il Mattino portato in Questura insieme agli altri sei.
La notizia ha avuto una certa eco visto che non è, non per fortuna ma perché sancito dalla Costituzione, normale che un giornalista venga caricato su una volante solo per essere lì a fare il suo lavoro. E se il dubbio è che qualcuno lo avesse avvertito, a Fioretto, per esssere lì al posto e al momento giusto, per la stessa logica non si può dire lo stesso di chi ha fermato i 7 giovani? A meno che la Digos non abbia un infiltrato nell'organizzazione Ultima Generazione, fatto che sarebbe altresì curioso se non clamoroso, in qualche modo anche loro lo avranno pure saputo visto che anche loro erano lì, a Palazzo Zabarella. Ognuno fa il suo lavoro.
Detto questo, rimane la questione del sesto uomo. Se gli attivisti di Ultima Generazione arrivano ad autodenunciarsi, perché trattenere un giovane che tutti assicurano non c'entrare per nulla con quanto stava accadendo. Si trovava in un luogo pubblico, a una mostra per la quale c'è la fila ogni giorno, ha comprato il biglietto ed è entrato. Nulla di misterioso insomma. Una vicenda che poteva essere gestita un po' meglio a meno che l'intenzione sia quella di intimidire, anche la stampa in questo caso. Dopotutto è così dalla notte dei tempi,  quando la politica non si prende in carico certe vertenze, inevitabilmente tutto diventa ordine pubblico. Ma così non dovrebbe essere in una democrazia matura. Di quanto accaduto se ne parlerà ancora visto che, come abbiamo già raccontato, la vicenda di Palazzo Zabarella sarà sottoposta all'attenzione del ministro Piantedosi sottoforma di interrogazione parlamentare.
E' chiaro che la Digos era al corrente delle intenzioni degli attivisti, altrimenti non si sarebbero trovati lì. Non stiamo parlando di una pericolosa organizzazione, anzi nel loro spirito è insito il concetto di resistenza passiva tanto che anche questa volta i cinque si sono autodenunciati. Più vicini a un gruppo di boy scout che a eco terroristi, per intenderci. Eppure è chiaro che le questure di tutta Italia sono impegnate molto seriamente su questo fronte. C'è un certo impegno nel cercare di fermare questa rete di attivisti. Ma al netto dei giudizi e tornando ai fatti di due giorni fa, è passato sotto traccia il fermo di questo che chiameremo, per semplicità, il sesto ragazzo. Assolutamente estraneo all'organizzazione eppure è stato portato lo stesso in Questura dove c'è rimasto oltre 4 ore, visto che quando il giornalista che è stato trattenuto per quel tempo, quando gli è stato finalmente permesso dì andarsene lo ha visto ancora lì. Foto segnaletiche, impronte digitali, un avvocato d'ufficio, solo per essere evidentemente stato nel posto sbagliato al momento sbagliato, al contrario di Fioretto che invece si trovava nel posto giusto, dove succedono le cose.
Questa vicenda, che è un mix pasticciato di buone intenzioni, non può non portare a fare una riflessione sui giovani. Se non partecipano e non si interessano alla politica, vengono classificati come menefreghisti, se lo fanno, è un attimo che vengano assimilati a pericolosi terroristi. Lo stesso discorso vale per la stampa. Se un giovane giornalista sta al suo posto, che è poi esattamente dove non dovrebbe stare, tutto bene. Appena si cominciano a prendere iniziative, che poi è insito sia nell'essere giovane che nel fare questa professione, cominciano i problemi. Qualche contraddizione da risolvere non ci pare tanto azzardato affermare che ci sia, evidentemente.
[...]
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alessiazeni · 1 month
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Capitolo Bonus La Corte Di Fiamme E Argento Feysand
Avviso: Partendo dal presupposto che non ho studiato per diventare traduttrice, quindi ci saranno SICURAMENTE dei possibili errori di traduzione, grammatica, punteggiatura e/o ortografia, questa è la mia versione tradotta in italiano dei capitoli bonus dei libri di Sarah J. Maas.
«Beh, è andata meglio del previsto» ammise Rhys una volta che tutti se n’erano andati, reclinando la testa contro il braccio dell’ampio divano dello studio. Nesta e Cassian erano tornati alla Casa del Vento, dove mia sorella aveva promesso di trovare un modo per iniziare la ricerca del Forziere della Paura. Il mio compagno aggiunse ironicamente “Nonostante il disastro tra Elain e Nesta.”
Ero tornata dalla chiacchierata con mia sorella sul piccolo, il bambino, trovando Rhys sdraiato sul divano, un braccio posato sugli occhi, probabilmente per trovare un momento di pace dopo aver sopportato l’esuberante euforia di Cassian ed Azriel.
Mi sedetti sul divano di fianco a Rhys, alzando le sue gambe muscolose sistemandomi sotto di esse. «Elain ha mostrato un po’ i denti» osservai. «Non me lo sarei aspettato.» O ciò che aveva detto riguardo al suo trauma persistente. Avevo intenzione di parlarne con Nesta, quante volte mi ero concentrata solamente sul mio terrore durante la sofferenza di Elain?
Rhys mi guardò con occhi semi aperti, il ritratto della grazia oziosa. Ma disse lentamente «Come ti fa sentire?» scrollai le spalle, reclinando la testa contro i cuscini «In colpa. Ha addossato tutta la sua rabbia contro Nesta, ma me la merito anche io.»
Elain ed io ci eravamo avvicinate molto dopo la fine della guerra con Hybern. È vero, potrei non essere mai andata a bere qualcosa con lei nello stesso modo in cui lo facevo con Mor e a volte Amren, ma… beh, con un bambino in arrivo, non potevo comunque più bere. E anche se non sono mai corsa prima da Elain con dei problemi o per consigli, avevamo una pacifica, amichevole comprensione. La trovavo una piacevole compagnia.
Mi chiesi se si sarebbe offesa per quel giudizio. Io sicuramente l’avrei fatto.
Rhys chiese «Hai mai visto Elain così?»
«No.» mi morsi il labbro inferiore. Lo sguardo di Rhys seguì il movimento. «Voglio dire, è stata coraggiosa quando serviva, ma non è mai stata polemica.»
«Forse non le è mai stata data la possibilità di esserla.»
Girai la testa verso di lui. «Credi che la stia soffocando?»
Rhys alzò le mani. «Non da sola.» Osservò lo studio mentre pensava. «Ma mi chiedo se tutti hanno costantemente creduto Elain dolce ed innocente, al punto da spingerla a comportarsi così, per non deludere tutti quanti.» Sospirò verso il soffitto. «Con il tempo e la sicurezza, magari vedremo emergere un altro suo lato.»
«Suona pericolosamente simile a quello che Nesta ha detto sul fatto che Elain stia finalmente diventando interessante.»
«Forse Nesta non ha torto.»
Guardai Rhys in cagnesco. «Credi che Elain sia noiosa?»
«Credo sia gentile, e sceglierei sempre la gentilezza alla cattiveria. Ma credo anche che non abbiamo visto tutto ciò che ha da offrire.» Un angolo della sua bocca si alzò. «Non dimenticare che il giardinaggio spesso risulta in qualcosa di bello, ma serve che le mani di qualcuno si sporchino nel frattempo.»
«E che vengano punte da spine» riflettei, ricordandomi di un mattino dell’estate precedente, quando Elain arrivò a casa, il palmo destro sanguinante a causa di diverse ferite causate da un roseto testardo che le aveva bucato i guanti. Le spine le si erano infilate sotto la pelle, lasciando schegge appuntite che dovetti rimuovere.
Non osai menzionare il fatto che se avesse usato i guanti incantati che Lucien le aveva preso per lo scorso Solstizio, niente gli avrebbe forati.
Sospirai, accarezzandomi distrattamente la pancia ancora piatta. «Concentriamoci sull’aiutare una sorella prima di iniziare con l’altra.»
«Concordo.» biascicò Rhys.
Lo fissai. «Dovevi per forza guardare Nesta come se la volessi uccidere, prima?»
Si mise seduto, l’anima dell’innocenza. «Non so di cosa tu stia parlando, Feyre cara.» Si sporse in avanti, l’aria luccicò brevemente quando lo scudo attorno a me venne abbassato. Le sue labbra mi accarezzarono la guancia. «Non farei mai una cosa simile. Devi pensare al tuo altro compagno.»
«Sì. Quello crudele, iperprotettivo, mezzo fuori di testa.» Sorrisi mentre mi baciava la mascella, poi il collo. Mi si piegarono le dita dei piedi.
«Crudele?» mormorò Rhys contro la mia pelle. «Mi ferisci.»
Gli permisi di adagiarmi sui cuscini, assaporando il suo peso mentre si sistemava sui gomiti. «Sembri felice» disse, il suo sorriso dolce e tenero in un modo che in pochi nel mondo fuori Velaris avevano mai visto.
«Sono felice» dissi. «Sono felice che la nostra famiglia possa condividere la nostra gioia.» A prescindere da quanto fosse diventato difficile il rapporto tra me e Nesta, aveva rischiarato qualcosa nel mio petto quando ci aveva fatto le sue congratulazioni.
«Se credi che sono iperprotettivo» disse Rhys, i capelli scuri che gli scivolarono in faccia «allora aspetta solo che Mor torni da Vallahan. Non lascerai mai la casa senza qualcuno che ti accompagni.»
«Credevo che Azriel e Cassian sarebbero stati quelli di cui preoccuparsi.»
«Oh, saranno tremendi. Ma Mor probabilmente aggiungerà un secondo scudo attorno a te e verrà a controllare sei volte al giorno per assicurarsi che mangi e dormi abbastanza.»
Gemetti. «Che la Madre abbia pietà.»
«Hmmm» disse Rhys, gli occhi luminosi mentre giochicchiava con la fine della mia treccia.
Per un lungo minuto, ci sorridemmo a vicenda. Osservai ogni elegante parte del suo volto, ogni punto che risplendeva di calore e felicità che radiavano da lui. «Cassian ha detto che sei stato lunatico. Perché?» 
Credevo a Cassian, ma Rhys non era stato affatto lunatico attorno a me. Ogni volta che il mio compagno mi guardava negli ultimi tempi, solo puro amore risplendeva nei suoi occhi.
Non mi sarei mai scordata il momento in cui avevamo scoperto che portavo in grembo nostro figlio, quel bellissimo bambino che l’Intagliaossa mi aveva mostrato. Ero seduta davanti ad un cavalletto nella galleria, durante la tarda serata, dipingendo un incubo che avevo avuto il giorno prima.
I bambini erano tornati a casa, ed ero restata da sola, il che era inusuale in quei giorni, e mi era rimasta qualche rara energia in eccesso dopo le lezioni. Le cose che i bambini dipingevano spesso mi facevano piangere, anche se ero sempre attenta a nascondere le lacrime. Ma nonostante la quantità di emozioni complesse che quella giornata di lavoro mi aveva scatenato, si era dimostrato gratificante in un modo che non avrei mai potuto immaginare. In un modo che tutta la mia considerevole magia non mi aveva mai fatto provare.
E l’unica cosa da fare con quelle emozioni era dipingerle.
L’incubo mi aveva lasciata sbilanciata tutto il giorno, restando nella mia mente come una specie di livido. Ero tornata Sotto la Montagna, ad affrontare nuovamente la mia seconda sfida, quegli spuntoni irregolari che scendevano per impalarmi se non avessi tirato la giusta leva in tempo. In qualche modo ero tornata analfabeta, incapace di decifrare i segni sul muro, costretta a scegliere a caso la mia salvezza o la mia fine. Rhys mi aveva salvata, allora, ma nel sogno, lui non c’era.
Solo Amarantha era presente, il re di Hybern un’ombra dietro di lei, ed in qualche modo nessuno sapeva dove fossi, che ero stata riportata lì perché lei aveva capito che la prima volta ne ero uscita imbrogliando, e non sarei mai uscita, mai uscita, mai uscita…
Quello era stato l’ultimo pensiero che ho avuto prima di costringermi a svegliarmi, madida di sudore, il cuore che mi martellava nel petto. Rhys si mosse, mettendomi al suo fianco, la sua ala che copriva entrambi, e nonostante mi accoccolai al suo calore ed alla sua forza, il sonno non mi ritrovò.
Quindi attesi finché i bambini non avevano lasciato lo studio quel giorno, prima di prendere una tela nera e la mia tavolozza. Mi preparai una tazza di the alla menta piperita e radice di liquerizia, poi presi il pennello.
Avevo dipinto quell’incubo per quasi due ore, la schiena rivolta alla porta, quando Rhys entrò. Rimase completamente in silenzio. Non era l’appagato silenzio in cui rimaneva a volte mentre mi osservava dipingere. Era puro silenzio scioccato.
Mi girai verso di lui in tempo per vederlo crollare sulle ginocchia.
E poi si mise a piangere e a ridere e l’unica cosa che riuscii a capire dal suo balbettare estatico fu una parola: bambino. Mi alzai dallo sgabello. Stavo piangendo anche io quando mi lanciai tra le sue braccia, buttandoci a terra entrambi, e mi appoggiò una mano sulla pancia, in meraviglia.
Qualcosa era cambiato nel mio odore da quando l’avevo lasciato quella mattina, forse anche da quando se n’erano andati i bambini. Alla fine la vita si era radicata dentro di me.
Restammo stesi sul pavimento, le nostre risate e le lacrime mischiate assieme e, una volta che ci calmammo, lo baciai. I nostri vestiti svanirono subito dopo e lo cavalcai sul pavimento dello studio, lasciando che la luce dentro di me brillò sufficientemente forte da proiettare ombre nella stanza.
Ricominciò a piangere guardandomi muovere, lacrime silenziose che scivolavano lungo la notte stellata da lui emanata, e quando mi inclinai per leccarle via, venne così intensamente da far raggiungere anche a me l’apice del piacere.
Ed ora, proprio come aveva fatto quella volta nello studio, le sue dita iniziarono a tracciare pigri cerchi sul mio ventre, sui seni, già pesanti e doloranti in un modo che non aveva niente a che fare con il desiderio che stava crescendo tra le mie gambe. Era stato uno dei primi segni, oltre il vomito che nell’ultimo periodo era continuativo: i miei seni si erano gonfiati e facevano male.
Rhys fece un cerchio attorno ad uno dei miei capezzoli, che divenne turgido sotto il suo tocco. Lo osservò diventare un rilievo sotto la maglia, come un gatto osserva un topo.
«Rhys» dissi quando la mia domanda rimase senza risposta. «Perché Cassian ha detto che sei stato lunatico?»
Chiuse la bocca attorno ad un mio seno, i denti che mi graffiavano attraverso la maglia. «Non c’è un motivo.»
«Bugiardo.» gli tirai i capelli, costringendolo a tirare su la testa. «Dimmelo.»
Si liberò dalla mia presa e mise il viso contro il lato del mio collo, abbassando il proprio corpo abbastanza da mostrarmi come sarebbe andata a finire. Non riuscii a fermare i miei fianchi dallo scontrarsi con i suoi. Un altro segno: Ero stata tremendamente affamata. E non solo di cibo.
C’erano state notti in cui avevo a malapena aspettato che Rhys entrasse in camera da letto prima di strappargli i vestiti di dosso, prima di crollare sulle ginocchia per prendere in profondità nella mia bocca il suo membro, o chiedergli di scoparmi contro il muro. C’erano giorni interi in cui scoprivo di avere bisogno di averlo dentro di me, che usai i miei poteri da daemati per chiedergli di incontrarmi alla casa di città per pranzo, dato che era più vicino allo studio, rispetto alla nostra nuova casa.
Quella adorabile, perfetta casa che avevamo costruito, con una camera per bambini che, volesse il Calderone, sarebbe stata occupata verso la fine della primavera.
Rhys fece combaciare la mia interminabile fame con la sua. A volte lo facevamo lentamente, assaporando ogni centimetro dell’altro, l’incarnazione di quello che significa fare l’amore. Altre volte, solitamente, erano pure, rudi scopate. Solo quella mattina, ero stata così assalita dal desiderio che eravamo a malapena riusciti a fare colazione in privato nella nostra stanza, prima che gli andassi sopra cavalcandolo fino a che non restammo entrambi privi di sensi dal piacere.
Chiesi a Madja a riguardo il giorno precedente, se fosse una cosa… normale volerlo così tanto.
«Sì» aveva risposto, con gli occhi che luccicavano. «Molte gestanti non ne parlano, ma ha a che fare con l’essenza alterante del tuo corpo. Non so dirti perché succede, ma è normale. Goditi ogni momento.»
Rhys disse contro il mio collo «Sono stato lunatico perché non ho dormito.» Mi leccò lungo la gola e la sua mano si fece strada nei miei pantaloni. Non lo fermai, non quando le sue dita trovarono l’umidità che lo attendeva. Emise un ringhio soddisfatto. «Visto?»
Sapevo che stava cercando una copertura e lo lasciai fare. Avevo imparato che Rhys mi avrebbe detto cosa lo preoccupava quando sarebbe stato pronto a farlo. Forse Cassian aveva interpretato male il suo comportamento, forse era rivolto verso mia sorella.
Sapevo che era improbabile.
Ma mentre Rhys fece scivolare le sue dita dentro di me, seguendo un perfido ritmo lento, lasciai stare. Era sempre stata una parte della nostra amicizia: darci a vicenda il tempo di decidere quando eravamo pronti a parlare.
E poi c’era il nostro accordo finale, marchiato con l’inchiostro su di noi da quando avevamo sconfitto Hybern… Gli diedi un bacio profondo, la lingua che si aggrovigliava alla sua. Non avremmo passato un momento in questo mondo senza l’altro. Potevo solo pregare che il nostro bambino, un giorno, trovasse un amore del genere.
Rhys mi portò sull’orlo dell’orgasmo e poi la sua mano ed i miei vestiti sparirono. Si sbottonò i pantaloni con tremenda lentezza, guardandomi in faccia mentre liberava la sua considerabile lunghezza. Continuò a guardarmi per tutto il tempo mentre scivolava dentro di me in un’unica, potente spinta, sembrava assaporare ogni mio gemito e supplica senza fiato mentre si muoveva dentro di me.
Come se lo stesse memorizzando, tutto quanto.
Quando fummo entrambi ansimanti, il viso di Rhys ancora affossato contro il mio collo, le mie dita che si aggrovigliavano pigramente nella sua maglia madida di sudore, dissi «Sembra reale ora che anche gli altri lo sanno.»
Rhys sapeva a cosa mi riferivo. «C’è ancora una persona de informare.»
Sorrisi, tirandogli i capelli per costringerlo a guardarmi. Rhys obbedì, guardandomi in faccia. «Vuoi essere te a dirlo a Mor o posso farlo io?»
Lui la conosceva da più tempo, ma io la consideravo la mia più cara amica.
Una sorella, forse anche più di quelle che avevo già.
«Credo che dovremmo lasciare che glielo dica lui» disse Rhys, indicando la mia pancia.
Alzai un sopracciglio. «Come?»
Sorrise ironicamente. «La prossima volta che Mor sarà a casa, lasceremo scendere lo scudo attorno a te. Vediamo quanto ci vuole prima che ti senta. E che senta lui.»
Ricambiai il sorriso. «Mi piace.» Già desideravo avere modo di catturare la faccia di Mor in quel momento. Feci scorrere una mano lungo i capelli setosi di Rhys. «Hai qualche nome in mente?»
Rhys fece un sorrisino. «Oh, sì.»
«Non mi fido affatto di quel sorriso.»
«Perché?» si tirò indietro e con un’ondata della sua magia, ci trovammo entrambi puliti. Repressi la crescente fame che mi si era scatenata guardandolo risistemarsi nei pantaloni. «Non gli darei mai un nome ridicolo.»
«Non ti credo.» Gli toccai il naso. «Il tuo cognome…»
«Non parliamo del mio cognome» disse, mordicchiandomi la punta del dito.
Risi. «Va bene.»
Ma i suoi occhi si oscurarono «E se lo chiamassimo come tuo padre?»
Il mio cuore si tese. «Ti andrebbe davvero bene?»
«Ma certo.»
Dovetti inghiottire il nodo che mi si era formato in gola mentre mi tirai su per sedermi, fronte a fronte con lui. «Magari come secondo nome, ma… no. Voglio che nostro figlio abbia un nome suo.»
Nostro figlio. Le parole erano strane, ma splendide sulla mia lingua.
Rhys annuì, il viso si addolcì, come se le parole avessero commosso anche lui.
Potevo già vedere il padre che sarebbe diventato, lo vedevo ridere mentre lanciava il nostro bambino per aria, lo vedevo sonnecchiare con il bimbo su quel divano, un libro aperto sulle gambe. Nostro figlio non avrebbe mai, neanche per un istante, dubitato di essere amato ed apprezzato. E Rhys sarebbe andato fino alla fine del mondo per proteggerlo.
Sorrisi a quel sogno ad occhi aperti, le mani che già volevano disegnare quelle scene.
Rhys emise un mormorio di contemplazione. «Che ne dici di Nyx?»
Sbattei le palpebre. «Nyx?»
Rhys indicò una delle pareti di libri nello studio. Un tomo rilegato in pelle fluttuò verso le sue dita aperte. Senza dire una parola aprì su una pagina e me lo passò.
Lessi il testo all’interno. «Un’antica dea della notte?»
«Più o meno dei tempi del Forziere, in realtà» disse Rhys. «È per lo più dimenticata, ora, ma mi piace come suona il suo nome. Perché non usarlo per un maschietto?»
«Nyx» riflettei ancora, il nome che riecheggiava nel silenzio dello studio. Mi passai un dito tatuato sulla pancia. La mano di Rhys si sovrappose alla mia ed entrambi sorridemmo alla piccola vita che si stava formando nel mio corpo.
«Nyx» dissi un’ultima volta, e avrei potuto giurare che un potere baciato dalla notte emerse in risposta.
Rhys trattenne il respiro, come se avesse sentito anche lui quel nucleo di potere.
Insieme, guardammo le nostre mani congiunte, il mio ventre sotto di esse.
Insieme, guardammo nostro figlio, ed offrii i miei silenziosi ringraziamenti alla Madre per il bellissimo futuro che era sbocciato di fronte a noi.
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gregor-samsung · 1 year
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“ È un referendum bislacco, quello del 1974: bisogna votare no per dire sí al divorzio, e sí per dire di no, chissà i vecchi, non ci capiranno niente. C’è molta preoccupazione, i sondaggi prevedono che vada male. Anche il famoso campione di sci Gustav Thoeni offre la sua immagine ai comitati promotori del referendum, per convincere gli italiani a votare sí. Invece votano no, gli italiani. A sorpresa, in percentuali che nessuno prevedeva, dicono che il divorzio vogliono tenerselo. I sociologi spiegheranno in seguito che il voto delle donne è stato decisivo. Ma lí per lí, a caldo, queste considerazioni non contano. Conta che si è vinto, si è vinta una battaglia difficile che in molti momenti era sembrata senza speranza. La sera del lunedí, quando finalmente i risultati sono definitivi, il Tigre e i suoi amici, sei o sette, vanno a festeggiare in una trattoria a San Pietro Mussolino, in val di Chiampo, nei posti dove il Tigre ha combattuto. La guerra sembra lontana, non ci si pensa quasi piú; nessuno può immaginarsi che, quando saranno seduti e avranno ordinato, riconosceranno nel padrone della trattoria il figlio di un fascista ucciso dai partigiani, un fascista che molti pensano sia stato ucciso personalmente dal Tigre. I piú giovani non sanno niente e non capiscono niente; forse avvertono come l’aria si è fatta tesa d’improvviso, ma probabilmente no, nell'entusiasmo contagioso della vittoria elettorale che fa sperare in vittorie ancora piú grandi, piú risolutive. I vecchi invece sono come corde di violino, stanno seduti sulla punta delle seggiole pronti a scattare in piedi, ma per tutta la durata della cena non succede niente. Solo alla fine, quando hanno pagato il conto, il padrone della trattoria affronta il Tigre. È uno scontro durissimo, solo per miracolo non vengono alle mani, ma se ne dicono di tutti i colori. Poi escono nel piazzale, rimontano in macchina. Tutti sono turbati, tranne lui. Anzi, mi dice a bassa voce il dirigente dell'ANPI, sembra, per la prima volta dopo il suo ritorno, che al Tigre sia passata la malinconia. Ride, scherza ad alta voce, come se non fosse successo niente. Arrivati alla periferia di Arzignano il Tigre propone: Dài ragazzi, adesso andiamo a svegliare tre o quattro dei nostri, torniamo su e gli bruciamo la trattoria. Lo dice come se fosse una cosa normale, routine, non c’è quasi neanche bisogno di spiegarla, è la logica conclusione della serata: ci si rimbocca le maniche e si entra in azione. È cosí contento il Tigre, cosí euforico, che non si rende conto che nessuno risponde, che la macchina non ha rallentato, che nessuno ha chiesto chi sarebbero questi qua di Arzignano che bisognerebbe tirar giú dal letto. Non se ne rende conto e continua: Eh? Allora, si va? Finalmente qualcuno apre bocca. Sono stato io, confessa il dirigente dell'ANPI. Sono stato io a dirglielo. Io ero uno di quelli giovani, ero un bambino durante la guerra, ma il Tigre conosceva bene mio padre e di me si fidava. Stavo sul sedile di dietro, vicino a lui. Gli ho preso il braccio, e gli ho detto, Angelo, perché tutti lo chiamavano Tigre, anche i suoi fratelli, ma era ora di smetterla; Angelo, gli dico, ma cosa ti viene in mente? Cos’hai bevuto? Meglio se ti portiamo a letto, va’ là. Lui si è guardato intorno e sembrava che si fosse appena svegliato. Mi aspettavo che protestasse, che insistesse, ma niente, da quel momento non ha piú aperto bocca. So che poi ha divorziato e allora sono venuti su la moglie nuova e i figli. Stavano poco fuori Vicenza, aveva qualche incarico in Comune o in Tribunale, adesso non mi ricordo bene: roba da poco, tipo usciere. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 81-83.
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girulicchio · 4 months
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Lettone87
L'ignoranza è una brutta bestia.
Quando hai un incontro al buio, le aspettative viaggiano molto in funzione delle poche informazioni che hai potuto avere. Certo, è vero: questa cosa poteva valere di più vent'anni fa, perché ora è facile reperire di tutto un po' su internet e in modo anche abbastanza agevole. Facendo un passo indietro nel tempo, ricordando un po' il fascino dell'ignoto, il brivido della scoperta, c'è da dire che è sempre stato tutto un coin flip: molto meglio o molto peggio di come si potesse sperare. E la possibilità che le attese fossero esattamente rispettate è pari a quella che la moneta cada e resti di taglio. Tuttavia, non è detto che se il primo impatto non è da sballo, bisogna invertire la rotta. Anzi, a volte le sorprese più belle sono proprio quelle che nascono da un'aspettativa completamente tradita. Del resto, che figura si farebbe ad alzare i tacchi dopo essersi appena presentati o, peggio, prima ancora di farlo? La cosa peggiore che può succedere è perdere una serata.
Prima di capodanno, ho preso un volo. La tratta non è blasonata, la città di arrivo ha un piccolo aeroporto e poco più. La compagnia aerea vola da poco più di un anno e ha preso il posto di quella di bandiera, fallita per rispettare le tradizioni dello Stato. In aeroporto, alla partenza, c'è stato un piccolo qui pro quo all'accettazione del bagaglio da stiva e mi sono ritrovato con una carta d'imbarco stampata, senza averla richiesta, con un posto assegnato non coincidente con quello avuto al check in online. Ma, ad essere del tutto onesto, nemmeno ci avevo fatto caso se non al gate.
All'imbarco, pare ci sia un problema con la lista passeggeri. Anzi, la lista non c'è. E la riassegnazione dei posti è fatta a voce. Non per me, però. Io, che ho ricevuto una carta d'imbarco stampata senza averla richiesta, con, in effetti, la promessa che sarebbe stato meglio così all'imbarco, non ho avuto alcuna rettifica circa il nuovo posto.
Tutti pronti per viaggiare, si vede un aereo di linea a due passi, fermo, in attesa dei passeggeri. Il pensiero comune è: questo è il nostro, cosa aspettano a farci salire? Siamo qui fuori, al freddo, ad aspettare come dei moderni Vladimiro ed Estragone, senza aggiornamenti, senza spiegazioni. Eppure, l'aereo è lì! C'è anche la scala montata.
Ed ecco che una navetta passa. Allora, il pensiero muta: forse, per quanto sia ridicolo, ci faranno salire sulla navetta. Che so io, nuove norme di sicurezza. No, invece. La navetta passa. L'orario di decollo previsto pure. Cinque minuti di ritardo ed ecco, finalmente, un movimento: altri passeggeri, sopraggiunti da un'altra navetta, iniziano a salire su quello che sembrava essere il nostro aereo.
Ormai fuori dal pensiero comunitario, inizio a pensare che il volo sarà cancellato a breve, con una beffa clamorosa. E mi chiedo se tutti ricordano il posto assegnato, detto in effetti solo a voce. Ad essere onesti, mi ha sempre infastidito dovermi spostare per aver sbagliato posto e ancor più far spostare qualcuno seduto al posto mio. In questo caso, però, il problema non sussiste: esce l'hostess di terra e ci avvisa che "questo volo è free-seating. Quando salite, sedetevi dove volete."
Il primo pensiero è stato di sedermi accanto al comandante, per provare la gioia di far finta di pilotare un aereo, come un bambino troppo cresciuto. Il secondo, più lucido, mi ha suggerito di accaparrarmi i posti in prima fila, con lo spazio adeguato alle mie gambe. Allora, ho accelerato il passo una volta avuto il via libera, come le pecore al pascolo. L'aereo vero, in lontananza, sembrava più piccolo degli altri. E con mia curiosità, sebbene abbia messo a fuoco la scoperta solo più tardi, ho notato che avesse le eliche esterne ed è la prima volta che le ho viste su aerei non anteguerra, non militari e soprattutto non su una foto.
Salito per secondo sul velivolo, mi siedo al posto con finestrino sulla destra. Le file di posti sono dispari: due a destra, una a sinistra. Accanto a me, siede un ingegnere navale, il quale mi ha permesso, tramite le sue chiacchierate con l'assistente di volo, nonché anche pilota - ma, no, non di quel volo -, di farmi una piccola cultura sugli aerei e, soprattutto, su quell'aereo.
L'aereo è un velivolo lettone del 1987, con 34 posti a sedere. Le eliche a vista, sebbene non trasmettano gran fiducia a guardarsi, garantiscono una migliore efficienza in volo. Essendo un piccolo velivolo e avendo determinate caratteristiche, può volare solo a bassa quota. E qui mi fermo, sia per evitare di confondere i ricordi e dire sciocchezze, sia per non tediare nessuno con dettagli interessanti, ma sparsi, sul funzionamento delle eliche.
Tornando alla questione dell'incontro al buio, se Lettone87 fosse stata una donna matura conosciuta online, dove per tutto il tempo della frequentazione virtuale ho pensato che l'accetto tonico fosse sull'unica "o" e non sulla prima "e" e che 87 si riferisse alla circonferenza del seno o dei fianchi, sarebbe stata una piacevole sorpresa, pur avendo i baffi, le rughe e il trucco di un pagliaccio.
La morale di questa storia è che uno dei migliori voli che abbia fatto è stato su un apparente catorcio di un Paese cosiddetto povero e che ho sperato di rivedere al ritorno, ma purtroppo così non è stato. Il viaggio verso casa l'ho effettuato su un aereo costruito nell'azienda per cui lavora mio fratello. A suo dire, il loro cavallo di battaglia. Penso l'abbia definito l'aereo più economico, aggiungendo anche altro. A me è bastato quello.
Lettone87 resterà sempre nel mio cuore. L'esperienza bizzarra, gli spazi angusti e il fascino retrò mi hanno regalato un'immagine perenne.
E, ironia della sorte, quando le aspettative sono state tradite da un lato, chi ha scelto di non avere un secondo incontro è proprio chi sembrava inizialmente essere in difetto.
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