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#frasi per donne
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Abbraccia la superbia che è in te,
perché dietro lei c'è una bambina non amata.
Abbraccia la pretesa che hai in te,
perché dietro c'è una bambina che non ha sentito l'amore.
Abbraccia quella che "vuole fare la grossa" che è in te,
perché dietro lei c'è una bambina rifiutata.
Abbraccia l'ira e la rabbia che ci sono in te,
perché dietro a loro c'è una bambina abbandonata.
Abbraccia la solitaria che vive in te,
perché dietro c'è una bambina esclusa e discriminata.
Abbraccia la riluttanza, l'apatia, la mancanza di senso
perché dietro tutto questo c'è la tua bambina che patisce di essere ciò che non è.
Abbraccia il dolore che vive in te,
perché dietro di lui c'è una bambina ferita.
Le bambine che vivono dentro di noi stanno cominciando a manifestarsi - e questa volta non si fermano finché non saranno ascoltate.
Per favore dal più profondo del mio cuore ti chiedo di non zittirle più.
Impara ad integrarle
comprenderle,
abbracciarle,
liberarle,
restituirle alla vita.
(Clarissa Pinkola Estés)
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unamammabianconera · 10 months
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La curva più bella di una donna si trova sul suo viso, ovvero il suo sorriso
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francorebel · 1 year
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Nel 1786 Lady Henriette P. Montagne, scrisse nel suo diario
come dovrebbe comportarsi l'amante ideale
"sollecito e comprensivo ma non eccessivamente perspicace".
Detesterei un uomo con sensibilità femminile,
quel modo di indagare nei pensieri
che fa sentire l'indagato colpevole anche se non lo è,
bugiardo anche se sta recitando un versetto della Bibbia.
Le punizioni dovrebbero avvenire invece per cause futili e sciocche,
ed essere comminate dall'uomo sulla donna che ama
con sguardo enfaticamente burbero
- che la donna fingerà di prendere sul serio naturalmente -
e mano leggera.
Una sculacciata può essere molto divertente
e anche straordinariamente eccitante,
se data e ricevuta con queste promesse.
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silenziodorato · 5 months
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Ho trovato questi commenti su Twitter ma ce ne sono a milioni così.
Sono proprio frasi del genere che alimentano la violenza sulle donne ed i femminicidi, ma soprattutto una mentalità che definire assurda sarebbe riduttivo. Le parole sono potenti. Sono armi.
Dopo 105 donne UCCISE venire a dire che questo è un circo di femministe, fa venire la nausea.
Parlare di politica, di sinistra, di destra ma vi sentite? Le donne vengono UCCISE e voi state a guardare che la sorella ha avuto tempo di mettersi l'eye liner e quindi non sta provando abbastanza dolore.
Questa è la società malata in cui viviamo.
Sua sorella ha avuto la forza di parlare, di reagire, di fare qualcosa per aiutare altre donne. E invece la gente scrive cose del genere.
Ps. Che cazzo c'entra l'anello al naso, tutte sorelle e poi stereotipate una persona per un cazzo di piercing.
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duca-66 · 8 months
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BESTIE E BESTIALITÀ.
Era il 1978, 4 uomini sono processati per uno stupro di gruppo di una 18enne. Ma ad essere processata è la vittima.
"Se questa ragazza fosse stata a casa, l'avessero tenuta presso il caminetto, non si sarebbe verificato niente", queste , alcune frasi dell'arringa della difesa al processo. La difesa della ragazza era di TINA LAGOSTENA BASSI, una grandissima donna, nota come "l'avvocato delle donne".
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Lui è Andrea Giambruno, giornalista, o pseudo-tale, compagno della ducetta nera, il quale in una trasmissione televisiva ha detto:
"SE EVITI DI UBRIACARTI ED EVITI DI PERDERE I SENSI, MAGARI EVITI DI INCORRERRE IN DETERMINATE PROBLEMATICHE, PERCHÉ POI IL LUPO LO TROVI".
Quindi la vittima è responsabile perché si ubriaca...decide di perdere i sensi...è responsabile di uscire la sera...è responsabile di fidarsi di un "amico"...
Bestialità di ieri e di oggi.
ESSERE DONNA NON È UNA
COLPA.
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blogitalianissimo · 5 months
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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DONNE MESTRUAZIONI E LAGER
Una donna, magari una ragazza, viene deportata, magari ad Auschwitz, e improvvisamente, una volta uscita dal treno, tra le ansie e la disperazione pensa: “E come farò col ciclo?”.
Dell’olocausto ormai conosciamo tutto, specialmente i dettagli delle giornate nei lager, questo ovviamente grazie alle testimonianze dei coraggiosi sopravvissuti.
Ma di un elemento così reale, così ovvio, eppure così problematico in quelle circostanze, come le mestruazioni, non sappiamo assolutamente nulla.
Il ciclo nei campi di concentramento era un problema, un motivo di vergogna per le donne, che ogni mese dovevano escogitare stratagemmi per non subire umiliazioni, per cercare di contenere il flusso. Non ci si poteva lavare, la biancheria scarseggiava, il sangue rimaneva addosso, simbolo della disumanizzazione, ma anche, per alcune, salvezza.
Per molte donne quel flusso era una certezza, la certezza di non essere stuprate dalle guardie, che rifiutavano con disgusto di rapportarsi con le vittime, appena scoperto in che momento del mese fossero.
Per altre quel flusso era un sollievo: sapere di non essere incorse in una gravidanza in seguito ad uno stupro, perché le gravidanze nei lager erano una faccenda decisamente problematica.
Spesso e volentieri le mestruazioni scomparivano come conseguenza delle fatiche, delle paure e della malnutrizione, umiliando ulteriormente le detenute, che temevano di essere divenute sterili.
Articolo di Angela Guardascione per La Testata - Testa l'informazione
[Ph dal libro Ravensbrück il campo delle donne di Christian Bernadac]
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gregor-samsung · 24 days
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“ Sono anni molto violenti a Firenze. La città è percorsa da bande di fascisti terribili, duri e fanatici, riuniti in squadracce dai nomi paurosi. Una su tutti, ‘La Disperata’, al cui soccorso arriva ogni tanto ‘La Disperatissima’, composta da squadristi di Perugia che si muovono anche fuori regione spingendosi a fare incursioni fin nelle Marche. Gentaccia pronta a usare bastone e olio di ricino senza alcuno scrupolo, teppisti, criminali come Amerigo Dumini, il capo degli squadristi che un paio di mesi dopo sequestrano e uccidono Matteotti (e che, ricorda Lussu ne La marcia su Roma, era solito presentarsi dicendo «Amerigo Dumini, nove omicidi»). Il professor Salvadori, per non mettere in pericolo la famiglia, obbedisce alla convocazione senza fare storie e va a piazza Mentana. Entra nel covo alle diciotto del primo aprile [1924] e ne esce a tarda sera, coperto di sangue e barcollante. Max, all’epoca sedicenne, che gli è andato appresso perché aveva delle lettere da impostare alla stazione e l’ha aspettato fuori, ha sentito tre brutti ceffi che ciondolano per la piazzetta dire alcune frasi inquietanti. «Occorre finirlo». «Già, ma chi l’ha comandato?» «L’ordine viene da Roma».
In quel momento Willy esce dal palazzo circondato da una dozzina di fascisti esagitati che brandiscono bastoni. Il padre, ammutolito, è coperto di sangue, e quando Max gli si fa incontro per sostenerlo e aiutarlo riceve la sua razione di botte: i picchiatori non hanno finito, la squadraccia li segue fin sul ponte Santa Trinita, vogliono buttare padre e figlio al fiume. I due si salvano solo grazie a una pattuglia di carabinieri che passa di lì per caso, e quando infine arrivano a casa a mezzanotte, malconci e umiliati, sebbene Cynthia mantenga calma e lucidità e Willy cerchi di minimizzare, lo shock è forte per tutti loro. Scrive Joyce in Portrait: “Tornarono tardi, e la scena è ancora nei miei occhi. Noi due donne (mia madre e io, mia sorella era in Svizzera), affacciate alla ringhiera del secondo piano, sulla scala a spirale da cui si vedeva l’atrio dell’entrata; e loro due che dall’atrio salivano i primi gradini, il viso rivolto in alto, verso di noi. Il viso di mio padre era irriconoscibile; sembrava allargato e appiattito, e in mezzo al sangue che gocciolava ancora sotto i capelli, si vedevano i tagli asimmetrici fatti con la punta dei pugnali: tre sulla fronte, due sulle guance, uno sul mento. Mio fratello aveva il viso tutto gonfio e un occhio che pareva una melanzana. «Non è niente, non è niente», diceva mio padre, cercando di sorridere con le labbra tumefatte. Capii in quel momento quanto ci volesse bene.” In quella sera drammatica che costituisce uno spartiacque nella storia della loro famiglia, Joyce fa tesoro dell’esempio dato dai genitori e dal fratello. Il padre che coraggiosamente cerca di sminuire la portata della violenza e il fratello che lo sostiene forniscono alla Joyce dodicenne «solidità, in quanto alle scelte da fare. Servì a pormi di fronte a ciò che è barbarie e a ciò che invece è civiltà». “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 13-14.
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tiaspettoaltrove · 7 days
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Tendimi la mano.
Non sono oggettivamente bello, non lo sono mai stato, non lo sarò mai. Anzi, quando mi dicono che lo sono, a volte penso che mi stiano prendendo in giro. O, nel migliore dei casi, semplicemente mi limito a non credere. C’è una collega a cui feci “il filo” per quattro mesi, tempo fa. Poi un giorno, d’improvviso, con nonchalance mi nominò il suo ragazzo. Così, di botto, dal nulla, come se nulla fosse. Ovviamente da quel momento in poi smisi di corteggiare/ammiccare/sedurre, e cambiai registro. Vi risparmio i dettagli su quanto ci stetti male, perché mi sentii profondamente ferito, umiliato, calpestato. E non commenterò nemmeno il comportamento di questa ragazza, che non si degnò di dirmi un “dettaglio” così importante nel momento più opportuno. No, non è questo il fulcro del post. I rapporti tra noi sono comunque rimasti buoni, perché purtroppo in quanto collega (seppur di reparti diversi) mi ritrovo quotidianamente a lavorarci insieme. E anche oggi, come già accaduto altre volte, mi ha detto che sono “bono”. Ora capite, a maggior ragione, perché avverto certi complimenti come una presa in giro? Non li ricevo da una ragazza fedele, grata, rispettosa, leale, riconoscente, preziosa. Ma invece da una donna che con me si è comportata malissimo, cercando di prendersi il meglio di me restituendomi solo un’amara verità. La questione tra me e lei è superata, quantomeno a livello personale. Ma la domanda che vi faccio, care donne, è: ora, io, come faccio a credervi? Come faccio a credere alla vostra sincerità, alla vostra buona fede, alla vostra limpidezza? Come posso fidarmi? No, davvero, ditemelo. Vale per uno sciocco complimento sull’aspetto fisico, ma per estensione anche su tutto il resto. Anche su cose, potenzialmente, molto più importanti. Mi spiegate come diamine posso accettare anche solo un vostro giudizio, prendendolo totalmente per buono? Senza dubbi, incertezze, domande? Io, probabilmente, non ci riesco più. Mi fa piacere che una ragazza mi dica che sono “bono” (uso le virgolette per la mia inadeguatezza nei riguardi dell’ascolto di questo termine con riferimento alla mia persona), ma quanto valore ha davvero? Dov’è la verità? La verità, cavolo, l’unica cosa che conti davvero. Voglio la verità. Da adolescente bramavo quel complimento, e non lo ricevevo mai. Mai. Mai ricevuto. Normale che poi mi sia convinto di essere una tazza del water con i pedali. E adesso arriva questa e me lo dice. Proprio lei, poi. Sensi di colpa per avermi fatto soffrire? Frasi di circostanza? Semplice inclinazione al lenocinio (e sono stato gentile)? Fatto sta che mi avete portato a non credervi più. Ed è un bel casino, perché è solo a voi che vorrei credere. Quindi come si risolve la questione? Come si restaura la credibilità, una volta che la si è persa? Sì, uso il verbo restaurare, perché è come una vecchia scultura, lasciata marcire in una grande villa ottocentesca abbandonata. Vorrei solo che mi venisse tesa la mano. E vorrei, a mia volta, poterla stringere. Forte.
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la-novellista · 10 months
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Io non so se questo vale per tutte le donne, ma io riesco a fare l’amore, solo con un uomo che mi eccita il cervello. Devo prima di tutto aver voglia di sentirlo parlare. La sua voce è importante. Deve scrivermi e dirmi qualcosa di suo, non frasi prese a caso qua e là. Dev'essere un po' poeta e un po' diavolo. Deve incuriosirmi la sua storia, la sua opinione sul mondo, le sue idee, le sue passioni. Devo avere sempre la sensazione di poter imparare qualcosa, che mi inneschi dentro una qualche reazione. Deve attivare le mie sinapsi. Deve accendermi pensieri ed emozioni. Se non mi parte quello, non mi parte nulla. Se non mi parte quello, puoi essere anche il più figo del mondo, che non ce n’è. E non ci sarà mai nulla. Mi fa più sesso un cervello che funziona, di tutti i muscoli del mondo.
Letizia Cherubino
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