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#gelati
naileadevoras · 21 days
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klimt7 · 3 months
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Mi spiegate perchè di notte continuo a sognare gelati?
Gelati da passeggio, gelati consumati al bar Balmor a Cervia, gelati al parco della Rocca di Cesena. Gelati a Sirmione sul Garda.
Come se il mio cervello, ricomponesse una macedonia di ricordi e me li proiettasse in testa la notte.
Che sia un accenno di voglia d'estate arrivato fuori stagione?
Per stavolta provo a spiegarmela così,
senza stare a scomodare Freud con la sua
"Interpretazione dei sogni"
.
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cuoredolce67 · 9 months
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Appunti dalla lettura di "Sette anni di sodalizio"
Molto commovente l'attenzione del Ranieri alla comodità fisica del suo amico nei tragitti in carrozza da Firenze a Roma e viceversa, il suo tenerlo al seno come un figlio e non come un compagno.
Interessante il freddo incontro con il conte Monaldo, vestito come un uomo del secolo passato e con un grosso libro di preghiere sottobraccio, frettoloso di recarsi in una chiesetta vicino casa per le lodi mattutine e contrariato dalla grande stima del Ranieri nei confronti del figlio.
Determinante l'altissima sensibilità umana, sostenuta da un illuminato misticismo, della sorella di Ranieri, Paolina, nella fondazione di quel sodalizio a tre ch'ebbe luogo nella città di Napoli e a Villa Ferrigni alle falde del Vesuvio. Compiaciutissima che Paolina sapesse a memoria tutti i Canti di Leopardi e che quindi in qualche modo lo amasse. Colpitissima dalla figura di Paolina che, pur essendo una donna colta (suo fratello la definisce compagna di studi), sostiene che l'ago, la calza, la scopa, sono la missione della donna, e non le lettere. Ella si dice immediatamente entusiasta di poter assistere Leopardi, sia per amore del fratello, sia in virtù di come lei intenda la vita, ovvero come sacrificio e servizio.
Non penso affatto che una simile donna sia stata immeritevole di sposare Leopardi, essendo una specie di Santa, come Santo era lui! Ecco, se questo libro costituisce l'altare di qualcuno, lo è della sorella di Ranieri, Paolina. Nel cantare le sue lodi, il fratello non ha il minimo freno; la dipinge con un affetto e una venerazione tali che si penserebbe egli non avesse neppure per Leopardi.
Sono giunta al punto del resoconto in cui la padrona del primo degli appartamenti napoletani occupati da Ranieri e Leopardi, insospettita dall'inusuale legame tra i due, praticamente li caccia di casa. In una delle notti trascorse in questo appartamento, Leopardi vede la padrona di casa introdursi nella sua stanza e armeggiare attorno alla cassettina dove lui conserva pettine, spazzola e forbici. Qui il Ranieri precisa che il suo amico non aveva mai posseduto un rasoio, data la sua totale mancanza di barba.
C'è il grazioso quadretto del Leopardi che va a teatro e si fa schermo con una mano agli occhi feriti dalle luci.
Leopardi che sembra rasserenato dalle cure della sua infermiera e dall'ordine in cui tiene la casa.
Poi, una descrizione disgustosa e degradante delle sue funzioni corporali e dei capricci cui sottoponeva, apparentemente con cieco egocentrismo, il suo ospite e la sua infermiera. Seguito a leggere per puro piacere masochistico e curiosità malsana, e comunque nella speranza di trovare ancora un quadro grazioso, una descrizione da cui traspaia benevolenza nei suoi confronti.
C'è la caduta di Leopardi in pensieri tetri, da cui i suoi amici cercano di risollevarlo. Il sospetto che il suo pessimismo sia frutto di una patologia psichica (la depressione, di cui nell'Ottocento non si conosceva il nome) non ha attraversato solo la nostra mente, ma anche quella dei suoi più intimi amici e conviventi.
C'è la sua persecuzione per motivi religiosi: editori che non vogliono stampare i suoi canti, censori che vorrebbero modificarne parti di stesura, la difficoltà di diffusione delle poche copie stampate da privati, a causa dell'ostracismo degli ambienti cattolici. Persino il padre di Ranieri ha da ridire sul fatto che la figlia eserciti la propria carità nei confronti di un uomo dalle idee antireligiose.
Una curiosità che mi delizia: Leopardi disse che si trovava più a suo agio con il greco antico che con l'Italiano, che le prime parole che gli venivano alla lingua e alla penna erano in greco antico e poi doveva come tradurle simultaneamente in Italiano. La facilità con cui apprese il greco da piccolo, la familiarità che ebbe quasi da subito con esso come se fosse una lingua ritrovata e ricordata, mi suggeriscono una forma di conoscenza pregressa alla sua ultima incarnazione. Ovviamente questa sua disposizione può avere altre motivazioni: il prestigio indiscusso di cui godevano gli Autori greci nella cultura occidentale, la facilità nell'imparare le lingue tipica degli Asperger. Ma una motivazione non esclude l'altra, anzi potrebbero essersi combinate insieme.
Ranieri si premura di mettere in risalto quanti sacrifici fecero lui e la sorella per quell'adorato malato, e come le loro preghiere si scontrassero con la sua testardaggine. Leopardi non aveva molta fiducia nei medici, pretendeva di curarsi da solo, e quando invece si decideva a seguire le loro prescrizioni, lo faceva con eccesso, senza buon senso. Perché se pure nelle poesie egli invocasse la morte, nella vita quotidiana era assai apprensivo per la propria salute. Ma le sue preoccupazioni cessavano quando si trattava di dolci e gelati, che i medici gli avevano vietato. Ne era furiosamente ghiotto, inutili erano i tentativi di Paolina di non farlo uscire per andare al bar e ingozzarsi di gelati. Più volte ne abuso` tanto da star male al bar, dove il Ranieri lo andava a riprendere, trovandolo affiancato da persone che lo deridevano, e con le quali il Ranieri fu una volta tentato di venire alle mani.
Leopardi era molto sensibile sia alle lodi, che voleva sincere e calorose, che alle critiche. Chi conosceva questa sua debolezza, talvolta si prendeva gioco di lui. Il Ranieri doveva provocare, nelle conversazioni, lodi per il suo amico, per evitare che lui cadesse nel mutismo con quella persona che gliele negasse.
Una persona totalmente invisa a Leopardi era Niccolò Tommaseo, per aspre critiche alla sua opera combinate a dileggiamenti del suo aspetto fisico (ma Ranieri non fa cenno di tali pesanti provocazioni, facendo apparire Leopardi come preda di uno dei suoi capricci). Poiché Leopardi non vedeva quasi più, era costretto a dettare i suoi scritti. Una volta ne detto` uno, particolarmente pungente, indirizzato al Tommaseo. Quando Ranieri giunse alla trascrizione di quel cognome usato in un significato triviale, pregò il Leopardi di non continuare e gli chiese il permesso di stracciare, per amore della sua gloria, quanto già scritto. Questo episodio mi sembra umiliante della figura di Leopardi e credo che la sua narrazione avrebbe potuto esserci risparmiata. È vero che testimonia dell'amore del Ranieri per il suo amico, ma se mettiamo sul piatto della bilancia l'amore dimostrato e l'umiliazione a cui lo ha sottoposto narrando l'episodio, credo che l'umiliazione pesi di più.
Ranieri sottolinea il merito proprio e della sorella di avere mantenuto in vita e curato il malato fino a permettergli di scrivere quei tredici Canti che lui definisce i più belli, oltre ad un poemetto e ai Pensieri.
Sfuggendo all'amorevole protezione di Ranieri, volendo fare di testa sua, egli si fido` di un gruppo di pseudoletterati che gli avevano promesso la pubblicazione delle Operette Morali e dei Canti aggirando la censura. In realtà queste persone non avevano la minima intenzione di favorirlo. Resosi conto di ciò, Leopardi, un pomeriggio, prese un piccolo bastone e disse, a Ranieri e Paolina, che sarebbe uscito per bastonare qualcuno. I due fratelli lo guardarono con compatimento, si scambiarono un'occhiata, Ranieri prese sottobraccio Leopardi e, per distrarlo dal suo proposito, lo portò a spasso, finché del bastone non parlò più.
Non ci è risparmiata un'accurata descrizione della grave infestazione da pidocchi che occorse al malato, e dei sacrifici, sempre osteggiati dal capriccioso malato, sostenuti dai due fratelli per porvi rimedio.
Dopo un simile abisso di degradazione, ecco un quadretto da ricordare: Leopardi che ama passeggiare per i sentieri sulle falde del Vesuvio, e che prende l'abitudine di fermarsi ad ascoltare il canto di una ragazza di nome Silvia, che lavora al telaio, e ch'è fidanzata con il figlio di un fattore. Una deliziosa serie di coincidenze che pare quasi fabbricata ad arte.
Aveva paura di morire, e quindi della sopravvenuta epidemia di colera, perciò non volle tornare a Napoli finché non si fu almeno momentaneamente placata. Più egli si aggravava, con segni manifesti, più negava di essere davvero malato: diceva, addirittura, che quel che lo affliggeva fin dalla prima giovinezza era un malanno di nervi, e che sarebbe vissuto altri quarant'anni.
Qui Ranieri ci ragguaglia sulle preferenze gastronomiche del morituro, tra cui pani e biscotti speciali fatti arrivare da Napoli.
Tornato a Napoli e infastidito dai medici, se ne prende gioco dicendo che soffre soltanto di un'asma nervosa. Un giorno uno di questi medici gli fa una bella strigliata, come si farebbe ad un bambino, e lui sembra rabbonirsi ed accettare momentaneamente il consiglio di tornare alla villa sul Vesuvio.
Ma rimanda di giorno in giorno la partenza: sa che lì non potrà avere tutte le ghiottonerie di Napoli e, incredibile a dirsi, detesta la campagna, a favore della grande città.
Il 13 giugno Paolina va a far visita al padre, che le regala due cartocci di confetti. Ella li porta al malato, che li divora in poche ore (nonostante il divieto dei medici di mangiare dolci).
Seguono poi le tristissime vicende della morte e della sepoltura. E chi dice che Leopardi sia morto di colera, d'indigestione, che avrebbe potuto superare le proprie malattie e cantare l'inno alla gioia, o fare di meglio di ciò che ha fatto nella propria vita, è sicuramente mosso da volontaria ignoranza o malafede. Ricordo qui Savinio, che inventò fosse morto per indigestione di gelati e conseguente mal di pancia, per andare contro l'ampollosita` delle celebrazioni fasciste, ma di fatto ridicolizzando la figura di Leopardi (non me ne vogliano gli antifascisti, anch'io lo sono); il cattolicissimo Papini che indirettamente gli diede del piagnone, paragonando lo straordinario e complesso sistema di malattie del Leopardi agli avversi casi di Dante il quale, al di là di questi, riuscì a vedere Dio.
Chiunque non conosca la scoliosi, e come faccia sentire soffocati da sé stessi, non può esprimere alcun giudizio. Questo fu la morte di Leopardi: schiacciamento degli organi interni (polmoni, cuore) dovuta all'aggravamento della scoliosi per la probabile combinazione di due malattie, l'una che disfaceva e l'altra che piegava le vertebre. Se qualcuno vuole ancora riderne, faccia pure.
(Dopo aver letto "La ginestra")
Gli occhi di Leopardi non erano ciechi, ma stanchi. Scriveva tre, quattro, massimo sei righi al giorno, e non tutti i giorni. Credo fosse stanco di vedere questo mondo così piccolo, e la piccolezza degli uomini che si ergevano a grandi. Era ferito dalla luce falsa e abbagliante dello spiritualismo e dell'ottimismo, dall'aggressività con cui si usava, quasi come un'arma, il concetto di Dio. Stanco di credenze fantasiose alle quali si dava fiato con furbizia o con follia, e che la mente di un uomo ideologicamente onesto e lucido, non poteva piegarsi a contemplare. Nel riposo dalla luce falsa e feroce dei suoi contemporanei e del giorno, nella quiete, piena di sussurri e di movimenti appena percettibili, della notte, i suoi occhi vedevano lontano, fino a "nodi di stelle che a noi paiono nebbia", ovvero le galassie. Vedevano ogni fiammella del cielo, ogni stella, a confronto della quale tutto il mare e l'intera terra non sono che un punto.
Eppure, dell'ottimismo spiritualista che Leopardi considerava il male morale assoluto, è permeato il libretto del suo amico Ranieri. Egli dice, a un certo punto, che la dedizione sua e della sorella all'adorato malato, la poesia che furono quegli anni di cura del suo corpo asfittico e macchiato, sono la risposta alla concezione di dolore universale elaborata da Byron, Schopenhauer e Leopardi stesso. Ciò mi ha colpito perché non è del tutto sbagliato. È forse sbagliata la presunzione di volersi contrapporre, con il proprio umile, ma considerato grandioso, operato, come risposta, ovvero come smentita, al pensiero di altri. Ma non è sbagliato considerare l'amore come risposta unificatrice delle diversità, in quanto esigenza e tensione di base di tutti i gruppi e gli individui oltre le differenze ideologiche e di sensibilità individuale e culturale. E una cosa è certa, perché sperimentabile da tutti: l'amore lenisce e rende più tollerabile il dolore, sebbene non possa annullarlo.
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paulpingminho · 2 years
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conundecax · 2 years
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thelisteningpost · 2 years
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julianworker · 11 days
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Bagrati and Gelati
Close to Kutaisi are two important religious sights, Bagrati Cathedral and the UNESCO-listed monastery complex at Gelati. Bagrati Cathedral is on the outskirts of Kutaisi and was commissioned by King Bagrati III in the year 1003 AD. Bagrati is buried in the cathedral. He is an important figure in Georgia as he was the first king of a united Georgia. The central dome is supported by four…
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dimensionesogno · 2 months
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QUISQUIGLIE
“Quisquiglie, quisquiglie”: gridava l’uomo dei gelati. Ero già alla fine del mese, ma l’influenza entrò nei miei polmoni con il fiato in gola di colei che ancora oggi ricorda quando si è sentita donna, madre e figlia in due colpi sparati in basso e in alto, come la grappa che si snappa dalle mie parti accompagnata allo strudel al dolce sapore di mela. Scrivimi in francese di quelle volte, perché…
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formeryelpers · 7 months
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Gelati, 715 S Brand Blvd, Glendale, CA 91204
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I visited Gelati to check out their soft serve, only it wasn’t available because the employee was cleaning the machine. He mentioned that they usually carry two flavors of soft serve, chocolate and vanilla. How boring. The soft serve machine looked like a cheap Chinese model. There were plenty of other items to choose from, including imported European gelato and sorbet, milkshakes, juices, organic acai bowls, crepes, cake slices, cheesecakes, eclairs, coffee, and tea. The gelato flavors seemed pretty standard except for the Beirut Ashta flavor.
Berries smoothie ($8.99): strawberry, raspberry, blueberry and a scoop of blackberry gelato blended with ice and water. I was pleasantly surprised. It was a large smoothie with lots of tangy berry flavor. The gelato (or was it sorbet?) made it nice and thick. Very flavorful. Made to order.
Beirut Ashta gelato: couldn’t really taste the rosewater, tasted like a sweet vanilla gelato with a hint of rosewater
Gelati stays open late and seems to be the kind of place you’d go after dinner to get something sweet. The interior has very bright colors. They were playing Middle Eastern music (I believe the shop is Armenian owned).
3.5 out of 5 stars
By Lolia S.
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liquidsims · 9 months
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Gelatteria Set by SIMcredible
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cuoredolce67 · 2 months
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lordfederico · 9 months
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luigiviazzo · 10 months
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Cibi surgelati consumi e acquisti in crescita esponenziale complice anche il caldo della scorsa e dell'attuale estate? Vediamo insieme i numeri e le percentuali.
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